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ARTICOLI HEYSEL 2024
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2024
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2024
 

Heysel 1959

di Domenico Laudadio

Mi è capitato d’incrociare un video in bianco e nero dell’Archivio Luce che immortala la cerimonia di chiusura delle giornate internazionali cattoliche allo Stadio Heysel di Bruxelles il 24 settembre 19598 davanti a 70.000 persone. 36 Paesi del mondo i partecipanti all’evento svoltosi alla presenza di Re Baldovino e del Cardinale italiano Siri. Pensare che neanche tanta devozione è bastata a scongiurare l’autentica maledizione di questo famigerato impianto sportivo quale infausto catino di morte la sera del 29 maggio 1985. Un contrasto stridente fra il passato e la storia recente che sembra burlarsi della cruenta mattanza causata dalla teppaglia britannica in quei primitivi scenari ludici di spensieratezza di natura religiosa. Allora verrebbe spontaneo chiedersi dove fosse finito Dio in quella sera tragica di maggio data la sua familiarità con il luogo ? Ma a questa domanda risposta non c’è. Fonte: Saladellamemoriaheysel.it © 29 gennaio 2024

 

Daspo e Heysel

di Enrico Ferrero

Ricordate l'avvocato fiorentino che con il suo bambino andò ad agitare la sciarpa del Liverpool sotto il settore ospiti di Fiorentina-Juventus ? Non solo si è preso due anni di DASPO ma ha fatto ricorso al TAR e poi al Consiglio di Stato perdendoli entrambi. Quindi non  è vero, come sostengono alcune testate online fiorentine, che il DASPO sia stato revocato. In questo modo anzi ha permesso al TAR della Toscana di stabilire una serie di principi per cui dileggiare i 39 angeli da oggi comporta almeno il DASPO. Ora chiunque inneggi al Liverpool o offenda la memoria dei caduti dovrà essere individuato e daspato. Vi riporto solo un paio di brani della sentenza tanto per darvi un'idea di ciò che dice: "avendo egli posto in essere una condotta particolarmente odiosa e fortemente provocatoria nei confronti della tifoseria juventina" … "il simbolico ma inequivoco richiamo alla mente dei tifosi juventini dei tragici fatti dell’Heysel determinato dal comportamento quantomeno inavveduto dell’odierno ricorrente - il quale ha, agli occhi dei tifosi, simpatizzato per gli autori di quella strage - era certamente idoneo a suscitare rabbia e indignazione e non certo ilarità, e dunque a cagionare una reazione violenta da parte dei tifosi juventini". Fonte: Facebook (Pagina Autore) © 27 febbraio 2024

 

Giustizia per l’Heysel: il Consiglio di Stato conferma la condanna

Un avvocato fiorentino, tifoso della Fiorentina, ha impugnato un DASPO di due anni ricevuto per aver indossato la maglia del Liverpool e gesticolato animatamente sotto il settore ospiti dello stadio Artemio Franchi dopo la partita Fiorentina-Juventus del 3 settembre 2022. Un atto che, secondo il TAR Toscana, era "particolarmente odioso e provocatorio" nei confronti della tifoseria juventina, richiamando alla mente la tragedia dell’Heysel del 1985. Il comportamento del tifoso viola, definito "quanto meno inavveduto" dal TAR, non solo era oltraggioso verso le vittime della strage e i loro familiari, ma rappresentava un’istigazione alla violenza. Le sue provocazioni, associate ai colori del Liverpool, squadra rivale della Juventus coinvolta negli *scontri del 1985, poteva oltretutto scatenare una reazione furiosa tra i tifosi bianconeri, con gravi rischi per la sicurezza pubblica. Fortunatamente il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva del DASPO presentata dall’avvocato, decisione che di fatto conferma la sentenza del TAR Toscana, e che rappresenta quindi un passo avanti importante nella lotta contro l’odio e la violenza negli stadi. La speranza ora è che il Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sul ricorso dell’avvocato entro 45 giorni dalla data dell’8 Febbraio, confermi in toto la sentenza del TAR. Sarebbe un ulteriore segnale importantissimo per chi si batte da quasi 40 anni chiedendo semplicemente il rispetto per la memoria di chi ha perso la vita in una tragedia che non deve mai essere dimenticata. Inutile sottolineare come in una società civile sembri addirittura assurdo dover arrivare a questo, ma quello a cui abbiamo assistito in questi decenni è sotto gli occhi del mondo intero. Quello che lascia sbigottiti è che un professionista della legge, si suppone dunque un uomo anche di cultura, arrivi a ricorrere a più gradi di giudizio nella pretesa di difendere un proprio presunto diritto ad offendere la memoria delle vittime di una tragedia, e di odiare chi non tifa la sua squadra. La sua pretesa di "diritto all’odio" è un insulto alla memoria e un’offesa ai principi di civiltà e di rispetto che dovrebbero essere alla base di ogni società democratica. La decisione del TAR Toscana è un segnale positivo che la giustizia sta finalmente muovendosi nella giusta direzione. Le istituzioni hanno il dovere di condannare fermamente questo tipo di comportamento e di punire severamente i responsabili. Non possiamo permettere che l’odio e la violenza diventino la norma nel calcio o in qualsiasi altro ambito della nostra vita. Dobbiamo ribellarci a questa cultura di intolleranza e discriminazione. Dobbiamo difendere i valori del rispetto, della memoria e della convivenza civile. Solo così potremo costruire un futuro migliore per lo sport che amiamo e per la nostra società. Fonte: Fondazionejb.com © 29 febbraio 2024 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel

 

Bodnari, Per non dimenticare Heysel:

"In questo momento ci manca l'unione"

di Fabiola Graziano

Ospite del primo evento community organizzato da Fondazione Identità Bianconera e lo Juventus Official Fan Club di Crescentino, la presidente del Comitato "Per non dimenticare Heysel" Iuliana Bodnari è intervenuta ai microfoni di Franco Leonetti e di BianconeraNews. Queste le sue parole: "Per gli amici i chilometri che si percorrono sono sempre pochi. Conosco bene il presidente del club di Crescentino Antonio Ginipro, di cui sono stata ospite già alla serata dello scorso giugno. Siamo rimasti in contatto e ci fa molto piacere quando ci coinvolge. Questa è una serata per stare tutti uniti, che è quello che in questo momento ci manca. Un'unione che qui ritroviamo insieme agli amici della Fondazione e del club, a cui noi non facciamo mancare il nostro sostegno". Fonte: Bianconeranews.it © 2 marzo 2024

 

Verona-Juventus, la denuncia dalla tribuna:

"Caccia allo juventino e inneggiamenti all’Heysel"

Televisioni, giornali, siti web, come il nostro. Media tradizionali, ma non solo: il mondo del calcio, come d’altronde tutto ciò che ci circonda, si trasforma e si ibrida. Un esempio è il racconto delle partite: non solo pagelle, cronache e commenti, ma anche blog e contenuti social prodotti da vari "content creator". Un fenomeno così in crescita ed in espansione che, spesso, sono le stesse società a invitarli negli stadi. Tra questi c’è una coppia di tifosi che sul web prendono il nome di "ManuAle del calcio" e si descrivono simpaticamente così: "Siamo Manu e Ale, una coppia innamorata quasi quanto Allegri e De Sciglio". In uno dei loro ultimi video pubblicati su Youtube - Vi raccontiamo la nostra BRUTTA ESPERIENZA allo stadio - parlano della loro presenza al Bentegodi per Hellas Verona-Juventus. Come intuibile dal titolo del video, un’esperienza tutt’altro che positiva. Nei quasi 9 minuti di racconto, emerge un clima di caccia allo juventino nella tribuna est dello stadio scaligero, con aggressioni verbali atte a intimorire i presenti non riconosciuti come tifosi della squadra di casa. A tutto questo si aggiunge il becerume e i continui riferimenti all’Heysel. Manu e Ale, ancora, raccontano di essere stati contattati da altri tifosi che, sempre al Bentegodi, hanno assistito o sono stati vittime degli stessi comportamenti. Infine, un raggio di luce: "Ci teniamo a dire che non tutti i tifosi del Verona sono così, c’è anche chi ci è stato vicino e ci ha aiutato". Fonte: Ilbianconero.com © 2 marzo 2024

 

Perché gli ultras della Juventus cantano

"Odio Liverpool" al minuto 39 di ogni partita

di Lorenzo Bettoni

Gli ultras insultano il Liverpool al minuto 39 di ogni partita perché non hanno ancora dimenticato il disastro dello stadio Heysel dove morirono 39 tifosi bianconeri prima della finale di Champions League contro i Reds. Non molti sanno che gli ultras della Juventus citano il Liverpool in ogni partita, sia essa giocata in casa o lontano, ma le loro parole sono tutt'altro che amichevoli. I tifosi bianconeri più fanatici, infatti, continuano a insultare i Reds a quasi 40 anni dal disastro dello stadio Heysel, che costò la vita a 39 tifosi della Juventus prima della finale di Champions League contro il Liverpool. È successo il 25 (NdR: 29) maggio 1985 a Bruxelles. Diversi hooligan dei Reds hanno fatto irruzione in un settore "neutrale", occupato soprattutto da tifosi bianconeri. Un muro crollò, schiacciando i tifosi della Juventus, provocando 39 morti e lasciando molti feriti gravemente. Questo è il motivo per cui i cori contro i Reds vengono emessi al minuto 39 di ogni partita. Si sentono gli ultras della Juventus cantare "Odio Liverpool" e "Chi non salta è un fottuto inglese". La vittima più giovane allo stadio Heysel è stato Andrea Casula, 11 anni, ucciso insieme al padre Giovanni, 44 anni. Dopo la tragedia, i club inglesi furono sottoposti a una squalifica a tempo indeterminato da parte della UEFA, revocata nel 1990-91. Il Liverpool fu squalificato per altri due anni, poi ridotti a uno. La Juventus rende omaggio alle vittime in ogni anniversario con diverse attività in tutta Torino, mentre nel 2010, 25 anni dopo il disastro, il Liverpool ha inaugurato un memoriale ad Anfield. Fonte: It.football-italia.net © 10 marzo 2024

 

Continassa: la Juventus realizzerà un'opera

d’arte in memoria delle 39 vittime dell’Heysel

Approvato l'uso pubblico delle aree destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e parcheggi.

La Giunta Comunale ha approvato l’atto di assoggettamento all'uso pubblico delle aree destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e parcheggi a raso nell'area Continassa. Tra gli impegni assunti dalla Juventus vi è la realizzazione, a proprie cure e spese, di un’importante opera d’arte dedicata alla memoria delle 39 vittime della strage dell’Heysel a Bruxelles, da collocare in corrispondenza dell’area a verde adiacente alla piazza pubblica. La delibera prevede la stipula di un atto d’obbligo tra la Città di Torino, Ream S.G.R. S.p.a., per conto del Fondo J-Village, e Juventus F.C. S.p.a. per l’assoggettamento all’uso pubblico delle aree per 31.527 metri quadrati complessivi, di cui 15.400 destinati a verde, 9.937 adibiti a parcheggi pubblici a raso e viabilità di collegamento e 6.190 metri quadrati destinati a piazza pubblica. Fonte: Torinoggi.it © 20 marzo 2024

 

Juventus, cambia ancora l'area Continassa

Dal club un'opera d'arte per le 39 vittime dell'Heysel

di Cristiano Corbo

Un'opera d'arte dedicata alle 39 vittime della strage dell’Heysel a Bruxelles: c'è anche questo, tra gli impegni assunti dalla Juventus, che a proprie cure e spese, realizzerà un ricordo struggente e allo stesso tempo toccante, da collocare nell'area della Continassa. Che cambierà, ancora, e sempre grazie al club bianconero.

L'AREA CONTINASSA E L'ACCORDO TRA CITTÀ DI TORINO E JUVENTUS - Nella seduta di ieri, infatti, la Giunta Comunale di Torino ha approvato l’atto di assoggettamento all'uso pubblico delle aree destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e parcheggi a raso nell’ambito "4.25 Continassa". Cosa prevede ? Un patto tra la Città, Ream e Juventus per l’assoggettamento all’uso pubblico delle aree per 31.527 metri quadrati complessivi, di cui 15.400 destinati a verde, 9.937 adibiti a parcheggi pubblici a raso e viabilità di collegamento e 6.190 metri quadrati. Tutto destinato a piazza pubblica. La Juventus gestirà a proprio carico l'intera zona, regalando anche un ricordo speciale, per la storia del club e per i tifosi. Fonte: Ilbianconero.com © 20 marzo 2024

 

Il piano

Un giardino, parcheggi e un'opera per le vittime

dell'Heysel: la Juventus ridisegna la Continassa

Primo via libera per il nuovo progetto del club. Obiettivo, riqualificare la zona dove già si trova la sua sede, ancora da definire, però, i tempi di realizzazione.

Un giardino, parcheggi, una piazza, percorsi pedonali. Spazi fruibili a tutti i cittadini realizzati dalla Juventus nella zona della Continassa, accanto allo Stadium. Dove sarà sistemata anche un'opera d'arte in memoria delle vittime dell'Heysel. Tutto sarà realizzato in uno spazio di oltre 31mila metri quadri ora chiuso al pubblico. Lo prevede una delibera approvata dalla giunta di Palazzo Civico su proposta dell'assessore all'Urbanistica, Paolo Mazzoleni. Il progetto rientra nella convenzione firmata, dieci anni fa, tra la società bianconera e la Città, data di avvio dell'iter per la realizzazione, alla Continassa, come sede del club e dello stadio. La Juventus sta definendo i tempi per l'avvio del cantiere e la conclusione delle opere. Fonte: Rainews.it © 21 marzo 2024

 

LE INIZIATIVE / DOMANI SERA SARÀ ILLUMINATA LA MOLE ANTONELLIANA

Tutti uniti da Torino a Reggio Emilia

di Marina Salvetti

Domenica la commemorazione del Comitato "Per non dimenticare".

Per non dimenticare. Trentanove anni dopo quel 29 maggio 1985, sono tantissime le iniziative per tenere vivo il ricordo dei 39 morti dell'Heysel. A Torino, appuntamento alla Biblioteca "Calvino" con l'Associazione "Quelli di Via Filadelfia", la dirigenza bianconera, le autorità regionali e cittadine, al termine sarà deposta una corona di fiori nella Piazzetta vittime dell'Heysel in lungo Dora Agrigento. Presso il Giardino di via Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a Grugliasco, evento organizzato dall'Amministrazione comunale di Grugliasco in collaborazione con lo Juventus Official Fan Club Grugliasco "Alessio Ferramosca & Riccardo Neri", insieme con una delegazione delle giovanili. E come sempre, con l'arrivo della sera, sulla facciata della Mole Antonelliana sarà proiettata la scritta "+39 rispetto". A Cherasco, in provincia di Cuneo, la commemorazione avverrà giovedì nel giardino del Santuario Madonna delle Grazie. A Meda, in provincia di Monza e Brianza, lo Juventus Club Scirea commemora le vittime dell'Heysel e di Piazza San Carlo con una cerimonia allo stadio, dove è deposta una targa nella tribuna centrale. Verranno letti i nomi delle persone che morirono nei tragici eventi e un trombettista suonerà il silenzio, il 15 e 16 giugno si terrà invece un torneo di calcio per bambini e adulti, sempre nel segno della memoria, il cui ricavato sarà destinato a beneficenza. A Reggio Emilia il Comitato per non dimenticare ha organizzato per domenica l'evento al Monumento di via Matteotti con un nutrito gruppo di ospiti. Roberto Mariani dello Juventus Club Bologna, sarà il moderatore, Eugenio Isola porterà il Gonfalone della Juventus, lo scrittore e opinionista tv Riccardo Gambelli leggerà la lettera a nome del presidente bianconero Gianluca Ferrero. Saranno presenti Sergio Brio, il giornalista Roberto Beccanti, Nereo Ferlat, presidente Onorario Comitato Heysel, presente in curva Z come Armando Ragazzi. Carlo Giummo, presidente "Zebroni Centumcellae" leggerà i nomi dei "39 angeli" e Gabriele Fontana suonerà sia l'inno della Juve sia il "Silenzio" di Nini Rosso. Carlo Ricci, che si è salvato insieme al figlio Fabio, consegnerà il premio "Andrea Fortunato" vinto dal Comitato Heysel al galà della Fondazione Fioravante Polito. "Il nostro è un lavoro di volontariato, abnegazione, dedizione  spiega il presidente del Comitato Iuliana Bodnari. L'unico scopo è la memoria da portare avanti affinché nessuno possa mai dimenticare e spiegare la tragedia a tutte le persone che si fermano davanti al monumento". Fonte: Tuttosport © 28 maggio 2024

 

Heysel, a 39 anni dalla tragedia esce la canzone '+39'

Ribelli d'Indastria pubblicano il ricordo per le vittime

Una canzone per ricordare la tragedia dell'Heysel, lo stadio di Bruxelles in cui il 29 maggio 1985, durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, a causa degli incidenti causati dagli hooligans inglesi, persero la vita 39 persone, oltre a centinaia di feriti. Per il 39esimo anniversario i Ribelli d'Indastria, band rock di Torino, hanno pubblicato '+39', che è la prima canzone dedicata alle vittime dell'Heysel. "Per scrivere il testo abbiamo ascoltato la testimonianza di chi c'era - spiegano i Ribelli d'Indastria - Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere in musica situazioni e emozioni". La canzone è divisa in tre parti: l'euforia della partenza dei tifosi la mattina, il caos nel pomeriggio e la tragedia della sera. "Abbiamo voluto fare questa canzone - affermano i Ribelli d'Indastria - perché tra monumenti e documentari non c'era nulla di musicale su quella maledetta sera. Quel 29 maggio è una ferita che c'è e va raccontata. Per non dimenticare le vittime dell'Heysel e per tramandarne il ricordo. La musica è immortale". Il video ufficiale della canzone +39 è su Youtube ed è in bianco e nero, come per richiamare la storia e la squadra torinese. Fonte: Ansa.it © 28 maggio 2024

 

CALCIO VIA DUCCIO GALIMBERTI, 5

Juventus: 39 anni dopo, una canzone

per non dimenticare la strage dell'Heysel

A Grugliasco una cerimonia nel giardino dedicato alle vittime.

di Claudio Martinelli

Domani, mercoledì 29 maggio 2024, saranno 39 anni dalla tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, quando persero la vita 39 tifosi persone - con centinaia di feriti - a causa degli incidenti prima della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool. Per non dimenticare, la band torinese "Ribelli d'Indastria" ha lanciato una canzone dedicata proprio alla tragedia di quella sera, dal titolo "+39". Una canzone divisa in 3 pezzi, come i momenti della giornata: l'euforia della partenza alla mattina, il caos nel pomeriggio e la tragedia della sera. "Per fare il testo abbiamo ascoltato la testimonianza di chi c'era - spiega il gruppo - Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere in musica situazioni e emozioni. Abbiamo voluto fare questa canzone - che anticipa il nuovo disco della band, in uscita nei prossimi mesi - perché tra monumenti e documentari non c'era quasi nulla di musicale su quella maledetta sera. Facciamo musica per passione e per mandare messaggi, visioni ed emozioni e quel 29 maggio è una ferita che c'è e va raccontata. Per non dimenticare le vittime dell'Heysel e per tramandarne il ricordo. La musica è immortale". Ed è possibile anche vedere il video, su Youtube: come spiega la band, è "un mix di filmati dell'epoca, riprese della band e di ritratti sacri. E' uscito il 28 maggio 2024 alle 10.39 (orario che richiama il titolo della canzone, NdR) e si presenta totalmente in bianco e nero, come per richiamare la storia e la squadra torinese. Con il brano andiamo a raccontare la giornata per come è stata vista dagli occhi di un ragazzo di stadio che, ancora oggi, 39 anni dopo, chiede solo rispetto".

A GRUGLIASCO LA TRADIZIONALE CERIMONIA NEL GIARDINO INTITOLATO ALLE VITTIME DELL'HEYSEL

Anche quest'anno, l’Amministrazione comunale di Grugliasco, la Juventus e lo Juventus Official Fan Club Grugliasco "Alessio Ferramosca & Riccardo Neri" celebreranno e commemoreranno i 39 anni dalla tragedia dello stadio Heysel, mercoledì 29 maggio 2024, alle 21, presso il giardino di via Galimberti 5, a Borgata San Giacomo, intitolato proprio alle 39 vittime. Quest’anno Palazzo Civico ha sostituito le 39 pietre d’inciampo inserite lungo il percorso del giardino che porta alla targa dedicata ai 39 tifosi. La breve cerimonia si svolgerà all’aperto alla presenza di autorità, forze dell’ordine, cittadini, i club e i tifosi che si ritroveranno presso l’area del giardino. Oltre al sindaco di Grugliasco Emanuele Gaito, è prevista la presenza di tre rappresentanti della Juventus: Giulia Aymar, Davide Boggia e lo speaker ufficiale Marco Dejana, che leggerà i nomi delle 39 vittime. Insieme al presidente dello Juventus Club Grugliasco, Massimo Paparella, e a Fabrizio Landini, rappresentante delle famiglie delle vittime del tragico evento di Bruxelles, deporranno gli omaggi floreali. Fonte: Torinotoday.it © 28 maggio 2024

 

""+39", una canzone per non dimenticare l’Heysel"

di Paolo Casamassima

Il 29 maggio 1985 a Bruxelles la tragedia che vide la morte di 39 tifosi bianconeri prima della partita Juventus-Liverpool.

Come il 4 maggio per i cugini granata che ogni anno ricordano la tragedia di Superga durante la quale perirono gli Invincibili del Grande Torino, così il 29 maggio, in casa Juventus, non è mai e non sarà mai un giorno qualunque.

LA GIORNATA DEL RICORDO - Un giorno che sarebbe dovuto essere una festa di sport, nel quale si giocava una finale, quella di Coppa dei Campioni, si è trasformato in una vera e propria tragedia. Da questa tragedia ne è nata una canzone, per ricordare la tragedia dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles in cui il 29 maggio 1985, durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, a causa degli incidenti causati dagli hooligans inglesi, persero la vita 39 persone, oltre a centinaia di feriti. Per il 39esimo anniversario i Ribelli d’Indastria, band rock di Torino, hanno pubblicato "+39", che è la prima canzone dedicata alle vittime dell’Heysel.

UNA CANZONE PER NON DIMENTICARE - "Per scrivere il testo abbiamo ascoltato la testimonianza di chi c’era - spiegano i Ribelli d’Indastria. Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere in musica situazioni e emozioni". La canzone è divisa in tre parti: l’euforia della partenza dei tifosi la mattina, il caos nel pomeriggio e la tragedia della sera. "Abbiamo voluto fare questa canzone - affermano ancora i Ribelli d’Indastria - perché tra monumenti e documentari non c’era nulla di musicale su quella maledetta sera. Quel 29 maggio è una ferita che c’è e va raccontata. Per non dimenticare le vittime dell’Heysel e per tramandarne il ricordo. La musica è immortale". Il video ufficiale della canzone "+39" è su Youtube ed è in bianco e nero, come per richiamare la storia e la squadra torinese. Fonte: Torinocronaca.it © 28 maggio 2024

 

Strage dell’Heysel, una canzone ricorda le vittime della violenza inglese

di Marco Battistini

Roma, 29 maggio - Trentanove anni fa - era il 29 maggio 1985 - la violenza degli hooligans inglesi e l’inefficienza delle autorità belghe scrivevano una delle peggiori pagine del calcio europeo. Tanto è passato dalla strage dell’Heysel, a Bruxelles si giocava la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool: una canzone ricorda oggi le trentanove vittime di quell’assurda serata continentale.

TRENTANOVE MORTI E OLTRE SEICENTO FERITI - Manca poco meno di un’ora al fischio d’inizio dello svizzero Daina quando gli inglesi posizionati nel settore X cercano - sfondando le reti divisorie - di occupare fisicamente il vicino settore dove trovano posto semplici tifosi bianconeri. Nella caotica situazione che va creandosi, le sprovvedute forze dell’ordine locali, invece di facilitare il deflusso verso la zona del campo, iniziano a manganellare i nostri connazionali. Spingendoli contro il muro opposto. Chi si lanciò nel vuoto per evitare di finire schiacciato, chi si ferì contro le recinzioni. Chi - come purtroppo sappiamo - rimase per sempre sotto quell’inferno di cemento e carne umana creato dal crollo della stessa struttura. Al suo (tardivo) arrivo, il battaglione mobile della polizia belga si trovò davanti il caos più completo. Sugli spalti come nel terreno di gioco. Trentanove morti e oltre seicento feriti. Tra le vittime un bambino di appena dieci anni, una ragazza ancora minorenne e tanti, troppi, ventenni.

STRAGE DELL’HEYSEL, UNA CANZONE PER NON DIMENTICARE - Un dramma che è nostro dovere non dimenticare. Perché siamo italiani, prima ancora di essere tifosi. E, vale la pena ribadirlo (d’altronde la madre degli stronzi è sempre incinta), davanti a tutto ciò non esistono colori diversi dalla nostra bandiera nazionale. Non c’è campanile, rivalità o odio sportivo che tenga. C’è solo il rispetto. Rispetto, appunto. Dal verbo latino respicere. Guardare nuovamente, guardarsi indietro. Parola con la quale i Ribelli d’Indastria - gruppo torinese tornato da qualche mese sulla scena del rock identitario - hanno anticipato sui social l’uscita di +39. Ovvero il loro ultimo pezzo: proprio sulla strage dell’Heysel, una canzone (anzi qualcosa di più) per tenere viva la fiamma del ricordo. Sì, perché il testo nasce dalla testimonianza di chi all’Heysel - impianto che oggi porta il nome di Re Baldovino - era presente: "ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere in musica situazioni e emozioni. Abbiamo voluto fare questa canzone perché tra monumenti e documentari non c’era quasi nulla di musicale su quella maledetta sera".

"LA MUSICA È IMMORTALE" - Continuando con le parole dei Ribelli d’Indastria: "Facciamo musica per mandare messaggi, visioni ed emozioni e quel 29 maggio è una ferita che c’è e va raccontata. Per non dimenticare le vittime dell’Heysel e per tramandarne il ricordo. La musica è immortale". La band torinese suona e canta la propria passione. E, evidentemente, lo fa molto meglio di tanti professionisti superficiali e disimpegnati. A loro modo ci fanno ascoltare quella tragica giornata vista dagli occhi di un ragazzo da stadio. Senza vittimismo, né piangeria. Solo rispetto. Fonte: Ilprimatonazionale.it © 29 maggio 2024

 

Juventus, l’anniversario dell’Heysel e una canzone

per ricordare la strage: "Una ferita che continua a fare male"

Trentanove anni fa la tragedia di Bruxelles prima della finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.

Trentanove anni fa, il 29 maggio 1985, la tragedia dell'Heysel, con 39 tifosi della Juventus morti nella calca generata dalle violenze degli hooligans inglesi, nella finale di Coppa Campioni tra il club bianconero e il Liverpool. La Juventus ha ricordato il dramma sui suoi canali social: "Una ferita che continua a fare male, una tragedia, un ricordo drammatico per chi ha perso i propri cari e per tutto il mondo Juventus. Il tempo della memoria questa volta si intreccia nel suo scorrere inesorabile con un numero da sempre e per sempre legato a quel giorno: sono passati 39 anni dall'abisso di quella serata a Bruxelles. Trentanove".

UNA CANZONE PER L’HEYSEL - In occasione del 39° anniversario i Ribelli d’Indastria, una band di Torino, hanno lanciato una canzone dedicata alla tragedia di Bruxelles. "Per il testo abbiamo ascoltato la testimonianza di chi c’era", spiega nel teaser la band. "Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere in musica situazioni e emozioni. Abbiamo voluto fare questa canzone - che anticipa il nuovo disco della band, in uscita nei prossimi mesi - perché tra monumenti e documentari non c’era quasi nulla di musicale su quella maledetta sera. Facciamo musica per passione e per mandare messaggi, visioni ed emozioni e quel 29 maggio è una ferita che c’è e va raccontata. Per non dimenticare le vittime dell’Heysel e per tramandarne il ricordo. La musica è immortale". Fonte:  Repubblica.it © 29 maggio 2024

 

Heysel, a 39 anni dalla tragedia una canzone per ricordare le vittime

Una canzone per ricordare la tragedia dell'Heysel, lo stadio di Bruxelles in cui il 29 maggio 1985, durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, a causa degli incidenti causati dagli hooligans inglesi, persero la vita 39 persone, oltre a centinaia di feriti. Per il 39esimo anniversario i Ribelli d'Indastria, band rock di Torino, hanno pubblicato '+39', che è la prima canzone dedicata alle vittime dell'Heysel. "Per scrivere il testo abbiamo ascoltato la testimonianza di chi c'era - spiegano i Ribelli d'Indastria - Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. E abbiamo voluto mettere in musica situazioni e emozioni". La canzone è divisa in tre parti: l'euforia della partenza dei tifosi la mattina, il caos nel pomeriggio e la tragedia della sera. "Abbiamo voluto fare questa canzone - affermano i Ribelli d'Indastria - perché tra monumenti e documentari non c'era nulla di musicale su quella maledetta sera. Quel 29 maggio è una ferita che c'è e va raccontata. Per non dimenticare le vittime dell'Heysel e per tramandarne il ricordo. La musica è immortale". Il video ufficiale della canzone +39 è su Youtube ed è in bianco e nero, come per richiamare la storia e la squadra torinese. Fonte: Ilmessaggero.it © 29 maggio 2024

 

Le 39 vite che contano ancora

di Guido Vaciago

HEYSEL  - Trentanove anni fa a Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juve e Liverpool, si consumò una delle più grandi tragedia del calcio in Europa.

Trentanove anni fa, trentanove persone, fra i 10 e 57 anni, morirono in uno stadio. Nessuno dovrebbe mai morire per una partita di caldo ma, trentanove anni fa, il destino, con la collaborazione dell'insipienza delle autorità belga e dell'Uefa, si prese trentanove persone, nel settore Z dello stadio Heysel di Bruxelles. Bisogna fare attenzione, trentanove persone, non trentanove tifosi e, men che meno, trentanove juventini (che poi manco erano tutti juventini). E bisogna fare attenzione perché se non ripartiamo da qui, dal concetto di persona, in questo anniversario che fa tristemente combaciare i numeri, rimarremo sempre intrappolati nell'analfabetismo morale dell'insulto, barbarizzando la memoria, il bene più prezioso per far progredire il genere umano. Trentanove anni dopo, possiamo dire che, quella dell'Heysel, è una strage che è servita a qualcosa. Questo non la rende meno dolorosa e tragica, ci consente di onorare meglio il ricordo di quelle trentanove persone. Se oggi, infatti, gli stadi sono luoghi più sicuri di allora è anche e soprattutto per la reazione a quell'onore, che non ha cancellato del tutto la violenza, ma ha reso possibile una presa di coscienza collettiva e una maggiore cura delle condizioni di sicurezza nelle competizioni sportive. Ed è anche per questo che fa ancora più male (e ribrezzo) il pensiero di padri con i loro figli che insultano quelle trentanove persone, stando sugli spalti di uno stadio, dove hanno portato i loro bambini proprio perché è diventato più sicuro. Ma l'ignoranza dei fatti o la perdita della memoria asfaltano l'autostrada verso l'inciviltà, che stiamo percorrendo a velocità sempre più pericolosa, non solo negli stadi.

Forse è il caso di fermarsi, dunque, e ricordare una per una le trentanove persone morte trentanove anni fa, dedicare un pensiero a ognuna di loro, provare a identificarsi con quelle con la storia più vicina a noi. Se dopo questo ingrato esercizio si ha ancora la voglia di insultare le trentanove vittime dell'Heysel, allora non c'è più speranza. C'era, infatti, chi in quello stadio non desiderava neanche esserci, ma accompagnava un amico. C’era chi non fremeva per la possibile conquista della Coppa dei Campioni da parte della Juventus, ma per l'idea di vedere una grande finale, da semplice appassionato di calcio. C'erano belgi, c'erano due francesi, c'era un irlandese che nemmeno seguiva il pallone, c'erano quattro tifosi interisti, due di Francavilla al Mare, uno di Brescia emigrato in Belgio e uno di Bassano, c'era il piccolo Andrea Casula, che aveva quasi undici anni e due passioni calcistiche: la Juventus e Cagliari, c'erano mogli che accompagnavano i mariti, c'erano, appunto, trentanove "persone", ognuna con la sua vita, ognuna con la sua storia. È passato tanto tempo da quella notte, abbastanza perché quattro generazioni siano cresciute e stiano crescendo avendo, nella migliore delle ipotesi, solo sentito parlare dell'Heysel e della sua tragedia. Per anni, forse troppi, la stessa Juventus preferiva sorvolare sull'Heysel scegliendo la via della rimozione per elaborare il lutto: il 29 maggio era un brutto giorno per tutti i tifosi bianconeri, ma quasi non si poteva dire. Da qualche tempo, per fortuna, è diverso e la società contribuisce alla manutenzione della memoria, azione fondamentale per ottenere il rispetto dovuto e accrescere un'identità collettiva che nasce anche intorno alle tragedie condivise. Ma l'Heysel è di tutti, deve essere di tutti, è un momento di riflessione che una volta all'anno tutta la comunità calcistica europea deve svolgere nel rispetto delle vittime e nel pensare un calcio sempre più cosciente sui temi della sicurezza, della non violenza, dell'essere un territorio in cui unirsi e non dividersi. Anche l'odio nei confronti del Liverpool e della sua tifoseria dovrebbe essere sfrattato dalla questione, perché il ricordo di quelle trentanove persone non può e non deve generare altro rancore e gettare semi per altra violenza. Ricordare l'Heysel significa, in ultima analisi, evitare che ci siano altri Heysel: l'unico vero modo per onorare la memoria di quelle trentanove persone. Fonte: Tuttosport © 29 maggio 2024

 

LE INIZIATIVE

Le cerimonie e la Mole illuminata

Questa sera la Mole Antonelliana si illuminerà nel ricordo delle 39 vittime dell'Heysel. Torino, ma non solo: in tanti luoghi d'Italia e d'Europa saranno commemorati i morti di una delle più grandi tragedie del calcio. A Meda, in provincia di Monza e Brianza, Io Juve Club Scirea organizza la cerimonia allo stadio, dove è deposta una targa nella tribuna centrale con i nomi delle vittime dell'Heysel e di piazza San Carlo. A Codogno, in provincia di Lodi, commemorazione alle 11 presso il Piazzale Vittime dell'Heysel. A Torino, appuntamento alla Biblioteca "Calvino" con l'Associazione "Quelli di Via Filadelfia", la dirigenza bianconera, le autorità regionali e cittadine, alle 19 sarà deposta una corona di fiori nella Piazzetta vittime dell'Heysel in lungo Dora Agrigento. Alle 21 commemorazione presso il Giardino di via Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a Grugliasco. A Cherasco, in provincia di Cuneo, l'appuntamento è per domani alle 18.45 nel giardino del Santuario Madonna delle Grazie. A Reggio Emilia il Comitato Per non dimenticare ha organizzato per domenica, alle 10.30, l'evento al Monumento di via Matteotti con un nutrito gruppo di ospiti. Lo scrittore e opinionista tv Riccardo Gambelli leggerà la lettera a nome del presidente bianconero Gianluca Ferrero.

PROPOSTA DI LEGGE - Il deputato Fabrizio Comba ha presentato una proposta di legge per l'istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'Heysel che, seguendo l'iter parlamentare, dovrebbe presto andare in commissione per poi essere approvata. "Confido che entro l'anno diventi legge - dice l'onorevole - Ho trovato grande condivisione e particolare sensibilità. Per trasmettere i valori dello sport, che sono di condivisione e non di divisione, bisogna iniziare dalle scuole". Fonte: Tuttosport © 29 maggio 2024

 

Il 29 maggio 1985 la tragedia che segnò per sempre la Coppa Campioni

Sulla Mole stasera la scritta che ricorda le 39 vittime degli hooligans

Le vittime dell'Heysel celebrate in canzoni incontri e podcast

di Silvia Garbarino

LA STORIA - II dolore non si dimentica. Dal dolore si dovrebbe imparare. Il 29 maggio ogni anno dal 1985 è un giorno di strazio e lacrime mute, di rabbia mai sopita. Trentanove furono le vittime allo stadio Heysel a Bruxelles prima della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. I tifosi bianconeri ricordando il trofeo vinto su quel campo dalla squadra di capitan Scirea, con i cadaveri ammassati fuori dai muraglioni dello stadio, avvertono ancora i brividi, che non potranno mai essere di gioia. PODCAST - "A me piace pensare che la memoria possa diventare almeno sorella della verità. Posso provare a far immaginare il dolore, quel dolore di cui nessuno parla mai. E magari creare gli anticorpi contro qualunque manipolazione, strumentalizzazione. Tenere lontana la retorica e respingere l'ipocrisia. Nessun altro lo farà per noi. Perché la memoria è un lavoro. Una scelta. Ha bisogno di manutenzione e di amore, e questo spetta a tutti e a ciascuno individualmente. Perché senza memoria, saremmo luci spente". È l'incipit dei podcast in 4 episodi "Dentro l'Heysel" di Emilio Targia, direttore di Radio Radicale, che nel 1985 aveva vent'anni e allo stadio portò con sé un piccolo registratore e una cinepresa Super 8 per fissare i momenti salienti di una serata che si preannuncia magica. Ma il sogno si tramuterà in incubo. IN CITTÀ E SULLA MOLE - A Torino, l'associazione "Quelli di via Filadelfia" organizza alle ore 19 la cerimonia commemorativa alla biblioteca Italo Calvino in piazzetta Vittime dell'Heysel (lungo Dora Agrigento) con autorità cittadine e regionali. L'amministrazione di Grugliasco, insieme allo Juventus Official fan club Grugliasco "Alessio Ferramosca & Riccardo Neri", celebra i 39 morti alle ore 21 al giardino di via Galimberti 5 intitolato appunto alle vittime dello stadio Heysel. A questi eventi partecipa la Juventus Fc con alcuni suoi dirigenti. La Mole Antonelliana verso sera come sempre riporterà la scritta "+ 39". LA MUSICA - Il gruppo rock torinese "Ribelli d'Indastria" ha lanciato con il video su youtube una canzone "+ 39". "Ci siamo fatti raccontare tutta la giornata da un ragazzo che era là. Facciamo musica per passione e per mandare messaggi, visioni ed emozioni e quel 29 maggio è una ferita che c'è". LA PROPOSTA DI LEGGE - Il parlamentare Fabrizio Comba (FdI) ha presentato il 9 maggio la proposta per istituire la Giornata nazionale in memoria delle vittime della strage dello stadio Heysel. Fonte: La Stampa © 29 maggio 2024

 

Trentanove anni fa la tragedia in cui morirono 39 tifosi

Heysel, è il giorno della memoria

I tifosi bianconeri hanno nel 29 maggio il loro giorno della memoria: 39 furono le vittime allo stadio Heysel di Bruxelles nella sera del 1985 poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Stasera alle ore 19 autorità cittadine, regionali e rappresentanti del club insieme all'associazione "Quelli di via Filadelfia" ricorderanno i morti alla biblioteca Calvino, nel piazzale a loro dedicato, mentre la sera sulla Mole Antonelliana comparirà la scritta "+ 39". Una cerimonia sarà celebrata nei prossimi giorni anche a Reggio Emilia. Fonte: La Stampa © 29 maggio 2024

 

Heysel, verità scomoda e volutamente ignorata

di Marco Edoardo Sanfelici

Che cosa ci fanno gli squadroni dell’Ipsich Town, in mezzo agli hooligans di rosso vestiti, nella fetta di curva dedicata agli inglesi che arrivano di là dalla Manica ? E quelli dell’Everton, da sempre acerrimi nemici dei Reds ? Un’alleanza così ampia e strana non promette nulla di buono, soprattutto per i disarmati tifosi che si accaparrano gli ultimi biglietti, ritornati nel circuito internazionale, perché non del tutto esauriti in Inghilterra e sistemati alla bene meglio nel settore Z. Quanti di loro esultano per l’insperata fortuna per avere in tasca un biglietto caduto dal cielo, così come Giovanni Casula, pieno di orgoglio, fiero per avere portato il piccolo figlio Andrea, di 11 anni, all’appuntamento con Platini e compagni, incontro al destino, terribile e beffardo. Le bestie inglesi corrono incontro agli italiani, disarmati, completamente inermi, nella curva Z per tifare Juve e trascorrere una serata di calcio, nulla di più. Caricano i "reds" perché è giunto il momento per attaccare quei mascalzoni che un anno prima li hanno ricoperti di cariche e botte, botte senza pietà, da parte di ultras romanisti prima di entrare all’Olimpico. Non interessano i colori, non interessa la provenienza, sono tutti italiani, dunque oggetto di vendetta. Dove erano le Autorità, Prefetto, Questore, Organizzatori prima della finale finita ai rigori, la sera di Grobbelaar che trema per finta di fronte a Graziani e Bruno Conti ? Un anno prima a Roma, gli Hooligans vittoriosi mentre si leccano le ferite, gliela giurano agli italiani, legandosela al dito. Mentre si consuma una tragedia senza precedenti, la carica selvaggia ha luogo, fino a far pagare la vendetta a chi tocca. Gli "animali" si scagliano contro gente inerme, donne, bambini, tutto meno che tifoseria organizzata. Come affondare la spedizione "punitiva" nel burro, senza trovare resistenza, da vigliacchi. E’ la mattanza di 39 povere vittime di cui 32 italiane, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese; uniti a godere una finale, il top dell’epoca, occasione unica e ahimè irripetibile. Forse pochi sanno che 3 vittime italiane sono tifosi interisti, presenti all’Heysel in qualità di compagni di amici bianconeri, per un’avventura da condividere. La sera del sacrificio di Roberto Lorentini, giovane medico di Arezzo.

A salvezza conquistata sulla pista di atletica, rischiando manganellate dei poliziotti a cavallo, si accorge che un padre tenta di soccorrere il figlio, ancora Andrea Casula, il bambino e corre ad aiutarli. Una seconda carica inglese li sommerge senza scampo e muoiono tutti e 3, caduti inermi privi di possibile difesa. Il padre Otello, per onorare la sorte del figlio medico, arriva a portare in tribunale la U.E.F.A. ottenendo un risarcimento milionario e costringendo l’Organizzazione a farsi carico della responsabilità degli eventi. Sui biglietti di Bruxelles è stampato: "la U.E.F.A. declina ogni responsabilità per eventuali indesiderate conseguenze". Quindi si omologa uno stadio fatiscente, dal cemento scrostato e dai gradini che si frantumano. A distanza di 39 anni, 39 come il numero dei caduti, nessuno ha mostrato il coraggio di definire che la mattanza in Belgio altro non è che una manifestazione di odio contro gente italiana. Non è questione che riguarda la Juventus e fino a quando non si avrà il coraggio di perseguire la verità, i caduti non avranno la giusta pace; se non si scoperchierà la logica perversa, sarà sempre una pagina incompleta, lontana dalla comprensione di un’azione assassina e di affermazione identitaria, dal sapore amaro e vergognoso, fino al punto di perseguire l’eliminazione degli Hooligans. Se ne accorgono in Patria, con Margareth Thatcher in testa, ma in Italia si usa lo zerbino per cacciarci sotto la polvere fastidiosa. Anche in questo 29 maggio del 2024, si commemoreranno le vittime, si piangeranno i caduti, ci riuniremo nella memoria, tutto molto doveroso. Ma fino a quando non si potrà far diventare conoscenza comune l’oltraggio di un giorno di offesa nazionale, avremo perso l’ennesima occasione per gridare al mondo la verità. La trentanovesima occasione disattesa, messa da parte, con la compiacenza di chi relega all’ambiente juventino, ciò che riguarda l’intera comunità italiana. Poiché la Toscana, il Veneto, l’Emilia, l’Umbria, la Sardegna pagano il più alto prezzo in fatto di sangue profondamente italiano. Onore a chi lotta e combatte per la verità e, non si sa quando e come, per giungere finalmente al riconoscimento dell’unica verità, anche se scomoda ed amara. Fonte: Fondazionejb.com © 29 maggio 2024

 

Tuttosport - Juventus, da Torino a Reggio Emilia:

tutte le commemorazioni per le vittime dell'Heysel

L'edizione odierna di Tuttosport svela il programma delle commemorazioni per le vittime dell'Heysel, di cui oggi è l'anniversario. Partendo da Torino, la Mole Antonelliana questa sera si illuminerà nel ricordo delle 39 vittime. Non solo però, ci saranno cerimonie in tutta Italia ed Europa.

JUVENTUS, IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI PER LE VITTIME DELL'HEYSEL -  A Meda, provincia di Monza e Brianza, lo Juventus Club Scirea ha organizzato la cerimonia allo stadio, in cui è deposta una targa in tribuna centrale con i nomi delle vittime dell’Heysel e di piazza San Carlo. A Codogno, provincia di Lodi, si terrà una commemorazione alle 11 presso il Piazzale Vittime dell’Heysel. A Torino, l'appuntamento è presso la Biblioteca "Calvino" con l’Associazione "Quelli di Via Filadelfia", la dirigenza bianconera, le autorità regionali e cittadine, alle 19 sarà deposta una corona di fiori nella Piazzetta vittime dell’Heysel in lungo Dora Agrigento. Alle 21 commemorazione presso il Giardino di via Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a Grugliasco. A Cherasco, in provincia di Cuneo, l’appuntamento è per domani alle 18.45 nel giardino del Santuario Madonna delle Grazie. A Reggio Emilia il Comitato Per non dimenticare ha organizzato per domenica, alle 10.30, l’evento al Monumento di via Matteotti con un nutrito gruppo di ospiti. Lo scrittore e opinionista tv Riccardo Gambelli leggerà la lettera a nome del presidente bianconero Gianluca Ferrero. Fonte: Amp.ilbianconero.com © 29 maggio 2024

 

Juventus, le cerimonie e la Mole illuminata:

Tutte le iniziative nel giorno del ricordo dell’Heysel

Juventus, cerimonie e Mole illuminata: ecco tutte le iniziative nel giorno del ricordo delle vittime della tragedia dell’Heysel.

In casa Juventus si commemorano oggi le 39 vittime della tragedia dell’Heysel. Da quel maledetto giorno del 1985 sono passati 39 anni esatti e per non dimenticare, nella giornata di oggi (e non solo), si svolgeranno diversi eventi. Nella serata la Mole sarà illuminata nel ricordo di quei 39 angeli, ma non solo. In tanti luoghi d’Italia e d’Europea verranno commemorati. A Meda, in provincia di Monza e Brianza, lo Juve Club Scirea organizza la cerimonia allo stadio, dove è deposta una targa nella tribuna centrale con i nomi delle vittime. Alle 21 commemorazione presso il Giardino di via Galimberti 46, in Borgata San Giacomo, a Grugliasco. A Cherasco, in provincia di Cuneo, l’appuntamento è per domani alle 18.45 nel giardino del Santuario Madonna delle Grazie. A Reggio Emilia il Comitato Per non dimenticare ha organizzato per domenica, alle 10.30, l’evento al Monumento di via Matteotti con un nutrito gruppo di ospiti. Lo scrittore e opinionista tv Riccardo Gambelli leggerà la lettera a nome del presidente bianconero Gianluca Ferrero. Lo riferisce Tuttosport. Fonte: Juventusnews24.com © 29 maggio 2024

 

Arezzo ricorda i morti all'Heysel

Andrea Lorentini: "Il calcio vero è vita"

di Francesca Muzzi

29 maggio 1985. 29 maggio 2024. 39 anni dopo, 39 come i morti che ci furono all'Heysel. Anche oggi, come da 39 anni, Arezzo ricorda le sue due vittime. Roberto Lorentini, medico di 31 anni e Giuseppina Conti, studentessa che di anni ne aveva 17. Pochi, troppo pochi per morire per una partita di calcio. Invece è successo. Ma grazie a chi, dopo quella strage non si è mai arreso a cercare la verità, qualcosa è cambiato nel mondo del pallone. Otello Lorentini, padre di Roberto che era con lui all'Heysel, da quel giorno ha speso la sua vita e se la possiamo chiamare ricompensa, questa è arrivata, quando la Uefa è stata condannata. Sentenza che ha fatto giurisprudenza. Sabato 1 giugno, grazie all'associazione Rondine, Otello Lorentini, scomparso a maggio di dieci anni fa, sarà inserito nel Giardino dei Giusti dello sport. Sull'edizione del Corriere di Arezzo, lunga intervista ad Andrea Lorentini, figlio di Roberto e nipote di Otello che racconta il suo 29 maggio e ciò che l'associazione Familiari Vittime sta portando avanti: "Avrei potuto odiare il pallone - dice Andrea in un passaggio - Invece la mia famiglia mi ha insegnato a distinguere: l'Heysel è la morte. Il calcio vero è la vita". Fonte: Corrierediarezzo.it © 29 maggio 2024

 

Le vittime toscane della strage dell’Heysel:

il dolore e il ricordo trentanove anni dopo

Era il 29 maggio 1985 quando trentanove tifosi juventini morirono nella calca generata dalle cariche dei tifosi del Liverpool, durante la finale di Coppa dei Campioni.

Firenze, 29 maggio 2024 - Trentanove vittime, trentanove anni dopo. Il ricordo va lì, a quel 29 maggio 1985, quando trentanove tifosi juventini morirono schiacciati nella calca generata dalle cariche dei tifosi del Liverpool. Era la finale di Coppa dei Campioni. In migliaia avevano fatto sacrifici per essere lì, allo stadio di Bruxelles, a tifare la loro squadra nel momento più importante, la finale appunto della massima competizione continentale. Non c’erano aerei low cost, non si potevano prenotare gli hotel via internet. Era un altro mondo, ma anche a quel tempo si viaggiava per la propria squadra. Un momento di festa che si trasformò in tragedia. Fu prima della partita che partirono gli scontri. La folla si spostò paurosamente all’interno del settore Z dello stadio, quello vicino alla curva del Liverpool, da cui era separato solo da una rete metallica. I tifosi bianconeri si accalcarono ed è a quel punto che iniziò la tragedia, con un muro che crollò per il troppo peso sopportato. Una vicenda che andò in diretta nazionale. Le telecamere della Rai e l’allora voce del calcio Bruno Pizzul raccontarono, mentre l’Italia stava per mettersi a cena, intorno alle 19.20, la tragedia immane. Tra quei trentanove morti ci furono anche vittime toscane. I loro nomi e la loro provenienza: Giancarlo Gonnelli di Ponsacco; Bruno Balli di Prato; Roberto Lorentini e Giuseppina Conti di Arezzo; Giovacchino Landini di Capannori. Le ore successive alla tragedia furono convulse e drammatiche. Proprio per la scarsità di mezzi di comunicazione di allora, molte famiglie, anche quelle di chi sopravvisse, non ebbero per ora informazioni sulla sorte dei loro cari. A tarda notte il Ministero degli Esteri contattò i familiari delle vittime. La Juventus vinse quella coppa, ma negli annali rimarrà il dolore e il lutto. Proprio nella mattina di mercoledì 29 maggio, al Museo del Calcio di Coverciano a Firenze, c’è stato un incontro tra l’associazione dei familiari delle vittime dell’Heysel, presieduta da Andrea Lorentini, figlio di Roberto, e gli studenti delle scuole, insieme anche al presidente del Museo del Calcio Matteo Marani. Fonte: Lanazione.it © 29 maggio 2024

 

Juventus, 39 anni dalla più grande tragedia del calcio

Giulia Bucelli

La Juventus e il mondo del calcio al gran completo oggi ricordano il 39esimo anniversario da quella che è stata una delle tragedie più grandi del calcio.

Il 29 maggio 1985, lo stadio Heysel di Bruxelles fu teatro di una tragica sequenza di eventi prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. La violenza degli hooligans inglesi, che si scagliarono contro un settore occupato prevalentemente da tifosi italiani, portò alla morte di 39 persone. La situazione degenerò rapidamente a causa della scarsa preparazione delle forze dell’ordine belghe, incapaci di controllare la folla. I tifosi italiani, terrorizzati, si ammassarono contro un muro che crollò sotto la pressione, causando il tragico bilancio di vittime. Nonostante l’orrore, l’Uefa e le autorità belghe decisero di far giocare comunque la partita per "motivi di ordine pubblico". La Juventus vinse con un rigore di Platini, ma la vittoria passò in secondo piano di fronte alla tragedia. La serata causò una crisi politica in Belgio e una riforma delle norme di sicurezza negli stadi. Venticinque tifosi del Liverpool furono estradati e processati, 14 condannati per omicidio volontario. L’Uefa fu condannata a risarcire le vittime e le squadre inglesi furono squalificate dalle competizioni europee per 5 anni. La tragedia spinse all’adozione della Convenzione europea sulla violenza e i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive.

JUVENTUS, IL RICORDO DELLA STRAGE DI HEYSEL SUI SOCIAL - A ricordare le vittime dell’Heysel è anche l’ex giocatore bianconero Claudio Marchisio, nato un anno dopo la strage. Tra i club che hanno dedicato un post all’anniversario, ci sono il Torino e il Pescara. Tra gli altri, il caporedattore del Corriere della Sera Gianluca Abate ha condiviso la struggente storia di un giovanissimo tifoso juventino che perse la vita quel giorno: Andrea, 11 anni. Juventus e Liverpool hanno ricordato più volte gli eventi del 29 maggio 1985, con targhe commemorative nelle rispettive sedi e allo stadio Re Baldovino, ex Heysel. Questa tragedia rimane una ferita aperta, un monito affinché simili eventi non si ripetano mai più. E le 39 persone morte quel giorno resteranno impresse nella memoria per sempre. Fonte: Calciostyle.it © 29 maggio 2024

 

Racconti dall’Heysel

di Vincenzo Di Maso

Bruxelles, 29 maggio 1985. La Juventus, alla caccia della prima Coppa Campioni della sua storia, si appresta ad affrontare il Liverpool, la squadra più vincente degli ultimi anni. Il teatro della contesa è lo stadio Heysel di Bruxelles. L’impianto è vetusto e mal organizzato. Travi, calcinacci e persino pietre sono a portata di mano di qualsiasi facinoroso fuori dallo stadio. Inoltre, vendita di biglietti e assegnazione dei settori sono gestite nel peggior modo possibile. Se fuori dallo stadio procede tutto tranquillo, vista l’ottima organizzazione da parte della polizia, all’interno dell’Heysel procede tutto nel peggiore dei modi e la tragedia si materializza. Abbiamo raccolto alcune testimonianze di tifosi della Juventus, che erano allo stadio Heysel di Bruxelles quel maledetto 29 maggio 1985.

Matteo Lucii di Mugello - "Avevo 17 anni. L’eccitazione per la finale di Coppa Campioni era immensa. Mi ritrovai da solo su questo pullman, ma durante il lungo viaggio feci conoscenza di tanti ragazzi. Fra questi un ragazzo di Pistoia (ritrovato su facebook da poco tempo), che sarà determinante nel salvarmi la vita all’interno dello stadio. Tutti eravamo a conoscenza delle "turbolenze" dei tifosi del Liverpool. I famigerati "Hooligans" che già in passato si erano resi autori di atti vandalici e teppistici. Ma non credevo che sarebbero potuti arrivare a tanto. Già quando arrivammo in città la situazione sembrava ormai in mano ai tifosi inglesi, che picchiavano gente alle fermate degli autobus, spaccavano vetrine e soprattutto riuscivano a far entrare dentro lo stadio, spranghe bastoni e casse di birra a quantità industriale. Già dall’esterno lo stadio appariva logoro e fatiscente. Ma dentro era peggio. C’erano pezzi di legno ovunque. Le gradinate erano formate da "Sanpietrini" già spaccati o che potevi spaccare con un semplice pestone. Per non parlare delle reti di recinzione, autentiche reti da pollaio. Insomma il luogo ideale per una carneficina. Entrammo dentro lo stadio due ore prima del match. Eravamo nella curva opposta a quella della Juventus. La particolarità di questa curva era che per metà era occupata dagli inglesi e l’altra metà doveva essere destinata ad un pubblico neutrale. E invece le agenzie di viaggio avevano venduto i biglietti anche ai tifosi della Juventus. Nel mezzo la famosa rete da pollaio e 4 poliziotti che ben presto si dileguarono. Io volevo stare lontano dai tifosi del Liverpool e invece questo ragazzo di Pistoia mi disse: "Matteo non ti preoccupare sono esperto di Arti Marziali non aver paura. Ti difendo io. Fu la mia salvezza, perché se fossi andato verso il famoso muretto, che poi crollò, molto probabilmente sarei morto anche io. Verso le 19 gli inglesi ormai in preda dell’alcol iniziano prima a lanciare oggetti verso di noi e infine iniziano a caricare, spazzando via la rete di divisione. Fu l’inizio della fine".

Tecla Olivieri di Finale Ligure - "Fuori e dentro lo stadio era una guerra, volavano pietre ovunque: da quel giorno non ho mai più tifato nessuna squadra di calcio". Sono queste le prime parole di Tecla Olivieri, che il 29 maggio 1985, insieme all’ex marito Domenico Coppa si trovava allo stadio Heysel di Bruxelles. "In pochi secondi - racconta Tecla - fu guerra. Io mi trovavo nella parte alta del settore e quella fu la nostra fortuna. Intorno a noi cominciò a scatenarsi una battaglia, c’erano pietre  e mattoni che volavano ovunque, gente che scappava. Io mi muovevo spinta dalla folla, non toccavo  neanche i piedi per terra. Fortunatamente - prosegue la donna - davanti a noi c’erano quattro bambini. Una guardia venne a prenderli per metterli in salvo, noi li seguimmo e riuscimmo a uscire dallo stadio. Dopo di noi chiusero le porte e per parecchie ore non sapemmo la sorte dei nostri amici. Siamo corsi verso il bus ma non ci hanno fatto salire: non sapevamo cosa fare. Abbiamo iniziato, sempre tenendoci per mano per paura di perderci, a allontanarci dalla zona, alla disperata ricerca di un mezzo pubblico. Ci siamo messi in mezzo alla strada a sbracciare, ma nessuno ci ha caricato. Dopo un po’ di tempo che vagavamo abbiamo visto un taxi fermo. Dopo quella dei bambini, questa è stata la seconda fortuna della giornata. L’autista infatti era marocchino, ma parlava perfettamente italiano perché aveva lavorato per moltissimo tempo a Savona. Ci ha spiegato che la corsa era stata prenotata da una signora e che la stava appunto aspettando. Quella signora, dopo essersi voltata e averci guardato dal lunotto ha deciso di farci salire. L’autista ci ha fatto togliere le sciarpe e, dopo aver accompagnato lei in stazione, ci ha portato in aeroporto". A quel punto poi la signora Olivieri e il marito riuscirono a telefonare alla famiglia in Italia: "Ho parlato con mia madre, prosegue la signora, per qualche secondo, giusto il tempo di rassicurarla e poi è caduta la linea". E in aeroporto: "Dopo due ore cominciano a arrivare i nostri amici, chi con la camicia strappata, chi senza scarpe, chi ferito. Qualcuno è partito con noi subito per rientrare in Italia, qualcun altro era tra i feriti dello stadio. Non potrò mai dimenticare quel giorno". Fonte: Persemprecalcio.it © 29 maggio 2024

 

LA TRAGEDIA - La Juve e la città hanno ricordato le 39 vittime dell'Heysel

Ieri, 39 anni dopo la tragica notte dell'Heysel, la Juve e la città hanno ricordato le 39 vittime di quella partita da incubo. Al cordoglio si sono uniti il Torino e il Liverpool. Due momenti commemorativi: alla biblioteca civica Italo Calvino, con il presidente bianconero Gianluca Ferrero e l'associazione Quelli di via Filadelfia, e ai giardini di via Galimberti a Grugliasco. In serata l'omaggio della Mole Antonelliana, illuminata ad hoc. Le commemorazioni proseguono oggi a Cherasco, con una celebrazione ai giardini del Santuario Madonna delle Grazie, e domenica al Monumento Heysel di Reggio Emilia, con la partecipazione di Sergio Brio. Fonte: Corriere di Torino © Timothy Ormezzano © 30 maggio 2024

 

"ECCO DOVE SORGERÀ IL MONUMENTO"

"Un cuore gigante per i 39 angeli dell'Heysel di Bruxelles"

di Jessica Scano

Il nuovo monumento a ricordo delle 39 vittime della strage dell'Heysel potrebbe sorgere a Torino proprio nella piazzetta già dedicata alle "Vittime dello stadio di Heysel, a pochi passi da strada del Fortino. Ad annunciarlo, nel giorno del 39esimo anniversario della tragedia in cui morirono 39 tifosi bianconeri il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, i promotori dell'iniziativa, ovvero l'Associazione familiari Vittime dell'Heysel", insieme all'associazione "Quelli di...Via Filadelfia. La realizzazione e la manutenzione del monumento sono possibili grazie alla creazione di un apposito capitolo regionale di 100mila euro. "In questo 39esimo anniversario è significativo che Torino con le risorse messe a disposizione dalla Regione Piemonte sia vicina finalmente a concretizzare un segno tangibile e perenne del ricordo dei 39 angeli bianconeri  ha dichiarato l'assessore regionale Maurizio Marrone. Per questo motivo sono soddisfatto che il Comune abbia raccolto il progetto delle associazioni promotrici e spero che al più presto possano iniziare i lavori". Il monumento formerà un cuore in ferro di 5 metri per 4, intagliato con le frasi "Heysel, +39, Per non dimenticare". "La piazzetta intitolata alla tragedia di Bruxelles  hanno detto Beppe Franzo dell'Associazione Quelli di...Via Filadelfia e Fabrizio Landini dell'Associazione familiari Vittime dell'Heysel  potrebbe diventare in prospettiva un vero e proprio cuore pulsante in memoria delle Vittime, permettendo di ospitare in un contesto riqualificato le iniziative istituzionali e sportive". Fonte: Cronaca Qui © 30 maggio 2024

 

Heysel: il restauro della memoria

di Roberto De Frede

La memoria è un’opera d’arte, un monumento costruito dentro di noi che ha bisogno non di una semplice ordinaria manutenzione per rimanere ben salda, bensì di un continuo, doveroso e quotidiano restauro, affinché si rinforzi e resti solida nella nostra anima, per non dimenticare mai e trarre insegnamento da ciò che è successo. Anche se con grande dolore, l’uomo ha necessità di rinnovare il ricordo, renderlo quasi nuovo, presente, per comprendere ancor meglio ciò che è stato, nel bene e nel male. Restaurare è conservare, per quanto più tempo sia possibile, per donare ai posteri la saggezza. Nella sua Teoria del restauro Cesare Brandi, l’insigne senese storico dell’arte, afferma che il restauro è "il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della trasmissione al futuro". L’uomo ha il dovere di restaurare la memoria: è un suo diritto difendere l’ultimo baluardo contro la cancellazione della coscienza stessa. In una poesia di Primo Levi si legge "meditate che questo è stato", un verso che riflette tutto il valore e l’importanza della memoria: non solo affinché ciò che è stato non si ripeta, ma anche e soprattutto perché l’impossibilità della rassegnazione all’orrore e alla sua realtà continui a restare custodita nel tempo di chi sopravvive. Le sue pagine hanno svelato al mondo, con una prosa lucidissima e asciutta, la sconvolgente vergogna dei campi di concentramento, raccontata attraverso gli occhi di un uomo impegnato nel preservare la propria dignità sopravvivendo a una tragedia indicibile. Scrive lo stesso Primo Levi che la sua scrittura scaturisce dalla necessità che la memoria storica non vada smarrita, e soprattutto da "l’impossibilità di rassegnarsi al fatto che il mondo dei lager sia esistito, che sia stato introdotto irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono e quindi sono possibili". Heysel: una pagina del libro della storia del calcio da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria; un mostruoso monumento della vergogna. Ciò che accadde quel 29 maggio di 39 anni fa, durante la finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, deve essere per sempre un terribile indimenticabile monito per le generazioni future: non si può, non si deve morire in uno stadio di calcio per una partita di pallone. E quei 39 angeli assassinati non devono essere uccisi di nuovo da luridi sedicenti uomini spesso impuniti che ancora oggi, con striscioni e cori sulle gradinate di alcuni campi, tentano (invano ringraziando Iddio!) di annullare la dignità di coloro che esalarono l’ultimo respiro in terra belga, continuando ad offendere in tal modo non solo i morti, non solo i sopravvissuti dell’Heysel lacerati nel cuore con ferite giammai cicatrizzate, non solo i parenti di quelle pietose anime, ma l’intera Umanità. Ripongo nei giovani la speranza di un futuro in cui sia ancora possibile scommettere sull’Uomo. Penso che valga la pena di scommettere sull’Uomo, perché se non ci fosse questa fiducia nell’Uomo non varrebbe la pena di conservarsi e di continuare a vivere. Fonte: Bianconeranews.it © 2 giugno 2024

 

La leggenda del Liverpool Lawrenson

racconta la scioccante esperienza dell'Heysel

Il leggendario difensore del Liverpool Mark Lawrenson ha raccontato la sua orribile esperienza in ospedale dopo l'incidente tragici eventi dell'Heysel.

I Reds incrociarono la Juventus nella finale della Coppa dei Campioni del 1985. Anche se i Bianconeri vinsero l'incontro, il risultato fu oscurato dagli eventi calamitosi che si verificarono prima del calcio d'inizio, provocando la morte di 39 tifosi tra cui donne e bambini. Nella sua intervista con Il podcast del calcio italiano l'irlandese ha spiegato di essersi ritrovato in un letto d'ospedale con una spalla ferita, circondato dalle vittime del disastroso evento e dalle loro famiglie, sottolineando come sia dovuto fuggire sotto copertura. Lawrenson ha anche rivelato come la Juventus abbia cercato di ingaggiarlo insieme a Ian Rush, anche se all'epoca ne sapeva poco. Anche il 67enne ha espresso la sua preoccupazione I ricorrenti problemi di forma fisica di Federico Chiesa che potrebbe ostacolare la sua carriera ad Anfield. Fonte: Mondocalcionews.it © 17 Ottobre 2024

 

Heysel-1985: 50 anni dopo, il calcio

si gioca ancora circondato dai morti

Non spiegatemi nulla. Non c'è bisogno di dirmi niente. L'ho visto. So cos'è. Sento cos'è. Non ho bisogno di indovinare nulla. È terribile. È orribile. Fa venire i brividi. È vergognoso. Molto di più che doloroso. È straziante. Nessuno può spiegare o descrivere qualcosa del genere. Deve essere vissuto. Essere lì. Non nelle vicinanze, ma lì. Ero uno dei pochissimi spagnoli che, nella notte del 29 maggio 1985, si trovava allo Stadio Heysel di Bruxelles. Ho assistito al crollo di uno spettacolo, a come una celebrazione, la celebrazione del calcio, si sia trasformata nel funerale del calcio. Ho schivato cadaveri, coperti con giubbotti, magliette, camicie, qualche coperta, nel parcheggio dello Stadio Heysel per salire nella cabina del grande, dell'immenso, del maestro José Ángel de la Casa, che stava trasmettendo la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool e che non sapeva, né poteva, discernere cosa stesse accadendo. Lo avvertiva, ma non poteva lasciare il microfono e cercare di capire cosa stesse succedendo. Tutte le comunicazioni erano state interrotte in tutto lo stadio e pensai che il modo migliore per il mio amico Luis Gómez, tornato nella redazione de El País, per costruire un servizio per me fosse raccontare a De la Casa, in diretta, ciò che sapevo e che Luis potesse prendere appunti. E così facemmo. José Ángel riuscì a informare, e io firmavo, con la prodigiosa mano di Luis, un rapporto straordinario. Più tardi, in hotel, costruì l'epitaffio di un funerale. Era agghiacciante, credetemi. È questo a cui pensavo ieri sera quando fu confermato che, sì, Alavés e Mallorca stavano aprendo la giornata di Liga a Mendizorroza. "Questa partita non doveva essere giocata", ha infine riconosciuto il vittorioso Luis García. Prima di ciò, avevo visto Vicente Moreno, un valenciano, completamente distrutto, piangere in modo incontrollabile prima della partita Osasuna-Valladolid. Il calcio è al di sopra di tutto e di tutti. È il sentimento che il circo non può, non deve, fermarsi. E ho rievocato ancora una volta quell'atrocità di Heysel. La partita si è giocata (la Juventus ha vinto, grazie a un rigore inesistente trasformato da Michel Platini) e, non solo, i capitani Phil Neal e Gaetano Scirea presero il microfono e dissero ai 60.000 spettatori: "Giocheremo per voi". E giocarono, sì, giocarono, con 39 cadaveri distesi nel parcheggio dello stadio. Che tipo di materiale è fatto il calcio per permettere una tale mancanza di sensibilità ? 17 anni fa, in Sicilia, fuori da una partita Catania-Palermo, un poliziotto, Filippo Raciti, fu ucciso. Lo shock fu tremendo, sì, ma, pochi giorni dopo, il calcio continuò. Inoltre, Antonio Matarrese, allora presidente della Lega Calcio, osò dire che "il calcio non può essere fermato, i morti fanno parte del sistema". Matarrese disse di più, sì, molto di più: "Il calcio è un'industria. La FIAT si è ripresa senza fermarsi". Quasi 50 anni dopo quella terribile tragedia, nulla di comparabile a Valencia, certo, ma molto, molto illustrativo per il calcio mondiale, restiamo allo stesso punto di partenza di irrazionalità (secondo la RAE: comportamento irrazionale, nonsenso, assurdità, follia, delirio, stravaganza), di mancanza di sensibilità, empatia e buonsenso. Fonte: Footboom1.com © 2 novembre 2024

 

In Belgio l'Italia commemorerà le vittime dell'Heysel

In occasione della trasferta a Bruxelles.

La Nazionale commemorerà domani le vittime della tragedia dell'Heysel. All'arrivo a Bruxelles, dove giovedì si svolgerà Belgio-Italia valida per la Nations League, una delegazione azzurra composta dal presidente federale Gabriele Gravina, dal ct Spalletti, dal capodelegazione Buffone e dai giocatori si recherà allo stadio "Re Baldovino", insieme ad alcuni rappresentanti della Federazione belga, davanti alla lapide che ricorda i 39 tifosi della Juventus che il 29 maggio 1985, nel pre-partita della finale di Coppa dei Campioni fra la squadra bianconera e il Liverpool, persero la vita sugli spalti dello stadio per l'assalto degli hooligans inglesi e il conseguente crollo di un muretto. Fonte: Ansa.it © 12 novembre 2024

Si chiama Re Baldovino ma è il tragicamente noto

Heysel: l’Italia torna a Bruxelles dopo nove anni

di Luca Cosentini

Nel 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, 39 tifosi juventini persero la vita nell’impianto che ospiterà la sfida di Nations League fra il Belgio e gli Azzurri di Luciano Spalletti.

L’Italia di Luciano Spalletti si appresta a scendere in campo per le ultime due partite della fase a gironi di UEFA Nations League. Basterà solamente un punto agli Azzurri per essere certi di partecipare alle Final Eight della competizione. Il primo match point Donnarumma e compagni lo hanno a disposizione nella sfida di Bruxelles contro il Belgio di Domenico Tedesco, che rispetto alla gara di andata dell’Olimpico (terminata 2-2 con l’Italia in 10 uomini per più di un tempo) avrà a disposizione anche Romelu Lukaku. Italia e Belgio tornano ad affrontarsi nella capitale belga a distanza di nove anni, quando nel 2015 si disputò un incontro amichevole. In quella occasione, la FIGC e la Federazione belga, insieme alla Juventus e all’Associazione dei familiari delle vittime dell’Heysel, commemorarono il 30° anniversario della tragedia deponendo dei fiori e una maglia azzurra con il numero 39 sulle spalle. Proprio in questo stadio, giovedì 14 novembre, le due nazionali si ritroveranno di fronte per la quinta giornata di Nations League. Lo stadio della capitale nel 1985 fu teatro della tragedia che portò alla morte di 39 tifosi juventini che si trovavano nell’impianto per assistere alla finale di Coppa Campioni fra Juventus e Liverpool. Oggi l’impianto di Bruxelles, che contiene poco più di 50mila persone, porta il nome di Re Baldovino, a cui è stato intitolato lo stadio dopo la sua morte nel 1993. A Bruxelles, la Nazionale al completo renderanno omaggio alle vittime della tragedia dell’Heysel. Questo pomeriggio, intorno alle 18.45 il presidente della FIGC Gabriele Gravina, il capodelegazione della Nazionale Gianluigi Buffon e il Ct Luciano Spalletti - insieme allo staff e a tutti gli Azzurri - deporranno tre mazzi di fiori (uno rosso, uno bianco e uno verde) davanti alla lapide posta dove si trovava il Settore Z, luogo in persero la vita i 39 tifosi della Juve. Un momento di raccoglimento che vedrà la presenza dei vertici della federazione belga, delle autorità dello stato e delle istituzioni locali nonché dell’Ambasciatrice Italiana a Bruxelles Federica Favi. Fonte: Calcioefinanza.it © 13 novembre 2024

 

Il dramma dell’Heysel: 39 vittime in un

giorno di sport che si trasformò in tragedia

La commemorazione del disastro dell’Heysel del 1985 riunisce figure di spicco per onorare le vittime e rinnovare l’impegno verso la sicurezza negli eventi sportivi, promuovendo unità e rispetto tra i tifosi.

La commemorazione del disastro dell’Heysel del 1985 continua a unire le nazioni, rendendo omaggio alle vittime di un evento che ha oscurato il mondo dello sport. La cerimonia recente ha visto la partecipazione di figure di rilievo del calcio e della politica, evidenziando l’importanza di ricordare quei tragici avvenimenti e rinnovare l’impegno affinché simili tragedie non si ripetano.

L’evento del 29 maggio 1985: una finale drammatica - Il 29 maggio 1985 rimarrà scolpito nella memoria collettiva come uno dei giorni più bui della storia del calcio. Nello stadio Heysel di Bruxelles si disputava la finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, due delle squadre più blasonate del panorama calcistico europeo. L’atmosfera era elettrizzante, carica di aspettative e di fervore sportivo. Tuttavia, quelle emozioni si trasformarono rapidamente in angoscia e caos. Poco prima dell’inizio della partita, un incidente tra i tifosi delle due squadre degenera in una violenta resa dei conti, culminando in una serie di eventi catastrofici che portano al collasso di una parte della tifoseria (NdR: FALSO STORICO !! Leggi nota scontri Associazione familiari vittime Heysel). La struttura non è stata in grado di contenere l’afflusso e la situazione si è rapidamente deteriorata. Alla fine della serata, il bilancio è tragico, con 39 vittime registrate, di cui 32 italiane, e oltre 600 feriti. Si trattava di famiglie, amici e appassionati di calcio che avevano solo desiderato assistere a un grande evento sportivo. I dettagli di questo disastro si intrecciano con le considerazioni sulle responsabilità che ricadono su diversi attori coinvolti, dalle autorità sportive ai servizi di pubblica sicurezza, fino agli stessi tifosi. Questo evento ha spinto le istituzioni a una riflessione profonda sulle misure di sicurezza necessarie per garantire un ambiente sicuro durante le manifestazioni sportive.

Commemorazione del disastro e messaggi di unità - Nella recente cerimonia commemorativa organizzata per onorare le vittime del disastro dell’Heysel, la ministra dell’interno belga, Annalies Verlingen, ha voluto trasmettere un messaggio forte e chiaro di unità. "Ricordiamo e rendiamo omaggio oggi insieme alla memoria di chi è morto", ha dichiarato, sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria di quelli che hanno perso la vita in quella tragica serata. La cerimonia è stata caratterizzata dalla presenza di diverse figure di spicco del calcio, tra cui il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, e l’attuale capodelegazione della nazionale italiana, Gianluigi Buffon. Anche il commissario tecnico della Nazionale, Luciano Spalletti, e il presidente della federazione belga Pascale Van Damme, hanno partecipato all’evento, unendosi per ribadire l’impegno collettivo nel promuovere la sicurezza e la conviviale partecipazione agli eventi sportivi. Il messaggio comune è uno solo: lo sport deve unire e non dividere. L’obiettivo di tali commemorazioni è anche quello di educare le nuove generazioni sulla storia del calcio e sulle sue tragedie, affinché eventi simili non si ripetano mai più. La cultura sportiva deve essere accompagnata da un senso di responsabilità, inclusione e rispetto reciproco tra i tifosi, affinché ogni partita possa essere un’opportunità di celebrazione e non di conflitto.

Riflessioni sul futuro dello sport e della sicurezza - L’ombra del disastro dell’Heysel continua a pesare non solo sul calcio ma su tutti gli sport. Ogni evento di grande portata deve essere progettato con attenzione ai dettagli della sicurezza, affinché la tragedia di Bruxelles non venga mai dimenticata. Le autorità sportive, in collaborazione con le forze di polizia e le istituzioni locali, hanno il compito di garantire che tutti i tifosi possano godere delle competizioni sportive in un ambiente sereno e protetto. A lungo termine, è fondamentale sviluppare programmi di sensibilizzazione per i tifosi, evidenziando l’importanza del fair play, del rispetto e della tolleranza tra i gruppi di sostenitori. Inoltre, le tecnologie moderne possono e devono essere utilizzate per migliorare le misure di sicurezza, garantendo che ogni stadio sia attrezzato per affrontare qualsiasi situazione emergenziale. La memoria delle vittime del disastro dell’Heysel ci ricorda che ogni evento sportivo non è solo una competizione, ma un’opportunità per riflettere sui valori fondamentali dello sport: rispetto, unità e passione. Lavorando insieme, si può sperare di ricreare un ambiente in cui tali tragedie non abbiano più spazio. Fonte: Ilvaporetto.com © 13 Novembre 2024

 

Belgio-Italia, cosa c'è oggi all'ex Heysel sotto la curva Z:

il ricordo del primo omaggio degli azzurri per la strage dell'85

di Fabrizio Piccolo

La nazionale torna nello stadio che fu teatro di una delle più grandi tragedie del calcio prima della finale di Coppa Campioni Juventus-Liverpool.

Era un mercoledì, era il 29 maggio 1985 quando allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, successe l’apocalisse dopo l’aggressione degli ultrà inglesi ai tifosi bianconeri, agguato in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Le cancellate che cedono, le persone che si ammassano l’una sull’altra e restano schiacciate, il sangue, la paura, il dolore. Stasera l’Italia torna in quello stadio per affrontare il Belgio e i ricordi affiorano tristi. 

L’Heysel si chiama oggi stadio Re Baldovino - Oggi quello stadio non si chiama più Heysel ma stadio Re Baldovino. Un nuovo nome nel tentativo di cancellare le tracce di un misfatto che grida ancora giustizia. Dal 2000, in occasione della fase finale dell’Europeo, all’interno dell’impianto e in corrispondenza con la famigerata curva Z dove scoppiò la tragedia è stata posta un’anonima targa commemorativa: su una semplice lapide in marmo nero sono rappresentate, come in una riga geometrica, 39 tacche come simbolo delle 39 vittime. Un po’ poco per lavarsi la coscienza.

L’omaggio degli azzurri - Ieri la Nazionale (che domani giocherà col Belgio in Nations League) ha reso omaggio alle vittime della tragedia dell’Heysel. Intorno alle 18.45, l’orario in cui nel 1985 scoppiò l’inferno, il presidente della FIGC Gabriele Gravina, il capodelegazione della Nazionale Gianluigi Buffon e il Ct Luciano Spalletti - insieme allo staff e a tutti gli Azzurri - hanno deposto tre mazzi di fiori (uno rosso, uno bianco e uno verde) davanti alla lapide posta dove si trovava il Settore Z. Nove anni fa, in occasione dell’ultima amichevole con il Belgio disputata dalla Nazionale a Bruxelles il 13 novembre 2015, la FIGC e la Federazione belga, insieme alla Juventus e all’Associazione dei familiari delle vittime dell’Heysel, commemorarono il 30° anniversario della tragedia deponendo dei fiori e una maglia azzurra con il numero 39 sulle spalle.

Heysel, il ricordo unisce: tutta Italia celebra le vittime - Tanti i messaggi sui social in memoria dei 39 morti di Bruxelles del 29 maggio 1985, in occasione della finale di Coppa Campioni tra Juve e Liverpool.

La prima volta a Euro 2000, azzurri commossi - La prima volta che gli azzurri giocarono nello stadio Re Baldovino fu il 14 Giugno del 2000, Belgio - Italia per gli Europei in Belgio-Olanda. Si seppe dopo che l’UEFA rifiutò la richiesta italiana di apporre la fascia nera al braccio, di una serrata lotta con la FIGC per avere la possibilità di ricordare quanto occorso tre lustri prima. Della richiesta di una commemorazione riservata solamente a Maldini, capitano azzurro, e a Conte, omologo juventino, seguita dal doveroso rifiuto della delegazione azzurra, diretta in massa verso una basica lapide marmorea recitante una data, quella del 29 Maggio 1985, e un generico "in memoriam". Prima del match, alle 19.15, tutta la nazionale esce dal suo spogliatoio, entra nello stadio e, invece di dirigersi come al solito sul prato verde, gira a sinistra e s’incammina sul rosso della pista di atletica. Il mazzo di 39 rose bianche lo porta Paolo Maldini ma aspetterà poi Conte per deporre i fiori insieme. Dietro a loro, allargati su tutte le corsie, giocatori e dirigenti mescolati camminano col volto serio, molti con gli occhi bassi. Ci sono tutti: con Zoff, Riva, Nizzola e il resto dello staff ecco Del Piero e Totti, Cannavaro e Ambrosini, Toldo e Abbiati. Nel minuto che ci mettono ad arrivare lì, il disc-jockey dello stadio non ha nemmeno la sensibilità di spegnere gli altoparlanti, dai quali continua a martellare la disco-music di "American pie". In molti si fanno il segno della croce, mentre i fiori vengono appoggiati sotto alla lapide, e i pochi tifosi belgi già presenti nella curva corrono ad applaudire la scena. Una breve preghiera, poi il corteo riprende la strada dello spogliatoio. Stasera si torna lì, in quel luogo della memoria e del dolore. Trentanove anni dopo. Trentanove come quei tifosi che cercavano la gioia e trovarono la morte. Fonte: Sport.virgilio.it © 14 Novembre 2024

 

Stadio Heysel, dalla strage in Juve-Liverpool

alla ricostruzione fino al cambio del nome: la storia

di Andrea Pescari

Lo Stadio Heysel, oggi conosciuto come Stadio Re Baldovino, è un impianto sportivo a Bruxelles, in Belgio, stasera giovedì 14 novembre teatro del match di Uefa Nations League tra Italia e i Diavoli Rossi, in onda su Rai 1.

Storia - Costruito tra il 1929 e il 1930, fu inaugurato il 23 agosto 1930 come Stade du Jubilé per celebrare il centenario dell'indipendenza belga. La scelta della sua ubicazione sull'altopiano dell'Heysel mirava a valorizzare la zona in vista dell'Esposizione Internazionale di Bruxelles del 1935. Inizialmente, lo stadio poteva ospitare fino a 70.000 spettatori e ha svolto un ruolo centrale nella vita sportiva e culturale della città fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni '70, lo stadio subì una prima ristrutturazione, seguita da un intervento completo tra il 1994 e il 1995, quando fu ribattezzato Stadio Re Baldovino in onore del re Baldovino del Belgio. Oltre a eventi calcistici, ha ospitato competizioni di atletica leggera e incontri di rugby, diventando un luogo versatile per manifestazioni sportive.

La tragedia dell'Heysel - Il 29 maggio 1985, lo stadio divenne tristemente famoso per la strage dell'Heysel, avvenuta durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Prima dell'inizio della partita, un assalto da parte di hooligan inglesi portò a un panico generalizzato tra i tifosi italiani. Il muro di contenimento cedette sotto la pressione dei tifosi, causando la morte di 39 persone e ferendone oltre 600. Questo evento è considerato uno dei più gravi disastri nella storia del calcio europeo e ha avuto ripercussioni significative sulla sicurezza negli stadi. Dopo la tragedia, ci furono indagini che attribuirono la responsabilità principalmente ai tifosi del Liverpool, ma anche alla scarsa preparazione delle forze dell'ordine e alle condizioni fatiscenti dello stadio. L'evento ha lasciato una ferita profonda nel mondo del calcio, portando a cambiamenti nelle politiche di sicurezza negli eventi sportivi. Ogni anno si commemorano le vittime con cerimonie che ricordano l'importanza della sicurezza negli stadi.

Dopo la tragedia - Lo stadio fu sottoposto a una ristrutturazione completa tra il 1994 e il 1995. Questo intervento mirava a soddisfare i nuovi standard di sicurezza imposti dalla legge e dall'UEFA, trasformando l'impianto in uno spazio più sicuro per gli spettatori. Fu ribattezzato Stadio Re Baldovino in onore del re del Belgio, Baldovino I, che era morto nel 1993. La strage dell'Heysel ha spinto le autorità a prendere misure drastiche per migliorare la sicurezza negli stadi. Le riforme hanno incluso l'implementazione di controlli più severi sugli accessi, l'adeguamento delle strutture esistenti e una maggiore presenza di forze dell'ordine durante gli eventi sportivi. Questi cambiamenti hanno contribuito a rendere gli stadi europei più sicuri rispetto al passato. Fonte: Corrieredellumbria.it © 14 Novembre 2024

 

La Nazionale Italiana commemora le vittime della strage

dello stadio Heysel prima della partita con il Belgio

di Roberta Balbo

La Nazionale Italiana di calcio ha reso omaggio alle vittime della tragica strage dello stadio Heysel in occasione della recente partita contro il Belgio. Il drammatico episodio, avvenuto il 29 maggio 1985, ha segnato indelebilmente la storia del calcio europeo, causando la morte di 39 persone, tra cui 32 italiani, a causa dei disordini scoppiati prima della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Questo gesto di rispetto e memoria ha avuto luogo prima dell’incontro, sottolineando l’importanza di ricordare eventi così tragici nel contesto degli sportivi e dei tifosi.

Ricordo del tragico evento - La strage dello stadio Heysel, ora conosciuto come "Re Baldovino", è una delle pagine più oscure della storia del calcio. Durante i disordini, scoppiati fra i tifosi britannici e italiani, si sviluppò una calca mortale che portò alla perdita di vite innocenti. Una situazione che colpì nel profondo non solo le famiglie delle vittime, ma anche il mondo dello sport. Prima della competizione agonistica contro il Belgio, la Nazionale Italiana ha voluto commemorare coloro che hanno perso la vita in quel fatidico giorno. Un gesto significativo che ha visto la deposizione di tre mazzi di fiori, uno rosso, uno bianco e uno verde, davanti alla lapide dedicata alle vittime, collocata accanto al tristemente noto Settore Z. Questo tributo non solo onora la memoria delle vittime, ma serve anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della violenza nei brand sportivi. La partecipazione della squadra azzurra e la presenza di tifosi in segno di rispetto hanno rinforzato il messaggio che il calcio deve essere un gioco di unione, non di divisione.

La difficile telecronaca di Bruno Pizzul - In mezzo a questa tragica commemorazione, è impossibile non ricordare la telecronaca di Bruno Pizzul, che ha raccontato quella drammatica serata. Le sue parole hanno accompagnato gli spettatori italiani in un momento di profonda angoscia. Professionista del settore, Pizzul si trovava a dover informarci sugli eventi straordinari e devastanti, con un impatto emotivo che trascendeva il normale racconto sportivo. La telecronaca si svolse in un clima di confusione e dolore. A poco dall’inizio della partita, con la mente non completamente concentrata sugli eventi futuri, Pizzul si trovò a dover annunciare un bilancio drammatico: "Purtroppo ho una notizia che debbo dare. È ufficiale, viene dalla UEFA. Ci sono 36 morti". Queste parole, pronunciate con un tono sommesso e carico di emozione, evidenziarono la gravità di quanto stava accadendo. Non solo una notizia sportiva, ma la rivelazione di una tragedia nazionale. Pizzul, nel suo racconto, si trovò a dover prendere decisioni difficili. Rifiutò il microfono a due giovani tifosi che desideravano rassicurare le loro famiglie, per non amplificare l’angoscia di chi stava seguendo la trasmissione. Una scelta drammatica, accettata con il tempo dai ragazzi, che capirono la necessità di mantenere il focus su un’emergenza collettiva.

La partita sospesa ma inevitabile - Nonostante la tragedia, le autorità civili e calcistiche presero la controversa decisione di procedere con la partita. La valutazione delle condizioni di ordine pubblico portò al rinvio dell’inizio del match di un’ora e 25 minuti. Una scelta che alimentò dibattiti e critiche, dato il contesto drammatico di violenza e perdita. Tuttavia, i funzionari insistettero sul fatto che la partita doveva andare avanti, nonostante la consapevolezza che fosse successo qualcosa di gravissimo. Nello stadio, si era diffusa una certa apprensione. Pur rendendosi conto della gravità della situazione, i tifosi non avevano informazioni chiare su quanto fosse accaduto. L’atmosfera era carica di tensione mentre gli spettatori cercavano risposte fra le notizie confuse che arrivavano. La finale, in tale situazione, era diventata quasi un evento secondario. La celebrazione di questa partita non fu mai impostata come un trionfo sportivo, ma piuttosto come una riflessione su quanto accaduto e come un monito per il futuro. Questa drammatica serata ha lasciato un’eredità di rinnovato impegno per garantire la sicurezza negli eventi sportivi, creando un impatto che continua a influenzare le misure di prevenzione oggi. Fonte: Ecodelcinema.com © 15 Novembre 2024

 

L'omaggio alla strage dell'Heysel e quella diretta di Bruno Pizzul

di Aldo Grasso

Prima della partita contro il Belgio, la Nazionale italiana ha reso omaggio alle vittime di quel 29 maggio 1985.

Prima della partita contro il Belgio, la Nazionale italiana ha reso omaggio alle vittime della strage dello stadio Heysel, ribattezzato ora "Re Baldovino". Era il 29 maggio 1985 e nella calca morirono 39 persone (32 italiani) a causa dei disordini scoppiati prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Gli azzurri hanno deposto tre mazzi di fiori (uno rosso, uno bianco e uno verde) davanti alla lapide posta accanto al tristemente famoso Settore Z. È stata la più drammatica telecronaca di calcio, il racconto soffocato di una tragedia, la più difficile prova professionale per Bruno Pizzul. Le parole gli uscivano a fatica, il tono era sommesso, la mente non era certo concentrata sul campo da gioco perché continuavano ad arrivargli confuse notizie sull’accaduto. Alle 22 passate, mentre si sta mestamente iniziando a giocare, queste le parole di Pizzul: "Purtroppo ho una notizia che debbo dare. È ufficiale, viene dalla Uefa. Ci sono 36 morti" e, dopo una lunga pausa di silenzio: "È una cosa rabbrividente, inaudita. E per una partita di calcio". Il collegamento si chiude con le immagini della Juve che regge la coppa e, in sovrimpressione, i numeri a cui i telespettatori possono rivolgersi per avere informazioni sulla sorte dei propri parenti presenti allo stadio di Bruxelles. Pizzul ha raccontato più volte che, nei convulsi momenti della tragedia, ha dovuto a malincuore rifiutare il microfono a due ragazzi che volevano rassicurare le rispettive famiglie; il tutto per non gettare nell’angoscia migliaia di altri italiani, in quel momento all’ascolto per avere notizie dei propri cari. Un atto che all’apparenza poteva sembrare crudele, compreso in seguito da quei ragazzi con cui ha continuato ad avere contatti. Di fronte alla strage, all’interno dello stadio non c’era grande consapevolezza di quanto fosse avvenuto. Si capiva che era successo qualcosa di grave ma non si sapeva esattamente cosa. Le autorità civili e calcistiche, per motivi di ordine pubblico, decisero comunque di far giocare la partita. Il fischio d’inizio venne rinviato di un’ora e 25 minuti. Fonte: Corriere.it © 15 Novembre 2024

 

L’ultimo stadio

di Alberto Caprotti

Il primo ricordo è che faceva caldo. Quell’umido sospeso, che fa intuire che qualcosa debba accadere per forza. Telefono al giornale: ci sono dei morti. Fecero fatica a credermi, in tv non lo avevano detto, non ancora. La sera del 29 maggio 1985 il calcio ha smesso per sempre di essere un gioco. Juventus e Liverpool, finale di Coppa Campioni. Lo stadio Heysel per fortuna oggi non c’è più: crepato, senza posti numerati, privo di qualunque sistema di sicurezza. Lo scriveremo dopo, guardando un tappeto di cadaveri. E sarebbe stato meglio accorgersene prima. Eravamo lì per una partita di calcio. Quella che è diventata poi una guerra: 39 morti, quasi tutti italiani, molti con il torace schiacciato contro i muri di recinzione, altri con la gola aperta dalle punte metalliche che chiudono le transenne. Spinti in fuga dal terrore di vedersi arrivare addosso decine di inglesi ubriachi che stipati nel loro settore sfondarono transenne fragili come reti di zucchero cristallizzato. A Bruxelles sono tornato altre volte. Grigia, piove quasi sempre, più triste di un funerale nella nebbia. Colpa di quell’ultimo stadio. Di uomini, donne e ragazzi che non ci sono più. E i loro parenti costretti a convivere con un nome, Heysel, e con la stupidità degli uomini. Come i genitori di Giuseppina Conti, di Arezzo, morta a 17 anni, che mesi dopo si videro recapitare dal Belgio il conto dell’ambulanza. Fonte: Avvenire.it © 30 novembre 2024

 

Heysel, nascerà il memoriale Juve: ora è ufficiale, ecco dove e come sarà

Il Comune di Torino ha approvato l'opera: il club bianconero ha scelto il nome e la zona dove costruirlo. Tutti i dettagli.

Ricordare, ma non lasciarsi travolgere dal dolore della perdita, rielaborando il lutto con lo sguardo volto al futuro e a una nuova speranza di rinascita. È da questa volontà che prenderà vita "Verso Altrove", l'opera che la Juventus dedicherà alla memoria della tragedia dell'Heysel, di cui il 29 maggio 2025 ricorreranno i quarant’anni. Il progetto, affidato a Luca Beatrice, critico d’arte e presidente della Quadriennale di Roma e realizzato da Luca Vitone, artista di fama internazionale, è stato definitivamente approvato dalla Città di Torino e sarà realizzato nei prossimi mesi in un'area verde di circa duemila metri quadrati nei pressi di Strada della Continassa, a poche decine di metri dall'Allianz Stadium, dal Training Center e dalla sede del club. Juve, ecco "Verso Altrove": il progetto - Dal manto erboso, impreziosito da alberi di Ginko Biloba e cespugli di lavanda, si ergerà una pedana di sessantacinque metri dalla leggera forma di spirale centrifuga, innalzandosi a più di tre metri da terra. Una struttura leggera, architettonicamente semplice, al cui interno verrà posizionata una luce al neon lungo tutto il percorso, permettendo così all’opera di essere visibile anche da notevole distanza, nell'oscurità. Al termine della rampa, rivolto verso il paesaggio antistante, sarà posizionato un cannocchiale con lenti montate al contrario in modo da allontanare il fuoco sull'orizzonte. Un chiaro invito a guardare lontano, verso l'assoluto. La stessa scelta delle specie arboree che verranno piantate è fortemente simbolica: la lavanda rimanda al richiamo olfattivo di sensazioni oniriche, spesso presenti nelle opere di Vitone, mentre il Ginko Biloba è un albero antichissimo, le cui origini risalgono a milioni di anni fa, all'era mesozoica, considerato un fossile vivente a rappresentare la resistenza, la sintesi nella sua linfa di passato e futuro. Verso altrove non sarà quindi soltanto un memoriale, ma un luogo e un oggetto poetico, un panorama che diventerà spazio attivo e inviterà il pubblico a ricordare ciò che è stato, in un ideale percorso di ascesi, teso al futuro, alla vita. All'altrove. Fonte: Tuttosport.com © 9 dicembre 2024

 

L'omaggio della Juventus alle vittime dell'Heysel:

verrà costruito un monumento nell'area della Continassa

La Juventus, nei prossimi, mesi dedicherà un memoriale alle 39 vittime della notte tragica dello Stadio Heysel a Bruxelles, proprio in occasione del 40° anniversario di uno dei momenti più tragici e dolorosi nella storia del club bianconero. Il progetto, che prenderà forma nei prossimi mesi, verrà realizzato proprio alla Continassa, in un'area verde di circa duemila metri quadrati e pochissima distanza dall'Allianz Stadium, teatro delle partite casalinghe dei bianconeri. Un'opera d'arte dedicata alle 39 vittime della strage dell’Heysel a Bruxelles era infatti uno degli gli impegni assunti dalla Juventus, che a proprie cure e spese, realizzerà un ricordo struggente e allo stesso tempo toccante, da collocare nell'area della Continassa. Che cambierà, ancora, e sempre grazie al club bianconero.

Il memoriale dell'Heysel: il comunicato della Juventus - "Attraverso un comunicato ufficiale apparso sul proprio sito, la Juventus ha illustrato la realizzazione del monumento che omaggerà le vittime dell'Heysel: "Ricordare, ma non lasciarsi travolgere dal dolore della perdita, rielaborando il lutto con lo sguardo volto al futuro e a una nuova speranza di rinascita. È da questa volontà che prenderà vita Verso Altrove, l'opera che la Juventus dedicherà alla memoria della tragedia dell'Heysel, di cui il 29 maggio 2025 ricorreranno i quarant’anni anni. Il progetto, affidato a Luca Beatrice, critico d’arte e presidente della Quadriennale di Roma e realizzato da Luca Vitone, artista di fama internazionale, è stato definitivamente approvato dalla Città di Torino e sarà realizzato nei prossimi mesi in un'area verde di circa duemila metri quadrati nei pressi di Strada della Continassa, a poche decine di metri dall'Allianz Stadium, dal Training Center e dalla sede del club. Dal manto erboso, impreziosito da alberi di Ginko Biloba e cespugli di lavanda, si ergerà una pedana di sessantacinque metri dalla leggera forma di spirale centrifuga, innalzandosi a più di tre metri da terra. Una struttura leggera, architettonicamente semplice, al cui interno verrà posizionata una luce al neon lungo tutto il percorso, permettendo così all’opera di essere visibile anche da notevole distanza, nell'oscurità. Al termine della rampa, rivolto verso il paesaggio antistante, sarà posizionato un cannocchiale con lenti montate al contrario in modo da allontanare il fuoco sull'orizzonte. Un chiaro invito a guardare lontano, verso l'assoluto. La stessa scelta delle specie arboree che verranno piantate è fortemente simbolica: la lavanda rimanda al richiamo olfattivo di sensazioni oniriche, spesso presenti nelle opere di Vitone, mentre il Ginko Biloba è un albero antichissimo, le cui origini risalgono a milioni di anni fa, all'era mesozoica, considerato un fossile vivente a rappresentare la resistenza, la sintesi nella sua linfa di passato e futuro. Verso altrove non sarà quindi soltanto un memoriale, ma un luogo e un oggetto poetico, un panorama che diventerà spazio attivo e inviterà il pubblico a ricordare ciò che è stato, in un ideale percorso di ascesi, teso al futuro, alla vita. All'altrove".

L'area Continassa e l'accordo tra Città di Torino e Juventus - Nella seduta dello scorso 19 marzo, infatti, la Giunta Comunale di Torino ha approvato l’atto di assoggettamento all'uso pubblico delle aree destinate a piazza, a verde, percorsi pedonali e parcheggi a raso nell’ambito "4.25 Continassa". Cosa prevede? Un patto tra la Città, Ream e Juventus per l’assoggettamento all’uso pubblico delle aree per 31.527 metri quadrati complessivi, di cui 15.400 destinati a verde, 9.937 adibiti a parcheggi pubblici a raso e viabilità di collegamento e 6.190 metri quadrati. Tutto destinato a piazza pubblica. La Juventus gestirà a proprio carico l'intera zona, regalando anche un ricordo speciale, per la storia del club e per i tifosi. Fonte: Ilbianconero.com © 9 dicembre 2024

 

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