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ARTICOLI
STAMPA
HEYSEL 2024
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Heysel 1959
di Domenico Laudadio
Mi è capitato d’incrociare
un video in bianco e nero dell’Archivio Luce che
immortala la cerimonia di chiusura delle
giornate internazionali cattoliche allo Stadio
Heysel di Bruxelles il 24 settembre 19598
davanti a 70.000 persone. 36 Paesi del mondo i
partecipanti all’evento svoltosi alla presenza
di Re Baldovino e del Cardinale italiano Siri.
Pensare che neanche tanta devozione è bastata a
scongiurare l’autentica maledizione di questo
famigerato impianto sportivo quale infausto
catino di morte la sera del 29 maggio 1985. Un
contrasto stridente fra il passato e la storia
recente che sembra burlarsi della cruenta
mattanza causata dalla teppaglia britannica in
quei primitivi scenari ludici di spensieratezza
di natura religiosa. Allora verrebbe spontaneo
chiedersi dove fosse finito Dio in quella sera
tragica di maggio data la sua familiarità con il
luogo ? Ma a questa domanda risposta non c’è.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it © 29 gennaio 2024
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Daspo e Heysel
di Enrico Ferrero
Ricordate l'avvocato
fiorentino che con il suo bambino andò ad
agitare la sciarpa del Liverpool sotto il
settore ospiti di Fiorentina-Juventus ? Non solo
si è preso due anni di DASPO ma ha fatto ricorso
al TAR e poi al Consiglio di Stato perdendoli
entrambi. Quindi non
è vero, come sostengono alcune testate
online fiorentine, che il DASPO sia stato
revocato. In questo modo anzi ha permesso al TAR
della Toscana di stabilire una serie di principi
per cui dileggiare i 39 angeli da oggi comporta
almeno il DASPO. Ora chiunque inneggi al
Liverpool o offenda la memoria dei caduti dovrà
essere individuato e daspato. Vi riporto solo un
paio di brani della sentenza tanto per darvi
un'idea di ciò che dice: "avendo egli posto in
essere una condotta particolarmente odiosa e
fortemente provocatoria nei confronti della
tifoseria juventina" … "il simbolico ma
inequivoco richiamo alla mente dei tifosi
juventini dei tragici fatti dell’Heysel
determinato dal comportamento quantomeno
inavveduto dell’odierno ricorrente - il quale
ha, agli occhi dei tifosi, simpatizzato per gli
autori di quella strage - era certamente idoneo
a suscitare rabbia e indignazione e non certo
ilarità, e dunque a cagionare una reazione
violenta da parte dei tifosi juventini".
Fonte: Facebook (Pagina
Autore) © 27 febbraio 2024
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Giustizia per
l’Heysel: il Consiglio di Stato conferma la
condanna
Un avvocato fiorentino,
tifoso della Fiorentina, ha impugnato un DASPO
di due anni ricevuto per aver indossato la
maglia del Liverpool e gesticolato animatamente
sotto il settore ospiti dello stadio Artemio
Franchi dopo la partita Fiorentina-Juventus del
3 settembre 2022. Un atto che, secondo il TAR
Toscana, era "particolarmente odioso e
provocatorio" nei confronti della tifoseria
juventina, richiamando alla mente la tragedia
dell’Heysel del 1985. Il comportamento del
tifoso viola, definito "quanto meno inavveduto"
dal TAR, non solo era oltraggioso verso le
vittime della strage e i loro familiari, ma
rappresentava un’istigazione alla violenza. Le
sue provocazioni, associate ai colori del
Liverpool, squadra rivale della Juventus
coinvolta negli *scontri del 1985, poteva
oltretutto scatenare una reazione furiosa tra i
tifosi bianconeri, con gravi rischi per la
sicurezza pubblica. Fortunatamente il Consiglio
di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva
del DASPO presentata dall’avvocato, decisione
che di fatto conferma la sentenza del TAR
Toscana, e che rappresenta quindi un passo
avanti importante nella lotta contro l’odio e la
violenza negli stadi. La speranza ora è che il
Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sul
ricorso dell’avvocato entro 45 giorni dalla data
dell’8 Febbraio, confermi in toto la sentenza
del TAR. Sarebbe un ulteriore segnale
importantissimo per chi si batte da quasi 40
anni chiedendo semplicemente il rispetto per la
memoria di chi ha perso la vita in una tragedia
che non deve mai essere dimenticata. Inutile
sottolineare come in una società civile sembri
addirittura assurdo dover arrivare a questo, ma
quello a cui abbiamo assistito in questi decenni
è sotto gli occhi del mondo intero. Quello che
lascia sbigottiti è che un professionista della
legge, si suppone dunque un uomo anche di
cultura, arrivi a ricorrere a più gradi di
giudizio nella pretesa di difendere un proprio
presunto diritto ad offendere la memoria delle
vittime di una tragedia, e di odiare chi non
tifa la sua squadra. La sua pretesa di "diritto
all’odio" è un insulto alla memoria e un’offesa
ai principi di civiltà e di rispetto che
dovrebbero essere alla base di ogni società
democratica. La decisione del TAR Toscana è un
segnale positivo che la giustizia sta finalmente
muovendosi nella giusta direzione. Le
istituzioni hanno il dovere di condannare
fermamente questo tipo di comportamento e di
punire severamente i responsabili. Non possiamo
permettere che l’odio e la violenza diventino la
norma nel calcio o in qualsiasi altro ambito
della nostra vita. Dobbiamo ribellarci a questa
cultura di intolleranza e discriminazione.
Dobbiamo difendere i valori del rispetto, della
memoria e della convivenza civile. Solo così
potremo costruire un futuro migliore per lo
sport che amiamo e per la nostra società.
Fonte: Fondazionejb.com © 29
febbraio 2024
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Bodnari, Per non
dimenticare Heysel:
"In questo momento ci manca
l'unione"
di Fabiola Graziano
Ospite del primo evento
community organizzato da Fondazione Identità
Bianconera e lo Juventus Official Fan Club di
Crescentino, la presidente del Comitato "Per non
dimenticare Heysel" Iuliana Bodnari è
intervenuta ai microfoni di Franco Leonetti e di
BianconeraNews. Queste le sue parole: "Per gli
amici i chilometri che si percorrono sono sempre
pochi. Conosco bene il presidente del club di
Crescentino Antonio Ginipro, di cui sono stata
ospite già alla serata dello scorso giugno.
Siamo rimasti in contatto e ci fa molto piacere
quando ci coinvolge. Questa è una serata per
stare tutti uniti, che è quello che in questo
momento ci manca. Un'unione che qui ritroviamo
insieme agli amici della Fondazione e del club,
a cui noi non facciamo mancare il nostro
sostegno".
Fonte: Bianconeranews.it ©
2 marzo 2024
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Verona-Juventus, la
denuncia dalla tribuna:
"Caccia allo juventino
e inneggiamenti all’Heysel"
Televisioni, giornali, siti web, come il nostro.
Media tradizionali, ma non solo: il mondo del
calcio, come d’altronde tutto ciò che ci
circonda, si trasforma e si ibrida. Un esempio è
il racconto delle partite: non solo pagelle,
cronache e commenti, ma anche blog e contenuti
social prodotti da vari "content creator". Un
fenomeno così in crescita ed in espansione che,
spesso, sono le stesse società a invitarli negli
stadi. Tra questi c’è una coppia di tifosi che
sul web prendono il nome di "ManuAle del calcio"
e si descrivono simpaticamente così: "Siamo Manu
e Ale, una coppia innamorata quasi quanto
Allegri e De Sciglio". In uno dei loro ultimi
video pubblicati su Youtube - Vi raccontiamo la
nostra BRUTTA ESPERIENZA allo stadio - parlano
della loro presenza al Bentegodi per Hellas
Verona-Juventus. Come intuibile dal titolo del
video, un’esperienza tutt’altro che positiva.
Nei quasi 9 minuti di racconto, emerge un clima
di caccia allo juventino nella tribuna est dello
stadio scaligero, con aggressioni verbali atte a
intimorire i presenti non riconosciuti come
tifosi della squadra di casa. A tutto questo si
aggiunge il becerume e i continui riferimenti
all’Heysel. Manu e Ale, ancora, raccontano di
essere stati contattati da altri tifosi che,
sempre al Bentegodi, hanno assistito o sono
stati vittime degli stessi comportamenti.
Infine, un raggio di luce: "Ci teniamo a dire
che non tutti i tifosi del Verona sono così, c’è
anche chi ci è stato vicino e ci ha aiutato".
Fonte: Ilbianconero.com © 2
marzo 2024
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Perché gli ultras
della Juventus cantano
"Odio Liverpool" al
minuto 39 di ogni partita
di Lorenzo Bettoni
Gli ultras insultano il
Liverpool al minuto 39 di ogni partita perché
non hanno ancora dimenticato il disastro dello
stadio Heysel dove morirono 39 tifosi bianconeri
prima della finale di Champions League contro i
Reds. Non molti sanno che gli ultras della
Juventus citano il Liverpool in ogni partita,
sia essa giocata in casa o lontano, ma le loro
parole sono tutt'altro che amichevoli. I tifosi
bianconeri più fanatici, infatti, continuano a
insultare i Reds a quasi 40 anni dal disastro
dello stadio Heysel, che costò la vita a 39
tifosi della Juventus prima della finale di
Champions League contro il Liverpool. È successo
il 25 (NdR: 29)
maggio 1985 a Bruxelles. Diversi
hooligan dei Reds hanno fatto irruzione in un
settore "neutrale", occupato soprattutto da
tifosi bianconeri. Un muro crollò, schiacciando
i tifosi della Juventus, provocando 39 morti e
lasciando molti feriti gravemente. Questo è il
motivo per cui i cori contro i Reds vengono
emessi al minuto 39 di ogni partita. Si sentono
gli ultras della Juventus cantare "Odio
Liverpool" e "Chi non salta è un fottuto
inglese". La vittima più giovane allo stadio
Heysel è stato Andrea Casula, 11 anni, ucciso
insieme al padre Giovanni, 44 anni. Dopo la
tragedia, i club inglesi furono sottoposti a una
squalifica a tempo indeterminato da parte della
UEFA, revocata nel 1990-91. Il Liverpool fu
squalificato per altri due anni, poi ridotti a
uno. La Juventus rende omaggio alle vittime in
ogni anniversario con diverse attività in tutta
Torino, mentre nel 2010, 25 anni dopo il
disastro, il Liverpool ha inaugurato un
memoriale ad Anfield.
Fonte:
It.football-italia.net © 10 marzo 2024
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Continassa: la
Juventus realizzerà un'opera
d’arte in
memoria delle 39 vittime dell’Heysel
Approvato l'uso pubblico delle aree
destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e
parcheggi.
La
Giunta Comunale ha approvato l’atto di
assoggettamento all'uso pubblico delle aree
destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e
parcheggi a raso nell'area Continassa. Tra gli
impegni assunti dalla Juventus vi è la
realizzazione, a proprie cure e spese, di
un’importante opera d’arte dedicata alla memoria
delle 39 vittime della strage dell’Heysel a
Bruxelles, da collocare in corrispondenza
dell’area a verde adiacente alla piazza
pubblica. La delibera prevede la stipula di un
atto d’obbligo tra la Città di Torino, Ream
S.G.R. S.p.a., per conto del Fondo J-Village, e
Juventus F.C. S.p.a. per l’assoggettamento
all’uso pubblico delle aree per 31.527 metri
quadrati complessivi, di cui 15.400 destinati a
verde, 9.937 adibiti a parcheggi pubblici a raso
e viabilità di collegamento e 6.190 metri
quadrati destinati a piazza pubblica.
Fonte:
Torinoggi.it
© 20 marzo 2024
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Juventus,
cambia ancora l'area Continassa
Dal club
un'opera d'arte per le 39 vittime dell'Heysel
di Cristiano Corbo
Un'opera
d'arte dedicata alle 39 vittime della strage
dell’Heysel a Bruxelles: c'è anche questo, tra
gli impegni assunti dalla Juventus, che a
proprie cure e spese, realizzerà un ricordo
struggente e allo stesso tempo toccante, da
collocare nell'area della Continassa. Che
cambierà, ancora, e sempre grazie al club
bianconero.
L'AREA
CONTINASSA E L'ACCORDO TRA CITTÀ DI TORINO E
JUVENTUS - Nella seduta di ieri,
infatti, la Giunta Comunale di Torino ha
approvato l’atto di assoggettamento all'uso
pubblico delle aree destinate a piazza, a verde,
percorsi pedonali e parcheggi a raso nell’ambito
"4.25 Continassa". Cosa prevede ? Un patto tra
la Città, Ream e Juventus per l’assoggettamento
all’uso pubblico delle aree per 31.527 metri
quadrati complessivi, di cui 15.400 destinati a
verde, 9.937 adibiti a parcheggi pubblici a raso
e viabilità di collegamento e 6.190 metri
quadrati. Tutto destinato a piazza pubblica. La
Juventus gestirà a proprio carico l'intera zona,
regalando anche un ricordo speciale, per la
storia del club e per i tifosi.
Fonte:
Ilbianconero.com © 20 marzo 2024
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Il piano
Un giardino, parcheggi e un'opera per le
vittime
dell'Heysel:
la Juventus ridisegna la Continassa
Primo via libera per il nuovo progetto
del club. Obiettivo, riqualificare la zona dove
già si trova la sua sede, ancora da definire,
però, i tempi di realizzazione.
Un
giardino, parcheggi, una piazza, percorsi
pedonali. Spazi fruibili a tutti i cittadini
realizzati dalla Juventus nella zona della
Continassa, accanto allo Stadium. Dove sarà
sistemata anche un'opera d'arte in memoria delle
vittime dell'Heysel. Tutto sarà realizzato in
uno spazio di oltre 31mila metri quadri ora
chiuso al pubblico. Lo prevede una delibera
approvata dalla giunta di Palazzo Civico su
proposta dell'assessore all'Urbanistica, Paolo
Mazzoleni. Il progetto rientra nella convenzione
firmata, dieci anni fa, tra la società
bianconera e la Città, data di avvio dell'iter
per la realizzazione, alla Continassa, come sede
del club e dello stadio. La Juventus sta
definendo i tempi per l'avvio del cantiere e la
conclusione delle opere.
Fonte:
Rainews.it ©
21 marzo 2024
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LE INIZIATIVE
/ DOMANI SERA SARÀ ILLUMINATA LA MOLE
ANTONELLIANA
Tutti uniti da Torino a Reggio Emilia
di Marina
Salvetti
Domenica la commemorazione del Comitato
"Per non dimenticare".
Per
non dimenticare. Trentanove anni dopo quel 29
maggio 1985, sono tantissime le iniziative per
tenere vivo il ricordo dei 39 morti dell'Heysel.
A Torino, appuntamento alla Biblioteca "Calvino"
con l'Associazione "Quelli di Via Filadelfia",
la dirigenza bianconera, le autorità regionali e
cittadine, al termine sarà deposta una corona di
fiori nella Piazzetta vittime dell'Heysel in
lungo Dora Agrigento. Presso il Giardino di via
Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a
Grugliasco, evento organizzato
dall'Amministrazione comunale di Grugliasco in
collaborazione con lo Juventus Official Fan Club
Grugliasco "Alessio Ferramosca & Riccardo Neri",
insieme con una delegazione delle giovanili. E
come sempre, con l'arrivo della sera, sulla
facciata della Mole Antonelliana sarà proiettata
la scritta "+39 rispetto". A Cherasco, in
provincia di Cuneo, la commemorazione avverrà
giovedì nel giardino del Santuario Madonna delle
Grazie. A Meda, in provincia di Monza e Brianza,
lo Juventus Club Scirea commemora le vittime
dell'Heysel e di Piazza San Carlo con una
cerimonia allo stadio, dove è deposta una targa
nella tribuna centrale. Verranno letti i nomi
delle persone che morirono nei tragici eventi e
un trombettista suonerà il silenzio, il 15 e 16
giugno si terrà invece un torneo di calcio per
bambini e adulti, sempre nel segno della
memoria, il cui ricavato sarà destinato a
beneficenza. A Reggio Emilia il Comitato per non
dimenticare ha organizzato per domenica l'evento
al Monumento di via Matteotti con un nutrito
gruppo di ospiti. Roberto Mariani dello Juventus
Club Bologna, sarà il moderatore, Eugenio Isola
porterà il Gonfalone della Juventus, lo
scrittore e opinionista tv Riccardo Gambelli
leggerà la lettera a nome del presidente
bianconero Gianluca Ferrero. Saranno presenti
Sergio Brio, il giornalista Roberto Beccanti,
Nereo Ferlat, presidente Onorario Comitato
Heysel, presente in curva Z come Armando
Ragazzi. Carlo Giummo, presidente "Zebroni
Centumcellae" leggerà i nomi dei "39 angeli" e
Gabriele Fontana suonerà sia l'inno della Juve
sia il "Silenzio" di Nini Rosso. Carlo Ricci,
che si è salvato insieme al figlio Fabio,
consegnerà il premio "Andrea Fortunato" vinto
dal Comitato Heysel al galà della Fondazione
Fioravante Polito. "Il nostro è un lavoro di
volontariato, abnegazione, dedizione
spiega il presidente del Comitato Iuliana
Bodnari. L'unico scopo è la memoria da portare
avanti affinché nessuno possa mai dimenticare e
spiegare la tragedia a tutte le persone che si
fermano davanti al monumento".
Fonte:
Tuttosport ©
28 maggio 2024
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Heysel, a 39
anni dalla tragedia esce la canzone '+39'
Ribelli d'Indastria
pubblicano il ricordo per le vittime
Una
canzone per ricordare la tragedia dell'Heysel,
lo stadio di Bruxelles in cui il 29 maggio 1985,
durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus
e Liverpool, a causa degli incidenti causati
dagli hooligans inglesi, persero la vita 39
persone, oltre a centinaia di feriti. Per il
39esimo anniversario i Ribelli d'Indastria, band
rock di Torino, hanno pubblicato '+39', che è la
prima canzone dedicata alle vittime dell'Heysel.
"Per scrivere il testo abbiamo ascoltato la
testimonianza di chi c'era - spiegano i Ribelli
d'Indastria - Ci siamo fatti raccontare tutta la
giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo
voluto mettere in musica situazioni e emozioni".
La canzone è divisa in tre parti: l'euforia
della partenza dei tifosi la mattina, il caos
nel pomeriggio e la tragedia della sera.
"Abbiamo voluto fare questa canzone - affermano
i Ribelli d'Indastria - perché tra monumenti e
documentari non c'era nulla di musicale su
quella maledetta sera. Quel 29 maggio è una
ferita che c'è e va raccontata. Per non
dimenticare le vittime dell'Heysel e per
tramandarne il ricordo. La musica è immortale".
Il video ufficiale della canzone +39 è su
Youtube ed è in bianco e nero, come per
richiamare la storia e la squadra torinese.
Fonte:
Ansa.it © 28
maggio 2024
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CALCIO VIA
DUCCIO GALIMBERTI, 5
Juventus: 39
anni dopo, una canzone
per non dimenticare la
strage dell'Heysel
A Grugliasco
una cerimonia nel giardino dedicato alle
vittime.
di Claudio
Martinelli
Domani,
mercoledì 29 maggio 2024, saranno 39 anni dalla
tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles,
quando persero la vita 39 tifosi persone - con
centinaia di feriti - a causa degli incidenti
prima della finale di Coppa dei Campioni tra la
Juventus e il Liverpool. Per non dimenticare, la
band torinese "Ribelli d'Indastria" ha lanciato
una canzone dedicata proprio alla tragedia di
quella sera, dal titolo "+39". Una canzone
divisa in 3 pezzi, come i momenti della
giornata: l'euforia della partenza alla mattina,
il caos nel pomeriggio e la tragedia della sera.
"Per fare il testo abbiamo ascoltato la
testimonianza di chi c'era - spiega il gruppo -
Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da
un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere
in musica situazioni e emozioni. Abbiamo voluto
fare questa canzone - che anticipa il nuovo
disco della band, in uscita nei prossimi mesi -
perché tra monumenti e documentari non c'era
quasi nulla di musicale su quella maledetta
sera. Facciamo musica per passione e per mandare
messaggi, visioni ed emozioni e quel 29 maggio è
una ferita che c'è e va raccontata. Per non
dimenticare le vittime dell'Heysel e per
tramandarne il ricordo. La musica è immortale".
Ed è possibile anche vedere il video, su Youtube:
come spiega la band, è "un mix di filmati
dell'epoca, riprese della band e di ritratti
sacri. E' uscito il 28 maggio 2024 alle 10.39
(orario che richiama il titolo della canzone,
NdR) e si presenta totalmente in bianco e nero,
come per richiamare la storia e la squadra
torinese. Con il brano andiamo a raccontare la
giornata per come è stata vista dagli occhi di
un ragazzo di stadio che, ancora oggi, 39 anni
dopo, chiede solo rispetto".
A GRUGLIASCO
LA TRADIZIONALE CERIMONIA NEL GIARDINO
INTITOLATO ALLE VITTIME DELL'HEYSEL
Anche
quest'anno, l’Amministrazione comunale di
Grugliasco, la Juventus e lo Juventus Official
Fan Club Grugliasco "Alessio Ferramosca &
Riccardo Neri" celebreranno e commemoreranno i
39 anni dalla tragedia dello stadio Heysel,
mercoledì 29 maggio 2024, alle 21, presso il
giardino di via Galimberti 5, a Borgata San
Giacomo, intitolato proprio alle 39 vittime.
Quest’anno Palazzo Civico ha sostituito le 39
pietre d’inciampo inserite lungo il percorso del
giardino che porta alla targa dedicata ai 39
tifosi. La breve cerimonia si svolgerà
all’aperto alla presenza di autorità, forze
dell’ordine, cittadini, i club e i tifosi che si
ritroveranno presso l’area del giardino. Oltre
al sindaco di Grugliasco Emanuele Gaito, è
prevista la presenza di tre rappresentanti della
Juventus: Giulia Aymar, Davide Boggia e lo
speaker ufficiale Marco Dejana, che leggerà i
nomi delle 39 vittime. Insieme al presidente
dello Juventus Club Grugliasco, Massimo
Paparella, e a Fabrizio Landini, rappresentante
delle famiglie delle vittime del tragico evento
di Bruxelles, deporranno gli omaggi floreali.
Fonte:
Torinotoday.it © 28 maggio 2024
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""+39", una
canzone per non dimenticare l’Heysel"
di Paolo
Casamassima
Il 29 maggio
1985 a Bruxelles la tragedia che vide la morte
di 39 tifosi bianconeri prima della partita
Juventus-Liverpool.
Come
il 4 maggio per i cugini granata che ogni anno
ricordano la tragedia di Superga durante la
quale perirono gli Invincibili del Grande
Torino, così il 29 maggio, in casa Juventus, non
è mai e non sarà mai un giorno qualunque.
LA GIORNATA
DEL RICORDO -
Un giorno che sarebbe dovuto essere una festa di
sport, nel quale si giocava una finale, quella
di Coppa dei Campioni, si è trasformato in una
vera e propria tragedia. Da questa tragedia ne è
nata una canzone, per ricordare la tragedia
dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles in cui il 29
maggio 1985, durante la finale di Coppa Campioni
tra Juventus e Liverpool, a causa degli
incidenti causati dagli hooligans inglesi,
persero la vita 39 persone, oltre a centinaia di
feriti. Per il 39esimo anniversario i Ribelli d’Indastria,
band rock di Torino, hanno pubblicato "+39", che
è la prima canzone dedicata alle vittime
dell’Heysel.
UNA CANZONE PER NON DIMENTICARE
-
"Per scrivere il testo abbiamo ascoltato la
testimonianza di chi c’era - spiegano i Ribelli
d’Indastria. Ci siamo fatti raccontare tutta la
giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo
voluto mettere in musica situazioni e emozioni".
La canzone è divisa in tre parti: l’euforia
della partenza dei tifosi la mattina, il caos
nel pomeriggio e la tragedia della sera.
"Abbiamo voluto fare questa canzone - affermano
ancora i Ribelli d’Indastria - perché tra
monumenti e documentari non c’era nulla di
musicale su quella maledetta sera. Quel 29
maggio è una ferita che c’è e va raccontata. Per
non dimenticare le vittime dell’Heysel e per
tramandarne il ricordo. La musica è immortale".
Il video ufficiale della canzone "+39" è su
Youtube ed è in bianco e nero, come per
richiamare la storia e la squadra torinese.
Fonte:
Torinocronaca.it © 28 maggio 2024
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Strage
dell’Heysel, una canzone ricorda le vittime
della violenza inglese
di Marco
Battistini
Roma,
29 maggio - Trentanove anni fa - era il 29
maggio 1985 - la violenza degli hooligans
inglesi e l’inefficienza delle autorità belghe
scrivevano una delle peggiori pagine del calcio
europeo. Tanto è passato dalla strage
dell’Heysel, a Bruxelles si giocava la finale di
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool: una
canzone ricorda oggi le trentanove vittime di
quell’assurda serata continentale.
TRENTANOVE
MORTI E OLTRE SEICENTO FERITI - Manca
poco meno di un’ora al fischio d’inizio dello
svizzero Daina quando gli inglesi posizionati
nel settore X cercano - sfondando le reti
divisorie - di occupare fisicamente il vicino
settore dove trovano posto semplici tifosi
bianconeri. Nella caotica situazione che va
creandosi, le sprovvedute forze dell’ordine
locali, invece di facilitare il deflusso verso
la zona del campo, iniziano a manganellare i
nostri connazionali. Spingendoli contro il muro
opposto. Chi si lanciò nel vuoto per evitare di
finire schiacciato, chi si ferì contro le
recinzioni. Chi - come purtroppo sappiamo -
rimase per sempre sotto quell’inferno di cemento
e carne umana creato dal crollo della stessa
struttura. Al suo (tardivo) arrivo, il
battaglione mobile della polizia belga si trovò
davanti il caos più completo. Sugli spalti come
nel terreno di gioco. Trentanove morti e oltre
seicento feriti. Tra le vittime un bambino di
appena dieci anni, una ragazza ancora minorenne
e tanti, troppi, ventenni.
STRAGE
DELL’HEYSEL, UNA CANZONE PER NON DIMENTICARE -
Un dramma che è nostro dovere non dimenticare.
Perché siamo italiani, prima ancora di essere
tifosi. E, vale la pena ribadirlo (d’altronde la
madre degli stronzi è sempre incinta), davanti a
tutto ciò non esistono colori diversi dalla
nostra bandiera nazionale. Non c’è campanile,
rivalità o odio sportivo che tenga. C’è solo il
rispetto. Rispetto, appunto. Dal verbo latino
respicere. Guardare nuovamente, guardarsi
indietro. Parola con la quale i Ribelli d’Indastria
- gruppo torinese tornato da qualche mese sulla
scena del rock identitario - hanno anticipato
sui social l’uscita di +39. Ovvero il loro
ultimo pezzo: proprio sulla strage dell’Heysel,
una canzone (anzi qualcosa di più) per tenere
viva la fiamma del ricordo. Sì, perché il testo
nasce dalla testimonianza di chi all’Heysel -
impianto che oggi porta il nome di Re Baldovino
- era presente: "ci siamo fatti raccontare tutta
la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo
voluto mettere in musica situazioni e emozioni.
Abbiamo voluto fare questa canzone perché tra
monumenti e documentari non c’era quasi nulla di
musicale su quella maledetta sera".
"LA MUSICA È
IMMORTALE" - Continuando con le parole
dei Ribelli d’Indastria: "Facciamo musica per
mandare messaggi, visioni ed emozioni e quel 29
maggio è una ferita che c’è e va raccontata. Per
non dimenticare le vittime dell’Heysel e per
tramandarne il ricordo. La musica è immortale".
La band torinese suona e canta la propria
passione. E, evidentemente, lo fa molto meglio
di tanti professionisti superficiali e
disimpegnati. A loro modo ci fanno ascoltare
quella tragica giornata vista dagli occhi di un
ragazzo da stadio. Senza vittimismo, né
piangeria. Solo rispetto.
Fonte:
Ilprimatonazionale.it © 29 maggio 2024
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Juventus,
l’anniversario dell’Heysel e una canzone
per ricordare
la strage: "Una ferita che continua a fare male"
Trentanove
anni fa la tragedia di Bruxelles prima della
finale di Coppa dei Campioni contro il
Liverpool.
Trentanove
anni fa, il 29 maggio 1985, la tragedia
dell'Heysel, con 39 tifosi della Juventus morti
nella calca generata dalle violenze degli
hooligans inglesi, nella finale di Coppa
Campioni tra il club bianconero e il Liverpool.
La Juventus ha ricordato il dramma sui suoi
canali social: "Una ferita che continua a fare
male, una tragedia, un ricordo drammatico per
chi ha perso i propri cari e per tutto il mondo
Juventus. Il tempo della memoria questa volta si
intreccia nel suo scorrere inesorabile con un
numero da sempre e per sempre legato a quel
giorno: sono passati 39 anni dall'abisso di
quella serata a Bruxelles. Trentanove".
UNA CANZONE PER L’HEYSEL - In
occasione del 39° anniversario i Ribelli d’Indastria,
una band di Torino, hanno lanciato una canzone
dedicata alla tragedia di Bruxelles. "Per il
testo abbiamo ascoltato la testimonianza di chi
c’era", spiega nel teaser la band. "Ci siamo
fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo
che era là. E abbiamo voluto mettere in musica
situazioni e emozioni. Abbiamo voluto fare
questa canzone - che anticipa il nuovo disco
della band, in uscita nei prossimi mesi - perché
tra monumenti e documentari non c’era quasi
nulla di musicale su quella maledetta sera.
Facciamo musica per passione e per mandare
messaggi, visioni ed emozioni e quel 29 maggio è
una ferita che c’è e va raccontata. Per non
dimenticare le vittime dell’Heysel e per
tramandarne il ricordo. La musica è immortale".
Fonte:
Repubblica.it
© 29 maggio 2024
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Heysel, a 39
anni dalla tragedia una canzone per ricordare le
vittime
Una
canzone per ricordare la tragedia dell'Heysel,
lo stadio di Bruxelles in cui il 29 maggio 1985,
durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus
e Liverpool, a causa degli incidenti causati
dagli hooligans inglesi, persero la vita 39
persone, oltre a centinaia di feriti. Per il
39esimo anniversario i Ribelli d'Indastria, band
rock di Torino, hanno pubblicato '+39', che è la
prima canzone dedicata alle vittime dell'Heysel.
"Per scrivere il testo abbiamo ascoltato la
testimonianza di chi c'era - spiegano i Ribelli
d'Indastria - Ci siamo fatti raccontare tutta la
giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo
voluto mettere in musica situazioni e emozioni".
La canzone è divisa in tre parti: l'euforia
della partenza dei tifosi la mattina, il caos
nel pomeriggio e la tragedia della sera.
"Abbiamo voluto fare questa canzone - affermano
i Ribelli d'Indastria - perché tra monumenti e
documentari non c'era nulla di musicale su
quella maledetta sera. Quel 29 maggio è una
ferita che c'è e va raccontata. Per non
dimenticare le vittime dell'Heysel e per
tramandarne il ricordo. La musica è immortale".
Il video ufficiale della canzone +39 è su
Youtube ed è in bianco e nero, come per
richiamare la storia e la squadra torinese.
Fonte:
Ilmessaggero.it © 29 maggio 2024
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Le 39 vite
che contano ancora
di Guido Vaciago
HEYSEL
- Trentanove anni fa a Bruxelles, prima
della finale di Coppa dei Campioni tra Juve e
Liverpool, si consumò una delle più grandi
tragedia del calcio in Europa.
Trentanove
anni fa, trentanove persone, fra i 10 e 57 anni,
morirono in uno stadio. Nessuno dovrebbe mai
morire per una partita di caldo ma, trentanove
anni fa, il destino, con la collaborazione
dell'insipienza delle autorità belga e dell'Uefa,
si prese trentanove persone, nel settore Z dello
stadio Heysel di Bruxelles. Bisogna fare
attenzione, trentanove persone, non trentanove
tifosi e, men che meno, trentanove juventini
(che poi manco erano tutti juventini). E bisogna
fare attenzione perché se non ripartiamo da qui,
dal concetto di persona, in questo anniversario
che fa tristemente combaciare i numeri,
rimarremo sempre intrappolati nell'analfabetismo
morale dell'insulto, barbarizzando la memoria,
il bene più prezioso per far progredire il
genere umano. Trentanove anni dopo, possiamo
dire che, quella dell'Heysel, è una strage che è
servita a qualcosa. Questo non la rende meno
dolorosa e tragica, ci consente di onorare
meglio il ricordo di quelle trentanove persone.
Se oggi, infatti, gli stadi sono luoghi più
sicuri di allora è anche e soprattutto per la
reazione a quell'onore, che non ha cancellato
del tutto la violenza, ma ha reso possibile una
presa di coscienza collettiva e una maggiore
cura delle condizioni di sicurezza nelle
competizioni sportive. Ed è anche per questo che
fa ancora più male (e ribrezzo) il pensiero di
padri con i loro figli che insultano quelle
trentanove persone, stando sugli spalti di uno
stadio, dove hanno portato i loro bambini
proprio perché è diventato più sicuro. Ma
l'ignoranza dei fatti o la perdita della memoria
asfaltano l'autostrada verso l'inciviltà, che
stiamo percorrendo a velocità sempre più
pericolosa, non solo negli stadi.
Forse è il
caso di fermarsi, dunque, e ricordare una per
una le trentanove persone morte trentanove anni
fa, dedicare un pensiero a ognuna di loro,
provare a identificarsi con quelle con la storia
più vicina a noi. Se dopo questo ingrato
esercizio si ha ancora la voglia di insultare le
trentanove vittime dell'Heysel, allora non c'è
più speranza. C'era, infatti, chi in quello
stadio non desiderava neanche esserci, ma
accompagnava un amico. C’era chi non fremeva per
la possibile conquista della Coppa dei Campioni
da parte della Juventus, ma per l'idea di vedere
una grande finale, da semplice appassionato di
calcio. C'erano belgi, c'erano due francesi,
c'era un irlandese che nemmeno seguiva il
pallone, c'erano quattro tifosi interisti, due
di Francavilla al Mare, uno di Brescia emigrato
in Belgio e uno di Bassano, c'era il piccolo
Andrea Casula, che aveva quasi undici anni e due
passioni calcistiche: la Juventus e Cagliari,
c'erano mogli che accompagnavano i mariti,
c'erano, appunto, trentanove "persone", ognuna
con la sua vita, ognuna con la sua storia.
È passato
tanto tempo da quella notte, abbastanza perché
quattro generazioni siano cresciute e stiano
crescendo avendo, nella migliore delle ipotesi,
solo sentito parlare dell'Heysel e della sua
tragedia. Per anni, forse troppi, la stessa
Juventus preferiva sorvolare sull'Heysel
scegliendo la via della rimozione per elaborare
il lutto: il 29 maggio era un brutto giorno per
tutti i tifosi bianconeri, ma quasi non si
poteva dire. Da qualche tempo, per fortuna, è
diverso e la società contribuisce alla
manutenzione della memoria, azione fondamentale
per ottenere il rispetto dovuto e accrescere
un'identità collettiva che nasce anche intorno
alle tragedie condivise. Ma l'Heysel è di tutti,
deve essere di tutti, è un momento di
riflessione che una volta all'anno tutta la
comunità calcistica europea deve svolgere nel
rispetto delle vittime e nel pensare un calcio
sempre più cosciente sui temi della sicurezza,
della non violenza, dell'essere un territorio in
cui unirsi e non dividersi. Anche l'odio nei
confronti del Liverpool e della sua tifoseria
dovrebbe essere sfrattato dalla questione,
perché il ricordo di quelle trentanove persone
non può e non deve generare altro rancore e
gettare semi per altra violenza. Ricordare
l'Heysel significa, in ultima analisi, evitare
che ci siano altri Heysel: l'unico vero modo per
onorare la memoria di quelle trentanove persone.
Fonte:
Tuttosport © 29 maggio 2024
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LE
INIZIATIVE
Le cerimonie
e la Mole illuminata
Questa sera
la Mole Antonelliana si illuminerà nel ricordo
delle 39 vittime dell'Heysel. Torino, ma non
solo: in tanti luoghi d'Italia e d'Europa
saranno commemorati i morti di una delle più
grandi tragedie del calcio. A Meda, in provincia
di Monza e Brianza, Io Juve Club Scirea
organizza la cerimonia allo stadio, dove è
deposta una targa nella tribuna centrale con i
nomi delle vittime dell'Heysel e di piazza San
Carlo. A Codogno, in provincia di Lodi,
commemorazione alle 11 presso il Piazzale
Vittime dell'Heysel. A Torino, appuntamento alla
Biblioteca "Calvino" con l'Associazione "Quelli
di Via Filadelfia", la dirigenza bianconera, le
autorità regionali e cittadine, alle 19 sarà
deposta una corona di fiori nella Piazzetta
vittime dell'Heysel in lungo Dora Agrigento.
Alle 21 commemorazione presso il Giardino di via
Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a
Grugliasco. A Cherasco, in provincia di Cuneo,
l'appuntamento è per domani alle 18.45 nel
giardino del Santuario Madonna delle Grazie. A
Reggio Emilia il Comitato Per non dimenticare ha
organizzato per domenica, alle 10.30, l'evento
al Monumento di via Matteotti con un nutrito
gruppo di ospiti. Lo scrittore e opinionista tv
Riccardo Gambelli leggerà la lettera a nome del
presidente bianconero Gianluca Ferrero.
PROPOSTA
DI LEGGE - Il deputato Fabrizio Comba ha
presentato una proposta di legge per
l'istituzione della Giornata nazionale in
memoria delle vittime dell'Heysel che, seguendo
l'iter parlamentare, dovrebbe presto andare in
commissione per poi essere approvata. "Confido
che entro l'anno diventi legge - dice
l'onorevole - Ho trovato grande condivisione e
particolare sensibilità. Per trasmettere i
valori dello sport, che sono di condivisione e
non di divisione, bisogna iniziare dalle
scuole".
Fonte:
Tuttosport © 29 maggio 2024
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Il 29 maggio
1985 la tragedia che segnò per sempre la Coppa
Campioni
Sulla Mole
stasera la scritta che ricorda le 39 vittime
degli hooligans
Le vittime
dell'Heysel celebrate in canzoni incontri e
podcast
di Silvia
Garbarino
LA STORIA -
II dolore non si dimentica. Dal dolore si
dovrebbe imparare. Il 29 maggio ogni anno dal
1985 è un giorno di strazio e lacrime mute, di
rabbia mai sopita. Trentanove furono le vittime
allo stadio Heysel a Bruxelles prima della
finale di Coppa Campioni tra Juventus e
Liverpool. I tifosi bianconeri ricordando il
trofeo vinto su quel campo dalla squadra di
capitan Scirea, con i cadaveri ammassati fuori
dai muraglioni dello stadio, avvertono ancora i
brividi, che non potranno mai essere di gioia.
PODCAST - "A
me piace pensare che la memoria possa diventare
almeno sorella della verità. Posso provare a far
immaginare il dolore, quel dolore di cui nessuno
parla mai. E magari creare gli anticorpi contro
qualunque manipolazione, strumentalizzazione.
Tenere lontana la retorica e respingere
l'ipocrisia. Nessun altro lo farà per noi.
Perché la memoria è un lavoro. Una scelta. Ha
bisogno di manutenzione e di amore, e questo
spetta a tutti e a ciascuno individualmente.
Perché senza memoria, saremmo luci spente". È
l'incipit dei podcast in 4 episodi "Dentro
l'Heysel" di Emilio Targia, direttore di Radio
Radicale, che nel 1985 aveva vent'anni e allo
stadio portò con sé un piccolo registratore e
una cinepresa Super 8 per fissare i momenti
salienti di una serata che si preannuncia
magica. Ma il sogno si tramuterà in incubo.
IN CITTÀ E
SULLA MOLE - A Torino, l'associazione "Quelli di
via Filadelfia" organizza alle ore 19 la
cerimonia commemorativa alla biblioteca Italo
Calvino in piazzetta Vittime dell'Heysel (lungo
Dora Agrigento) con autorità cittadine e
regionali. L'amministrazione di Grugliasco,
insieme allo Juventus Official fan club
Grugliasco "Alessio Ferramosca & Riccardo Neri",
celebra i 39 morti alle ore 21 al giardino di
via Galimberti 5 intitolato appunto alle vittime
dello stadio Heysel. A questi eventi partecipa
la Juventus Fc con alcuni suoi dirigenti. La
Mole Antonelliana verso sera come sempre
riporterà la scritta "+ 39".
LA MUSICA -
Il gruppo rock torinese "Ribelli d'Indastria" ha
lanciato con il video su youtube una canzone "+
39". "Ci siamo fatti raccontare tutta la
giornata da un ragazzo che era là. Facciamo
musica per passione e per mandare messaggi,
visioni ed emozioni e quel 29 maggio è una
ferita che c'è".
LA PROPOSTA
DI LEGGE - Il parlamentare Fabrizio Comba (FdI)
ha presentato il 9 maggio la proposta per
istituire la Giornata nazionale in memoria delle
vittime della strage dello stadio Heysel.
Fonte:
La Stampa © 29 maggio 2024
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Trentanove
anni fa la tragedia in cui morirono 39 tifosi
Heysel, è il
giorno della memoria
I tifosi
bianconeri hanno nel 29 maggio il loro giorno
della memoria: 39 furono le vittime allo stadio
Heysel di Bruxelles nella sera del 1985 poco
prima della finale di Coppa dei Campioni tra
Liverpool e Juventus. Stasera alle ore 19
autorità cittadine, regionali e rappresentanti
del club insieme all'associazione "Quelli di via
Filadelfia" ricorderanno i morti alla biblioteca
Calvino, nel piazzale a loro dedicato, mentre la
sera sulla Mole Antonelliana comparirà la
scritta "+ 39". Una cerimonia sarà celebrata nei
prossimi giorni anche a Reggio Emilia.
Fonte:
La Stampa © 29 maggio 2024
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Heysel,
verità scomoda e volutamente ignorata
di Marco
Edoardo Sanfelici
Che cosa ci
fanno gli squadroni dell’Ipsich Town, in mezzo
agli hooligans di rosso vestiti, nella fetta di
curva dedicata agli inglesi che arrivano di là
dalla Manica ? E quelli dell’Everton, da sempre
acerrimi nemici dei Reds ? Un’alleanza così
ampia e strana non promette nulla di buono,
soprattutto per i disarmati tifosi che si
accaparrano gli ultimi biglietti, ritornati nel
circuito internazionale, perché non del tutto
esauriti in Inghilterra e sistemati alla bene
meglio nel settore Z. Quanti di loro esultano
per l’insperata fortuna per avere in tasca un
biglietto caduto dal cielo, così come Giovanni
Casula, pieno di orgoglio, fiero per avere
portato il piccolo figlio Andrea, di 11 anni,
all’appuntamento con Platini e compagni,
incontro al destino, terribile e beffardo. Le
bestie inglesi corrono incontro agli italiani,
disarmati, completamente inermi, nella curva Z
per tifare Juve e trascorrere una serata di
calcio, nulla di più. Caricano i "reds" perché è
giunto il momento per attaccare quei mascalzoni
che un anno prima li hanno ricoperti di cariche
e botte, botte senza pietà, da parte di ultras
romanisti prima di entrare all’Olimpico. Non
interessano i colori, non interessa la
provenienza, sono tutti italiani, dunque oggetto
di vendetta. Dove erano le Autorità, Prefetto,
Questore, Organizzatori prima della finale
finita ai rigori, la sera di Grobbelaar che
trema per finta di fronte a Graziani e Bruno
Conti ? Un anno prima a Roma, gli Hooligans
vittoriosi mentre si leccano le ferite, gliela
giurano agli italiani, legandosela al dito.
Mentre si consuma una tragedia senza precedenti,
la carica selvaggia ha luogo, fino a far pagare
la vendetta a chi tocca. Gli "animali" si
scagliano contro gente inerme, donne, bambini,
tutto meno che tifoseria organizzata. Come
affondare la spedizione "punitiva" nel burro,
senza trovare resistenza, da vigliacchi. E’ la
mattanza di 39 povere vittime di cui 32
italiane, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese;
uniti a godere una finale, il top dell’epoca,
occasione unica e ahimè irripetibile. Forse
pochi sanno che 3 vittime italiane sono tifosi
interisti, presenti all’Heysel in qualità di
compagni di amici bianconeri, per un’avventura
da condividere. La sera del sacrificio di
Roberto Lorentini, giovane medico di Arezzo.
A
salvezza conquistata sulla pista di atletica,
rischiando manganellate dei poliziotti a
cavallo, si accorge che un padre tenta di
soccorrere il figlio, ancora Andrea Casula, il
bambino e corre ad aiutarli. Una seconda carica
inglese li sommerge senza scampo e muoiono tutti
e 3, caduti inermi privi di possibile difesa. Il
padre Otello, per onorare la sorte del figlio
medico, arriva a portare in tribunale la
U.E.F.A. ottenendo un risarcimento milionario e
costringendo l’Organizzazione a farsi carico
della responsabilità degli eventi. Sui biglietti
di Bruxelles è stampato: "la U.E.F.A. declina
ogni responsabilità per eventuali indesiderate
conseguenze". Quindi si omologa uno stadio
fatiscente, dal cemento scrostato e dai gradini
che si frantumano. A distanza di 39 anni, 39
come il numero dei caduti, nessuno ha mostrato
il coraggio di definire che la mattanza in
Belgio altro non è che una manifestazione di
odio contro gente italiana. Non è questione che
riguarda la Juventus e fino a quando non si avrà
il coraggio di perseguire la verità, i caduti
non avranno la giusta pace; se non si
scoperchierà la logica perversa, sarà sempre una
pagina incompleta, lontana dalla comprensione di
un’azione assassina e di affermazione
identitaria, dal sapore amaro e vergognoso, fino
al punto di perseguire l’eliminazione degli
Hooligans. Se ne accorgono in Patria, con
Margareth Thatcher in testa, ma in Italia si usa
lo zerbino per cacciarci sotto la polvere
fastidiosa. Anche in questo 29 maggio del 2024,
si commemoreranno le vittime, si piangeranno i
caduti, ci riuniremo nella memoria, tutto molto
doveroso. Ma fino a quando non si potrà far
diventare conoscenza comune l’oltraggio di un
giorno di offesa nazionale, avremo perso
l’ennesima occasione per gridare al mondo la
verità. La trentanovesima occasione disattesa,
messa da parte, con la compiacenza di chi relega
all’ambiente juventino, ciò che riguarda
l’intera comunità italiana. Poiché la Toscana,
il Veneto, l’Emilia, l’Umbria, la Sardegna
pagano il più alto prezzo in fatto di sangue
profondamente italiano. Onore a chi lotta e
combatte per la verità e, non si sa quando e
come, per giungere finalmente al riconoscimento
dell’unica verità, anche se scomoda ed amara.
Fonte:
Fondazionejb.com © 29 maggio 2024
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Tuttosport -
Juventus, da Torino a Reggio Emilia:
tutte le
commemorazioni per le vittime dell'Heysel
L'edizione
odierna di Tuttosport svela il programma delle
commemorazioni per le vittime dell'Heysel, di
cui oggi è l'anniversario. Partendo da Torino,
la Mole Antonelliana questa sera si illuminerà
nel ricordo delle 39 vittime. Non solo però, ci
saranno cerimonie in tutta Italia ed Europa.
JUVENTUS, IL
PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI PER LE VITTIME
DELL'HEYSEL -
A Meda, provincia di Monza e Brianza, lo
Juventus Club Scirea ha organizzato la cerimonia
allo stadio, in cui è deposta una targa in
tribuna centrale con i nomi delle vittime
dell’Heysel e di piazza San Carlo. A Codogno,
provincia di Lodi, si terrà una commemorazione
alle 11 presso il Piazzale Vittime dell’Heysel.
A Torino, l'appuntamento è presso la Biblioteca
"Calvino" con l’Associazione "Quelli di Via
Filadelfia", la dirigenza bianconera, le
autorità regionali e cittadine, alle 19 sarà
deposta una corona di fiori nella Piazzetta
vittime dell’Heysel in lungo Dora Agrigento.
Alle 21 commemorazione presso il Giardino di via
Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a
Grugliasco. A Cherasco, in provincia di Cuneo,
l’appuntamento è per domani alle 18.45 nel
giardino del Santuario Madonna delle Grazie. A
Reggio Emilia il Comitato Per non dimenticare ha
organizzato per domenica, alle 10.30, l’evento
al Monumento di via Matteotti con un nutrito
gruppo di ospiti. Lo scrittore e opinionista tv
Riccardo Gambelli leggerà la lettera a nome del
presidente bianconero Gianluca Ferrero.
Fonte:
Amp.ilbianconero.com © 29 maggio
2024
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Juventus, le
cerimonie e la Mole illuminata:
Tutte le
iniziative nel giorno del ricordo dell’Heysel
Juventus,
cerimonie e Mole illuminata: ecco tutte le
iniziative nel giorno del ricordo delle vittime
della tragedia dell’Heysel.
In casa
Juventus si commemorano oggi le 39 vittime della
tragedia dell’Heysel. Da quel maledetto giorno
del 1985 sono passati 39 anni esatti e per non
dimenticare, nella giornata di oggi (e non
solo), si svolgeranno diversi eventi. Nella
serata la Mole sarà illuminata nel ricordo di
quei 39 angeli, ma non solo. In tanti luoghi
d’Italia e d’Europea verranno commemorati. A
Meda, in provincia di Monza e Brianza, lo Juve
Club Scirea organizza la cerimonia allo stadio,
dove è deposta una targa nella tribuna centrale
con i nomi delle vittime. Alle 21 commemorazione
presso il Giardino di via Galimberti 46, in
Borgata San Giacomo, a Grugliasco. A Cherasco,
in provincia di Cuneo, l’appuntamento è per
domani alle 18.45 nel giardino del Santuario
Madonna delle Grazie. A Reggio Emilia il
Comitato Per non dimenticare ha organizzato per
domenica, alle 10.30, l’evento al Monumento di
via Matteotti con un nutrito gruppo di ospiti.
Lo scrittore e opinionista tv Riccardo Gambelli
leggerà la lettera a nome del presidente
bianconero Gianluca Ferrero. Lo riferisce
Tuttosport.
Fonte:
Juventusnews24.com © 29 maggio
2024
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Arezzo ricorda
i morti all'Heysel
Andrea
Lorentini: "Il calcio vero è vita"
di Francesca
Muzzi
29 maggio
1985. 29 maggio 2024. 39 anni dopo, 39 come i
morti che ci furono all'Heysel. Anche oggi, come
da 39 anni, Arezzo ricorda le sue due vittime.
Roberto Lorentini, medico di 31 anni e
Giuseppina Conti, studentessa che di anni ne
aveva 17. Pochi, troppo pochi per morire per una
partita di calcio. Invece è successo. Ma grazie
a chi, dopo quella strage non si è mai arreso a
cercare la verità, qualcosa è cambiato nel mondo
del pallone. Otello Lorentini, padre di Roberto
che era con lui all'Heysel, da quel giorno ha
speso la sua vita e se la possiamo chiamare
ricompensa, questa è arrivata, quando la Uefa è
stata condannata. Sentenza che ha fatto
giurisprudenza. Sabato 1 giugno, grazie
all'associazione Rondine, Otello Lorentini,
scomparso a maggio di dieci anni fa, sarà
inserito nel Giardino dei Giusti dello sport.
Sull'edizione del Corriere di Arezzo, lunga
intervista ad Andrea Lorentini, figlio di
Roberto e nipote di Otello che racconta il suo
29 maggio e ciò che l'associazione Familiari
Vittime sta portando avanti: "Avrei potuto
odiare il pallone - dice Andrea in un passaggio
- Invece la mia famiglia mi ha insegnato a
distinguere: l'Heysel è la morte. Il calcio vero
è la vita".
Fonte:
Corrierediarezzo.it © 29 maggio
2024
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Le vittime
toscane della strage dell’Heysel:
il dolore e il
ricordo trentanove anni dopo
Era il 29
maggio 1985 quando trentanove tifosi juventini
morirono nella calca generata dalle cariche dei
tifosi del Liverpool, durante la finale di Coppa
dei Campioni.
Firenze, 29
maggio 2024 - Trentanove vittime, trentanove
anni dopo. Il ricordo va lì, a quel 29 maggio
1985, quando trentanove tifosi juventini
morirono schiacciati nella calca generata dalle
cariche dei tifosi del Liverpool. Era la finale
di Coppa dei Campioni. In migliaia avevano fatto
sacrifici per essere lì, allo stadio di
Bruxelles, a tifare la loro squadra nel momento
più importante, la finale appunto della massima
competizione continentale. Non c’erano aerei low
cost, non si potevano prenotare gli hotel via
internet. Era un altro mondo, ma anche a quel
tempo si viaggiava per la propria squadra. Un
momento di festa che si trasformò in tragedia.
Fu prima della partita che partirono gli
scontri. La folla si spostò paurosamente
all’interno del settore Z dello stadio, quello
vicino alla curva del Liverpool, da cui era
separato solo da una rete metallica. I tifosi
bianconeri si accalcarono ed è a quel punto che
iniziò la tragedia, con un muro che crollò per
il troppo peso sopportato. Una vicenda che andò
in diretta nazionale. Le telecamere della Rai e
l’allora voce del calcio Bruno Pizzul
raccontarono, mentre l’Italia stava per mettersi
a cena, intorno alle 19.20, la tragedia immane.
Tra quei trentanove morti ci furono anche
vittime toscane. I loro nomi e la loro
provenienza: Giancarlo Gonnelli di Ponsacco;
Bruno Balli di Prato; Roberto Lorentini e
Giuseppina Conti di Arezzo; Giovacchino Landini
di Capannori. Le ore successive alla tragedia
furono convulse e drammatiche. Proprio per la
scarsità di mezzi di comunicazione di allora,
molte famiglie, anche quelle di chi sopravvisse,
non ebbero per ora informazioni sulla sorte dei
loro cari. A tarda notte il Ministero degli
Esteri contattò i familiari delle vittime. La
Juventus vinse quella coppa, ma negli annali
rimarrà il dolore e il lutto. Proprio nella
mattina di mercoledì 29 maggio, al Museo del
Calcio di Coverciano a Firenze, c’è stato un
incontro tra l’associazione dei familiari delle
vittime dell’Heysel, presieduta da Andrea
Lorentini, figlio di Roberto, e gli studenti
delle scuole, insieme anche al presidente del
Museo del Calcio Matteo Marani.
Fonte:
Lanazione.it © 29 maggio 2024
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Juventus, 39
anni dalla più grande tragedia del calcio
Giulia
Bucelli
La Juventus
e il mondo del calcio al gran completo oggi
ricordano il 39esimo anniversario da quella che
è stata una delle tragedie più grandi del
calcio.
Il 29 maggio
1985, lo stadio Heysel di Bruxelles fu teatro di
una tragica sequenza di eventi prima della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool. La violenza degli hooligans inglesi,
che si scagliarono contro un settore occupato
prevalentemente da tifosi italiani, portò alla
morte di 39 persone. La situazione degenerò
rapidamente a causa della scarsa preparazione
delle forze dell’ordine belghe, incapaci di
controllare la folla. I tifosi italiani,
terrorizzati, si ammassarono contro un muro che
crollò sotto la pressione, causando il tragico
bilancio di vittime. Nonostante l’orrore, l’Uefa
e le autorità belghe decisero di far giocare
comunque la partita per "motivi di ordine
pubblico". La Juventus vinse con un rigore di
Platini, ma la vittoria passò in secondo piano
di fronte alla tragedia. La serata causò una
crisi politica in Belgio e una riforma delle
norme di sicurezza negli stadi. Venticinque
tifosi del Liverpool furono estradati e
processati, 14 condannati per omicidio
volontario. L’Uefa fu condannata a risarcire le
vittime e le squadre inglesi furono squalificate
dalle competizioni europee per 5 anni. La
tragedia spinse all’adozione della Convenzione
europea sulla violenza e i disordini degli
spettatori durante le manifestazioni sportive.
JUVENTUS, IL
RICORDO DELLA STRAGE DI HEYSEL SUI SOCIAL - A
ricordare le vittime dell’Heysel è anche l’ex
giocatore bianconero Claudio Marchisio, nato un
anno dopo la strage. Tra i club che hanno
dedicato un post all’anniversario, ci sono il
Torino e il Pescara. Tra gli altri, il
caporedattore del Corriere della Sera Gianluca
Abate ha condiviso la struggente storia di un
giovanissimo tifoso juventino che perse la vita
quel giorno: Andrea, 11 anni. Juventus e
Liverpool hanno ricordato più volte gli eventi
del 29 maggio 1985, con targhe commemorative
nelle rispettive sedi e allo stadio Re
Baldovino, ex Heysel. Questa tragedia rimane una
ferita aperta, un monito affinché simili eventi
non si ripetano mai più. E le 39 persone morte
quel giorno resteranno impresse nella memoria
per sempre.
Fonte:
Calciostyle.it © 29 maggio 2024
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Racconti
dall’Heysel
di Vincenzo Di
Maso
Bruxelles, 29 maggio
1985. La Juventus, alla caccia della prima Coppa
Campioni della sua storia, si appresta ad
affrontare il Liverpool, la squadra più vincente
degli ultimi anni. Il teatro della contesa è lo
stadio Heysel di Bruxelles. L’impianto è vetusto
e mal organizzato. Travi, calcinacci e persino
pietre sono a portata di mano di qualsiasi
facinoroso fuori dallo stadio. Inoltre, vendita
di biglietti e assegnazione dei settori sono
gestite nel peggior modo possibile. Se fuori
dallo stadio procede tutto tranquillo, vista
l’ottima organizzazione da parte della polizia,
all’interno dell’Heysel procede tutto nel
peggiore dei modi e la tragedia si materializza.
Abbiamo raccolto alcune testimonianze di tifosi
della Juventus, che erano allo stadio Heysel di
Bruxelles quel maledetto 29 maggio 1985.
Matteo
Lucii di Mugello - "Avevo 17 anni.
L’eccitazione per la finale di Coppa Campioni
era immensa. Mi ritrovai da solo su questo
pullman, ma durante il lungo viaggio feci
conoscenza di tanti ragazzi. Fra questi un
ragazzo di Pistoia (ritrovato su facebook da
poco tempo), che sarà determinante nel salvarmi
la vita all’interno dello stadio. Tutti eravamo
a conoscenza delle "turbolenze" dei tifosi del
Liverpool. I famigerati "Hooligans" che già in
passato si erano resi autori di atti vandalici e
teppistici. Ma non credevo che sarebbero potuti
arrivare a tanto. Già quando arrivammo in città
la situazione sembrava ormai in mano ai tifosi
inglesi, che picchiavano gente alle fermate
degli autobus, spaccavano vetrine e soprattutto
riuscivano a far entrare dentro lo stadio,
spranghe bastoni e casse di birra a quantità
industriale. Già dall’esterno lo stadio appariva
logoro e fatiscente. Ma dentro era peggio.
C’erano pezzi di legno ovunque. Le gradinate
erano formate da "Sanpietrini" già spaccati o
che potevi spaccare con un semplice pestone. Per
non parlare delle reti di recinzione, autentiche
reti da pollaio. Insomma il luogo ideale per una
carneficina. Entrammo dentro lo stadio due ore
prima del match. Eravamo nella curva opposta a
quella della Juventus. La particolarità di
questa curva era che per metà era occupata dagli
inglesi e l’altra metà doveva essere destinata
ad un pubblico neutrale. E invece le agenzie di
viaggio avevano venduto i biglietti anche ai
tifosi della Juventus. Nel mezzo la famosa rete
da pollaio e 4 poliziotti che ben presto si
dileguarono. Io volevo stare lontano dai tifosi
del Liverpool e invece questo ragazzo di Pistoia
mi disse: "Matteo non ti preoccupare sono
esperto di Arti Marziali non aver paura. Ti
difendo io. Fu la mia salvezza, perché se fossi
andato verso il famoso muretto, che poi crollò,
molto probabilmente sarei morto anche io. Verso
le 19 gli inglesi ormai in preda dell’alcol
iniziano prima a lanciare oggetti verso di noi e
infine iniziano a caricare, spazzando via la
rete di divisione. Fu l’inizio della fine".
Tecla
Olivieri di Finale Ligure - "Fuori e
dentro lo stadio era una guerra, volavano pietre
ovunque: da quel giorno non ho mai più tifato
nessuna squadra di calcio". Sono queste le prime
parole di Tecla Olivieri, che il 29 maggio 1985,
insieme all’ex marito Domenico Coppa si trovava
allo stadio Heysel di Bruxelles. "In pochi
secondi - racconta Tecla - fu guerra. Io mi
trovavo nella parte alta del settore e quella fu
la nostra fortuna. Intorno a noi cominciò a
scatenarsi una battaglia, c’erano pietre
e mattoni che volavano ovunque, gente che
scappava. Io mi muovevo spinta dalla folla, non
toccavo
neanche i piedi per terra. Fortunatamente
- prosegue la donna - davanti a noi c’erano
quattro bambini. Una guardia venne a prenderli
per metterli in salvo, noi li seguimmo e
riuscimmo a uscire dallo stadio. Dopo di noi
chiusero le porte e per parecchie ore non
sapemmo la sorte dei nostri amici. Siamo corsi
verso il bus ma non ci hanno fatto salire: non
sapevamo cosa fare. Abbiamo iniziato, sempre
tenendoci per mano per paura di perderci, a
allontanarci dalla zona, alla disperata ricerca
di un mezzo pubblico. Ci siamo messi in mezzo
alla strada a sbracciare, ma nessuno ci ha
caricato. Dopo un po’ di tempo che vagavamo
abbiamo visto un taxi fermo. Dopo quella dei
bambini, questa è stata la seconda fortuna della
giornata. L’autista infatti era marocchino, ma
parlava perfettamente italiano perché aveva
lavorato per moltissimo tempo a Savona. Ci ha
spiegato che la corsa era stata prenotata da una
signora e che la stava appunto aspettando.
Quella signora, dopo essersi voltata e averci
guardato dal lunotto ha deciso di farci salire.
L’autista ci ha fatto togliere le sciarpe e,
dopo aver accompagnato lei in stazione, ci ha
portato in aeroporto". A quel punto poi la
signora Olivieri e il marito riuscirono a
telefonare alla famiglia in Italia: "Ho parlato
con mia madre, prosegue la signora, per qualche
secondo, giusto il tempo di rassicurarla e poi è
caduta la linea". E in aeroporto: "Dopo due ore
cominciano a arrivare i nostri amici, chi con la
camicia strappata, chi senza scarpe, chi ferito.
Qualcuno è partito con noi subito per rientrare
in Italia, qualcun altro era tra i feriti dello
stadio. Non potrò mai dimenticare quel giorno".
Fonte:
Persemprecalcio.it © 29 maggio 2024
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LA TRAGEDIA
- La Juve e la città hanno ricordato le 39
vittime dell'Heysel
Ieri, 39
anni dopo la tragica notte dell'Heysel, la Juve
e la città hanno ricordato le 39 vittime di
quella partita da incubo. Al cordoglio si sono
uniti il Torino e il Liverpool. Due momenti
commemorativi: alla biblioteca civica Italo
Calvino, con il presidente bianconero Gianluca
Ferrero e l'associazione Quelli di via
Filadelfia, e ai giardini di via Galimberti a
Grugliasco. In serata l'omaggio della Mole
Antonelliana, illuminata ad hoc. Le
commemorazioni proseguono oggi a Cherasco, con
una celebrazione ai giardini del Santuario
Madonna delle Grazie, e domenica al Monumento
Heysel di Reggio Emilia, con la partecipazione
di Sergio Brio.
Fonte:
Corriere di Torino © Timothy
Ormezzano © 30 maggio 2024
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"ECCO DOVE
SORGERÀ IL MONUMENTO"
"Un cuore
gigante per i 39 angeli dell'Heysel di
Bruxelles"
di Jessica
Scano
Il nuovo
monumento a ricordo delle 39 vittime della
strage dell'Heysel potrebbe sorgere a Torino
proprio nella piazzetta già dedicata alle
"Vittime dello stadio di Heysel, a pochi passi
da strada del Fortino. Ad annunciarlo, nel
giorno del 39esimo anniversario della tragedia
in cui morirono 39 tifosi bianconeri il 29
maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles,
poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei
Campioni tra la Juventus e il Liverpool, i
promotori dell'iniziativa, ovvero l'Associazione
familiari Vittime dell'Heysel", insieme
all'associazione "Quelli di...Via Filadelfia. La
realizzazione e la manutenzione del monumento
sono possibili grazie alla creazione di un
apposito capitolo regionale di 100mila euro. "In
questo 39esimo anniversario è significativo che
Torino con le risorse messe a disposizione dalla
Regione Piemonte sia vicina finalmente a
concretizzare un segno tangibile e perenne del
ricordo dei 39 angeli bianconeri
ha dichiarato l'assessore regionale
Maurizio Marrone. Per questo motivo sono
soddisfatto che il Comune abbia raccolto il
progetto delle associazioni promotrici e spero
che al più presto possano iniziare i lavori". Il
monumento formerà un cuore in ferro di 5 metri
per 4, intagliato con le frasi "Heysel, +39, Per
non dimenticare". "La piazzetta intitolata alla
tragedia di Bruxelles
hanno detto Beppe Franzo
dell'Associazione Quelli di...Via Filadelfia e
Fabrizio Landini dell'Associazione familiari
Vittime dell'Heysel
potrebbe diventare in prospettiva un vero
e proprio cuore pulsante in memoria delle
Vittime, permettendo di ospitare in un contesto
riqualificato le iniziative istituzionali e
sportive".
Fonte:
Cronaca Qui © 30 maggio 2024
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Heysel: il
restauro della memoria
di Roberto
De Frede
La memoria è
un’opera d’arte, un monumento costruito dentro
di noi che ha bisogno non di una semplice
ordinaria manutenzione per rimanere ben salda,
bensì di un continuo, doveroso e quotidiano
restauro, affinché si rinforzi e resti solida
nella nostra anima, per non dimenticare mai e
trarre insegnamento da ciò che è successo. Anche
se con grande dolore, l’uomo ha necessità di
rinnovare il ricordo, renderlo quasi nuovo,
presente, per comprendere ancor meglio ciò che è
stato, nel bene e nel male. Restaurare è
conservare, per quanto più tempo sia possibile,
per donare ai posteri la saggezza. Nella sua
Teoria del restauro Cesare Brandi, l’insigne
senese storico dell’arte, afferma che il
restauro è "il momento metodologico del
riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua
consistenza fisica e nella sua duplice polarità
estetica e storica, in vista della trasmissione
al futuro". L’uomo ha il dovere di restaurare la
memoria: è un suo diritto difendere l’ultimo
baluardo contro la cancellazione della coscienza
stessa. In una poesia di Primo Levi si legge
"meditate che questo è stato", un verso che
riflette tutto il valore e l’importanza della
memoria: non solo affinché ciò che è stato non
si ripeta, ma anche e soprattutto perché
l’impossibilità della rassegnazione all’orrore e
alla sua realtà continui a restare custodita nel
tempo di chi sopravvive. Le sue pagine hanno
svelato al mondo, con una prosa lucidissima e
asciutta, la sconvolgente vergogna dei campi di
concentramento, raccontata attraverso gli occhi
di un uomo impegnato nel preservare la propria
dignità sopravvivendo a una tragedia indicibile.
Scrive lo stesso Primo Levi che la sua scrittura
scaturisce dalla necessità che la memoria
storica non vada smarrita, e soprattutto da
"l’impossibilità di rassegnarsi al fatto che il
mondo dei lager sia esistito, che sia stato
introdotto irrevocabilmente nel mondo delle cose
che esistono e quindi sono possibili". Heysel:
una pagina del libro della storia del calcio da
cui non dovremo mai togliere il segnalibro della
memoria; un mostruoso monumento della vergogna.
Ciò che accadde quel 29 maggio di 39 anni fa,
durante la finale di Coppa dei Campioni tra la
Juventus e il Liverpool, deve essere per sempre
un terribile indimenticabile monito per le
generazioni future: non si può, non si deve
morire in uno stadio di calcio per una partita
di pallone. E quei 39 angeli assassinati non
devono essere uccisi di nuovo da luridi
sedicenti uomini spesso impuniti che ancora
oggi, con striscioni e cori sulle gradinate di
alcuni campi, tentano (invano ringraziando
Iddio!) di annullare la dignità di coloro che
esalarono l’ultimo respiro in terra belga,
continuando ad offendere in tal modo non solo i
morti, non solo i sopravvissuti dell’Heysel
lacerati nel cuore con ferite giammai
cicatrizzate, non solo i parenti di quelle
pietose anime, ma l’intera Umanità. Ripongo nei
giovani la speranza di un futuro in cui sia
ancora possibile scommettere sull’Uomo. Penso
che valga la pena di scommettere sull’Uomo,
perché se non ci fosse questa fiducia nell’Uomo
non varrebbe la pena di conservarsi e di
continuare a vivere.
Fonte:
Bianconeranews.it © 2 giugno 2024
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La leggenda
del Liverpool Lawrenson
racconta la
scioccante esperienza dell'Heysel
Il leggendario
difensore del Liverpool Mark Lawrenson ha
raccontato la sua orribile esperienza in
ospedale dopo l'incidente tragici eventi
dell'Heysel.
I
Reds incrociarono la Juventus nella finale della
Coppa dei Campioni del 1985. Anche se i
Bianconeri vinsero l'incontro, il risultato fu
oscurato dagli eventi calamitosi che si
verificarono prima del calcio d'inizio,
provocando la morte di 39 tifosi tra cui donne e
bambini. Nella sua intervista con Il podcast del
calcio italiano l'irlandese ha spiegato di
essersi ritrovato in un letto d'ospedale con una
spalla ferita, circondato dalle vittime del
disastroso evento e dalle loro famiglie,
sottolineando come sia dovuto fuggire sotto
copertura. Lawrenson ha anche rivelato come la
Juventus abbia cercato di ingaggiarlo insieme a
Ian Rush, anche se all'epoca ne sapeva poco.
Anche il 67enne ha espresso la sua
preoccupazione I ricorrenti problemi di forma
fisica di Federico Chiesa che potrebbe
ostacolare la sua carriera ad Anfield.
Fonte:
Mondocalcionews.it ©
17 Ottobre 2024
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Heysel-1985:
50 anni dopo, il calcio
si gioca
ancora circondato dai morti
Non
spiegatemi nulla. Non c'è bisogno di dirmi
niente. L'ho visto. So cos'è. Sento cos'è. Non
ho bisogno di indovinare nulla. È terribile. È
orribile. Fa venire i brividi. È vergognoso.
Molto di più che doloroso. È straziante. Nessuno
può spiegare o descrivere qualcosa del genere.
Deve essere vissuto. Essere lì. Non nelle
vicinanze, ma lì. Ero uno dei pochissimi
spagnoli che, nella notte del 29 maggio 1985, si
trovava allo Stadio Heysel di Bruxelles. Ho
assistito al crollo di uno spettacolo, a come
una celebrazione, la celebrazione del calcio, si
sia trasformata nel funerale del calcio. Ho
schivato cadaveri, coperti con giubbotti,
magliette, camicie, qualche coperta, nel
parcheggio dello Stadio Heysel per salire nella
cabina del grande, dell'immenso, del maestro
José Ángel de la Casa, che stava trasmettendo la
finale di Coppa Campioni tra Juventus e
Liverpool e che non sapeva, né poteva,
discernere cosa stesse accadendo. Lo avvertiva,
ma non poteva lasciare il microfono e cercare di
capire cosa stesse succedendo. Tutte le
comunicazioni erano state interrotte in tutto lo
stadio e pensai che il modo migliore per il mio
amico Luis Gómez, tornato nella redazione de El
País, per costruire un servizio per me fosse
raccontare a De la Casa, in diretta, ciò che
sapevo e che Luis potesse prendere appunti. E
così facemmo. José Ángel riuscì a informare, e
io firmavo, con la prodigiosa mano di Luis, un
rapporto straordinario. Più tardi, in hotel,
costruì l'epitaffio di un funerale. Era
agghiacciante, credetemi. È questo a cui pensavo
ieri sera quando fu confermato che, sì, Alavés e
Mallorca stavano aprendo la giornata di Liga a
Mendizorroza. "Questa partita non doveva essere
giocata", ha infine riconosciuto il vittorioso
Luis García. Prima di ciò, avevo visto Vicente
Moreno, un valenciano, completamente distrutto,
piangere in modo incontrollabile prima della
partita Osasuna-Valladolid. Il calcio è al di
sopra di tutto e di tutti. È il sentimento che
il circo non può, non deve, fermarsi. E ho
rievocato ancora una volta quell'atrocità di
Heysel. La partita si è giocata (la Juventus ha
vinto, grazie a un rigore inesistente
trasformato da Michel Platini) e, non solo, i
capitani Phil Neal e Gaetano Scirea presero il
microfono e dissero ai 60.000 spettatori:
"Giocheremo per voi". E giocarono, sì,
giocarono, con 39 cadaveri distesi nel
parcheggio dello stadio. Che tipo di materiale è
fatto il calcio per permettere una tale mancanza
di sensibilità ? 17 anni fa, in Sicilia, fuori
da una partita Catania-Palermo, un poliziotto,
Filippo Raciti, fu ucciso. Lo shock fu tremendo,
sì, ma, pochi giorni dopo, il calcio continuò.
Inoltre, Antonio Matarrese, allora presidente
della Lega Calcio, osò dire che "il calcio non
può essere fermato, i morti fanno parte del
sistema". Matarrese disse di più, sì, molto di
più: "Il calcio è un'industria. La FIAT si è
ripresa senza fermarsi". Quasi 50 anni dopo
quella terribile tragedia, nulla di comparabile
a Valencia, certo, ma molto, molto illustrativo
per il calcio mondiale, restiamo allo stesso
punto di partenza di irrazionalità (secondo la
RAE: comportamento irrazionale, nonsenso,
assurdità, follia, delirio, stravaganza), di
mancanza di sensibilità, empatia e buonsenso.
Fonte:
Footboom1.com © 2 novembre 2024
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In Belgio
l'Italia commemorerà le vittime dell'Heysel
In occasione
della trasferta a Bruxelles.
La
Nazionale commemorerà domani le vittime della
tragedia dell'Heysel. All'arrivo a Bruxelles,
dove giovedì si svolgerà Belgio-Italia valida
per la Nations League, una delegazione azzurra
composta dal presidente federale Gabriele
Gravina, dal ct Spalletti, dal capodelegazione
Buffone e dai giocatori si recherà allo stadio
"Re Baldovino", insieme ad alcuni rappresentanti
della Federazione belga, davanti alla lapide che
ricorda i 39 tifosi della Juventus che il 29
maggio 1985, nel pre-partita della finale di
Coppa dei Campioni fra la squadra bianconera e
il Liverpool, persero la vita sugli spalti dello
stadio per l'assalto degli hooligans inglesi e
il conseguente crollo di un muretto.
Fonte:
Ansa.it © 12
novembre 2024
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Si chiama Re
Baldovino ma è il tragicamente noto
Heysel:
l’Italia torna a Bruxelles dopo nove anni
di Luca
Cosentini
Nel 1985,
prima della finale di Coppa dei Campioni contro
il Liverpool, 39 tifosi juventini persero la
vita nell’impianto che ospiterà la sfida di
Nations League fra il Belgio e gli Azzurri di
Luciano Spalletti.
L’Italia
di Luciano Spalletti si appresta a scendere in
campo per le ultime due partite della fase a
gironi di UEFA Nations League. Basterà solamente
un punto agli Azzurri per essere certi di
partecipare alle Final Eight della competizione.
Il primo match point Donnarumma e compagni lo
hanno a disposizione nella sfida di Bruxelles
contro il Belgio di Domenico Tedesco, che
rispetto alla gara di andata dell’Olimpico
(terminata 2-2 con l’Italia in 10 uomini per più
di un tempo) avrà a disposizione anche Romelu
Lukaku. Italia e Belgio tornano ad affrontarsi
nella capitale belga a distanza di nove anni,
quando nel 2015 si disputò un incontro
amichevole. In quella occasione, la FIGC e la
Federazione belga, insieme alla Juventus e
all’Associazione dei familiari delle vittime
dell’Heysel, commemorarono il 30° anniversario
della tragedia deponendo dei fiori e una maglia
azzurra con il numero 39 sulle spalle. Proprio
in questo stadio, giovedì 14 novembre, le due
nazionali si ritroveranno di fronte per la
quinta giornata di Nations League. Lo stadio
della capitale nel 1985 fu teatro della tragedia
che portò alla morte di 39 tifosi juventini che
si trovavano nell’impianto per assistere alla
finale di Coppa Campioni fra Juventus e
Liverpool. Oggi l’impianto di Bruxelles, che
contiene poco più di 50mila persone, porta il
nome di Re Baldovino, a cui è stato intitolato
lo stadio dopo la sua morte nel 1993. A
Bruxelles, la Nazionale al completo renderanno
omaggio alle vittime della tragedia dell’Heysel.
Questo pomeriggio, intorno alle 18.45 il
presidente della FIGC Gabriele Gravina, il
capodelegazione della Nazionale Gianluigi Buffon
e il Ct Luciano Spalletti - insieme allo staff e
a tutti gli Azzurri - deporranno tre mazzi di
fiori (uno rosso, uno bianco e uno verde)
davanti alla lapide posta dove si trovava il
Settore Z, luogo in persero la vita i 39 tifosi
della Juve. Un momento di raccoglimento che
vedrà la presenza dei vertici della federazione
belga, delle autorità dello stato e delle
istituzioni locali nonché dell’Ambasciatrice
Italiana a Bruxelles Federica Favi.
Fonte:
Calcioefinanza.it © 13 novembre 2024
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Il dramma
dell’Heysel: 39 vittime in un
giorno di
sport che si trasformò in tragedia
La commemorazione del disastro
dell’Heysel del 1985 riunisce figure di spicco
per onorare le vittime e rinnovare l’impegno
verso la sicurezza negli eventi sportivi,
promuovendo unità e rispetto tra i tifosi.
La
commemorazione del disastro dell’Heysel del 1985
continua a unire le nazioni, rendendo omaggio
alle vittime di un evento che ha oscurato il
mondo dello sport. La cerimonia recente ha visto
la partecipazione di figure di rilievo del
calcio e della politica, evidenziando
l’importanza di ricordare quei tragici
avvenimenti e rinnovare l’impegno affinché
simili tragedie non si ripetano.
L’evento del 29 maggio
1985: una finale drammatica - Il 29 maggio 1985
rimarrà scolpito nella memoria collettiva come
uno dei giorni più bui della storia del calcio.
Nello stadio Heysel di Bruxelles si disputava la
finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e
il Liverpool, due delle squadre più blasonate
del panorama calcistico europeo. L’atmosfera era
elettrizzante, carica di aspettative e di
fervore sportivo. Tuttavia, quelle emozioni si
trasformarono rapidamente in angoscia e caos.
Poco prima dell’inizio della partita, un
incidente tra i tifosi delle due squadre
degenera in una violenta resa dei conti,
culminando in una serie di eventi catastrofici
che portano al collasso di una parte della
tifoseria
(NdR: FALSO STORICO !! Leggi
nota scontri
Associazione familiari vittime Heysel).
La struttura non è stata in grado di contenere
l’afflusso e la situazione si è rapidamente
deteriorata. Alla fine della serata, il bilancio
è tragico, con 39 vittime registrate, di cui 32
italiane, e oltre 600 feriti. Si trattava di
famiglie, amici e appassionati di calcio che
avevano solo desiderato assistere a un grande
evento sportivo. I dettagli di questo disastro
si intrecciano con le considerazioni sulle
responsabilità che ricadono su diversi attori
coinvolti, dalle autorità sportive ai servizi di
pubblica sicurezza, fino agli stessi tifosi.
Questo evento ha spinto le istituzioni a una
riflessione profonda sulle misure di sicurezza
necessarie per garantire un ambiente sicuro
durante le manifestazioni sportive.
Commemorazione del
disastro e messaggi di unità - Nella recente
cerimonia commemorativa organizzata per onorare
le vittime del disastro dell’Heysel, la ministra
dell’interno belga, Annalies Verlingen, ha
voluto trasmettere un messaggio forte e chiaro
di unità. "Ricordiamo e rendiamo omaggio oggi
insieme alla memoria di chi è morto", ha
dichiarato, sottolineando l’importanza di
mantenere viva la memoria di quelli che hanno
perso la vita in quella tragica serata. La
cerimonia è stata caratterizzata dalla presenza
di diverse figure di spicco del calcio, tra cui
il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, e
l’attuale capodelegazione della nazionale
italiana, Gianluigi Buffon. Anche il commissario
tecnico della Nazionale, Luciano Spalletti, e il
presidente della federazione belga Pascale Van
Damme, hanno partecipato all’evento, unendosi
per ribadire l’impegno collettivo nel promuovere
la sicurezza e la conviviale partecipazione agli
eventi sportivi. Il messaggio comune è uno solo:
lo sport deve unire e non dividere. L’obiettivo
di tali commemorazioni è anche quello di educare
le nuove generazioni sulla storia del calcio e
sulle sue tragedie, affinché eventi simili non
si ripetano mai più. La cultura sportiva deve
essere accompagnata da un senso di
responsabilità, inclusione e rispetto reciproco
tra i tifosi, affinché ogni partita possa essere
un’opportunità di celebrazione e non di
conflitto.
Riflessioni sul futuro
dello sport e della sicurezza - L’ombra del
disastro dell’Heysel continua a pesare non solo
sul calcio ma su tutti gli sport. Ogni evento di
grande portata deve essere progettato con
attenzione ai dettagli della sicurezza, affinché
la tragedia di Bruxelles non venga mai
dimenticata. Le autorità sportive, in
collaborazione con le forze di polizia e le
istituzioni locali, hanno il compito di
garantire che tutti i tifosi possano godere
delle competizioni sportive in un ambiente
sereno e protetto. A lungo termine, è
fondamentale sviluppare programmi di
sensibilizzazione per i tifosi, evidenziando
l’importanza del fair play, del rispetto e della
tolleranza tra i gruppi di sostenitori. Inoltre,
le tecnologie moderne possono e devono essere
utilizzate per migliorare le misure di
sicurezza, garantendo che ogni stadio sia
attrezzato per affrontare qualsiasi situazione
emergenziale. La memoria delle vittime del
disastro dell’Heysel ci ricorda che ogni evento
sportivo non è solo una competizione, ma
un’opportunità per riflettere sui valori
fondamentali dello sport: rispetto, unità e
passione. Lavorando insieme, si può sperare di
ricreare un ambiente in cui tali tragedie non
abbiano più spazio.
Fonte:
Ilvaporetto.com © 13 Novembre 2024
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Belgio-Italia,
cosa c'è oggi all'ex Heysel sotto la curva Z:
il ricordo del
primo omaggio degli azzurri per la strage
dell'85
di Fabrizio
Piccolo
La nazionale
torna nello stadio che fu teatro di una delle
più grandi tragedie del calcio prima della
finale di Coppa Campioni Juventus-Liverpool.
Era
un mercoledì, era il 29 maggio 1985 quando allo
stadio Heysel di Bruxelles, poco prima
dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool, successe l’apocalisse
dopo l’aggressione degli ultrà inglesi ai tifosi
bianconeri, agguato in cui morirono 39 persone,
di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre
600. Le cancellate che cedono, le persone che si
ammassano l’una sull’altra e restano
schiacciate, il sangue, la paura, il dolore.
Stasera l’Italia torna in quello stadio per
affrontare il Belgio e i ricordi affiorano
tristi.
L’Heysel si
chiama oggi stadio Re Baldovino - Oggi
quello stadio non si chiama più Heysel ma stadio
Re Baldovino. Un nuovo nome nel tentativo di
cancellare le tracce di un misfatto che grida
ancora giustizia. Dal 2000, in occasione della
fase finale dell’Europeo, all’interno
dell’impianto e in corrispondenza con la
famigerata curva Z dove scoppiò la tragedia è
stata posta un’anonima targa commemorativa: su
una semplice lapide in marmo nero sono
rappresentate, come in una riga geometrica, 39
tacche come simbolo delle 39 vittime. Un po’
poco per lavarsi la coscienza.
L’omaggio
degli azzurri - Ieri la Nazionale (che
domani giocherà col Belgio in Nations League) ha
reso omaggio alle vittime della tragedia
dell’Heysel. Intorno alle 18.45, l’orario in cui
nel 1985 scoppiò l’inferno, il presidente della
FIGC Gabriele Gravina, il capodelegazione della
Nazionale Gianluigi Buffon e il Ct Luciano
Spalletti - insieme allo staff e a tutti gli
Azzurri - hanno deposto tre mazzi di fiori (uno
rosso, uno bianco e uno verde) davanti alla
lapide posta dove si trovava il Settore Z. Nove
anni fa, in occasione dell’ultima amichevole con
il Belgio disputata dalla Nazionale a Bruxelles
il 13 novembre 2015, la FIGC e la Federazione
belga, insieme alla Juventus e all’Associazione
dei familiari delle vittime dell’Heysel,
commemorarono il 30° anniversario della tragedia
deponendo dei fiori e una maglia azzurra con il
numero 39 sulle spalle.
Heysel, il ricordo unisce: tutta Italia
celebra le vittime - Tanti i messaggi
sui social in memoria dei 39 morti di Bruxelles
del 29 maggio 1985, in occasione della finale di
Coppa Campioni tra Juve e Liverpool.
La prima volta
a Euro 2000, azzurri commossi - La
prima volta che gli azzurri giocarono nello
stadio Re Baldovino fu il 14 Giugno del 2000,
Belgio - Italia per gli Europei in
Belgio-Olanda. Si seppe dopo che l’UEFA rifiutò
la richiesta italiana di apporre la fascia nera
al braccio, di una serrata lotta con la FIGC per
avere la possibilità di ricordare quanto occorso
tre lustri prima. Della richiesta di una
commemorazione riservata solamente a Maldini,
capitano azzurro, e a Conte, omologo juventino,
seguita dal doveroso rifiuto della delegazione
azzurra, diretta in massa verso una basica
lapide marmorea recitante una data, quella del
29 Maggio 1985, e un generico "in memoriam".
Prima del match, alle 19.15, tutta la nazionale
esce dal suo spogliatoio, entra nello stadio e,
invece di dirigersi come al solito sul prato
verde, gira a sinistra e s’incammina sul rosso
della pista di atletica. Il mazzo di 39 rose
bianche lo porta Paolo Maldini ma aspetterà poi
Conte per deporre i fiori insieme. Dietro a
loro, allargati su tutte le corsie, giocatori e
dirigenti mescolati camminano col volto serio,
molti con gli occhi bassi. Ci sono tutti: con
Zoff, Riva, Nizzola e il resto dello staff ecco
Del Piero e Totti, Cannavaro e Ambrosini, Toldo
e Abbiati. Nel minuto che ci mettono ad arrivare
lì, il disc-jockey dello stadio non ha nemmeno
la sensibilità di spegnere gli altoparlanti, dai
quali continua a martellare la disco-music di "American pie". In molti si fanno il segno della
croce, mentre i fiori vengono appoggiati sotto
alla lapide, e i pochi tifosi belgi già presenti
nella curva corrono ad applaudire la scena. Una
breve preghiera, poi il corteo riprende la
strada dello spogliatoio. Stasera si torna lì,
in quel luogo della memoria e del dolore.
Trentanove anni dopo. Trentanove come quei
tifosi che cercavano la gioia e trovarono la
morte.
Fonte:
Sport.virgilio.it © 14 Novembre 2024
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Stadio Heysel,
dalla strage in Juve-Liverpool
alla
ricostruzione fino al cambio del nome: la storia
di Andrea
Pescari
Lo Stadio
Heysel, oggi conosciuto come Stadio Re
Baldovino, è un impianto sportivo a Bruxelles,
in Belgio, stasera giovedì 14 novembre teatro
del match di Uefa Nations League tra Italia e i
Diavoli Rossi, in onda su Rai 1.
Storia
- Costruito tra il 1929 e il
1930, fu inaugurato il 23 agosto 1930 come Stade
du Jubilé per celebrare il centenario
dell'indipendenza belga. La scelta della sua
ubicazione sull'altopiano dell'Heysel mirava a
valorizzare la zona in vista dell'Esposizione
Internazionale di Bruxelles del 1935.
Inizialmente, lo stadio poteva ospitare fino a
70.000 spettatori e ha svolto un ruolo centrale
nella vita sportiva e culturale della città fino
allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni '70, lo stadio subì una prima
ristrutturazione, seguita da un intervento
completo tra il 1994 e il 1995, quando fu
ribattezzato Stadio Re Baldovino in onore del re
Baldovino del Belgio. Oltre a eventi calcistici,
ha ospitato competizioni di atletica leggera e
incontri di rugby, diventando un luogo versatile
per manifestazioni sportive.
La tragedia
dell'Heysel - Il 29 maggio 1985,
lo stadio divenne tristemente famoso per la
strage dell'Heysel, avvenuta durante la finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Prima dell'inizio della partita, un assalto da
parte di hooligan inglesi portò a un panico
generalizzato tra i tifosi italiani. Il muro di
contenimento cedette sotto la pressione dei
tifosi, causando la morte di 39 persone e
ferendone oltre 600. Questo evento è considerato
uno dei più gravi disastri nella storia del
calcio europeo e ha avuto ripercussioni
significative sulla sicurezza negli stadi. Dopo
la tragedia, ci furono indagini che attribuirono
la responsabilità principalmente ai tifosi del
Liverpool, ma anche alla scarsa preparazione
delle forze dell'ordine e alle condizioni
fatiscenti dello stadio. L'evento ha lasciato
una ferita profonda nel mondo del calcio,
portando a cambiamenti nelle politiche di
sicurezza negli eventi sportivi. Ogni anno si
commemorano le vittime con cerimonie che
ricordano l'importanza della sicurezza negli
stadi.
Dopo la
tragedia - Lo stadio fu
sottoposto a una ristrutturazione completa tra
il 1994 e il 1995. Questo intervento mirava a
soddisfare i nuovi standard di sicurezza imposti
dalla legge e dall'UEFA, trasformando l'impianto
in uno spazio più sicuro per gli spettatori. Fu
ribattezzato Stadio Re Baldovino in onore del re
del Belgio, Baldovino I, che era morto nel 1993.
La strage dell'Heysel ha spinto le autorità a
prendere misure drastiche per migliorare la
sicurezza negli stadi. Le riforme hanno incluso
l'implementazione di controlli più severi sugli
accessi, l'adeguamento delle strutture esistenti
e una maggiore presenza di forze dell'ordine
durante gli eventi sportivi. Questi cambiamenti
hanno contribuito a rendere gli stadi europei
più sicuri rispetto al passato.
Fonte:
Corrieredellumbria.it © 14 Novembre 2024
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La Nazionale
Italiana commemora le vittime della strage
dello stadio
Heysel prima della partita con il Belgio
di Roberta
Balbo
La
Nazionale Italiana di calcio ha reso omaggio
alle vittime della tragica strage dello stadio
Heysel in occasione della recente partita contro
il Belgio. Il drammatico episodio, avvenuto il
29 maggio 1985, ha segnato indelebilmente la
storia del calcio europeo, causando la morte di
39 persone, tra cui 32 italiani, a causa dei
disordini scoppiati prima della finale di Coppa
dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Questo
gesto di rispetto e memoria ha avuto luogo prima
dell’incontro, sottolineando l’importanza di
ricordare eventi così tragici nel contesto degli
sportivi e dei tifosi.
Ricordo del
tragico evento - La strage dello
stadio Heysel, ora conosciuto come "Re
Baldovino", è una delle pagine più oscure della
storia del calcio. Durante i disordini,
scoppiati fra i tifosi britannici e italiani, si
sviluppò una calca mortale che portò alla
perdita di vite innocenti. Una situazione che
colpì nel profondo non solo le famiglie delle
vittime, ma anche il mondo dello sport. Prima
della competizione agonistica contro il Belgio,
la Nazionale Italiana ha voluto commemorare
coloro che hanno perso la vita in quel fatidico
giorno. Un gesto significativo che ha visto la
deposizione di tre mazzi di fiori, uno rosso,
uno bianco e uno verde, davanti alla lapide
dedicata alle vittime, collocata accanto al
tristemente noto Settore Z. Questo tributo non
solo onora la memoria delle vittime, ma serve
anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sui
pericoli della violenza nei brand sportivi. La
partecipazione della squadra azzurra e la
presenza di tifosi in segno di rispetto hanno
rinforzato il messaggio che il calcio deve
essere un gioco di unione, non di divisione.
La
difficile telecronaca di Bruno Pizzul -
In mezzo a questa tragica commemorazione, è
impossibile non ricordare la telecronaca di
Bruno Pizzul, che ha raccontato quella
drammatica serata. Le sue parole hanno
accompagnato gli spettatori italiani in un
momento di profonda angoscia. Professionista del
settore, Pizzul si trovava a dover informarci
sugli eventi straordinari e devastanti, con un
impatto emotivo che trascendeva il normale
racconto sportivo. La telecronaca si svolse in
un clima di confusione e dolore. A poco
dall’inizio della partita, con la mente non
completamente concentrata sugli eventi futuri,
Pizzul si trovò a dover annunciare un bilancio
drammatico: "Purtroppo ho una notizia che debbo
dare. È ufficiale, viene dalla UEFA. Ci sono 36
morti". Queste parole, pronunciate con un tono
sommesso e carico di emozione, evidenziarono la
gravità di quanto stava accadendo. Non solo una
notizia sportiva, ma la rivelazione di una
tragedia nazionale. Pizzul, nel suo racconto, si
trovò a dover prendere decisioni difficili.
Rifiutò il microfono a due giovani tifosi che
desideravano rassicurare le loro famiglie, per
non amplificare l’angoscia di chi stava seguendo
la trasmissione. Una scelta drammatica,
accettata con il tempo dai ragazzi, che capirono
la necessità di mantenere il focus su
un’emergenza collettiva.
La partita
sospesa ma inevitabile -
Nonostante la tragedia, le autorità civili e
calcistiche presero la controversa decisione di
procedere con la partita. La valutazione delle
condizioni di ordine pubblico portò al rinvio
dell’inizio del match di un’ora e 25 minuti. Una
scelta che alimentò dibattiti e critiche, dato
il contesto drammatico di violenza e perdita.
Tuttavia, i funzionari insistettero sul fatto
che la partita doveva andare avanti, nonostante
la consapevolezza che fosse successo qualcosa di
gravissimo. Nello stadio, si era diffusa una
certa apprensione. Pur rendendosi conto della
gravità della situazione, i tifosi non avevano
informazioni chiare su quanto fosse accaduto.
L’atmosfera era carica di tensione mentre gli
spettatori cercavano risposte fra le notizie
confuse che arrivavano. La finale, in tale
situazione, era diventata quasi un evento
secondario. La celebrazione di questa partita
non fu mai impostata come un trionfo sportivo,
ma piuttosto come una riflessione su quanto
accaduto e come un monito per il futuro. Questa
drammatica serata ha lasciato un’eredità di
rinnovato impegno per garantire la sicurezza
negli eventi sportivi, creando un impatto che
continua a influenzare le misure di prevenzione
oggi.
Fonte:
Ecodelcinema.com © 15 Novembre 2024
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L'omaggio alla
strage dell'Heysel e quella diretta di Bruno
Pizzul
di Aldo Grasso
Prima della
partita contro il Belgio, la Nazionale italiana
ha reso omaggio alle vittime di quel 29 maggio
1985.
Prima
della partita contro il Belgio, la Nazionale
italiana ha reso omaggio alle vittime della
strage dello stadio Heysel, ribattezzato ora "Re
Baldovino". Era il 29 maggio 1985 e nella calca
morirono 39 persone (32 italiani) a causa dei
disordini scoppiati prima dell’inizio della
finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e
Juventus. Gli azzurri hanno deposto tre mazzi di
fiori (uno rosso, uno bianco e uno verde)
davanti alla lapide posta accanto al tristemente
famoso Settore Z. È stata la più drammatica
telecronaca di calcio, il racconto soffocato di
una tragedia, la più difficile prova
professionale per Bruno Pizzul. Le parole gli
uscivano a fatica, il tono era sommesso, la
mente non era certo concentrata sul campo da
gioco perché continuavano ad arrivargli confuse
notizie sull’accaduto. Alle 22 passate, mentre
si sta mestamente iniziando a giocare, queste le
parole di Pizzul: "Purtroppo ho una notizia che
debbo dare. È ufficiale, viene dalla Uefa. Ci
sono 36 morti" e, dopo una lunga pausa di
silenzio: "È una cosa rabbrividente, inaudita. E
per una partita di calcio". Il collegamento si
chiude con le immagini della Juve che regge la
coppa e, in sovrimpressione, i numeri a cui i
telespettatori possono rivolgersi per avere
informazioni sulla sorte dei propri parenti
presenti allo stadio di Bruxelles. Pizzul ha
raccontato più volte che, nei convulsi momenti
della tragedia, ha dovuto a malincuore rifiutare
il microfono a due ragazzi che volevano
rassicurare le rispettive famiglie; il tutto per
non gettare nell’angoscia migliaia di altri
italiani, in quel momento all’ascolto per avere
notizie dei propri cari. Un atto che
all’apparenza poteva sembrare crudele, compreso
in seguito da quei ragazzi con cui ha continuato
ad avere contatti. Di fronte alla strage,
all’interno dello stadio non c’era grande
consapevolezza di quanto fosse avvenuto. Si
capiva che era successo qualcosa di grave ma non
si sapeva esattamente cosa. Le autorità civili e
calcistiche, per motivi di ordine pubblico,
decisero comunque di far giocare la partita. Il
fischio d’inizio venne rinviato di un’ora e 25
minuti.
Fonte:
Corriere.it
© 15 Novembre 2024
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L’ultimo
stadio
di Alberto Caprotti
Il primo ricordo è che
faceva caldo. Quell’umido sospeso, che fa
intuire che qualcosa debba accadere per forza.
Telefono al giornale: ci sono dei morti. Fecero
fatica a credermi, in tv non lo avevano detto,
non ancora. La sera del 29 maggio 1985 il calcio
ha smesso per sempre di essere un gioco.
Juventus e Liverpool, finale di Coppa Campioni.
Lo stadio Heysel per fortuna oggi non c’è più:
crepato, senza posti numerati, privo di
qualunque sistema di sicurezza. Lo scriveremo
dopo, guardando un tappeto di cadaveri. E
sarebbe stato meglio accorgersene prima. Eravamo
lì per una partita di calcio. Quella che è
diventata poi una guerra: 39 morti, quasi tutti
italiani, molti con il torace schiacciato contro
i muri di recinzione, altri con la gola aperta
dalle punte metalliche che chiudono le
transenne. Spinti in fuga dal terrore di vedersi
arrivare addosso decine di inglesi ubriachi che
stipati nel loro settore sfondarono transenne
fragili come reti di zucchero cristallizzato. A
Bruxelles sono tornato altre volte. Grigia,
piove quasi sempre, più triste di un funerale
nella nebbia. Colpa di quell’ultimo stadio. Di
uomini, donne e ragazzi che non ci sono più. E i
loro parenti costretti a convivere con un nome,
Heysel, e con la stupidità degli uomini. Come i
genitori di Giuseppina Conti, di Arezzo, morta a
17 anni, che mesi dopo si videro recapitare dal
Belgio il conto dell’ambulanza.
Fonte:
Avvenire.it
© 30 novembre 2024
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Heysel, nascerà il
memoriale Juve: ora è ufficiale, ecco dove e come sarà
Il Comune di Torino ha
approvato l'opera: il club bianconero ha scelto il nome
e la zona dove costruirlo. Tutti i dettagli.
Ricordare,
ma non lasciarsi travolgere dal dolore della perdita,
rielaborando il lutto con lo sguardo volto al futuro e a
una nuova speranza di rinascita. È da questa volontà che
prenderà vita "Verso Altrove", l'opera che la Juventus
dedicherà alla memoria della tragedia dell'Heysel, di
cui il 29 maggio 2025 ricorreranno i quarant’anni. Il
progetto, affidato a Luca Beatrice, critico d’arte e
presidente della Quadriennale di Roma e realizzato da
Luca Vitone, artista di fama internazionale, è stato
definitivamente approvato dalla Città di Torino e sarà
realizzato nei prossimi mesi in un'area verde di circa
duemila metri quadrati nei pressi di Strada della Continassa, a poche decine di metri dall'Allianz Stadium,
dal Training Center e dalla sede del club. Juve, ecco
"Verso Altrove": il progetto - Dal manto erboso,
impreziosito da alberi di Ginko Biloba e cespugli di
lavanda, si ergerà una pedana di sessantacinque metri
dalla leggera forma di spirale centrifuga, innalzandosi
a più di tre metri da terra. Una struttura leggera,
architettonicamente semplice, al cui interno verrà
posizionata una luce al neon lungo tutto il percorso,
permettendo così all’opera di essere visibile anche da
notevole distanza, nell'oscurità. Al termine della
rampa, rivolto verso il paesaggio antistante, sarà
posizionato un cannocchiale con lenti montate al
contrario in modo da allontanare il fuoco
sull'orizzonte. Un chiaro invito a guardare lontano,
verso l'assoluto. La stessa scelta delle specie arboree
che verranno piantate è fortemente simbolica: la lavanda
rimanda al richiamo olfattivo di sensazioni oniriche,
spesso presenti nelle opere di Vitone, mentre il Ginko
Biloba è un albero antichissimo, le cui origini
risalgono a milioni di anni fa, all'era mesozoica,
considerato un fossile vivente a rappresentare la
resistenza, la sintesi nella sua linfa di passato e
futuro. Verso altrove non sarà quindi soltanto un
memoriale, ma un luogo e un oggetto poetico, un panorama
che diventerà spazio attivo e inviterà il pubblico a
ricordare ciò che è stato, in un ideale percorso di
ascesi, teso al futuro, alla vita. All'altrove.
Fonte:
Tuttosport.com
© 9 dicembre 2024
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L'omaggio
della Juventus alle vittime dell'Heysel:
verrà
costruito un monumento nell'area della
Continassa
La
Juventus, nei prossimi, mesi dedicherà un
memoriale alle 39 vittime della notte tragica
dello Stadio Heysel a Bruxelles, proprio in
occasione del 40° anniversario di uno dei
momenti più tragici e dolorosi nella storia del
club bianconero. Il progetto, che prenderà forma
nei prossimi mesi, verrà realizzato proprio alla
Continassa, in un'area verde di circa duemila
metri quadrati e pochissima distanza
dall'Allianz Stadium, teatro delle partite
casalinghe dei bianconeri. Un'opera d'arte
dedicata alle 39 vittime della strage
dell’Heysel a Bruxelles era infatti uno degli
gli impegni assunti dalla Juventus, che a
proprie cure e spese, realizzerà un ricordo
struggente e allo stesso tempo toccante, da
collocare nell'area della Continassa. Che
cambierà, ancora, e sempre grazie al club
bianconero.
Il memoriale
dell'Heysel: il comunicato della Juventus -
"Attraverso un comunicato ufficiale apparso sul
proprio sito, la Juventus ha illustrato la
realizzazione del monumento che omaggerà le
vittime dell'Heysel: "Ricordare, ma non
lasciarsi travolgere dal dolore della perdita,
rielaborando il lutto con lo sguardo volto al
futuro e a una nuova speranza di rinascita. È da
questa volontà che prenderà vita Verso Altrove,
l'opera che la Juventus dedicherà alla memoria
della tragedia dell'Heysel, di cui il 29 maggio
2025 ricorreranno i quarant’anni anni. Il
progetto, affidato a Luca Beatrice, critico
d’arte e presidente della Quadriennale di Roma e
realizzato da Luca Vitone, artista di fama
internazionale, è stato definitivamente
approvato dalla Città di Torino e sarà
realizzato nei prossimi mesi in un'area verde di
circa duemila metri quadrati nei pressi di
Strada della Continassa, a poche decine di metri
dall'Allianz Stadium, dal Training Center e
dalla sede del club. Dal manto erboso,
impreziosito da alberi di Ginko Biloba e
cespugli di lavanda, si ergerà una pedana di
sessantacinque metri dalla leggera forma di
spirale centrifuga, innalzandosi a più di tre
metri da terra. Una struttura leggera,
architettonicamente semplice, al cui interno
verrà posizionata una luce al neon lungo tutto
il percorso, permettendo così all’opera di
essere visibile anche da notevole distanza,
nell'oscurità. Al termine della rampa, rivolto
verso il paesaggio antistante, sarà posizionato
un cannocchiale con lenti montate al contrario
in modo da allontanare il fuoco sull'orizzonte.
Un chiaro invito a guardare lontano, verso
l'assoluto. La stessa scelta delle specie
arboree che verranno piantate è fortemente
simbolica: la lavanda rimanda al richiamo
olfattivo di sensazioni oniriche, spesso
presenti nelle opere di Vitone, mentre il Ginko
Biloba è un albero antichissimo, le cui origini
risalgono a milioni di anni fa, all'era
mesozoica, considerato un fossile vivente a
rappresentare la resistenza, la sintesi nella
sua linfa di passato e futuro. Verso altrove non
sarà quindi soltanto un memoriale, ma un luogo e
un oggetto poetico, un panorama che diventerà
spazio attivo e inviterà il pubblico a ricordare
ciò che è stato, in un ideale percorso di
ascesi, teso al futuro, alla vita. All'altrove".
L'area Continassa e
l'accordo tra Città di Torino e Juventus - Nella
seduta dello scorso 19 marzo, infatti, la Giunta
Comunale di Torino ha approvato l’atto di
assoggettamento all'uso pubblico delle aree
destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e
parcheggi a raso nell’ambito "4.25 Continassa".
Cosa prevede? Un patto tra la Città, Ream e
Juventus per l’assoggettamento all’uso pubblico
delle aree per 31.527 metri quadrati
complessivi, di cui 15.400 destinati a verde,
9.937 adibiti a parcheggi pubblici a raso e
viabilità di collegamento e 6.190 metri
quadrati. Tutto destinato a piazza pubblica. La
Juventus gestirà a proprio carico l'intera zona,
regalando anche un ricordo speciale, per la
storia del club e per i tifosi.
Fonte:
Ilbianconero.com
© 9 dicembre 2024
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