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ARTICOLI
STAMPA
HEYSEL 2023
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L'Uefa risarcisce chi
vuole: Heysel nel dimenticatoio
di Riccardo Micheli
Secondo quanto
riportato negli ultimi giorni, l'Uefa risarcirà
i tifosi coinvolti negli scontri avvenuti lo
scorso 28 Maggio all'esterno del Saint-Denis di
Parigi in occasione della 67esima finale di
Coppa dei Campioni che ha visto come sfidanti
Real Madrid e Liverpool. L'Uefa è considerata
l'unica responsabile ed è pronta quindi a
ripagare coloro che furono coinvolti negli
incidenti. A richiedere risarcimento sono stati
3000 sostenitori dei Reds, che se prima erano
considerati i capi espiatori del disagio
avvenuto, oggi invece sono tutelati dal
comunicato riportato da uno dei legali
dell'organo massimale del calcio europeo. Tale
comunicato, riporta le seguenti parole: "Le
scuse sono solo un inizio ma non sono
abbastanza. Vogliamo che i nostri clienti,
insieme a tutti gli altri tifosi coinvolti che
si sono dimostrati irreprensibili, vengano
risarciti per il trauma psicologico e fisico che
hanno subito quel giorno e per il successivo
trauma ricevuto dopo l'evento quando le autorità
hanno continuato ad incolpare loro". A non voler
fare sconti all'Uefa è lo studio legale Leigh
Day. Quest'ultimo sostiene, giustamente, che la
Federcalcio europea non ha garantito un ambiente
sicuro per chi partecipò all'evento e tutto ciò
porta responsabilità legale verso i coinvolti
negli incidenti. Il sottoscritto ritiene
assolutamente inaccettabile ciò che è successo
in quel di maggio. All'Uefa interessa che i
civili partecipino serenamente loro
manifestazioni ? Mi viene un grosso dubbio,
anche perché un episodio molto più grave di
quello in questione, accadde nel 1985, allo
stadio Heysel di Bruxelles. A malincuore, ora,
voglio soffermarmi su questa tragica vicenda.
Come anticipato, l'organo massimale del calcio
europeo è giusto che paghi legalmente per quanto
accaduto 8 mesi fa e ritengo che sia il minimo
scrivere un comunicato con delle scuse rivolte
alle vittime. Mi chiedo però come mai non è
stato fatto nulla di simile nei confronti delle
famiglie che hanno visto morire 39 persone. Mai
una scusa, mai per i responsabili. Come molti di
voi sanno, i protagonisti di quel sanguinoso
scenario furono gli inglesi. Di codesti, solo 14
furono condannati a 3 anni di reclusione con 5
di condizionale. Morale della favola ? Nessuno
di loro fu messo in carcere. Anche per quanto le
associazioni calcistiche belghe furono salvate
come se nulla fosse. Giusto qualche membro fu
condannato con la condizionale, di conseguenza
anche loro non hanno scontato la pena. L'Uefa se
ne lavò le mani delle vittime dell'Heysel,
tutt'oggi lo fa. Imbarazzante che ancora oggi le
famiglie delle persone scomparse non abbiano
ricevuto delle scuse. Jacques Georges, ad allora
presidente della Federcalcio europea, non prese
assolutamente provvedimenti e ad oggi lui, tutti
i componenti dell'Uefa sono ritenuti
irresponsabili. In sintesi, le 39 vite scomparse
furono coinvolte in un incidente casuale, dove
polizia e le istituzioni in quel momento non
potettero far nulla per fermare l'attacco degli
hooligans. Tutt'ora comunque, oltre alle scuse,
non viene mai rivolto un pensiero da parte di
Ceferin o altri individui. La finale di
Champions tenutasi lo scorso anno si è disputata
proprio nell'anniversario degli incidenti di
Bruxelles di 27 anni prima. Minuto di silenzio ?
Una semplice frase in memoria delle molteplici
persone scomparse ? Ovviamente no. È giusto che
paghino per i fatti accaduti poco meno di un
anno fa a Parigi, ma tutt'ora fanno orecchie da
mercante se si parla di quel famoso 28/05/1985.
(NdR:
29.5.1985)
Fonte:
Vivoperlei.calciomercato.com © 16 febbraio 2023
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Ten Hag e
Klopp contro i cori sui disastri dell’Heysel e
Hillsborough
di Antonio
Cacciapuoti
I due tecnici
in conferenza stampa: "Voglio che i tifosi
creino un’atmosfera elettrica ma senza sfociare
in cori che nel calcio non trovano posto".
Erik ten Hag e Jürgen
Klopp hanno chiesto di porre fine ai cori sui
disastri dell’Heysel e di Hillsborough in
conferenza stampa. Tra le due tifoserie c’è
sempre stata una grande rivalità, tra le più
importanti in Premier League, e domani si
sfideranno in campionato. Di seguito le parole
di Ten Hag e Klopp. Ten Hag ha dichiarato: "La
rivalità tra Manchester United e Liverpool è una
delle più grandi nel calcio. Tutti la amano e
c’è sempre grande passione dei tifosi quando le
due squadre si incontrano, ma ci sono limiti che
non dovrebbero essere oltrepassati. È
inaccettabile utilizzare le tragedie nel calcio.
I responsabili danneggiano non solo la
reputazione dei nostri club ma anche la propria
e della loro città. A nome mio, dei nostri
giocatori e del nostro staff, chiediamo ai
nostri tifosi di concentrarsi sul sostenere la
squadra domenica e di rappresentare il nostro
club nel modo giusto". Klopp ha aggiunto: "Uno
dei motivi principali per cui la rivalità tra
Liverpool e Manchester United è così speciale è
che è molto intensa. Ma allo stesso tempo quando
la rivalità diventa troppo intensa si può andare
incontro a episodi spiacevoli. Non ne abbiamo
bisogno. Voglio che i tifosi creino un’atmosfera
elettrica ma senza sfociare in cori che nel
calcio non trovano posto. Dimostriamo il lato
positivo di questa rivalità tra due grandi del
calcio internazionale".
Fonte:
Ilnapolista.it © 4 marzo 2023
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Boniek
sull'Heysel: "Ci obbligarono a giocare,
io l'unico a
devolvere l'intero premio partita"
Zibì Boniek ha parlato
al Corriere dello Sport, toccando tanti temi.
L'ex attaccante bianconero ha dichiarato: "Resta
il fatto che nessuno nella Juventus ha segnato
come me nelle finali. Sai quanti ne ho fatti?
Tre? Beh, sarebbero stati quattro se Whelan non
mi avesse steso all’Heysel. Ci diedero un rigore
inesistente, perché il fallo era fuori area, ma
senza quell’intervento avrei fatto gol". HEYSEL
- "Chiariamo. Nessuno di noi voleva giocare, ci
obbligarono a farlo. Ma una volta cominciata la
partita, un calciatore pensa a svolgere il suo
lavoro. E quindi prova a vincere. Purtroppo è
una situazione in cui sbagli comunque: se vinci
perché la partita è stata funestata dalla
tragedia, se perdi perché non hai onorato al
massimo i morti. Sono stato l’unico giocatore a
devolvere l’intero premio-partita, che valeva il
prezzo di un paio di appartamenti,
all’associazione delle vittime dell’Heysel. Un
gesto sentito".
Fonte: Ibianconero.com © 5 marzo 2023
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Una follia del
tifo criminale: la strage allo stadio Heysel
Morirono in
39, fra i quali 32 italiani. Una delle vittime
viveva a Reggio Emilia Nella nostra città c'è un
monumento che ricorda quella sciagura.
Un fatto storico
avvenuto per colpa di questi gruppi del tifo
organizzato è il crollo del settore Z allo
stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39
persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero
ferite oltre 600. L'inizio della partita era
previsto per le 20.15. Circa un'ora prima,
intorno alle 19.20, i cosiddetti hooligan,
ovvero i tifosi inglesi più accesi e violenti,
cominciarono a spingersi verso il settore Z a
ondate, cercando il take an end ("prendi la
curva") e sfondando le reti divisorie. Probabile
che si aspettassero una reazione altrettanto
violenta da parte dei tifosi juventini, che non
sarebbe mai potuta esserci dato che quella nel
settore Z non era una tifoseria organizzata. Gli
inglesi sostennero di aver caricato più volte a
scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori,
juventini e non, impauriti anche per il mancato
intervento e per l'assoluta impreparazione delle
forze dell'ordine del Belgio alla situazione,
che ingenuamente ostacolavano la fuga degli
italiani verso il campo manganellandoli, furono
costretti ad arretrare, ammassandosi contro il
muro opposto al settore della curva occupato dai
sostenitori del Liverpool. Nella grande calca
che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel
vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri
cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare
nel settore adiacente, altri ancora si ferirono
contro, le recinzioni. Un fattore che rende il
calcio meno gradevole è il tifo organizzato.
Fenomeno esteso che non conosce limiti
territoriali. Questa è la definizione che meglio
delle altre risponde alla percezione che
l'opinione pubblica ha della violenza negli
stadi. Gli impianti sportivi sono,
nell'accezione comune, ormai diventati un
territorio franco ove gruppi di persone più o
meno organizzate ritengono di poter compiere
atti di violenza gratuita (senza timore di dover
pagare eccessive conseguenze). Si tratta di atti
che vengono avvertiti come finalizzati a
ribadire un senso di forza e dominio sia nei
confronti degli altri tifosi sia di quanti
cercano di mantenere l'evento agonistico
nell'ambito della normalità. Le modalità con cui
questa violenza (sia essa fisica che
psicologica) si manifesta induce a questo punto
a ritenere ogni partita, sostenuta da un elevato
numero di tifosi, un evento ad alto rischio di
incidenti. Tali episodi non sono generalmente
prevedibili e rischiano, tra l'altro, di
innescare reazioni a catena di rapidissima
evoluzione, non sempre controllabili
dall'apparato di sicurezza predisposto
all'interno e fuori dagli stadi. Un esempio è
sicuramente quello degli Hooligans, un gruppo
organizzato di tifosi che adottano, quindi, un
modello sociologico basato sullo "Stile Maschio
Violento". Le regole all'interno di questi
gruppi di tifosi sono poche e scarsamente
elaborate: È esclusa la partecipazione di figure
femminili - Le aggregazioni avvengono
esclusivamente per dare vita a cori (che
esaltano la determinazione e la forza del
gruppo) e per organizzare spedizioni punitive
nei confronti dei tifosi avversari - Non è
necessario disporre di un'organizzazione
strutturata gerarchicamente e, conseguentemente,
l'impegno dei militanti nel corso della
settimana che precede l'incontro è di fatto
nullo - I simboli utilizzati (spesso look
neonazisti arricchiti sostenuti da allegorie
xenofobe) non esprimono in realtà
un'appartenenza politica, ma hanno come unica
finalità la funzione di innalzare il livello di
paura tra i tifosi avversari - Tra i nemici sono
inclusi, oltre ai sostenitori di altre squadre
concorrenti, appartenenti alle forze di polizia
e i gruppi giovanili culturalmente lontani dal
mondo del calcio.
(NdR:
Articolo redatto a cura dei ragazzi dell'
Istituto Pascal di Reggio Emilia (Riccardo Abatemattei, Nicolò Bonacini, Andrea Canali,
Giuseppe Mendicino, Lorenzo Montanari)
Fonte:
Gazzetta di Reggio © 7 marzo 2023
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"Heysel, Juve
costretta a giocare dalla polizia. Boniperti non
voleva"
Francesco
Merloni e il clamoroso retroscena di quel
tragico 29 maggio 1985, quando i bianconeri
vinsero la Coppa dei Campioni: "Ero negli
spogliatoi".
Francesco Merloni,
imprenditore e politico italiano oggi 97enne, ha
rilasciato una lunga ed approfondita intervista
al Corriere della Sera. Tra imprenditoria,
passando per la politica, al rapporto
"particolare" con Silvio Berlusconi e
chiaramente con lo sport a tinte bianconere.
Merloni eredita dal padre Aristide l'impresa
Ariston, esportata in tutto il mondo (uno dei
primi ad andare in Cina) che diventa il primo
sponsor sulla maglia nella storia della
Juventus. Merloni, l'accordo con la Juventus -
Il sodalizio tra Ariston e la Juventus iniziò
nella stagione 1981-82 concludendosi nel
1988-89. Merloni nell'intervista ha parlato
proprio del matrimonio con i bianconeri. "Una
congiuntura favorevole. Vittorio, mio fratello,
era presidente di Confindustria: ce l’aveva
messo Gianni Agnelli, che voleva liberarsi dei
corteggiatori locali. Io, invece, ero amico di
Umberto: facevamo le riunioni con Montezemolo
nel mio ufficio. Andavo a vedere le partite".
Merloni, la rivelazione sull'Heysel -
L'imprenditore ha anche raccontato degli
importanti retroscena in merito alla tragedia
dell'Heysel avvenuta il 29 maggio 1985 poco
prima dell'inizio della finale di Coppa dei
Campioni tra la Juventus ed il Liverpool: "Poi
ci fu l’Heysel. Ero lì, arrivai allo stadio con
il pullman della squadra assieme a Boniperti.
Dalla tribuna ho visto tutto. Mi precipitai
negli spogliatoi, c’era anche De Michelis.
Boniperti non voleva giocare, fui io a fargli da
interprete in francese con la polizia belga. Ci
dissero: "È stato mobilitato l’esercito, ma
arriva tra due ore; se non giochiamo ci saranno
migliaia di morti". Fu terribile, non andai più
allo stadio". Una volta di più, ancora, e da un
altro testimone d'eccezione, la definitiva
cancellazione di tutte le immonde bugie fatte
circolare sul comportamento della Juve in quelle
terribili ore.
Fonte: Tuttosport.com © 11 marzo 2023
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In posa sul
monumento alle vittime dell’Heysel:
"Una
leggerezza, ce ne scusiamo"
Dopo la
denuncia dell'associazione "Quelli di… via
Filadelfia" rimossa l’immagine che campeggiava
su alcune pagine cuneesi del network Tecnorete:
"Un incidente, non volevamo offendere nessuno".
"Quando commettiamo un
errore siamo abituati a chiedere scusa
immediatamente. E questo è di sicuro il caso.
Lungi da noi il voler mancare di rispetto a un
luogo simbolico, ma la leggerezza da noi
commessa con quello scatto non ammette scuse o
giustificazioni. La foto è già stata rimossa.
Voglia porgere le nostre scuse a chi si è
sentito offeso". Questi i passaggi salienti
della lettera che il team manager di Tecnocasa
Franchising Giovanni Griotti ha indirizzato oggi
all’associazione "Quelli di… Via Filadelfia" e
al suo presidente Beppe Franzo in merito al
caso, segnalato dal sodalizio, della foto
aziendale scattata sul monumento che dal 2016 a
Cherasco ricorda le 39 vittime dell’Heysel. Tra
quanti si sono immediatamente spesi per chiarire
l’equivoco il sindaco di Cherasco Carlo Davico:
"Certamente è stato un gesto non voluto, un
incidente. E’ vero che ogni anno, il 29 maggio,
davanti al monumento, si tiene una partecipata
cerimonia in ricordo di quella tragedia e delle
sue vittime, ma chi ha improvvisato quella foto
non ne aveva evidentemente contezza. Non c’era
l’intenzione di offendere nessuno". "Una
leggerezza, certamente un’azione non voluta",
conferma Luca Fissore, responsabile di zona di
Tecnorete, network di agenzie immobiliari sulle
cui pagine era comparsa quell’immagine, scattata
su un set improvvisato probabilmente con
leggerezza, ma "di sicuro senza l’intenzione di
voler mancare di rispetto a nessuno, tantomeno
ai parenti dei cari che in quel luogo sono
ricordati. In questo senso - vuole rimarcare -
ci uniamo alle sentite scuse che tutto il gruppo
ha rivolto all’associazione e ai parenti delle
vittime".
Fonte: Targatocn.it © 14 marzo 2023
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Foto di gruppo
sul monumento alle vittime dell'Heysel
La protesta:
"Cancellatela e chiedete scusa"
di Timothy
Ormezzano
Una nota
azienda immobiliare ha immortalato un gruppo di
dipendenti sulla scalinata che a Cherasco
ricorda le 39 vittime della tragedia di
Bruxelles. Un’associazione denuncia:
"Disdicevole". Le scuse dell'agenzia Tecnocasa.
"Fermi tutti, un bel
sorriso, clic". Peccato che la foto di gruppo,
pubblicata a scopo promozionale nella provincia
di Cuneo da TecnoRete, nota azienda del settore
immobiliare, sia stata scattata sul monumento
che a Cherasco ricorda la tragedia dell'Heysel.
Insomma, non proprio il setting ideale per
immortalare 27 dipendenti sorridenti. La
protesta, rimbalzata subito sul web e sui social
tra l'indignazione generale, arriva da "Quelli
di… Via Filadelfia", associazione guidata dal
tifosissimo juventino Beppe Franzo che da molti
anni tiene vivo il ricordo delle 39 vittime
dello stadio di Bruxelles.
"Trovo assolutamente disdicevole -
afferma Beppe Franzo - che per pubblicizzare
un’attività commerciale non si abbia il minimo
pudore a oltraggiare la memoria di 39 vittime
innocenti a cui il monumento è dedicato". Dopo
la denuncia, la richiesta di cancellare
l'immagine e porgere pubbliche scuse ai parenti
dei tifosi deceduti per il crollo del settore Z
dello stadio Heysel, nella folle notte del 29
maggio 1985: "L’Associazione Quelli di… Via
Filadelfia, il cui nome compare tra l’altro in
foto sulla targa visibile nella parte in basso a
destra sul monumento, esprime il massimo
disappunto e chiede immediatamente
l’eliminazione della foto dai siti in questione,
con pubbliche scuse a quelle famiglie che dal
1985 portano in seno un dolore mai sopito".
L'associazione "Quelli di… Via Filadelfia" è tra
i principali promotori di quello stesso
monumento installato nell'aprile 2016 a
Cherasco, dietro al santuario della Madonna del
Rosario, presso il giardino della Madonnina. La
scalinata con la targa per non dimenticare quel
tremendo evento è diventata negli anni meta di
quei tifosi e non che ogni 29 maggio ricordano
la tragedia dell'Heysel. "Coltivare la Memoria
dell’Heysel - conclude Franzo - dev’essere una
delle attività primarie di quelle associazioni
che, come la nostra, portano nel cuore
quell’immane tragedia". Le scuse dell'agenzia:
Giovanni Griotti, team manager per Tecnocasa
Franchising, ha scritto al presidente
dell'associazione scusandosi. "Quando
commettiamo un errore siamo abituati a chiedere
scusa immediatamente. E questo è di sicuro il
caso. Lungi da noi il voler mancare di rispetto
ad un luogo simbolico, ma la leggerezza da noi
commessa con quello scatto non ammette scuse o
giustificazioni. La foto è già stata rimossa.
Voglia porgere le nostre scuse a chi si è
sentito offeso".
Fonte: Torino.corriere.it © 14 marzo 2023
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Cherasco,
polemiche dopo la foto sul monumento
alle vittime
dell’Heysel. L’azienda si scusa
di Andrea
Cascioli
L’associazione
Quelli di Via Filadelfia aveva denunciato
l’oltraggio alla memoria dei 39 tifosi. Il team
manager di Tecnocasa assicura:
"L’immagine sarà rimossa".
Si è chiusa con un
messaggio di scuse, da parte dell’azienda
chiamata in causa, la polemica sulla fotografia
aziendale dell’agenzia Tecnorete a Cherasco.
L’immagine circolata nelle scorse ore ritraeva
diversi affiliati al franchising della provincia
di Cuneo, seduti sui gradini del monumento alle
vittime dell’Heysel. L’installazione, voluta dal
Comune e inaugurata nel 2016 presso i giardini
del santuario di Madonna delle Grazie,
rappresenta un omaggio alla memoria delle 39
vittime della strage del 1985, provocata da una
folle carica degli hooligans inglesi contro gli
spettatori assiepati nel settore Z dello stadio
Re Baldovino di Bruxelles, dove di lì a poco si
sarebbe tenuta la finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool. Nella calca morirono
trentadue cittadini italiani, quattro belgi, due
francesi e un irlandese e oltre 600 persone
rimasero ferite. "Trovo assolutamente
disdicevole che per pubblicizzare un’attività
commerciale non si abbia il minimo pudore a
oltraggiare la memoria di 39 vittime innocenti a
cui il monumento è dedicato" aveva dichiarato
Beppe Franzo, presidente onorario
dell’associazione Quelli di Via Filadelfia che
molto si è spesa in questi anni per non far
cadere nell’oblio una delle più terribili
tragedie del calcio. A nome dell’associazione
Franzo aveva espresso "il massimo disappunto" e
chiesto "l’immediata eliminazione della foto dai
siti in questione, con pubbliche scuse a quelle
famiglie che dal 1985 portano in seno un dolore
mai sopito. Episodi come questi evidenziano come
la coltivazione della memoria dell’Heysel
dev’essere una delle attività primarie di quelle
associazioni che, come la nostra, porta nel
cuore quell’immane tragedia". A stretto giro è
arrivata la replica del team manager di
Tecnocasa Franchising Giovanni Griotti: "Quando
commettiamo un errore siamo abituati a chiedere
scusa immediatamente. E questo è di sicuro il
caso. Lungi da noi il voler mancare di rispetto
ad un luogo simbolico, ma la leggerezza da noi
commessa con quello scatto non ammette scuse o
giustificazioni. La foto è già stata rimossa.
Voglia porgere le nostre scuse a chi si è
sentito offeso".
Fonte: Cuneodice.it © 14 marzo 2023
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Il coro sui 39
dell’Heysel è roba da galera
di Ivan
Zazzaroni
Della squalifica - da
cancellare - di Lukaku ho scritto e riscritto
fino a ieri. Per mancanza di segnalazioni,
arrivate in colpevole ritardo, non ho potuto
stigmatizzare come avrei voluto il coro che si è
udito più volte e con chiarezza nei primi 20
minuti di Juve-Inter: "Liverpool Liverpool 39
morti schiacciati" è raccapricciante. Assurdo
che gli ispettori federali, o gli assistenti di
campo, non l’abbiano messo a referto. Immagino
che tra i coristi ci fossero persone che il 29
maggio dell’85 non erano neppure nate,
particolare che trovo doppiamente irritante.
Sono convinto (da sempre) che per offese di tale
portata si possa configurare il reato di
vilipendio di cadavere, del quale è una
declinazione, ovvero "il disprezzo che può
assumere toni di scherno o di aperta ingiuria".
Lo tratta l’articolo 410 del codice penale
specificando che chiunque commetta atti di
vilipendio di cadavere è punito con la
reclusione da uno a tre anni. La galera del
tifoso è il daspo; il filtro protettivo; la
distrazione, la sottovalutazione, la paura e
l’ipocrisia di chi dovrebbe segnalare certe
manifestazioni di inciviltà e non lo fa.
Fonte: Corrieredellosport.it © 8 aprile 2023
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La Digos ha
segnalato anche i cori dei tifosi
nerazzurri
sull’Heysel durante Juventus-Inter
Durante l’inchiesta
della Digos sulla partita di Coppa Italia tra
Juventus e Inter non sono stati segnalati solo i
cori razzisti contro Lukaku. Secondo quanto
riportato dall’ANSA, inoltre sono stati
segnalati alla procura federale un episodio
accaduto a metà del primo tempo, sempre di
Juventus-Inter, quando la quasi totalità del
settore ospiti ha intonato il coro "Liverpool,
Liverpool" in chiaro riferimento ai tragici
fatti dell’Heysel.
Fonte: Ansa.it © 24 Aprile 2023
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Strage Heysel:
cosa successe il 29 maggio 1985 ?
di Stefano
Ferrera
Il 29 maggio 1985 si
consumò la strage dell’Heysel, una delle pagine
più tragiche della storia del calcio. Una serata
che avrebbe dovuto essere all’insegna dello
spettacolo perché quella sera, a Bruxelles, era
in programma la finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. I bianconeri, allenati da
Giovanni Trapattoni, arrivarono al fatidico
giorno con l’entusiasmo alle stelle, con la
voglia di porre rimedio a un campionato mediocre
(concluso al 6° posto e vinto dal Verona di
Bagnoli) e con la consapevolezza di poter
conquistare la prima Coppa dei Campioni nella
storia del club. Il Liverpool, dal canto suo,
arrivò all’ultimo atto della competizione, da
campione in carica, con il coltello tra i denti,
desideroso di riscattare la sconfitta in
Supercoppa Europea del 16 gennaio proprio contro
la Juventus (detentrice della Coppa delle Coppe
1983-84), quando i bianconeri si imposero sugli
inglesi per 2-0 in virtù della doppietta di Zibì
Boniek. Se la Juve arrivò alla finale di
Bruxelles con qualche brivido, alla luce del
doppio confronto contro il Bordeaux che vide i
bianconeri imporsi per 3-0 all’andata per poi
perdere 2-0 in Francia, i Reds, invece, si
sbarazzarono facilmente del Panathinaikos,
battuto 4-0 all’andata e 1-0 al ritorno.
Strage Heysel, il
sopralluogo dello stadio - Teatro della finale,
lo stadio Heysel di Bruxelles, un impianto che
al giorno d’oggi risulterebbe pressoché
inagibile e, sicuramente, non idoneo a ospitare
un match di spessore così elevato. Intorno a
mezzogiorno il sopralluogo dello stadio da parte
delle due squadre; uno scenario che lasciò
subito impietrito, tra gli altri, il presidente
della Juventus Giampiero Boniperti: "Ci mettemmo
le mani ai capelli, era vecchio e sembrava quasi
un cantiere. C’erano legni ovunque, sembravano
clave". Una scelta, quella degli organizzatori
dell’evento, che apparve subito quantomeno
superficiale e che, tra i giocatori e i membri
dei due staff, destò immediatamente qualche
perplessità. Ristrutturato circa 15 anni prima,
lo stadio si presentava in condizioni precarie,
pericolante e non dotato di uscite di sicurezza
idonee. Ai tifosi bianconeri furono riservati i
settori M, N e O, mentre ai supporters inglesi
furono destinati i settori X e Y, nella curva
opposta. Il settore Z, separato dalla zona dei
tifosi del Liverpool esclusivamente da due reti
metalliche malridotte e inadatte a impedire
scontri tra le due tifoserie, venne invece
destinato ai sostenitori neutrali. Settore,
questo, riservato ai possessori di biglietto di
entrambe le tifoserie non facenti parte di
gruppi organizzati, ma poi occupato, nella
sostanza, soprattutto da tifosi juventini.
Le ore che precedono
la tragedia - La mattina del 29 maggio
procedette all’insegna della più totale
noncuranza da parte dei tifosi inglesi, che, in
preda ai fumi dell’alcool, nel corso della
giornata si resero protagonisti di episodi che
destarono preoccupazione per le vie di
Bruxelles: bottiglie di vetro rotte, urina per
le strade, cartoni usati come cuscini per
dormire nei vicoli della città. Uno scenario che
avrebbe già potuto essere un campanello
d’allarme per le forze dell’ordine e gli addetti
alla sicurezza e che poi sarebbe stato destinato
a diventare uno squallido prequel della strage
dell’Heysel. Al momento dell’apertura dei
cancelli, diverse famiglie con bambini presero
posto nel settore Z, adiacente ai settori X e Y
destinati ai tifosi del Liverpool, tra i quali,
circa 6000 supporters sprovvisti di biglietto
riuscirono a entrare nei modi più disparati,
complice la superficialità dei controlli,
all’interno dei due settori in questione.
Intorno alle 19, a poco più di un’ora dal
fischio d’inizio (previsto per le 20.15), lo
stadio iniziò a riempirsi, e, dopo una serie di
cori da stadio intonati nei confronti dei tifosi
bianconeri, gli hooligans inglesi iniziarono a
ondeggiare pesantemente. Una sorta di
intimidazione con lo scopo di far valere il
proprio dominio all’interno dell’impianto.
Strage dell’Heysel,
cronaca di una tragedia - Seguirono poi una
seconda e una terza ondata, quelle più
consistenti, che causarono il cedimento delle
reti di recinzione che separavano il settore Z
dai due settori riservati agli inglesi, con le
forze dell’ordine, quasi inermi, che non
riuscirono a evitare l’invasione del settore Z
da parte dei tifosi del Liverpool. Lanci di
bottiglie, clave e mattoni, che non erano stati
rimossi dalla polizia nelle ore precedenti,
scatenarono il panico tra i tifosi italiani, che
tentarono in ogni modo di fuggire da un inferno
che si era generato in pochi minuti. Non
trovando vie di fuga, si ammassarono nella parte
più bassa del settore Z e, molti di loro,
finirono per rimanere schiacciati contro il muro
divisorio. A quel punto, i fatti assunsero
concretamente le dimensioni della tragedia,
quando la calca dei tifosi italiani, inseguiti
dalla ferocia degli inglesi, causò il crollo del
muretto alla base del settore Z. Molti di loro
caddero sul terreno di gioco, altri furono
calpestati dalla folla in preda al panico,
mentre alcuni riuscirono a saltare giù e a
salvarsi prima del crollo.
Un bilancio
agghiacciante - Oltretutto, all’interno dello
stadio non era presente personale medico
specializzato in rianimazione, fattore che
impedì i soccorsi a molti dei feriti, il cui
bilancio finale si aggirò sui 600. La strage
dell’Heysel costò la vita a 39 persone, tra cui
32 italiani. Una mancanza, quella dell’unità di
rianimazione, che si tradusse in una gestione
complessiva sbagliata, da parte di chi di
dovere, in termini di ordine e sicurezza. Una
tragedia causata dalla rabbia e dalla violenza
dei tifosi inglesi, frutto, però, anche di una
serie di decisioni illogiche ed estremamente
superficiali.
La partita -
Nonostante la strage, di cui i giocatori
(all’interno degli spogliatoi) non ebbero
immediata percezione, per ragioni di ordine
pubblico le autorità civili e calcistiche
decisero di far giocare la partita. Una
decisione poi comunicata tramite altoparlante da
Gaetano Scirea, che, in uno scenario a dir poco
catastrofico, cercò di tranquillizzare i
presenti, invitandoli a non rispondere alle
provocazioni. La gara si disputò in un’atmosfera
surreale, con i corpi delle vittime ammassati
davanti alle tribune e i feriti trasportati su
transenne usate come barelle. La partita,
rinviata di un’ora e 25 minuti, si concluse con
la vittoria della Juventus per 1-0, in virtù del
gol di Michel Platini su calcio di rigore
inesistente concesso per un fallo su Boniek,
chiaramente fuori area. Un match scandito da
un’atmosfera agghiacciante, all’insegna di
paura, dolore e informazioni confuse che, solo
più tardi, si sarebbero tradotte, anche agli
occhi dei tifosi che videro la partita in
televisione, in una delle pagine di sport più
tristi di sempre.
Fonte: Chiamarsibomber.com © 11 maggio 2023
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La follia
hooligans e il bagno di sangue dell'Heysel
di Andrea
Muratore
Heysel non è
più un quartiere di Bruxelles che dà il nome a
uno stadio, ma un luogo del dolore. Lo è per la
tragedia del 1985 che vide gli italiani
sostenitori della Juventus vittime della follia
degli hooligans inglesi.
Heysel è un nome
lugubre nella storia del calcio contemporaneo.
Così come Superga, più della meravigliosa
basilica dominante Torino, evoca un luogo del
cuore, il ricordo della tragedia aerea in cui il
4 maggio 1949 morì il Grande Torino, anche
Heysel non è più il quartiere di Bruxelles dove
ha sede il più grande stadio della capitale
belga e d'Europa. Heysel significa lacrime e il
lato deteriore del calcio: la violenza degli
hooligans. Heysel sarà - purtroppo - una parola
funesta dopo la giornata del 29 maggio 1985 in
cui l'attuale Stadio Re Baldovino fu funestato
dalla violenza dei tifosi inglesi del Liverpool
contro gli italiani sostenitori della Juventus
poco prima della finale di Coppa dei Campioni.
Si deve alla grande sensibilità giornalistica di
Giovanni Minoli la volontà di riproporre, tra le
puntate della storica trasmissione Mixer, quella
che sarà ritrasmessa dalla Rai il 18 maggio e
avrà come tema proprio la tragedia dell'Heysel.
Vedendo come ospite d'eccezione uno spettatore
di prima mano della tragedia: Marco Tardelli,
campione del Mondo del 1982 con l'Italia e
giocatore della Juventus che quella sera funesta
conquistò la sua prima Coppa dei Campioni.
La
carica degli hooligans verso il Settore Z
dell'Heysel voleva essere un tentativo di
dimostrare la forza del tifo organizzato dei
teppisti venuti dall'Inghilterra contro le curve
su cui si erano stabiliti italiani e tifosi
belgi. Memori del contrasto con i tifosi della
Roma nella finale vinta dal Liverpool
all'Olimpico l'anno precedente proprio contro i
giallorossi, gli hooligans caricarono con
violenza una massa innocua e disorganizzata di
tifosi ordinari, scatenando il panico. "I rossi"
del Liverpool "si spostavano verso i bianconeri,
ritmicamente, a orda, dal punto più lontano a
quello più vicino alla tribuna centrale. E
nell’aria volavano clave, aste e persino qualche
mattone che la polizia belga non aveva pensato
di rimuovere", ricorda Storie di Calcio
sottolineando come le mosse degli hooligans
avessero quasi una dinamica militaresca. La
seconda e la terza ondata schiacciarono i tifosi
italiani contro le paratoie del settore. I
tifosi italiani rimasti schiacciati iniziarono a
venire calpestati, travolti dalla calca,
precipitati dagli spalti. In pochi minuti, prima
dell'inizio della partita previsto per le 20.15,
furono coinvolte negli
*scontri oltre 650
persone. Trentanove di loro sarebbero morti: 32
italiani, 4 belgi, 2 francesi e anche un
cittadino britannico, il nordirlandese Patrick Radcliffe che lavorava come archivista alla
Comunità Economica Europea. Giampiero Boniperti,
presidente della Juventus, si accorse
dell'immensità della tragedia così come Edoardo
Agnelli, figlio dell'Avvocato Giovanni Agnelli
che saputo dell'accaduto non entrò allo stadio.
Le responsabilità della Uefa, accusata di aver
scelto uno stadio fatiscente, sono state
lungamente discusse per la corsa alla finale. Ma
il problema più grande apparve senz'altro il
peso del caos hooligans, affrontato duramente in
patria dal governo britannico di Margaret
Thatcher e che arrivò a essere responsabile di
una strage che sarebbe costata all'Inghilterra
cinque anni di esclusione dei suoi club dalle
coppe europee.
La Uefa ebbe responsabilità anche
nel gestire l'immediato post-evento, quando dopo
una surreale attesa in uno stadio in cui
ambulanze e polizia portavano via morti e feriti
la partita fu disputata in un clima pesante. Con
i giocatori dei due club, incolpevoli spettatori
della tragedia, paralizzati dalla tensione in
campo. "Quando al circo il trapezista muore,
entrano i clown" pare sia stato il caustico
commento di Michel Platini, stella della
Juventus, di fronte alla decisione dell'Uefa di
scaricare sulle squadre il ruolo di diversivo
per mantenere l'ordine pubblico. La Juventus
vinse 1-0 per un rigore inesistente, realizzato
dallo stesso Platini, per cui il Liverpool non
protestò nemmeno. I Reds non potevano vincere la
Coppa dei Campioni quella sera, era chiaro. Lo
era agli spettatori d'Europa che avevano un'idea
più chiara degli stessi giocatori della
tragedia. Lo era anche per i club, i cui atleti
vivevano una situazione che aveva, ricorda
Storie di Calcio, i "contorni sfumati del
sogno". O ancor peggio dell'incubo. Un maestro
di narrazione calcistica come Gianni Brera in un
articolo pubblicato da Repubblica seppe dare, il
giorno dopo la tragedia, la natura precisa
dell'accaduto: "Mentre tento di esprimere la mia
mortificazione di uomo di sport, i superstiti
dell’ immonda mattanza passano ciascuno a
raccontare la propria storia, piena di orrore e
degna di umana pietà. Lo Stadio, il caro ma
obsoleto Heysel, è come gravato da una cappa di
angoscia", notava Brera. Aggiungendo i timori
per un avvelenamento degli animi tra le comunità
inglesi e italiane per l'evento tragico.
Vent'anni dopo, quando Liverpool e Juventus
tornarono a affrontarsi in Champions League, il
mondo era cambiato e i primi a riconoscere
l'orrore del 1985 gli stessi sostenitori dei "Reds"
che accolsero ad Anfield i bianconeri con una
grande ovazione e una coreografia inequivocabile
recitante "Friendship" ("Amicizia"). Il fenomeno
hooligans era stato debellato, nel frattempo. Ma
non il dolore per i famigliari delle vittime
dell'Heysel. Luogo del cuore e del dolore per il
calcio europeo.
Fonte: Ilgiornale.it © 17 Maggio 2023
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Juve, il 29
maggio incontro a Coverciano
per ricordare
la drammatica finale dell'Heysel
di Giuseppe
Giannone
Lunedi 29 maggio, al
Museo di Coverciano, a partire dalle ore 10:00,
si terrà un incontro per ricordare la drammatica
finale di Coppa Campioni del 1985 tra Juventus e
Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, una
gara che costò la vita a 39 tifosi bianconeri.
Interverranno il presidente della Fondazione
Museo del Calcio, Matteo Marani; il presidente
dell'"Associazione fra i Familiari delle Vittime
dell'Heysel", Andrea Lorentini; il direttore del
Centro Tecnico Federale di Coverciano, Maurizio
Francini, e l'ex difensore della Juventus Sergio
Brio, in campo in quella gara.
Fonte: Tuttojuve.com © 26 maggio 2023
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Juve, la Figc
dedica un evento alle vittime dell'Heysel:
presente Brio
Il prossimo 29
maggio, oltre all'ex calciatore della Juventus,
presente nella finale di Coppa dei Campioni
vinta contro il Liverpool, interverranno Marani,
Lorentini e Francini: i dettagli.
"A trentotto anni
dalla tragedia che ha sconvolto non solo il
mondo del calcio, lunedì 29 maggio si terrà un
incontro per ricordare la drammatica finale di
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool,
disputata allo stadio "Heysel" di Bruxelles, e
la strage che ne scaturì, con trentanove vittime
tra gli spettatori di quella partita". Così, in
una nota diramata sul proprio sito ufficiale, la
Federazione Italiana Giuoco Calcio annuncia
l'organizzazione di un evento dedicato alla
memoria delle vittime di una delle più grandi
tragedie vissute nella storia del calcio.
Heysel, anche Brio all'evento della Figc -
"L’evento si terrà nella sala conferenze "Mario
Valitutti" del Museo del Calcio dalle ore 10.
Interverranno il presidente della Fondazione
Museo del Calcio, Matteo Marani; il presidente
dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime
dell’Heysel, Andrea Lorentini; il direttore del
Centro Tecnico Federale di Coverciano, Maurizio
Francini, e l’ex difensore della Juventus, che
prese parte a quella sfida, Sergio Brio.
L’incontro sarà moderato dal giornalista
Francesco Caremani e vedrà la presenza anche dei
ragazzi di tre scuole, sottolineando la volontà
del Museo del Calcio di promuovere la conoscenza
della storia calcistica anche tra i più giovani,
con l’obiettivo di non far dimenticare quella
tragedia. Assisteranno quindi all’incontro anche
gli studenti di due licei sportivi di Firenze,
"Scuole Pie Fiorentine" e "Gobetti-Volta", e il
liceo sportivo di Sabaudia, "Giulio Cesare", si
legge nella nota della Figc.
Fonte: Tuttosport.com © 26 maggio 2023
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Tragedia
Heysel, organizzato evento-ricordo al Museo di
Coverciano
Lunedì 29
maggio, a 38 anni di distanza dai terribili
fatti, si terrà un incontro nella sala
conferenze "Mario Valitutti" del Museo del
Calcio.
ROMA - Lunedì 29
maggio, a distanza di trentotto anni dalla
tragedia dello stadio "Heysel" di Bruxelles, si
terrà un incontro nella sala conferenze "Mario
Valitutti" del Museo del Calcio di Coverciano
alle ore 10 per ricordare la drammatica finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool,
che ha causato la morte di 39 spettatori.
All'evento prenderanno parte il presidente della
Fondazione Museo del calcio, Matteo Marani; il
presidente dell'Associazione fra i Familiari
delle Vittime dell'Heysel, Andrea Lorentini; il
direttore del Centro Tecnico Federale di
Coverciano, Maurizio Francini, e l'ex difensore
della Juventus, Sergio Brio. Il giornalista
Francesco Caremani sarà il moderatore
dell'incontro. Prevista anche la presenza dei
ragazzi di tre scuole, a sottolineare la volontà
del Museo del Calcio di promuovere la conoscenza
della storia calcistica anche tra i più giovani.
Presenti anche gli studenti di due licei
sportivi di Firenze, "Scuole Pie Fiorentine" e
"Gobetti-Volta", e il liceo sportivo di
Sabaudia, "Giulio Cesare".
Fonte: Corrieredellosport.it © 26 maggio 2023
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L'anniversario del
29 maggio deve ispirare un modo diverso di
ricordare
Heysel,
tragedia europea
Sia una
memoria comune
di Emilio
Targia
Bisogna andare oltre
il proprio tifo e il dibattito calcistico: è
storia.
Un altro 29 maggio.
Che per molti di coloro che erano allo stadio
"Heysel" di Bruxelles quella maledetta sera del
1985 non è più solo una data sul calendario. E'
un'altra cosa. E' una sequenza di pensieri che
rimbomba dentro. E' un flusso di immagini e
parole che riaffiora. Sono due numeri che
riaccendono un sentimento affilato, complicato
da spiegare, dal colore indefinito, che
galleggia tra rabbia e dolore. Così come
"Heysel" non è più solo il nome di uno stadio,
da quella notte di 38 anni fa a Bruxelles. Ma
incarna solo il suono della follia di quella
strage. Un suono sinistro, per una strage che si
poteva e doveva prevedere. Che si poteva e
doveva evitare. Spesso, in questi anni, ci siamo
soffermati sulle responsabilità dell’Uefa e
delle forze dell'ordine preposte a vigilare
sulla sicurezza. Sulla inadeguatezza di quello
stadio, sulla furia degli hooligans, sulla serie
di concause che portò a quel tragico epilogo.
Spesso in questi anni i familiari delle vittime
e i sopravvissuti a quella notte hanno invocato
giustizia. E altrettanto spesso in tanti hanno
chiesto rispetto per le vittime e peri loro
familiari. Credo che per ottenere
e proteggere
la dimensione del rispetto l'unico
sentiero possibile sia quello della manutenzione
della memoria, definizione coniata dall'attore
Marco Paolini (che di memoria delle vicende del
nostro paese ne sa qualcosa), per consegnare
l'onere della memoria alla responsabilità di
tutti e di ciascuno, nel proprio quotidiano. Non
sempre in questi decenni infatti si è guardato
alla "memoria" e alla verità
dell'Heysel con la giusta dose di
consapevolezza. E di responsabilità. A volte il
tema Heysel è scivolato indebitamente su crinali
sbagliati, ha smarrito il suo senso in polemiche
sterili. Come l'eterno refrain sul fatto che si
dovesse o meno giocare quel match. Chi era lì sa
benissimo che se non si fosse giocato si sarebbe
scatenato l'inferno tra le due tifoserie. Come
l'allora Ministro Gianni De Michelis, pur
digiuno di football, presente quella sera in
tribuna, spiegò con determinazione al telefono
al Presidente del Consiglio Bettino Craxi, che
da Roma chiedeva notizie. O come la schiera di
coloro che si ostinano a ridurre fa strage
dell'Heysel sic
ad un atto "calcistico". No. Morirono 39
cittadini europei, prima ancora che 39 tifosi. E
non erano triti supporter bianconeri, né tutti
italiani.
Negli ultimi anni il fronte della
memoria si è arricchito con iniziative e
manifestazioni tese a proteggere la verità, e a
rafforzare l'esigenza imprescindibile del
rispetto per le 39 vittime e per le loro
famiglie. Per i tantissimi feriti e per chi
quella sera sopravvisse ma porta dentro di sé
ancora oggi un segno indelebile. Resta prezioso
il lavoro della "Associazione dei Familiari
delle Vittime dell'Heysel", come quello della
Associazione Quelli di... Via Filadelfia,
quello del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel"
di Reggio Emilia, quello della "Sala della
memoria Heysel" sul web, e quello di tanti
altri. E importante è stato l'impegno della
Juventus che, sotto la presidenza di Andrea
Agnelli, con le iniziative assunte in questi
anni, ha impresso maggiore energia al lavoro di
protezione della memoria di quella notte, per
far sì che le vittime non siano dimenticate. In
anni in cui spesso la multimedialità, il web, i
social, con la loro velocità, rischiano
nell'eccesso di offerta informativa
di smarrire la qualità e la precisione
del racconto su vicende complesse come quella
dell'Heysel, occorre però vigilare e raddoppiare
l'impegno La sensibilità su questi temi del
Ministro dello Sport Abodi ad esempio potrebbe
trovare punti di sinergia con il Ministro
dell'istruzione Valditara, perché si preveda per
i prossimi anni una serie di incontri anche
nelle scuole, dove il racconto della vicenda
Heysel possa divenire così non solo un gesto di
manutenzione della memoria ma anche uno spunto
di riflessione e un ammonimento severo per il
futuro. Credo che memoria e rispetto debbano
procedere sulla stessa strada. Perché sono
fronti legati indissolubilmente sul tema Heysel.
E credo che quella strada vada illuminata a
dovere. Perché senza memoria saremmo tutti più
fragili e indifesi. Senza memoria, saremmo luci
spente.
Fonte: Tuttosport © 29 maggio 2023 (Testo ©
Fotografia)
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Heysel, la tragedia
dimenticata del calcio inglese
Gli anni Ottanta sono stati
giorni bui per il calcio, con gli orrori di Hillsborough e Bradford impressi nei ricordi per
sempre. Ma il disastro di Heysel del 1985, in
Inghilterra è diventato la tragedia dimenticata
del gioco. Per le generazioni moderne dei tifosi
di calcio svezzati con gli stadi con i
seggiolini e una copertura televisiva raffinata,
deve essere difficile immaginare che c’è stato
un giorno in cui una partita diventò una
questione di vita o di morte. Il fuoco che ha
squarciato uno steccato di legno a Bradford,
provocando 56 vittime, e i terribili eventi di
Hillsborough hanno lasciato una macchia oscura
sul calcio e su coloro che lo hanno governato,
portando a molti cambiamenti. Eppure per alcuni,
la catastrofe allo stadio Heysel di Bruxelles,
in Belgio, il 29 maggio 1985, si trova in
qualche modo a disagio in questa serie di
catastrofi. Trentanove persone sono morte e
seicento sono rimaste ferite: i tifosi
bianconeri furono schiacciati contro un muro che
è poi crollato durante la finale di Coppa dei
Campioni tra Liverpool e Juventus. Un’ondata di
tifosi del Liverpool verso i tifosi della
squadra italiana. Come dimenticare quelle
drammatiche immagini ? Ciò comportò l’esclusione
dei club inglesi dall’Europa per cinque anni e
ha inasprito la reputazione sempre più malvagia
dei tifosi inglesi dell’epoca. La colpa e la
colpa si sono palleggiate per anni tra i due
gruppi di tifosi, e le emozioni erano ancora
palpabili nel 2005, quando i due club si
incontrarono per la prima volta dopo il disastro
in un quarto di finale di Champions League ad
Anfield. I tifosi del Liverpool avevano in mano
carte colorate con le quali scrissero la parola
"Amicizia", e mentre il gesto è stato applaudito
da molti sostenitori della Juventus, altri
voltarono le spalle. Rogan Taylor, docente di
studi calcistici all’Università di Liverpool, ha
affermato che una serie complessa di sentimenti
ha circondato il disastro perché la gente si
vergognava di affrontare la scomoda realtà del
teppismo. Heysel inoltre è stato "un giorno
nero" per la città di Liverpool, il sentimento
in città è stato ed è ancora oggi di disperata,
disperata vergogna e depressione. "All’epoca
c’era un controverso governo locale e c’erano
solo due grandi fonti di eccellenza culturale:
la musica e il calcio. Avevamo la migliore
squadra di calcio del mondo e questa è stata una
pugnalata nel cuore della città. È stata una
giornata nera, nera".
Circa un’ora prima del
calcio d’inizio della finale di Coppa dei
Campioni del 1985, un gruppo di tifosi del
Liverpool attraversò un recinto che li separava
da un’area neutrale che conteneva principalmente
normali tifosi della Juventus, molti padri di
famiglia con i loro figli. Mentre fuggivano
dalla minaccia, furono schiacciati in un settore
del vecchio e inadeguato stadio di Bruxelles,
contro un muro di contenimento in cemento, che
alla fine è crollato. Trentanove persone sono
morte. La partita è stata giocata nonostante il
disastro, al fine di prevenire ulteriori
disordini, con la Juventus che ha vinto 1-0. Tra
gli uccisi c’erano 32 italiani, quattro belgi,
due francesi e uno dall’Irlanda del Nord.
Quattordici tifosi del Liverpool sono stati
giudicati colpevoli di omicidio colposo e
ciascuno incarcerato per tre anni. Taylor ha
affermato che, poiché il disastro è avvenuto in
Belgio, non è stato qualcosa che i sostenitori
inglesi - e le autorità - hanno potuto
analizzare e fare i conti con il modo in cui
avrebbero potuto fare se fosse accaduto nel
Regno Unito. "È stata una tragedia accaduta in
una terra straniera". Quattro anni dopo, 96
tifosi del Liverpool hanno perso la vita dopo
durante la semifinale della FA Cup del 1989 tra
Liverpool e il Nottingham Forest allo stadio di
Hillsborough di Sheffield. Le circostanze di
quello che è successo esattamente quel giorno
sono state studiate per ventisei anni, in gran
parte grazie a una campagna per la verità
condotta dalle famiglie delle vittime colpite
dal lutto. Nuove inchieste sul disastro stanno
ancora oggi indagando sulle accuse di una
complessa serie di fallimenti da parte delle
autorità quel giorno. La colpa di Heysel fu
inizialmente attribuita interamente agli
hooligans del Liverpool, e quattordici, come
detto, furono successivamente dichiarati
colpevoli di omicidio colposo e incarcerati.
Tuttavia, un’indagine successiva ha appurato che
una certa responsabilità era dovuta alle
autorità belghe e alla condizione fatiscente
dello stadio Heysel.
Phil Hammond, che ha perso
suo figlio di 14 anni, Philip, a Hillsborough,
ha detto che ricorda bene Heysel. "Penso che
quando è successo Hillsborough, hanno pensato
che fosse un altro Heysel. Penso che se Heysel
non fosse successo, le cose sarebbero state
molto diverse, perché si è incominciato a
parlare seriamente del teppismo negli stadi".
"Ma come stiamo vedendo ora, stiamo finalmente
arrivando alla verità", riferito alle nuove
inchieste di Hillsborough. "Ricordo bene Heysel
perché uno dei miei amici aveva un biglietto,
poi
aiutò a tirare fuori i feriti. La gente non
voleva proprio parlarne e metterlo in secondo
piano. Si vergognavano. Penso che sia stato
dimenticato. C’è solo una piccola targa ad
Anfield. Ma il club non può dimenticarlo". Il
disastro di Hillsborough è caratterizzato da
grandi monumenti commemorativi negli stadi di
Hillsborough e Anfield e nella forma della
fiamma eterna di Hillsborough sulla stemma del
club di Liverpool. Il riferimento a Heysel è,
tuttavia, più difficile da trovare. C’è appunto
una piccola targa commemorativa dedicata alle
vittime all’interno del museo del club di
Liverpool, con la maglietta indossata da Kenny
Dalglish quella notte, a fianco. Per alcuni
tifosi della Juventus, c’è la percezione che
molte persone in Inghilterra abbiano davvero
dimenticato il disastro di Heysel, anche se le
ragioni di ciò rimangono complesse. Negli ultimi
anni i bianconeri hanno compiuto molti gesti per
ricordare, tra cui un’enorme esposizione di
cartelli con il nome delle vittime durante una
partita di Serie A contro il Napoli. Ma c’è
stata poca o nessuna menzione di Heysel durante
le ultime stagioni della Premier, al di là della
posa di ghirlande una volta ad Anfield. Il
sostenitore della Juventus Gurjit Kahlon, di
Coventry, ha dichiarato: "Penso che sia stato
dimenticato. Non è qualcosa di cui si parla qui,
e potrebbe essere discusso più frequentemente a
Torino. Penso che con Hillsborough e Bradford ci
sia stato un senso di affari incompiuti e di
giustizia che dovevano per forza essere
affrontati. E quei disastri si sono verificati
in casa, in Inghilterra, quindi è stato naturale
che ne abbiano
parlato e che ne parlino ancora oggi". Ma
per i tifosi della Juventus, i sentimenti sono
piuttosto profondi, e l’animo è diviso a metà
tra quelli che sono felici di andare avanti e
quelli che sono ancora arrabbiati, come abbiamo
visto nella partita del 2005 ad Anfield. Sarebbe
sicuramente bello avere una sorta di gesto
commemorativo a Liverpool. Qualcosa per iniziare
una conversazione e parlare di nuovo di Heysel.
Per non dimenticare.
Fonte:
Ilnobilecalcio.it © 29 maggio 2023
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Calcio: Heysel; Infantino
"mai più tragedie così"
Presidente Fifa su
Instagram ricorda la strage di 38 anni fa.
(ANSA) - ROMA, 29 MAG -
"Oggi vorrei ricordare la strage dell'Heysel,
avvenuta il 29 maggio 1985... Con la speranza
che tragedie come quella non accadano più in
futuro". E' il messaggio su Instagram del
presidente della Fifa Gianni Infantino in
memoria delle vittime della strage allo stadio
Heysel a Bruxelles in occasione della finale di
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool
quando 39 persone persero la vita in seguito a
*scontri e alla conseguente caduta di un muro
dello stadio.
Fonte: Ansa.it © 29 maggio 2023
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Heysel, per non
dimenticare. Mai
di Fabio Ornano
Il 29 maggio, anno dopo
anno, si verifica la tragica ricorrenza della
strage dell’Heysel. Nel 1985, prima della finale
di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, la
morte di 39 persone di cui 32 italiane.
RICORDO - Il 29 maggio è
una data che, da ormai 38 anni, è
drammaticamente legata al ricordo. Il ricordo di
una strage evitabile e che ha segnato
profondamente decine di famiglie, segnate da una
tragedia. La strage dello stadio Heysel di
Bruxelles, prima della finale di Coppa dei
Campioni 1985 tra Juventus e Liverpool, richiese
la vita di 39 persone come tributo alla follia
umana in occasione di una partita di calcio. PER SEMPRE - Questi i nomi
e la provenienza delle vittime. Per non
dimenticare: Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons
Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula,
Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens,
Giuseppina Conti, Dirk Daeneckx, Dionisio
Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano,
Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto
Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini,
Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore,
Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino,
Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito
Pistolato, Patrik Radcliffe, Domenico Ragazzi,
Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi,
Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco
Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu,
Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio
Zavaroni.
Fonte: Calciocasteddu.it © 29 maggio 2023
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Si gioca con i morti in
campo
A 38 anni dalla strage allo
stadio Heysel durante Juventus-Liverpool
vogliamo proporvi un brano tratto dal secondo
volume di Patria.
Bruxelles, stadio Heysel,
29 maggio 1985
di Enrico Deaglio
"È la finale della Coppa
dei campioni, Juventus-Liverpool. Lo stadio
Heysel di Bruxelles è una fatiscente struttura
di vecchio cemento che si sgretola a guardarla:
bassi gradini e reti a proteggere i diversi
settori destinati ai tifosi inglesi e a quelli
italiani. In uno di questi, la curva Z,
centinaia di tifosi della Juventus hanno trovato
i biglietti, forniti da un'agenzia di Torino; ma
quando arrivano ai loro posti, li trovano già
occupati da quelli del Liverpool. Questi ultimi
li spingono contro la rete, dove 39 di loro
muoiono asfissiati: i loro corpi diventano blu e
gonfi, gli occhi escono dalle orbite. I
giornalisti nella tribuna stampa vedono tutto e
chiamano i loro giornali con i telefoni di
servizio delle loro postazioni. Vedono i
cadaveri fatti scendere e allineati a bordo del
campo, su lettighe o coperti da lenzuoli.
Intorno si aggirano ambulanze, polizia, messaggi
ambigui dagli altoparlanti. Eppure... Le squadre
scendono in campo ! Si dice per dare tempo di
organizzare il deflusso degli spettatori,
preparare le vie di fuga. Si dice che i campioni
hanno accettato di giocare per finta, per
prendere tempo: finti gladiatori in un finto
Colosseo. I cronisti televisivi fingono di
appassionarsi alle azioni di gioco. Viene
fischiato un rigore al giocatore della Juventus
Boniek, dieci metri fuori dall'area di rigore,
ma molti pensano: ecco, è per finta, per
guadagnare tempo ! Tira il rigore Michel
Platini, il giocatore simbolo della Juventus e
segna. Esulta come se il gol fosse vero ! E
tutti pensano: lo fa apposta, è per prendere
tempo ! L'arbitro fischia la fine, la Juventus
ha vinto la sua prima Coppa dei campioni. I
giocatori della Juventus negli spogliatoi
festeggiano alzando la Coppa ! I tifosi del
Liverpool - "quella razza incorreggibile di
teppisti inglesi", secondo le parole
dell'avvocato Gianni Agnelli, il proprietario
della Juventus - vengono scortati dalla polizia
fino al traghetto di Calais. La coppa arriva con
i giocatori e molto pubblico con gli aerei
speciali all'aeroporto di Torino Caselle. I
giocatori sono felici per la vittoria e dicono
di non sapere bene quello che è successo; gli
spettatori raccontano come sono usciti
dall'inferno.
(NdR: Tratto dal volume "Patria 1978-2010" di
Enrico Deaglio)
Fonte: Maremosso.lafeltrinelli.it © 29
maggio 2023
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29 maggio 1985, la strage
dell'Heysel: muoiono
in 39 persone prima di
Juventus-Liverpool
di Andrea Losapio
Il 29 maggio del 1985 è uno
dei giorni più cupi del calcio europeo in
generale, italiano in particolare. Perché allo
stadio Heysel di Bruxelles si gioca
Juventus-Liverpool, ma è quello che succede
prima a sconvolgere il mondo. Trentadue
italiani, quattro belgi, due francesi e un
nordirlandese muoiono in seguito ai
*tafferugli
(NdR:
Nessuno è morto per scontri o tafferugli, il
solito presappochismo di chi non s’informa sui
fatti), mentre in seicento sono feriti. La
finale di Coppa Campioni è attesissima per i
bianconeri, sesti in Serie A in uno Scudetto
vinto dall'Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli. Il
Liverpool è il vincitore uscente, dopo avere
battuto dodici mesi prima la Roma, in un match
ricordato soprattutto per i balletti di Grobelaar ai rigori. L'Heysel è uno stadio
vecchio, che ha ospitato però le finali del
1958, del 1966 e del 1975, oltre agli Europei
del 1972. La ristrutturazione è di una decina di
anni prima, ma l'impianto è comunque fatiscente
e senza vie di fuga, con muri vecchi e fragili
da cui cadono anche i calcinacci. I biglietti in
vendita sono sessantamila, la richiesta è molto
maggiore. Gli italiani sono di più, ma la UEFA
decide di destinare il settore Z ai tifosi che
non appartengono ai gruppi organizzati. In tempi
di hooligans, non proprio la migliore delle
idee, anzi. La scelta è contestata da entrambi i
club che temono l'incolumità dei propri
supporter, ma chi decide non vuole sentire
ragioni. All'Heysel entrano molti
tifosi inglesi senza biglietto. Ci sono anche
ultrà del Chelsea infiltrati. Alle 19.20, a meno
di un'ora dal fischio di inizio, si scatena il
pandemonio. La rete che divide i settori è
decisamente inadeguata per contenere i tifosi
inglesi, mentre dall'altra parte del settore Z -
per i tifosi neutrali, appunto - c'è il muro.
Insomma, sembra una trappola per topi e si
rivelerà tale. In quel momento incominciano le
cariche da parte degli ultras del Liverpool per
cercare di "prendere la curva", il settore dei
tifosi italiani. I poliziotti a fare da cordone
di separazione sono cinque e quando le reti di
recinzione vengono giù non c'è modo di evitare
il contatto. Così tutti cercano le vie di fuga.
Impossibile uscire dall'alto, entrare in campo
non è previsto perché gli agenti lo
manganellano. Così tutti si schiacciano verso la
file del settore Z, con qualcuno che salta giù.
Il muretto, a un certo punto, non regge più e
crolla. In molti restano schiacciati e alcuni
muoiono calpestati da altri tifosi. Il
battaglione della polizia arrivò oltre mezz'ora
dopo, a disastro compiuto. In campo la partita
si gioca comunque - con un'ora e venticinque di
ritardo - con Platini che segna su rigore il
definitivo 1-0. Una coppa insanguinata. Va detto
che nessuno voleva giocare, ma la UEFA e le
autorità belghe obbligano entrambe le squadre,
perché l'effetto rinuncia avrebbe portato a
ulteriori rivolte. Perché chi era dall'altro
capo dell'impianto non poteva percepire il
problema. Il rischio di "un'apocalisse", come
spiegò poi Boniperti, sarebbe stato troppo
ampio.
Fonte: Tuttomercatoweb.com © 29 maggio
2023
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Stadio Heysel 29 maggio
1985: la data
che cambiò la storia dello sport
di Mario Artiaco
Ricorre oggi il drammatico
anniversario dello stadio Heysel.
Tra poche ore
l’anniversario della strage dell’Heysel. Ne sono
trascorsi 38, uno in meno delle vittime, 32
italiani, 4 belgi, 2 francesi, un irlandese, di
questi, 36 uomini, 2 donne e un bambino (11
anni). 600 invece furono i feriti di quella
drammatica notte. Finale, dell’allora "Coppa dei
campioni", anno 1985. A contendersela Juventus e
Liverpool. La dinamica ricostruita racconta di
reiterate cariche da parte dei tifosi inglesi
che pare fossero intorno alle 5.000 unità contro
i 53.000 circa di fede bianconera, mentre lo
stadio belga poteva raggiungere una capienza
massima di 50.000. Il settore "Z", destinato ai
tifosi neutrali, porzione di stadio dove si
consumò la tragedia, poteva contenere non oltre
6.000 persone. Alle ore 19.08 ebbe luogo la
prima carica da parte degli hooligans. Alle
19.15 l’epilogo, le 39 vittime rimasero
schiacciate dalla folla che attaccava dalle
spalle mentre la porzione di gradinata si
restringeva come un imbuto man mano che si
avvicinava alla pista di atletica. Le spinte
furono tali che migliaia di tifosi finirono ai
piedi del campo di gioco ma questo non prima di
aver calpestato, soffocato e ucciso i
malcapitati che erano nella parte inferiore
settore "Z". Tra le 19.08 e le 19.29 si richiese
più volte l’intervento della Gendarmeria. Non
prima delle 19.49 si riuscì a provvedere al
ritiro degli hooligans da quella porzione di
spalti, ma ormai era troppo tardi. La "lady di
ferro", allora premier del paese, Margaret
Thatcher, ritirò tutte le squadre inglesi dalle
competizioni internazionali. Il mondo si fermò,
non solo quello calcistico, non solo quello
sportivo e, ancora oggi, come in ogni altro
anniversario di questa assurda e inspiegabile
follia, ci si chiede come sia stato possibile
tutto ciò.
(NdR: Numeri
a cura di www.saladellamemoriaheysel.it)
Fonte:
Forzazzurri.net © 29 maggio 2023
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L'Uefa dimentica l'Heysel:
zero memoria per le 39 vittime
L'ente organizzatore di
quel maledetto Juve-Liverpool non ricorda le
persone che persero la vita Il 29 maggio 1985.
Dovrebbe essere un giorno
di memoria per tutto il calcio europeo, una data
in cui far viaggiare il ricordo alle 39 vittime
dell’Heysel e riflettere sulla follia di morire
per una finale di Coppa dei Campioni. E per
molti è stato effettivamente così, a partire dal
presidente della Fifa, Gianni Infantino, che ha
ricordato su Instagram le vittime della tragedia
del 29 maggio 1985. Molti club, fra i quali il
Torino, hanno postato qualcosa. Tantissimi
tifosi hanno raccontato la loro esperienza e
condiviso il loro ricordo. Manca all’appello
l’Uefa, che di quella maledetta partita era
l’ente organizzatore e che sarebbe l’istituzione
più importante del calcio europeo. Ma niente,
zero post, zero ricordi, zero memoria per le
trentanove vittime di una follia, trentanove
appassionati di cacio europei. Che peccato.
Fonte: Tuttosport.com © 30 maggio 2023
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La Strage dell’Heysel, il
ricordo dopo 38 anni:
"Schiacciati dagli
Hooligans bambini e famiglie"
di Gianluca Orrù
Sono passati quasi
quarant’anni dalla finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool, giocata il 29 maggio
1985 a Bruxelles, nello stadio Heysel. Un’ora
prima della partita gruppi di Hooligans inglesi
invadono la Curva Z dello stadio Heysel. In quel
settore dello stadio, adiacente a quello degli
inglesi, c’erano solo persone comuni, famiglie e
bambini. 39 i morti, di cui 32 italiani, e oltre
600 feriti il bilancio della strage. La maggior
parte dei tifosi juventini che a fine maggio del
1985 sono riusciti ad andare a seguire la finale
tra Liverpool e Juve, ha trovato i biglietti
all'ultimo, proprio nel settore neutrale della
Curva Z. Non sanno quello che sarebbe successo
tra le 19 e le 20 in quello stadio, non lo sa
Giovacchino Landini, 49 anni, che di mestiere
faceva il ristoratore. Fino all'ultimo pensa che
non riuscirà ad andare a seguire l'amata
Juventus, poi una sera arriva la telefonata
dallo Juventus Club di via Bogino e lui insieme
a molti altri prende il pullman la sera del 28
maggio 1985, per arrivare a Bruxelles il 29
mattina. Il clima nella capitale belga è già
rovente. "Non avevo mai visto una
cosa simile - racconta Carlo Rossanigo, tifoso
ormai 67enne che a quella finale c'è stato -
c'era una guerriglia urbana tra gli Hooligans e
la polizia belga a cavallo, tanto che abbiamo
rinunciato a visitare la città come facevamo
abitualmente prima delle partite che seguivamo
in trasferta. Noi eravamo nel settore opposto
alla famigerata curva Z e subito non ci siamo
resi conto di quello che era successo". Gli
Hooligans del settore adiacente al settore Z
cominciano a spingere per invadere il settore
neutrale dello stadio, pieno di tifosi della
Juve che non appartengono al tifo organizzato:
erano famiglie, bambini e persone normali. I
tifosi inglesi non lo sanno, pensano di trovare
più resistenza. Gli juventini della Curva Z
appena vedono gli Hooligans non li affrontano,
anzi scappano verso le uscite, verso il campo,
ma a pararsi di fronte a loro la polizia belga
che li ferma a manganellate, a trattenerli un
muretto che fatica a contenere la pressione
delle persone. Alcune di loro, per evitare di
finire schiacciate, si buttano nel vuoto, altre
non ce la fanno. Poi il muretto crolla e la
folla precipita nel selciato sottostante, un
volo di oltre 10 metri. Sotto le macerie
finiscono centinaia di persone. Per 39 di loro
c'è la morte per soffocamento e schiacciamento,
32 sono italiani.
Fonte: Fanpage.it © 30 maggio 2023
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In tribunale
Tifoso viola con la maglia
del Liverpool:
il Tar conferma il Daspo di 2
anni
di Matteo Leoni
Per i giudici provocò i
supporter juventini evocando i fatti
dell’Heysel. Cosa dice la sentenza.
FIRENZE
- La sospensione
temporanea del Daspo emesso a suo carico, decisa
lo scorso dicembre dal tribunale amministrativo,
aveva lasciato pensare che i giudici alla fine
gli avrebbero dato ragione, ma così non è stato.
Il Tar di Firenze ha rigettato il ricorso
presentato da Valentino Nerbini, il tifoso
viola, e avvocato, che indossava una maglia del
Liverpool in occasione della partita
Fiorentina-Juventus che si è giocata il 3
settembre scorso allo stadio Franchi. Il
questore di Firenze Maurizio Auriemma aveva
emesso nei suoi confronti un Daspo di 2 anni,
poi sospeso dai giudici: "I fatti posti in
essere dal ricorrente – si leggeva nel
provvedimento con cui il Tar aveva sospeso il
Daspo e fissato la discussione dell’udienza di
merito – pur censurabili sotto un profilo di
scorrettezza, non sembrano essere qualificabili
come episodi di violenza né sembrano integrare
un incitamento, inno o induzione alla violenza".
Di tutt’altro tenore invece la sentenza, decisa
al termine della camera di consiglio del 23
maggio scorso. Secondo i giudici amministrativi
Nerbini, assistito dagli avvocati Mattia Alfano
e Giovanni Adami, vestendo la maglia del
Liverpool "ha posto in essere una condotta
particolarmente odiosa e fortemente provocatoria
nei confronti della tifoseria juventina",
infatti "il simbolico ma inequivoco richiamo
alla mente dei tifosi juventini dei tragici
fatti dell’Heysel determinato dal comportamento
quanto meno inavveduto del ricorrente era idoneo
a suscitare rabbia e indignazione, e dunque a
cagionare una reazione violenta da parte dei
tifosi juventini, con conseguenti disordini e
potenziali conflitti". Per il Tar il tifoso con
la sua condotta avrebbe "avventatamente e
pericolosamente evocato" la tragedia
dell’Heysel, rischiando pertanto di scatenare
problemi di ordine pubblico. "La questura di
Firenze – si legge ancora nella sentenza – ha
dunque fatto un uso dello strumento del Daspo
conforme ai canoni della logicità e della
ragionevolezza". Il questore aveva emesso il
Daspo, ricordano sempre i giudici del Tar,
ritenendo il richiamo alla strage dell’Heysel un
episodio a carattere "chiaramente provocatorio"
e dettato da una condotta "irrispettosa nei
confronti della tifoseria ospite". I legali del
tifoso nel loro ricorso al tribunale
amministrativo avevano sottolineato, tra
l’altro, – sempre secondo la sentenza – come nel
provvedimento di emissione del Daspo "non si
spiegherebbe in cosa sarebbe consistito il
pericolo cagionato all’ordine e alla sicurezza
pubblica, non essendo il ricorrente fermato
dalle forze dell’ordine ma semplicemente
invitato dagli steward a evitare il dileggio
della squadra avversaria, raccomandazione che
egli avrebbe subito rispettato". Per questo,
"l’aver indossato la maglia del Liverpool non
avrebbe dunque avuto alcuna concreta incidenza
sulla gestione dell’ordine pubblico della
partita". Sempre in base alla sentenza, con il
secondo motivo di ricorso il tifoso ha sostenuto
"di non aver manifestato neanche gestualmente o
verbalmente, con la sola esposizione di una
maglietta di una squadra rivale, alcun intento
violento". Con il rigetto del ricorso il Tar ha
confermato il Daspo che prevede il divieto di
accesso ai luoghi ove si svolgono incontri di
calcio per due anni e di accedere, le due ore
prima e fino a due ore dopo lo svolgimento delle
partite nei luoghi circostanti lo stadio
Franchi.
Fonte: Iltirreno.it © 5 giugno 2023
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Morte Francis, Pastorin:
"Ero con Corbo
ed Esposito, mi disse testuali
parole"
di Gaetano Brunetti
Darwin Pastorin ha
ricordato un aneddoto storico sul calciatore
scomparso quest'oggi in Spagna all'età di 69
anni a causa di un malore improvviso.
Trevor Francis ha giocato
quattro stagioni nella Sampdoria prima di
passare all'Atalanta. Ma il campione inglese è
stato uno dei migliori britannici del calcio di
ogni tempo. Oggi è morto all'età di 69 anni
mentre era in vacanza in Spagna, a Marbella, a
causa di un malore improvviso che gli è stato
fatale. Il mondo del calcio piange un suo grande
protagonista. Il grande giornalista Darwin
Pastorin, attraverso i suoi canali social,
ricorda un aneddoto su Trevor che riguarda la
storica serata dell'Heysel. "Addio a Trevor
Francis, campione di classe ed eleganza fuori e
dentro il campo. Ricordo quando lo intervistai,
con i miei amati colleghi Antonio Corbo e Ciccio
Esposito, a Città del Messico dopo la strage
dell'Heysel. Era a bordo piscina, nell'hotel che
ospitava l'Inghilterra, il giorno prima di
un'amichevole con l'Italia di Bearzot. Stava
leggendo un quotidiano. Ci disse, soltanto: "Mi
vergogno di essere inglese". Non serviva
aggiungere altro" - ha concluso Darwin Pastorin
attraverso il suo profilo Facebook.
Fonte: Areanapoli.it © 2 luglio 2023
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Platini rivendica la Coppa
dei Campioni all’Heysel:
"Per me è stata una
vittoria vera"
di Enrico Cantone
Michel Platini e Marco
Tardelli sono stati tra i protagonisti
dell’ultima puntata de L’Avversario, programma
prodotto da Rai Cultura e Stand by me in cui si
ripercorrono le vite e le carriere di grandi
calciatori tramite le loro parole e quelle di
compagni ed avversari. La puntata dedicata a "Le Roi" ha offerto diversi spunti come facilmente
prevedibile vista l’abilità dialettica del
francese che non ha risparmiato tanti aneddoti
sui suoi anni alla Juventus. Platini ad esempio
ha parlato dell’Avvocato e di Paolo Rossi: "Con
Agnelli era un piacere parlare, spesso mi
chiamava all’alba. Eravamo una famiglia. Paolo
Rossi è stata la persone più semplice e
tranquilla che ho conosciuto". Il tre volte
Pallone d’Oro ha poi parlato del suo arrivo in
Italia: "I primi mesi sono stati complicati,
dopo una partita col Genoa a dicembre mi dicevo
che non sarei più tornato in Italia. Poi abbiamo
cambiato stile di gioco e tutto è andato
meglio". Platini ha poi parlato anche delle
finali di Coppa dei Campioni che ha giocato con
la Juventus: "La sconfitta con l’Amburgo nel
1983 è un grande rammarico, Trapattoni non mi
diede ascolto, gli dissi che quella squadra
l’avevamo battuta 5-0 l’anno prima…La vittoria
all’Heysel? Non vorrei parlarne…ma per me fu una
vittoria vera, non lo è stata per te, Marco? Fu
una partita dura, di fronte avevamo un
avversario fortissimo, il Liverpool, che giocò
un grande incontro. E giocando sono convinto che
salvammo tantissime vite". C’è poi spazio anche
per il ritiro: "Avevo offerte dal Barcellona,
dal Marsiglia, dall’Arabia, dalla Juve. Ma la
verità è che non correvo più, me ne accorsi in
una partita contro la Sampdoria: partii con 5
metri di vantaggio su un avversario in un’azione
e dopo pochi secondi mi ritrovai 5 metri dietro.
E i compagni di squadra mi passavano la palla
sempre meno…".
Fonte: Juvemagazine.it © 11 luglio 2023
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Platini ricorda l’Heysel:
"E’ stato terribile"
di Emanuele Pastorella
L’ex bianconero torna sulla
tragedia nella finale di Champions League.
Sulle colonne del Corriere
della Sera, Michel Platini è tornato su un
episodio terribile della sua carriera e della
storia del calcio. L’ex bianconero ha raccontato
la tragedia dell’Heysel, queste le sue parole:
"Un bruttissimo ricordo. I momenti successivi
alla partita sono stati tremendi. Sono andato
con Gaetano Scirea due giorni dopo a visitare i
feriti all’ospedale di Bruxelles. È stata una
cosa bruttissima. Quando pensi che delle persone
erano venute fin lì per vederti e non sono più
tornate a casa, dalla propria famiglia… Io non
mi sono quasi mai espresso su quel giorno, non
mi piace parlare del dolore altrui, ma è stato
davvero terribile. Mia madre, che era molto
cattolica, mi ha sempre parlato della fatalità
come di un arbitro dell’esistenza di ciascuno. E
per me è stato così, sempre. La morte fa parte
della vita, lo so. E so che bisogna sempre
rialzarsi e ripartire. Queste sono le cose che
mi hanno insegnato, che ho nella mia testa dura
di piemontese della Lorraine. Ho fatto così,
anche in quei giorni orribili che porto sempre
con me".
Fonte: Tifojuventus.it © 15 agosto 2023
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Blitz di vandali in
piazzetta Vittime dello stadio Heysel
di Carlotta Rocci
Sulle panchine in pietra è
comparsa la scritta "- 39" il numero delle
vittime che si registrò allo stadio di Bruxelles
il 29 maggio 1985 prima della finale della coppa
dei campioni tra la juventus e il Liverpool.
Qualcuno ha vandalizzato le
panchine posizionate in piazzetta Vittime dello
stadio Heysel. Sulle panchine in pietra è
comparsa la scritta "- 39" il numero delle
vittime che si registrò allo stadio di Bruxelles
il 29 maggio 1985 prima della finale della coppa
dei campioni tra la juventus e il Liverpool.
L'episodio è stato denunciato da alcuni
residenti della zona. Sull'atto vandalico è
intervenuto anche il presidente della
circoscrizione 7 Luca Deri. "Da anni la
Circoscrizione 7 è impegnata insieme a diverse
realtà sociali e sportive del territorio a
promuovere iniziative volte al rispetto ed alla
correttezza per la prevenzione di atti o
comportamenti violenti - dice - Purtroppo l'atto
compiuto stanotte dimostra che la strada da fare
è ancora lunga".
Fonte: Torino.repubblica.it © 12
settembre 2023
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Juve, "Together, a
Black & White Show":
omaggio a
Vialli e alle vittime dell'Heysel
Subito grandi emozioni
al PalaAlpitour, dove alle 20.30 in punto di
questa sera ha preso il via "Together, a Black &
White Show", il grande evento dedicato ai cento
anni di proprietà della Juventus da parte della
famiglia Agnelli. La struttura, tra musica e
danze, si è illuminata con un suggestivo gioco
di luci. Proiettati i nomi di tante leggende del
club, tra cui l'indimenticabile Gianluca Vialli,
con un ulteriore omaggio ai 39 tifosi bianconeri
che 38 anni fa hanno perso la vita nella
tragedia dell'Heysel ...
(NdR: Omissis)
Fonte: Ilbianconero.com © 10 ottobre 2023
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Ancora una
volta sgombrato l’ Heysel
Un richiamo
alla tragedia del 1985
di Antonino
Borruto
17 ottobre 2023 - Ieri
come nel 1985 lo stadio di Bruxelles (Heysel) è
stato sgombrato per avvenimenti che con lo sport
non hanno niente a che fare. Quanto avvenuto
ieri si inquadra nell’attuale contesto mondiale
seguente alla nuova guerra scoppiata in Medio
Oriente. Noi desideriamo invece ricordare quanto
è venuto circa 40 anni fa quando, cittadini
inermi che avevano il solo torto di aver seguito
la propria squadra, la Juventus, in trasferta
per la finale della Coppa dei campioni, sono
stati massacrati dalla furia bestiale dei tifosi
del Liverpool. Dopo quella strage per anni
l’Inghilterra è stata esclusa dalle competizioni
internazionali e devo dire che la misura ha
giovato dal momento che da allora gli hooligans
non si sono più ripetuti in episodi di questa
gravità. Soffermiamoci un attimo, per non
dimenticare quei 39 sportivi che andati ad
assistere una partita, si sono ritrovati in
mezzo ad una tragedia.
Fonte:
Paeseitaliapress.it © 17 Ottobre 2023
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Bruxelles
sotto attacco
Heysel
maledetto: 35mila tifosi bloccati
dentro lo
stadio e lo spettro Bataclan
di Diana
Alfieri
All'impianto "Re
Baldovino" era in corso la partita fra Belgio e
Svezia. Sospesa dopo le minacce del jihadista
che aveva annunciato di cercare la carneficina.
Come a Parigi nel 2015. Sfruttare un evento
pubblico con grande partecipazione di pubblico
per seminare il panico. Al di là del blitz che
ha portato ancora una volta morte nel cuore
dell'Europa, la missione del terrorista in
azione a Bruxelles può considerarsi
drammaticamente compiuta. I circa 35mila
spettatori presenti allo stadio Re Baldovino per
assistere alla partita di qualificazione ai
prossimi europei Belgio-Svezia, sono rimasti in
ostaggio. Seduti al loro posto, per motivi di
sicurezza. Con un silenzio sinistro che ha
invaso l'impianto. Una scena già vista la notte
della sera del 13 novembre del 2015 a Parigi,
quando un commando seminò morte e paura colpendo
il Bataclan e varie zone della capitale francese
tra cui quella dello stadio di Saint Denis, dove
si giocava la partita tra Francia e Germania. Il
rumore del pallone, il frastuono del tifo,
corrotto dal rimbombare delle esplosioni. Ieri
sera a Bruxelles si è giocato soltanto il primo
tempo della partita. Non appena si è appreso che
almeno due cittadini svedesi, in Belgio proprio
per la partita, sono stati vittima dell'assalto
terroristico, sono stati gli stessi giocatori
scandinavi a decidere che no, non si poteva più
andare avanti. Partita sul campo interrotta, è
iniziata una nuova sfida. Quella al terrore.
Mentre la polizia bloccava la strade e con
centinaia di uomini presidiava lo stadio,
diventato obiettivo sensibile e ad alto rischio,
all'interno dell'impianto calava il gelo.
Silenzio, paura, psicosi collettiva. Ogni
piccolo rumore veniva identificato come quello
di uno sparo, magari di una bomba, trasformando
una serata di svago in un incubo. I tifosi delle
due nazionali sono stati invitati a non uscire
dall'impianto, dove potevano considerarsi al
sicuro, tramite un annuncio dagli altoparlanti
con l'assicurazione di essere lasciati uscire
entro la mezzanotte. Tutti bloccati, con i
tifosi belgi che per solidarietà con gli svedesi
hanno acceso le torce dei telefonini illuminando
il proprio settore per dimostrare vicinanza alle
vittime dell'attentato con il silenzio rotto
soltanto dal fragore degli applausi. Mentre la
Uefa ha ufficialmente comunicato che la partita
è stata definitivamente annullata per motivi di
sicurezza, la mente corre inevitabilmente a quel
29 maggio del 1985. Sempre Bruxelles, sempre lo
stesso stadio, allora chiamato Heysel. Poco
prima dell'inizio della finale di Coppa dei
Campioni tra la Juventus e il Liverpool, le reti
di recinzione non reggono alla furia degli
hooligans inglesi e crollano. Il tragico
bilancio è di 39 persone uccise, tra cui 32
italiane, e oltre 600 ferite. Non c'erano i
cellulari, le notizie arrivavano frammentarie e
in quel caso la partita si disputò regolarmente
con la vittoria della Juventus. Ma i giocatori,
ignari delle dimensione della tragedia, hanno
detto negli anni che mai avrebbero voluto
giocare. Altri tempi, altra storia ma stesso
terrore.
Fonte:
Ilgiornale.it © 17 Ottobre 2023
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Chirico
attacca la Curva Fiesole:
"Ipocriti, non
hanno mai rispettato morti Heysel e Scirea"
di Francesco
Rossi
Il durissimo
attacco nei confronti dei tifosi della
Fiorentina da parte del giornalista di fede
Juventus.
Marcello Chirico ha
attaccato i tifosi della Curva Fiesole, i quali
hanno espresso mediante un comunicato, il loro
dissenso per la svolgimento di
Fiorentina-Juventus, in programma quest’oggi.
Dopo l’alluvione che ha travolto la Toscana, i
tifosi viola non vogliono che la partita abbia
inizio per rispettare il dolore delle famiglie.
Il giornalista ha criticato la parte finale del
comunicato in maniera molto dura con le seguenti
parole rilasciate in un video per
ilbianconero.com (dichiarazioni raccolte da Il
Pallone Gonfiato): "Nella parte finale del
comunicato, i tifosi della Curva Fiesole dicono
anche che pretendono il rispetto per i morti,
per i familiari e per chi ha perso tutto.
Pretendono il rispetto per i morti loro che da
38 anni, non portano rispetto per i 39 morti
dell’Heysel. Loro che vanno in giro con la
maglietta con -39, le bandiere -39, con le
sciarpe e le bandiere del Liverpool. Loro che
fanno dei graffiti fuori dallo Stadio Franchi
contro il povero Scirea, morto anch’esso in un
tragico incidente stradale. Adesso pretendono
rispetto. Il rispetto cari amici della Fiesole,
va dato per tutti i morti, per quei poveretti
che sono annegati a Ripa di Bisanzio, per i
giocatori della Fiorentina che sono morto
tragicamente come Borgonovo per la SLA. Tutti i
giocatori che negli anni ‘70 sono morti per
delle morti misteriose sono tutti scomparsi,
parliamo di Beatrice, Mattolini, Bertini, per
tutti questi va portato rispetto. Va portato
rispetto per i morti delle altre squadre, per
tutti i morti in genere, appunto per cominciare
con quelle persone che sono annegate l’altro
giorno in Toscana. Non si fanno distinzioni,
quindi non bisogna essere ipocriti e non bisogna
pretendere quando fa comodo a noi. I morti si
rispettano sempre e non a targhe alterne.
Ricordatevelo".
Fonte: Ilpallonegonfiato.it © 5 novembre 2023
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Juve, "Together,
a Black
& White Show" :
omaggio a
Vialli e alle vittime dell'Heysel
Subito
grandi emozioni al PalaAlpitour, dove alle 20.30
in punto di questa sera ha preso il via "Together,
a Black & White Show", il grande evento dedicato
ai cento anni di proprietà della Juventus da
parte della famiglia Agnelli. La struttura, tra
musica e danze, si è illuminata con un
suggestivo gioco di luci. Proiettati i nomi di
tante leggende del club, tra cui
l'indimenticabile Gianluca Vialli, con un
ulteriore omaggio ai 39 tifosi bianconeri che 38
anni fa hanno perso la vita nella tragedia
dell'Heysel.
Fonte:
lbianconero.com
© 10 ottobre 2023
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La Rai ricorda
la strage dell'Heysel
nel programma
"Cento, un secolo di radio"
di Marta
Salmoiraghi
Mercoledì
29 novembre dalle 17.05 alle 17.30 su Rai Radio
1, il programma "Cento, un secolo di radio",
condotto da Umberto Broccoli, ripercorre la
strade del 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di
Bruxelles, dove la Juventus e il Liverpool si
affrontarono per la finale di Coppa dei
Campioni. Il programma ripercorre la strage
dell'Heysel, una tragedia avvenuta poco prima
dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni
tra l'italiana Juventus e l'inglese Liverpool.
In quell'occasione persero la vita 39 persone,
di cui 32 italiani, e ci furono più di 600
feriti. Broccoli ripercorrerà quei tragici
momenti con le testimonianze dell'allora
capitano della Juventus Gaetano Scirea,
prematuramente scomparso, e del commentatore
radiofonico Enrico Ameri, grazie ad estratti di
una radiocronaca di Sportspool in collaborazione
con il Gr2 del 29 maggio 1985.
Fonte:
TuttoJuve.com © 28 novembre 2023
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Cento un
secolo di Radio
29 maggio
1985: la strage dell'Heysel
La
strage dell'Heysel è stata una tragedia avvenuta
il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di
Bruxelles, poco prima dell'inizio della partita
di finale di Coppa dei Campioni di calcio tra la
società italiana della Juventus e quella inglese
del Liverpool, in cui morirono 39 persone, di
cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600.
Ascoltiamo alcune testimonianze di quel
drammatico giorno tratte dalla radiocronaca a
cura del pool sportivo in collaborazione con il
Gr2: l'allora capitano della Juventus Gaetano
Scirea e il radiocronista Enrico Ameri.
Fonte:
Raiplaysound.it © 29 novembre 2023
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Riconoscimento
al comitato reggiano dalla Fondazione Polito.
"Per non
dimenticare Heysel" vince il premio Lo Sport è
Vita
di Giuseppe
Galli
Domani
pomeriggio nella sede del Coni, alla presenta
del presidente Giovanni Malagò, la consegna
dell’omaggio intitolato ad Andrea Fortunato.
Iuliana Bodnari: "Grazie ai tanti amici che mi
sostengono e aiutano da sedici anni in questa
avventura".
Il Comitato 'Per non
dimenticare Heysel di Reggio Emilia, presieduto
da Iuliana Bodnari è impegnato da 16 anni a
tenere viva la memoria sulla tragedia del 29
maggio 1985 a Bruxelles - costata la vita a 39
persone, tra le quali 32 tifosi Juventini,
compreso il fotografo reggiano Claudio Zavaroni
- riceverà domani a Roma l'ambito premio "Lo
Sport è Vita" intitolato allo sfortunato
difensore della Juventus Andrea Fortunato, morto
a 23 anni nel 1995. La cerimonia che vedrà la
consegna di numerosi premi si svolgerà alle ore
16 nel Salone d'Onore della sede nazionale del
Coni, alla presenza del presidente Giovanni
Malagò. Un importante riconoscimento per
l'attività svolta e l'impegno messo in campo in
questi anni, anche per la manutenzione del
monumento che si trova nel parco di fronte alla
tribuna dello stadio Mirabello, in via
Matteotti, dedicato appunto alle vittime della
follia degli hooligans del Liverpool. La
Fondazione Fioravante Polito che promuove il
premio ha deciso di dedicare l'edizione 2023
alla sensibilizzazione contro ogni forma di
discriminazione, di violenza e di sopruso. "Lo
facciamo - spiega la Fondazione Polito in una
nota - rendendo omaggio ai 39 tifosi che persero
la vita negli *scontri allo stadio Heysel nel
1985 e ricordando la giovanissima Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio. La
Fondazione Fioravante Polito alza la voce: non
può e non vuole rimanere in silenzio. Sport,
casa, scuola, lavoro: ovunque la violenza va
combattuta. Che le storie di coloro che abbiamo
perso siano spunto per evitare nuovi drammi
Grazie al Comitato "Per Non Dimenticare Heysel"
di Reggio Emilia per la tessera a vita donata al
nostro presidente Davide Polito". Ritirerà il
premio i dottor Carlo Ricci, membro emerito del
Comitato reggiano, che quella maledetta sera di
38 anni fa era in Curva Z insieme al figlio 16
enne. Entrambi riuscirono a salvarsi. "E’ un
traguardo - commenta luliana Bodnari - che
nemmeno nei miei sogni più grandi avrei potuto
immaginare. Noi, piccola realtà di provincia,
abbiamo fatto grandi cose per la memoria dei
nostri "39 Angeli" e questo premio è un
riconoscimento per me - che ne sono orgogliosa,
felice e appagata - e per i miei amici di
viaggio, infaticabili volontari come Rossano Garlassi, Nunzio Tedeschi, Renzo Gorini, Adolfo
Ovi (detto Tata), Titti Carapcea, Romano
Zampineti, Carlo Cogliano, Franco Fornaciari,
Carlo Ricci (membro emeri-to che abita a
Tivoli), il vice-presidente Ben Croce, Il
presidente onorario Nereo Ferlat, oltre a
Giorgio e Franca Garlassi (il suo gnocco al
pranzo che organizziamo dopo la commemorazione è
il migliore in assoluto), Giorgia Garlassi,
Giuliano Lusetti, Maurizio Lusetti e tutte le
persone della parrocchia della Chiesa
di Sabbione e la fotografa Katia Olivi. Senza di
loro non ce la potrei fare".
Fonte:
Gazzetta di Reggio © 4 dicembre 2023
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel ©
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