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ITALIA
26-01-1968
Rigutino (AR) Anni 17
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AREZZO
Heysel, telegramma della
Juventus per la mamma di Giusy
Telegramma della Juventus ai
familiari di Marisa Belardini, la mamma di Giusy Conti,
una delle 39 vittime della strage dell'Heysel. La morte
della donna ha suscitato grande commozione a Rigutino,
dove viveva, e in tutto l'Aretino dove i Conti sono
molto conosciuti e stimati. I funerali della signora
Marisa si sono svolti alle 10.30 a Rigutino. Il club
bianconero ha voluto partecipare al dolore con un
messaggio inviato al marito Antonio e ai figli Giovanni
e Francesco. Marisa, che aveva 75 anni, ha continuato ad
amare il calcio e la Juventus nonostante la tragedia,
proprio perché la figlia Giuseppina era innamorata di
questo sport e della sua squadra. Il 29 maggio 1985 era
partita per Bruxelles annunciando alla mamma: "Torno con
la coppa". E quella coppa dei Campioni, pur
insanguinata, per la signora Marisa era qualcosa di
sacro. Giusy venne travolta dalla calca nello stadio
maledetto, dopo l'attacco degli hooligans del Liverpool.
Babbo Antonio non riuscì a proteggerla. Nei giorni
successivi venne restituita alla famiglia la macchina
fotografica della studentessa, 17 anni, che conteneva il
rullino con l'ultima foto: lei felice con la bandiera
della Juve sulle spalle come un mantello. Nel massacro
dell'Heysel, Arezzo pianse anche per la morte del dottor
Roberto Lorentini, medico, che prima di perdere la vita
si prodigò per soccorrere persone rimase ferite.
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it © 9 settembre 2019 (Testo ©
Fotografie)
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AREZZO
Heysel, addio alla mamma di
Giusy Conti
Addio alla mamma di Giusy
Conti, la studentessa morta all'Heysel il 29 maggio
1985, una delle 39 vittime nella calca dello stadio di
Bruxelles scatenata dagli hooligans prima della finale
Juventus - Liverpool. La signora Marisa aveva 75 anni.
Da quel giorno la sua vita fu stravolta, poi nel suo
cammino ha incontrato anche la malattia. Negli ultimi
giorni l'aggravamento, venerdì 6 settembre si è spenta
all'ospedale San Donato di Arezzo. Lunedì i funerali a
Rigutino alle 10.30. Una donna di straordinaria forza e
coraggio. Finite le lacrime, ha vissuto portando il
sorriso della sua Giusy che vide partire con la bandiera
bianconera per assistere alla finale della Coppa dei
Campioni, come si chiamava allora. "Mamma torno con la
Coppa", disse Giuseppina a Marisa mentre partiva con
babbo Antonio. E quella coppa insanguinata, per la
signora Marisa, aveva un valore speciale. La mamma di
Giusy nonostante la tragedia è rimasta sempre legata al
calcio e alla Juventus, che seguiva con passione. Quella
maledetta sera sentì per televisione dei disordini ed
ebbe un presentimento. La notte le dissero che suo
marito e la figlia erano rimasti coinvolti. Al mattino
riuscì a sentire per telefono Antonio, che era in
ospedale, e le dette la terribile notizia. Travolto
dalla folla, non era riuscito a salvarla. La signora
Marisa, sorretta dalla fede, ha portato avanti la sua
famiglia con straordinaria energia e dedizione. Il
Corriere di Arezzo si stringe intorno al dolore del
marito Antonio e dei figli Giovanni e Francesco. Fu
proprio grazie al Corriere che un giorno Marisa poté
incontrare Marco Tardelli, uno degli idoli della sua
Giusy, quando era allenatore dell'Arezzo. E
stringendogli la mano si commosse.
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it © 7 settembre 2019
Fotografie: Nucleo 1985 ©
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AREZZO
Trenta anni senza
Giusy. Aveva solo 17 anni, c'è scritto sulla tomba nel
cimitero di Rigutino
Heysel, la mamma di
Giusy: "Trenta anni senza lei". Dolore, fede, calcio
di Luca Serafini
Mamma Marisa parla con il
Corriere di Arezzo nel giorno dell'anniversario
dell'Heysel. "Partì la mattina alle 4, felicissima..."
Andava a vedere la sua Juve giocare per la Coppa dei
Campioni contro il Liverpool. Non toccatele la Juve, non
toccatele la Coppa insanguinata. Marisa è una signora
dolce, dolcissima, ma con la forza di un leone. Marisa è
la mamma di Giusy, la ragazza con i pantaloni verdi
morta all’Heysel insieme agli altri 38 martiri del
massacro. "A soli 17 anni", come ripete Marisa e come
sta scritto sulla tomba nel cimitero di Rigutino, che
sembra una cameretta, accogliente e luminosa. "Mamma,
quando mi sposo mi fai una casa col cane lupo ?" …
Chiedeva Giuseppina a Marisa in quella sua ultima
primavera, sognando il futuro che poi non ha avuto. Era
un fiore che sbocciava, un po’ ragazzina e un po’ donna.
"Così io e mio marito - sospira Marisa mentre sistema i
fiori - le abbiamo costruito questa…" Una cappella non
triste, le spalle al monte Lignano, il cielo che sembra
ad un dito di distanza, il marmo azzurro ("Il colore che
preferiva") sotto il quale Giusy riposa. Questo 29
maggio, tre decenni dopo, regala un sole che entra
dentro e illumina fiori, piante, fotografie, oggetti.
C’è un minuscolo peluche portatole da un ragazzo di Como
diventato uomo, che lei non conosceva e che dal 1985
viene puntualmente a dire una preghiera qui. C’è luce
anche negli occhi di Marisa, che hanno pianto, piangono,
piangeranno. "E’ come fosse ieri…", sospira ancora.
"Cosa mi ha sorretto in questi trent’anni ? La fede nel
Signore". Fede, forza, famiglia. E anche il calcio,
quella Juventus che i Conti, Marisa in testa, amano in
modo speciale. Quel giorno del 1985 Giuseppina era
felicissima. "Partirono per Bruxelles alle 4 del
mattino. Giusy, bravissima a scuola, aveva terminato i
suoi impegni del quarto anno di Liceo Classico e si era
meritata quel premio. "Mamma - mi disse - torno con la
Coppa". La sera quando in tv sentii dei disordini, del
muro crollato allo stadio, ebbi subito il presentimento.
Poi la notte seppi che lei e mio marito erano rimasti
coinvolti, feriti. Una notte di tormento. La mattina
dopo mi feci aiutare da una signora di Rigutino che
parlava il francese e sentii per telefono Antonio, che
era in ospedale. Gli chiesi: e la "citta" ? Lui mi disse
che la "citta", la nostra Giusy, non ce l’aveva fatta…"
Brividi.
Trent’anni fa, come fosse
ieri. Scodinzolano i gatti nella casa dei Conti. Quello
di Giusy è vissuto 19 anni dopo la sua morte. Lei
sorride nella foto appesa alla parete, l’ultima foto che
le scattò il babbo prima di entrare nello stadio
trappola: i pantaloni verdi, la bandiera come mantello.
In questo 29 maggio babbo Antonio non c’è, è al Nord per
seguire il Giro d’Italia. Lo sport è rimasto un compagno
di viaggio. Terribili le immagini di quella sera, con
lui sopra il corpo esanime della figlia. La calca se
l’era portata via come un fiume in piena, spinto dalla
follia degli hooligans. Non poté proteggerla, non riuscì
a salvarla. Ti deve crollare l’anima dentro. Per i
Conti, commercianti storici di Rigutino, sembrò crollare
tutto. Anche Antonio ha saputo stringere i denti, ha
saputo pedalare sui tornanti terribili della salita
della vita. L’Heysel ha segnato e straziato questa
famiglia, che però ha il suo angelo bianconero in cielo
e vive di unità, valori, speranza. "Ogni anniversario è
un giorno pesante" dice Marisa, ma il suo sguardo è
positivo. Ci tiene molto, poi, a ringraziare don
Virgilio, il parroco di Rigutino "che ci è stato tanto
vicino e ci ha dato tanto sostegno". Il cuore della casa
è il soggiorno dove la famiglia Conti si raduna al
completo davanti alla tv per tifare Juve. Dalle pareti
sorride Giusy accanto a sciarpe bianconere e magliette.
"Mi sono sempre opposta all’idea di chi voleva la
restituzione di quel trofeo insanguinato, sarebbe stato
un affronto a chi come la nostra Giusy era così felice
ed è morta per quella coppa". Dietro l’angolo, il 6
giugno, c’è un’altra finale di Coppa. "Chissà, forse i
miei figli Giovanni e Francesco potrebbero andare a
Berlino… Ne sarei felice".
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it © 30 maggio 2015 (Testo © Video)
Fotografia: Famiglia Conti ©
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"Vorrei andare alla finale per
Giusy"
di Luca Serafini
Trent'anni dopo l’Heysel la mamma
di Giuseppina Conti gioisce per la Juve: "Era il suo
sogno" !
AREZZO - Bianconeri nel nome di
Giusy. La famiglia Conti ha vissuto con tifo e intensità
la serata della semifinale di Champions tra Real Madrid
e Juventus, culminata nella conquista della finale di
Coppa del 6 giugno. Esattamente a trenta anni di
distanza la squadra bianconera arriva a disputare la
partita più importante e la signora Marisa, mamma di
Giuseppina, una delle 39 vittime, si sente la prima
tifosa della squadra che sua figlia amava così tanto.
Perse la vita a diciassette anni nella maledetta curva Z
dello stadio dove si stava per disputare Liverpool –
Juventus. La furia degli hooligans e le inefficienze
organizzative originarono il massacro. "Vorrei andare
alla finale di Berlino, ma non sto troppo bene", dice la
signora Marisa che palpita ad ogni gara della Juve. I
due figli, Giovanni e Francesco, potrebbero invece
andare. La passione per la squadra che Giusy amava così
tanto è riuscita nel corso di questi anni a sublimare il
dolore terribile scoppiato in quella maledetta notte.
AREZZO "Ciao mamma, torno con la Coppa". Fu l'ultimo
saluto di Giusy prima dell'Heysel, il 29 maggio 1985.
C’era Liverpool-Juve. Follia e violenza fecero 39 morti
tra i quali lei, 17 anni, studentessa di Rigutino. Ora,
trent’anni dopo, c'è un'altra finale di Coppa:
Barcellona-Juventus, a Berlino, il 6 giugno. "Vorrei
tanto esserci...
Dice Marisa, la mamma di Giusy, perché la Juve
era il sogno di Giuseppina, la sua felicità. Ne era
innamorata e noi tutti, in famiglia, trascinati da lei,
abbiamo custodito e portato avanti quella sua infinita
passione". L'altra sera la famiglia Conti, come sempre
quando ci sono partite speciali, si è riunita al
completo davanti al televisore per seguire Real Madrid -
Juventus. "Che emozione, che tifo e alla fine che
soddisfazione, dopo la vittoria dello scudetto", dice
mamma Marisa. Un caso di dolore sublimato attraverso i
colori bianconeri. Il calcio anziché essere detestato,
odiato, respinto da quel maledetto giorno, viene invece
vissuto dai Conti come momento di unione familiare.
Anche babbo Antonio, che quel giorno era con Giusy, non
ha ripudiato lo sport e da sempre si impegna nel mondo
del ciclismo. Positivi nonostante lo strazio, i Conti.
La vita e la fede che vincono la morte. "lo sarò là a
Berlino col cuore, ma non posso certo andarci dice mamma
Marisa perché non sto benissimo in questo periodo e
sarebbe uno sforzo eccessivo... Ma sarà come essere lì.
E chissà che i miei figli Giovanni e Francesco non
riescano ad andare"... Francesco è nato dopo la morte di
Giusy, l'angelo bianconero della famiglia, ci conferma
che l'idea della trasferta Champions ci sarebbe, ma va
conciliata con gli impegni di lavoro. "Che tensione
l'altra sera per la semifinale dice alla fine sembrava
quasi di averla giocata noi la partita... Negli ultimi
anni aggiunge Francesco Conti il rapporto con la
Juventus è molto cambiato, c'è maggior coinvolgimento da
parte della società, siamo stati anche invitati
all'inaugurazione dello Stadio. Per noi la Juve è
rimasto sempre un punto di riferimento, nonostante il
dolore incancellabile che quella notte ha prodotto nella
mia famiglia". Foto di Giusy sono ovunque in casa Conti.
Lei sorride dalle pareti, anche in quell'ultima immagine
che le scattò il babbo prima di entrare nello stadio,
sviluppata dal rullino ritrovato nella borsetta
inghiottita da quel macello nella curva Z dell'Heysel di
Bruxelles. C'è anche il poster di quella Juve. Cabrini e
Tardelli erano i suoi idoli. Oggi avrebbe avuto 47 anni
Giuseppina, e chissà come avrebbe gioito per le imprese
di Marchisio, Tevez, Vidal, Buffon e Morata. Un giorno
il Corriere fece incontrare i genitori di Giusy con
Tardelli, quando allenava l'Arezzo. Marisa gli dette un
bacio sulla guancia: "Questo, disse, glielo manda
Giusy". Giuseppina e Roberto Lorentini, le due vittime
dell'Heysel, saranno ricordati a fine mese nelle
celebrazioni del trentennale tra Arezzo e Torino.
L'associazione familiari delle vittime portata avanti
dal compianto nonno Otello, è guidata da Andrea, figlio
di Roberto, che ora si spende per la causa della memoria
e della non violenza nello sport. Trent'anni dopo i
Conti, seppur più defilati rispetto alle iniziative
ufficiali, sono un luminoso esempio. Amano sentirsi
uniti e gioire per la passione bianconera lasciata loro
da Giusy.
Fonte: Corriere di Arezzo © 15
maggio 2015
Fotografie: Famiglia Conti ©
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