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ARTICOLI
STAMPA
HEYSEL 2022
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Lunedì si
rivedranno: nel 1987 la partita ad Anfield con i
pompieri inglesi.
La sfida per
l’Heysel tra vigili del fuoco: insieme, 35 anni
dopo
di
Massimiliano Nerozzi
Abituati a
salvare vite, quella volta i vigili del fuoco di
Torino tentarono di lenire i dolori dei cuori,
devastati dalla tragedia dell’Heysel, la notte
del 29 maggio 1985: 39 morti, la stragrande
maggioranza italiani, e 600 feriti, attorno a
quella che avrebbe dovuto essere una festa e non
una strage, Liverpool-Juventus, finale di Coppa
dei Campioni. Nel maggio di due anni dopo, su
invito della "Merseyside fire brigades", i
pompieri di Liverpool, i colleghi del comando di
corso Regina Margherita andarono in Inghilterra,
per una sfida amichevole, ad Anfield, e uno
scambio professionale: a 35 anni da
quell’incontro, quei vigili del fuoco si
ritroveranno lunedì prossimo, su iniziativa
dell’ingegner Giuseppe Amaro, uno di loro e che
ora, con la sua GAe Engineering, si occupa di
strategie antiincendio e sicurezza. Poco più di
una ventina di ragazzi (all’epoca), e signori
oggi, due dei quali ancora in servizio, che
nell’ottobre dello stesso anno, il 1987,
ricambiarono, ospitando in città i pompieri
inglesi. È stata l’occasione per rispolverare i
ricordi, e i cimeli, di un’iniziativa che,
insieme ad altre, tentò di riavvicinare le due
città, separate da un dolore indicibile:
"Attraverso incontri tra esponenti di una
categoria tra le più impegnate a salvaguardare
l’integrità e la vita dei cittadini - scrisse
per l’occasione l’avvocato Maria Magnani Noya,
prima sindaca di Torino - possono emergere
valide indicazioni per assicurare interventi
sempre più validi ed efficaci". Tant’è che, dopo
la tragedia dell’Heysel, qualcosa cambiò, come
riassume Amaro: una nuova normativa prima dei
Mondiali del 1990, che poi cambierà ancora nel
1996, stadi diversi e il ritorno dei vigili del
fuoco all’interno degli impianti. Di quelle
sfide tra pompieri - sul prato vinsero entrambe
le volte gli inglesi - i torinesi conservano
alcuni doni: il casco giallo, la campanella
della caserma e il gagliardetto del Liverpool.
Al ritrovo, lunedì, ci sarà anche Agatino
Carrolo, attuale comandante dei vigili del fuoco
della città. Confronto
sulla sicurezza - Alla chiamata degli inglesi, i
colleghi torinesi risposero con entusiasmo,
volando a Liverpool e giocando poi ad Anfield:
con spirito di "pace e amicizia", i pompieri si
scambiarono esperienze professionali,
confrontando le rispettive procedure
d’intervento e le conoscenze. Nel menù della
visita ci fu anche la cerimonia in municipio e
un ricevimento nella sede dei Reds. Nel giugno
seguente, arrivò sotto la Mole una delegazione
della città inglese, tra cui il sindaco Hugh
Dalton e il vescovo anglicano David Sheppard.
Con moglie e figlioletti in braccio c’era anche
John Welsh, l’uomo che a Bruxelles salvò otto
italiani, aiutandoli a uscire dalla calca della
folla. A metà ottobre, l’altra sfida tra
pompieri, al vecchio Comunale, dopo una tappa
alla Pininfarina e alla sede della Juve, per un
saluto all’allora presidente, Giampiero
Boniperti.
Fonte:
Torino.corriere.it ©
27 aprile
2022
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Con
Chiodarelli si parla dei morti dell’Heysel
Il 16 maggio
alla Casa del Mantegna incontro per la rassegna
Alla fine dei conti.
MANTOVA -
Oggi 16 maggio alle 18.30 alla Casa del Mantegna
si terrà l’ultimo appuntamento della rassegna
"Alla fine dei conti": l’incontro intitolato
"Sport e Thanatos" sarà un excursus su eventi
che hanno visto intrecciarsi morte ed eventi
sportivi. Elena Alfonsi presenterà Michele
Chiodarelli, segretario del Coni di Mantova dal
2005 al 2013. Il suo intervento toccherà la
storia dello sport segnata da vicende
drammatiche che sono impresse nella memoria
collettiva, non solo degli appassionati e dei
tifosi: la tragedia dello stadio Heysel di
Bruxelles nel 1985 (giocava la Juventus), la
morte per malattia di Paolo "Pablito" Rossi,
eroe del Mundial 1982 in Spagna, e la vicenda
umana di Ayrton Senna, grande pilota di Formula
Uno, icona dell’automobilismo, morto l’1 maggio
1994. G.S.
Fonte:
Gazzettadimantova.gelocal.it
© 16 maggio
2022
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Heysel, 37
anni dopo: il Torino si stringe forte alla
Juventus
Come ogni
anno da quel "maledetto" 29 maggio 1985, i
granata ricordano le 39 vittime di Bruxelles,
inviando un messaggio di vicinanza al club
bianconero.
TORINO -
"Anche questa sera, come ogni anno, i nostri
pensieri sono rivolti alle vittime della
tragedia dell’Heysel", così il Torino attraverso
i suoi profili social ufficiali ha voluto
esprimere la sua vicinanza ai "cugini" della
Juventus, che oggi, 29 maggio 2022, ricordano
dopo 37 anni le 39 innocenti vittime
dell'assurda tragedia di Bruxelles, in occasione
della finale dell'allora Coppa dei Campioni tra
i bianconeri e il Liverpool. Un'espressione di
solidarietà da subito diventata "tradizione",
proprio perché sentita visceralmente a livello
cittadino.
Fonte:
Tuttosport.com © 29 maggio
2022
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Fiorentina:
"Heysel, il rispetto non conosce colori"
Il club
viola ricorda la strage di 37 anni fa sui propri
profili social.
FIRENZE -
"29 Maggio 1985 - 29 Maggio 2022. Il rispetto
non conosce colori". La Fiorentina ha voluto
ricordare con queste parole, corredate dall'hashtag
#Heysel sul proprio account Twitter ufficiale,
la strage avvenuta 37 anni fa nel corso della
finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e
Juventus avvenuta nell'impianto sportivo belga.
Fonte:
Corriere dello Sport © 29 maggio
2022
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La strage
dell’Heysel: il dramma di Juventus-Liverpool -
29 maggio 1985
Il 29 maggio
1985 si giocò la tragica finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio
Heysel, dove persero la vita 39 persone.
Spesso
quando si parla di calcio restano impresse
nell’immaginario collettivo, serate magiche ed
imprese memorabili. Purtroppo però ci sono anche
alcune pagine buie, che vorremo solo poter
cancellare, ma che invece restano lì, marchiate
a fuoco nella memoria comune, ad eterno ricordo
degli errori commessi e a doloroso promemoria
per non commetterne più. Uno dei casi più
eclatanti è quello che riguarda la triste sera
del 29 maggio 1985. Nella
capitale belga di Bruxelles si gioca la finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Il teatro della gara è lo stadio Re Baldovino,
ribattezzato Heysel nel secondo dopo guerra.
Questa designazione desta molte perplessità:
come potrebbe quell’impianto obsolescente e
antiquato contenere la distruttiva furia degli
hooligans inglesi? Infatti non può, e complice
anche la negligenza della polizia belga quella
scelta costò la vita di 39 persone.
Il tutto
accade circa un’ora prima del fischio d’inizio.
Un gruppo di tifosi del Liverpool carica quelli
che risiedevano nel Settore Z, destinato ai
tifosi italiani non organizzati e ad alcuni
neutrali. L’impeto degli inglesi porta un gruppo
di persone ad ammassarsi contro il muro che però
non riesce a reggere il troppo peso e quindi
cede di schianto. È subito chiaro a tutti che la
situazione è gravissima: a fine serata il
bilancio conterà 39 vittime, 32 italiani, 4
belgi, 2 francesi e un irlandese.
Tuttavia,
nonostante questa tragedia si decide di giocare
lo stesso la finale, che inizierà con più di
un’ora di ritardo. Così in un’atmosfera irreale
è la Juventus ad imporsi per 1-0 grazie al gol
realizzato su calcio di rigore dal francese
Michel Platini. I bianconeri si portano a casa
la prima Coppa dei Campioni della loro storia,
ma la gioia per il trionfo viene offuscata e
infine annichilita del cordoglio per le vite
andate perdute in quella maledetta sera.
Fonte:
JuventusNews24 © 29 maggio
2022
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28-31 MAGGIO
2022
La Juventus
(e non solo) fa memoria
della tragedia che costò
la vita a 39 persone
di
Massimiliano Sciullo
Furono oltre
600 le persone ferite nei disordini prima della
finale di Coppa dei Campioni contro il
Liverpool. Questa mattina in Regione un reading
ha ricordato quanto accaduto ripercorrendo
alcuni passi del volume scritto da Emilio Targia
e Gianluca Casadei.
"Trentasette
anni fa, l’Heysel. Il ricordo è eterno". Con
queste parole, sui suoi canali social, la
Juventus oggi fa memoria della tragedia avvenuta
nel 1985 (proprio il 29 maggio) a Bruxelles, in
Belgio. La Juventus era lì per giocarsi la
finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool
(gli stessi inglesi usciti sconfitti ieri nella
finale di Champions contro il Real Madrid) e a
causa di *scontri e disordini
morirono 39 persone, di cui 32 italiane e ne
rimasero ferite oltre 600. Una vicenda rimasta
nella mente e nei cuori di tutti, juventini e
non, e che questa mattina in Regione è stata
commemorata anche con un reading di "Quella
notte all'Heysel" di Emilio Targia e Gianluca
Casadei. Il sindaco Stefano Lo Russo, insieme
all'assessore regionale Maurizio Marrone, ha
partecipato alla cerimonia di commemorazione
nella piazzetta intitolata proprio alle Vittime
dell'Heysel e una cerimonia si è tenuta anche a
Grugliasco, nel giardino dedicato alle persone
che hanno perso la vita in quella tragedia. Tra
i personaggi più attivi sui social, anche
Claudio Marchisio ha postato alcune immagini
legate alla vicenda dell'Heysel scrivendo "29
maggio 1985, una data che non dovrà mai essere
dimenticata". Anche la Fiorentina, tramite il
suo account ufficiale, ha twittato "29 Maggio
1985 - 29 Maggio 2022. Il rispetto non conosce
colori". Anche l'account ufficiale dell'Avellino
fa memoria di questa data così dolorosa: "Una
pagina triste per uno degli sport più belli del
mondo. Il Partenio custode del monumento,
realizzato da Giovanni Spiniello, dedicato alle
39 persone che persero la vita".
Fonte:
Torinoggi.it
© 29 maggio
2022
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Cucchi: "Il
29 maggio è sempre un giorno triste,
non
dimentico nulla di quelle immagini"
di Martino
Cozzi
Sul proprio
account Twitter, Riccardo Cucchi ha ricordato
così la tragedia dell'Heysel: "Non ho
dimenticato nulla di quelle immagini, e delle
parole, misurate ma colme di incredulità e
orrore, di Pizzul in TV e Ameri alla radio. Quei
corpi ammassati e calpestati, la gioia per una
partita trasformata in terrore e morte. Il
#29maggio è sempre un giorno triste. #Heysel".
Fonte:
Tuttojuve.com
© 29 maggio
2022
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L'US
Avellino ricorda l'Heysel
"Per non
dimenticare", la scultura al "Partenio"
di Carmine
Quaglia
L'opera fu
presentata al pubblico nel pre-gara
dell'amichevole Italia - Germania Ovest.
Avellino -
Il mondo del calcio, ma non solo, ricorda la
tragedia dell'Heysel, avvenuta poche ore prima
della finale di Coppa dei Campioni 1985 tra la
Juventus e il Liverpool, vinta dai bianconeri
(1-0), che causò la morte di 39 persone con un
bilancio di oltre 600 feriti. L'Unione Sportiva
Avellino commemora le vittime con un post
pubblicato in mattinata sulla pagina ufficiale
twitter. "Trentasette anni fa avveniva la
tragedia dell’Heysel. Una pagina triste per uno
degli sport più belli del mondo. Il Partenio
custode del monumento, realizzato da Giovanni
Spiniello, dedicato alle 39 persone che persero
la vita". Il riferimento è alla stele
posizionata tra la Curva Nord e la Tribuna
Montevergine dello stadio "Partenio-Lombardi",
che fu presentata al pubblico il 5 febbraio
1986, a poco meno di un anno dalla tragedia, nel
pre-gara dell'amichevole tra l'Italia e la
Germania Ovest, disputata proprio nell'impianto
sportivo di contrada Zoccolari. L'opera fu
benedetta dal vescovo di Avellino, il monsignore
Pasquale Venezia.
Fonte:
Ottopagine.it
© 29 maggio
2022
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Vlahovic
ricorda le vittime dell'Heysel
di Benedetta
Demichelis
Dusan
Vlahovic, tramite una Instagram Stories, ha
voluto ricordare le 39 vittime della tragedia
dell'Heysel: "Il nostro dovere è quello di
ricordare. Per rispetto di chi non c'è più, per
far sì che queste cose non accadano più! +39
Heysel", ha scritto il numero 7 juventino.
Fonte:
Tuttojuve.com © 29 maggio
2022
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Accadde
Oggi: i 39 morti della Strage dell’Heysel
di Raffaello
Lapadula
Il 29 maggio
1985, 39 persone persero la vita prima della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool in quella serata tristemente passata
alla storia come la Strage dell'Heysel.
Il 29 maggio
1985 è una data che non ci si può dimenticare,
la notte più buia del calcio europeo, quella
della strage dell’Heysel. Strage che si verificò
poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio
Heysel di Bruxelles, dove morirono 39 persone,
di cui 32 italiane, con oltre 600 persone
ferite. Circa un’ora prima del fischio di inizio
del match i tifosi inglesi, i cosiddetti
hooligans, cominciarono a travolgere il settore
dello stadio dove i tifosi italiani erano
situati. Si creò una violenta folla che neanche
le autorità belghe riuscirono a placcare.
Strage
dell’Heysel: la dinamica - Nella ressa alcuni
tifosi si lanciarono nel vuoto per evitare di
essere schiacciati, altri cercarono di
scavalcare per riuscire a raggiungere il settore
confinante. Ma il caos era davvero estremo. Il
muro ad un certo punto cadde per il troppo peso,
molti tifosi rimasero schiacciati, calpestati e
uccisi nella corsa verso l’uscita. I tifosi
juventini, che erano seduti negli altri settori
dello stadio, rimasero sbalorditi e si rivolsero
ai giornalisti in tribuna stampa per telefonare
in Italia e rassicurare i familiari. Non erano
ancora del tutto consapevoli di quello che fosse
accaduto. Si contarono 39 morti e circa 600
feriti. Alle ore 21 e 40, dopo circa un’ora e
mezza di rinvio, si decise di disputare comunque
il match. La decisione la presero la UEFA e le
forze dell’ordine belghe nonostante le
sollecitazioni da parte dei tifosi bianconeri di
non disputarlo. La Juventus vinse la partita con
un gol di Michel Platini, e conquistò una Coppa
dei Campioni impossibile da festeggiare.
I giorni
successivi dall’Heysel - Alcuni giocatori furono
attaccati da parte dei mass media, tra cui anche
Michel Platini, per aver esultato per la
vittoria. Il giorno seguente, lo stesso
calciatore, quando tutti vennero a conoscenza
dei numeri della tragedia, si scusò. Alcuni
dirigenti bianconeri si recarono a fare visita
ai feriti ricoverati in ospedale, mentre nelle
camere mortuarie allestite all’interno di una
caserma, i parenti delle vittime furono accolti
dal Re del Belgio. La UEFA, nelle settimane
successive, decise di escludere le squadre
inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe
europee. Un provvedimento che durò fino al 1990:
la colpa dell’incidente fu infatti attribuita ai
tifosi del Liverpool, e 34 persone furono
arrestate.
Fonte:
Calcioinpillole.com
©
29 maggio
2022
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37 anni dopo
l'Heysel a Parigi sfiorata un'altra tragedia: i
retroscena
di Fabrizio
Piccolo
Come nell'85
per la finale Juventus-Liverpool, la sfida di
Champions di ieri al Parco dei Principi ha
rischiato di fare tante vittime: centinaia i
feriti.
Nella sua
lunga carriera ha vissuto da inviato importanti
eventi come i Giochi Olimpici, i Giochi del
Mediterraneo e gli Europei di Calcio. Ha
collaborato con importanti agenzie di stampa e
quotidiani nazionali. Se fosse un calciatore,
sarebbe sicuramente l’uomo d’ordine (e il
capitano in pectore). Per Virgilio Sport cura
specialmente la sezione dedicata al Calcio. Chi
oggi volesse far visita all’ex stadio Heysel,
oggi ribattezzato "Re Baldovino, a Bruxelles
troverebbe solo una targa marroncina che
commemora i nomi delle 39 vittime di
quell’assurda tragedia che si consumò
esattamente 37 anni fa, il 29 maggio del 1985,
prima della finale dell’allora coppa Campioni
tra Juventus e Liverpool. Scene strazianti e
indimenticabili quelle che tutti videro, allo
stadio o in tv, per quella che avrebbe dovuto
essere solo una festa del calcio. Per motivi di
ordine pubblico la partita si giocò e la
Juventus fu "costretta" ad alzare la coppa
insanguinata al cielo dopo aver battuto i Reds
ma quella ferita non è stata mai curata. Ieri
però, prima della finale di Champions tra
Liverpool e Real Madrid, si è corso il rischio
di una nuova strage di innocenti.
Heysel, il
ricordo della Juventus 37 anni dopo - La triste
ricorrenza a 37 anni di distanza dall’Heysel è
stata oggetto di un comunicato commemorativo
della Juventus che sul suo sito scrive: "Quando
la memoria va a una tragedia incredibile, come
quella che il 29 maggio del 1985 si verificò
all’Heysel, in occasione della finale di Coppa
dei Campioni che contrapponeva la Juve al
Liverpool, le emozioni si accavallano. Ci sono i
ricordi di chi era lì, quella sera, e che
difficilmente da allora è riuscito a guardare
una partita di calcio con la stessa gioia e la
stessa serenità, perché il giorno dell’Heysel è
uno di quelli che segna un prima e un dopo. C’è
l’orrore di chi magari nemmeno era ancora nato
allora, ma quando guarda quelle immagini, in un
documentario, o su Internet, stenta a credere
che siano vere, che siano successe. C’è poi il
dramma, sempre vivo, delle trentanove famiglie
che quella notte videro la loro vita cambiare.
Le famiglie delle vittime, a cui non smetteremo
mai di stringerci, nel pensiero e nel ricordo,
oggi e tutti i giorni. Perché l’Heysel è un
ricordo che dura - e deve durare - per sempre".
A Parigi si
è rischiata una nuova Heysel, cosa è successo -
Ieri però si è rischiato il bis. Tra errori di
disorganizzazione, lacune della polizia inglese
come di quella francese, problemi logistici e
quant’altro si è creato un caos prima
dell’inizio della gara tra Liverpool e Real
Madrid a Parigi che ha determinato lo
slittamento del fischio d’inizio della partita
di 36′. Moltissimi tifosi del Liverpool, tanti
dei quali regolarmente muniti di biglietto, non
erano riusciti ad entrare. Il problema, come è
stato spiegato alla fine della partita da una
nota dell’Uefa, è nato dai tanti biglietti falsi
fra i tifosi del Liverpool: i tornelli
d’ingresso non si sono aperti bloccando il
flusso d’ingresso. La polizia ha fatto uso di
gas lacrimogeni e urticanti per disperdere
gruppi di tifosi che stavano tentando di
entrare. In precedenza, prima dell’intervento
delle forze dell’ordine, una ventina di tifosi
erano riusciti a scavalcare i cancelli. Il
problema è che non si è fatto nulla per
proteggere chi era in possesso del prezioso
tagliando e lo sbandierava davanti agli ingressi
nella speranza che gli steward permettessero
loro di accedere all’impianto.
A Parigi 68
arresti e quasi 250 feriti per la finale di
Champions - Il bilancio, provvisorio, parla di
68 arresti nei pressi dello Stade de France e
delle fan zone, in merito gli incidenti che
hanno segnato lo svolgimento della finale di
Champions con oltre 238 persone sono state
soccorse per ferite.
Il Liverpool
ha chiesto un’inchiesta all’Uefa per gli
incidenti di Champions - Il Liverpool ha chiesto
ufficialmente alla Uefa di aprire un’inchiesta
per far luce su quello che è accaduto. La nota
ufficiale del club: "Siamo estremamente delusi
dalla rottura del perimetro di sicurezza e dai
problemi di accesso allo stadio che i tifosi del
Liverpool hanno dovuto affrontare questa sera
allo Stade de France. Questa è la più grande
partita del calcio europeo e i tifosi non
dovrebbero vivere le scene a cui abbiamo
assistito stasera. Abbiamo ufficialmente chiesto
un’indagine formale sulle cause di questi
problemi inaccettabili".
Paganini
accusa i tifosi del Liverpool e l’Uefa per
incidenti di Champions - Sui social è un fiorire
di reazioni tra cui spicca lo sfogo del
giornalista della Rai Paolo Paganini che su
twitter scatena la polemica: "La Premier League
sarà anche il campionato più bello ma i tifosi
inglesi vedi in particolare quelli del Liverpool
non cambieranno mai, purtroppo. E le istituzioni
del calcio lo dovrebbero sapere bene, molto
bene. Mai successo nella storia che sia stata
ritardata una finale di champions. Ma come si
fa? Siamo a Parigi non in Congo. Ma la Uefa se
la fa qualche domanda o no? Nemmeno al torneo
dei bar si vedono queste cose".
Fonte:
Sport.virgilio.it © 29 maggio
2022
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29 MAGGIO
1985: FRAMMENTI DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA
di Marcello
Gagliani Caputo
Me la
ricordo ancora quella maledetta sera. Insieme ai
miei due fratelli più grandi avevamo aspettato
quella partita per tutta la stagione, eravamo
nervosi, esaltati, frementi di vedere scendere
in campo Platini e Boniek, di ammirare i
miracoli di Tacconi, le sgroppate di Tardelli,
l'eleganza di Scirea. Tutti, davanti alla
televisione, a spellarci le mani per l'ansia e
l'emozione, ma poi, improvvisamente, attoniti,
senza parole, con gli occhi sbarrati e
l'incredulità di tre ragazzini tifosi della
Juventus fin dalla nascita. Le immagini
spaventose che si susseguivano senza un
apparente significato, la voce dei Bruno Pizzul,
preoccupato e sgomento, le facce dei tifosi
spaventati, terrorizzati da ciò che gli stava
succedendo. Poi lui, il tifoso inglese che a
bordo campo si becca una pietra sulla testa,
lanciata chissà da chi. La sua fronte
sanguinante, i cordoli dei poliziotti, le
notizie sempre più drammatiche raccontate da
voci increduli e angosciate, il muretto crollato
e i corpi inermi di uomini, donne, bambini stesi
dappertutto, gli hooligans in preda
all'esaltazione dell'alcool.
La voce di
Gaetano Scirea, quello struggente e drammatico
"giochiamo per voi" che, ogni volta, mi provoca
una lacerazione terribile, pensando anche al
destino infame che è stato riservato al nostro
grande capitano e numero 6. Frammenti che ancora
oggi, a 37 anni di distanza, riaffiorano nella
mia mente ogni volta che penso all'Heysel e alla
Coppa dei Campioni. Allora aveva appena 10 anni,
ero un bambino come tanti, già tifosissimo della
Juventus, da buon meridionale a cui il calcio,
almeno quello che conta, aveva sempre dato
troppo poco. Cercavo nei miei fratelli una
parola di spiegazione e di conforto per quello
che stavamo vedendo, inorriditi e scioccati,
incapaci di capirne il motivo. Poi la partita,
surreale, il rigore di Platini, la sua
esultanza, quasi stonata e fuori luogo, seppur
in pochi, in quei momenti, sapevano già cosa
realmente fosse accaduto e il giro di campo a
fine partita, seguito con le lacrime agli occhi,
ma non di gioia.
Dopo la
finale di Bilbao di cui non avevo ricordi e
quella di Atene, per cui ne avevo soltanto
pochi, credevo che quella sera potesse essere la
mia prima volta, tanto attesa e desiderata, ma
rovinata dalla follia di un manipolo di pazzi
assassini, senza volto, senza nome e senza
anima. Quella sera non la dimenticherò mai, ogni
tanto sento le lacrime spingere soltanto alla
vista di una foto, sarà la ferita che mi porterò
sempre dentro, come ogni tifoso juventino che
era davanti alla tv o allo stadio. L'inizio,
anzi la continuazione, di un'inspiegabile
maledizione che continua a perseguitarci ancora
oggi, a quasi 40 anni da quella infame partita.
Un sacrificio inspiegabile di 39 vite che
speravano solo di guardare una bella partita, di
veder vincere la Juventus, di vedere alzare a
Michel Platini quella Coppa tanto desiderata
quanto già sfuggente e diffidente nei nostri
confronti. I ricordi sono importanti nella
nostra vita, servono per farci andare avanti, a
insegnarci a vivere meglio, a riscattarci e a
trovare quello che abbiamo sempre cercato. Spero
anche io, un giorno, di trovare quello che
cercavo quel 29 maggio del 1985, ovvero il
motivo di tutto questo dolore.
Fonte:
Iobianconero.it © 29 maggio
2022
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Accadde
oggi: Heysel e Riflessioni
di Marco
Murri
Oggi 29
maggio mi sono accorto, per caso, che indosso la
t-shirt comprata all'hard rock cafè di Bruxelles
qualche anno fa: ebbene proprio in questa data,
che quasi mi stava passando oltre senza che la
degnassi, ricorre il tragico anniversario della
strage dell'Heysel: tanto si è scritto e detto
riguardo a quel giorno. Io però, che altre
volte ho espresso il mio pensiero, volevo solo
ribadire quanto quel giorno, sebbene fossi nato
da poco, successivamente grazie ai racconti di
mio papà e a tutti documenti che ho visto, mi
dia sempre una forte commozione. Se ci penso
realmente e mi immedesimo, mi viene da piangere:
ho sempre cercato di raccontarlo, lo facevo a
scuola, l'ho fatto con degli amici, addirittura
quando andai a Bruxelles con la mia allora
fidanzata, le raccontai di quella tragica sera,
di quanto mi emozionasse il solo parlarne. Mi
misi a piangere davanti a lei. Ecco, io non mi
sento più un tifoso juventino come lo ero un po'
di tempo fa, ma sono cicatrici come queste che
mi danno la dimensione del mio senso di
appartenenza a questi colori: non potrò mai non
dirmi juventino, fosse anche solo per quello che
mi è stato tramandato e trasmesso di quella
sera. Perciò, per piacere, quando puntate il
dito contro i protagonisti involontari di quello
strazio, dicendo che non avrebbero dovuto
giocare, gioire, festeggiare, accettare i
premi... documentatevi su quanto quella finale
abbia lacerato le loro vite da sportivi e non:
provate a immedesimarvi, e forse vi accorgerete
che se hanno gioito forse lo hanno fatto alla
fine di uno strazio dal quale volevano estrarre
un premio bello e pulito da regalare a tutti
coloro che da quella sera di maggio non ci sono
più. Quella Coppa dei Campioni del 29 maggio
1985 è e sarà per sempre un effetto personale
di tutti quei defunti, da conservare con tanto,
tantissimo amore.
Fonte: Il
Nobile Calcio (Pagina Facebook) ©
29 maggio
2022
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29 maggio
1985: la strage dello stadio Heysel
di Simone
Balocco
Il 29 maggio
1985, prima della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool, allo stadio Heysel di
Bruxelles, muoiono 39 persone a causa della
violenza degli hooligans e dell’inadeguatezza
dello stadio e del suo servizio d’ordine,
trasformando quell’impianto in un campo di
battaglia trasmesso in diretta televisiva
mondiale.
Bruxelles
considerata la capitale dell’Europa, avendovi
sede la Commissione europea, il Parlamento
europeo, il Consiglio europeo e diverse
istituzioni internazionali (NATO, Consiglio
d’Europa, Gruppo Stati Africa Caraibi Pacifico).
Dal punto di vista calcistico, la capitale belga
ha ospitato finora quattro finali di Coppa dei
Campioni, quattro di Coppa delle Coppe, una di
Coppa Uefa, la finale dell’Europeo 1972 e cinque
partite degli Europei (in parte) casalinghi del
2000. La Jupiler Pro League, il massimo
campionato nazionale, è un campionato di livello
basso la cui realtà più vincente è l’Anderlecht
ma il fiore all’occhiello è la Nazionale dei
Diavoli rossi, terza al Mondiale di Russia 2018
e numero 1 del ranking FIFA tra il novembre 2015
ed il marzo 2016 e dal settembre 2018 al marzo
2022. La città di Bruxelles si lega ad un evento
luttuoso: mercoledì 29 maggio 1985, allo stadio
Heysel, sito nell’omonimo quartiere ad un
centinaio di metri dall’Atomium, prima della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool, a causa delle intemperanze degli
hooligans ed un servizio di sicurezza non
all’altezza della situazione, muoiono trentanove
persone (di cui trentadue tifosi italiani) e
oltre seicento persone sono ferite. Nessuno, da
allora, dimentica cosa successe quella tragica
sera di fine maggio in uno degli stadi più
prestigiosi d’Europa.
La settima
finale europea dell’Heysel. Il cammino delle
finaliste.
Per la
finale della Coppa dei Campioni (stagione
1984/1985), la Federcalcio europea, la UEFA,
assegna a Bruxelles l’onore di ospitare il match
finale: teatro dell’evento, lo stadio Heysel
che, in pochi anni, si vede assegnare tre finali
di Coppa dei Campioni (1958, 1966 e 1974), tre
di Coppa delle Coppe (1964, 1976 e 1980) e la
finale di andata di Coppa Uefa
Anderlecht-Benfica del 4 maggio 1983. Inaugurato
nel 1930 per festeggiare i 100 anni della
nascita del Belgio e capace di contenere 60mila
persone, l’Heysel ospita ancora una volta l’atto
conclusivo della coppa più importante a livello
di club europei: da un lato i campioni d’Europa
in carica del Liverpool, alla quinta finale di
Coppa Campioni in nove stagioni, e dall’altro la
Juventus, già finalista nel 1973 e nel 1983. Le
due squadre si affrontano per la seconda volta
in cinque mesi: il 16 gennaio 1985 al "Comunale"
di Torino giocano la finale di Supercoppa
europea della stagione precedente. A vincere è
la Juventus (detentrice della Coppa delle Coppe)
nella celebre "partita del pallone rosso"
perché, a causa di una copiosa nevicata su
Torino e tutta Italia in quelle settimane, non
si può giocare con il "solito" pallone
bianco-nero. La Juventus giunge in finale dopo
aver eliminato i finlandesi del Ilves, gli
svizzeri del Grasshoppers, i cecoslovacchi dello
Sparta Praga ed in semifinale di campioni di
Francia del Bordeaux. Il Liverpool di coach Joe
Fagan vola a Bruxelles dopo aver avuto la meglio
su Lech Poznan, Benfica, Austria Vienna ed i
greci del Panathinaikos in semifinale. Per
entrambe, la finale dell’Heysel è l’apice della
stagione: la Juventus chiude al sesto posto in
campionato ed eguaglia il peggior piazzamento
dalla stagione 1961/1962, il Liverpool al
secondo posto in First Division dietro ai
"cugini" dell’Everton. Per entrambe, vincere
significa dare un senso alla loro stagione. Il
calcio di inizio della finale è fissato per le
ore 20:15 di mercoledì 29 maggio 1985. Arbitro
dell’incontro, lo svizzero André Daina.
ORE 18:30,
LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA
Il giorno
prima della finale, Bruxelles è piena di
supporters di entrambe le squadre, ma gli animi
sono diversi: se gli italiani sono festanti e
sobri, l’approccio inglese pone diversi problemi
di ordine pubblico con i tifosi d’Oltremanica
ubriachi, molesti e che bivaccano, sporcano e
compiono addirittura una rapina in una
gioielleria. Nonostante tra alcuni supporter
delle due squadre c’è una sorta di amicizia
culminata con lo scambio delle sciarpe, la
gestione dei tifosi del Liverpool è molto
complicata, ma questo è un problema che l’Europa
"sportiva" ha da diversi anni perché la maggior
parte dei tifosi inglesi non è composta da
tifosi come gli altri: la maggior parte
appartiene alla frangia "hooligans", un’altra
cosa rispetto al tifo normale da stadio. Sono
violenti, alcolizzati, cattivi e sia in patria
quanto all’estero sono un serio problema di
ordine pubblico, nonché un pericolo. La
gendarmeria di Bruxelles ha sin da subito
difficoltà nella gestione dell’ordine pubblico.
La paura di molti è che si possano ripete i
tafferugli e le cariche come a Roma l’anno
precedente prima della finale di Coppa dei
Campioni tra il Liverpool e la Roma. Per di più,
lo stadio Heysel presenta alcuni problemi
strutturali perché decadente e fatiscente in
alcune sue parti, mostrando crepe e calcinacci
sparsi. Insomma, uno stadio inadeguato per
ospitare il grande happening di una finale della
Coppa dei campioni. La UEFA dà il suo placet.
I cancelli
dello stadio si aprono nel tardo pomeriggio,
come di consueto molto prima del calcio di
inizio fissato alle ore 20:15. Alle ore 18:30
molti tifosi colorano lo stadio Heysel con
sciarpe e bandiere delle loro squadre. L’Heysel
è diviso in sei settori più due tribune opposte:
23mila tifosi bianconeri sono inseriti nei
settori ("bloc") M, N e O (curva Sud), mentre i
17mila inglesi vanno nel X e nel Y (curva Nord).
In quei cinque settori sono sistemati i tifosi
"schierati". Tra il settore X e la tribuna
nord-ovest c’è un settore assegnato a tifosi di
nessuna appartenenza alle due squadre per un
totale di 6mila persone. Quel settore, è il
settore Z. I settori X e Y presentano un
problema: la fase pre-filtraggio ha grosse
lacune e nel settore riescono ad entrare anche
altri ottomila tifosi sprovvisti di biglietto.
La maggior parte di questi sono hooligans. Ma
anche il settore Z presenta problemi: a causa di
errori nella ripartizione dei "pacchetti", vi
prendono posto migliaia di tifosi juventini.
Sono tutti provvisti di regolare biglietto, ma
non sono tifosi neutrali ed è pericoloso che
tifosi juventini siano così vicini a quelli
inglesi. I tifosi inglesi notano subito i tifosi
con sciarpe e bandiere bianconere ed iniziano i
primi problemi. I tifosi inglesi, già alterati
dall’assunzione di tanto alcool e con intenzioni
poco pacifiche, iniziano a un fitto lancio di
oggetti contundenti verso il settore Z ed
iniziano ad ondeggiare verso la rete che divide
i due settori. I gendarmi a tutela della
divisione dei due settori sono solo cinque.
Cinque poliziotti per controllare un settore
dove la maggior parte dei tifosi inglesi sono
hooligans. In tutto lo stadio ci sono
ottantacinque gendarmi e un centinaio nelle zone
limitrofe. Ci sono pochi poliziotti in borghese
e una trentina a cavallo: a Roma, l’anno
precedente, oltre 5mila poliziotti sono
impegnati per la tutela dell’ordine pubblico. I
poliziotti belgi sono per nulla equipaggiati in
caso di emergenza. E l’emergenza è lì in
divenire.
ORE 19:30,
MORTE E ORRORE ALL’HEYSEL
I tifosi del
Liverpool vogliono intimidire, provocare:
vogliono fare il "take an end" (prendere la
curva), ma alla provocazione i tifosi juventini
non rispondono ed il motivo è semplice: i tifosi
juventini del settore Z non sono ultras, ma
tifosi normalissimi. Non hanno intenzione, nel
caso, di sfidare gli inglesi. Alle ore 19:15,
dopo diversi ondeggiamenti, la rete che divide i
"bloc" X e Z è divelta, i tifosi inglesi entrano
nel settore avverso. I tifosi del settore Z,
impauriti, temono per la loro incolumità e si
dirigono tutti verso l’unica via di uscita del
settore. I tifosi del settore Z non sono tifosi
violenti, ma gente per bene che non vuole
scontrarsi con gli hooligans e, per paura,
scappa verso l’uscita. Altri si lanciano nella
pista di atletica che circonda il campo. I
tifosi inglesi lanciano di tutto ed hanno in
mano spranghe e cocci di bottiglie di birra. Si
assiste a gente che spinge, gente che cade per
terra, gente schiacciata, gente che si aggrappa
a ciò che trova per salvarsi. La calca fa cadere
un muro che si porta con sé tantissimi tifosi
per oltre 15 metri di altezza che si feriscono
in maniera grave. La porta di uscita è larga un
metro e mezzo: una sola via di uscita, per di
più piccola, per seimila spettatori. Seimila
spettatori che si accavallano tra loro cercando
di salvarsi. Alle 19:30 la polizia belga,
contattata dal servizio d’ordine dello stadio,
entra nello stadio con oltre venti minuti di
ritardo. I poliziotti, agitati ed in stato di
impreparazione, manganellano i tifosi nella
pista di atletica e pensano che sono loro i
colpevoli del disastro. Giusto per aizzare
ancore gli animi, alcuni tifosi juventini dei
bloc M-N-O, non capendo bene costa stia
succedendo nella parte opposta entrano nella
pista di atletica e si dirigono verso i settori
inglesi dove ingaggiano una rissa con i gendarmi
e con i tifosi inglesi. Ad un certo punto è
esposto lo striscione "Reds animals" che viene
mostrato in diretta televisiva. Urla, pianti,
imprecazioni e sangue caratterizzano quei
momenti: si iniziano a contare i morti che sono
portati, via via, alla camera mortuaria
dell’ospedale militare di Bruxelles. Fuori
dall’Heysel si montano tende da campo per
aiutare le persone ferite. Sono le ore 19:45 di
mercoledì 29 maggio 1985: alle ore 20:15 c’è il
calcio d’inizio della finale. Impossibile che la
partita si giochi. O no ?
ORE 21:40 LE
SQUADRE ENTRANO IN CAMPO. LA VITTORIA DELLA
JUVENTUS E LA COPPA MOSTRATA AL PUBBLICO
I giocatori
delle due squadre dagli spogliatoi hanno notizie
frammentate e alle 20:30 alcuni giocatori della
Juventus si dirigono verso il settore Z per
tastare il dramma e parlare con i tifosi. La
situazione dentro l’Heysel è caotica e
confusionaria. Anche i giocatori del Liverpool
fanno lo stesso e si dirigono verso i loro
supporters. I tifosi chiedono ai giocatori se la
partita si gioca o meno e loro non lo sanno
perché non dipende da loro. La Juventus, per
bocca del Presidente Boniperti, non vuole
giocare la partita ma è obbligata a farlo: non
giocare la partita avrebbe quasi sicuramente
creato ancora più problemi di ordine pubblico
con la sicura vendetta dei tifosi juventini
contro gli inglesi. E la tragedia sarebbe potuta
diventare ancora maggiore. In una sala della
tribuna a decidere se la partita si giochi o
meno ci sono il borgomastro di Bruxelles, Hervé
Brouhon; Robert Paels, commissario del servizio
d’ordine dell’Heysel; Robert Barnaert,
comandante della gendarmeria di Bruxelles;
Jacques Georges e Hans Braumgartner, Presidente
e vice-Presidente della UEFA; il Presidente
della Federcalcio italiana, Federico Sordillo;
due ministri italiani (Gianni de Michelis e
Franco Nicolazzi), oltre ai presidenti delle due
squadre. La Juve vuole però una partita vera.
Nessuna amichevole in attesa che la vera finale
si giochi in un’altra situazione ambientale: chi
vince, alza la coppa. Il Liverpool esprime lo
stesso concetto. Nessun giocatore, anche per
rispetto verso le vittime, non può dire "no, io
non gioco". Nessuno vuole prendersi
responsabilità se giocare o meno la partita: a
dare l’ok sulla decisione di giocare la partita
ci pensa Robert Barnaert. Intorno alle ore
21:15, i due capitani, Gaetano Scirea e Phil
Neal, leggono un comunicato ed annunciano che la
partita si gioca, rincuorando tutti i presenti
all’Heysel: "La partita verrà giocata per
consentire alle forze dell’ordine di organizzare
al termine l’evacuazione dello stadio. State
calmi, non rispondete alle provocazioni.
Giochiamo per voi".
Alle ore
21:40, le squadre scendono in campo e l’arbitro
Daina, cinque minuti dopo, fischia il calcio di
inizio in un clima surreale visto che durante le
azioni di gioco si inquadra, per forza di cose,
il settore Z che è un campo di battaglia. Alcune
tv straniere decidono, per rispetto verso i
morti e i feriti, di non trasmettere la finale o
di mostrare le immagini dell’incontro senza la
telecronaca. Bruno Pizzul, telecronista della
Rai inviato all’Heysel, racconta le fasi di
gioco in maniera neutrale e distaccata perché
contrario al fatto che il match si giochi. La
polizia belga circonda la pista di atletica che
divide spalti e campi: c’è il timore che
qualcuno possa invadere il campo. A vincere è la
Juventus che si impone 1-0 grazie al rigore
segnato da Platini per fallo di Gillespie su
Boniek al 56’. Dal dischetto, il numero 10
bianconero non fallisce e, superato Grobbelaar,
si lascia andare ad un’esultanza sfrenata. Il
rigore, come si scopre alla moviola, è concesso
molto generosamente in quanto il fallo
sull’attaccante polacco è avvenuto lontano
dall’area di rigore. La Juventus vince, al terzo
tentativo, la sua prima Coppa dei Campioni: dopo
due cocenti sconfitte, i bianconeri alzano al
cielo la loro prima "coppa dalle grandi
orecchie" e diventano la prima squadra a vincere
le quattro coppe europee per club (Coppa Uefa,
Coppa delle Coppe, Supercoppa europea e Coppa
dei Campioni). A dicembre, poi, il club torinese
rappresenta la UEFA nella finale di Coppa
Intercontinentale a Tokyo. La Juventus è anche
la terza squadra italiana a vincere la Coppa dei
Campioni dopo Milan e Inter. La cerimonia di
premiazione non si effettua, come di consueto,
in pompa magna in campo, ma negli spogliatoi. I
giocatori della Juventus a fine cerimonia escono
e mostrano la coppa ai loro tifosi. Per le
strade italiane, i tifosi juventini sono in
strada a festeggiare con migliaia di caroselli.
Il giorno dopo le pagine di tutti i quotidiani
sono dedicate alla strage e ai morti sugli
spalti del settore Z dello stadio Heysel. Quanti
sono i morti degli incidenti ? Chi sono ? Quanti
anni hanno ? Da dove provengono ? Di chi è la
colpa della strage sugli spalti ?
L’ELENCO
DELLE VITTIME E GLI STRASCICHI GIUDIZIARI
Le vittime
della strage dell’Heysel sono trentanove, di cui
trentadue italiani, quattro belgi, due francesi
ed un irlandese. Trentotto persone muoiono sugli
spalti, una in ospedale due mesi e mezzo dopo.
Sono trentasei uomini, due donne italiane ed un
bambino italiano. I loro nomi sono: Rocco
Acerra, 28 anni - Bruno Balli, 50 anni - Alfons
Bos, 35 anni - Giancarlo Bruschera, 35 anni -
Andrea Casula, 10 anni - Giovanni Casula, 43
anni - Nino Cerullo, 24 anni - Willy Chielens,
41 anni - Giuseppina Conti, 16 anni - Dirk
Daeneckx, 27 anni - Dionisio Fabbro, 51 anni -
Jaques François, 45 anni - Eugenio Gagliano, 35
anni - Francesco Galli, 24 anni - Giancarlo
Gonnelli, 45 - Alberto Guarini, 21 anni -
Giovacchino Landini, 49 anni - Roberto
Lorentini, 31 anni. Barbara Lusci, 58 anni -
Franco Martelli, 22 anni - Loris Messore, 28
anni - Gianni Mastroiaco, 20 anni - Sergio
Bastino Mazzino, 37 anni - Luciano Rocco
Papaluca, 37 anni - Luigi Pidone, 31 anni -
Benito Pistolato, 50 anni - Patrick Radcliffe,
38 anni - Domenico Ragazzi, 44 anni - Antonio
Ragnanese, 29 - Claude Robert, 30 anni - Mario
Ronchi, 42 anni - Domenico Russo, 26 - Tarcisio
Salvi, 49 anni - Gianfranco Sarto, 46 anni -
Amedeo Giuseppe Spolaore, 54 anni - Mario Spanu,
41 anni - Tarcisio Venturin, 23 anni - Jean
Michel Walla, 32 anni - Claudio Zavaroni, 28
anni. La rabbia ed
il dolore avvolgono l’Europa calcistica. Come è
possibile disputare una finale di Coppa dei
Campioni in uno stadio per nulla idoneo ad
ospitare una manifestazione così importante ?
Perché la gestione dell’ordine pubblico è così
deprecabile ? Come è possibile lasciare solo
cinque gendarmi a controllare la divisione tra
due settori ? Perché il servizio d’ordine non ha
capito subito la tragedia e la polizia arriva
solo a strage avvenuta ? Soprattutto, come è
possibile fare entrare ottomila hooligans senza
biglietto ? Nei giorni successivi iniziano le
indagini per identificare gli autori della
strage. Grazie all’aiuto delle telecamere,
diversi tifosi inglesi sono arrestati. I referti
medici dicono che i tifosi sono morti per morte
accidentale, soffocamento e asfissia. Il
processo inizia nel 1990 e alla sbarra ci sono
"solo" venticinque hooligans. Di questi, undici
saranno assolti e quattordici condannati a
cinque anni di reclusione. Il processo termina
nella primavera del 1991. I tifosi inglesi
dicono che sono stati provocati dai tifosi
juventini del settore Z: nessuno crede alla loro
linea difensiva. Si scopre, durante gli
interrogatori ed il processo, che tanti tifosi
inglesi entrano allo stadio armati e ci sono
anche tifosi infiltrati di altre squadre inglesi
che si uniscono ai Reds con chiari intenti
violenti. Si scopre poi che alcune salme sono
scambiate e le autopsie sono fatte in fretta e
furia. A pagare non sono solo gli hooligans, ma
anche vertici istituzionali: sono rinviati a
giudizio il segretario della Federcalcio belga,
Robert Roosens, il capo della gendarmeria Michel
Konsier ed il capitano Mahieu. Grazie al
"Comitato Vittime Heysel", sono condannati a tre
mesi con condizionale e al pagamento di 500
franchi Mahieu; il capo della Federcalcio belga
Roosens è condannato a 6 mesi e tremila franchi
di multa; il vice-Presidente UEFA, Hans
Braumgartner "prende" tre mesi con la
condizionale.
Il Belgio
per almeno dieci anni è interdetto dall’ospitare
eventi sportivi. Addirittura il problema Heysel
arriva anche nel parlamento belga: Charles
Ferdinand Nothomb, allora Ministro degli
Interni, è invitato a dimettersi per
responsabilità oggettiva nella gestione della
polizia. Non si dimette in quanto asserisce che
la colpa della strage non è della polizia, ma
del borgomastro di Bruxelles, Hervé Brouhon,
perché lo stadio è comunale e spetta ai gendarmi
di Bruxelles gestire l’ordine pubblico. Il
governo presieduto da Wilfried Martens si
dimette in autunno e Nothomb diventa
successivamente vice e poi presidente della
Camera dei Rappresentanti. Anche la UEFA emette
le sue condanne: per cinque anni, a partire
dalla stagione 1985/1986, tutte le squadre
inglesi sono squalificate dalle coppe europee ed
il Liverpool ha una stagione in più da scontare.
Per questo motivo non si disputa la finale di
Supercoppa europea perché a sfidare la Juventus
campione d’Europa c’è l’Everton (l’altra squadra
di Liverpool) vincitore della Coppa delle Coppe.
La Juventus è punita con la squalifica di due
turni a porte chiuse da scontare nella
successiva Coppa dei Campioni: squalifica poi
tramutata in un turno solo a porte chiuse perché
i torinesi chiedono, ed ottengono, di giocare
dal primo turno e non dagli ottavi di finale
come spetterebbe loro. Per il calcio inglese, la
squalifica è una batosta non solo economica, ma
anche di prestigio: il Liverpool è primo nel
ranking europeo ed il calcio inglese conta fino
a quel momento otto vittorie in Coppe dei
Campioni, cinque in Coppa delle Coppe e cinque
in Coppe Uefa in totale. Il calcio d’Oltremanica
è il migliore al Mondo, ma dinanzi a questa
tragedia il ranking non conta: tutte fuori per
cinque stagioni consecutive, indistintamente.
Come se non bastasse, l’allora governo
britannico presieduto da Margareth Thatcher usa
il pugno di ferro contro gli hooligans,
promuovendo una serie di leggi che reprimono la
violenza e vietano la somministrazione di alcool
prima, durante e dopo gli eventi calcistici. Per
l’Inghilterra, la strage dell’Heysel è un’onta.
A distanza di anni, è controversa anche la festa
di alcuni giocatori juventini a fine partita con
il giro del campo con la Coppa dei Campioni
mostrata ai tifosi. Marco Tardelli chiede scusa
per quei festeggiamenti e dice sempre che quella
coppa non gli appartiene, mentre "Zibì" Boniek
ha rifiutato il premio partita per rispetto
verso i morti. Molti criticano anche Platini per
l’esultanza successiva al gol: perché
festeggiare quando davanti al settore dove hai
segnato è successa una strage ? È criticata
anche la Juventus che, una volta atterrata a
Caselle, conscia del fatto di sapere del numero
di morti e dei feriti, mostra festante la Coppa
dei Campioni dalla scaletta dell’aereo.
(NdR:
Questa scena fu severamente criticata all'epoca
da molti, in particolare dal giornalista Candido
Cannavò che intitolò il suo pezzo scrivendo
"Juventus, giù quella Coppa" il 30.05.1985 sulla
Gazzetta dello Sport)
COSA RIMANE
OGGI DI QUELLA TRAGICA SERATA
I vertici
calcistici ed istituzionali europei decidono di
usare il pugno di ferro contro tifosi violenti e
la gestione degli impianti. Il 19 agosto 1985, a
Strasburgo, si adotta la "Convenzione europea
sulla violenza e i disordini degli spettatori
durante le manifestazioni sportive, segnatamente
nelle partite di calcio": si stabiliscono
diversi punti come la cooperazione tra le
polizie europee in vista di eventi sportivi,
maggiori controlli sulle vendite dei biglietti e
divieto di vendita di bevande alcooliche, oltre
al maggior controllo e alla sicurezza
all’interno degli stadi. Fino al 15 aprile 1989,
la strage dell’Heysel è la sesta più grave
accaduta sugli spalti europei per numero di
vittime: quel giorno accade la più grave
tragedia in uno stadio europeo, la strage di
Hillsborough prima della semifinale di FA Cup
tra Liverpool e Nottingham Forest. L’evento
luttuoso è simile, per certi versi, a quello
dell’Heysel perché nello stadio di Sheffield
entrano più tifosi del Liverpool rispetto a
quanti ne può contenere il settore a loro
dedicato, il West Stand. La polizia e
l’organizzazione dell’evento decidono di far
entrare tutti i tifosi Reds in quel settore.
Come a Bruxelles, la calca è enorme e tantissimi
tifosi sono schiacciati contro le barriere
metalliche poste a delimitare quel settore.
Novantasei tifosi muoiono schiacciati e altri
seicento rimangono feriti. La strage di
Sheffield è considerata "figlia" di quella di
Bruxelles perché ha visto la morte di persone
innocenti; c’è stata una disorganizzazione
incredibile; la polizia ha sbagliato in pieno la
tutela dell’ordine pubblico. Se dopo la strage
dell’Heysel è emanata la Convenzione, dopo i
fatti di Hillsborough il governo inglese
istituisce il "rapporto Taylor" che,
praticamente, estirpa il fenomeno hooligans in
Inghilterra. Il problema hooligan è nel tempo
limitato e nel 1996 l’Inghilterra ospita
l’Europeo, anche se negli anni molti tifosi
inglesi in trasferta si macchiano di atti
violenti e deprecabili.
Anni dopo la
strage del 29 maggio 1985, lo stadio Heysel ha
subito diverse modifiche e ristrutturazioni e
dal 1995 è intitolato a re Baldovino: l’anno
dopo ospita la finale di Coppa delle Coppe tra
Paris Saint Germain e Rapid Vienna, primo evento
calcistico successivo ai tragici eventi del
settore Z del "fu" Heysel. Il 7 marzo 1990 il
Milan è la prima squadra italiana a tornare a
giocare all’Heysel (quarti di finale di Coppa
dei Campioni contro il Malines). Baresi depone
un mazzo di rose nell’ex settore Z, piovono
fischi. L’impianto di Bruxelles ospita poi
alcune partite dell’Europeo belga-olandese del
2000 ed il 14 giugno 2000, prima di
Belgio-Italia, la Nazionale azzurra depone una
corona di fiori in ricordo delle 39 vittime
sotto la lapide posta a loro imperitura memoria.
Vi presenziano l’allora capitano azzurro, Paolo
Maldini, l’allora capitano della Juventus,
Antonio Conte, ed il capitano belga Lorenzo
Staelens. Da quel 29 maggio 1985, Juventus e
Liverpool si affrontano solo una volta, nei
quarti di Champions League, diciannove anni dopo
la tragedia: il 5 aprile 2004 ad Anfield Road,
la Kop, la curva del tifo del Liverpool, espone
una coreografia in ricordo dei fatti dell’Heysel
con la scritta "amicizia" (in inglese), ma dai
tifosi bianconeri le scuse ed il gesto non sono
apprezzati. In ricordo delle vittime e per la
loro tutela legale, il 2 marzo 1986 Otello
Lorentini, presente quella sera all’Heysel dove
perde il figlio Roberto, un giovane medico che,
nonostante la certezza di salvarsi, torna tra la
folla per aiutare un bambino e rimane
schiacciato dalla ressa, fonda il Comitato
Vittime Heysel sciolto una volta terminato il
processo contro la UEFA. Oggi al suo posto c’è
l’Associazione famiglie vittime dell’Heysel,
nata nel 2015 e presieduta dal nipote di
Lorentini, Andrea, figlio di Roberto, che aveva
3 anni quando perse il padre sugli spalti del
settore Z. Scopo dell’associazione: avvicinare
le famiglie e tenere viva la memoria delle
vittime e della strage. Roberto Lorentini, per
il suo sacrificio, è medaglia d’argento al
valore civile.
Alla strage
sono dedicati libri, documentari, monologhi
teatrali, brani musicali e diverse città
italiane dedicano alle vittime dell’Heysel ceppi
in diversi parchi comunali (Grugliasco,
Savigliano, Portomaggiore, Reggio Emilia,
Puianello), vie e piazze (Torino, Camerano,
Eboli, Rutigliano, Codogno, Arezzo), campi
sportivi (Mesagne, Todi, Moncalieri), targhe e
lapidi negli stadi e negli antistadi cittadini
(Meda, Arezzo, Avellino, Noto, Reggio Emilia). È
presente in ricordo delle vittime una lapide ad
Anfield Road, stadio del Liverpool, nel museo
della Juventus e nella sede della stessa squadra
bianconera. Ad Anfield le targhe sono tre: due
all’interno del museo del club e la terza
all’esterno dello stadio cittadino, inaugurata
nel 2010 alla presenza di due giocatori in campo
all’Heysel, Phil Neal e Sergio Brio. In onore
delle vittime si è giocata anche la partita
amichevole tra Belgio ed Italia il 13 novembre
2015. Teatro dell’incontro, il Re Baldovino
ovvero il vecchio Heysel: in quell’occasione è
ritirata in maniera simbolica la maglia numero
"39" della Nazionale in ricordo delle vittime
della strage del 29 maggio 1985 avvenuta proprio
dentro quell’impianto. Il sogno di ogni tifoso
di calcio è vedere la propria squadra del cuore
disputare una finale di Champions League e
vedere il proprio capitano alzare al cielo la
coppa più bella e prestigiosa di tutte.
Trentadue tifosi italiani juventini, quattro
belgi, due francesi ed un irlandese, non hanno
visto capitan Scirea alzarla al cielo di
Bruxelles perché morti. Morti dalla calca
provocata dal non-tifo di pseudo-tifosi che con
il calcio non c’entrano nulla e in uno stadio
che non doveva ospitare un evento come la finale
di Coppa dei Campioni. Sono passati trentasette
anni dai fatti del 29 maggio 1985 e questo lasso
di tempo non cancella la rabbia ed il dolore per
le vittime e ciò che successe prima del calcio
di inizio di quella maledetta finale di Coppa
dei Campioni. Una tragedia in un luogo che non
dovrebbe mai essere teatro di tragedie ma solo
di feste, passioni ed emozioni: lo stadio. Stadi
che vedono molto spesso cori e striscioni
esposti dalle tifoserie avverse alla Juventus
per dileggiare i morti dell’Heysel. Tragedie
come quella dello stadio Heysel sono
indimenticabili: 39 vittime per colpa di tifosi
scellerati e scalmanati sono un affronto alla
sportività e al rispetto delle vite umane.
Quella finale che doveva essere un sogno è
diventato un incubo in una calda sera di fine
maggio e che ha cambiato il concetto di andare
allo stadio.
Fonte:
Fattiperlastoria.it ©
29 maggio
2022
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Tragedia
dell’Heysel, 37 anni fa la strage che sconvolse
il mondo
di Dario De
Fenu
Il 29 Maggio
sarà sempre ricordato come un giorno triste,
quello in cui ben 39 persone hanno perso la vita
a poche ore dal fischio di inizio della finale
di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Il calcio ci ha sempre regalato momenti di gioia
e felicità ma ha anche avuto, nella sua storia,
parentesi orribili, impossibili da dimenticare e
che ogni giorno toccano il cuore di tutti noi
che continuiamo a stringerci attorno alle
vittime dell’Heysel. Un disastro che rimarrà
nella storia, causato da una cattiva
organizzazione ed una pessima gestione dello
stadio di Bruxelles che è letteralmente crollato
con la presenza dei tifosi diventando un vero e
proprio campo di battaglia. Due tra le società
calcistiche più titolate di sempre, Juventus e
Liverpool condivideranno per sempre questo
triste episodio. I due club, come sempre, non
mancano di ricordare le vittime dell’Heysel con
continue iniziative e gesti di solidarietà verso
le famiglie vittime della strage. A distanza di
37 anni da quel giorno è ancora difficile e
doloroso raccontare il fatto che fu sicuramente
facilitato da una gestione non proprio
impeccabile della situazione da parte delle
forze dell’ordine.
La tragedia avvenuta in Belgio ha
inevitabilmente accelerato quel processo che
oggi rende gli impianti sportivi estremamente
sicuri ed affidabili. Gli stadi storici sono
stati ristrutturati, ed i nuovi creati con
materiali super resistenti che garantiscono
grande affidabilità anche nelle situazioni più
affollate. Da brividi i racconti dei
sopravvissuti alla strage che, a distanza di
anni, evidenziano come il tutto sia avvenuto in
pochissimi secondi, ma che già dall’inizio si
notasse la poca stabilità dei muretti che
dividevano i vari settori dell’impianto di
Heysel. Nella tragedia assoluta è sicuramente
splendida la vicinanza che Juventus e Liverpool
hanno sempre dimostrato, le due società
continuano a ricordare con tanto dispiacere il
bruttiamo episodio che li ha, loro malgrado,
coinvolti a poche ore dal fischio di inizio
della finale di Coppa dei Campioni. Tutti noi ci
stringiamo in un grande abbraccio verso una
delle pagine più brutte e tristi dell’intera
storia del calcio mondiale.
Fonte:
Nanopress.it © 30 Maggio
2022
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Heysel la
memoria vive
di Paolo
Pirisi
La tragedia
31 anni dopo: commemorazione con le istituzioni,
la Juve e le associazioni dei tifosi. "I 39
angeli non hanno avuto giustizia: avranno sempre
un posto speciale nel nostro cuore".
TORINO - Era
il momento del silenzio e del dolore. La ferita
dei 39 morti dell'Heysel è ancora viva, così
come il ricordo di una strage che si è portata
via troppe persone innocenti. La notte del 29
maggio 1985 non è stata dimenticata. Ieri Torino
ha celebrato una ricorrenza sempre struggente.
In Piazzetta Vittime dello stadio Heysel si è
tenuto il consueto cerimoniale: prima sono
intervenute le istituzioni all'interno della
Biblioteca Italo Calvino, poi sono stati
scanditi i nomi dei morti in Belgio. Uomini e
donne che hanno perso la vita all'interno di uno
stadio, assistendo alla finale di Coppa dei
Campioni Juventus-Liverpool. Il primo a prendere
la parola è stato Gianluca Pessotto, in
rappresentanza del club bianconero: "Ancora oggi
quella dell'Heysel viene ricordata come una
delle pagine più brutte nella storia dello
sport. Il nostro obbligo è quello di ricordare
persone che volevano soltanto vedere una finale
europea della Juventus e che invece non sono
tornate a casa. Vogliamo mantenere vive queste
persone e fare in modo che le istituzioni si
adoperino affinché queste disgrazie non accadano
più. Abbiamo visto prima di Real
Madrid-Liverpool, fuori dallo stadio, quanto sia
sottile la differenza fra una pagina bella e una
brutta: bisogna essere bravi a prevenire eventi
tragici come quelli dell'Heysel". I 39 angeli,
ribattezzati così da Pessotto, sono parte
integrante della storia della Juventus. Subito
dopo è intervenuto l'assessore della Regione
Piemonte Maurizio Marrone: "Il tempo non ha dato
giustizia a tutti i familiari delle vittime,
allora è quanto mai necessario ricordare. Con
iniziative come questa, con l'illuminazione
della Mole e con l'intitolazione di luoghi della
città facciamo in modo che quella strage non
venga mai scordata. Il +39 è diventato un
simbolo noto a tutti e racchiude il segno della
presenza: ringraziamo per questo le associazioni
del tifo, come "Quelli di Via Filadelfia". Il
loro impegno ha fatto la differenza". Così Luca
Deri, presidente della Circoscrizione 7, che si
unisce al caldo abbraccio riservato ai familiari
delle vittime: "Ricordo ancora il signore
aggrappato alla balaustra, che non lo regge e
cede. Ricordo l'immenso strazio di quelle
immagini e delle famiglie che dall'Italia non
ricevevano notizie. Non possiamo dimenticare
questo immenso dolore". Chiude il momento di
raccoglimento il breve discorso di Stefano Lo
Russo, sindaco di Torino: "Quello dell'Heysel è
un tema quanto mai attuale: sia perché siamo
chiamati ad onorare le vittime di quella
tragedia, ma anche per ciò che succede ancora
oggi, come capitato pochi minuti prima di Real
Madrid-Liverpool. Queste persone occupano un
posto importante nel nostro cuore: Torino non
può dimenticare, ringrazio la Juventus che ha
sempre supportato la città in queste
iniziative". La lettura dei nomi delle vittime
ha poi inaugurato un lunghissimo momento di
silenzio, di rispetto, di sincera vicinanza. I
tifosi si sono stretti attorno al dolore delle
famiglie delle persone morte all'Heysel. Angeli
volati via troppo presto.
Fonte:
Tuttosport © 30 maggio
2022
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Oggi la tv a
pagamento non mostrerebbe l’Heysel
o
Hillsborough, è il calcio per lobotomizzati
di Mario
Piccirillo
In
Inghilterra hanno "censurato" la quasi-tragedia
dello Stade de France, come in Italia Dazn per
Spezia-Napoli. Lo spettatore pagante trattato
come un idiota. Non guardarli, non sentirli.
Inquadra il pallone, il campo, i giocatori coi
tatuaggi che crollano agonizzanti ad ogni
contatto, seppur minimo. Con la definizione più
alta che puoi, non perdiamoci il dettaglio della
goccia di sudore che come rugiada al mattino
imperla la fronte del povero centravanti
esausto. E sfoca il contorno, cancellalo se
devi. Esiste il calcio, e solo quello. Non avrai
altra storia all’infuori di quella. Tifosi che
si picchiano in tribuna ? No, fa brutto. Gente
che rischia di morire soffocata fuori ai
cancelli di uno stadio ? Il dolore è così
inelegante, la paura è volgare. Rovina le
paillettes che con tanto dispendio di mezzi
abbiamo "prodotto". Il calcio è un "contenuto".
Tutto ormai è un "contenuto". E va - per
l’appunto - trattenuto entro certi limiti,
compresso per quel che si può, filtrato per
grana grossa dalle sue impurità. È spettacolo
della lobotomia. A chi paga per guardare il
calcio va garantita una fuga dalla realtà. Chi
ha visto "Scissione" (una strepitosa serie di
Apple+) ha capito di cosa parliamo.
E l’ha
capito anche Alan Cochrane, un "vecchio
babbione" di editorialista del Telegraph, che ha
sbottato sul suo giornale contro BT Sport: "Non
sapete fare i giornalisti, rivoglio i miei soldi
indietro". Quelli, per raccontare in Inghilterra
la Finale di Champions, hanno deciso di non
raccontare la quasi-tragedia che si stava
scatenando all’esterno dello Stade de France.
"Non dovrei insegnare i fatti della vita ai
giornalisti che dirigono BT Sport - ammesso che
sia così che si considerino - ma quando una
partita di calcio importante viene ritardata da
una quasi rivolta che diventa un importante
evento di notizie, il fatto che non l’abbiano
capito e che non dicano agli spettatori come me
cosa stava realmente accadendo dentro e intorno
a quello stadio è sicuramente una violazione del
contratto non scritto che ho con loro. Li pago
per la loro copertura e loro mi dicono cosa sta
succedendo, tutto quello che sta succedendo.
Invece, quello che ho ottenuto è stato un
presentatore e tre ex giocatori milionari che
brontolavano per una partita di calcio che era
stata in qualche modo ritardata quando a pochi
metri di distanza i tifosi britannici venivano
colpiti coi lacrimogeni. Ora sappiamo che la
partita era stata seriamente ritardata per
ragioni che sono diventate, ora, una
controversia diplomatica internazionale oltre
che calcistica.
Ma quello
che abbiamo ottenuto da BT Sport è stato… beh,
niente, davvero". Che è, moltiplicato cento, lo
stesso principio di "irrealtà" che ha usato Dazn
durante Spezia-Napoli: sugli spalti succedeva un
po’ di tutto, l’arbitro sospendeva la partita, i
giocatori andavano a parlamentare sotto le
curve, e lo spettatore a casa poteva ammirare la
semina del campo, l’erba. Con lo sguardo basso,
a terra. Meglio non essere testimoni di quelle
brutture. Fosse stata la vecchia tv d’un tempo
avrebbero mandato la pubblicità. Solo che un
tempo i giornalisti ambivano a fare giornalismo:
la voglia di raccontare cosa succede - persino
di spiegarlo - alla gente che ti legge o ti
ascolta. Ora no: ora lo spettacolo va
"protetto". Come se il cliente, l’abbonato,
fosse uno spettatore incapace di intendere ma
soprattutto di volere. I gol sì. Le mortifere
interviste post-partita, ovvio. Le "splendide
coreografie" degli ultras, magari, ma solo
quelle inoffensive. Se poi uno nudo invade il
campo, dalla regìa scatta il dribbling: le cento
telecamere che vivisezionano l’evento vengono
puntate verso il cielo. Manca solo il
fischiettio di sottofondo. Non ho visto niente,
non ho niente da mostrarti. Fatti i fatti tuoi,
sorridi. Che lo sport resti sport, hai pagato
per quello. Il calcio in tv è diventata una
pasticchetta per tenere a bada l’umore. Non ci
saranno altri Heysel, o altri Hillsborough.
Dovesse accadere, non sarà il giornalismo
premium a raccontarceli. Ma la gente coinvolta
nel disastro, col cellulare e i video su Twitter.
Gratis.
Fonte:
Ilnapolista.it ©
3 giugno
2022
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Tardelli:
"Non considero la Coppa vinta all’Heysel
Quella non
fu una partita, ma la sconfitta del calcio"
A Libero:
"Non avremmo dovuto giocare, per rispetto dei
morti. Per questo motivo non aveva senso
incoronarci vincitori".
Nell’intervista rilasciata a Libero per i 40
anni dalla vittoria della Nazionale italiana al
Mondiale di Spagna del 1982, Marco Tardelli
tocca diversi temi. Uno tra questi è la tragedia
dell’Heysel. Lo spunto viene da una domanda ben
precisa: Tardelli ha rimpianti nella sua
carriera da calciatore ? Risponde: "Uno solo:
non aver vinto la Coppa Campioni". Gli fanno
notare che in realtà l’ha vinta, con la Juventus
contro il Liverpool, nel maledetto stadio
dell’Heysel. Lo ricorda bene, ma per lui quella
vittoria non conta, è come se la coppa non
l’avesse mai alzata. Quella dell’Heysel non fu
una partita, dice, fu la sconfitta del calcio.
La Juventus non avrebbe mai dovuto giocarla.
"All’Heysel non è stata una partita. Non
dovevamo giocare, per rispetto dei morti. Quel
giorno è stata la sconfitta del calcio, perciò
non aveva senso incoronare vincitori".
Fonte:
Ilnapolista.it © 8 luglio
2022
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Fiorentina
Juventus, sciarpa e maglie Liverpool, "Derisi i
morti dell'Heysel"
La foto di
un uomo e di un ragazzino con le maglie del club
inglese scatena le polemiche.
Firenze, 4
settembre 2022 - La foto durante Fiorentina
Juventus ha iniziato a girare di smartphone in
smartphone, fino a divampare in polemica. Un
uomo e un ragazzino, con la maglia del Liverpool
e una sciarpa del club inglese, sono andati
sotto al settore ospiti dei tifosi della
Juventus. Iniziando a gesticolare. Un gesto
subito visto come uno sberleffo ai trentanove
morti, di fede juventina, della tragedia dello
stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985,
quando si giocò Juventus Liverpool, finale di
Coppa dei Campioni. Come da regolamento, gli
steward hanno fatto togliere i simboli del club
inglese all'uomo e al ragazzino. Una vicenda che
ha provocato dure reazioni e accuse incrociate
tra le due tifoserie, la cui rivalità è nota.
Fonte:
Lanazione.it ©
4 settembre
2022
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Cori
misogini e antisemiti dai tifosi juventini
e il
retroscena di padre e figlio con la maglietta
del Liverpool
La partita
Fiorentina-Juventus sembrava essersi conclusa
pacificamente, ma qualcosa in realtà è andato
storto.
Cala un velo
nero sulla partita che si è disputata sabato
pomeriggio al Franchi. Il sindaco Dario Nardella
dal suo profilo Facebook ha comunicato di aver
"avviato l'azione legale per difendere il nome e
l’immagine di Firenze e dei fiorentini dalle
ripetute diffamazioni di questo signore". Il
signore in questione è Sergio Vessicchio,
giornalista radiato dall'albo tre anni fa e
attualmente opinionista juventino, che aveva già
commentato quanto successo durante
Fiorentina-Napoli e il caso Spalletti. "Faremo
una nuova azione risarcitoria di fronte a questi
ennesimi insulti e con i soldi che dovrà darci
pagheremo la retta delle scuole calcio ai
bambini della nostra città che non se la possono
permettere. Il tifo e il giornalismo sono una
cosa, le offese gratuite e la violenza verbale
sono ben altro e noi non le lasciamo passare".
Nell'ultimo video-diretta condiviso Vessicchio
afferma che "Firenze è una città indegna,
improponibile, razzista, vigliacca, è la fogna
d’Italia" e ancora "gli viene permesso di
portare l'inciviltà che è in città nello stadio
Franchi e nessuno prende nessun provvedimento.
Creiamo le condizioni che la vergogna della
città non venga portata anche allo stadio,
perché quella città è una città vergogna". Ma in
particolare a cosa fa riferimento Vessicchio ?
Su Facebook da ieri gira un video, e più spesso
una foto, in cui vengono mostrati un padre e un
figlio con addosso la maglietta del Liverpool.
Il riferimento è alla tragedia che si è
consumata nello stadio Heysel, di Bruxelles,
poco prima della finale di Champions League del
1985 tra Juve e Liverpool. Quel giorno 39
persone, di cui 32 italiane, morirono per il
crollo del muro che delimitava il settore Z a
seguito dalla fuga dei tifosi italiani che
cercavano di liberarsi dall'assalto dagli
hooligans inglesi. Non è chiaro se le foto e il
video che ritraggono i tifosi fiorentini con le
maglie del Liverpool siano state scattate
durante la partita di sabato. Come se tutto ciò
non bastasse su TikTok stanno girando numerosi
video in cui i tifosi juventini cantano un coro
misogino e antisemita, che non ha assolutamente
nulla a che fare con lo sport, con il calcio e
con il tifo. "Viola è il colore che odio è
quello che odio di più - gridano a gran voce i
bianconeri - gli sterilizziamo le donne così non
nascono più. Firenze è una patria di infami, la
odio da sempre perché i viola non sono italiani,
ma sono una massa di ebrei". A denunciare il
coro è stata anche l'assessora Sara Funaro che
su Twitter ha scritto: "Frasi vergognose e
inaccettabili. Lo dico da donna e da ebrea.
Quelli non sono tifosi, lo sport è disciplina e
rispetto: chi ha intonato quei cori deve essere
individuato e punito. La nostra memoria e le
donne devono essere rispettate". Il grande
problema dei social è che non è facile capire
quando i video sono stati registrati, in quanto
è visibile solo la data di quando sono stati
postati. Inoltre il coro non è la prima volta
che viene intonato, se così si può dire,
infatti, in una versione i tifosi sono a torso
nudo, ed è quindi verosimile pensare che possa
essere stato girato sabato durante
Fiorentina-Juventus, in altri indossano i
cappotti.
Fonte:
Firenzetoday.it ©
4 settembre
2022
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Firenze,
sotto il settore ospiti con il figlio
con la
maglia del Liverpool: è un avvocato
Il caso
esploso dopo che la foto è diventata virale.
Nell'immagine si vede il tifoso gesticolare
verso i supporter bianconeri con indosso la
maglia del club inglese, un insulto alla memoria
dei 39 morti nella tragedia dello stadio Heysel
di Bruxelles, il 29 maggio 1985.
La foto ha
fatto il giro del web scatenando un'ondata di
commenti indignati. Un uomo e un ragazzino con
la maglia del Liverpool e una sciarpa del club
inglese, a gesticolare sotto al settore ospiti
al termine di Fiorentina Juventus. Un insulto
alla memoria dei trentanove morti nella tragedia
dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio
1985 durante la finale di coppa dei Campioni
Juventus Liverpool, con un protagonista
insospettabile: si tratta infatti di un avvocato
del foro di Firenze, "incastrato" proprio dalle
immagini rimbalzate sui social. Gli steward
hanno fatto togliere i simboli del club inglese
a lui e al figlio: secondo quanto appreso, sul
caso ha avviato accertamenti anche la questura
per valutare eventuali provvedimenti.
Fonte:
Firenze.repubblica.it ©
5 settembre
2022
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LA
PROVOCAZIONE
Fiorentina,
avvocato tifoso viola con la maglia del
Liverpool
provoca gli
ultras della Juventus ricordando l’Heysel
di Tommaso
Loreto
Il tifoso:
"Sabato c’era anche Everton-Liverpool e mio
figlio fa collezione di magliette. Gli steward
mi hanno detto di smetterla".
La foto
che lo ritrae con la maglia del Liverpool, al
pari del figlio accanto a lui, è diventata in
fretta virale, adesso il tifoso della Fiorentina
pescato dalle immagini sugli spalti in occasione
di Fiorentina-Juventus rischia provvedimenti.
Protagonista della vicenda un avvocato del foro
di Firenze, che sulle colonne della Nazione ha
spiegato il suo gesto. "Non c’era né
premeditazione né provocazione, ho solo risposto
ai cori offensivi - racconta - poi ho anche
spiegato la storia delle 39 morti a mio figlio.
Lui colleziona magliette, ne ha 50. Anche di
Ronaldo alla Juve e del Pisa. E poi sabato c’era
anche Everton-Liverpool, il derby. Dopo pochi
minuti comunque si sono avvicinati due
steward, mi hanno detto di smetterla o sarebbero
potuti arrivare provvedimenti". La foto che
ritrae l’uomo ha creato parecchio scalpore per i
riferimenti alla finale di Coppa Campioni del
1985 tra Juventus e Liverpool quando 39 tifosi
bianconeri persero la vita nello stadio Heysel
di Bruxelles. Già sabato, comunque, gli steward
erano intervenuti facendo togliere i simboli del
club inglese. Sull’accaduto ha avviato
accertamenti anche la questura per valutare
eventuali provvedimenti.
Fonte:
Corrierefiorentino.corriere.it © 6 settembre
2022
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Fiorentina-Juve, emesso Daspo per il tifoso
viola che
esibiva la maglia del Liverpool
Due anni di
Daspo per il tifoso della Fiorentina che ha
esibito la maglia del Liverpool contro i
bianconeri, chiaro riferimento alla tragedia
dell’Heysel.
Come riporta
il Corriere dello Sport, l’operato della
Questura nei riguardi dei tifosi della
Fiorentina non accenna ad arrestarsi: dopo le
due misure di Daspo emesse per sostenitori viola
in seguito al diverbio a bordo campo con
Spalletti nel match contro il Napoli, è stato
infatti comminato un altro provvedimento della
stessa natura (e della durata di due anni) anche
per il supporter viola che sabato durante
Fiorentina-Juventus, andando sotto il settore
occupato dai tifosi ospiti, ha esibito la maglia
del Liverpool che rimandava in modo
inequivocabile, specie in presenza dei tifosi
bianconeri, alla strage dello stadio Heysel di
Bruxelles del 1985, dove persero la via 39
persone.
Fonte:
Fiorentina.it
© 9 settembre
2022
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Associazione
Quelli di … Via Filadelfia, lettera aperta di
Beppe Franzo
"Abbia
almeno l’umiltà e la coerenza di chiedere
scusa ai
famigliari delle vittime dell'Heysel"
Beppe Franzo,
presidente dell'Associazione Quelli di … Via
Filadelfia, ha scritto una lettera aperta
all'avvocato fiorentino ...
(NdR: Omissis), finito al
centro delle polemiche per alcune foto che lo
ritraevano allo Stadio Artemio Franchi
con sciarpa e maglia del Liverpool, in occasione
di Fiorentina-Juventus. Ecco di seguito la
missiva:
"Avvocato,
inizio col salutarla, perché reputo la cortesia
gesto nobile e antidoto alla villania. Potrei
disquisire intere giornate sulla valenza del
valore simbolico del gesto e sui suoi profondi
riflessi in ambito sociale. Qualche anno fa, in
un Fiorentina-Juventus al quale non potei
assistere, fui tra coloro che si prodigarono
perché in quell’evento la nostra tifoseria
dedicasse un coro ad Astori, da poco deceduto.
Un atto che rappresentò forse uno dei
maggiori momenti di superamento dell’odio
viscerale che divide da sempre le due tifoserie,
in nome di un sincero e profondo umano rispetto
alla immane tragedia della morte. Quella di un
giocatore spezzato nel fiore dei suoi anni, con
un futuro di rosee prospettive. Anche in
quell’occasione sui muri dello stadio Franchi
risaltavano scritte contro Scirea e un fatidico
numero, il 39 che, scritto in negativo, è
assurto a simbolo dell’odio e del
disprezzo. Tuttavia non ho mai rinnegato la mia
presa di posizione per i cori a favore di
Astori, perché i valori sono imprescindibili,
anche al cospetto di una miserabile provocazione
che indurrebbe a ben altro atteggiamento. Ho
giocato a Subbuteo ma non mi sono mai presentato
allo stadio con la divisa del Real Madrid, anche
se da sempre nutro una simpatia per questa
squadra. Se fossi andato sugli spalti in divisa
da aviatore o con la maglietta con la scritta
Lisbona ad un Derby, non avrei mai potuto
giustificarlo con la passione per l’aviazione o
con la golosità per i pastel de nata. I tifosi
utilizzano parole e simboli che danno origine a
un "linguaggio segreto", come argutamente e
sapientemente descritto da Desmond Norris nel
suo testo la "Tribù del Calcio". L’esposizione
di un oggetto, di determinati colori o di valori
numerici, è il linguaggio "esoterico" delle
gradinate. Piango nel mio cuore, vista la sua
posizione quale studioso di materie giuridiche,
che non abbia espresso scuse e fatto ammenda del
suo ridicolo e svilente comportamento,
giustificandolo viceversa con pretenziosi
sillogismi e penose cadute di stile. Non mi
reputo sollevato e compiaciuto dell’eventuale
Daspo che le verrà inflitto, perché ne sconto
ingiustamente uno. Reputo incomprensibile
daspare un soggetto dopo averne acconsentito
l’ingresso allo stadio con indosso quella
maglia. Come per il coro a ricordo di Astori, ho
sempre cercato di prodigarmi ad elevare la
qualità del tifo. Pur con i dovuti distinguo e
le eterne rivalità dei colori. Quella maglia e
quella sciarpa indossata a sberleffo e
provocazione è un gesto inequivocabile, al di là
del Subbuteo, del contemporaneo derby di
oltremanica e di ogni altra demenziale
giustificazione. Spero, al di là di ogni
ulteriore polemica, che abbia almeno l’umiltà e
la coerenza di chiedere scusa ai famigliari che
a distanza di anni piangono ancora sulle tombe
di quelle 39 vittime innocenti. Vittime tra le
quali vi era anche un bimbo di 11 anni, che
potrebbe aver avuto l’età di suo figlio".
Beppe Franzo
Fonte:
Tuttojuve.com
© 10 settembre
2022
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"Non capisco
come il mio gesto sia meritevole di due anni di
Daspo
Mi si
offende dimenticandosi gli striscioni bianconeri
contro Superga"
di Mattia
Sorbetti
Durante la
conferenza stampa ha preso la parola anche il
tifoso della Fiorentina
...
(NdR: Omissis), Avvocato
penalista protagonista del Daspo disposto dalla
Questura in seguito ai fatti di
Fiorentina-Juventus, facendo valere le proprie
ragioni riguardo all’accaduto: "Ringrazio i
presenti per la partecipazione. Mi ritrovo in
una situazione particolare, sono perplesso per
alcuni fattori che l’hanno determinata perché
come ho già indicato in una lettera informale al
Questore, non sono stato identificato
all’interno dello stadio. Quando ho garrito al
vento la sciarpa del Liverpool, poco dopo sono
accorsi due steward ammonendomi ed invitandomi a
non compiere più quel gesto perché avrei potuto
rischiare una sanzione. L’input arrivava dalla
Digos, ed io non ho più sventolato alcuna
sciarpa. Avevo anche quella del Torino, che ho
sempre indossato da decine di anni in occasione
delle partite con la Juventus, per il mio modo
di vivere il tifo e di associarmi ai fratelli
gemellati del Toro. L’Avv. poi ha aggiunto: "La
dinamica della mia condotta è particolare, ma
altrettanto quella delle forze dell’ordine. Ho
passato tutto il secondo tempo a sedere con mio
figlio che vestiva la maglia degli Azzurri
perché il caldo era aumentato. Su Firenze si era
scatenata la pioggia e non ero potuto ritornare
a casa a cambiarmi. Anzi, prima di avviarci
verso il Franchi siamo passati anche in un
negozio di abbigliamento così che gli potessi
ricomprare scarpe, pantaloni e felpa". Prosegue
quindi ...
(NdR: Omissis): "Se la maglia del Liverpool
aveva una valenza "istigatrice" della violenza
perché mi è stato consentito di tenerla per
tutta la durata della partita ? Il mio gesto di
"mostrare" la sciarpa in risposta ai cori,
avvenuto nel prepartita per pochi attimi, non
poteva quindi essere evitato ? Mi sono un po’
lasciato andare, ma non riesco a capire se il
gesto che ho fatto è davvero meritevole di 2
anni di Daspo. Mi pongo questa domanda da
cittadino. Ho girato tutta l’Australia con la
maglia della bandiera Aborigena, essendo da
sempre vicino alle minoranze etniche. Non ho mai
pensato di creare un problema, come non l’ho mai
creato alle forze dell’ordine, benché fosse mal
vista. Ho visto partite di tutti i campionati e
misure di questo tipo non ne conosco. La legge
la conosco invece. Il mio è stato un
comportamento da tifoso. Ora sono preoccupato,
meno per la mia salute perché mi trovo lontano
dall’Italia, ma dalle conseguenze che questa
situazione può comportare. Mi sono venute in
mente parole di Oriana Fallaci che in Rabbia e
Orgoglio si fa una domanda: "Perché avere
rispetto verso un qualcosa che non ti porta
rispetto ?" Io mi sono sentito non rispettato,
non vedo perché io non possa per un attimo
perdere le staffe e ripagare chi offende i
morti. Mi dispiace aver creato un problema di
immagine per la tifoseria viola. Cercherò di
trovare una modalità per dimostrare tutto
questo, quando me ne sarà data la possibilità".
Infine conclude sul Daspo: "Ho chiesto un
colloquio con un funzionario importante. Voglio
capire dove posso ritirare il Daspo. Vorrei che
fosse l’Avv. Alfano a ritirarlo per conto mio.
Al momento ho il timore di rientrare a Firenze
per via delle minacce. In questo momento è
divertente offendermi dimenticandosi la storia
della tifoseria juventina, che ha offeso i morti
di Superga ma anche lo scomparso presidente
viola Baretti, morto per un incidente aereo.
Ricordo gli striscioni fatti dai tifosi
bianconeri a riguardo, nel mio storico ne ho
viste e sentite di tutti i colori".
Fonte:
Fiorentinanews.it
© 12 settembre
2022
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Parla il
tifoso viola con la maglia del Liverpool:
"Non evocavo
l’Heysel. Guardavo i reds al pub"
"Indossavo
per caso la maglia del Liverpool il giorno del
match Fiorentina-Juventus. Non c’era alcun
intento di ricordare la tragedia di Heysel, in
occasione della partita di Champions League. Se
quella casacca aveva una valenza istigatrice
perché allo stadio Franchi mi hanno consentito
di tenerla ?". Lo ha detto il tifoso viola
immortalato al Franchi con la maglia del
Liverpool in occasione della partita contro la
Juventus. Il tifoso, un avvocato, ha ammesso di
essere venuto a conoscenza tramite stampa di
essere destinatario di un Daspo. E si difende:
"Ero stato in un pub con mio figlio per vedere
la partita del Liverpool. Poi ci ha colto la
pioggia e siamo andati direttamente al Franchi,
senza passare da casa a cambiarci. A mio figlio
ho acquistato vestiti nuovi, io ho tenuto la
casacca della squadra d’oltremanica", racconta
ai giornalisti in un incontro promosso dal suo
difensore Mattia Alfano. Il professionista ha
raccontato all’Ansa in una conferenza stampa, in
videocollegamento, di essere stato costretto a
fuggire all’estero a seguito delle minacce di
morte, arrivate via social e con sms sul
cellulare. E ancora: "Nel prepartita ho
sventolato la sciarpa del Liverpool in direzione
dei cori razzisti e discriminatori intonati
dalla tifoseria juventina verso la mia città e
la mia squadra. Mai avrei immaginato di ricevere
insulti e minacce di morte e di essere
sanzionato dalla questura. Conosco la legge e
pensavo di averla rispettata, tenuto conto che
il mio è un comportamento da tifoso e da
fiorentino che reagisce alle offese e ai cori
antisemiti di alcuni tifosi della Juventus". Il
suo difensore ha affermato che "appena
riusciremo a ritirare il Daspo alla questura,
presenteremo ricorso al Tar".
Fonte:
Sportface.it
© 12 settembre
2022
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"L’Heysel
non c’entra mi sento minacciato"
Il tifoso
viola identificato in curva con la maglia Reds
si è rifugiato all’estero.
"Indossavo
per caso la maglia del Liverpool il giorno di
Fiorentina-Juve. Non volevo ricordare la
tragedia di Heysel. Ma se aveva valenza
istigatrice perché me l’hanno fatta tenere ?".
Il tifoso viola, avvocato, ha ammesso di aver
saputo dalla stampa di essere stato colpito da
daspo per il comportamento allo stadio. "Ero
stato in un pub con mio figlio per vedere il
derby Everton-Liverpool di quello stesso giorno.
Ha piovuto forte, siamo andati al Franchi, senza
passare da casa a cambiarci. A mio figlio ho
acquistato vestiti nuovi, io ho tenuto la maglia
dei Reds", dice in un videocollegamento fissato
dal suo difensore Mattia Alfano (critico col
Daspo: "uno lo riceve senza potersi difendere.
Il mio assistito è stato costretto ad andare
all’estero per le minacce di morte, via social e
sul telefonino"). "Nel prepartita - continua il
tifoso - ho sventolato la sciarpa verso i
bianconeri per i loro cori razzisti e
discriminatori. Mai avrei immaginato di essere
daspato. Il mio è stato un comportamento da
tifoso e da fiorentino che reagisce a offese e
cori di alcuni tifosi della Juve". Il difensore
ha spiegato che "appena riusciremo a ritirare il
Daspo ricorreremo al Tar".
Fonte:
Lanazione.it
© 13 settembre
2022
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Heysel 1985
di Italia
Baresi
29 maggio
1985, Bruxelles, stadio Heysel. Prima della
finale di Coppa dei Campioni (precedente della
Champions League), i tifosi del Liverpool hanno
attaccato un settore di tifosi bianconeri.
Quello che segue è noto come il dramma
dell’Heysel. Con 39 morti e quattrocento feriti,
questa pagina resta una pagina nera nella storia
del calcio e del nostro Paese. Così nero che i
registi Hans Herbuts e Jan Verhein stanno
realizzando un documentario in sei parti,
rispettivamente. Il fatto che Canvas ora li
preceda con una serie in tre parti è ciò che il
giornalista sportivo e narratore Frank Raes
chiama coincidenza: "È totalmente spiegabile".
Perché dopo quasi quarant’anni il trauma delle
persone coinvolte - presidente compreso - non è
ancora svanito.
Quel giorno
mi sono distinto come giovane giornalista
radiofonico per BRT - Frank Raes: Nel pomeriggio
ho parlato con i tifosi di entrambi i club alla
Grand Place di Bruxelles, che festeggiavano
festosamente sotto gli occhi esultanti degli
agenti di polizia. Poche ore dopo stavo
intervistando Albert Rosens, segretario generale
della Federcalcio belga, poco prima del Settore
Z, poiché tutte queste persone erano state
investite dal panico per l’assalto di matrice
inglese. Non dimenticherò mai quella foto: una
sezione deserta della tribuna piena di vestiti
sbrindellati, borse e scarpe. Tonnellate di
scarpe.
È difficile
capire oggi che la partita sia continuata dopo.
La Juventus ha vinto, ma molti tifosi italiani
soffrono ancora per questa "Coppa del Sangue" -
Frank Raes: Se il campo di gioco non fosse stato
immediatamente svuotato, (il bilancio) sarebbe
ulteriormente aumentato. Ci sono storie che la
Juventus ha dovuto vincere per calmare le cose e
resta un mistero se i giocatori sapessero o meno
dei morti. Ovviamente lo sapevano, credo
comunque. Ma Platini, che ha esultato per il
calcio di rigore pochi istanti dopo (…) è molto
cinico se lo vedi adesso. In retrospettiva,
sembra semplice, ma all’epoca c’era il caos
ovunque ed è successo tutto molto rapidamente.
Le tue
conversazioni a Torino e Liverpool hanno
cambiato la tua visione dell’evento ? - Frank
Raes: Ora capisco meglio come funziona il
Liverpool come città e come club. A quel tempo,
il Liverpool soffriva molto del thatcherismo.
Quasi tutti i giovani erano disoccupati. I
tredici tifosi del Liverpool successivamente
condannati erano maschi di età compresa tra i
diciotto ei diciannove anni. L’ubriaco può
iniziare scherzosamente qualcosa di terribile,
ma non i criminali che picchiano a morte le
persone. Non dimentichiamo che le forze
dell’ordine inizialmente hanno respinto quegli
italiani che scappavano dalla loro postazione.
Sogno ancora quel giorno ? Non più adesso. Ma
questi ricordi riemergono ancora ogni tanto.
Fonte:
Tgcomnews24.com © 13 settembre
2022
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Offese su
Facebook le vittime dell'Heysel: insegnante
condannata
Lorentini:
"La vicenda processuale afferma un principio:
chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi
auguro che questa sentenza da adesso in poi
rappresenti un monito".
Chi offende
le vittime dell’Heysel paga. È questo il
risultato della storica sentenza del processo
svoltosi a Napoli e che si è concluso lo scorso
23 settembre. Processo nel quale era stata
rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista
...
(NdR: Omissis), per aver offeso le vittime
dell’Heysel nel 2015 attraverso un post scritto
su Facebook e confermando le sue parole nel
corso di trasmissione radiofonica di Radio24.
L’insegnante napoletana è stata condannata ai
lavori di pubblica utilità - avendo optato per
il rito alternativo della messa alla prova ai
servizi sociali per scontare la propria pena - e
a risarcire l’associazione fra i familiari delle
vittime dell’Heysel. "Per l’associazione è un
risultato importante - spiega il presidente
Andrea Lorentini, figlio di Roberto il medico
aretino morto nella tragedia di Bruxelles - e la
vicenda processuale afferma un principio: chi
offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro
che questa sentenza da adesso in poi rappresenti
un monito per tutti coloro che ancora oggi,
deliberatamente negli stadi o sui social,
offendono le 39 vittime di Bruxelles".
L’Associazione fra i familiari delle vittime
dell’Heysel, sin dalla sua fondazione, si è
posta tre obiettivi: curare e portare avanti la
memoria dell’Heysel;
fare incontri, seminari e workshop,
soprattutto in scuole e università, per
combattere la violenza nello sport; difendere in
ogni sede, anche legale, la memoria delle
vittime della strage di Bruxelles. "Perché la
memoria è la custodia del fuoco, non
l’adorazione della cenere".
Fonte:
Arezzonotizie.it © 5 ottobre
2022
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Juve,
insegnante offese le vittime dell'Heysel. Ecco
la condanna
di Francesco
Caremani
La donna,
che scrisse un post su Facebook nel 2015 e
ribadì tali offese in una trasmissione
radiofonica, risarcirà l'associazione dei
familiari.
Chi offende
le vittime dell’Heysel paga. È questo il
risultato della storica sentenza del processo
svoltosi a Napoli e che si è concluso il 23
settembre. Processo nel quale era stata rinviata
a giudizio l’insegnante e giornalista ...
(NdR: Omissis),
per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015
attraverso un post scritto su Facebook e aver
confermato tali offese in una nota trasmissione
radiofonica. L’insegnante napoletana è stata
condannata ai lavori di pubblica utilità -
avendo scelto il rito alternativo della messa
alla prova ai servizi sociali per scontare la
propria pena - e a risarcire l’Associazione fra
i familiari delle vittime dell’Heysel. "Per
l’Associazione è un risultato importante -
spiega il presidente Andrea Lorentini - e la
vicenda processuale afferma un principio: chi
offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro
che questa sentenza da adesso in poi rappresenti
un monito per tutti coloro che ancora oggi,
deliberatamente negli stadi o sui social,
offendono le 39 vittime di Bruxelles". Difesa
della memoria - Uno degli obiettivi
dell’Associazione, riportato anche nello
statuto, è quello di difendere in ogni sede,
anche legale, la memoria di coloro che persero
la vita il 29 maggio 1985. Perché la memoria è
la custodia del fuoco, non l’adorazione della
cenere: "Utilizzeremo quel denaro in parte per
l’attività dell’Associazione e in parte lo
devolveremo in beneficenza - sottolinea
Lorentini. Colgo l’occasione per ringraziare
l’avvocatessa Simona Donnini che ci ha seguito
nella vicenda processuale con attenzione e
puntualità".
Fonte:
Tuttosport.com
© 6 ottobre
2022
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Insultò le
vittime dell’Heysel: "Se la sono andata a
cercare"
Condannata
prof napoletana anti-juventina
di Monica
Pucci
La docente è stata condannata a scontare lavori
di pubblica utilità e a risarcire i familiari
delle vittime dell'Heysel.
"Se la sono
andata a cercare…", concludeva quel post del
2015 la professoressa ...
(NdR: Omissis), tifosa del
Napoli ma soprattutto anti-juventina, becera e
accecata dalla fede calcistica, al punto
dall’insultare le vittime della strage nello
stadio di Bruxelles che nel 1985 provocò 39
morti tra i sostenitori della squadra
bianconera. La prof napoletana condannata a
lavori di pubblica utilità per le offese sulla
strage dell’Heysel. La docente, all’epoca
titolare di un dottorando in Germanistica
all’università La Sapienza e supplente
all’istituto "Anna Baldino" di Barano d’Ischia
(ruoli dai quali dovette dimettersi a seguito
delle polemiche) è stata condannata a scontare
lavori di pubblica utilità e a risarcire i
familiari delle vittime dell’Heysel dal
tribunale di Napoli per l’accusa di offese. La
sentenza risale a due settimane fa ma a rendere
noto l’esito della vicenda processuale, è stato
Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione
familiari vittime dell’Heysel e figlio di
Roberto, medico di Arezzo che la sera del 29
maggio del 1985 trovò la morte assieme ad altri
38 connazionali negli
*scontri e nel fuggi fuggi
generale causato dagli hooligans del Liverpool.
La denuncia e la condanna dopo l’iniziativa
delle associazioni di familiari delle vittime
dell’Heysel. "Chi offende le vittime dell’Heysel
paga, Mi auguro che questa sentenza da adesso in
poi rappresenti un monito per tutti coloro che
ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui
social, offendono le 39 vittime di Bruxelles",
ha poi commentato Andrea Lorentini. "Per
l’associazione è un risultato importante, sin
dalla sua fondazione ci siamo posti tre
obiettivi: curare e portare avanti la memoria
dell’Heysel; fare incontri, seminari e workshop,
soprattutto in scuole e università, per
combattere la violenza nello sport; difendere in
ogni sede, anche legale, la memoria delle
vittime della strage di Bruxelles". Nel post su
Fb, la ...
(NdR: Omissis) scriveva, testualmente: "Non
vogliono farci andare allo Juventus Stadium
perché si cacano sotto. E fanno bene, perché se
ci girano le palle qua succede la seconda
edizione dell’Heysel (per la cronaca io di
quella gente non ho pena perché penso che se la
siano andati a cercare)".
Fonte:
Secoloditalia.it
©
6 ottobre
2022
*Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel
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Memoria
storica
Il sito che
ricorda il dramma dell'85 allo stadio Heysel
"L’etica è
la cura"
di Marco
Ortelli
Un sito per
non dimenticare. Si chiama Sala della Memoria
Heysel www.saladellamemoriaheysel.it ed è stato
creato nel 2009 da Domenico Laudadio. Torinese
(NdR: barese) tifoso della Juventus, 58enne, ha
ancora stampate nella mente le immagini TV della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e
Liverpool del 29 maggio 1985: tifosi disposti
dagli organizzatori "sciaguratamente" nella
stessa curva, una carica degli hooligans
inglesi, vie di fuga inaccessibili: 39 morti e
oltre 600 feriti. "Quella sera ero davanti alla
televisione, a casa di amici. Un evento
drammatico di proporzioni così gigantesche da
non poter essere comprensibile nella sua
profondità. Io stesso rimasi come ipnotizzato da
qualcosa che ho rimosso subito d'istinto". Dopo
24 anni da quella tragedia, perché una Sala
Virtuale Multimediale ? "Per due ragioni. Il
pentimento di aver esultato anche solo un
istante levando un pugno al cielo, incrociando
una macchina strombazzante con la bandiera
bianconera (non me lo sono mai perdonato). In
secondo luogo, davanti al fallimento di una
petizione popolare nel 2008 che proponeva alla
Juventus Football Club (presidenze Cobolli
Gigli-Blanc) una sala museo della Memoria nel
nuovo stadio in costruzione a Torino". E dopo 37
anni, come vede la situazione italiana delle
"curve" ? "Ci dovrebbero essere canali aperti di
dialogo fra gruppi delle curve, società sportive
e Federazione. Due vizi capitali lo impediscono:
quello delle istituzioni del calcio che non
hanno mai voluto legittimare istituzionalmente
il riconoscimento di questi gruppi della
tifoseria organizzata e quello degli stessi
ultras che rivendicano una propria ideologia
identitaria dello scontro fisico fra le fazioni
anteponendolo all'amore per la propria squadra".
Quali gli antidoti alla violenza ? Per Domenico
Laudadio occorre partire da lontano. "La
violenza è concepita nel momento in cui i
genitori iscrivono i bambini alle scuole calcio
e li incitano ad un tipo di sport
esasperatamente cinico e competitivo. Non si
picchiano fra loro soltanto gli ultras, ma anche
i genitori nei campetti di periferia. Il "virus"
parte da molto lontano. L'etica dell'educazione
civico-sportiva è la medicina che lo
stroncherà...".
Fonte:
Corriere del Ticino (La Domenica)
©
14 Novembre
2022
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La strage
dell’Heysel, una pagina triste della storia del
calcio
di Damiano
Lestingi
Nell’immaginario collettivo si ricordano due
grandi tragedie calcistiche: quella del Grande
Torino e la strage dell’Heysel. Quest’ultima
avvenne il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di
Bruxelles, poco prima del fischio d’inizio della
finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus
di Michel Platini e il Liverpool. Se sulla carta
le tifoserie erano organizzate e divise
equamente su fronti opposti dello stadio, nella
pratica molti sostenitori bianconeri occuparono
una parte della curva sud, settore riservato
agli inglesi. Il divisorio era affidato a delle
sottili e basse barre metalliche
(NdR: in realtà
una recinzione da giardino). Gli hooligan
inglesi e alcuni infiltrati del Chelsea (sembra
alcuni headhunter), cominciarono a spingere in
direzione degli juventini, i quali cercarono di
scappare verso il campo e verso le poche uscite
a disposizione. Nella ressa la polizia belga si
trovò estremamente impreparata a tale caos.
Cominciò a usare i manganelli per respingere le
migliaia di tifosi che volevano scappare dalle
risse innescate dai tifosi inglesi. La
conseguenza fu un arretramento pericoloso verso
un muro di cinta opposto alla curva degli
inglesi. Il muro cedette per il troppo peso e
centinaia di tifosi, per lo più italiani, si
trovarono schiacciati l’uno sopra l’altro. La
polizia belga chiamò in soccorso un reparto
"celere" che non era nemmeno di presenza allo
stadio e, quando arrivò, si trovò davanti una
scena terrificante. Corpi ammassati, centinaia
di feriti sanguinanti e decine di migliaia di
persone in stato di shock. Gli stessi giocatori
della Juventus e del Liverpool usarono i
microfoni dell’impianto per cercare di calmare
gli animi esagitati ma senza grande successo.
L’inizio della partita fu sospeso per circa 90
minuti ma si decise di giocare ugualmente alle
21.40 circa. La maggior parte delle emittenti
televisive boicottarono la trasmissione
dell’evento, oscurando la voce o non
trasmettendo le immagini. Il radiocronista Bruno
Pizzul, voce storica del calcio italiano, si
trovò a commentare la partita "in tono il più
neutro, impersonale e asettico possibile" (dirà
poi). La partita si decise con un gol di
Platini. Nei giorni dopo la tragedia ci furono
molte proteste provenienti da ogni parte della
società italiana. Gli stessi calciatori ammisero
di non aver capito cosa stesse accadendo. Tutti
i club inglesi furono sanzionati dalla UEFA a
non partecipare ad alcuna coppa internazionale
per anni. Il tifo inglese, nonostante i divieti,
non si fermò, e il 15 aprile 1989, allo stadio
inglese di Hillsborough, in una situazione
simile all’Heysel, avvenne la più grande
tragedia calcistica
(NdR: in Europa) con la
morte di 96 persone. L’evento è ancora oggi poco
ricordato poiché fu una partita interna di
campionato inglese. La strage dell’Heysel,
tuttavia, ha permesso l’inizio di un percorso
che ha condotto la UEFA a sottoscrivere norme
severe per la sicurezza degli stadi e pesanti
sanzioni per il tifo violento.
Fonte:
Laprovinciadicivitavecchia.it
©
15 dicembre
2022
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