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ARTICOLI HEYSEL 2022
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2022
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ARTICOLI STAMPA HEYSEL 2022
 

Lunedì si rivedranno: nel 1987 la partita ad Anfield con i pompieri inglesi.

La sfida per l’Heysel tra vigili del fuoco: insieme, 35 anni dopo

di Massimiliano Nerozzi

Abituati a salvare vite, quella volta i vigili del fuoco di Torino tentarono di lenire i dolori dei cuori, devastati dalla tragedia dell’Heysel, la notte del 29 maggio 1985: 39 morti, la stragrande maggioranza italiani, e 600 feriti, attorno a quella che avrebbe dovuto essere una festa e non una strage, Liverpool-Juventus, finale di Coppa dei Campioni. Nel maggio di due anni dopo, su invito della "Merseyside fire brigades", i pompieri di Liverpool, i colleghi del comando di corso Regina Margherita andarono in Inghilterra, per una sfida amichevole, ad Anfield, e uno scambio professionale: a 35 anni da quell’incontro, quei vigili del fuoco si ritroveranno lunedì prossimo, su iniziativa dell’ingegner Giuseppe Amaro, uno di loro e che ora, con la sua GAe Engineering, si occupa di strategie antiincendio e sicurezza. Poco più di una ventina di ragazzi (all’epoca), e signori oggi, due dei quali ancora in servizio, che nell’ottobre dello stesso anno, il 1987, ricambiarono, ospitando in città i pompieri inglesi. È stata l’occasione per rispolverare i ricordi, e i cimeli, di un’iniziativa che, insieme ad altre, tentò di riavvicinare le due città, separate da un dolore indicibile: "Attraverso incontri tra esponenti di una categoria tra le più impegnate a salvaguardare l’integrità e la vita dei cittadini - scrisse per l’occasione l’avvocato Maria Magnani Noya, prima sindaca di Torino - possono emergere valide indicazioni per assicurare interventi sempre più validi ed efficaci". Tant’è che, dopo la tragedia dell’Heysel, qualcosa cambiò, come riassume Amaro: una nuova normativa prima dei Mondiali del 1990, che poi cambierà ancora nel 1996, stadi diversi e il ritorno dei vigili del fuoco all’interno degli impianti. Di quelle sfide tra pompieri - sul prato vinsero entrambe le volte gli inglesi - i torinesi conservano alcuni doni: il casco giallo, la campanella della caserma e il gagliardetto del Liverpool. Al ritrovo, lunedì, ci sarà anche Agatino Carrolo, attuale comandante dei vigili del fuoco della città. Confronto sulla sicurezza - Alla chiamata degli inglesi, i colleghi torinesi risposero con entusiasmo, volando a Liverpool e giocando poi ad Anfield: con spirito di "pace e amicizia", i pompieri si scambiarono esperienze professionali, confrontando le rispettive procedure d’intervento e le conoscenze. Nel menù della visita ci fu anche la cerimonia in municipio e un ricevimento nella sede dei Reds. Nel giugno seguente, arrivò sotto la Mole una delegazione della città inglese, tra cui il sindaco Hugh Dalton e il vescovo anglicano David Sheppard. Con moglie e figlioletti in braccio c’era anche John Welsh, l’uomo che a Bruxelles salvò otto italiani, aiutandoli a uscire dalla calca della folla. A metà ottobre, l’altra sfida tra pompieri, al vecchio Comunale, dopo una tappa alla Pininfarina e alla sede della Juve, per un saluto all’allora presidente, Giampiero Boniperti. Fonte: Torino.corriere.it © 27 aprile 2022

 

Con Chiodarelli si parla dei morti dell’Heysel

Il 16 maggio alla Casa del Mantegna incontro per la rassegna Alla fine dei conti.

MANTOVA - Oggi 16 maggio alle 18.30 alla Casa del Mantegna si terrà l’ultimo appuntamento della rassegna "Alla fine dei conti": l’incontro intitolato "Sport e Thanatos" sarà un excursus su eventi che hanno visto intrecciarsi morte ed eventi sportivi. Elena Alfonsi presenterà Michele Chiodarelli, segretario del Coni di Mantova dal 2005 al 2013. Il suo intervento toccherà la storia dello sport segnata da vicende drammatiche che sono impresse nella memoria collettiva, non solo degli appassionati e dei tifosi: la tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles nel 1985 (giocava la Juventus), la morte per malattia di Paolo "Pablito" Rossi, eroe del Mundial 1982 in Spagna, e la vicenda umana di Ayrton Senna, grande pilota di Formula Uno, icona dell’automobilismo, morto l’1 maggio 1994. G.S. Fonte: Gazzettadimantova.gelocal.it © 16 maggio 2022

 

Heysel, 37 anni dopo: il Torino si stringe forte alla Juventus

Come ogni anno da quel "maledetto" 29 maggio 1985, i granata ricordano le 39 vittime di Bruxelles, inviando un messaggio di vicinanza al club bianconero.

TORINO - "Anche questa sera, come ogni anno, i nostri pensieri sono rivolti alle vittime della tragedia dell’Heysel", così il Torino attraverso i suoi profili social ufficiali ha voluto esprimere la sua vicinanza ai "cugini" della Juventus, che oggi, 29 maggio 2022, ricordano dopo 37 anni le 39 innocenti vittime dell'assurda tragedia di Bruxelles, in occasione della finale dell'allora Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool. Un'espressione di solidarietà da subito diventata "tradizione", proprio perché sentita visceralmente a livello cittadino. Fonte: Tuttosport.com © 29 maggio 2022

 

Fiorentina: "Heysel, il rispetto non conosce colori"

Il club viola ricorda la strage di 37 anni fa sui propri profili social.

FIRENZE - "29 Maggio 1985 - 29 Maggio 2022. Il rispetto non conosce colori". La Fiorentina ha voluto ricordare con queste parole, corredate dall'hashtag #Heysel sul proprio account Twitter ufficiale, la strage avvenuta 37 anni fa nel corso della finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus avvenuta nell'impianto sportivo belga. Fonte: Corriere dello Sport © 29 maggio 2022

 

La strage dell’Heysel: il dramma di Juventus-Liverpool - 29 maggio 1985

Il 29 maggio 1985 si giocò la tragica finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel, dove persero la vita 39 persone.

Spesso quando si parla di calcio restano impresse nell’immaginario collettivo, serate magiche ed imprese memorabili. Purtroppo però ci sono anche alcune pagine buie, che vorremo solo poter cancellare, ma che invece restano lì, marchiate a fuoco nella memoria comune, ad eterno ricordo degli errori commessi e a doloroso promemoria per non commetterne più. Uno dei casi più eclatanti è quello che riguarda la triste sera del 29 maggio 1985. Nella capitale belga di Bruxelles si gioca la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Il teatro della gara è lo stadio Re Baldovino, ribattezzato Heysel nel secondo dopo guerra. Questa designazione desta molte perplessità: come potrebbe quell’impianto obsolescente e antiquato contenere la distruttiva furia degli hooligans inglesi? Infatti non può, e complice anche la negligenza della polizia belga quella scelta costò la vita di 39 persone. Il tutto accade circa un’ora prima del fischio d’inizio. Un gruppo di tifosi del Liverpool carica quelli che risiedevano nel Settore Z, destinato ai tifosi italiani non organizzati e ad alcuni neutrali. L’impeto degli inglesi porta un gruppo di persone ad ammassarsi contro il muro che però non riesce a reggere il troppo peso e quindi cede di schianto. È subito chiaro a tutti che la situazione è gravissima: a fine serata il bilancio conterà 39 vittime, 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Tuttavia, nonostante questa tragedia si decide di giocare lo stesso la finale, che inizierà con più di un’ora di ritardo. Così in un’atmosfera irreale è la Juventus ad imporsi per 1-0 grazie al gol realizzato su calcio di rigore dal francese Michel Platini. I bianconeri si portano a casa la prima Coppa dei Campioni della loro storia, ma la gioia per il trionfo viene offuscata e infine annichilita del cordoglio per le vite andate perdute in quella maledetta sera. Fonte: JuventusNews24 © 29 maggio 2022

 

28-31 MAGGIO 2022

La Juventus (e non solo) fa memoria

della tragedia che costò la vita a 39 persone

di Massimiliano Sciullo

Furono oltre 600 le persone ferite nei disordini prima della finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Questa mattina in Regione un reading ha ricordato quanto accaduto ripercorrendo alcuni passi del volume scritto da Emilio Targia e Gianluca Casadei.

"Trentasette anni fa, l’Heysel. Il ricordo è eterno". Con queste parole, sui suoi canali social, la Juventus oggi fa memoria della tragedia avvenuta nel 1985 (proprio il 29 maggio) a Bruxelles, in Belgio. La Juventus era lì per giocarsi la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool (gli stessi inglesi usciti sconfitti ieri nella finale di Champions contro il Real Madrid) e a causa di *scontri e disordini morirono 39 persone, di cui 32 italiane e ne rimasero ferite oltre 600. Una vicenda rimasta nella mente e nei cuori di tutti, juventini e non, e che questa mattina in Regione è stata commemorata anche con un reading di "Quella notte all'Heysel" di Emilio Targia e Gianluca Casadei. Il sindaco Stefano Lo Russo, insieme all'assessore regionale Maurizio Marrone, ha partecipato alla cerimonia di commemorazione nella piazzetta intitolata proprio alle Vittime dell'Heysel e una cerimonia si è tenuta anche a Grugliasco, nel giardino dedicato alle persone che hanno perso la vita in quella tragedia. Tra i personaggi più attivi sui social, anche Claudio Marchisio ha postato alcune immagini legate alla vicenda dell'Heysel scrivendo "29 maggio 1985, una data che non dovrà mai essere dimenticata". Anche la Fiorentina, tramite il suo account ufficiale, ha twittato "29 Maggio 1985 - 29 Maggio 2022. Il rispetto non conosce colori". Anche l'account ufficiale dell'Avellino fa memoria di questa data così dolorosa: "Una pagina triste per uno degli sport più belli del mondo. Il Partenio custode del monumento, realizzato da Giovanni Spiniello, dedicato alle 39 persone che persero la vita". Fonte: Torinoggi.it © 29 maggio 2022 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel

 

Cucchi: "Il 29 maggio è sempre un giorno triste,

non dimentico nulla di quelle immagini"

di Martino Cozzi

Sul proprio account Twitter, Riccardo Cucchi ha ricordato così la tragedia dell'Heysel: "Non ho dimenticato nulla di quelle immagini, e delle parole, misurate ma colme di incredulità e orrore, di Pizzul in TV e Ameri alla radio. Quei corpi ammassati e calpestati, la gioia per una partita trasformata in terrore e morte. Il #29maggio è sempre un giorno triste. #Heysel". Fonte: Tuttojuve.com © 29 maggio 2022

 

L'US Avellino ricorda l'Heysel

"Per non dimenticare", la scultura al "Partenio"

di Carmine Quaglia

L'opera fu presentata al pubblico nel pre-gara dell'amichevole Italia - Germania Ovest.

Avellino - Il mondo del calcio, ma non solo, ricorda la tragedia dell'Heysel, avvenuta poche ore prima della finale di Coppa dei Campioni 1985 tra la Juventus e il Liverpool, vinta dai bianconeri (1-0), che causò la morte di 39 persone con un bilancio di oltre 600 feriti. L'Unione Sportiva Avellino commemora le vittime con un post pubblicato in mattinata sulla pagina ufficiale twitter. "Trentasette anni fa avveniva la tragedia dell’Heysel. Una pagina triste per uno degli sport più belli del mondo. Il Partenio custode del monumento, realizzato da Giovanni Spiniello, dedicato alle 39 persone che persero la vita". Il riferimento è alla stele posizionata tra la Curva Nord e la Tribuna Montevergine dello stadio "Partenio-Lombardi", che fu presentata al pubblico il 5 febbraio 1986, a poco meno di un anno dalla tragedia, nel pre-gara dell'amichevole tra l'Italia e la Germania Ovest, disputata proprio nell'impianto sportivo di contrada Zoccolari. L'opera fu benedetta dal vescovo di Avellino, il monsignore Pasquale Venezia. Fonte: Ottopagine.it © 29 maggio 2022

 

Vlahovic ricorda le vittime dell'Heysel

di Benedetta Demichelis

Dusan Vlahovic, tramite una Instagram Stories, ha voluto ricordare le 39 vittime della tragedia dell'Heysel: "Il nostro dovere è quello di ricordare. Per rispetto di chi non c'è più, per far sì che queste cose non accadano più! +39 Heysel", ha scritto il numero 7 juventino. Fonte: Tuttojuve.com © 29 maggio 2022

 

Accadde Oggi: i 39 morti della Strage dell’Heysel

di Raffaello Lapadula

Il 29 maggio 1985, 39 persone persero la vita prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool in quella serata tristemente passata alla storia come la Strage dell'Heysel.

Il 29 maggio 1985 è una data che non ci si può dimenticare, la notte più buia del calcio europeo, quella della strage dell’Heysel. Strage che si verificò poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, dove morirono 39 persone, di cui 32 italiane, con oltre 600 persone ferite. Circa un’ora prima del fischio di inizio del match i tifosi inglesi, i cosiddetti hooligans, cominciarono a travolgere il settore dello stadio dove i tifosi italiani erano situati. Si creò una violenta folla che neanche le autorità belghe riuscirono a placcare. Strage dell’Heysel: la dinamica - Nella ressa alcuni tifosi si lanciarono nel vuoto per evitare di essere schiacciati, altri cercarono di scavalcare per riuscire a raggiungere il settore confinante. Ma il caos era davvero estremo. Il muro ad un certo punto cadde per il troppo peso, molti tifosi rimasero schiacciati, calpestati e uccisi nella corsa verso l’uscita. I tifosi juventini, che erano seduti negli altri settori dello stadio, rimasero sbalorditi e si rivolsero ai giornalisti in tribuna stampa per telefonare in Italia e rassicurare i familiari. Non erano ancora del tutto consapevoli di quello che fosse accaduto. Si contarono 39 morti e circa 600 feriti. Alle ore 21 e 40, dopo circa un’ora e mezza di rinvio, si decise di disputare comunque il match. La decisione la presero la UEFA e le forze dell’ordine belghe nonostante le sollecitazioni da parte dei tifosi bianconeri di non disputarlo. La Juventus vinse la partita con un gol di Michel Platini, e conquistò una Coppa dei Campioni impossibile da festeggiare. I giorni successivi dall’Heysel - Alcuni giocatori furono attaccati da parte dei mass media, tra cui anche Michel Platini, per aver esultato per la vittoria. Il giorno seguente, lo stesso calciatore, quando tutti vennero a conoscenza dei numeri della tragedia, si scusò. Alcuni dirigenti bianconeri si recarono a fare visita ai feriti ricoverati in ospedale, mentre nelle camere mortuarie allestite all’interno di una caserma, i parenti delle vittime furono accolti dal Re del Belgio. La UEFA, nelle settimane successive, decise di escludere le squadre inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe europee. Un provvedimento che durò fino al 1990: la colpa dell’incidente fu infatti attribuita ai tifosi del Liverpool, e 34 persone furono arrestate. Fonte: Calcioinpillole.com © 29 maggio 2022

 

37 anni dopo l'Heysel a Parigi sfiorata un'altra tragedia: i retroscena

di Fabrizio Piccolo

Come nell'85 per la finale Juventus-Liverpool, la sfida di Champions di ieri al Parco dei Principi ha rischiato di fare tante vittime: centinaia i feriti.

Nella sua lunga carriera ha vissuto da inviato importanti eventi come i Giochi Olimpici, i Giochi del Mediterraneo e gli Europei di Calcio. Ha collaborato con importanti agenzie di stampa e quotidiani nazionali. Se fosse un calciatore, sarebbe sicuramente l’uomo d’ordine (e il capitano in pectore). Per Virgilio Sport cura specialmente la sezione dedicata al Calcio. Chi oggi volesse far visita all’ex stadio Heysel, oggi ribattezzato "Re Baldovino, a Bruxelles troverebbe solo una targa marroncina che commemora i nomi delle 39 vittime di quell’assurda tragedia che si consumò esattamente 37 anni fa, il 29 maggio del 1985, prima della finale dell’allora coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Scene strazianti e indimenticabili quelle che tutti videro, allo stadio o in tv, per quella che avrebbe dovuto essere solo una festa del calcio. Per motivi di ordine pubblico la partita si giocò e la Juventus fu "costretta" ad alzare la coppa insanguinata al cielo dopo aver battuto i Reds ma quella ferita non è stata mai curata. Ieri però, prima della finale di Champions tra Liverpool e Real Madrid, si è corso il rischio di una nuova strage di innocenti.

Heysel, il ricordo della Juventus 37 anni dopo - La triste ricorrenza a 37 anni di distanza dall’Heysel è stata oggetto di un comunicato commemorativo della Juventus che sul suo sito scrive: "Quando la memoria va a una tragedia incredibile, come quella che il 29 maggio del 1985 si verificò all’Heysel, in occasione della finale di Coppa dei Campioni che contrapponeva la Juve al Liverpool, le emozioni si accavallano. Ci sono i ricordi di chi era lì, quella sera, e che difficilmente da allora è riuscito a guardare una partita di calcio con la stessa gioia e la stessa serenità, perché il giorno dell’Heysel è uno di quelli che segna un prima e un dopo. C’è l’orrore di chi magari nemmeno era ancora nato allora, ma quando guarda quelle immagini, in un documentario, o su Internet, stenta a credere che siano vere, che siano successe. C’è poi il dramma, sempre vivo, delle trentanove famiglie che quella notte videro la loro vita cambiare. Le famiglie delle vittime, a cui non smetteremo mai di stringerci, nel pensiero e nel ricordo, oggi e tutti i giorni. Perché l’Heysel è un ricordo che dura - e deve durare - per sempre".

A Parigi si è rischiata una nuova Heysel, cosa è successo - Ieri però si è rischiato il bis. Tra errori di disorganizzazione, lacune della polizia inglese come di quella francese, problemi logistici e quant’altro si è creato un caos prima dell’inizio della gara tra Liverpool e Real Madrid a Parigi che ha determinato lo slittamento del fischio d’inizio della partita di 36′. Moltissimi tifosi del Liverpool, tanti dei quali regolarmente muniti di biglietto, non erano riusciti ad entrare. Il problema, come è stato spiegato alla fine della partita da una nota dell’Uefa, è nato dai tanti biglietti falsi fra i tifosi del Liverpool: i tornelli d’ingresso non si sono aperti bloccando il flusso d’ingresso. La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni e urticanti per disperdere gruppi di tifosi che stavano tentando di entrare. In precedenza, prima dell’intervento delle forze dell’ordine, una ventina di tifosi erano riusciti a scavalcare i cancelli. Il problema è che non si è fatto nulla per proteggere chi era in possesso del prezioso tagliando e lo sbandierava davanti agli ingressi nella speranza che gli steward permettessero loro di accedere all’impianto.

A Parigi 68 arresti e quasi 250 feriti per la finale di Champions - Il bilancio, provvisorio, parla di 68 arresti nei pressi dello Stade de France e delle fan zone, in merito gli incidenti che hanno segnato lo svolgimento della finale di Champions con oltre 238 persone sono state soccorse per ferite. Il Liverpool ha chiesto un’inchiesta all’Uefa per gli incidenti di Champions - Il Liverpool ha chiesto ufficialmente alla Uefa di aprire un’inchiesta per far luce su quello che è accaduto. La nota ufficiale del club: "Siamo estremamente delusi dalla rottura del perimetro di sicurezza e dai problemi di accesso allo stadio che i tifosi del Liverpool hanno dovuto affrontare questa sera allo Stade de France. Questa è la più grande partita del calcio europeo e i tifosi non dovrebbero vivere le scene a cui abbiamo assistito stasera. Abbiamo ufficialmente chiesto un’indagine formale sulle cause di questi problemi inaccettabili". Paganini accusa i tifosi del Liverpool e l’Uefa per incidenti di Champions - Sui social è un fiorire di reazioni tra cui spicca lo sfogo del giornalista della Rai Paolo Paganini che su twitter scatena la polemica: "La Premier League sarà anche il campionato più bello ma i tifosi inglesi vedi in particolare quelli del Liverpool non cambieranno mai, purtroppo. E le istituzioni del calcio lo dovrebbero sapere bene, molto bene. Mai successo nella storia che sia stata ritardata una finale di champions. Ma come si fa? Siamo a Parigi non in Congo. Ma la Uefa se la fa qualche domanda o no? Nemmeno al torneo dei bar si vedono queste cose". Fonte: Sport.virgilio.it © 29 maggio 2022

 

29 MAGGIO 1985: FRAMMENTI DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

di Marcello Gagliani Caputo

Me la ricordo ancora quella maledetta sera. Insieme ai miei due fratelli più grandi avevamo aspettato quella partita per tutta la stagione, eravamo nervosi, esaltati, frementi di vedere scendere in campo Platini e Boniek, di ammirare i miracoli di Tacconi, le sgroppate di Tardelli, l'eleganza di Scirea. Tutti, davanti alla televisione, a spellarci le mani per l'ansia e l'emozione, ma poi, improvvisamente, attoniti, senza parole, con gli occhi sbarrati e l'incredulità di tre ragazzini tifosi della Juventus fin dalla nascita. Le immagini spaventose che si susseguivano senza un apparente significato, la voce dei Bruno Pizzul, preoccupato e sgomento, le facce dei tifosi spaventati, terrorizzati da ciò che gli stava succedendo. Poi lui, il tifoso inglese che a bordo campo si becca una pietra sulla testa, lanciata chissà da chi. La sua fronte sanguinante, i cordoli dei poliziotti, le notizie sempre più drammatiche raccontate da voci increduli e angosciate, il muretto crollato e i corpi inermi di uomini, donne, bambini stesi dappertutto, gli hooligans in preda all'esaltazione dell'alcool.

La voce di Gaetano Scirea, quello struggente e drammatico "giochiamo per voi" che, ogni volta, mi provoca una lacerazione terribile, pensando anche al destino infame che è stato riservato al nostro grande capitano e numero 6. Frammenti che ancora oggi, a 37 anni di distanza, riaffiorano nella mia mente ogni volta che penso all'Heysel e alla Coppa dei Campioni. Allora aveva appena 10 anni, ero un bambino come tanti, già tifosissimo della Juventus, da buon meridionale a cui il calcio, almeno quello che conta, aveva sempre dato troppo poco. Cercavo nei miei fratelli una parola di spiegazione e di conforto per quello che stavamo vedendo, inorriditi e scioccati, incapaci di capirne il motivo. Poi la partita, surreale, il rigore di Platini, la sua esultanza, quasi stonata e fuori luogo, seppur in pochi, in quei momenti, sapevano già cosa realmente fosse accaduto e il giro di campo a fine partita, seguito con le lacrime agli occhi, ma non di gioia.

Dopo la finale di Bilbao di cui non avevo ricordi e quella di Atene, per cui ne avevo soltanto pochi, credevo che quella sera potesse essere la mia prima volta, tanto attesa e desiderata, ma rovinata dalla follia di un manipolo di pazzi assassini, senza volto, senza nome e senza anima. Quella sera non la dimenticherò mai, ogni tanto sento le lacrime spingere soltanto alla vista di una foto, sarà la ferita che mi porterò sempre dentro, come ogni tifoso juventino che era davanti alla tv o allo stadio. L'inizio, anzi la continuazione, di un'inspiegabile maledizione che continua a perseguitarci ancora oggi, a quasi 40 anni da quella infame partita. Un sacrificio inspiegabile di 39 vite che speravano solo di guardare una bella partita, di veder vincere la Juventus, di vedere alzare a Michel Platini quella Coppa tanto desiderata quanto già sfuggente e diffidente nei nostri confronti. I ricordi sono importanti nella nostra vita, servono per farci andare avanti, a insegnarci a vivere meglio, a riscattarci e a trovare quello che abbiamo sempre cercato. Spero anche io, un giorno, di trovare quello che cercavo quel 29 maggio del 1985, ovvero il motivo di tutto questo dolore. Fonte: Iobianconero.it © 29 maggio 2022

 

Accadde oggi: Heysel e Riflessioni

di Marco Murri

Oggi 29 maggio mi sono accorto, per caso, che indosso la t-shirt comprata all'hard rock cafè di Bruxelles qualche anno fa: ebbene proprio in questa data, che quasi mi stava passando oltre senza che la degnassi, ricorre il tragico anniversario della strage dell'Heysel: tanto si è scritto e detto riguardo a quel giorno. Io però, che altre volte ho espresso il mio pensiero, volevo solo ribadire quanto quel giorno, sebbene fossi nato da poco, successivamente grazie ai racconti di mio papà e a tutti documenti che ho visto, mi dia sempre una forte commozione. Se ci penso realmente e mi immedesimo, mi viene da piangere: ho sempre cercato di raccontarlo, lo facevo a scuola, l'ho fatto con degli amici, addirittura quando andai a Bruxelles con la mia allora fidanzata, le raccontai di quella tragica sera, di quanto mi emozionasse il solo parlarne. Mi misi a piangere davanti a lei. Ecco, io non mi sento più un tifoso juventino come lo ero un po' di tempo fa, ma sono cicatrici come queste che mi danno la dimensione del mio senso di appartenenza a questi colori: non potrò mai non dirmi juventino, fosse anche solo per quello che mi è stato tramandato e trasmesso di quella sera. Perciò, per piacere, quando puntate il dito contro i protagonisti involontari di quello strazio, dicendo che non avrebbero dovuto giocare, gioire, festeggiare, accettare i premi... documentatevi su quanto quella finale abbia lacerato le loro vite da sportivi e non: provate a immedesimarvi, e forse vi accorgerete che se hanno gioito forse lo hanno fatto alla fine di uno strazio dal quale volevano estrarre un premio bello e pulito da regalare a tutti coloro che da quella sera di maggio non ci sono più. Quella Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 è e sarà per sempre un effetto personale di tutti quei defunti, da conservare con tanto, tantissimo amore. Fonte: Il Nobile Calcio (Pagina Facebook) © 29 maggio 2022

 

29 maggio 1985: la strage dello stadio Heysel

di Simone Balocco

Il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, allo stadio Heysel di Bruxelles, muoiono 39 persone a causa della violenza degli hooligans e dell’inadeguatezza dello stadio e del suo servizio d’ordine, trasformando quell’impianto in un campo di battaglia trasmesso in diretta televisiva mondiale.

Bruxelles considerata la capitale dell’Europa, avendovi sede la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio europeo e diverse istituzioni internazionali (NATO, Consiglio d’Europa, Gruppo Stati Africa Caraibi Pacifico). Dal punto di vista calcistico, la capitale belga ha ospitato finora quattro finali di Coppa dei Campioni, quattro di Coppa delle Coppe, una di Coppa Uefa, la finale dell’Europeo 1972 e cinque partite degli Europei (in parte) casalinghi del 2000. La Jupiler Pro League, il massimo campionato nazionale, è un campionato di livello basso la cui realtà più vincente è l’Anderlecht ma il fiore all’occhiello è la Nazionale dei Diavoli rossi, terza al Mondiale di Russia 2018 e numero 1 del ranking FIFA tra il novembre 2015 ed il marzo 2016 e dal settembre 2018 al marzo 2022. La città di Bruxelles si lega ad un evento luttuoso: mercoledì 29 maggio 1985, allo stadio Heysel, sito nell’omonimo quartiere ad un centinaio di metri dall’Atomium, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, a causa delle intemperanze degli hooligans ed un servizio di sicurezza non all’altezza della situazione, muoiono trentanove persone (di cui trentadue tifosi italiani) e oltre seicento persone sono ferite. Nessuno, da allora, dimentica cosa successe quella tragica sera di fine maggio in uno degli stadi più prestigiosi d’Europa.

La settima finale europea dell’Heysel. Il cammino delle finaliste.

Per la finale della Coppa dei Campioni (stagione 1984/1985), la Federcalcio europea, la UEFA, assegna a Bruxelles l’onore di ospitare il match finale: teatro dell’evento, lo stadio Heysel che, in pochi anni, si vede assegnare tre finali di Coppa dei Campioni (1958, 1966 e 1974), tre di Coppa delle Coppe (1964, 1976 e 1980) e la finale di andata di Coppa Uefa Anderlecht-Benfica del 4 maggio 1983. Inaugurato nel 1930 per festeggiare i 100 anni della nascita del Belgio e capace di contenere 60mila persone, l’Heysel ospita ancora una volta l’atto conclusivo della coppa più importante a livello di club europei: da un lato i campioni d’Europa in carica del Liverpool, alla quinta finale di Coppa Campioni in nove stagioni, e dall’altro la Juventus, già finalista nel 1973 e nel 1983. Le due squadre si affrontano per la seconda volta in cinque mesi: il 16 gennaio 1985 al "Comunale" di Torino giocano la finale di Supercoppa europea della stagione precedente. A vincere è la Juventus (detentrice della Coppa delle Coppe) nella celebre "partita del pallone rosso" perché, a causa di una copiosa nevicata su Torino e tutta Italia in quelle settimane, non si può giocare con il "solito" pallone bianco-nero. La Juventus giunge in finale dopo aver eliminato i finlandesi del Ilves, gli svizzeri del Grasshoppers, i cecoslovacchi dello Sparta Praga ed in semifinale di campioni di Francia del Bordeaux. Il Liverpool di coach Joe Fagan vola a Bruxelles dopo aver avuto la meglio su Lech Poznan, Benfica, Austria Vienna ed i greci del Panathinaikos in semifinale. Per entrambe, la finale dell’Heysel è l’apice della stagione: la Juventus chiude al sesto posto in campionato ed eguaglia il peggior piazzamento dalla stagione 1961/1962, il Liverpool al secondo posto in First Division dietro ai "cugini" dell’Everton. Per entrambe, vincere significa dare un senso alla loro stagione. Il calcio di inizio della finale è fissato per le ore 20:15 di mercoledì 29 maggio 1985. Arbitro dell’incontro, lo svizzero André Daina.

ORE 18:30, LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA

Il giorno prima della finale, Bruxelles è piena di supporters di entrambe le squadre, ma gli animi sono diversi: se gli italiani sono festanti e sobri, l’approccio inglese pone diversi problemi di ordine pubblico con i tifosi d’Oltremanica ubriachi, molesti e che bivaccano, sporcano e compiono addirittura una rapina in una gioielleria. Nonostante tra alcuni supporter delle due squadre c’è una sorta di amicizia culminata con lo scambio delle sciarpe, la gestione dei tifosi del Liverpool è molto complicata, ma questo è un problema che l’Europa "sportiva" ha da diversi anni perché la maggior parte dei tifosi inglesi non è composta da tifosi come gli altri: la maggior parte appartiene alla frangia "hooligans", un’altra cosa rispetto al tifo normale da stadio. Sono violenti, alcolizzati, cattivi e sia in patria quanto all’estero sono un serio problema di ordine pubblico, nonché un pericolo. La gendarmeria di Bruxelles ha sin da subito difficoltà nella gestione dell’ordine pubblico. La paura di molti è che si possano ripete i tafferugli e le cariche come a Roma l’anno precedente prima della finale di Coppa dei Campioni tra il Liverpool e la Roma. Per di più, lo stadio Heysel presenta alcuni problemi strutturali perché decadente e fatiscente in alcune sue parti, mostrando crepe e calcinacci sparsi. Insomma, uno stadio inadeguato per ospitare il grande happening di una finale della Coppa dei campioni. La UEFA dà il suo placet. I cancelli dello stadio si aprono nel tardo pomeriggio, come di consueto molto prima del calcio di inizio fissato alle ore 20:15. Alle ore 18:30 molti tifosi colorano lo stadio Heysel con sciarpe e bandiere delle loro squadre. L’Heysel è diviso in sei settori più due tribune opposte: 23mila tifosi bianconeri sono inseriti nei settori ("bloc") M, N e O (curva Sud), mentre i 17mila inglesi vanno nel X e nel Y (curva Nord). In quei cinque settori sono sistemati i tifosi "schierati". Tra il settore X e la tribuna nord-ovest c’è un settore assegnato a tifosi di nessuna appartenenza alle due squadre per un totale di 6mila persone. Quel settore, è il settore Z. I settori X e Y presentano un problema: la fase pre-filtraggio ha grosse lacune e nel settore riescono ad entrare anche altri ottomila tifosi sprovvisti di biglietto. La maggior parte di questi sono hooligans. Ma anche il settore Z presenta problemi: a causa di errori nella ripartizione dei "pacchetti", vi prendono posto migliaia di tifosi juventini. Sono tutti provvisti di regolare biglietto, ma non sono tifosi neutrali ed è pericoloso che tifosi juventini siano così vicini a quelli inglesi. I tifosi inglesi notano subito i tifosi con sciarpe e bandiere bianconere ed iniziano i primi problemi. I tifosi inglesi, già alterati dall’assunzione di tanto alcool e con intenzioni poco pacifiche, iniziano a un fitto lancio di oggetti contundenti verso il settore Z ed iniziano ad ondeggiare verso la rete che divide i due settori. I gendarmi a tutela della divisione dei due settori sono solo cinque. Cinque poliziotti per controllare un settore dove la maggior parte dei tifosi inglesi sono hooligans. In tutto lo stadio ci sono ottantacinque gendarmi e un centinaio nelle zone limitrofe. Ci sono pochi poliziotti in borghese e una trentina a cavallo: a Roma, l’anno precedente, oltre 5mila poliziotti sono impegnati per la tutela dell’ordine pubblico. I poliziotti belgi sono per nulla equipaggiati in caso di emergenza. E l’emergenza è lì in divenire.

ORE 19:30, MORTE E ORRORE ALL’HEYSEL

I tifosi del Liverpool vogliono intimidire, provocare: vogliono fare il "take an end" (prendere la curva), ma alla provocazione i tifosi juventini non rispondono ed il motivo è semplice: i tifosi juventini del settore Z non sono ultras, ma tifosi normalissimi. Non hanno intenzione, nel caso, di sfidare gli inglesi. Alle ore 19:15, dopo diversi ondeggiamenti, la rete che divide i "bloc" X e Z è divelta, i tifosi inglesi entrano nel settore avverso. I tifosi del settore Z, impauriti, temono per la loro incolumità e si dirigono tutti verso l’unica via di uscita del settore. I tifosi del settore Z non sono tifosi violenti, ma gente per bene che non vuole scontrarsi con gli hooligans e, per paura, scappa verso l’uscita. Altri si lanciano nella pista di atletica che circonda il campo. I tifosi inglesi lanciano di tutto ed hanno in mano spranghe e cocci di bottiglie di birra. Si assiste a gente che spinge, gente che cade per terra, gente schiacciata, gente che si aggrappa a ciò che trova per salvarsi. La calca fa cadere un muro che si porta con sé tantissimi tifosi per oltre 15 metri di altezza che si feriscono in maniera grave. La porta di uscita è larga un metro e mezzo: una sola via di uscita, per di più piccola, per seimila spettatori. Seimila spettatori che si accavallano tra loro cercando di salvarsi. Alle 19:30 la polizia belga, contattata dal servizio d’ordine dello stadio, entra nello stadio con oltre venti minuti di ritardo. I poliziotti, agitati ed in stato di impreparazione, manganellano i tifosi nella pista di atletica e pensano che sono loro i colpevoli del disastro. Giusto per aizzare ancore gli animi, alcuni tifosi juventini dei bloc M-N-O, non capendo bene costa stia succedendo nella parte opposta entrano nella pista di atletica e si dirigono verso i settori inglesi dove ingaggiano una rissa con i gendarmi e con i tifosi inglesi. Ad un certo punto è esposto lo striscione "Reds animals" che viene mostrato in diretta televisiva. Urla, pianti, imprecazioni e sangue caratterizzano quei momenti: si iniziano a contare i morti che sono portati, via via, alla camera mortuaria dell’ospedale militare di Bruxelles. Fuori dall’Heysel si montano tende da campo per aiutare le persone ferite. Sono le ore 19:45 di mercoledì 29 maggio 1985: alle ore 20:15 c’è il calcio d’inizio della finale. Impossibile che la partita si giochi. O no ?

ORE 21:40 LE SQUADRE ENTRANO IN CAMPO. LA VITTORIA DELLA JUVENTUS E LA COPPA MOSTRATA AL PUBBLICO

I giocatori delle due squadre dagli spogliatoi hanno notizie frammentate e alle 20:30 alcuni giocatori della Juventus si dirigono verso il settore Z per tastare il dramma e parlare con i tifosi. La situazione dentro l’Heysel è caotica e confusionaria. Anche i giocatori del Liverpool fanno lo stesso e si dirigono verso i loro supporters. I tifosi chiedono ai giocatori se la partita si gioca o meno e loro non lo sanno perché non dipende da loro. La Juventus, per bocca del Presidente Boniperti, non vuole giocare la partita ma è obbligata a farlo: non giocare la partita avrebbe quasi sicuramente creato ancora più problemi di ordine pubblico con la sicura vendetta dei tifosi juventini contro gli inglesi. E la tragedia sarebbe potuta diventare ancora maggiore. In una sala della tribuna a decidere se la partita si giochi o meno ci sono il borgomastro di Bruxelles, Hervé Brouhon; Robert Paels, commissario del servizio d’ordine dell’Heysel; Robert Barnaert, comandante della gendarmeria di Bruxelles; Jacques Georges e Hans Braumgartner, Presidente e vice-Presidente della UEFA; il Presidente della Federcalcio italiana, Federico Sordillo; due ministri italiani (Gianni de Michelis e Franco Nicolazzi), oltre ai presidenti delle due squadre. La Juve vuole però una partita vera. Nessuna amichevole in attesa che la vera finale si giochi in un’altra situazione ambientale: chi vince, alza la coppa. Il Liverpool esprime lo stesso concetto. Nessun giocatore, anche per rispetto verso le vittime, non può dire "no, io non gioco". Nessuno vuole prendersi responsabilità se giocare o meno la partita: a dare l’ok sulla decisione di giocare la partita ci pensa Robert Barnaert. Intorno alle ore 21:15, i due capitani, Gaetano Scirea e Phil Neal, leggono un comunicato ed annunciano che la partita si gioca, rincuorando tutti i presenti all’Heysel: "La partita verrà giocata per consentire alle forze dell’ordine di organizzare al termine l’evacuazione dello stadio. State calmi, non rispondete alle provocazioni. Giochiamo per voi". Alle ore 21:40, le squadre scendono in campo e l’arbitro Daina, cinque minuti dopo, fischia il calcio di inizio in un clima surreale visto che durante le azioni di gioco si inquadra, per forza di cose, il settore Z che è un campo di battaglia. Alcune tv straniere decidono, per rispetto verso i morti e i feriti, di non trasmettere la finale o di mostrare le immagini dell’incontro senza la telecronaca. Bruno Pizzul, telecronista della Rai inviato all’Heysel, racconta le fasi di gioco in maniera neutrale e distaccata perché contrario al fatto che il match si giochi. La polizia belga circonda la pista di atletica che divide spalti e campi: c’è il timore che qualcuno possa invadere il campo. A vincere è la Juventus che si impone 1-0 grazie al rigore segnato da Platini per fallo di Gillespie su Boniek al 56’. Dal dischetto, il numero 10 bianconero non fallisce e, superato Grobbelaar, si lascia andare ad un’esultanza sfrenata. Il rigore, come si scopre alla moviola, è concesso molto generosamente in quanto il fallo sull’attaccante polacco è avvenuto lontano dall’area di rigore. La Juventus vince, al terzo tentativo, la sua prima Coppa dei Campioni: dopo due cocenti sconfitte, i bianconeri alzano al cielo la loro prima "coppa dalle grandi orecchie" e diventano la prima squadra a vincere le quattro coppe europee per club (Coppa Uefa, Coppa delle Coppe, Supercoppa europea e Coppa dei Campioni). A dicembre, poi, il club torinese rappresenta la UEFA nella finale di Coppa Intercontinentale a Tokyo. La Juventus è anche la terza squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni dopo Milan e Inter. La cerimonia di premiazione non si effettua, come di consueto, in pompa magna in campo, ma negli spogliatoi. I giocatori della Juventus a fine cerimonia escono e mostrano la coppa ai loro tifosi. Per le strade italiane, i tifosi juventini sono in strada a festeggiare con migliaia di caroselli. Il giorno dopo le pagine di tutti i quotidiani sono dedicate alla strage e ai morti sugli spalti del settore Z dello stadio Heysel. Quanti sono i morti degli incidenti ? Chi sono ? Quanti anni hanno ? Da dove provengono ? Di chi è la colpa della strage sugli spalti ?

L’ELENCO DELLE VITTIME E GLI STRASCICHI GIUDIZIARI

Le vittime della strage dell’Heysel sono trentanove, di cui trentadue italiani, quattro belgi, due francesi ed un irlandese. Trentotto persone muoiono sugli spalti, una in ospedale due mesi e mezzo dopo. Sono trentasei uomini, due donne italiane ed un bambino italiano. I loro nomi sono: Rocco Acerra, 28 anni - Bruno Balli, 50 anni - Alfons Bos, 35 anni - Giancarlo Bruschera, 35 anni - Andrea Casula, 10 anni - Giovanni Casula, 43 anni - Nino Cerullo, 24 anni - Willy Chielens, 41 anni - Giuseppina Conti, 16 anni - Dirk Daeneckx, 27 anni - Dionisio Fabbro, 51 anni - Jaques François, 45 anni - Eugenio Gagliano, 35 anni - Francesco Galli, 24 anni - Giancarlo Gonnelli, 45 - Alberto Guarini, 21 anni - Giovacchino Landini, 49 anni - Roberto Lorentini, 31 anni. Barbara Lusci, 58 anni - Franco Martelli, 22 anni - Loris Messore, 28 anni - Gianni Mastroiaco, 20 anni - Sergio Bastino Mazzino, 37 anni - Luciano Rocco Papaluca, 37 anni - Luigi Pidone, 31 anni - Benito Pistolato, 50 anni - Patrick Radcliffe, 38 anni - Domenico Ragazzi, 44 anni - Antonio Ragnanese, 29 - Claude Robert, 30 anni - Mario Ronchi, 42 anni - Domenico Russo, 26 - Tarcisio Salvi, 49 anni - Gianfranco Sarto, 46 anni - Amedeo Giuseppe Spolaore, 54 anni - Mario Spanu, 41 anni - Tarcisio Venturin, 23 anni - Jean Michel Walla, 32 anni - Claudio Zavaroni, 28 anni. La rabbia ed il dolore avvolgono l’Europa calcistica. Come è possibile disputare una finale di Coppa dei Campioni in uno stadio per nulla idoneo ad ospitare una manifestazione così importante ? Perché la gestione dell’ordine pubblico è così deprecabile ? Come è possibile lasciare solo cinque gendarmi a controllare la divisione tra due settori ? Perché il servizio d’ordine non ha capito subito la tragedia e la polizia arriva solo a strage avvenuta ? Soprattutto, come è possibile fare entrare ottomila hooligans senza biglietto ? Nei giorni successivi iniziano le indagini per identificare gli autori della strage. Grazie all’aiuto delle telecamere, diversi tifosi inglesi sono arrestati. I referti medici dicono che i tifosi sono morti per morte accidentale, soffocamento e asfissia. Il processo inizia nel 1990 e alla sbarra ci sono "solo" venticinque hooligans. Di questi, undici saranno assolti e quattordici condannati a cinque anni di reclusione. Il processo termina nella primavera del 1991. I tifosi inglesi dicono che sono stati provocati dai tifosi juventini del settore Z: nessuno crede alla loro linea difensiva. Si scopre, durante gli interrogatori ed il processo, che tanti tifosi inglesi entrano allo stadio armati e ci sono anche tifosi infiltrati di altre squadre inglesi che si uniscono ai Reds con chiari intenti violenti. Si scopre poi che alcune salme sono scambiate e le autopsie sono fatte in fretta e furia. A pagare non sono solo gli hooligans, ma anche vertici istituzionali: sono rinviati a giudizio il segretario della Federcalcio belga, Robert Roosens, il capo della gendarmeria Michel Konsier ed il capitano Mahieu. Grazie al "Comitato Vittime Heysel", sono condannati a tre mesi con condizionale e al pagamento di 500 franchi Mahieu; il capo della Federcalcio belga Roosens è condannato a 6 mesi e tremila franchi di multa; il vice-Presidente UEFA, Hans Braumgartner "prende" tre mesi con la condizionale.

Il Belgio per almeno dieci anni è interdetto dall’ospitare eventi sportivi. Addirittura il problema Heysel arriva anche nel parlamento belga: Charles Ferdinand Nothomb, allora Ministro degli Interni, è invitato a dimettersi per responsabilità oggettiva nella gestione della polizia. Non si dimette in quanto asserisce che la colpa della strage non è della polizia, ma del borgomastro di Bruxelles, Hervé Brouhon, perché lo stadio è comunale e spetta ai gendarmi di Bruxelles gestire l’ordine pubblico. Il governo presieduto da Wilfried Martens si dimette in autunno e Nothomb diventa successivamente vice e poi presidente della Camera dei Rappresentanti. Anche la UEFA emette le sue condanne: per cinque anni, a partire dalla stagione 1985/1986, tutte le squadre inglesi sono squalificate dalle coppe europee ed il Liverpool ha una stagione in più da scontare. Per questo motivo non si disputa la finale di Supercoppa europea perché a sfidare la Juventus campione d’Europa c’è l’Everton (l’altra squadra di Liverpool) vincitore della Coppa delle Coppe. La Juventus è punita con la squalifica di due turni a porte chiuse da scontare nella successiva Coppa dei Campioni: squalifica poi tramutata in un turno solo a porte chiuse perché i torinesi chiedono, ed ottengono, di giocare dal primo turno e non dagli ottavi di finale come spetterebbe loro. Per il calcio inglese, la squalifica è una batosta non solo economica, ma anche di prestigio: il Liverpool è primo nel ranking europeo ed il calcio inglese conta fino a quel momento otto vittorie in Coppe dei Campioni, cinque in Coppa delle Coppe e cinque in Coppe Uefa in totale. Il calcio d’Oltremanica è il migliore al Mondo, ma dinanzi a questa tragedia il ranking non conta: tutte fuori per cinque stagioni consecutive, indistintamente. Come se non bastasse, l’allora governo britannico presieduto da Margareth Thatcher usa il pugno di ferro contro gli hooligans, promuovendo una serie di leggi che reprimono la violenza e vietano la somministrazione di alcool prima, durante e dopo gli eventi calcistici. Per l’Inghilterra, la strage dell’Heysel è un’onta. A distanza di anni, è controversa anche la festa di alcuni giocatori juventini a fine partita con il giro del campo con la Coppa dei Campioni mostrata ai tifosi. Marco Tardelli chiede scusa per quei festeggiamenti e dice sempre che quella coppa non gli appartiene, mentre "Zibì" Boniek ha rifiutato il premio partita per rispetto verso i morti. Molti criticano anche Platini per l’esultanza successiva al gol: perché festeggiare quando davanti al settore dove hai segnato è successa una strage ? È criticata anche la Juventus che, una volta atterrata a Caselle, conscia del fatto di sapere del numero di morti e dei feriti, mostra festante la Coppa dei Campioni dalla scaletta dell’aereo. (NdR: Questa scena fu severamente criticata all'epoca da molti, in particolare dal giornalista Candido Cannavò che intitolò il suo pezzo scrivendo "Juventus, giù quella Coppa" il 30.05.1985 sulla Gazzetta dello Sport)

COSA RIMANE OGGI DI QUELLA TRAGICA SERATA

I vertici calcistici ed istituzionali europei decidono di usare il pugno di ferro contro tifosi violenti e la gestione degli impianti. Il 19 agosto 1985, a Strasburgo, si adotta la "Convenzione europea sulla violenza e i disordini degli spettatori durante le manifestazioni sportive, segnatamente nelle partite di calcio": si stabiliscono diversi punti come la cooperazione tra le polizie europee in vista di eventi sportivi, maggiori controlli sulle vendite dei biglietti e divieto di vendita di bevande alcooliche, oltre al maggior controllo e alla sicurezza all’interno degli stadi. Fino al 15 aprile 1989, la strage dell’Heysel è la sesta più grave accaduta sugli spalti europei per numero di vittime: quel giorno accade la più grave tragedia in uno stadio europeo, la strage di Hillsborough prima della semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest. L’evento luttuoso è simile, per certi versi, a quello dell’Heysel perché nello stadio di Sheffield entrano più tifosi del Liverpool rispetto a quanti ne può contenere il settore a loro dedicato, il West Stand. La polizia e l’organizzazione dell’evento decidono di far entrare tutti i tifosi Reds in quel settore. Come a Bruxelles, la calca è enorme e tantissimi tifosi sono schiacciati contro le barriere metalliche poste a delimitare quel settore. Novantasei tifosi muoiono schiacciati e altri seicento rimangono feriti. La strage di Sheffield è considerata "figlia" di quella di Bruxelles perché ha visto la morte di persone innocenti; c’è stata una disorganizzazione incredibile; la polizia ha sbagliato in pieno la tutela dell’ordine pubblico. Se dopo la strage dell’Heysel è emanata la Convenzione, dopo i fatti di Hillsborough il governo inglese istituisce il "rapporto Taylor" che, praticamente, estirpa il fenomeno hooligans in Inghilterra. Il problema hooligan è nel tempo limitato e nel 1996 l’Inghilterra ospita l’Europeo, anche se negli anni molti tifosi inglesi in trasferta si macchiano di atti violenti e deprecabili.

Anni dopo la strage del 29 maggio 1985, lo stadio Heysel ha subito diverse modifiche e ristrutturazioni e dal 1995 è intitolato a re Baldovino: l’anno dopo ospita la finale di Coppa delle Coppe tra Paris Saint Germain e Rapid Vienna, primo evento calcistico successivo ai tragici eventi del settore Z del "fu" Heysel. Il 7 marzo 1990 il Milan è la prima squadra italiana a tornare a giocare all’Heysel (quarti di finale di Coppa dei Campioni contro il Malines). Baresi depone un mazzo di rose nell’ex settore Z, piovono fischi. L’impianto di Bruxelles ospita poi alcune partite dell’Europeo belga-olandese del 2000 ed il 14 giugno 2000, prima di Belgio-Italia, la Nazionale azzurra depone una corona di fiori in ricordo delle 39 vittime sotto la lapide posta a loro imperitura memoria. Vi presenziano l’allora capitano azzurro, Paolo Maldini, l’allora capitano della Juventus, Antonio Conte, ed il capitano belga Lorenzo Staelens. Da quel 29 maggio 1985, Juventus e Liverpool si affrontano solo una volta, nei quarti di Champions League, diciannove anni dopo la tragedia: il 5 aprile 2004 ad Anfield Road, la Kop, la curva del tifo del Liverpool, espone una coreografia in ricordo dei fatti dell’Heysel con la scritta "amicizia" (in inglese), ma dai tifosi bianconeri le scuse ed il gesto non sono apprezzati. In ricordo delle vittime e per la loro tutela legale, il 2 marzo 1986 Otello Lorentini, presente quella sera all’Heysel dove perde il figlio Roberto, un giovane medico che, nonostante la certezza di salvarsi, torna tra la folla per aiutare un bambino e rimane schiacciato dalla ressa, fonda il Comitato Vittime Heysel sciolto una volta terminato il processo contro la UEFA. Oggi al suo posto c’è l’Associazione famiglie vittime dell’Heysel, nata nel 2015 e presieduta dal nipote di Lorentini, Andrea, figlio di Roberto, che aveva 3 anni quando perse il padre sugli spalti del settore Z. Scopo dell’associazione: avvicinare le famiglie e tenere viva la memoria delle vittime e della strage. Roberto Lorentini, per il suo sacrificio, è medaglia d’argento al valore civile.

Alla strage sono dedicati libri, documentari, monologhi teatrali, brani musicali e diverse città italiane dedicano alle vittime dell’Heysel ceppi in diversi parchi comunali (Grugliasco, Savigliano, Portomaggiore, Reggio Emilia, Puianello), vie e piazze (Torino, Camerano, Eboli, Rutigliano, Codogno, Arezzo), campi sportivi (Mesagne, Todi, Moncalieri), targhe e lapidi negli stadi e negli antistadi cittadini (Meda, Arezzo, Avellino, Noto, Reggio Emilia). È presente in ricordo delle vittime una lapide ad Anfield Road, stadio del Liverpool, nel museo della Juventus e nella sede della stessa squadra bianconera. Ad Anfield le targhe sono tre: due all’interno del museo del club e la terza all’esterno dello stadio cittadino, inaugurata nel 2010 alla presenza di due giocatori in campo all’Heysel, Phil Neal e Sergio Brio. In onore delle vittime si è giocata anche la partita amichevole tra Belgio ed Italia il 13 novembre 2015. Teatro dell’incontro, il Re Baldovino ovvero il vecchio Heysel: in quell’occasione è ritirata in maniera simbolica la maglia numero "39" della Nazionale in ricordo delle vittime della strage del 29 maggio 1985 avvenuta proprio dentro quell’impianto. Il sogno di ogni tifoso di calcio è vedere la propria squadra del cuore disputare una finale di Champions League e vedere il proprio capitano alzare al cielo la coppa più bella e prestigiosa di tutte. Trentadue tifosi italiani juventini, quattro belgi, due francesi ed un irlandese, non hanno visto capitan Scirea alzarla al cielo di Bruxelles perché morti. Morti dalla calca provocata dal non-tifo di pseudo-tifosi che con il calcio non c’entrano nulla e in uno stadio che non doveva ospitare un evento come la finale di Coppa dei Campioni. Sono passati trentasette anni dai fatti del 29 maggio 1985 e questo lasso di tempo non cancella la rabbia ed il dolore per le vittime e ciò che successe prima del calcio di inizio di quella maledetta finale di Coppa dei Campioni. Una tragedia in un luogo che non dovrebbe mai essere teatro di tragedie ma solo di feste, passioni ed emozioni: lo stadio. Stadi che vedono molto spesso cori e striscioni esposti dalle tifoserie avverse alla Juventus per dileggiare i morti dell’Heysel. Tragedie come quella dello stadio Heysel sono indimenticabili: 39 vittime per colpa di tifosi scellerati e scalmanati sono un affronto alla sportività e al rispetto delle vite umane. Quella finale che doveva essere un sogno è diventato un incubo in una calda sera di fine maggio e che ha cambiato il concetto di andare allo stadio. Fonte: Fattiperlastoria.it © 29 maggio 2022

 

Tragedia dell’Heysel, 37 anni fa la strage che sconvolse il mondo

di Dario De Fenu

Il 29 Maggio sarà sempre ricordato come un giorno triste, quello in cui ben 39 persone hanno perso la vita a poche ore dal fischio di inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Il calcio ci ha sempre regalato momenti di gioia e felicità ma ha anche avuto, nella sua storia, parentesi orribili, impossibili da dimenticare e che ogni giorno toccano il cuore di tutti noi che continuiamo a stringerci attorno alle vittime dell’Heysel. Un disastro che rimarrà nella storia, causato da una cattiva organizzazione ed una pessima gestione dello stadio di Bruxelles che è letteralmente crollato con la presenza dei tifosi diventando un vero e proprio campo di battaglia. Due tra le società calcistiche più titolate di sempre, Juventus e Liverpool condivideranno per sempre questo triste episodio. I due club, come sempre, non mancano di ricordare le vittime dell’Heysel con continue iniziative e gesti di solidarietà verso le famiglie vittime della strage. A distanza di 37 anni da quel giorno è ancora difficile e doloroso raccontare il fatto che fu sicuramente facilitato da una gestione non proprio impeccabile della situazione da parte delle forze dell’ordine.  La tragedia avvenuta in Belgio ha inevitabilmente accelerato quel processo che oggi rende gli impianti sportivi estremamente sicuri ed affidabili. Gli stadi storici sono stati ristrutturati, ed i nuovi creati con materiali super resistenti che garantiscono grande affidabilità anche nelle situazioni più affollate. Da brividi i racconti dei sopravvissuti alla strage che, a distanza di anni, evidenziano come il tutto sia avvenuto in pochissimi secondi, ma che già dall’inizio si notasse la poca stabilità dei muretti che dividevano i vari settori dell’impianto di Heysel. Nella tragedia assoluta è sicuramente splendida la vicinanza che Juventus e Liverpool hanno sempre dimostrato, le due società continuano a ricordare con tanto dispiacere il bruttiamo episodio che li ha, loro malgrado, coinvolti a poche ore dal fischio di inizio della finale di Coppa dei Campioni. Tutti noi ci stringiamo in un grande abbraccio verso una delle pagine più brutte e tristi dell’intera storia del calcio mondiale. Fonte: Nanopress.it © 30 Maggio 2022

 

Heysel la memoria vive

di Paolo Pirisi

La tragedia 31 anni dopo: commemorazione con le istituzioni, la Juve e le associazioni dei tifosi. "I 39 angeli non hanno avuto giustizia: avranno sempre un posto speciale nel nostro cuore".

TORINO - Era il momento del silenzio e del dolore. La ferita dei 39 morti dell'Heysel è ancora viva, così come il ricordo di una strage che si è portata via troppe persone innocenti. La notte del 29 maggio 1985 non è stata dimenticata. Ieri Torino ha celebrato una ricorrenza sempre struggente. In Piazzetta Vittime dello stadio Heysel si è tenuto il consueto cerimoniale: prima sono intervenute le istituzioni all'interno della Biblioteca Italo Calvino, poi sono stati scanditi i nomi dei morti in Belgio. Uomini e donne che hanno perso la vita all'interno di uno stadio, assistendo alla finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool. Il primo a prendere la parola è stato Gianluca Pessotto, in rappresentanza del club bianconero: "Ancora oggi quella dell'Heysel viene ricordata come una delle pagine più brutte nella storia dello sport. Il nostro obbligo è quello di ricordare persone che volevano soltanto vedere una finale europea della Juventus e che invece non sono tornate a casa. Vogliamo mantenere vive queste persone e fare in modo che le istituzioni si adoperino affinché queste disgrazie non accadano più. Abbiamo visto prima di Real Madrid-Liverpool, fuori dallo stadio, quanto sia sottile la differenza fra una pagina bella e una brutta: bisogna essere bravi a prevenire eventi tragici come quelli dell'Heysel". I 39 angeli, ribattezzati così da Pessotto, sono parte integrante della storia della Juventus. Subito dopo è intervenuto l'assessore della Regione Piemonte Maurizio Marrone: "Il tempo non ha dato giustizia a tutti i familiari delle vittime, allora è quanto mai necessario ricordare. Con iniziative come questa, con l'illuminazione della Mole e con l'intitolazione di luoghi della città facciamo in modo che quella strage non venga mai scordata. Il +39 è diventato un simbolo noto a tutti e racchiude il segno della presenza: ringraziamo per questo le associazioni del tifo, come "Quelli di Via Filadelfia". Il loro impegno ha fatto la differenza". Così Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7, che si unisce al caldo abbraccio riservato ai familiari delle vittime: "Ricordo ancora il signore aggrappato alla balaustra, che non lo regge e cede. Ricordo l'immenso strazio di quelle immagini e delle famiglie che dall'Italia non ricevevano notizie. Non possiamo dimenticare questo immenso dolore". Chiude il momento di raccoglimento il breve discorso di Stefano Lo Russo, sindaco di Torino: "Quello dell'Heysel è un tema quanto mai attuale: sia perché siamo chiamati ad onorare le vittime di quella tragedia, ma anche per ciò che succede ancora oggi, come capitato pochi minuti prima di Real Madrid-Liverpool. Queste persone occupano un posto importante nel nostro cuore: Torino non può dimenticare, ringrazio la Juventus che ha sempre supportato la città in queste iniziative". La lettura dei nomi delle vittime ha poi inaugurato un lunghissimo momento di silenzio, di rispetto, di sincera vicinanza. I tifosi si sono stretti attorno al dolore delle famiglie delle persone morte all'Heysel. Angeli volati via troppo presto. Fonte: Tuttosport © 30 maggio 2022

 

Oggi la tv a pagamento non mostrerebbe l’Heysel

o Hillsborough, è il calcio per lobotomizzati

di Mario Piccirillo

In Inghilterra hanno "censurato" la quasi-tragedia dello Stade de France, come in Italia Dazn per Spezia-Napoli. Lo spettatore pagante trattato come un idiota. Non guardarli, non sentirli. Inquadra il pallone, il campo, i giocatori coi tatuaggi che crollano agonizzanti ad ogni contatto, seppur minimo. Con la definizione più alta che puoi, non perdiamoci il dettaglio della goccia di sudore che come rugiada al mattino imperla la fronte del povero centravanti esausto. E sfoca il contorno, cancellalo se devi. Esiste il calcio, e solo quello. Non avrai altra storia all’infuori di quella. Tifosi che si picchiano in tribuna ? No, fa brutto. Gente che rischia di morire soffocata fuori ai cancelli di uno stadio ? Il dolore è così inelegante, la paura è volgare. Rovina le paillettes che con tanto dispendio di mezzi abbiamo "prodotto". Il calcio è un "contenuto". Tutto ormai è un "contenuto". E va - per l’appunto - trattenuto entro certi limiti, compresso per quel che si può, filtrato per grana grossa dalle sue impurità. È spettacolo della lobotomia. A chi paga per guardare il calcio va garantita una fuga dalla realtà. Chi ha visto "Scissione" (una strepitosa serie di Apple+) ha capito di cosa parliamo.

E l’ha capito anche Alan Cochrane, un "vecchio babbione" di editorialista del Telegraph, che ha sbottato sul suo giornale contro BT Sport: "Non sapete fare i giornalisti, rivoglio i miei soldi indietro". Quelli, per raccontare in Inghilterra la Finale di Champions, hanno deciso di non raccontare la quasi-tragedia che si stava scatenando all’esterno dello Stade de France. "Non dovrei insegnare i fatti della vita ai giornalisti che dirigono BT Sport - ammesso che sia così che si considerino - ma quando una partita di calcio importante viene ritardata da una quasi rivolta che diventa un importante evento di notizie, il fatto che non l’abbiano capito e che non dicano agli spettatori come me cosa stava realmente accadendo dentro e intorno a quello stadio è sicuramente una violazione del contratto non scritto che ho con loro. Li pago per la loro copertura e loro mi dicono cosa sta succedendo, tutto quello che sta succedendo. Invece, quello che ho ottenuto è stato un presentatore e tre ex giocatori milionari che brontolavano per una partita di calcio che era stata in qualche modo ritardata quando a pochi metri di distanza i tifosi britannici venivano colpiti coi lacrimogeni. Ora sappiamo che la partita era stata seriamente ritardata per ragioni che sono diventate, ora, una controversia diplomatica internazionale oltre che calcistica.

Ma quello che abbiamo ottenuto da BT Sport è stato… beh, niente, davvero". Che è, moltiplicato cento, lo stesso principio di "irrealtà" che ha usato Dazn durante Spezia-Napoli: sugli spalti succedeva un po’ di tutto, l’arbitro sospendeva la partita, i giocatori andavano a parlamentare sotto le curve, e lo spettatore a casa poteva ammirare la semina del campo, l’erba. Con lo sguardo basso, a terra. Meglio non essere testimoni di quelle brutture. Fosse stata la vecchia tv d’un tempo avrebbero mandato la pubblicità. Solo che un tempo i giornalisti ambivano a fare giornalismo: la voglia di raccontare cosa succede - persino di spiegarlo - alla gente che ti legge o ti ascolta. Ora no: ora lo spettacolo va "protetto". Come se il cliente, l’abbonato, fosse uno spettatore incapace di intendere ma soprattutto di volere. I gol sì. Le mortifere interviste post-partita, ovvio. Le "splendide coreografie" degli ultras, magari, ma solo quelle inoffensive. Se poi uno nudo invade il campo, dalla regìa scatta il dribbling: le cento telecamere che vivisezionano l’evento vengono puntate verso il cielo. Manca solo il fischiettio di sottofondo. Non ho visto niente, non ho niente da mostrarti. Fatti i fatti tuoi, sorridi. Che lo sport resti sport, hai pagato per quello. Il calcio in tv è diventata una pasticchetta per tenere a bada l’umore. Non ci saranno altri Heysel, o altri Hillsborough. Dovesse accadere, non sarà il giornalismo premium a raccontarceli. Ma la gente coinvolta nel disastro, col cellulare e i video su Twitter. Gratis. Fonte: Ilnapolista.it © 3 giugno 2022

 

Tardelli: "Non considero la Coppa vinta all’Heysel

Quella non fu una partita, ma la sconfitta del calcio"

A Libero: "Non avremmo dovuto giocare, per rispetto dei morti. Per questo motivo non aveva senso incoronarci vincitori".

Nell’intervista rilasciata a Libero per i 40 anni dalla vittoria della Nazionale italiana al Mondiale di Spagna del 1982, Marco Tardelli tocca diversi temi. Uno tra questi è la tragedia dell’Heysel. Lo spunto viene da una domanda ben precisa: Tardelli ha rimpianti nella sua carriera da calciatore ? Risponde: "Uno solo: non aver vinto la Coppa Campioni". Gli fanno notare che in realtà l’ha vinta, con la Juventus contro il Liverpool, nel maledetto stadio dell’Heysel. Lo ricorda bene, ma per lui quella vittoria non conta, è come se la coppa non l’avesse mai alzata. Quella dell’Heysel non fu una partita, dice, fu la sconfitta del calcio. La Juventus non avrebbe mai dovuto giocarla. "All’Heysel non è stata una partita. Non dovevamo giocare, per rispetto dei morti. Quel giorno è stata la sconfitta del calcio, perciò non aveva senso incoronare vincitori". Fonte: Ilnapolista.it © 8 luglio 2022

 

Fiorentina Juventus, sciarpa e maglie Liverpool, "Derisi i morti dell'Heysel"

La foto di un uomo e di un ragazzino con le maglie del club inglese scatena le polemiche.

Firenze, 4 settembre 2022 - La foto durante Fiorentina Juventus ha iniziato a girare di smartphone in smartphone, fino a divampare in polemica. Un uomo e un ragazzino, con la maglia del Liverpool e una sciarpa del club inglese, sono andati sotto al settore ospiti dei tifosi della Juventus. Iniziando a gesticolare. Un gesto subito visto come uno sberleffo ai trentanove morti, di fede juventina, della tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985, quando si giocò Juventus Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Come da regolamento, gli steward hanno fatto togliere i simboli del club inglese all'uomo e al ragazzino. Una vicenda che ha provocato dure reazioni e accuse incrociate tra le due tifoserie, la cui rivalità è nota. Fonte: Lanazione.it © 4 settembre 2022

 

Cori misogini e antisemiti dai tifosi juventini

e il retroscena di padre e figlio con la maglietta del Liverpool

La partita Fiorentina-Juventus sembrava essersi conclusa pacificamente, ma qualcosa in realtà è andato storto.

Cala un velo nero sulla partita che si è disputata sabato pomeriggio al Franchi. Il sindaco Dario Nardella dal suo profilo Facebook ha comunicato di aver "avviato l'azione legale per difendere il nome e l’immagine di Firenze e dei fiorentini dalle ripetute diffamazioni di questo signore". Il signore in questione è Sergio Vessicchio, giornalista radiato dall'albo tre anni fa e attualmente opinionista juventino, che aveva già commentato quanto successo durante Fiorentina-Napoli e il caso Spalletti. "Faremo una nuova azione risarcitoria di fronte a questi ennesimi insulti e con i soldi che dovrà darci pagheremo la retta delle scuole calcio ai bambini della nostra città che non se la possono permettere. Il tifo e il giornalismo sono una cosa, le offese gratuite e la violenza verbale sono ben altro e noi non le lasciamo passare". Nell'ultimo video-diretta condiviso Vessicchio afferma che "Firenze è una città indegna, improponibile, razzista, vigliacca, è la fogna d’Italia" e ancora "gli viene permesso di portare l'inciviltà che è in città nello stadio Franchi e nessuno prende nessun provvedimento. Creiamo le condizioni che la vergogna della città non venga portata anche allo stadio, perché quella città è una città vergogna". Ma in particolare a cosa fa riferimento Vessicchio ? Su Facebook da ieri gira un video, e più spesso una foto, in cui vengono mostrati un padre e un figlio con addosso la maglietta del Liverpool. Il riferimento è alla tragedia che si è consumata nello stadio Heysel, di Bruxelles, poco prima della finale di Champions League del 1985 tra Juve e Liverpool. Quel giorno 39 persone, di cui 32 italiane, morirono per il crollo del muro che delimitava il settore Z a seguito dalla fuga dei tifosi italiani che cercavano di liberarsi dall'assalto dagli hooligans inglesi. Non è chiaro se le foto e il video che ritraggono i tifosi fiorentini con le maglie del Liverpool siano state scattate durante la partita di sabato. Come se tutto ciò non bastasse su TikTok stanno girando numerosi video in cui i tifosi juventini cantano un coro misogino e antisemita, che non ha assolutamente nulla a che fare con lo sport, con il calcio e con il tifo. "Viola è il colore che odio è quello che odio di più - gridano a gran voce i bianconeri - gli sterilizziamo le donne così non nascono più. Firenze è una patria di infami, la odio da sempre perché i viola non sono italiani, ma sono una massa di ebrei". A denunciare il coro è stata anche l'assessora Sara Funaro che su Twitter ha scritto: "Frasi vergognose e inaccettabili. Lo dico da donna e da ebrea. Quelli non sono tifosi, lo sport è disciplina e rispetto: chi ha intonato quei cori deve essere individuato e punito. La nostra memoria e le donne devono essere rispettate". Il grande problema dei social è che non è facile capire quando i video sono stati registrati, in quanto è visibile solo la data di quando sono stati postati. Inoltre il coro non è la prima volta che viene intonato, se così si può dire, infatti, in una versione i tifosi sono a torso nudo, ed è quindi verosimile pensare che possa essere stato girato sabato durante Fiorentina-Juventus, in altri indossano i cappotti. Fonte: Firenzetoday.it © 4 settembre 2022

 

Firenze, sotto il settore ospiti con il figlio

con la maglia del Liverpool: è un avvocato

Il caso esploso dopo che la foto è diventata virale. Nell'immagine si vede il tifoso gesticolare verso i supporter bianconeri con indosso la maglia del club inglese, un insulto alla memoria dei 39 morti nella tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985.

La foto ha fatto il giro del web scatenando un'ondata di commenti indignati. Un uomo e un ragazzino con la maglia del Liverpool e una sciarpa del club inglese, a gesticolare sotto al settore ospiti al termine di Fiorentina Juventus. Un insulto alla memoria dei trentanove morti nella tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio 1985 durante la finale di coppa dei Campioni Juventus Liverpool, con un protagonista insospettabile: si tratta infatti di un avvocato del foro di Firenze, "incastrato" proprio dalle immagini rimbalzate sui social. Gli steward hanno fatto togliere i simboli del club inglese a lui e al figlio: secondo quanto appreso, sul caso ha avviato accertamenti anche la questura per valutare eventuali provvedimenti. Fonte: Firenze.repubblica.it © 5 settembre 2022

 

LA PROVOCAZIONE

Fiorentina, avvocato tifoso viola con la maglia del Liverpool

provoca gli ultras della Juventus ricordando l’Heysel

di Tommaso Loreto

Il tifoso: "Sabato c’era anche Everton-Liverpool e mio figlio fa collezione di magliette. Gli steward mi hanno detto di smetterla".

La foto che lo ritrae con la maglia del Liverpool, al pari del figlio accanto a lui, è diventata in fretta virale, adesso il tifoso della Fiorentina pescato dalle immagini sugli spalti in occasione di Fiorentina-Juventus rischia provvedimenti. Protagonista della vicenda un avvocato del foro di Firenze, che sulle colonne della Nazione ha spiegato il suo gesto. "Non c’era né premeditazione né provocazione, ho solo risposto ai cori offensivi - racconta - poi ho anche spiegato la storia delle 39 morti a mio figlio. Lui colleziona magliette, ne ha 50. Anche di Ronaldo alla Juve e del Pisa. E poi sabato c’era anche Everton-Liverpool, il derby. Dopo pochi minuti comunque si sono avvicinati due steward, mi hanno detto di smetterla o sarebbero potuti arrivare provvedimenti". La foto che ritrae l’uomo ha creato parecchio scalpore per i riferimenti alla finale di Coppa Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool quando 39 tifosi bianconeri persero la vita nello stadio Heysel di Bruxelles. Già sabato, comunque, gli steward erano intervenuti facendo togliere i simboli del club inglese. Sull’accaduto ha avviato accertamenti anche la questura per valutare eventuali provvedimenti. Fonte: Corrierefiorentino.corriere.it © 6 settembre 2022

 

Fiorentina-Juve, emesso Daspo per il tifoso

viola che esibiva la maglia del Liverpool

Due anni di Daspo per il tifoso della Fiorentina che ha esibito la maglia del Liverpool contro i bianconeri, chiaro riferimento alla tragedia dell’Heysel.

Come riporta il Corriere dello Sport, l’operato della Questura nei riguardi dei tifosi della Fiorentina non accenna ad arrestarsi: dopo le due misure di Daspo emesse per sostenitori viola in seguito al diverbio a bordo campo con Spalletti nel match contro il Napoli, è stato infatti comminato un altro provvedimento della stessa natura (e della durata di due anni) anche per il supporter viola che sabato durante Fiorentina-Juventus, andando sotto il settore occupato dai tifosi ospiti, ha esibito la maglia del Liverpool che rimandava in modo inequivocabile, specie in presenza dei tifosi bianconeri, alla strage dello stadio Heysel di Bruxelles del 1985, dove persero la via 39 persone. Fonte: Fiorentina.it © 9 settembre 2022

 

Associazione Quelli di … Via Filadelfia, lettera aperta di Beppe Franzo

"Abbia almeno l’umiltà e la coerenza di chiedere

scusa ai famigliari delle vittime dell'Heysel"

Beppe Franzo, presidente dell'Associazione Quelli di … Via Filadelfia, ha scritto una lettera aperta all'avvocato fiorentino ... (NdR: Omissis), finito al centro delle polemiche per alcune foto che lo ritraevano allo Stadio Artemio Franchi con sciarpa e maglia del Liverpool, in occasione di Fiorentina-Juventus. Ecco di seguito la missiva: "Avvocato, inizio col salutarla, perché reputo la cortesia gesto nobile e antidoto alla villania. Potrei disquisire intere giornate sulla valenza del valore simbolico del gesto e sui suoi profondi riflessi in ambito sociale. Qualche anno fa, in un Fiorentina-Juventus al quale non potei assistere, fui tra coloro che si prodigarono perché in quell’evento la nostra tifoseria dedicasse un coro ad Astori, da poco deceduto.  Un atto che rappresentò forse uno dei maggiori momenti di superamento dell’odio viscerale che divide da sempre le due tifoserie, in nome di un sincero e profondo umano rispetto alla immane tragedia della morte. Quella di un giocatore spezzato nel fiore dei suoi anni, con un futuro di rosee prospettive. Anche in quell’occasione sui muri dello stadio Franchi risaltavano scritte contro Scirea e un fatidico numero, il 39 che, scritto in negativo, è assurto a simbolo dell’odio e del disprezzo. Tuttavia non ho mai rinnegato la mia presa di posizione per i cori a favore di Astori, perché i valori sono imprescindibili, anche al cospetto di una miserabile provocazione che indurrebbe a ben altro atteggiamento. Ho giocato a Subbuteo ma non mi sono mai presentato allo stadio con la divisa del Real Madrid, anche se da sempre nutro una simpatia per questa squadra. Se fossi andato sugli spalti in divisa da aviatore o con la maglietta con la scritta Lisbona ad un Derby, non avrei mai potuto giustificarlo con la passione per l’aviazione o con la golosità per i pastel de nata. I tifosi utilizzano parole e simboli che danno origine a un "linguaggio segreto", come argutamente e sapientemente descritto da Desmond Norris nel suo testo la "Tribù del Calcio". L’esposizione di un oggetto, di determinati colori o di valori numerici, è il linguaggio "esoterico" delle gradinate. Piango nel mio cuore, vista la sua posizione quale studioso di materie giuridiche, che non abbia espresso scuse e fatto ammenda del suo ridicolo e svilente comportamento, giustificandolo viceversa con pretenziosi sillogismi e penose cadute di stile. Non mi reputo sollevato e compiaciuto dell’eventuale Daspo che le verrà inflitto, perché ne sconto ingiustamente uno. Reputo incomprensibile daspare un soggetto dopo averne acconsentito l’ingresso allo stadio con indosso quella maglia. Come per il coro a ricordo di Astori, ho sempre cercato di prodigarmi ad elevare la qualità del tifo. Pur con i dovuti distinguo e le eterne rivalità dei colori. Quella maglia e quella sciarpa indossata a sberleffo e provocazione è un gesto inequivocabile, al di là del Subbuteo, del contemporaneo derby di oltremanica e di ogni altra demenziale giustificazione. Spero, al di là di ogni ulteriore polemica, che abbia almeno l’umiltà e la coerenza di chiedere scusa ai famigliari che a distanza di anni piangono ancora sulle tombe di quelle 39 vittime innocenti. Vittime tra le quali vi era anche un bimbo di 11 anni, che potrebbe aver avuto l’età di suo figlio". Beppe Franzo Fonte: Tuttojuve.com © 10 settembre 2022

 

"Non capisco come il mio gesto sia meritevole di due anni di Daspo

Mi si offende dimenticandosi gli striscioni bianconeri contro Superga"

di Mattia Sorbetti

Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche il tifoso della Fiorentina ... (NdR: Omissis), Avvocato penalista protagonista del Daspo disposto dalla Questura in seguito ai fatti di Fiorentina-Juventus, facendo valere le proprie ragioni riguardo all’accaduto: "Ringrazio i presenti per la partecipazione. Mi ritrovo in una situazione particolare, sono perplesso per alcuni fattori che l’hanno determinata perché come ho già indicato in una lettera informale al Questore, non sono stato identificato all’interno dello stadio. Quando ho garrito al vento la sciarpa del Liverpool, poco dopo sono accorsi due steward ammonendomi ed invitandomi a non compiere più quel gesto perché avrei potuto rischiare una sanzione. L’input arrivava dalla Digos, ed io non ho più sventolato alcuna sciarpa. Avevo anche quella del Torino, che ho sempre indossato da decine di anni in occasione delle partite con la Juventus, per il mio modo di vivere il tifo e di associarmi ai fratelli gemellati del Toro. L’Avv. poi ha aggiunto: "La dinamica della mia condotta è particolare, ma altrettanto quella delle forze dell’ordine. Ho passato tutto il secondo tempo a sedere con mio figlio che vestiva la maglia degli Azzurri perché il caldo era aumentato. Su Firenze si era scatenata la pioggia e non ero potuto ritornare a casa a cambiarmi. Anzi, prima di avviarci verso il Franchi siamo passati anche in un negozio di abbigliamento così che gli potessi ricomprare scarpe, pantaloni e felpa". Prosegue quindi ... (NdR: Omissis): "Se la maglia del Liverpool aveva una valenza "istigatrice" della violenza perché mi è stato consentito di tenerla per tutta la durata della partita ? Il mio gesto di "mostrare" la sciarpa in risposta ai cori, avvenuto nel prepartita per pochi attimi, non poteva quindi essere evitato ? Mi sono un po’ lasciato andare, ma non riesco a capire se il gesto che ho fatto è davvero meritevole di 2 anni di Daspo. Mi pongo questa domanda da cittadino. Ho girato tutta l’Australia con la maglia della bandiera Aborigena, essendo da sempre vicino alle minoranze etniche. Non ho mai pensato di creare un problema, come non l’ho mai creato alle forze dell’ordine, benché fosse mal vista. Ho visto partite di tutti i campionati e misure di questo tipo non ne conosco. La legge la conosco invece. Il mio è stato un comportamento da tifoso. Ora sono preoccupato, meno per la mia salute perché mi trovo lontano dall’Italia, ma dalle conseguenze che questa situazione può comportare. Mi sono venute in mente parole di Oriana Fallaci che in Rabbia e Orgoglio si fa una domanda: "Perché avere rispetto verso un qualcosa che non ti porta rispetto ?" Io mi sono sentito non rispettato, non vedo perché io non possa per un attimo perdere le staffe e ripagare chi offende i morti. Mi dispiace aver creato un problema di immagine per la tifoseria viola. Cercherò di trovare una modalità per dimostrare tutto questo, quando me ne sarà data la possibilità". Infine conclude sul Daspo: "Ho chiesto un colloquio con un funzionario importante. Voglio capire dove posso ritirare il Daspo. Vorrei che fosse l’Avv. Alfano a ritirarlo per conto mio. Al momento ho il timore di rientrare a Firenze per via delle minacce. In questo momento è divertente offendermi dimenticandosi la storia della tifoseria juventina, che ha offeso i morti di Superga ma anche lo scomparso presidente viola Baretti, morto per un incidente aereo. Ricordo gli striscioni fatti dai tifosi bianconeri a riguardo, nel mio storico ne ho viste e sentite di tutti i colori". Fonte: Fiorentinanews.it © 12 settembre 2022

 

Parla il tifoso viola con la maglia del Liverpool:

"Non evocavo l’Heysel. Guardavo i reds al pub"

"Indossavo per caso la maglia del Liverpool il giorno del match Fiorentina-Juventus. Non c’era alcun intento di ricordare la tragedia di Heysel, in occasione della partita di Champions League. Se quella casacca aveva una valenza istigatrice perché allo stadio Franchi mi hanno consentito di tenerla ?". Lo ha detto il tifoso viola immortalato al Franchi con la maglia del Liverpool in occasione della partita contro la Juventus. Il tifoso, un avvocato, ha ammesso di essere venuto a conoscenza tramite stampa di essere destinatario di un Daspo. E si difende: "Ero stato in un pub con mio figlio per vedere la partita del Liverpool. Poi ci ha colto la pioggia e siamo andati direttamente al Franchi, senza passare da casa a cambiarci. A mio figlio ho acquistato vestiti nuovi, io ho tenuto la casacca della squadra d’oltremanica", racconta ai giornalisti in un incontro promosso dal suo difensore Mattia Alfano. Il professionista ha raccontato all’Ansa in una conferenza stampa, in videocollegamento, di essere stato costretto a fuggire all’estero a seguito delle minacce di morte, arrivate via social e con sms sul cellulare. E ancora: "Nel prepartita ho sventolato la sciarpa del Liverpool in direzione dei cori razzisti e discriminatori intonati dalla tifoseria juventina verso la mia città e la mia squadra. Mai avrei immaginato di ricevere insulti e minacce di morte e di essere sanzionato dalla questura. Conosco la legge e pensavo di averla rispettata, tenuto conto che il mio è un comportamento da tifoso e da fiorentino che reagisce alle offese e ai cori antisemiti di alcuni tifosi della Juventus". Il suo difensore ha affermato che "appena riusciremo a ritirare il Daspo alla questura, presenteremo ricorso al Tar". Fonte: Sportface.it © 12 settembre 2022

 

"L’Heysel non c’entra mi sento minacciato"

Il tifoso viola identificato in curva con la maglia Reds si è rifugiato all’estero.

"Indossavo per caso la maglia del Liverpool il giorno di Fiorentina-Juve. Non volevo ricordare la tragedia di Heysel. Ma se aveva valenza istigatrice perché me l’hanno fatta tenere ?". Il tifoso viola, avvocato, ha ammesso di aver saputo dalla stampa di essere stato colpito da daspo per il comportamento allo stadio. "Ero stato in un pub con mio figlio per vedere il derby Everton-Liverpool di quello stesso giorno. Ha piovuto forte, siamo andati al Franchi, senza passare da casa a cambiarci. A mio figlio ho acquistato vestiti nuovi, io ho tenuto la maglia dei Reds", dice in un videocollegamento fissato dal suo difensore Mattia Alfano (critico col Daspo: "uno lo riceve senza potersi difendere. Il mio assistito è stato costretto ad andare all’estero per le minacce di morte, via social e sul telefonino"). "Nel prepartita - continua il tifoso - ho sventolato la sciarpa verso i bianconeri per i loro cori razzisti e discriminatori. Mai avrei immaginato di essere daspato. Il mio è stato un comportamento da tifoso e da fiorentino che reagisce a offese e cori di alcuni tifosi della Juve". Il difensore ha spiegato che "appena riusciremo a ritirare il Daspo ricorreremo al Tar". Fonte: Lanazione.it © 13 settembre 2022

 

Heysel 1985

di Italia Baresi

29 maggio 1985, Bruxelles, stadio Heysel. Prima della finale di Coppa dei Campioni (precedente della Champions League), i tifosi del Liverpool hanno attaccato un settore di tifosi bianconeri. Quello che segue è noto come il dramma dell’Heysel. Con 39 morti e quattrocento feriti, questa pagina resta una pagina nera nella storia del calcio e del nostro Paese. Così nero che i registi Hans Herbuts e Jan Verhein stanno realizzando un documentario in sei parti, rispettivamente. Il fatto che Canvas ora li preceda con una serie in tre parti è ciò che il giornalista sportivo e narratore Frank Raes chiama coincidenza: "È totalmente spiegabile". Perché dopo quasi quarant’anni il trauma delle persone coinvolte - presidente compreso - non è ancora svanito.

Quel giorno mi sono distinto come giovane giornalista radiofonico per BRT - Frank Raes: Nel pomeriggio ho parlato con i tifosi di entrambi i club alla Grand Place di Bruxelles, che festeggiavano festosamente sotto gli occhi esultanti degli agenti di polizia. Poche ore dopo stavo intervistando Albert Rosens, segretario generale della Federcalcio belga, poco prima del Settore Z, poiché tutte queste persone erano state investite dal panico per l’assalto di matrice inglese. Non dimenticherò mai quella foto: una sezione deserta della tribuna piena di vestiti sbrindellati, borse e scarpe. Tonnellate di scarpe.

È difficile capire oggi che la partita sia continuata dopo. La Juventus ha vinto, ma molti tifosi italiani soffrono ancora per questa "Coppa del Sangue" - Frank Raes: Se il campo di gioco non fosse stato immediatamente svuotato, (il bilancio) sarebbe ulteriormente aumentato. Ci sono storie che la Juventus ha dovuto vincere per calmare le cose e resta un mistero se i giocatori sapessero o meno dei morti. Ovviamente lo sapevano, credo comunque. Ma Platini, che ha esultato per il calcio di rigore pochi istanti dopo (…) è molto cinico se lo vedi adesso. In retrospettiva, sembra semplice, ma all’epoca c’era il caos ovunque ed è successo tutto molto rapidamente.

Le tue conversazioni a Torino e Liverpool hanno cambiato la tua visione dell’evento ? - Frank Raes: Ora capisco meglio come funziona il Liverpool come città e come club. A quel tempo, il Liverpool soffriva molto del thatcherismo. Quasi tutti i giovani erano disoccupati. I tredici tifosi del Liverpool successivamente condannati erano maschi di età compresa tra i diciotto ei diciannove anni. L’ubriaco può iniziare scherzosamente qualcosa di terribile, ma non i criminali che picchiano a morte le persone. Non dimentichiamo che le forze dell’ordine inizialmente hanno respinto quegli italiani che scappavano dalla loro postazione. Sogno ancora quel giorno ? Non più adesso. Ma questi ricordi riemergono ancora ogni tanto. Fonte: Tgcomnews24.com © 13 settembre 2022

 

Offese su Facebook le vittime dell'Heysel: insegnante condannata

Lorentini: "La vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito".

Chi offende le vittime dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso lo scorso 23 settembre. Processo nel quale era stata rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista ... (NdR: Omissis), per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso un post scritto su Facebook e confermando le sue parole nel corso di trasmissione radiofonica di Radio24. L’insegnante napoletana è stata condannata ai lavori di pubblica utilità - avendo optato per il rito alternativo della messa alla prova ai servizi sociali per scontare la propria pena - e a risarcire l’associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel. "Per l’associazione è un risultato importante - spiega il presidente Andrea Lorentini, figlio di Roberto il medico aretino morto nella tragedia di Bruxelles - e la vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles". L’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel, sin dalla sua fondazione, si è posta tre obiettivi: curare e portare avanti la memoria dell’Heysel;  fare incontri, seminari e workshop, soprattutto in scuole e università, per combattere la violenza nello sport; difendere in ogni sede, anche legale, la memoria delle vittime della strage di Bruxelles. "Perché la memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere". Fonte: Arezzonotizie.it © 5 ottobre 2022

 

Juve, insegnante offese le vittime dell'Heysel. Ecco la condanna

di Francesco Caremani

La donna, che scrisse un post su Facebook nel 2015 e ribadì tali offese in una trasmissione radiofonica, risarcirà l'associazione dei familiari.

Chi offende le vittime dell’Heysel paga. È questo il risultato della storica sentenza del processo svoltosi a Napoli e che si è concluso il 23 settembre. Processo nel quale era stata rinviata a giudizio l’insegnante e giornalista ... (NdR: Omissis), per aver offeso le vittime dell’Heysel nel 2015 attraverso un post scritto su Facebook e aver confermato tali offese in una nota trasmissione radiofonica. L’insegnante napoletana è stata condannata ai lavori di pubblica utilità - avendo scelto il rito alternativo della messa alla prova ai servizi sociali per scontare la propria pena - e a risarcire l’Associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel. "Per l’Associazione è un risultato importante - spiega il presidente Andrea Lorentini - e la vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles". Difesa della memoria - Uno degli obiettivi dell’Associazione, riportato anche nello statuto, è quello di difendere in ogni sede, anche legale, la memoria di coloro che persero la vita il 29 maggio 1985. Perché la memoria è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere: "Utilizzeremo quel denaro in parte per l’attività dell’Associazione e in parte lo devolveremo in beneficenza - sottolinea Lorentini. Colgo l’occasione per ringraziare l’avvocatessa Simona Donnini che ci ha seguito nella vicenda processuale con attenzione e puntualità". Fonte: Tuttosport.com © 6 ottobre 2022

 

Insultò le vittime dell’Heysel: "Se la sono andata a cercare"

Condannata prof napoletana anti-juventina

di Monica Pucci

La docente è stata condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a risarcire i familiari delle vittime dell'Heysel.

"Se la sono andata a cercare…", concludeva quel post del 2015 la professoressa ... (NdR: Omissis), tifosa del Napoli ma soprattutto anti-juventina, becera e accecata dalla fede calcistica, al punto dall’insultare le vittime della strage nello stadio di Bruxelles che nel 1985 provocò 39 morti tra i sostenitori della squadra bianconera. La prof napoletana condannata a lavori di pubblica utilità per le offese sulla strage dell’Heysel. La docente, all’epoca titolare di un dottorando in Germanistica all’università La Sapienza e supplente all’istituto "Anna Baldino" di Barano d’Ischia (ruoli dai quali dovette dimettersi a seguito delle polemiche) è stata condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a risarcire i familiari delle vittime dell’Heysel dal tribunale di Napoli per l’accusa di offese. La sentenza risale a due settimane fa ma a rendere noto l’esito della vicenda processuale, è stato Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione familiari vittime dell’Heysel e figlio di Roberto, medico di Arezzo che la sera del 29 maggio del 1985 trovò la morte assieme ad altri 38 connazionali negli *scontri e nel fuggi fuggi generale causato dagli hooligans del Liverpool. La denuncia e la condanna dopo l’iniziativa delle associazioni di familiari delle vittime dell’Heysel. "Chi offende le vittime dell’Heysel paga, Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles", ha poi commentato Andrea Lorentini. "Per l’associazione è un risultato importante, sin dalla sua fondazione ci siamo posti tre obiettivi: curare e portare avanti la memoria dell’Heysel; fare incontri, seminari e workshop, soprattutto in scuole e università, per combattere la violenza nello sport; difendere in ogni sede, anche legale, la memoria delle vittime della strage di Bruxelles". Nel post su Fb, la ... (NdR: Omissis) scriveva, testualmente: "Non vogliono farci andare allo Juventus Stadium perché si cacano sotto. E fanno bene, perché se ci girano le palle qua succede la seconda edizione dell’Heysel (per la cronaca io di quella gente non ho pena perché penso che se la siano andati a cercare)". Fonte: Secoloditalia.it © 6 ottobre 2022 *Nota Scontri Associazione Familiari Vittime Heysel

 

Memoria storica

Il sito che ricorda il dramma dell'85 allo stadio Heysel

"L’etica è la cura"

di Marco Ortelli

Un sito per non dimenticare. Si chiama Sala della Memoria Heysel www.saladellamemoriaheysel.it ed è stato creato nel 2009 da Domenico Laudadio. Torinese (NdR: barese) tifoso della Juventus, 58enne, ha ancora stampate nella mente le immagini TV della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985: tifosi disposti dagli organizzatori "sciaguratamente" nella stessa curva, una carica degli hooligans inglesi, vie di fuga inaccessibili: 39 morti e oltre 600 feriti. "Quella sera ero davanti alla televisione, a casa di amici. Un evento drammatico di proporzioni così gigantesche da non poter essere comprensibile nella sua profondità. Io stesso rimasi come ipnotizzato da qualcosa che ho rimosso subito d'istinto". Dopo 24 anni da quella tragedia, perché una Sala Virtuale Multimediale ? "Per due ragioni. Il pentimento di aver esultato anche solo un istante levando un pugno al cielo, incrociando una macchina strombazzante con la bandiera bianconera (non me lo sono mai perdonato). In secondo luogo, davanti al fallimento di una petizione popolare nel 2008 che proponeva alla Juventus Football Club (presidenze Cobolli Gigli-Blanc) una sala museo della Memoria nel nuovo stadio in costruzione a Torino". E dopo 37 anni, come vede la situazione italiana delle "curve" ? "Ci dovrebbero essere canali aperti di dialogo fra gruppi delle curve, società sportive e Federazione. Due vizi capitali lo impediscono: quello delle istituzioni del calcio che non hanno mai voluto legittimare istituzionalmente il riconoscimento di questi gruppi della tifoseria organizzata e quello degli stessi ultras che rivendicano una propria ideologia identitaria dello scontro fisico fra le fazioni anteponendolo all'amore per la propria squadra". Quali gli antidoti alla violenza ? Per Domenico Laudadio occorre partire da lontano. "La violenza è concepita nel momento in cui i genitori iscrivono i bambini alle scuole calcio e li incitano ad un tipo di sport esasperatamente cinico e competitivo. Non si picchiano fra loro soltanto gli ultras, ma anche i genitori nei campetti di periferia. Il "virus" parte da molto lontano. L'etica dell'educazione civico-sportiva è la medicina che lo stroncherà...". Fonte: Corriere del Ticino (La Domenica) © 14 Novembre 2022

 

La strage dell’Heysel, una pagina triste della storia del calcio

di Damiano Lestingi

Nell’immaginario collettivo si ricordano due grandi tragedie calcistiche: quella del Grande Torino e la strage dell’Heysel. Quest’ultima avvenne il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima del fischio d’inizio della finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus di Michel Platini e il Liverpool. Se sulla carta le tifoserie erano organizzate e divise equamente su fronti opposti dello stadio, nella pratica molti sostenitori bianconeri occuparono una parte della curva sud, settore riservato agli inglesi. Il divisorio era affidato a delle sottili e basse barre metalliche (NdR: in realtà una recinzione da giardino). Gli hooligan inglesi e alcuni infiltrati del Chelsea (sembra alcuni headhunter), cominciarono a spingere in direzione degli juventini, i quali cercarono di scappare verso il campo e verso le poche uscite a disposizione. Nella ressa la polizia belga si trovò estremamente impreparata a tale caos. Cominciò a usare i manganelli per respingere le migliaia di tifosi che volevano scappare dalle risse innescate dai tifosi inglesi. La conseguenza fu un arretramento pericoloso verso un muro di cinta opposto alla curva degli inglesi. Il muro cedette per il troppo peso e centinaia di tifosi, per lo più italiani, si trovarono schiacciati l’uno sopra l’altro. La polizia belga chiamò in soccorso un reparto "celere" che non era nemmeno di presenza allo stadio e, quando arrivò, si trovò davanti una scena terrificante. Corpi ammassati, centinaia di feriti sanguinanti e decine di migliaia di persone in stato di shock. Gli stessi giocatori della Juventus e del Liverpool usarono i microfoni dell’impianto per cercare di calmare gli animi esagitati ma senza grande successo. L’inizio della partita fu sospeso per circa 90 minuti ma si decise di giocare ugualmente alle 21.40 circa. La maggior parte delle emittenti televisive boicottarono la trasmissione dell’evento, oscurando la voce o non trasmettendo le immagini. Il radiocronista Bruno Pizzul, voce storica del calcio italiano, si trovò a commentare la partita "in tono il più neutro, impersonale e asettico possibile" (dirà poi). La partita si decise con un gol di Platini. Nei giorni dopo la tragedia ci furono molte proteste provenienti da ogni parte della società italiana. Gli stessi calciatori ammisero di non aver capito cosa stesse accadendo. Tutti i club inglesi furono sanzionati dalla UEFA a non partecipare ad alcuna coppa internazionale per anni. Il tifo inglese, nonostante i divieti, non si fermò, e il 15 aprile 1989, allo stadio inglese di Hillsborough, in una situazione simile all’Heysel, avvenne la più grande tragedia calcistica (NdR: in Europa) con la morte di 96 persone. L’evento è ancora oggi poco ricordato poiché fu una partita interna di campionato inglese. La strage dell’Heysel, tuttavia, ha permesso l’inizio di un percorso che ha condotto la UEFA a sottoscrivere norme severe per la sicurezza degli stadi e pesanti sanzioni per il tifo violento. Fonte: Laprovinciadicivitavecchia.it © 15 dicembre 2022

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