Privacy Policy Cookie Policy
GIUSEPPINA CONTI ♥
www.saladellamemoriaheysel.it   Sala della Memoria Heysel   Museo Virtuale Multimediale
Giuseppina Conti ❤ (La Madre)
   Giuseppina Conti   39 Angeli   Roberto Lorentini   Cerimonie di Arezzo   In Memoriam   
ITALIA   26-01-1968   Rigutino (AR)   Anni 17

AREZZO

Heysel, telegramma della Juventus per la mamma di Giusy

Telegramma della Juventus ai familiari di Marisa Belardini, la mamma di Giusy Conti, una delle 39 vittime della strage dell'Heysel. La morte della donna ha suscitato grande commozione a Rigutino, dove viveva, e in tutto l'Aretino dove i Conti sono molto conosciuti e stimati. I funerali della signora Marisa si sono svolti alle 10.30 a Rigutino. Il club bianconero ha voluto partecipare al dolore con un messaggio inviato al marito Antonio e ai figli Giovanni e Francesco. Marisa, che aveva 75 anni, ha continuato ad amare il calcio e la Juventus nonostante la tragedia, proprio perché la figlia Giuseppina era innamorata di questo sport e della sua squadra. Il 29 maggio 1985 era partita per Bruxelles annunciando alla mamma: "Torno con la coppa". E quella coppa dei Campioni, pur insanguinata, per la signora Marisa era qualcosa di sacro. Giusy venne travolta dalla calca nello stadio maledetto, dopo l'attacco degli hooligans del Liverpool. Babbo Antonio non riuscì a proteggerla. Nei giorni successivi venne restituita alla famiglia la macchina fotografica della studentessa, 17 anni, che conteneva il rullino con l'ultima foto: lei felice con la bandiera della Juve sulle spalle come un mantello. Nel massacro dell'Heysel, Arezzo pianse anche per la morte del dottor Roberto Lorentini, medico, che prima di perdere la vita si prodigò per soccorrere persone rimase ferite. Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 9 settembre 2019 (Testo © Fotografie)

AREZZO

Heysel, addio alla mamma di Giusy Conti

Addio alla mamma di Giusy Conti, la studentessa morta all'Heysel il 29 maggio 1985, una delle 39 vittime nella calca dello stadio di Bruxelles scatenata dagli hooligans prima della finale Juventus - Liverpool. La signora Marisa aveva 75 anni. Da quel giorno la sua vita fu stravolta, poi nel suo cammino ha incontrato anche la malattia. Negli ultimi giorni l'aggravamento, venerdì 6 settembre si è spenta all'ospedale San Donato di Arezzo. Lunedì i funerali a Rigutino alle 10.30. Una donna di straordinaria forza e coraggio. Finite le lacrime, ha vissuto portando il sorriso della sua Giusy che vide partire con la bandiera bianconera per assistere alla finale della Coppa dei Campioni, come si chiamava allora. "Mamma torno con la Coppa", disse Giuseppina a Marisa mentre partiva con babbo Antonio. E quella coppa insanguinata, per la signora Marisa, aveva un valore speciale. La mamma di Giusy nonostante la tragedia è rimasta sempre legata al calcio e alla Juventus, che seguiva con passione. Quella maledetta sera sentì per televisione dei disordini ed ebbe un presentimento. La notte le dissero che suo marito e la figlia erano rimasti coinvolti. Al mattino riuscì a sentire per telefono Antonio, che era in ospedale, e le dette la terribile notizia. Travolto dalla folla, non era riuscito a salvarla. La signora Marisa, sorretta dalla fede, ha portato avanti la sua famiglia con straordinaria energia e dedizione. Il Corriere di Arezzo si stringe intorno al dolore del marito Antonio e dei figli Giovanni e Francesco. Fu proprio grazie al Corriere che un giorno Marisa poté incontrare Marco Tardelli, uno degli idoli della sua Giusy, quando era allenatore dell'Arezzo. E stringendogli la mano si commosse. Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 7 settembre 2019 Fotografie: Nucleo 1985 ©

 

AREZZO

Trenta anni senza Giusy. Aveva solo 17 anni, c'è scritto sulla tomba nel cimitero di Rigutino

Heysel, la mamma di Giusy: "Trenta anni senza lei". Dolore, fede, calcio

di Luca Serafini

Mamma Marisa parla con il Corriere di Arezzo nel giorno dell'anniversario dell'Heysel. "Partì la mattina alle 4, felicissima..." Andava a vedere la sua Juve giocare per la Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Non toccatele la Juve, non toccatele la Coppa insanguinata. Marisa è una signora dolce, dolcissima, ma con la forza di un leone. Marisa è la mamma di Giusy, la ragazza con i pantaloni verdi morta all’Heysel insieme agli altri 38 martiri del massacro. "A soli 17 anni", come ripete Marisa e come sta scritto sulla tomba nel cimitero di Rigutino, che sembra una cameretta, accogliente e luminosa. "Mamma, quando mi sposo mi fai una casa col cane lupo ?" … Chiedeva Giuseppina a Marisa in quella sua ultima primavera, sognando il futuro che poi non ha avuto. Era un fiore che sbocciava, un po’ ragazzina e un po’ donna. "Così io e mio marito - sospira Marisa mentre sistema i fiori - le abbiamo costruito questa…" Una cappella non triste, le spalle al monte Lignano, il cielo che sembra ad un dito di distanza, il marmo azzurro ("Il colore che preferiva") sotto il quale Giusy riposa. Questo 29 maggio, tre decenni dopo, regala un sole che entra dentro e illumina fiori, piante, fotografie, oggetti. C’è un minuscolo peluche portatole da un ragazzo di Como diventato uomo, che lei non conosceva e che dal 1985 viene puntualmente a dire una preghiera qui. C’è luce anche negli occhi di Marisa, che hanno pianto, piangono, piangeranno. "E’ come fosse ieri…", sospira ancora. "Cosa mi ha sorretto in questi trent’anni ? La fede nel Signore". Fede, forza, famiglia. E anche il calcio, quella Juventus che i Conti, Marisa in testa, amano in modo speciale. Quel giorno del 1985 Giuseppina era felicissima. "Partirono per Bruxelles alle 4 del mattino. Giusy, bravissima a scuola, aveva terminato i suoi impegni del quarto anno di Liceo Classico e si era meritata quel premio. "Mamma - mi disse - torno con la Coppa". La sera quando in tv sentii dei disordini, del muro crollato allo stadio, ebbi subito il presentimento. Poi la notte seppi che lei e mio marito erano rimasti coinvolti, feriti. Una notte di tormento. La mattina dopo mi feci aiutare da una signora di Rigutino che parlava il francese e sentii per telefono Antonio, che era in ospedale. Gli chiesi: e la "citta" ? Lui mi disse che la "citta", la nostra Giusy, non ce l’aveva fatta…" Brividi. Trent’anni fa, come fosse ieri. Scodinzolano i gatti nella casa dei Conti. Quello di Giusy è vissuto 19 anni dopo la sua morte. Lei sorride nella foto appesa alla parete, l’ultima foto che le scattò il babbo prima di entrare nello stadio trappola: i pantaloni verdi, la bandiera come mantello. In questo 29 maggio babbo Antonio non c’è, è al Nord per seguire il Giro d’Italia. Lo sport è rimasto un compagno di viaggio. Terribili le immagini di quella sera, con lui sopra il corpo esanime della figlia. La calca se l’era portata via come un fiume in piena, spinto dalla follia degli hooligans. Non poté proteggerla, non riuscì a salvarla. Ti deve crollare l’anima dentro. Per i Conti, commercianti storici di Rigutino, sembrò crollare tutto. Anche Antonio ha saputo stringere i denti, ha saputo pedalare sui tornanti terribili della salita della vita. L’Heysel ha segnato e straziato questa famiglia, che però ha il suo angelo bianconero in cielo e vive di unità, valori, speranza. "Ogni anniversario è un giorno pesante" dice Marisa, ma il suo sguardo è positivo. Ci tiene molto, poi, a ringraziare don Virgilio, il parroco di Rigutino "che ci è stato tanto vicino e ci ha dato tanto sostegno". Il cuore della casa è il soggiorno dove la famiglia Conti si raduna al completo davanti alla tv per tifare Juve. Dalle pareti sorride Giusy accanto a sciarpe bianconere e magliette. "Mi sono sempre opposta all’idea di chi voleva la restituzione di quel trofeo insanguinato, sarebbe stato un affronto a chi come la nostra Giusy era così felice ed è morta per quella coppa". Dietro l’angolo, il 6 giugno, c’è un’altra finale di Coppa. "Chissà, forse i miei figli Giovanni e Francesco potrebbero andare a Berlino… Ne sarei felice". Fonte: Corrierediarezzo.corr.it © 30 maggio 2015 (Testo © Video) Fotografia: Famiglia Conti ©

"Vorrei andare alla finale per Giusy"

di Luca Serafini

Trent'anni dopo l’Heysel la mamma di Giuseppina Conti gioisce per la Juve: "Era il suo sogno" !

AREZZO - Bianconeri nel nome di Giusy. La famiglia Conti ha vissuto con tifo e intensità la serata della semifinale di Champions tra Real Madrid e Juventus, culminata nella conquista della finale di Coppa del 6 giugno. Esattamente a trenta anni di distanza la squadra bianconera arriva a disputare la partita più importante e la signora Marisa, mamma di Giuseppina, una delle 39 vittime, si sente la prima tifosa della squadra che sua figlia amava così tanto. Perse la vita a diciassette anni nella maledetta curva Z dello stadio dove si stava per disputare Liverpool – Juventus. La furia degli hooligans e le inefficienze organizzative originarono il massacro. "Vorrei andare alla finale di Berlino, ma non sto troppo bene", dice la signora Marisa che palpita ad ogni gara della Juve. I due figli, Giovanni e Francesco, potrebbero invece andare. La passione per la squadra che Giusy amava così tanto è riuscita nel corso di questi anni a sublimare il dolore terribile scoppiato in quella maledetta notte. AREZZO "Ciao mamma, torno con la Coppa". Fu l'ultimo saluto di Giusy prima dell'Heysel, il 29 maggio 1985. C’era Liverpool-Juve. Follia e violenza fecero 39 morti tra i quali lei, 17 anni, studentessa di Rigutino. Ora, trent’anni dopo, c'è un'altra finale di Coppa: Barcellona-Juventus, a Berlino, il 6 giugno. "Vorrei tanto esserci...  Dice Marisa, la mamma di Giusy, perché la Juve era il sogno di Giuseppina, la sua felicità. Ne era innamorata e noi tutti, in famiglia, trascinati da lei, abbiamo custodito e portato avanti quella sua infinita passione". L'altra sera la famiglia Conti, come sempre quando ci sono partite speciali, si è riunita al completo davanti al televisore per seguire Real Madrid - Juventus. "Che emozione, che tifo e alla fine che soddisfazione, dopo la vittoria dello scudetto", dice mamma Marisa. Un caso di dolore sublimato attraverso i colori bianconeri. Il calcio anziché essere detestato, odiato, respinto da quel maledetto giorno, viene invece vissuto dai Conti come momento di unione familiare. Anche babbo Antonio, che quel giorno era con Giusy, non ha ripudiato lo sport e da sempre si impegna nel mondo del ciclismo. Positivi nonostante lo strazio, i Conti. La vita e la fede che vincono la morte. "lo sarò là a Berlino col cuore, ma non posso certo andarci dice mamma Marisa perché non sto benissimo in questo periodo e sarebbe uno sforzo eccessivo... Ma sarà come essere lì. E chissà che i miei figli Giovanni e Francesco non riescano ad andare"... Francesco è nato dopo la morte di Giusy, l'angelo bianconero della famiglia, ci conferma che l'idea della trasferta Champions ci sarebbe, ma va conciliata con gli impegni di lavoro. "Che tensione l'altra sera per la semifinale dice alla fine sembrava quasi di averla giocata noi la partita... Negli ultimi anni aggiunge Francesco Conti il rapporto con la Juventus è molto cambiato, c'è maggior coinvolgimento da parte della società, siamo stati anche invitati all'inaugurazione dello Stadio. Per noi la Juve è rimasto sempre un punto di riferimento, nonostante il dolore incancellabile che quella notte ha prodotto nella mia famiglia". Foto di Giusy sono ovunque in casa Conti. Lei sorride dalle pareti, anche in quell'ultima immagine che le scattò il babbo prima di entrare nello stadio, sviluppata dal rullino ritrovato nella borsetta inghiottita da quel macello nella curva Z dell'Heysel di Bruxelles. C'è anche il poster di quella Juve. Cabrini e Tardelli erano i suoi idoli. Oggi avrebbe avuto 47 anni Giuseppina, e chissà come avrebbe gioito per le imprese di Marchisio, Tevez, Vidal, Buffon e Morata. Un giorno il Corriere fece incontrare i genitori di Giusy con Tardelli, quando allenava l'Arezzo. Marisa gli dette un bacio sulla guancia: "Questo, disse, glielo manda Giusy".  Giuseppina e Roberto Lorentini, le due vittime dell'Heysel, saranno ricordati a fine mese nelle celebrazioni del trentennale tra Arezzo e Torino. L'associazione familiari delle vittime portata avanti dal compianto nonno Otello, è guidata da Andrea, figlio di Roberto, che ora si spende per la causa della memoria e della non violenza nello sport. Trent'anni dopo i Conti, seppur più defilati rispetto alle iniziative ufficiali, sono un luminoso esempio. Amano sentirsi uniti e gioire per la passione bianconera lasciata loro da Giusy. Fonte: Corriere di Arezzo © 15 maggio 2015 Fotografie: Famiglia Conti ©

Museo Virtuale Multimediale © Domenico Laudadio Copyrights 2009 (All rights reserved)