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ARTICOLI HEYSEL 2023
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2023
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2023
 

L'Uefa risarcisce chi vuole: Heysel nel dimenticatoio

di Riccardo Micheli

Secondo quanto riportato negli ultimi giorni, l'Uefa risarcirà i tifosi coinvolti negli scontri avvenuti lo scorso 28 Maggio all'esterno del Saint-Denis di Parigi in occasione della 67esima finale di Coppa dei Campioni che ha visto come sfidanti Real Madrid e Liverpool. L'Uefa è considerata l'unica responsabile ed è pronta quindi a ripagare coloro che furono coinvolti negli incidenti. A richiedere risarcimento sono stati 3000 sostenitori dei Reds, che se prima erano considerati i capi espiatori del disagio avvenuto, oggi invece sono tutelati dal comunicato riportato da uno dei legali dell'organo massimale del calcio europeo. Tale comunicato, riporta le seguenti parole: "Le scuse sono solo un inizio ma non sono abbastanza. Vogliamo che i nostri clienti, insieme a tutti gli altri tifosi coinvolti che si sono dimostrati irreprensibili, vengano risarciti per il trauma psicologico e fisico che hanno subito quel giorno e per il successivo trauma ricevuto dopo l'evento quando le autorità hanno continuato ad incolpare loro". A non voler fare sconti all'Uefa è lo studio legale Leigh Day. Quest'ultimo sostiene, giustamente, che la Federcalcio europea non ha garantito un ambiente sicuro per chi partecipò all'evento e tutto ciò porta responsabilità legale verso i coinvolti negli incidenti. Il sottoscritto ritiene assolutamente inaccettabile ciò che è successo in quel di maggio. All'Uefa interessa che i civili partecipino serenamente loro manifestazioni ? Mi viene un grosso dubbio, anche perché un episodio molto più grave di quello in questione, accadde nel 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles. A malincuore, ora, voglio soffermarmi su questa tragica vicenda.

Come anticipato, l'organo massimale del calcio europeo è giusto che paghi legalmente per quanto accaduto 8 mesi fa e ritengo che sia il minimo scrivere un comunicato con delle scuse rivolte alle vittime. Mi chiedo però come mai non è stato fatto nulla di simile nei confronti delle famiglie che hanno visto morire 39 persone. Mai una scusa, mai per i responsabili. Come molti di voi sanno, i protagonisti di quel sanguinoso scenario furono gli inglesi. Di codesti, solo 14 furono condannati a 3 anni di reclusione con 5 di condizionale. Morale della favola ? Nessuno di loro fu messo in carcere. Anche per quanto le associazioni calcistiche belghe furono salvate come se nulla fosse. Giusto qualche membro fu condannato con la condizionale, di conseguenza anche loro non hanno scontato la pena. L'Uefa se ne lavò le mani delle vittime dell'Heysel, tutt'oggi lo fa. Imbarazzante che ancora oggi le famiglie delle persone scomparse non abbiano ricevuto delle scuse. Jacques Georges, ad allora presidente della Federcalcio europea, non prese assolutamente provvedimenti e ad oggi lui, tutti i componenti dell'Uefa sono ritenuti irresponsabili. In sintesi, le 39 vite scomparse furono coinvolte in un incidente casuale, dove polizia e le istituzioni in quel momento non potettero far nulla per fermare l'attacco degli hooligans. Tutt'ora comunque, oltre alle scuse, non viene mai rivolto un pensiero da parte di Ceferin o altri individui. La finale di Champions tenutasi lo scorso anno si è disputata proprio nell'anniversario degli incidenti di Bruxelles di 27 anni prima. Minuto di silenzio ? Una semplice frase in memoria delle molteplici persone scomparse ? Ovviamente no. È giusto che paghino per i fatti accaduti poco meno di un anno fa a Parigi, ma tutt'ora fanno orecchie da mercante se si parla di quel famoso 28/05/1985. (NdR: 29.5.1985) Fonte: Vivoperlei.calciomercato.com © 16 febbraio 2023

 

Ten Hag e Klopp contro i cori sui disastri dell’Heysel e Hillsborough

di Antonio Cacciapuoti

I due tecnici in conferenza stampa: "Voglio che i tifosi creino un’atmosfera elettrica ma senza sfociare in cori che nel calcio non trovano posto".

Erik ten Hag e Jürgen Klopp hanno chiesto di porre fine ai cori sui disastri dell’Heysel e di Hillsborough in conferenza stampa. Tra le due tifoserie c’è sempre stata una grande rivalità, tra le più importanti in Premier League, e domani si sfideranno in campionato. Di seguito le parole di Ten Hag e Klopp. Ten Hag ha dichiarato: "La rivalità tra Manchester United e Liverpool è una delle più grandi nel calcio. Tutti la amano e c’è sempre grande passione dei tifosi quando le due squadre si incontrano, ma ci sono limiti che non dovrebbero essere oltrepassati. È inaccettabile utilizzare le tragedie nel calcio. I responsabili danneggiano non solo la reputazione dei nostri club ma anche la propria e della loro città. A nome mio, dei nostri giocatori e del nostro staff, chiediamo ai nostri tifosi di concentrarsi sul sostenere la squadra domenica e di rappresentare il nostro club nel modo giusto". Klopp ha aggiunto: "Uno dei motivi principali per cui la rivalità tra Liverpool e Manchester United è così speciale è che è molto intensa. Ma allo stesso tempo quando la rivalità diventa troppo intensa si può andare incontro a episodi spiacevoli. Non ne abbiamo bisogno. Voglio che i tifosi creino un’atmosfera elettrica ma senza sfociare in cori che nel calcio non trovano posto. Dimostriamo il lato positivo di questa rivalità tra due grandi del calcio internazionale". Fonte: Ilnapolista.it © 4 marzo 2023

 

Boniek sull'Heysel: "Ci obbligarono a giocare,

io l'unico a devolvere l'intero premio partita"

Zibì Boniek ha parlato al Corriere dello Sport, toccando tanti temi. L'ex attaccante bianconero ha dichiarato: "Resta il fatto che nessuno nella Juventus ha segnato come me nelle finali. Sai quanti ne ho fatti? Tre? Beh, sarebbero stati quattro se Whelan non mi avesse steso all’Heysel. Ci diedero un rigore inesistente, perché il fallo era fuori area, ma senza quell’intervento avrei fatto gol". HEYSEL - "Chiariamo. Nessuno di noi voleva giocare, ci obbligarono a farlo. Ma una volta cominciata la partita, un calciatore pensa a svolgere il suo lavoro. E quindi prova a vincere. Purtroppo è una situazione in cui sbagli comunque: se vinci perché la partita è stata funestata dalla tragedia, se perdi perché non hai onorato al massimo i morti. Sono stato l’unico giocatore a devolvere l’intero premio-partita, che valeva il prezzo di un paio di appartamenti, all’associazione delle vittime dell’Heysel. Un gesto sentito". Fonte: Ibianconero.com © 5 marzo 2023

 

Una follia del tifo criminale: la strage allo stadio Heysel

Morirono in 39, fra i quali 32 italiani. Una delle vittime viveva a Reggio Emilia Nella nostra città c'è un monumento che ricorda quella sciagura.

Un fatto storico avvenuto per colpa di questi gruppi del tifo organizzato è il crollo del settore Z allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. L'inizio della partita era previsto per le 20.15. Circa un'ora prima, intorno alle 19.20, i cosiddetti hooligan, ovvero i tifosi inglesi più accesi e violenti, cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie. Probabile che si aspettassero una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi juventini, che non sarebbe mai potuta esserci dato che quella nel settore Z non era una tifoseria organizzata. Gli inglesi sostennero di aver caricato più volte a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori, juventini e non, impauriti anche per il mancato intervento e per l'assoluta impreparazione delle forze dell'ordine del Belgio alla situazione, che ingenuamente ostacolavano la fuga degli italiani verso il campo manganellandoli, furono costretti ad arretrare, ammassandosi contro il muro opposto al settore della curva occupato dai sostenitori del Liverpool. Nella grande calca che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri ancora si ferirono contro, le recinzioni. Un fattore che rende il calcio meno gradevole è il tifo organizzato. Fenomeno esteso che non conosce limiti territoriali. Questa è la definizione che meglio delle altre risponde alla percezione che l'opinione pubblica ha della violenza negli stadi. Gli impianti sportivi sono, nell'accezione comune, ormai diventati un territorio franco ove gruppi di persone più o meno organizzate ritengono di poter compiere atti di violenza gratuita (senza timore di dover pagare eccessive conseguenze). Si tratta di atti che vengono avvertiti come finalizzati a ribadire un senso di forza e dominio sia nei confronti degli altri tifosi sia di quanti cercano di mantenere l'evento agonistico nell'ambito della normalità. Le modalità con cui questa violenza (sia essa fisica che psicologica) si manifesta induce a questo punto a ritenere ogni partita, sostenuta da un elevato numero di tifosi, un evento ad alto rischio di incidenti. Tali episodi non sono generalmente prevedibili e rischiano, tra l'altro, di innescare reazioni a catena di rapidissima evoluzione, non sempre controllabili dall'apparato di sicurezza predisposto all'interno e fuori dagli stadi. Un esempio è sicuramente quello degli Hooligans, un gruppo organizzato di tifosi che adottano, quindi, un modello sociologico basato sullo "Stile Maschio Violento". Le regole all'interno di questi gruppi di tifosi sono poche e scarsamente elaborate: È esclusa la partecipazione di figure femminili - Le aggregazioni avvengono esclusivamente per dare vita a cori (che esaltano la determinazione e la forza del gruppo) e per organizzare spedizioni punitive nei confronti dei tifosi avversari - Non è necessario disporre di un'organizzazione strutturata gerarchicamente e, conseguentemente, l'impegno dei militanti nel corso della settimana che precede l'incontro è di fatto nullo - I simboli utilizzati (spesso look neonazisti arricchiti sostenuti da allegorie xenofobe) non esprimono in realtà un'appartenenza politica, ma hanno come unica finalità la funzione di innalzare il livello di paura tra i tifosi avversari - Tra i nemici sono inclusi, oltre ai sostenitori di altre squadre concorrenti, appartenenti alle forze di polizia e i gruppi giovanili culturalmente lontani dal mondo del calcio. (NdR: Articolo redatto a cura dei ragazzi dell' Istituto Pascal di Reggio Emilia (Riccardo Abatemattei, Nicolò Bonacini, Andrea Canali, Giuseppe Mendicino, Lorenzo Montanari) Fonte: Gazzetta di Reggio © 7 marzo 2023

 

"Heysel, Juve costretta a giocare dalla polizia. Boniperti non voleva"

Francesco Merloni e il clamoroso retroscena di quel tragico 29 maggio 1985, quando i bianconeri vinsero la Coppa dei Campioni: "Ero negli spogliatoi".

Francesco Merloni, imprenditore e politico italiano oggi 97enne, ha rilasciato una lunga ed approfondita intervista al Corriere della Sera. Tra imprenditoria, passando per la politica, al rapporto "particolare" con Silvio Berlusconi e chiaramente con lo sport a tinte bianconere. Merloni eredita dal padre Aristide l'impresa Ariston, esportata in tutto il mondo (uno dei primi ad andare in Cina) che diventa il primo sponsor sulla maglia nella storia della Juventus. Merloni, l'accordo con la Juventus - Il sodalizio tra Ariston e la Juventus iniziò nella stagione 1981-82 concludendosi nel 1988-89. Merloni nell'intervista ha parlato proprio del matrimonio con i bianconeri. "Una congiuntura favorevole. Vittorio, mio fratello, era presidente di Confindustria: ce l’aveva messo Gianni Agnelli, che voleva liberarsi dei corteggiatori locali. Io, invece, ero amico di Umberto: facevamo le riunioni con Montezemolo nel mio ufficio. Andavo a vedere le partite". Merloni, la rivelazione sull'Heysel - L'imprenditore ha anche raccontato degli importanti retroscena in merito alla tragedia dell'Heysel avvenuta il 29 maggio 1985 poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus ed il Liverpool: "Poi ci fu l’Heysel. Ero lì, arrivai allo stadio con il pullman della squadra assieme a Boniperti. Dalla tribuna ho visto tutto. Mi precipitai negli spogliatoi, c’era anche De Michelis. Boniperti non voleva giocare, fui io a fargli da interprete in francese con la polizia belga. Ci dissero: "È stato mobilitato l’esercito, ma arriva tra due ore; se non giochiamo ci saranno migliaia di morti". Fu terribile, non andai più allo stadio". Una volta di più, ancora, e da un altro testimone d'eccezione, la definitiva cancellazione di tutte le immonde bugie fatte circolare sul comportamento della Juve in quelle terribili ore. Fonte: Tuttosport.com © 11 marzo 2023

 

In posa sul monumento alle vittime dell’Heysel:

"Una leggerezza, ce ne scusiamo"

Dopo la denuncia dell'associazione "Quelli di… via Filadelfia" rimossa l’immagine che campeggiava su alcune pagine cuneesi del network Tecnorete: "Un incidente, non volevamo offendere nessuno".

"Quando commettiamo un errore siamo abituati a chiedere scusa immediatamente. E questo è di sicuro il caso. Lungi da noi il voler mancare di rispetto a un luogo simbolico, ma la leggerezza da noi commessa con quello scatto non ammette scuse o giustificazioni. La foto è già stata rimossa. Voglia porgere le nostre scuse a chi si è sentito offeso". Questi i passaggi salienti della lettera che il team manager di Tecnocasa Franchising Giovanni Griotti ha indirizzato oggi all’associazione "Quelli di… Via Filadelfia" e al suo presidente Beppe Franzo in merito al caso, segnalato dal sodalizio, della foto aziendale scattata sul monumento che dal 2016 a Cherasco ricorda le 39 vittime dell’Heysel. Tra quanti si sono immediatamente spesi per chiarire l’equivoco il sindaco di Cherasco Carlo Davico: "Certamente è stato un gesto non voluto, un incidente. E’ vero che ogni anno, il 29 maggio, davanti al monumento, si tiene una partecipata cerimonia in ricordo di quella tragedia e delle sue vittime, ma chi ha improvvisato quella foto non ne aveva evidentemente contezza. Non c’era l’intenzione di offendere nessuno". "Una leggerezza, certamente un’azione non voluta", conferma Luca Fissore, responsabile di zona di Tecnorete, network di agenzie immobiliari sulle cui pagine era comparsa quell’immagine, scattata su un set improvvisato probabilmente con leggerezza, ma "di sicuro senza l’intenzione di voler mancare di rispetto a nessuno, tantomeno ai parenti dei cari che in quel luogo sono ricordati. In questo senso - vuole rimarcare - ci uniamo alle sentite scuse che tutto il gruppo ha rivolto all’associazione e ai parenti delle vittime". Fonte: Targatocn.it © 14 marzo 2023

 

Foto di gruppo sul monumento alle vittime dell'Heysel

La protesta: "Cancellatela e chiedete scusa"

di Timothy Ormezzano

Una nota azienda immobiliare ha immortalato un gruppo di dipendenti sulla scalinata che a Cherasco ricorda le 39 vittime della tragedia di Bruxelles. Un’associazione denuncia: "Disdicevole". Le scuse dell'agenzia Tecnocasa.

"Fermi tutti, un bel sorriso, clic". Peccato che la foto di gruppo, pubblicata a scopo promozionale nella provincia di Cuneo da TecnoRete, nota azienda del settore immobiliare, sia stata scattata sul monumento che a Cherasco ricorda la tragedia dell'Heysel. Insomma, non proprio il setting ideale per immortalare 27 dipendenti sorridenti. La protesta, rimbalzata subito sul web e sui social tra l'indignazione generale, arriva da "Quelli di… Via Filadelfia", associazione guidata dal tifosissimo juventino Beppe Franzo che da molti anni tiene vivo il ricordo delle 39 vittime dello stadio di Bruxelles.  "Trovo assolutamente disdicevole - afferma Beppe Franzo - che per pubblicizzare un’attività commerciale non si abbia il minimo pudore a oltraggiare la memoria di 39 vittime innocenti a cui il monumento è dedicato". Dopo la denuncia, la richiesta di cancellare l'immagine e porgere pubbliche scuse ai parenti dei tifosi deceduti per il crollo del settore Z dello stadio Heysel, nella folle notte del 29 maggio 1985: "L’Associazione Quelli di… Via Filadelfia, il cui nome compare tra l’altro in foto sulla targa visibile nella parte in basso a destra sul monumento, esprime il massimo disappunto e chiede immediatamente l’eliminazione della foto dai siti in questione, con pubbliche scuse a quelle famiglie che dal 1985 portano in seno un dolore mai sopito". L'associazione "Quelli di… Via Filadelfia" è tra i principali promotori di quello stesso monumento installato nell'aprile 2016 a Cherasco, dietro al santuario della Madonna del Rosario, presso il giardino della Madonnina. La scalinata con la targa per non dimenticare quel tremendo evento è diventata negli anni meta di quei tifosi e non che ogni 29 maggio ricordano la tragedia dell'Heysel. "Coltivare la Memoria dell’Heysel - conclude Franzo - dev’essere una delle attività primarie di quelle associazioni che, come la nostra, portano nel cuore quell’immane tragedia". Le scuse dell'agenzia: Giovanni Griotti, team manager per Tecnocasa Franchising, ha scritto al presidente dell'associazione scusandosi. "Quando commettiamo un errore siamo abituati a chiedere scusa immediatamente. E questo è di sicuro il caso. Lungi da noi il voler mancare di rispetto ad un luogo simbolico, ma la leggerezza da noi commessa con quello scatto non ammette scuse o giustificazioni. La foto è già stata rimossa. Voglia porgere le nostre scuse a chi si è sentito offeso". Fonte: Torino.corriere.it © 14 marzo 2023

 

Cherasco, polemiche dopo la foto sul monumento

alle vittime dell’Heysel. L’azienda si scusa

di Andrea Cascioli

L’associazione Quelli di Via Filadelfia aveva denunciato l’oltraggio alla memoria dei 39 tifosi. Il team manager di Tecnocasa assicura: "L’immagine sarà rimossa".

Si è chiusa con un messaggio di scuse, da parte dell’azienda chiamata in causa, la polemica sulla fotografia aziendale dell’agenzia Tecnorete a Cherasco. L’immagine circolata nelle scorse ore ritraeva diversi affiliati al franchising della provincia di Cuneo, seduti sui gradini del monumento alle vittime dell’Heysel. L’installazione, voluta dal Comune e inaugurata nel 2016 presso i giardini del santuario di Madonna delle Grazie, rappresenta un omaggio alla memoria delle 39 vittime della strage del 1985, provocata da una folle carica degli hooligans inglesi contro gli spettatori assiepati nel settore Z dello stadio Re Baldovino di Bruxelles, dove di lì a poco si sarebbe tenuta la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Nella calca morirono trentadue cittadini italiani, quattro belgi, due francesi e un irlandese e oltre 600 persone rimasero ferite. "Trovo assolutamente disdicevole che per pubblicizzare un’attività commerciale non si abbia il minimo pudore a oltraggiare la memoria di 39 vittime innocenti a cui il monumento è dedicato" aveva dichiarato Beppe Franzo, presidente onorario dell’associazione Quelli di Via Filadelfia che molto si è spesa in questi anni per non far cadere nell’oblio una delle più terribili tragedie del calcio. A nome dell’associazione Franzo aveva espresso "il massimo disappunto" e chiesto "l’immediata eliminazione della foto dai siti in questione, con pubbliche scuse a quelle famiglie che dal 1985 portano in seno un dolore mai sopito. Episodi come questi evidenziano come la coltivazione della memoria dell’Heysel dev’essere una delle attività primarie di quelle associazioni che, come la nostra, porta nel cuore quell’immane tragedia". A stretto giro è arrivata la replica del team manager di Tecnocasa Franchising Giovanni Griotti: "Quando commettiamo un errore siamo abituati a chiedere scusa immediatamente. E questo è di sicuro il caso. Lungi da noi il voler mancare di rispetto ad un luogo simbolico, ma la leggerezza da noi commessa con quello scatto non ammette scuse o giustificazioni. La foto è già stata rimossa. Voglia porgere le nostre scuse a chi si è sentito offeso". Fonte: Cuneodice.it © 14 marzo 2023

 

Il coro sui 39 dell’Heysel è roba da galera

di Ivan Zazzaroni

Della squalifica - da cancellare - di Lukaku ho scritto e riscritto fino a ieri. Per mancanza di segnalazioni, arrivate in colpevole ritardo, non ho potuto stigmatizzare come avrei voluto il coro che si è udito più volte e con chiarezza nei primi 20 minuti di Juve-Inter: "Liverpool Liverpool 39 morti schiacciati" è raccapricciante. Assurdo che gli ispettori federali, o gli assistenti di campo, non l’abbiano messo a referto. Immagino che tra i coristi ci fossero persone che il 29 maggio dell’85 non erano neppure nate, particolare che trovo doppiamente irritante. Sono convinto (da sempre) che per offese di tale portata si possa configurare il reato di vilipendio di cadavere, del quale è una declinazione, ovvero "il disprezzo che può assumere toni di scherno o di aperta ingiuria". Lo tratta l’articolo 410 del codice penale specificando che chiunque commetta atti di vilipendio di cadavere è punito con la reclusione da uno a tre anni. La galera del tifoso è il daspo; il filtro protettivo; la distrazione, la sottovalutazione, la paura e l’ipocrisia di chi dovrebbe segnalare certe manifestazioni di inciviltà e non lo fa. Fonte: Corrieredellosport.it © 8 aprile 2023

 

La Digos ha segnalato anche i cori dei tifosi

nerazzurri sull’Heysel durante Juventus-Inter

Durante l’inchiesta della Digos sulla partita di Coppa Italia tra Juventus e Inter non sono stati segnalati solo i cori razzisti contro Lukaku. Secondo quanto riportato dall’ANSA, inoltre sono stati segnalati alla procura federale un episodio accaduto a metà del primo tempo, sempre di Juventus-Inter, quando la quasi totalità del settore ospiti ha intonato il coro "Liverpool, Liverpool" in chiaro riferimento ai tragici fatti dell’Heysel. Fonte: Ansa.it © 24 Aprile 2023

 

Strage Heysel: cosa successe il 29 maggio 1985 ?

di Stefano Ferrera

Il 29 maggio 1985 si consumò la strage dell’Heysel, una delle pagine più tragiche della storia del calcio. Una serata che avrebbe dovuto essere all’insegna dello spettacolo perché quella sera, a Bruxelles, era in programma la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. I bianconeri, allenati da Giovanni Trapattoni, arrivarono al fatidico giorno con l’entusiasmo alle stelle, con la voglia di porre rimedio a un campionato mediocre (concluso al 6° posto e vinto dal Verona di Bagnoli) e con la consapevolezza di poter conquistare la prima Coppa dei Campioni nella storia del club. Il Liverpool, dal canto suo, arrivò all’ultimo atto della competizione, da campione in carica, con il coltello tra i denti, desideroso di riscattare la sconfitta in Supercoppa Europea del 16 gennaio proprio contro la Juventus (detentrice della Coppa delle Coppe 1983-84), quando i bianconeri si imposero sugli inglesi per 2-0 in virtù della doppietta di Zibì Boniek. Se la Juve arrivò alla finale di Bruxelles con qualche brivido, alla luce del doppio confronto contro il Bordeaux che vide i bianconeri imporsi per 3-0 all’andata per poi perdere 2-0 in Francia, i Reds, invece, si sbarazzarono facilmente del Panathinaikos, battuto 4-0 all’andata e 1-0 al ritorno.

Strage Heysel, il sopralluogo dello stadio - Teatro della finale, lo stadio Heysel di Bruxelles, un impianto che al giorno d’oggi risulterebbe pressoché inagibile e, sicuramente, non idoneo a ospitare un match di spessore così elevato. Intorno a mezzogiorno il sopralluogo dello stadio da parte delle due squadre; uno scenario che lasciò subito impietrito, tra gli altri, il presidente della Juventus Giampiero Boniperti: "Ci mettemmo le mani ai capelli, era vecchio e sembrava quasi un cantiere. C’erano legni ovunque, sembravano clave". Una scelta, quella degli organizzatori dell’evento, che apparve subito quantomeno superficiale e che, tra i giocatori e i membri dei due staff, destò immediatamente qualche perplessità. Ristrutturato circa 15 anni prima, lo stadio si presentava in condizioni precarie, pericolante e non dotato di uscite di sicurezza idonee. Ai tifosi bianconeri furono riservati i settori M, N e O, mentre ai supporters inglesi furono destinati i settori X e Y, nella curva opposta. Il settore Z, separato dalla zona dei tifosi del Liverpool esclusivamente da due reti metalliche malridotte e inadatte a impedire scontri tra le due tifoserie, venne invece destinato ai sostenitori neutrali. Settore, questo, riservato ai possessori di biglietto di entrambe le tifoserie non facenti parte di gruppi organizzati, ma poi occupato, nella sostanza, soprattutto da tifosi juventini.

Le ore che precedono la tragedia - La mattina del 29 maggio procedette all’insegna della più totale noncuranza da parte dei tifosi inglesi, che, in preda ai fumi dell’alcool, nel corso della giornata si resero protagonisti di episodi che destarono preoccupazione per le vie di Bruxelles: bottiglie di vetro rotte, urina per le strade, cartoni usati come cuscini per dormire nei vicoli della città. Uno scenario che avrebbe già potuto essere un campanello d’allarme per le forze dell’ordine e gli addetti alla sicurezza e che poi sarebbe stato destinato a diventare uno squallido prequel della strage dell’Heysel. Al momento dell’apertura dei cancelli, diverse famiglie con bambini presero posto nel settore Z, adiacente ai settori X e Y destinati ai tifosi del Liverpool, tra i quali, circa 6000 supporters sprovvisti di biglietto riuscirono a entrare nei modi più disparati, complice la superficialità dei controlli, all’interno dei due settori in questione. Intorno alle 19, a poco più di un’ora dal fischio d’inizio (previsto per le 20.15), lo stadio iniziò a riempirsi, e, dopo una serie di cori da stadio intonati nei confronti dei tifosi bianconeri, gli hooligans inglesi iniziarono a ondeggiare pesantemente. Una sorta di intimidazione con lo scopo di far valere il proprio dominio all’interno dell’impianto.

Strage dell’Heysel, cronaca di una tragedia - Seguirono poi una seconda e una terza ondata, quelle più consistenti, che causarono il cedimento delle reti di recinzione che separavano il settore Z dai due settori riservati agli inglesi, con le forze dell’ordine, quasi inermi, che non riuscirono a evitare l’invasione del settore Z da parte dei tifosi del Liverpool. Lanci di bottiglie, clave e mattoni, che non erano stati rimossi dalla polizia nelle ore precedenti, scatenarono il panico tra i tifosi italiani, che tentarono in ogni modo di fuggire da un inferno che si era generato in pochi minuti. Non trovando vie di fuga, si ammassarono nella parte più bassa del settore Z e, molti di loro, finirono per rimanere schiacciati contro il muro divisorio. A quel punto, i fatti assunsero concretamente le dimensioni della tragedia, quando la calca dei tifosi italiani, inseguiti dalla ferocia degli inglesi, causò il crollo del muretto alla base del settore Z. Molti di loro caddero sul terreno di gioco, altri furono calpestati dalla folla in preda al panico, mentre alcuni riuscirono a saltare giù e a salvarsi prima del crollo.

Un bilancio agghiacciante - Oltretutto, all’interno dello stadio non era presente personale medico specializzato in rianimazione, fattore che impedì i soccorsi a molti dei feriti, il cui bilancio finale si aggirò sui 600. La strage dell’Heysel costò la vita a 39 persone, tra cui 32 italiani. Una mancanza, quella dell’unità di rianimazione, che si tradusse in una gestione complessiva sbagliata, da parte di chi di dovere, in termini di ordine e sicurezza. Una tragedia causata dalla rabbia e dalla violenza dei tifosi inglesi, frutto, però, anche di una serie di decisioni illogiche ed estremamente superficiali.

La partita - Nonostante la strage, di cui i giocatori (all’interno degli spogliatoi) non ebbero immediata percezione, per ragioni di ordine pubblico le autorità civili e calcistiche decisero di far giocare la partita. Una decisione poi comunicata tramite altoparlante da Gaetano Scirea, che, in uno scenario a dir poco catastrofico, cercò di tranquillizzare i presenti, invitandoli a non rispondere alle provocazioni. La gara si disputò in un’atmosfera surreale, con i corpi delle vittime ammassati davanti alle tribune e i feriti trasportati su transenne usate come barelle. La partita, rinviata di un’ora e 25 minuti, si concluse con la vittoria della Juventus per 1-0, in virtù del gol di Michel Platini su calcio di rigore inesistente concesso per un fallo su Boniek, chiaramente fuori area. Un match scandito da un’atmosfera agghiacciante, all’insegna di paura, dolore e informazioni confuse che, solo più tardi, si sarebbero tradotte, anche agli occhi dei tifosi che videro la partita in televisione, in una delle pagine di sport più tristi di sempre. Fonte: Chiamarsibomber.com © 11 maggio 2023

 

La follia hooligans e il bagno di sangue dell'Heysel

di Andrea Muratore

Heysel non è più un quartiere di Bruxelles che dà il nome a uno stadio, ma un luogo del dolore. Lo è per la tragedia del 1985 che vide gli italiani sostenitori della Juventus vittime della follia degli hooligans inglesi.

Heysel è un nome lugubre nella storia del calcio contemporaneo. Così come Superga, più della meravigliosa basilica dominante Torino, evoca un luogo del cuore, il ricordo della tragedia aerea in cui il 4 maggio 1949 morì il Grande Torino, anche Heysel non è più il quartiere di Bruxelles dove ha sede il più grande stadio della capitale belga e d'Europa. Heysel significa lacrime e il lato deteriore del calcio: la violenza degli hooligans. Heysel sarà - purtroppo - una parola funesta dopo la giornata del 29 maggio 1985 in cui l'attuale Stadio Re Baldovino fu funestato dalla violenza dei tifosi inglesi del Liverpool contro gli italiani sostenitori della Juventus poco prima della finale di Coppa dei Campioni. Si deve alla grande sensibilità giornalistica di Giovanni Minoli la volontà di riproporre, tra le puntate della storica trasmissione Mixer, quella che sarà ritrasmessa dalla Rai il 18 maggio e avrà come tema proprio la tragedia dell'Heysel. Vedendo come ospite d'eccezione uno spettatore di prima mano della tragedia: Marco Tardelli, campione del Mondo del 1982 con l'Italia e giocatore della Juventus che quella sera funesta conquistò la sua prima Coppa dei Campioni.

La carica degli hooligans verso il Settore Z dell'Heysel voleva essere un tentativo di dimostrare la forza del tifo organizzato dei teppisti venuti dall'Inghilterra contro le curve su cui si erano stabiliti italiani e tifosi belgi. Memori del contrasto con i tifosi della Roma nella finale vinta dal Liverpool all'Olimpico l'anno precedente proprio contro i giallorossi, gli hooligans caricarono con violenza una massa innocua e disorganizzata di tifosi ordinari, scatenando il panico. "I rossi" del Liverpool "si spostavano verso i bianconeri, ritmicamente, a orda, dal punto più lontano a quello più vicino alla tribuna centrale. E nell’aria volavano clave, aste e persino qualche mattone che la polizia belga non aveva pensato di rimuovere", ricorda Storie di Calcio sottolineando come le mosse degli hooligans avessero quasi una dinamica militaresca. La seconda e la terza ondata schiacciarono i tifosi italiani contro le paratoie del settore. I tifosi italiani rimasti schiacciati iniziarono a venire calpestati, travolti dalla calca, precipitati dagli spalti. In pochi minuti, prima dell'inizio della partita previsto per le 20.15, furono coinvolte negli *scontri oltre 650 persone. Trentanove di loro sarebbero morti: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e anche un cittadino britannico, il nordirlandese Patrick Radcliffe che lavorava come archivista alla Comunità Economica Europea. Giampiero Boniperti, presidente della Juventus, si accorse dell'immensità della tragedia così come Edoardo Agnelli, figlio dell'Avvocato Giovanni Agnelli che saputo dell'accaduto non entrò allo stadio. Le responsabilità della Uefa, accusata di aver scelto uno stadio fatiscente, sono state lungamente discusse per la corsa alla finale. Ma il problema più grande apparve senz'altro il peso del caos hooligans, affrontato duramente in patria dal governo britannico di Margaret Thatcher e che arrivò a essere responsabile di una strage che sarebbe costata all'Inghilterra cinque anni di esclusione dei suoi club dalle coppe europee.

La Uefa ebbe responsabilità anche nel gestire l'immediato post-evento, quando dopo una surreale attesa in uno stadio in cui ambulanze e polizia portavano via morti e feriti la partita fu disputata in un clima pesante. Con i giocatori dei due club, incolpevoli spettatori della tragedia, paralizzati dalla tensione in campo. "Quando al circo il trapezista muore, entrano i clown" pare sia stato il caustico commento di Michel Platini, stella della Juventus, di fronte alla decisione dell'Uefa di scaricare sulle squadre il ruolo di diversivo per mantenere l'ordine pubblico. La Juventus vinse 1-0 per un rigore inesistente, realizzato dallo stesso Platini, per cui il Liverpool non protestò nemmeno. I Reds non potevano vincere la Coppa dei Campioni quella sera, era chiaro. Lo era agli spettatori d'Europa che avevano un'idea più chiara degli stessi giocatori della tragedia. Lo era anche per i club, i cui atleti vivevano una situazione che aveva, ricorda Storie di Calcio, i "contorni sfumati del sogno". O ancor peggio dell'incubo. Un maestro di narrazione calcistica come Gianni Brera in un articolo pubblicato da Repubblica seppe dare, il giorno dopo la tragedia, la natura precisa dell'accaduto: "Mentre tento di esprimere la mia mortificazione di uomo di sport, i superstiti dell’ immonda mattanza passano ciascuno a raccontare la propria storia, piena di orrore e degna di umana pietà. Lo Stadio, il caro ma obsoleto Heysel, è come gravato da una cappa di angoscia", notava Brera. Aggiungendo i timori per un avvelenamento degli animi tra le comunità inglesi e italiane per l'evento tragico. Vent'anni dopo, quando Liverpool e Juventus tornarono a affrontarsi in Champions League, il mondo era cambiato e i primi a riconoscere l'orrore del 1985 gli stessi sostenitori dei "Reds" che accolsero ad Anfield i bianconeri con una grande ovazione e una coreografia inequivocabile recitante "Friendship" ("Amicizia"). Il fenomeno hooligans era stato debellato, nel frattempo. Ma non il dolore per i famigliari delle vittime dell'Heysel. Luogo del cuore e del dolore per il calcio europeo. Fonte: Ilgiornale.it © 17 Maggio 2023 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel

 

Juve, il 29 maggio incontro a Coverciano

per ricordare la drammatica finale dell'Heysel

di Giuseppe Giannone

Lunedi 29 maggio, al Museo di Coverciano, a partire dalle ore 10:00, si terrà un incontro per ricordare la drammatica finale di Coppa Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, una gara che costò la vita a 39 tifosi bianconeri. Interverranno il presidente della Fondazione Museo del Calcio, Matteo Marani; il presidente dell'"Associazione fra i Familiari delle Vittime dell'Heysel", Andrea Lorentini; il direttore del Centro Tecnico Federale di Coverciano, Maurizio Francini, e l'ex difensore della Juventus Sergio Brio, in campo in quella gara. Fonte: Tuttojuve.com © 26 maggio 2023

 

Juve, la Figc dedica un evento alle vittime dell'Heysel: presente Brio

Il prossimo 29 maggio, oltre all'ex calciatore della Juventus, presente nella finale di Coppa dei Campioni vinta contro il Liverpool, interverranno Marani, Lorentini e Francini: i dettagli.

"A trentotto anni dalla tragedia che ha sconvolto non solo il mondo del calcio, lunedì 29 maggio si terrà un incontro per ricordare la drammatica finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, disputata allo stadio "Heysel" di Bruxelles, e la strage che ne scaturì, con trentanove vittime tra gli spettatori di quella partita". Così, in una nota diramata sul proprio sito ufficiale, la Federazione Italiana Giuoco Calcio annuncia l'organizzazione di un evento dedicato alla memoria delle vittime di una delle più grandi tragedie vissute nella storia del calcio. Heysel, anche Brio all'evento della Figc - "L’evento si terrà nella sala conferenze "Mario Valitutti" del Museo del Calcio dalle ore 10. Interverranno il presidente della Fondazione Museo del Calcio, Matteo Marani; il presidente dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel, Andrea Lorentini; il direttore del Centro Tecnico Federale di Coverciano, Maurizio Francini, e l’ex difensore della Juventus, che prese parte a quella sfida, Sergio Brio. L’incontro sarà moderato dal giornalista Francesco Caremani e vedrà la presenza anche dei ragazzi di tre scuole, sottolineando la volontà del Museo del Calcio di promuovere la conoscenza della storia calcistica anche tra i più giovani, con l’obiettivo di non far dimenticare quella tragedia. Assisteranno quindi all’incontro anche gli studenti di due licei sportivi di Firenze, "Scuole Pie Fiorentine" e "Gobetti-Volta", e il liceo sportivo di Sabaudia, "Giulio Cesare", si legge nella nota della Figc. Fonte: Tuttosport.com © 26 maggio 2023

 

Tragedia Heysel, organizzato evento-ricordo al Museo di Coverciano

Lunedì 29 maggio, a 38 anni di distanza dai terribili fatti, si terrà un incontro nella sala conferenze "Mario Valitutti" del Museo del Calcio.

ROMA - Lunedì 29 maggio, a distanza di trentotto anni dalla tragedia dello stadio "Heysel" di Bruxelles, si terrà un incontro nella sala conferenze "Mario Valitutti" del Museo del Calcio di Coverciano alle ore 10 per ricordare la drammatica finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, che ha causato la morte di 39 spettatori. All'evento prenderanno parte il presidente della Fondazione Museo del calcio, Matteo Marani; il presidente dell'Associazione fra i Familiari delle Vittime dell'Heysel, Andrea Lorentini; il direttore del Centro Tecnico Federale di Coverciano, Maurizio Francini, e l'ex difensore della Juventus, Sergio Brio. Il giornalista Francesco Caremani sarà il moderatore dell'incontro. Prevista anche la presenza dei ragazzi di tre scuole, a sottolineare la volontà del Museo del Calcio di promuovere la conoscenza della storia calcistica anche tra i più giovani. Presenti anche gli studenti di due licei sportivi di Firenze, "Scuole Pie Fiorentine" e "Gobetti-Volta", e il liceo sportivo di Sabaudia, "Giulio Cesare".  Fonte: Corrieredellosport.it © 26 maggio 2023

 

L'anniversario del 29 maggio deve ispirare un modo diverso di ricordare

Heysel, tragedia europea

Sia una memoria comune

di Emilio Targia

Bisogna andare oltre il proprio tifo e il dibattito calcistico: è storia.

Un altro 29 maggio. Che per molti di coloro che erano allo stadio "Heysel" di Bruxelles quella maledetta sera del 1985 non è più solo una data sul calendario. E' un'altra cosa. E' una sequenza di pensieri che rimbomba dentro. E' un flusso di immagini e parole che riaffiora. Sono due numeri che riaccendono un sentimento affilato, complicato da spiegare, dal colore indefinito, che galleggia tra rabbia e dolore. Così come "Heysel" non è più solo il nome di uno stadio, da quella notte di 38 anni fa a Bruxelles. Ma incarna solo il suono della follia di quella strage. Un suono sinistro, per una strage che si poteva e doveva prevedere. Che si poteva e doveva evitare. Spesso, in questi anni, ci siamo soffermati sulle responsabilità dell’Uefa e delle forze dell'ordine preposte a vigilare sulla sicurezza. Sulla inadeguatezza di quello stadio, sulla furia degli hooligans, sulla serie di concause che portò a quel tragico epilogo. Spesso in questi anni i familiari delle vittime e i sopravvissuti a quella notte hanno invocato giustizia. E altrettanto spesso in tanti hanno chiesto rispetto per le vittime e peri loro familiari. Credo che per ottenere  e proteggere  la dimensione del rispetto l'unico sentiero possibile sia quello della manutenzione della memoria, definizione coniata dall'attore Marco Paolini (che di memoria delle vicende del nostro paese ne sa qualcosa), per consegnare l'onere della memoria alla responsabilità di tutti e di ciascuno, nel proprio quotidiano. Non sempre in questi decenni infatti si è guardato alla "memoria" e alla verità  dell'Heysel con la giusta dose di consapevolezza. E di responsabilità. A volte il tema Heysel è scivolato indebitamente su crinali sbagliati, ha smarrito il suo senso in polemiche sterili. Come l'eterno refrain sul fatto che si dovesse o meno giocare quel match. Chi era lì sa benissimo che se non si fosse giocato si sarebbe scatenato l'inferno tra le due tifoserie. Come l'allora Ministro Gianni De Michelis, pur digiuno di football, presente quella sera in tribuna, spiegò con determinazione al telefono al Presidente del Consiglio Bettino Craxi, che da Roma chiedeva notizie. O come la schiera di coloro che si ostinano a ridurre fa strage dell'Heysel sic  ad un atto "calcistico". No. Morirono 39 cittadini europei, prima ancora che 39 tifosi. E non erano triti supporter bianconeri, né tutti italiani.

Negli ultimi anni il fronte della memoria si è arricchito con iniziative e manifestazioni tese a proteggere la verità, e a rafforzare l'esigenza imprescindibile del rispetto per le 39 vittime e per le loro famiglie. Per i tantissimi feriti e per chi quella sera sopravvisse ma porta dentro di sé ancora oggi un segno indelebile. Resta prezioso il lavoro della "Associazione dei Familiari delle Vittime dell'Heysel", come quello della Associazione Quelli di... Via Filadelfia, quello del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel" di Reggio Emilia, quello della "Sala della memoria Heysel" sul web, e quello di tanti altri. E importante è stato l'impegno della Juventus che, sotto la presidenza di Andrea Agnelli, con le iniziative assunte in questi anni, ha impresso maggiore energia al lavoro di protezione della memoria di quella notte, per far sì che le vittime non siano dimenticate. In anni in cui spesso la multimedialità, il web, i social, con la loro velocità, rischiano  nell'eccesso di offerta informativa  di smarrire la qualità e la precisione del racconto su vicende complesse come quella dell'Heysel, occorre però vigilare e raddoppiare l'impegno La sensibilità su questi temi del Ministro dello Sport Abodi ad esempio potrebbe trovare punti di sinergia con il Ministro dell'istruzione Valditara, perché si preveda per i prossimi anni una serie di incontri anche nelle scuole, dove il racconto della vicenda Heysel possa divenire così non solo un gesto di manutenzione della memoria ma anche uno spunto di riflessione e un ammonimento severo per il futuro. Credo che memoria e rispetto debbano procedere sulla stessa strada. Perché sono fronti legati indissolubilmente sul tema Heysel. E credo che quella strada vada illuminata a dovere. Perché senza memoria saremmo tutti più fragili e indifesi. Senza memoria, saremmo luci spente. Fonte: Tuttosport © 29 maggio 2023 (Testo © Fotografia)

 

Heysel, la tragedia dimenticata del calcio inglese

Gli anni Ottanta sono stati giorni bui per il calcio, con gli orrori di Hillsborough e Bradford impressi nei ricordi per sempre. Ma il disastro di Heysel del 1985, in Inghilterra è diventato la tragedia dimenticata del gioco. Per le generazioni moderne dei tifosi di calcio svezzati con gli stadi con i seggiolini e una copertura televisiva raffinata, deve essere difficile immaginare che c’è stato un giorno in cui una partita diventò una questione di vita o di morte. Il fuoco che ha squarciato uno steccato di legno a Bradford, provocando 56 vittime, e i terribili eventi di Hillsborough hanno lasciato una macchia oscura sul calcio e su coloro che lo hanno governato, portando a molti cambiamenti. Eppure per alcuni, la catastrofe allo stadio Heysel di Bruxelles, in Belgio, il 29 maggio 1985, si trova in qualche modo a disagio in questa serie di catastrofi. Trentanove persone sono morte e seicento sono rimaste ferite: i tifosi bianconeri furono schiacciati contro un muro che è poi crollato durante la finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus. Un’ondata di tifosi del Liverpool verso i tifosi della squadra italiana. Come dimenticare quelle drammatiche immagini ? Ciò comportò l’esclusione dei club inglesi dall’Europa per cinque anni e ha inasprito la reputazione sempre più malvagia dei tifosi inglesi dell’epoca. La colpa e la colpa si sono palleggiate per anni tra i due gruppi di tifosi, e le emozioni erano ancora palpabili nel 2005, quando i due club si incontrarono per la prima volta dopo il disastro in un quarto di finale di Champions League ad Anfield. I tifosi del Liverpool avevano in mano carte colorate con le quali scrissero la parola "Amicizia", e mentre il gesto è stato applaudito da molti sostenitori della Juventus, altri voltarono le spalle. Rogan Taylor, docente di studi calcistici all’Università di Liverpool, ha affermato che una serie complessa di sentimenti ha circondato il disastro perché la gente si vergognava di affrontare la scomoda realtà del teppismo. Heysel inoltre è stato "un giorno nero" per la città di Liverpool, il sentimento in città è stato ed è ancora oggi di disperata, disperata vergogna e depressione. "All’epoca c’era un controverso governo locale e c’erano solo due grandi fonti di eccellenza culturale: la musica e il calcio. Avevamo la migliore squadra di calcio del mondo e questa è stata una pugnalata nel cuore della città. È stata una giornata nera, nera".

Circa un’ora prima del calcio d’inizio della finale di Coppa dei Campioni del 1985, un gruppo di tifosi del Liverpool attraversò un recinto che li separava da un’area neutrale che conteneva principalmente normali tifosi della Juventus, molti padri di famiglia con i loro figli. Mentre fuggivano dalla minaccia, furono schiacciati in un settore del vecchio e inadeguato stadio di Bruxelles, contro un muro di contenimento in cemento, che alla fine è crollato. Trentanove persone sono morte. La partita è stata giocata nonostante il disastro, al fine di prevenire ulteriori disordini, con la Juventus che ha vinto 1-0. Tra gli uccisi c’erano 32 italiani, quattro belgi, due francesi e uno dall’Irlanda del Nord. Quattordici tifosi del Liverpool sono stati giudicati colpevoli di omicidio colposo e ciascuno incarcerato per tre anni. Taylor ha affermato che, poiché il disastro è avvenuto in Belgio, non è stato qualcosa che i sostenitori inglesi - e le autorità - hanno potuto analizzare e fare i conti con il modo in cui avrebbero potuto fare se fosse accaduto nel Regno Unito. "È stata una tragedia accaduta in una terra straniera". Quattro anni dopo, 96 tifosi del Liverpool hanno perso la vita dopo durante la semifinale della FA Cup del 1989 tra Liverpool e il Nottingham Forest allo stadio di Hillsborough di Sheffield. Le circostanze di quello che è successo esattamente quel giorno sono state studiate per ventisei anni, in gran parte grazie a una campagna per la verità condotta dalle famiglie delle vittime colpite dal lutto. Nuove inchieste sul disastro stanno ancora oggi indagando sulle accuse di una complessa serie di fallimenti da parte delle autorità quel giorno. La colpa di Heysel fu inizialmente attribuita interamente agli hooligans del Liverpool, e quattordici, come detto, furono successivamente dichiarati colpevoli di omicidio colposo e incarcerati. Tuttavia, un’indagine successiva ha appurato che una certa responsabilità era dovuta alle autorità belghe e alla condizione fatiscente dello stadio Heysel.

Phil Hammond, che ha perso suo figlio di 14 anni, Philip, a Hillsborough, ha detto che ricorda bene Heysel. "Penso che quando è successo Hillsborough, hanno pensato che fosse un altro Heysel. Penso che se Heysel non fosse successo, le cose sarebbero state molto diverse, perché si è incominciato a parlare seriamente del teppismo negli stadi". "Ma come stiamo vedendo ora, stiamo finalmente arrivando alla verità", riferito alle nuove inchieste di Hillsborough. "Ricordo bene Heysel perché uno dei miei amici aveva un biglietto, poi  aiutò a tirare fuori i feriti. La gente non voleva proprio parlarne e metterlo in secondo piano. Si vergognavano. Penso che sia stato dimenticato. C’è solo una piccola targa ad Anfield. Ma il club non può dimenticarlo". Il disastro di Hillsborough è caratterizzato da grandi monumenti commemorativi negli stadi di Hillsborough e Anfield e nella forma della fiamma eterna di Hillsborough sulla stemma del club di Liverpool. Il riferimento a Heysel è, tuttavia, più difficile da trovare. C’è appunto una piccola targa commemorativa dedicata alle vittime all’interno del museo del club di Liverpool, con la maglietta indossata da Kenny Dalglish quella notte, a fianco. Per alcuni tifosi della Juventus, c’è la percezione che molte persone in Inghilterra abbiano davvero dimenticato il disastro di Heysel, anche se le ragioni di ciò rimangono complesse. Negli ultimi anni i bianconeri hanno compiuto molti gesti per ricordare, tra cui un’enorme esposizione di cartelli con il nome delle vittime durante una partita di Serie A contro il Napoli. Ma c’è stata poca o nessuna menzione di Heysel durante le ultime stagioni della Premier, al di là della posa di ghirlande una volta ad Anfield. Il sostenitore della Juventus Gurjit Kahlon, di Coventry, ha dichiarato: "Penso che sia stato dimenticato. Non è qualcosa di cui si parla qui, e potrebbe essere discusso più frequentemente a Torino. Penso che con Hillsborough e Bradford ci sia stato un senso di affari incompiuti e di giustizia che dovevano per forza essere affrontati. E quei disastri si sono verificati in casa, in Inghilterra, quindi è stato naturale che ne abbiano  parlato e che ne parlino ancora oggi". Ma per i tifosi della Juventus, i sentimenti sono piuttosto profondi, e l’animo è diviso a metà tra quelli che sono felici di andare avanti e quelli che sono ancora arrabbiati, come abbiamo visto nella partita del 2005 ad Anfield. Sarebbe sicuramente bello avere una sorta di gesto commemorativo a Liverpool. Qualcosa per iniziare una conversazione e parlare di nuovo di Heysel. Per non dimenticare.  Fonte: Ilnobilecalcio.it © 29 maggio 2023

 

Calcio: Heysel; Infantino "mai più tragedie così"

Presidente Fifa su Instagram ricorda la strage di 38 anni fa.

(ANSA) - ROMA, 29 MAG - "Oggi vorrei ricordare la strage dell'Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985... Con la speranza che tragedie come quella non accadano più in futuro". E' il messaggio su Instagram del presidente della Fifa Gianni Infantino in memoria delle vittime della strage allo stadio Heysel a Bruxelles in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool quando 39 persone persero la vita in seguito a *scontri e alla conseguente caduta di un muro dello stadio.  Fonte: Ansa.it © 29 maggio 2023 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel

 

Heysel, per non dimenticare. Mai

di Fabio Ornano

Il 29 maggio, anno dopo anno, si verifica la tragica ricorrenza della strage dell’Heysel. Nel 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, la morte di 39 persone di cui 32 italiane.

RICORDO - Il 29 maggio è una data che, da ormai 38 anni, è drammaticamente legata al ricordo. Il ricordo di una strage evitabile e che ha segnato profondamente decine di famiglie, segnate da una tragedia. La strage dello stadio Heysel di Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni 1985 tra Juventus e Liverpool, richiese la vita di 39 persone come tributo alla follia umana in occasione di una partita di calcio. PER SEMPRE - Questi i nomi e la provenienza delle vittime. Per non dimenticare: Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conti, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrik Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni. Fonte: Calciocasteddu.it © 29 maggio 2023

 

Si gioca con i morti in campo

A 38 anni dalla strage allo stadio Heysel durante Juventus-Liverpool vogliamo proporvi un brano tratto dal secondo volume di Patria.

Bruxelles, stadio Heysel, 29 maggio 1985

di Enrico Deaglio

"È la finale della Coppa dei campioni, Juventus-Liverpool. Lo stadio Heysel di Bruxelles è una fatiscente struttura di vecchio cemento che si sgretola a guardarla: bassi gradini e reti a proteggere i diversi settori destinati ai tifosi inglesi e a quelli italiani. In uno di questi, la curva Z, centinaia di tifosi della Juventus hanno trovato i biglietti, forniti da un'agenzia di Torino; ma quando arrivano ai loro posti, li trovano già occupati da quelli del Liverpool. Questi ultimi li spingono contro la rete, dove 39 di loro muoiono asfissiati: i loro corpi diventano blu e gonfi, gli occhi escono dalle orbite. I giornalisti nella tribuna stampa vedono tutto e chiamano i loro giornali con i telefoni di servizio delle loro postazioni. Vedono i cadaveri fatti scendere e allineati a bordo del campo, su lettighe o coperti da lenzuoli. Intorno si aggirano ambulanze, polizia, messaggi ambigui dagli altoparlanti. Eppure... Le squadre scendono in campo ! Si dice per dare tempo di organizzare il deflusso degli spettatori, preparare le vie di fuga. Si dice che i campioni hanno accettato di giocare per finta, per prendere tempo: finti gladiatori in un finto Colosseo. I cronisti televisivi fingono di appassionarsi alle azioni di gioco. Viene fischiato un rigore al giocatore della Juventus Boniek, dieci metri fuori dall'area di rigore, ma molti pensano: ecco, è per finta, per guadagnare tempo ! Tira il rigore Michel Platini, il giocatore simbolo della Juventus e segna. Esulta come se il gol fosse vero ! E tutti pensano: lo fa apposta, è per prendere tempo ! L'arbitro fischia la fine, la Juventus ha vinto la sua prima Coppa dei campioni. I giocatori della Juventus negli spogliatoi festeggiano alzando la Coppa ! I tifosi del Liverpool - "quella razza incorreggibile di teppisti inglesi", secondo le parole dell'avvocato Gianni Agnelli, il proprietario della Juventus - vengono scortati dalla polizia fino al traghetto di Calais. La coppa arriva con i giocatori e molto pubblico con gli aerei speciali all'aeroporto di Torino Caselle. I giocatori sono felici per la vittoria e dicono di non sapere bene quello che è successo; gli spettatori raccontano come sono usciti dall'inferno.  (NdR: Tratto dal volume "Patria 1978-2010" di Enrico Deaglio)  Fonte: Maremosso.lafeltrinelli.it © 29 maggio 2023

 

29 maggio 1985, la strage dell'Heysel: muoiono

 in 39 persone prima di Juventus-Liverpool

di Andrea Losapio

Il 29 maggio del 1985 è uno dei giorni più cupi del calcio europeo in generale, italiano in particolare. Perché allo stadio Heysel di Bruxelles si gioca Juventus-Liverpool, ma è quello che succede prima a sconvolgere il mondo. Trentadue italiani, quattro belgi, due francesi e un nordirlandese muoiono in seguito ai *tafferugli (NdR: Nessuno è morto per scontri o tafferugli, il solito presappochismo di chi non s’informa sui fatti), mentre in seicento sono feriti. La finale di Coppa Campioni è attesissima per i bianconeri, sesti in Serie A in uno Scudetto vinto dall'Hellas Verona di Osvaldo Bagnoli. Il Liverpool è il vincitore uscente, dopo avere battuto dodici mesi prima la Roma, in un match ricordato soprattutto per i balletti di Grobelaar ai rigori. L'Heysel è uno stadio vecchio, che ha ospitato però le finali del 1958, del 1966 e del 1975, oltre agli Europei del 1972. La ristrutturazione è di una decina di anni prima, ma l'impianto è comunque fatiscente e senza vie di fuga, con muri vecchi e fragili da cui cadono anche i calcinacci. I biglietti in vendita sono sessantamila, la richiesta è molto maggiore. Gli italiani sono di più, ma la UEFA decide di destinare il settore Z ai tifosi che non appartengono ai gruppi organizzati. In tempi di hooligans, non proprio la migliore delle idee, anzi. La scelta è contestata da entrambi i club che temono l'incolumità dei propri supporter, ma chi decide non vuole sentire ragioni. All'Heysel entrano molti tifosi inglesi senza biglietto. Ci sono anche ultrà del Chelsea infiltrati. Alle 19.20, a meno di un'ora dal fischio di inizio, si scatena il pandemonio. La rete che divide i settori è decisamente inadeguata per contenere i tifosi inglesi, mentre dall'altra parte del settore Z - per i tifosi neutrali, appunto - c'è il muro. Insomma, sembra una trappola per topi e si rivelerà tale. In quel momento incominciano le cariche da parte degli ultras del Liverpool per cercare di "prendere la curva", il settore dei tifosi italiani. I poliziotti a fare da cordone di separazione sono cinque e quando le reti di recinzione vengono giù non c'è modo di evitare il contatto. Così tutti cercano le vie di fuga. Impossibile uscire dall'alto, entrare in campo non è previsto perché gli agenti lo manganellano. Così tutti si schiacciano verso la file del settore Z, con qualcuno che salta giù. Il muretto, a un certo punto, non regge più e crolla. In molti restano schiacciati e alcuni muoiono calpestati da altri tifosi. Il battaglione della polizia arrivò oltre mezz'ora dopo, a disastro compiuto. In campo la partita si gioca comunque - con un'ora e venticinque di ritardo - con Platini che segna su rigore il definitivo 1-0. Una coppa insanguinata. Va detto che nessuno voleva giocare, ma la UEFA e le autorità belghe obbligano entrambe le squadre, perché l'effetto rinuncia avrebbe portato a ulteriori rivolte. Perché chi era dall'altro capo dell'impianto non poteva percepire il problema. Il rischio di "un'apocalisse", come spiegò poi Boniperti, sarebbe stato troppo ampio. Fonte: Tuttomercatoweb.com © 29 maggio 2023 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel

 

Stadio Heysel 29 maggio 1985: la data

che cambiò la storia dello sport

di Mario Artiaco

Ricorre oggi il drammatico anniversario dello stadio Heysel.

Tra poche ore l’anniversario della strage dell’Heysel. Ne sono trascorsi 38, uno in meno delle vittime, 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi, un irlandese, di questi, 36 uomini, 2 donne e un bambino (11 anni). 600 invece furono i feriti di quella drammatica notte. Finale, dell’allora "Coppa dei campioni", anno 1985. A contendersela Juventus e Liverpool. La dinamica ricostruita racconta di reiterate cariche da parte dei tifosi inglesi che pare fossero intorno alle 5.000 unità contro i 53.000 circa di fede bianconera, mentre lo stadio belga poteva raggiungere una capienza massima di 50.000. Il settore "Z", destinato ai tifosi neutrali, porzione di stadio dove si consumò la tragedia, poteva contenere non oltre 6.000 persone. Alle ore 19.08 ebbe luogo la prima carica da parte degli hooligans. Alle 19.15 l’epilogo, le 39 vittime rimasero schiacciate dalla folla che attaccava dalle spalle mentre la porzione di gradinata si restringeva come un imbuto man mano che si avvicinava alla pista di atletica. Le spinte furono tali che migliaia di tifosi finirono ai piedi del campo di gioco ma questo non prima di aver calpestato, soffocato e ucciso i malcapitati che erano nella parte inferiore settore "Z". Tra le 19.08 e le 19.29 si richiese più volte l’intervento della Gendarmeria. Non prima delle 19.49 si riuscì a provvedere al ritiro degli hooligans da quella porzione di spalti, ma ormai era troppo tardi. La "lady di ferro", allora premier del paese, Margaret Thatcher, ritirò tutte le squadre inglesi dalle competizioni internazionali. Il mondo si fermò, non solo quello calcistico, non solo quello sportivo e, ancora oggi, come in ogni altro anniversario di questa assurda e inspiegabile follia, ci si chiede come sia stato possibile tutto ciò.  (NdR: Numeri a cura di www.saladellamemoriaheysel.it) Fonte: Forzazzurri.net © 29 maggio 2023

 

L'Uefa dimentica l'Heysel: zero memoria per le 39 vittime

L'ente organizzatore di quel maledetto Juve-Liverpool non ricorda le persone che persero la vita Il 29 maggio 1985.

Dovrebbe essere un giorno di memoria per tutto il calcio europeo, una data in cui far viaggiare il ricordo alle 39 vittime dell’Heysel e riflettere sulla follia di morire per una finale di Coppa dei Campioni. E per molti è stato effettivamente così, a partire dal presidente della Fifa, Gianni Infantino, che ha ricordato su Instagram le vittime della tragedia del 29 maggio 1985. Molti club, fra i quali il Torino, hanno postato qualcosa. Tantissimi tifosi hanno raccontato la loro esperienza e condiviso il loro ricordo. Manca all’appello l’Uefa, che di quella maledetta partita era l’ente organizzatore e che sarebbe l’istituzione più importante del calcio europeo. Ma niente, zero post, zero ricordi, zero memoria per le trentanove vittime di una follia, trentanove appassionati di cacio europei. Che peccato.  Fonte: Tuttosport.com © 30 maggio 2023

 

La Strage dell’Heysel, il ricordo dopo 38 anni:

"Schiacciati dagli Hooligans bambini e famiglie"

di Gianluca Orrù

Sono passati quasi quarant’anni dalla finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, giocata il 29 maggio 1985 a Bruxelles, nello stadio Heysel. Un’ora prima della partita gruppi di Hooligans inglesi invadono la Curva Z dello stadio Heysel. In quel settore dello stadio, adiacente a quello degli inglesi, c’erano solo persone comuni, famiglie e bambini. 39 i morti, di cui 32 italiani, e oltre 600 feriti il bilancio della strage. La maggior parte dei tifosi juventini che a fine maggio del 1985 sono riusciti ad andare a seguire la finale tra Liverpool e Juve, ha trovato i biglietti all'ultimo, proprio nel settore neutrale della Curva Z. Non sanno quello che sarebbe successo tra le 19 e le 20 in quello stadio, non lo sa Giovacchino Landini, 49 anni, che di mestiere faceva il ristoratore. Fino all'ultimo pensa che non riuscirà ad andare a seguire l'amata Juventus, poi una sera arriva la telefonata dallo Juventus Club di via Bogino e lui insieme a molti altri prende il pullman la sera del 28 maggio 1985, per arrivare a Bruxelles il 29 mattina. Il clima nella capitale belga è già rovente. "Non avevo mai visto una cosa simile - racconta Carlo Rossanigo, tifoso ormai 67enne che a quella finale c'è stato - c'era una guerriglia urbana tra gli Hooligans e la polizia belga a cavallo, tanto che abbiamo rinunciato a visitare la città come facevamo abitualmente prima delle partite che seguivamo in trasferta. Noi eravamo nel settore opposto alla famigerata curva Z e subito non ci siamo resi conto di quello che era successo". Gli Hooligans del settore adiacente al settore Z cominciano a spingere per invadere il settore neutrale dello stadio, pieno di tifosi della Juve che non appartengono al tifo organizzato: erano famiglie, bambini e persone normali. I tifosi inglesi non lo sanno, pensano di trovare più resistenza. Gli juventini della Curva Z appena vedono gli Hooligans non li affrontano, anzi scappano verso le uscite, verso il campo, ma a pararsi di fronte a loro la polizia belga che li ferma a manganellate, a trattenerli un muretto che fatica a contenere la pressione delle persone. Alcune di loro, per evitare di finire schiacciate, si buttano nel vuoto, altre non ce la fanno. Poi il muretto crolla e la folla precipita nel selciato sottostante, un volo di oltre 10 metri. Sotto le macerie finiscono centinaia di persone. Per 39 di loro c'è la morte per soffocamento e schiacciamento, 32 sono italiani.  Fonte: Fanpage.it © 30 maggio 2023

 

In tribunale

Tifoso viola con la maglia del Liverpool:

il Tar conferma il Daspo di 2 anni

di Matteo Leoni

Per i giudici provocò i supporter juventini evocando i fatti dell’Heysel. Cosa dice la sentenza.

FIRENZE - La sospensione temporanea del Daspo emesso a suo carico, decisa lo scorso dicembre dal tribunale amministrativo, aveva lasciato pensare che i giudici alla fine gli avrebbero dato ragione, ma così non è stato. Il Tar di Firenze ha rigettato il ricorso presentato da Valentino Nerbini, il tifoso viola, e avvocato, che indossava una maglia del Liverpool in occasione della partita Fiorentina-Juventus che si è giocata il 3 settembre scorso allo stadio Franchi. Il questore di Firenze Maurizio Auriemma aveva emesso nei suoi confronti un Daspo di 2 anni, poi sospeso dai giudici: "I fatti posti in essere dal ricorrente – si leggeva nel provvedimento con cui il Tar aveva sospeso il Daspo e fissato la discussione dell’udienza di merito – pur censurabili sotto un profilo di scorrettezza, non sembrano essere qualificabili come episodi di violenza né sembrano integrare un incitamento, inno o induzione alla violenza". Di tutt’altro tenore invece la sentenza, decisa al termine della camera di consiglio del 23 maggio scorso. Secondo i giudici amministrativi Nerbini, assistito dagli avvocati Mattia Alfano e Giovanni Adami, vestendo la maglia del Liverpool "ha posto in essere una condotta particolarmente odiosa e fortemente provocatoria nei confronti della tifoseria juventina", infatti "il simbolico ma inequivoco richiamo alla mente dei tifosi juventini dei tragici fatti dell’Heysel determinato dal comportamento quanto meno inavveduto del ricorrente era idoneo a suscitare rabbia e indignazione, e dunque a cagionare una reazione violenta da parte dei tifosi juventini, con conseguenti disordini e potenziali conflitti". Per il Tar il tifoso con la sua condotta avrebbe "avventatamente e pericolosamente evocato" la tragedia dell’Heysel, rischiando pertanto di scatenare problemi di ordine pubblico. "La questura di Firenze – si legge ancora nella sentenza – ha dunque fatto un uso dello strumento del Daspo conforme ai canoni della logicità e della ragionevolezza". Il questore aveva emesso il Daspo, ricordano sempre i giudici del Tar, ritenendo il richiamo alla strage dell’Heysel un episodio a carattere "chiaramente provocatorio" e dettato da una condotta "irrispettosa nei confronti della tifoseria ospite". I legali del tifoso nel loro ricorso al tribunale amministrativo avevano sottolineato, tra l’altro, – sempre secondo la sentenza – come nel provvedimento di emissione del Daspo "non si spiegherebbe in cosa sarebbe consistito il pericolo cagionato all’ordine e alla sicurezza pubblica, non essendo il ricorrente fermato dalle forze dell’ordine ma semplicemente invitato dagli steward a evitare il dileggio della squadra avversaria, raccomandazione che egli avrebbe subito rispettato". Per questo, "l’aver indossato la maglia del Liverpool non avrebbe dunque avuto alcuna concreta incidenza sulla gestione dell’ordine pubblico della partita". Sempre in base alla sentenza, con il secondo motivo di ricorso il tifoso ha sostenuto "di non aver manifestato neanche gestualmente o verbalmente, con la sola esposizione di una maglietta di una squadra rivale, alcun intento violento". Con il rigetto del ricorso il Tar ha confermato il Daspo che prevede il divieto di accesso ai luoghi ove si svolgono incontri di calcio per due anni e di accedere, le due ore prima e fino a due ore dopo lo svolgimento delle partite nei luoghi circostanti lo stadio Franchi.  Fonte: Iltirreno.it © 5 giugno 2023

 

Morte Francis, Pastorin: "Ero con Corbo

ed Esposito, mi disse testuali parole"

di Gaetano Brunetti

Darwin Pastorin ha ricordato un aneddoto storico sul calciatore scomparso quest'oggi in Spagna all'età di 69 anni a causa di un malore improvviso.

Trevor Francis ha giocato quattro stagioni nella Sampdoria prima di passare all'Atalanta. Ma il campione inglese è stato uno dei migliori britannici del calcio di ogni tempo. Oggi è morto all'età di 69 anni mentre era in vacanza in Spagna, a Marbella, a causa di un malore improvviso che gli è stato fatale. Il mondo del calcio piange un suo grande protagonista. Il grande giornalista Darwin Pastorin, attraverso i suoi canali social, ricorda un aneddoto su Trevor che riguarda la storica serata dell'Heysel. "Addio a Trevor Francis, campione di classe ed eleganza fuori e dentro il campo. Ricordo quando lo intervistai, con i miei amati colleghi Antonio Corbo e Ciccio Esposito, a Città del Messico dopo la strage dell'Heysel. Era a bordo piscina, nell'hotel che ospitava l'Inghilterra, il giorno prima di un'amichevole con l'Italia di Bearzot. Stava leggendo un quotidiano. Ci disse, soltanto: "Mi vergogno di essere inglese". Non serviva aggiungere altro" - ha concluso Darwin Pastorin attraverso il suo profilo Facebook.  Fonte: Areanapoli.it © 2 luglio 2023

 

Platini rivendica la Coppa dei Campioni all’Heysel:

"Per me è stata una vittoria vera"

di Enrico Cantone

Michel Platini e Marco Tardelli sono stati tra i protagonisti dell’ultima puntata de L’Avversario, programma prodotto da Rai Cultura e Stand by me in cui si ripercorrono le vite e le carriere di grandi calciatori tramite le loro parole e quelle di compagni ed avversari. La puntata dedicata a "Le Roi" ha offerto diversi spunti come facilmente prevedibile vista l’abilità dialettica del francese che non ha risparmiato tanti aneddoti sui suoi anni alla Juventus. Platini ad esempio ha parlato dell’Avvocato e di Paolo Rossi: "Con Agnelli era un piacere parlare, spesso mi chiamava all’alba. Eravamo una famiglia. Paolo Rossi è stata la persone più semplice e tranquilla che ho conosciuto". Il tre volte Pallone d’Oro ha poi parlato del suo arrivo in Italia: "I primi mesi sono stati complicati, dopo una partita col Genoa a dicembre mi dicevo che non sarei più tornato in Italia. Poi abbiamo cambiato stile di gioco e tutto è andato meglio". Platini ha poi parlato anche delle finali di Coppa dei Campioni che ha giocato con la Juventus: "La sconfitta con l’Amburgo nel 1983 è un grande rammarico, Trapattoni non mi diede ascolto, gli dissi che quella squadra l’avevamo battuta 5-0 l’anno prima…La vittoria all’Heysel? Non vorrei parlarne…ma per me fu una vittoria vera, non lo è stata per te, Marco? Fu una partita dura, di fronte avevamo un avversario fortissimo, il Liverpool, che giocò un grande incontro. E giocando sono convinto che salvammo tantissime vite". C’è poi spazio anche per il ritiro: "Avevo offerte dal Barcellona, dal Marsiglia, dall’Arabia, dalla Juve. Ma la verità è che non correvo più, me ne accorsi in una partita contro la Sampdoria: partii con 5 metri di vantaggio su un avversario in un’azione e dopo pochi secondi mi ritrovai 5 metri dietro. E i compagni di squadra mi passavano la palla sempre meno…".  Fonte: Juvemagazine.it © 11 luglio 2023

 

Platini ricorda l’Heysel: "E’ stato terribile"

di Emanuele Pastorella

L’ex bianconero torna sulla tragedia nella finale di Champions League.

Sulle colonne del Corriere della Sera, Michel Platini è tornato su un episodio terribile della sua carriera e della storia del calcio. L’ex bianconero ha raccontato la tragedia dell’Heysel, queste le sue parole: "Un bruttissimo ricordo. I momenti successivi alla partita sono stati tremendi. Sono andato con Gaetano Scirea due giorni dopo a visitare i feriti all’ospedale di Bruxelles. È stata una cosa bruttissima. Quando pensi che delle persone erano venute fin lì per vederti e non sono più tornate a casa, dalla propria famiglia… Io non mi sono quasi mai espresso su quel giorno, non mi piace parlare del dolore altrui, ma è stato davvero terribile. Mia madre, che era molto cattolica, mi ha sempre parlato della fatalità come di un arbitro dell’esistenza di ciascuno. E per me è stato così, sempre. La morte fa parte della vita, lo so. E so che bisogna sempre rialzarsi e ripartire. Queste sono le cose che mi hanno insegnato, che ho nella mia testa dura di piemontese della Lorraine. Ho fatto così, anche in quei giorni orribili che porto sempre con me". Fonte: Tifojuventus.it © 15 agosto 2023

 

Blitz di vandali in piazzetta Vittime dello stadio Heysel

di Carlotta Rocci

Sulle panchine in pietra è comparsa la scritta "- 39" il numero delle vittime che si registrò allo stadio di Bruxelles il 29 maggio 1985 prima della finale della coppa dei campioni tra la juventus e il Liverpool.

Qualcuno ha vandalizzato le panchine posizionate in piazzetta Vittime dello stadio Heysel. Sulle panchine in pietra è comparsa la scritta "- 39" il numero delle vittime che si registrò allo stadio di Bruxelles il 29 maggio 1985 prima della finale della coppa dei campioni tra la juventus e il Liverpool. L'episodio è stato denunciato da alcuni residenti della zona. Sull'atto vandalico è intervenuto anche il presidente della circoscrizione 7 Luca Deri. "Da anni la Circoscrizione 7 è impegnata insieme a diverse realtà sociali e sportive del territorio a promuovere iniziative volte al rispetto ed alla correttezza per la prevenzione di atti o comportamenti violenti - dice - Purtroppo l'atto compiuto stanotte dimostra che la strada da fare è ancora lunga".  Fonte: Torino.repubblica.it © 12 settembre 2023

 

Juve, "Together, a Black & White Show":

omaggio a Vialli e alle vittime dell'Heysel

Subito grandi emozioni al PalaAlpitour, dove alle 20.30 in punto di questa sera ha preso il via "Together, a Black & White Show", il grande evento dedicato ai cento anni di proprietà della Juventus da parte della famiglia Agnelli. La struttura, tra musica e danze, si è illuminata con un suggestivo gioco di luci. Proiettati i nomi di tante leggende del club, tra cui l'indimenticabile Gianluca Vialli, con un ulteriore omaggio ai 39 tifosi bianconeri che 38 anni fa hanno perso la vita nella tragedia dell'Heysel ... (NdR: Omissis) Fonte: Ilbianconero.com © 10 ottobre 2023

 

Ancora una volta sgombrato l’ Heysel

Un richiamo alla tragedia del 1985

di Antonino Borruto

17 ottobre 2023 - Ieri come nel 1985 lo stadio di Bruxelles (Heysel) è stato sgombrato per avvenimenti che con lo sport non hanno niente a che fare. Quanto avvenuto ieri si inquadra nell’attuale contesto mondiale seguente alla nuova guerra scoppiata in Medio Oriente. Noi desideriamo invece ricordare quanto è venuto circa 40 anni fa quando, cittadini inermi che avevano il solo torto di aver seguito la propria squadra, la Juventus, in trasferta per la finale della Coppa dei campioni, sono stati massacrati dalla furia bestiale dei tifosi del Liverpool. Dopo quella strage per anni l’Inghilterra è stata esclusa dalle competizioni internazionali e devo dire che la misura ha giovato dal momento che da allora gli hooligans non si sono più ripetuti in episodi di questa gravità. Soffermiamoci un attimo, per non dimenticare quei 39 sportivi che andati ad assistere una partita, si sono ritrovati in mezzo ad una tragedia. Fonte: Paeseitaliapress.it © 17 Ottobre 2023

 

Bruxelles sotto attacco

Heysel maledetto: 35mila tifosi bloccati

dentro lo stadio e lo spettro Bataclan

di Diana Alfieri

All'impianto "Re Baldovino" era in corso la partita fra Belgio e Svezia. Sospesa dopo le minacce del jihadista che aveva annunciato di cercare la carneficina. Come a Parigi nel 2015. Sfruttare un evento pubblico con grande partecipazione di pubblico per seminare il panico. Al di là del blitz che ha portato ancora una volta morte nel cuore dell'Europa, la missione del terrorista in azione a Bruxelles può considerarsi drammaticamente compiuta. I circa 35mila spettatori presenti allo stadio Re Baldovino per assistere alla partita di qualificazione ai prossimi europei Belgio-Svezia, sono rimasti in ostaggio. Seduti al loro posto, per motivi di sicurezza. Con un silenzio sinistro che ha invaso l'impianto. Una scena già vista la notte della sera del 13 novembre del 2015 a Parigi, quando un commando seminò morte e paura colpendo il Bataclan e varie zone della capitale francese tra cui quella dello stadio di Saint Denis, dove si giocava la partita tra Francia e Germania. Il rumore del pallone, il frastuono del tifo, corrotto dal rimbombare delle esplosioni. Ieri sera a Bruxelles si è giocato soltanto il primo tempo della partita. Non appena si è appreso che almeno due cittadini svedesi, in Belgio proprio per la partita, sono stati vittima dell'assalto terroristico, sono stati gli stessi giocatori scandinavi a decidere che no, non si poteva più andare avanti. Partita sul campo interrotta, è iniziata una nuova sfida. Quella al terrore. Mentre la polizia bloccava la strade e con centinaia di uomini presidiava lo stadio, diventato obiettivo sensibile e ad alto rischio, all'interno dell'impianto calava il gelo. Silenzio, paura, psicosi collettiva. Ogni piccolo rumore veniva identificato come quello di uno sparo, magari di una bomba, trasformando una serata di svago in un incubo. I tifosi delle due nazionali sono stati invitati a non uscire dall'impianto, dove potevano considerarsi al sicuro, tramite un annuncio dagli altoparlanti con l'assicurazione di essere lasciati uscire entro la mezzanotte. Tutti bloccati, con i tifosi belgi che per solidarietà con gli svedesi hanno acceso le torce dei telefonini illuminando il proprio settore per dimostrare vicinanza alle vittime dell'attentato con il silenzio rotto soltanto dal fragore degli applausi. Mentre la Uefa ha ufficialmente comunicato che la partita è stata definitivamente annullata per motivi di sicurezza, la mente corre inevitabilmente a quel 29 maggio del 1985. Sempre Bruxelles, sempre lo stesso stadio, allora chiamato Heysel. Poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool, le reti di recinzione non reggono alla furia degli hooligans inglesi e crollano. Il tragico bilancio è di 39 persone uccise, tra cui 32 italiane, e oltre 600 ferite. Non c'erano i cellulari, le notizie arrivavano frammentarie e in quel caso la partita si disputò regolarmente con la vittoria della Juventus. Ma i giocatori, ignari delle dimensione della tragedia, hanno detto negli anni che mai avrebbero voluto giocare. Altri tempi, altra storia ma stesso terrore. Fonte: Ilgiornale.it © 17 Ottobre 2023

 

Chirico attacca la Curva Fiesole:

"Ipocriti, non hanno mai rispettato morti Heysel e Scirea"

di Francesco Rossi

Il durissimo attacco nei confronti dei tifosi della Fiorentina da parte del giornalista di fede Juventus.

Marcello Chirico ha attaccato i tifosi della Curva Fiesole, i quali hanno espresso mediante un comunicato, il loro dissenso per la svolgimento di Fiorentina-Juventus, in programma quest’oggi. Dopo l’alluvione che ha travolto la Toscana, i tifosi viola non vogliono che la partita abbia inizio per rispettare il dolore delle famiglie. Il giornalista ha criticato la parte finale del comunicato in maniera molto dura con le seguenti parole rilasciate in un video per ilbianconero.com (dichiarazioni raccolte da Il Pallone Gonfiato): "Nella parte finale del comunicato, i tifosi della Curva Fiesole dicono anche che pretendono il rispetto per i morti, per i familiari e per chi ha perso tutto. Pretendono il rispetto per i morti loro che da 38 anni, non portano rispetto per i 39 morti dell’Heysel. Loro che vanno in giro con la maglietta con -39, le bandiere -39, con le sciarpe e le bandiere del Liverpool. Loro che fanno dei graffiti fuori dallo Stadio Franchi contro il povero Scirea, morto anch’esso in un tragico incidente stradale. Adesso pretendono rispetto. Il rispetto cari amici della Fiesole, va dato per tutti i morti, per quei poveretti che sono annegati a Ripa di Bisanzio, per i giocatori della Fiorentina che sono morto tragicamente come Borgonovo per la SLA. Tutti i giocatori che negli anni ‘70 sono morti per delle morti misteriose sono tutti scomparsi, parliamo di Beatrice, Mattolini, Bertini, per tutti questi va portato rispetto. Va portato rispetto per i morti delle altre squadre, per tutti i morti in genere, appunto per cominciare con quelle persone che sono annegate l’altro giorno in Toscana. Non si fanno distinzioni, quindi non bisogna essere ipocriti e non bisogna pretendere quando fa comodo a noi. I morti si rispettano sempre e non a targhe alterne. Ricordatevelo". Fonte: Ilpallonegonfiato.it © 5 novembre 2023

 

Juve, "Together, a Black & White Show" :

omaggio a Vialli e alle vittime dell'Heysel

Subito grandi emozioni al PalaAlpitour, dove alle 20.30 in punto di questa sera ha preso il via "Together, a Black & White Show", il grande evento dedicato ai cento anni di proprietà della Juventus da parte della famiglia Agnelli. La struttura, tra musica e danze, si è illuminata con un suggestivo gioco di luci. Proiettati i nomi di tante leggende del club, tra cui l'indimenticabile Gianluca Vialli, con un ulteriore omaggio ai 39 tifosi bianconeri che 38 anni fa hanno perso la vita nella tragedia dell'Heysel. Fonte: lbianconero.com © 10 ottobre 2023

 

La Rai ricorda la strage dell'Heysel

nel programma "Cento, un secolo di radio"

di Marta Salmoiraghi

Mercoledì 29 novembre dalle 17.05 alle 17.30 su Rai Radio 1, il programma "Cento, un secolo di radio", condotto da Umberto Broccoli, ripercorre la strade del 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, dove la Juventus e il Liverpool si affrontarono per la finale di Coppa dei Campioni. Il programma ripercorre la strage dell'Heysel, una tragedia avvenuta poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra l'italiana Juventus e l'inglese Liverpool. In quell'occasione persero la vita 39 persone, di cui 32 italiani, e ci furono più di 600 feriti. Broccoli ripercorrerà quei tragici momenti con le testimonianze dell'allora capitano della Juventus Gaetano Scirea, prematuramente scomparso, e del commentatore radiofonico Enrico Ameri, grazie ad estratti di una radiocronaca di Sportspool in collaborazione con il Gr2 del 29 maggio 1985. Fonte: TuttoJuve.com © 28 novembre 2023

 

Cento un secolo di Radio

29 maggio 1985: la strage dell'Heysel

La strage dell'Heysel è stata una tragedia avvenuta il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima dell'inizio della partita di finale di Coppa dei Campioni di calcio tra la società italiana della Juventus e quella inglese del Liverpool, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Ascoltiamo alcune testimonianze di quel drammatico giorno tratte dalla radiocronaca a cura del pool sportivo in collaborazione con il Gr2: l'allora capitano della Juventus Gaetano Scirea e il radiocronista Enrico Ameri. Fonte: Raiplaysound.it © 29 novembre 2023

 

Riconoscimento al comitato reggiano dalla Fondazione Polito.

"Per non dimenticare Heysel" vince il premio Lo Sport è Vita

di Giuseppe Galli

Domani pomeriggio nella sede del Coni, alla presenta del presidente Giovanni Malagò, la consegna dell’omaggio intitolato ad Andrea Fortunato. Iuliana Bodnari: "Grazie ai tanti amici che mi sostengono e aiutano da sedici anni in questa avventura".

Il Comitato 'Per non dimenticare Heysel di Reggio Emilia, presieduto da Iuliana Bodnari è impegnato da 16 anni a tenere viva la memoria sulla tragedia del 29 maggio 1985 a Bruxelles - costata la vita a 39 persone, tra le quali 32 tifosi Juventini, compreso il fotografo reggiano Claudio Zavaroni - riceverà domani a Roma l'ambito premio "Lo Sport è Vita" intitolato allo sfortunato difensore della Juventus Andrea Fortunato, morto a 23 anni nel 1995. La cerimonia che vedrà la consegna di numerosi premi si svolgerà alle ore 16 nel Salone d'Onore della sede nazionale del Coni, alla presenza del presidente Giovanni Malagò. Un importante riconoscimento per l'attività svolta e l'impegno messo in campo in questi anni, anche per la manutenzione del monumento che si trova nel parco di fronte alla tribuna dello stadio Mirabello, in via Matteotti, dedicato appunto alle vittime della follia degli hooligans del Liverpool. La Fondazione Fioravante Polito che promuove il premio ha deciso di dedicare l'edizione 2023 alla sensibilizzazione contro ogni forma di discriminazione, di violenza e di sopruso. "Lo facciamo - spiega la Fondazione Polito in una nota - rendendo omaggio ai 39 tifosi che persero la vita negli *scontri allo stadio Heysel nel 1985 e ricordando la giovanissima Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio. La Fondazione Fioravante Polito alza la voce: non può e non vuole rimanere in silenzio. Sport, casa, scuola, lavoro: ovunque la violenza va combattuta. Che le storie di coloro che abbiamo perso siano spunto per evitare nuovi drammi Grazie al Comitato "Per Non Dimenticare Heysel" di Reggio Emilia per la tessera a vita donata al nostro presidente Davide Polito". Ritirerà il premio i dottor Carlo Ricci, membro emerito del Comitato reggiano, che quella maledetta sera di 38 anni fa era in Curva Z insieme al figlio 16 enne. Entrambi riuscirono a salvarsi. "E’ un traguardo - commenta luliana Bodnari - che nemmeno nei miei sogni più grandi avrei potuto immaginare. Noi, piccola realtà di provincia, abbiamo fatto grandi cose per la memoria dei nostri "39 Angeli" e questo premio è un riconoscimento per me - che ne sono orgogliosa, felice e appagata - e per i miei amici di viaggio, infaticabili volontari come Rossano Garlassi, Nunzio Tedeschi, Renzo Gorini, Adolfo Ovi (detto Tata), Titti Carapcea, Romano Zampineti, Carlo Cogliano, Franco Fornaciari, Carlo Ricci (membro emeri-to che abita a Tivoli), il vice-presidente Ben Croce, Il presidente onorario Nereo Ferlat, oltre a Giorgio e Franca Garlassi (il suo gnocco al pranzo che organizziamo dopo la commemorazione è il migliore in assoluto), Giorgia Garlassi, Giuliano Lusetti, Maurizio Lusetti e tutte le persone della parrocchia della Chiesa di Sabbione e la fotografa Katia Olivi. Senza di loro non ce la potrei fare". Fonte: Gazzetta di Reggio © 4 dicembre 2023 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel ©

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