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ARTICOLI 19-30 GIUGNO 1985
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ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
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19-30.06.1985
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985

"Non eravamo gente da anfiteatri romani col pollice verso..."

Processo per la strage di Bruxelles qualcuno scarica sull'Italia

Quella violenza, solo cause "sociali ?"

Ma non tutti erano d'accordo

"L'Uefa colpevole non i bianconeri"

Boniperti "provocati i tifosi"

Chiedono risarcimenti i due feriti a Bruxelles

II capo della polizia di Bruxelles accusa anche i tifosi italiani

L'Uefa è stata dura anche con la Juventus due match in casa senza tifosi

Il tifoso aggredito a Bruxelles è uscito dal coma, torna a casa

Liverpool, primi tre arresti scatta la caccia al colpevole

Tre fermi a Liverpool

Sei hooligan sotto inchiesta per Bruxelles

Operazione "Blow Up"

Lettere a Repubblica: Una volta per tutte

Caccia a 15 teppisti del Liverpool

Restano in carcere i 4 italiani di Bruxelles

A Liverpool sei arresti due tifosi costituiti

Il primo indennizzo per Bruxelles 12 milioni ai parenti delle vittime

Trovati dopo l'appello 4 teppisti del Liverpool

Le colpe della violenza negli stadi

"Non eravamo gente da anfiteatri romani col pollice verso..."

Caro direttore, ho letto domenica 2 giugno l'articolo di Eugenio Manca "Nonostante tutto, hanno atteso che si giocasse", relativo ai drammatici fatti di Bruxelles e devo dire che sono rimasto amareggiato dai suoi giudizi, dal tono offensivo verso quelle migliaia di sportivi italiani che, secondo Manca, non hanno avuto il pudore di andarsene dallo stadio Heysel, ma hanno atteso lo svolgimento dell'incontro. lo ero allo stadio di Bruxelles, ero nella curva opposta a dove si è svolto il dramma. Ho assistito con migliaia di persone all'assalto dei teppisti inglesi, ho visto e abbiamo a lungo inveito per la vergognosa assenza di chi l'ordine e la sicurezza doveva garantire (anche se credo che sia ora di finirla con una situazione per la quale occorre l'esercito per permettere lo svolgimento di una partita di calcio !). Ho visto la fuga dei tifosi italiani, ma neppure lontanamente, da quella distanza, abbiamo compreso cosa stava realmente accadendo. Non lo si è neppure immaginato. Anzi, l'intera curva si è rivoltata contro il gruppuscolo di "ultras teppa", (cominciando a chiamare per nome anche i "nostri") per la sassaiola e le sprangate contro la polizia belga. In migliaia di sportivi (non ha nessun motivo Manca per toglierci questo titolo) il dramma lo abbiamo vissuto e forse in maniera più intensa quando, usciti dallo stadio, si è appresa la notizia (si è addirittura rischiato di risalire in macchina senza neppure poter tranquillizzare telefonicamente le famiglie). Il dramma l'ho vissuto quando il giorno dopo ho visto le immagini dell'assurdo massacro, proprio per il fatto che ho e abbiamo capito che mentre noi si festeggiava il gol di Platini e quella Coppa maledetta, tanti altri come noi non c'erano più o stavano morendo. E’ diverso il caso circolato che hanno fatto caroselli per le strade delle città italiane "sapendo i fatti". Non eravamo gente da anfiteatri romani col pollice verso per affrettare la morte del gladiatore e assistere a nuovi scontri, ma sportivi e tifosi che hanno fatto migliaia di chilometri sperando di assistere ad una festa di sport (e, perché no, alla vittoria della propria squadra) e che sono tornati con il dolore nel cuore, col tormento per avere gioito mentre altri soffrivano e morivano: con il rimpianto di una Coppa che (ha ragione il compagno Potenti) andrebbe fusa in una targa a ricordo dei poveri morti.

Renzo Guccinelli (Sarzana - La Spezia)

19 giugno 1985

Fonte: L’Unità

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

La commissione parlamentare istituita dal Parlamento belga per fare luce sulle responsabilità dei tragici incidenti dello stadio di Heysel del 29 maggio, che sono costati la vita a 38 tifosi, di cui 31 italiani, ha iniziato oggi a Bruxelles l'audizione dei testimoni. Per tutta la mattinata di ieri, i nove deputati della commissione, presieduta dal socialista francofono Robert Collignon, hanno ascoltato la testimonianza di Louis Wouters, presidente dell'Unione belga di calcio. I deputati, che hanno visitato lo stadio di Heysel lunedì pomeriggio, hanno espresso dubbi sulla sicurezza offerta dalle tribune dello stadio (eccetto quelle che offrono posti seduti, ripristinate pochi anni fa), che dal 1930 non erano state praticamente più restaurate. Wouters ha risposto che "tutti gli stadi hanno difetti", e che a suo avviso quello di Heysel offriva garanzie sufficienti di sicurezza. Nel pomeriggio, la commissione ha ascoltato la testimonianza di Charles-Ferdinand Nothomb, ministro degli Interni, di Hervè Brouhon, borgomastro di Bruxelles, del generale Robert Bernaert, capo della gendarmeria e, infine, del commissario Poels, capo della polizia della capitale belga. Un preconcetto anti-italiano è trasparito dalla deposizione fatta davanti alla commissione dal presidente Louis Wouters. "Per preparare la finale Juventus-Liverpool, siamo stati in Italia - ha detto Wouters - e abbiamo notato che i tifosi arrivano allo stadio 4 o 5 ore prima della partita. Aspettando l'incontro, si eccitano, diventano pericolosi. Questo spiega perché al momento del dramma, la maggior parte del servizio d'ordine si trovasse fuori dallo stadio. Siamo anche andati a Liverpool - ha proseguito Wouters - dove invece abbiamo incontrato tifosi molto disciplinati. Nessuno poteva prevedere quel che è successo... Non è colpa nostra se in Italia esiste un importantissimo mercato nero, più importante di quello legale". Albert Roosens, segretario generale dell'Unione belga di calcio, invece, ha detto che sin dalle 18.20 si era reso conto che la curva "Z" era il "vero tallone di Achille" dello stadio.

19 giugno 1985

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Quella violenza, solo cause "sociali" ?

di Maurizio Spatola

Alla conferenza stampa di ieri domande "cattive" e risposte un po' imbarazzate.

L'embrassons-nous Liverpool-Torino si è concluso, almeno per ora, con tante premesse - e promesse - per un futuro come si suol dire migliore. I rappresentanti della città britannica, delle sue Chiese, delle sue due grandi squadre di calcio, sono venuti a portare un messaggio di pace e di comprensione reciproca dopo l'assurda tragedia di Bruxelles e l'accoglienza riservata loro ha certo mostrato che il segnale è stato raccolto. Eppure nel concerto favorevole che ha fatto da sottofondo al viaggio "riparatore" squillano alcune note stonate... Se i sentimenti del perdono e della fraternità hanno unito col prevalere, non si possono dimenticare talune contraddizioni emerse durante la conferenza stampa che ieri ha seguito l'ufficialità eurovisiva dell'abbraccio in Municipio. Passata l'onda della retorica (forse inevitabile nella circostanza), sono arrivate puntuali anche domande più concrete: è stato arrestato qualcuno per la strage (e non dovrebbe essere difficile visto che esistono chilometri di filmati della tv inglese sugli incidenti dell'Heysel) ? Non si sta per caso cercando di attribuire ogni responsabilità alla polizia belga e all'Uefa (è il senso di un documento "tecnico" approntato dalla municipalità di Liverpool e consegnato al sindaco di Torino) ? Come mai in tutta Liverpool sono stati raccolti appena otto milioni di lire per le famiglie delle 38 vittime ? Le risposte sono state poco convincenti, a giudizio di molti dei presenti. In un palpabile imbarazzo si sono ripetute cose già dette sulle "cause sociali" della violenza dei giovani inglesi, si è fatto presente il "poco tempo trascorso dalla strage" per spiegare l'esiguo fondo di solidarietà raccolto, si è persino respinta con sdegno l'ipotesi avanzata da qualcuno sulla correttezza della partita. Forse erano "fuori luogo" le domande, certo non sono state soddisfacenti le risposte. In ogni caso, delle due famiglie torinesi coinvolte nella tragedia, una sola ha accolto l'invito all'incontro, ieri in Comune. E la vedova di Giovacchino Landini ha ripetuto spesso, piangendo sommessamente, un'altra domanda rimasta senza risposta: "Ma che cosa dicono, che cosa c'entriamo noi in tutto questo ?"

19 giugno 1985

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

La lettera è datata 1 giugno: "Gentile signor Pier Carlo Perruquet, presidente Juventus Club Torino, la prego di perdonarmi per la mia intromissione nel suo dolore, ma ho pianto e pregato per lei nei tre giorni trascorsi. Questa doveva essere una settimana di gioia per la mia famiglia: è il nostro ottavo anniversario di matrimonio e domani nostra figlia Maria fa la sua prima santa comunione nella messa delle 10. Questa messa e tutte le nostre comunioni le offriamo a lei e ai suoi tifosi. Noi non siamo tutti animali. Mi piace il calcio, ma nulla di più. Non andrò mai più a veder giocare il Liverpool fino a che non si sbarazzerà della feccia che pretende di essere tifosa. Ancora una volta: mi dispiace delle loro azioni e possa Dio accogliere quelle povere persone che sono morte con le braccia aperte". A firmarla è Ray Maher, di Wallasey, Mersey Side. E di lettere come questa, sulla scrivania di Pier Carlo Perruquet, nelle ultime due settimane se ne sono ammassate decine e decine. Tutte parlano di "dolore", "vergogna", di sentimenti talmente "profondi e laceranti" da esser difficilmente espressi a parole. E tutte invocano il "perdono" degli italiani: "Spero di vedere il giorno in cui i grandi clubs della Juventus e del Liverpool possano incontrarsi di nuovo in una sportiva e amichevole partita, suggello del perdono che vi chiediamo" scrive un oscuro Vincent Ashcroft del Lacashire. Ma per i connazionali delle vittime, per gli italiani, almeno per quel piccolo campione di italiani che ieri mattina ha aspettato la delegazione inglese sulla piazza del Municipio (erano in duecento circa), per la "partita della pace" è ancora "troppo presto". "Va bene il perdono, anche se seguendo la diretta tv parecchi di noi hanno pianto e quelle immagini sono ancora ben vive nella mente - diceva mesto Gino Nicosia, 37 anni. Va bene il perdono perché non si può condannare una nazione intera per colpa di un centinaio di pazzi, ubriachi e scatenati. E non si può non tener conto delle responsabilità, gravissime, dell'organizzazione, della polizia belga. Ma per una partita di riappacificazione bisogna aspettare. La ferita non si è rimarginata, e non guarirà molto in fretta". "Ma quale partita ? Siamo tutti matti ? Pensiamo a ricordare i nostri morti, piuttosto" - facevano eco in molti. Un uomo con le stampelle, che a Bruxelles quel mercoledì maledetto c'era: "Siamo stati massacrati, e adesso volete risolvere tutto tirando quattro calci a un pallone in allegria ? Siamo stati massacrati, e adesso questi vengono qui a fare della retorica. La loro visita non mi fa guarire e ai Landini e ai Russo non rende i loro parenti". Un altro, gli occhi rossi, forse per la rabbia: "Sì, è una buffonata. Là dentro si stringono le mani fra loro, sindaci, vescovi e "chessoio", fanno tante belle parole. Ma la gente ? Ci hanno lasciati tutti fuori e ci hanno mandato anche la polizia e i carabinieri per tenerci buoni. Ma non siamo mica hooligans, noi. Di che cosa hanno paura ? Si facciano furbi e abbiano un po' di pudore". Che cosa avrebbe fatto, lei, nei panni del sindaco di Liverpool ? "Sarei venuto, certamente, ma soltanto a portare un fiore ai morti. Invece a questi non è nemmeno venuto in mente. Se ne stanno sulle poltrone di velluto a parlare di violenza, di problemi sociali, di sentimenti che non possono esprimere. Ma se di quella violenza è colpevole la società, perché non pensano a metterci rimedio ? Come si dice ? Chiudono le stalle dopo che i buoi sono scappati". Più sereni nei giudizi e meno arrabbiati, i giovani. Enzo e Sergio, entrambi ventiquattrenni venditori ambulanti a Porta Palazzo: "Non si può colpevolizzare gli inglesi più di tanto. La violenza negli stadi c'è anche da noi, solo che qui simili disastri non sono mai capitati perché le nostre forze dell'ordine tengono sotto controllo strettissimo le tifoserie. Noi a Bruxelles c'eravamo: non ci hanno nemmeno staccato il biglietto all'entrata e gli inglesi venivano dentro armati fino ai denti con spranghe, coltelli, pugni di ferro. E lo sa che i gendarmi caricavano gli italiani che tentavano di scendere dal settore Z ? La gente risparmiata dai reds l'hanno ferita loro. Dovrebbe essere la polizia belga a chiedere scusa, non il sindaco di Liverpool. Invece hanno escluso le squadre inglesi dai tornei: bella buffonata. Che colpa hanno i giocatori, se i giornali e i clubs fomentano il tifo ?". Questa visita, allora ? "Accettiamola come un tentativo di chiedere scusa. D'altra parte, che cos'altro avrebbero potuto fare ? Forse un po' meno retorica, ha ragione quel signore là. Ma la retorica fa parte della politica e dei rapporti fra quelli che contano, soprattutto quando non sanno bene cosa dire". e. fer.

19 giugno 1985

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

"L'Uefa colpevole non i bianconeri"

La pesante sanzione della commissione disciplinare dell'Uefa ha destato scalpore a Torino. I tifosi stamane si interrogavano sulla legittimità di un provvedimento che, secondo loro, punisce ingiustamente la Juventus i cui sostenitori, vittime della bestiale violenza dei teppisti di Liverpool, ora diventano anch'essi colpevoli. "L'Uefa non finisce di stupirci. Le colpe e gli errori dei dirigenti calcistici europei continuano a sommarsi in maniera allarmante". Questo in sintesi il parere di molti tifosi bianconeri all'ora del caffè. Per tutti una voce ufficiale, quella di Pier Carlo Perruquet, presidente dello Juventus club Torino. Perruquet è scandalizzato: "Sono allibito, senza parole. I colpevoli della strage restano tuttora impuniti, mentre si condanna una squadra per colpa di una decina di teppisti, che tra l'altro hanno reagito solo dopo che sono arrivate le notizie sul numero dei morti e mentre la polizia belga continuava a caricare i sostenitori bianconeri e non quelli inglesi. Gli stessi dirigenti dell'Uefa che hanno sbagliato tutto venti giorni fa, hanno commesso un altro clamoroso errore. Noi chiediamo dimissioni di massa, invece, al vertice del massimo ente calcistico europeo, non cambia nulla. Ora speriamo nell'appello per avere giustizia". Perruquet non teme che i tifosi possano creare disordini se la Juventus dovrà debuttare in Coppa a porte chiuse: "Mi auguro che prevalga quel buonsenso che non hanno i dirigenti dell'Uefa, i quali ci hanno fatto scontare fatti vecchissimi, mentre quest'anno in coppa abbiamo collezionato solo due milioni di multa, perché i nostri tifosi hanno sempre dato prova di grande civiltà. Quanto alla squalifica del Liverpool, si è sbagliato ancora, perché la punizione anche in questo caso è eccessiva. I teppisti sono da condannare, ma le colpe vere stanno più in alto".

19 giugno 1985 

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

La notizia proveniente da Zurigo, è stata data a Boniperti, che si trovava a Milano, solo nella tarda serata di ieri. Ha detto il presidente: "Preferivo la squalifica del campo e l'obbligo di giocare due partite a trecento chilometri da Torino, piuttosto che restare al Comunale ma con uno stadio deserto. Giocare senza pubblico è triste e comporta ovviamente un notevole danno economico. Inoltre temo la reazione dei tifosi". Sintetico il commento di Trapattoni: "I fatti sono stati gravi - ha detto - e inevitabilmente hanno coinvolto un po' tutti. Per il Liverpool è stato un duro colpo, anche se qualcosa del genere si poteva prevedere. Bisognerebbe che quei teppisti si rendessero conto anche del danno creato alla società. La conseguenza è che, penalizzando da una parte, siamo rimasti coinvolti anche noi.

19 giugno 1985 

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

CUNEO - Guido Giraudo e Sergio Nasi, i due amici cuneesi, entrambi venticinquenni, scampati miracolosamente alla morte nello stadio calcistico di Bruxelles, ma che sono rimasti feriti, si sono rivolti all'avvocato Gianmaria Dalmasso per una azione penale e civile per ottenere il risarcimento dei danni subiti. Né Guido Giraudo né Sergio Nasi sono guariti: sono ancora in cura nelle proprie case dopo la degenza in ospedale. Spiega il penalista cuneese che li assiste nella querela che sta per essere presentata: "Non appena chiusa la malattia i giovani saranno sottoposti a perizia medico-legale per documentare la natura e l'entità delle lesioni. Poi ci costituiremo parte civile contro i responsabili che a mio giudizio possono essere le autorità di Bruxelles, che non hanno saputo tutelare e vigilare prima e durante la partita di finale della Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool e quindi hanno pesanti responsabilità per quanto è poi tragicamente accaduto". Guido Giraudo e Sergio Nasi hanno raggiunto insieme la capitale belga con un volo charter e per il viaggio hanno pagato ciascuno 450 mila lire. Entrambi sono finiti nel famigerato blocco "Z". I due giovani hanno ricevuto il biglietto di ingresso allo stadio Heysel solo all'aeroporto di Milano. Aggiunge l'avvocato Gianmaria Dalmasso: "Sto esaminando la possibilità di citare in giudizio anche l'agenzia lombarda che ha organizzato il viaggio, perché i biglietti del blocco Z non dovevano essere assegnati agli italiani. Si dovrà accertare come sono finiti a Milano e poi nelle mani dei due tifosi cuneesi che hanno corso il rischio gravissimo di essere uccisi nella calca conseguente all'aggressione dei tifosi inglesi". II penalista cuneese ha già preso contatto con uno studio legale della capitale belga per farsi rappresentare. In attesa della perizia medico-legale sulle lesioni riportate dai due giovani cuneesi, l'avvocato Dalmasso sta intanto raccogliendo tutti i documenti reperibili per la citazione per danni. g. d. m.

20 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

BRUXELLES - Secondo il capo della polizia municipale di Bruxelles, prima dei tragici incidenti che costarono la vita a 38 persone nello stadio Heysel, i tifosi italiani erano stati molto più turbolenti di quelli di Liverpool. Georges Poels, uno dei responsabili dei servizi di sicurezza in occasione della finale di Coppa del Campioni, ha testimoniato ieri di fronte alla commissione d'inchiesta istituita dal Parlamento belga per fare luce sulla vicenda. Anche secondo lui, come aveva già detto il capo della polizia statale Robert Bernaert, gli spazi fra le due tifoserie erano troppo stretti (se non inesistenti) per permettere un efficace intervento delle forze dell'ordine. Poels ha anche reso noto che prima del 29 maggio un ufficiale della polizia belga si era recato a Liverpool per preparare l'accoglienza di 20.000 tifosi della squadra inglese. Qui aveva ricevuto assicurazioni che nessun gruppo di "hooligans" sarebbe andato in trasferta, e gli era stato ribadito che comunque i tifosi del Liverpool non erano così violenti come quelli di altre squadre. Poels ha ricordato pure come la polizia belga sia stata impegnata in scaramucce con i tifosi italiani prima degli incidenti e soprattutto dopo, quando ha dovuto evitare che i tifosi juventini dell'opposto settore attraversassero il campo per vendicare i morti.

21 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

L'Uefa è stata dura anche con la Juventus due match in casa senza tifosi

Per il Liverpool la sanzione, decisa dalla Commissione disciplinare dopo otto ore di seduta, diventerà operante quando scadranno i termini della sospensione già comminata nei confronti di tutti i club inglesi. Per l'appello il termine scade domenica sera.

ZURIGO - La sentenza della Commissione Disciplinare dell'Uefa è stata pesante: il Liverpool è stato estromesso da tutte le Coppe europee per tre stagioni ed a partire dalla sospensione a tempo indeterminato comminata dall'Uefa stessa a tutte le società inglesi. Se, come sembra, tale sospensione durerà due anni, per il Liverpool non ci sarà calcio europeo fino al 1990. C'è da precisare però che la squalifica non terrà naturalmente conto degli anni in cui il Liverpool non si sarà qualificata in una delle tre Coppe. Alla Juventus è stata invece inflitta una pena singolare e pesante: dovrà giocare i primi due incontri casalinghi di Coppa in uno stadio vuoto, dunque a porte chiuse, senza cioè la presenza di tifosi. La Commissione ha precisato che a suggerire quest'ultima sanzione sono stati anche i precedenti relativi al club bianconero, multato, a partire dal 1981, per le partite contro il Celtic Glasgow, l'Anderlecht, lo Standard Liegi, il Paris Saint Germain, il Manchester United e il Porto per un totale di 108 milioni di lire. Per la Federazione belga infine c'è la proibizione ad organizzare una finale di Coppa per dieci anni. A queste severe decisioni, cui è possibile ricorrere in appello entro tre giorni (la Juventus lo ha già fatto), la Commissione è pervenuta dopo otto ore di consiglio e con una sola ora di sosta. La commissione disciplinare era composta dal cecoslovacco Vladimir Peter (presidente), dal norvegese Nicolai Johannsen (vicepresidente), dal tedesco Otto Andres, dall'austriaco Otto Demuth, dallo svizzero Edgar Obertufer e dallo spagnolo Joseph Vilaseca-Ouach. Le decisioni sono state ufficializzate ai giornalisti dal portavoce dell'Uefa, Ulrich Rothenbuehler, con un comunicato in cui si rende noto che la commissione disciplinare ha deliberato sulla base della relazione ufficiale sulla partita e sulla inchiesta svolta in proprio dall'Uefa stessa, sugli eventi del 29 maggio scorso. "I tifosi del Liverpool - dice il rapporto - hanno mostrato un comportamene indisciplinato, aggressivo ed estremamente violento nei confronti di spettatori che erano in grande maggioranza di origine italiana, e anche nei confronti delle forze di sicurezza. Inoltre, hanno demolito le reti che separano i due settori. In particolare, hanno scagliato oggetti contundenti e sparato razzi contro gli spettatori dell'altro settore. Circa un'ora prima del calcio di avvio, hanno sferrato ripetute aggressioni contro gli spettatori citati, provocando la morte di 38 persone e lesioni a 300-400 spettatori, alcuni dei quali sono rimasti in condizioni critiche". I tifosi della Juventus sono stati accusati di avere tenuto un "comportamento particolarmente scorretto, abbattendo la rete esterna fuori dello stadio, accendendo fuochi d'artificio a intervalli regolari, abbattendo la rete di recinzione del campo di gioco. Inoltre sono stati lanciati oggetti contro le forze di sicurezza ed alcuni tifosi sono entrati in campo. Dopo il tragico incidente occorso nella curva opposta i tifosi della Juventus hanno ingaggiato battaglia con la polizia ed alcuni hanno attraversato il campo per andare verso il settore degli incidenti". La disciplinare dell'Uefa ha quindi avuto la mano pesante nel giudicare la tragedia di Bruxelles. Il verdetto pronunciato contro il Liverpool ora è legato ad una decisione che sarà presa dal Comitato Esecutivo dell'Uefa, quando preciserà il periodo di sospensione di tutti i club inglesi. Dopo la loro riammissione, i "reds" resteranno fuori dall'Europa per altre tre stagioni. Le sanzioni prese dalla Disciplinare non risparmiano nessuno, ma colpiscono, come abbiamo già detto, in particolar modo la Federcalcio Belga (fino al 29 maggio scorso primatista in fatto di finali organizzate: undici) che si è mostrata incapace di prevedere il comportamento delle due tifoserie. D'altra parte i "precedenti" delle due squadre avrebbero dovuto mettere sull'avviso i dirigenti belgi. Il Liverpool aveva già pagato 34.000 franchi francesi di multe per il comportamento dei suoi tifosi a Monaco (invasione del campo il 22 aprile 1981), a Lisbona (rissa il 21 marzo 1984) e a Roma lo scorso anno per la finale della coppa dei campioni; per la Juve le multe erano state di 550.000 franchi francesi.

21 giugno 1985 

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Il tifoso aggredito a Bruxelles è uscito dal coma, torna a casa

Carlo Duchene non ricorda nulla - Sempre assistito dalla moglie, ha chiesto di vedere la figlia.

Carlo Duchene, 34 anni, il tifoso juventino selvaggiamente aggredito a Bruxelles da alcuni teppisti al termine della finale di Coppa Campioni, è uscito dal coma. La conferma è giunta ieri dai medici belgi. L'uomo, che è stato assistito giorno e notte dalla moglie, ha chiesto di vedere la figlia. Ieri, Claude, 11 anni, accompagnata dalla nonna, è partita in aereo da Linate. L'incontro col padre avverrà questa mattina in una camera dell'ospedale di Sant'Erasmo, dove Carlo Duchene è ricoverato da tre settimane. Dopo il ritorno di Marco Manfredi - il tifoso di Moncalieri che, sconvolto da quel tragico mercoledì di follia, allo stadio Heysel, ha vagato senza meta per una settimana - da Bruxelles giunge, dunque, un'altra buona notizia: se la caverà il parrucchiere pinerolese assalito dopo la partita, a oltre due chilometri dallo stadio, mentre stava salendo sulla macchina di un amico, Ivo Taverna, 45 anni, anch'egli di Pinerolo. L'uomo è stato colpito al capo con un pugno di ferro. L'aggressore, un tifoso del Liverpool, che era con due complici, è sbucato dal buio e, senza dire una parola, ha inferto un primo colpo con inaudita ferocia, e poi un secondo. Racconta Ivo Taverna: "Hanno colpito anche me, ho reagito, sono accorsi altri italiani, poi è arrivata la polizia, che ha bloccato i tre tifosi inglesi. Carlo aveva perso conoscenza, giaceva per terra in una pozza di sangue. Sulla nuca, una profonda ferita". Le condizioni dell'uomo erano apparse subito gravi. Per molti giorni a ogni domanda sul suo stato di salute la risposta era sempre la stessa: è in coma. Ma all'inizio di questa settimana qualcosa si è rimesso in moto nel fisico del pinerolese. Carlo Duchene ha cominciato a guardarsi intorno, a muoversi. Mercoledì, alla moglie, Filomena Fanti, che gli è vicina dal giorno dopo la disgrazia, ha mormorato: "Mi fa male il braccio". Avvertiva, cioè, la presenza dell'ago della flebo. La donna non ha saputo trattenere le lacrime. Emozionata e felice, ha chiamato i medici che confermavano: Carlo era uscito dal coma. Appena ha ripreso coscienza, l'uomo ha chiesto di vedere la figlia, che in questi giorni ha terminato la quinta elementare. "La bambina - spiega Maria Vecchiato, madre del Duchene - avrà un ruolo importante nel recupero del padre: mio figlio non sa perché è ricoverato in ospedale, non ricorda nulla e fa ancora difficoltà a camminare. La presenza di Claude sarà utilissima". Finalmente la donna può sorridere: "In Belgio con noi sono stati tutti affettuosi e premurosi, a mia nuora hanno riservato una camera in ospedale per stare vicino a suo marito. Tutti i giorni dal Consolato tengono a informarsi sulle sue condizioni di salute. Forse a fine mese potrà essere trasferito in un ospedale italiano".

23 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Un mese dopo gli incidenti di Bruxelles, che costarono la vita a 38 persone, la polizia di Liverpool ha effettuato i primi arresti. Si tratta di tre persone, rilasciate in serata dopo il pagamento di una cauzione. Altri fermi sono annunciati nei prossimi giorni. Gli arrestati dovranno presentarsi ogni giorno alla stazione di polizia. Gli inquirenti hanno studiato oltre 50 ore di filmati televisivi, usando avanzate apparecchiature elettroniche per ingrandire e fotografare i volti dei tifosi ritenuti all'origine degli incidenti. Alcune fotografie saranno rese pubbliche: da giovedì sarà lanciata una grande campagna che coinvolgerà televisione, radio e giornali per chiedere la collaborazione di chiunque riconosca i volti che la polizia non è riuscita ad identificare. I teppisti già individuati, e quelli che eventualmente saranno arrestati nei prossimi giorni, potranno essere estradati in Belgio solo se incolpati (così prevede la legge britannica) di omicidio volontario. Negli ambienti della magistratura di Bruxelles ci si chiede, però, come ad ognuno di essi potrà essere addossata la responsabilità diretta della morte di questa o quella persona, condizione necessaria per l'accusa di omicidio volontario. Intanto, a Bruxelles, continuano i lavori della commissione d' inchiesta parlamentare belga. Il capo di gabinetto del ministro dell'interno, Charles Ferdinand Notomb, ha affermato che nessuna delle quattro persone che compongono lo speciale ufficio che assicura i turni di sorveglianza per il mantenimento dell'ordine pubblico, ha mosso un dito per prevenire la strage dell'Heysel. Chi si è mosso, lo ha fatto solo ad incidenti avvenuti. La polizia belga non ha arrestato neanche uno dei teppisti inglesi "perché temevamo di arrestare degli innocenti". Il magistrato arrivato all'Heysel dopo gli incidenti ha aggiunto che la legge belga prevede al massimo un fermo di 24 ore, mentre per riconoscere i colpevoli bisognava visionare 50 ore di filmati televisivi.

26 giugno 1985 

Fonte: La Repubblica

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Tre fermi a Liverpool

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - Tre tifosi del Liverpool, sospettati di essere fra i protagonisti delle violenze che hanno provocato la morte di 39 spettatori allo stadio "Heysel" di Bruxelles durante la finale di Coppa dei Campioni con la Juventus, sono stati fermati ieri dalla polizia. Ma dopo gli interrogatori conclusi in serata, sono tornati tutti e tre a casa. Hanno però l'obbligo di restare a disposizione della polizia. L'identità dei tre, fermati nel Merseyside, non è stata rivelata dalle autorità giudiziarie. La polizia ha distaccato per la ricerca e l'identificazione dei teppisti di Bruxelles una squadra speciale di cinquanta investigatori, che s'è messa al lavoro fin dalla serata del massacro allo stadio belga". Gli investigatori hanno esaminato attentamente, più volte, gli spezzoni delle riprese televisive realizzate quella sera a Bruxelles, hanno fatto ingrandire i fotogrammi più nitidi degli "hooligan", e da questi hanno fatto stampare delle gigantografie dei sospetti. Con queste foto hanno poi setacciato gli ambienti sportivi della città, le sedi dei circoli dei tifosi del Liverpool. Alle ricerche hanno partecipato anche alcuni agenti provenienti da Bruxelles, che però sono ripartiti da Liverpool una settimana fa, senza poter presentare alcuna domanda di estradizione. Questo sembra confermare le difficoltà incontrate dalla polizia inglese nell'identificazione dei responsabili delle violenze. Difficoltà invece superate in Italia, perché i tifosi ultras bianconeri colpevoli a loro volta di violenze contro la polizia (come il giovane fotografato mentre minacciava gli agenti con una scacciacani) sono stati agevolmente identificati. Nonostante questa scarsezza di risultati pratici le ricerche a Liverpool proseguiranno. A quanto risulta, dall'esame dei filmati e dai riscontri effettuati a Liverpool, la polizia avrebbe identificato almeno una ventina di tifosi che si sospetta abbiano provocato le violenze all'origine della tragedia di Bruxelles. p. pat.

26 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Sei hooligan sotto inchiesta per Bruxelles

Presentato ai Comuni il progetto di legge che vieta le bevande alcoliche dentro e fuori gli stadi.

STRASBURGO - I ministri dello Sport dei ventuno Paesi del Consiglio d'Europa si sono riuniti ieri a Strasburgo per approvare misure internazionali in grado di bloccare gli episodi di violenza negli stadi calcistici. La bozza di documento della riunione - convocata a seguito dei gravissimi incidenti avvenuti a Bruxelles per la finale di Coppa Campioni, che costarono la vita a 33 persone - è stata messa a punto tenendo conto delle raccomandazioni emerse dalla riunione ministeriale svoltasi l'anno scorso a Malta: i governi dovranno "garantire" che le loro autorità sportive nazionali, i club calcistici e i responsabili degli impianti sportivi prendano "misure efficaci" per impedire le violenze. Questi i provvedimenti richiesti: separare i tifosi rivali e allestire settori per i sostenitori delle squadre ospiti; controllare a fondo la vendita dei biglietti; escludere coloro che si sono resi responsabili di disordini; limitare, se non proibire del tutto, la vendita di bevande alcoliche e comunque fare in modo che le bevande non siano vendute in contenitori potenzialmente pericolosi; assicurarsi che i regolamenti Uefa siano osservati dalle squadre in tutti gli incontri. I Paesi che ratificheranno il pacchetto saranno chiamati inoltre ad autorizzare la magistratura a processare i tifosi responsabili di violenze da qualsiasi nazione provengano e ad approvare norme penali che prevedano condanne adeguate degli spettatori violenti. Secondo la bozza di documento, le autorità nazionali dovranno impegnarsi anche a garantire la presenza di forze di polizia in grado di impedire i disordini "sia nelle immediate vicinanze che all'interno degli stadi".

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - Sono saliti a sei i tifosi del Liverpool inquisiti per il massacro dello stadio Heysel di Bruxelles. Ai tre fermati nella giornata di martedì e rilasciati in serata in libertà provvisoria dietro cauzione, se ne sono aggiunti altrettanti. E la lista probabilmente non è esaurita: secondo quanto è trapelato dagli ambienti della polizia del Merseyside, i tifosi-teppisti identificati grazie alle riprese televisive girate nel corso dei drammatici incidenti sarebbero almeno una ventina. La polizia di Liverpool ha annunciato per oggi una conferenza stampa nel corso della quale dovrebbe essere appunto chiarito il numero esatto degli "hooligans" rintracciati e sospettati di essere fra i responsabili degli incidenti all'origine della morte dei 38 spettatori prima della finale di Coppa Campioni. Ma c'è ancora un gruppo di tredici teppisti (di cui sono state stampate gigantografie tratte dagli spezzoni tv) che la polizia non è riuscita a identificare, e davanti a questi risultati negativi gli inquirenti si stanno chiedendo se si tratta di gente di Liverpool. I primi tre tifosi erano stati rintracciati dalla polizia nel sobborgo di Kirkby, questi altri a Knotty Ash, sempre nella zona di Liverpool. Sembra pertanto cadere l'attenuante subito invocata dai dirigenti della società, i quali avevano accusato elementi estranei alla tifoseria locale, identificandoli in attivisti del movimento neo-nazista National Front, di essere stati fra i promotori delle violenze a Bruxelles. A distanza di un mese circa da quella notte di tragedia, la giustizia inglese sembra finalmente muovere i primi passi per inchiodare i responsabili alle loro responsabilità. Ma l'iter è lento. Come ha spiegato ieri un portavoce della polizia del Merseyside, secondo la legge inglese i soli reati commessi all'estero perseguibili in Gran Bretagna sono quelli di assassinio o di omicidio colposo. Se si ritiene di avere prove sufficienti, allora si apre il procedimento direttamente in Inghilterra. In caso contrario, sta alla giustizia belga richiedere l'estradizione degli accusati. E' stato presentato alla Camera dei Comuni, intanto, il progetto di legge governativo che vieta vendita e consumo di bevande alcoliche all'interno degli stadi e nelle aree vicine a impianti sportivi. Il progetto, che è appoggiato anche dall'opposizione, dovrebbe essere approvato la settimana ventura. Il divieto, esteso anche ai torpedoni e alle vetture ferroviarie in viaggio verso gli stadi, riguarderà, oltre al calcio, sport come il cricket e le corse ippiche. p. pat.

27 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

LIVERPOOL - E così, come promesso, ieri sera i teleschermi britannici sono stati cooptati dalla polizia criminale per la più spettacolare video caccia al teppista da stadio mai tentata finora: proprio come in "1984" di Orwell. Il Grande Fratello inglese è stato utilizzato durante una trasmissione durata 75 minuti (frutto di 25 spezzoni tv) per diffondere in tutta la Gran Bretagna cinquanta immagini di altrettanti giovani sospettati d' essere i responsabili della strage all'Heysel, prima della finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus. Del resto, con il fermo di sette persone, mentre se ne ricercano altre quindici, si può dire conclusa la prima fase delle indagini: 100 tifosi del Liverpool interrogati, 1600 foto confrontate, 600 testimoni ascoltati, 50 ore di conversazioni telefoniche analizzate. Un blow-out senza precedenti nel mondo del calcio. Preceduta da una martellante campagna stampa, appoggiata dall'opinione pubblica shoccata per i 38 morti di Bruxelles, la video caccia di mercoledì è stata supportata dall'appello del capo di polizia di Merseyside di Liverpool: "Eccoci cinquanta immagini. Sono quelle che ritraggono i delinquenti dello stadio di Heysel. Aiutateci ad identificarli". Le stesse foto appaiono sui giornali, sui muri delle città. Mostrano facce di giovani che agitano megafoni, bastoni, che lanciano sassi, che gridano. Istantanee spesso mal riuscite. Un "video shot" che ha richiesto giorni e giorni di paziente lavoro, il materiale da visionare infatti durava oltre 50 ore. Un'operazione mai tentata prima, nemmeno nei giorni difficili del terrorismo Ira. I migliori detectives dell'Inghilterra aiutati da una squadra di poliziotti belgi, come enfaticamente vantano i quotidiani d' oltre Manica, hanno prestato la loro consulenza per cercare d' identificare gli "hooligans". Soprattutto per i difficili raffronti con foto scattate nei mesi scorsi dagli speciali reparti di polizia che sorvegliano gli stadi più "caldi" di Gran Bretagna, ultima risorsa preventiva nelle situazioni sovente di "pre-guerriglia" urbana che ormai si determinano ad ogni partita. Certi sabati violenti hanno scosso l'opinione pubblica, ecco perché la "video caccia" non ha provocato rimostranze, bensì approvazione da parte di quei ceti che desiderano il ritorno alla tranquillità. Non solo: i responsabili delle indagini hanno sollecitato i tifosi "più responsabili" a farsi avanti per cooperare nelle ricerche ed identificazione dei sospetti. Questa grande caccia all'uomo rischia, però, di scatenare pericolosi ed incontrollati linciaggi tipo Valpreda. Già qualche quotidiano popolare spiega che gli "hooligans" hanno volti che si somigliano, capelli lunghi, la stessa espressione, una cattiva rasatura... Le generalizzazioni sono all'ordine del giorno. I sociologhi attribuivano la furia bestiale dei "reds" alla miseria ed alla disoccupazione di Liverpool, un tempo emporio dell'Impero oggi città in declino. Hanno invece scoperto che parecchi "hooligans" fra quelli interrogati e rilasciati dalla polizia sono anche figli di "colletti blu", oppure studenti, vivono in gruppo, magari arrivano da Londra e che prevalentemente, hanno un'età fra i sedici e i venti anni. I sette fermati sono uno specchio di questa mappa hooligana: tre sono disoccupati, uno studia, un altro è legato ai neofascisti del Fronte Nazionale, due sono figli di impiegati, sono apprendisti, hanno buone occupazioni. Tre hanno ottenuto la libertà provvisoria, uno di essi è stato intervistato dalla Bbc: "Se gli italiani non fossero stati codardi ed avessero accettato il combattimento invece di scappare, non avrebbero fatto pressione sul muro che non sarebbe crollato provocando tante morti". Tutti sanno che affrontare i "wild boys" della tifoseria britannica non è igienico: chi non è codardo davanti a teppisti armati di coltelli affilati e stivaletti borchiati ? Complicato, inoltre, l'aspetto giuridico. Al massimo si può accusare gli "hooligans" di assalto o rissa aggravata, più difficile provare l'omicidio premeditato nei confronti di chi è morto all'Heysel. Problematica infine la procedura delle estradizioni. Bisogna avere leggi ad hoc. Non a caso, mentre a Bruxelles la magistratura belga deve decidere sulla richiesta di scarcerazione dei quattro tifosi italiani arrestati il 29 maggio, i ministri dello sport della Cee si accingono a varare una euro convenzione anti-teppismo negli stadi. A Westminster il ministro britannico degli Interni ha già presentato un primo pacchetto dei provvedimenti: esempio, diventa illegale la vendita di bevande alcoliche ai tifosi inglesi.

28 giugno 1985 

Fonte: La Repubblica

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

di Massimo Silvestro Lussemburgo

Leggo con vivo stupore su Repubblica di venerdì 21 giugno l'affermazione del capo della polizia municipale di Bruxelles secondo cui "prima del tragico incidente dello stadio dell'Heysel i tifosi italiani erano stati molto più turbolenti di quelli del Liverpool". Si tratta di una dichiarazione infamante che rischia di inquinare le prove e ha per scopo di ridimensionare le responsabilità delle forze di polizia e degli organizzatori belgi. I 38 morti sono tutti della curva Z; tra il gruppo di italiani c' ero anch' io (ne ho riportato la lesione dei legamenti del ginocchio sinistro che mi costringe a camminare con le stampelle) e vi posso assicurare che non eravamo turbolenti, prova ne è la presenza di molte donne e qualche bambino. Siamo stati travolti, calpestati, feriti o uccisi perché non eravamo organizzati alla lotta come la teppaglia degli hooligans. Se fossimo stati "più turbolenti dei tifosi del Liverpool", ci sarebbe stata battaglia nelle gradinate fra le opposte schiere anziché il riflusso che è costato la vita a tanti padri di famiglia, a un bambino, a alcune signore. Mi pare doveroso ricordare questi fatti per rispetto ai morti tra i quali potevo esserci anch' io. In Belgio è in corso una severa procedura giudiziaria volta ad appurare le responsabilità amministrative e politiche e pare che i magistrati siano intenzionati ad andare fino in fondo e a non lasciarsi fuorviare da torbide dichiarazioni come quella del capo della polizia municipale di Bruxelles, che mirano a cambiare le carte in tavola. Non escludo che in altri settori del vetusto Heysel i tifosi della Juventus siano stati turbolenti, ma ciò non ha nulla a che vedere con la tragica vicenda della curva Z. Rimettiamo pertanto le cose in chiaro: a Bruxelles, il 29 maggio, vittime sono state gli italiani, violenti gli hooligans di Liverpool e incompetenti gli organizzatori belgi della manifestazione.

28 giugno 1985  

Fonte: La Repubblica

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Caccia a 15 teppisti del Liverpool

La polizia è sicura che sono i responsabili della strage di Bruxelles - Come li ha identificati.

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - "Wanted": quindici tifosi-teppisti del Liverpool sono da ieri ricercati in tutta l'Inghilterra, le loro fotografie sono state pubblicate sui giornali e diffuse in serata dalle tv. Nemmeno i terroristi dell'Ira hanno avuto un trattamento del genere. Secondo la polizia del Merseyside (la regione di Liverpool), si tratterebbe senza ombra di dubbio degli hooligan responsabili delle violenze che un mese fa provocarono la morte di 38 spettatori, 31 dei quali italiani, alla finale di Coppa dei campioni Juventus-Liverpool. La caccia ai 15 presunti istigatori e autori del massacro è stata aperta dalla sede della polizia della città, dove gli inquirenti hanno reso conto, in un'affollata conferenza stampa, dei risultati delle loro indagini. Il comandante Bill Sergeant, che ha diretto il lavoro di 50 poliziotti, ha spiegato che, grazie al ripetuto esame di una cinquantina di ore di filmati televisivi, di 1400 fotografie e 400 informazioni telefoniche "confidenziali", sono stati identificati e interrogati circa seicento tifosi inglesi che avevano accompagnato il Liverpool nella trasferta a Bruxelles. Ma la polizia segue anche altre 1500 "piste" relative ad altrettanti sostenitori dei Reds. Il risultato di questa mole di informazioni non è molto incoraggiante, almeno per il momento: sette presunti tifosi-teppisti sono stati formalmente fermati dalla polizia (ma poi rimessi in libertà provvisoria dietro versamento di una cauzione, le loro responsabilità saranno chiarite entro il 25 settembre); altri 15, dei quali si ignora l'identità, sono appunto ricercati attivamente. La polizia di Liverpool ha colto l'occasione della conferenza stampa per esaltare il lavoro svolto, e illustrare i sofisticati strumenti utilizzati per la visione e l'ingrandimento di filmati e fotografie. Ma lo sfoggio di tanta tecnologia contrasta con la mediocrità dei risultati pratici, tanto più deludenti se si considerano i problemi giudiziari che potrebbero sorgere da eventuali estradizioni in Belgio, e la difficoltà di determinare, di quantificare le responsabilità penali dei singoli tifosi che fossero formalmente identificabili come protagonisti delle violenze allo stadio Heysel. Il cammino per far giustizia si preannuncia, dunque, ancora lungo e accidentato: sullo sfondo delle indagini restano da registrare i dettagli del progetto di legge, già annunciato dal governo Thatcher e presentato in Parlamento per l'approvazione, per stroncare il teppismo negli stadi inglesi. La nuova normativa mira essenzialmente a proibire l'uso e la vendita di bevande alcoliche ai tifosi. p. pat

28 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Restano in carcere i 4 italiani di Bruxelles

BRUXELLES - Rimangono in prigione i quattro tifosi italiani arrestati il 29 maggio in occasione dei drammatici incidenti verificatisi allo stadio Heysel di Bruxelles prima della finalissima di Coppa dei Campioni fra Liverpool e Juventus, che sono costati la vita a 38 spettatori, 31 dei quali italiani. La procura del Re di Bruxelles stamane ha interposto appello contro il parere di scarcerazione della "chambre du conseil", l'istanza della magistratura che non ha potere giudicante, ma decide sul rinvio a giudizio e sulla carcerazione preventiva. I quattro italiani sono Umberto Salussoglia, 22 anni, di Torino (quello mostrato dalla televisione mentre sparava con una scacciacani); Claudio Ardito, 25 anni, di Fiano, Franco Spedicato, 25 anni, di Lecce, e Franco Calabrese, 22 anni, residente in Belgio. Problemi particolari si presentano per Umberto Salussoglia e Claudio Ardito che hanno già gravi precedenti. Salussoglia era stato denunciato due volte. Ardito venne arrestato per scippo a Bergamo e denunciato a Milano e Torino. Attualmente la loro situazione è piuttosto delicata: potranno uscire di prigione se, entro 15 giorni, la corte di appello si pronuncerà contro il ricorso della procura.

MILANO - La Gran Bretagna verserà una prima somma di 500 sterline, circa un milione di lire, a tutte le famiglie delle vittime dei tragici incidenti di Bruxelles. Le 500 sterline costituiscono una sorta di anticipo sugli interventi del governo di Londra a favore delle vittime (Il fondo stanziato dalla Gran Bretagna è di 250 mila sterline). Lo ha comunicato stamane la signora Thachter al presidente del Consiglio Craxi.

28 giugno 1985 

Fonte: Stampa Sera

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

LONDRA - Due dei quindici inglesi ricercati in seguito agli incidenti dello stadio Heysel di Bruxelles, si sono costituiti ieri. I due, le cui fotografie erano state rese pubbliche giovedì scorso dalla polizia di Merseyside, sono stati immediatamente fermati per essere interrogati. L'accusa nei loro confronti è di omicidio preterintenzionale. Ieri sera sono stati rilasciati dietro cauzione. "La risposta al nostro appello - ha dichiarato l'ispettore Bill Sergeant, al quale sono state affidate le indagini sulla sciagura di Bruxelles - è stata molto buona. In ventiquattro ore abbiamo ricevuto circa cento segnalazioni, molti cittadini continuano a telefonarci: ritengono di conoscere l'identità dei tifosi del Liverpool di cui abbiamo reso pubbliche le fotografie". Per adesso abbiamo identificato due persone. L'operazione di ricerca non è ancora finita, contiamo molto sull'aiuto della gente". Oltre ai due inglesi che si sono costituiti, la polizia di Liverpool ha arrestato ieri altre quattro persone; anche loro sono state rilasciate su cauzione. Il Governo inglese intanto verserà una prima somma di 500 sterline, circa un milione e trecentomila lire, a tutte le famiglie delle vittime degli incidenti di Bruxelles. Le 500 sterline sono una sorta di anticipo sugli interventi del governo di Londra, che ha già stanziato un fondo di 250 mila sterline. L'Alta Corte di Londra ha rigettato l'esposto contro l'esclusione dalle Coppe europee dei quattro clubs inglesi (Everton, Manchester United, Southampton e Norwich). A Bruxelles restano in carcere quattro tifosi arrestati il 29 maggio. La procura di Bruxelles ha interposto appello contro il parere di scarcerazione della "Chambre du Conseil". I quattro italiani (Umberto Salussoglia, Claudio Ardito, Franco Spedicato e Franco Calabrese) potranno uscire di prigione se entro 15 giorni la Corte d' Appello si pronuncerà contro il ricorso della procura.

29 giugno 1985 

Fonte: La Repubblica

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Il primo indennizzo per Bruxelles 12 milioni ai parenti delle vittime

BRUXELLES - La Gran Bretagna verserà un primo acconto di 5000 sterline (circa dodici milioni di lire) a tutte le famiglie delle vittime dei tragici incidenti di Bruxelles. La somma costituisce una sorta di anticipo sugli interventi decisi del governo di Londra per complessive 250 mila sterline. Della decisione si è avuta notizia a Milano, in margine al vertice dei capi di governo dei Paesi della Cee, dopo un incontro avvenuto ieri mattina tra il presidente del Consiglio Craxi e il premier britannico Margaret Thatcher. Secondo un portavoce, la Thatcher ha rinnovato a Craxi espressioni di cordoglio e di rammarico per il dramma dello stadio Heysel, provocato dalla violenza dei tifosi del Liverpool. Il Parlamento europeo ha inoltre già invitato i Paesi della Comunità a lottare insieme contro la violenza nello sport, raccomandando l'adozione di misure specifiche negli stadi, di deterrenti contro le società, di iniziative a favore dell'educazione sportiva. Quanto ai fatti dell'"Heysel", ieri la Procura del re ha presentato appello contro il parere di scarcerazione nei confronti dei quattro tifosi italiani arrestati il 29 maggio, poco dopo la tragedia avvenuta in un altro settore del campo. Gli italiani sono Umberto Salussoglia, 22 anni, di Torino, Claudio Ardito, 25 anni di Fiano (Torino), Franco Spedicato, stessa età, di Lecce, e Franco Calabrese, 22 anni, nato in provincia di Bergamo e residente in Belgio: potranno comunque uscire di prigione se, entro 15 giorni, la corte di Appello si pronuncerà contro il ricorso della Procura. L'inchiesta ordinata dal Parlamento belga sta intanto smontando la tesi delle autorità calcistiche e di polizia secondo cui il servizio di vigilanza allo stadio era stato predisposto al meglio: le contradditorie deposizioni di semplici poliziotti e ufficiali, tra i quali il comandante della gendarmeria, Robert Bernaert, dimostrano il contrario". I parlamentari hanno potuto appurare che i gradini dello stadio si sgretolavano sotto la minima pressione. I biglietti del settore "Z", dove hanno perso la vita 38 persone, erano stranamente finiti nelle tasche degli spettatori italiani invece che in quelle dei Belgi come previsto. Avevano avuto luogo sei riunioni preparatorie ma nessuno si è preoccupato di invitare i pompieri e redigere i verbali: oggi non si riesce più a capire cosa fu deciso esattamente. La sera degli incidenti la gendarmeria, all'interno dello stadio fu totalmente inefficiente, mentre il comandante, come lui stesso ha confermato, fu avvisato degli scontri solo un'ora dopo. Poliziotti e gendarmi non erano del resto riusciti ad impedire l'ingresso a teppisti ubriachi muniti di spranghe e bastoni. Non è stato possibile inoltre trovare un telefono per mettersi in contatto con le autorità e avvisarle di quello che stava accadendo all'interno dello stadio: il procuratore del re ha dovuto utilizzare il radiotelefono di un giornalista. Da Bruxelles, il capo di gabinetto del ministro dell'Interno non è riuscito a mettersi in contatto con i responsabili dell'Unione belga di football presenti allo stadio. Tutti si sono serviti dell'unità mobile dei pompieri precipitatisi di loro iniziativa sul luogo degli incidenti. E per finire la serie degli errori, nessuno dei responsabili dell'eccidio fu arrestato al termine di quella tragica sera. La commissione di inchiesta presenterà le proprie conclusioni al Parlamento il 6 luglio.

29 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Trovati dopo l'appello 4 teppisti del Liverpool

di Paolo Patruno

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - Un mese dopo la tragedia di Bruxelles, l'Inghilterra continua ad avvertire come una "vergogna nazionale" l'assalto dei tifosi teppisti del Liverpool che causò la morte di 38 spettatori, quasi tutti italiani al seguito della Juventus. Il giudice dell'Alta Corte, Vinelott, che ha respinto venerdì sera il ricorso contro il divieto di partecipare ai tornei europei presentato da quattro club (Everton, Manchester United, Norwich e Southampton), ha motivato il suo verdetto con una dichiarazione che ben esprime questo sentimento collettivo: "Un senso di vergogna è stato avvertito da tutti gli inglesi che abbiano visto sul loro televisore le immagini provenienti da Bruxelles, o che abbiano letto successivamente quanto sia accaduto. E questo sentimento di vergogna dev'essere stato accompagnato, in milioni di persone, dalla determinazione che qualsiasi cosa deve essere fatta per garantire che quanto è accaduto non debba mai più ripetersi". Questo clima psicologico spiega anche il successo dell'inusitata caccia all'uomo scatenata, su iniziativa della polizia di Liverpool, sulla stampa e alla tv inglesi, che hanno pubblicato con grande rilievo le fotografie di quindici tifosi-teppisti sospettati e ricercati dagli inquirenti, ma non ancora identificati. L'invito delle autorità a fornire indicazioni utili alle indagini anche telefonicamente, in via confidenziale e anonima, è un procedimento anomalo (usato solo saltuariamente nella lotta contro il terrorismo dell'Ira). In Gran Bretagna, patria dell'Habeas Corpus, dove la riservatezza della polizia e il desiderio di non nuocere agli indiziati prima che sia provata la colpevolezza giunge fino alla consuetudine di non fornire i nominativi delle persone ufficialmente inquisite. Circa 200 telefonate da parte di persone che volevano fornire informazioni sui 15 "Wanted" sono giunte alla polizia soltanto nella prima giornata. La squadra speciale di 50 agenti incaricata delle indagini ha così potuto interrogare a lungo, l'altra sera, quattro dei tifosi raffigurati nelle fotografie. Tutti sono poi stati rilasciati in libertà su cauzione. Ma anche nel loro caso, come in quello degli altri otto tifosi sospettati di avere partecipato alle violenze nel settore Z dello stadio Heysel e fermati nei giorni scorsi, sarà la magistratura a vagliare, entro il 25 settembre, la fondatezza delle prove raccolte. Soltanto verso la fine dell'estate, salvo sorprese, si potranno quindi valutare appieno i risultati delle ricerche intraprese dalla polizia di Liverpool per assicurare alla giustizia i colpevoli del massacro.

30 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

Le colpe della violenza negli stadi

di Franco Marchiaro

Hanno partecipato giocatori di calcio, allenatori, giornalisti sportivi - Interventi eccitati di alcuni tifosi.

ALESSANDRIA - Il tifoso mandrogno, molto esigente, non è mai stato un violento, al "Moccagatta" sono terminate senza incidenti anche partite il cui andamento avrebbe potuto provocare gli animi, si ricorda soltanto un intervento massiccio della polizia nell'inverno del '46, per difendere l'arbitro, ma la cosa non ebbe poi seguito. Fuori casa, invece, qualche volta hanno dovuto subire la violenza altrui. Forse per questo è ancora vivo il ricordo della tragica notte di Bruxelles e gli alessandrini hanno gremito venerdì sera la Sala Ferrero per il dibattito su "Dopo Bruxelles: la colpa è del calcio ?". Tanta gente, molti interventi, alcuni purtroppo violenti, come quel tifoso che diceva di essere stato pronto, allo stadio Heysel, a "scendere a vendicare il sangue italiano". Ma si tratta di violenza che difficilmente può venire attribuita ad un avvenimento sportivo. Giustamente, allora, Giuliano Terraneo, portiere del Milan, ha osservato: "Manca una cultura sportiva di base, la violenza esiste all'esterno dello stadio, dove viene poi meglio esternata". Mentre Antonio Tavarozzi ha ricordato preoccupato una frase di Bearzot - "Quando ci vergogneremo di portare i nostri figli allo stadio il calcio sarà finito" - invitando a meditare perché quel momento potrebbe essere vicino. L'interessante dibattito, che tanto seguito ha ottenuto, è stato organizzato dall'assessorato allo Sport della Provincia con la valida collaborazione di Mirko Ferretti, già vice di Radice e già mister dell'Alessandria, neo eletto consigliere comunale alessandrino. Assenti Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Giovanni Trapattoni, hanno partecipato, moderatore, Nello Pacifico, Luciano Nizzola, amministratore delegato del Torino, Beppe Bonetto, l'allenatore Gigi Radice, Giuliano Terraneo, i giornalisti Giglio Panza, Piero Dardanello, Antonio Tavarozzi. C'era l'assessore provinciale allo Sport Rita Camera e, prima dell'inizio del dibattito, Aldino Leone e Giancarlo Bertolino, della "Biennale di poesia di Alessandria" hanno letto alcuni versi contro la violenza. Dopo la strage della curva Z dell'Heysel la partita si doveva giocare oppure no ? Su questa domanda si è mosso il dibattito. Per Gigi Radice, decidendo di giocare, "lo sport non è stato capace di usare quel momento per dare una lezione al mondo" mentre per Panza e Dardanello l'averla giocata è stato il modo per mantenere l'ordine, per evitare incidenti ancora peggiori. Due tesi diverse e subito si è acceso lo "scontro" dialettico tra i presenti le cui impressioni venivano raccolte al microfono da Bruno Annaratone di Radio West. "Premesso che la prima colpevole è stata l'Uefa per lo stadio scelto, se non si fosse giocato non sarebbe accaduto nulla", ha sostenuto Lauriano Toti che era nella tragica curva Z. Ma subito un altro tifoso, agitatissimo, è stato di parere contrario: "Se non si giocava sarebbe accaduto il massacro di Forte Apache", ha detto in tono eccitato. Per Luciano Nizzola ad indurre a fare giocare la partita sono stati più motivi economici (i diritti televisivi, ad esempio) che sportivi. La discussione, gli interventi si sono susseguiti per ore, l'interesse, ovviamente, da Bruxelles si è spostato sugli stadi italiani, Nizzola e Bonetto non hanno nascosto le responsabilità delle società che spesso, per timore di essere ricattate, tollerano certi ultras che invece vanno assolutamente deprecati, allontanati. Tavarozzi ha elogiato - ma non tutti hanno condiviso le sue tesi - i meriti di certi sponsor che aiutano nella campagna anti-violenza, come la Barilla con il concorso per slogan "non intossicati dalla violenza" e la Misura che premia il pubblico più corretto, quello dell'Udinese per lo scorso campionato. Una "tifosa milanista" presente in sala ha invocato controlli più severi agli ingressi degli stadi, come ad esempio quelli per il concerto di Bruce Springsteen; Panza ha ricordato che viviamo in una società violenta ("C'è violenza fisica e c'è violenza morale") e quindi ognuno deve fare bene l'esame di coscienza e allora, forse, si avranno meno incidenti. Tavarozzi ha suggerito stadi forse con meno posti ma più attrezzati, con servizi più idonei: anche questo serve a combattere la violenza. Molto interesse: interventi e discussioni l'hanno dimostrato. Anche questo impegno della gente può essere utile - un grazie quindi a chi ha organizzato il dibattito - alla campagna contro la violenza, per formare quella cultura sportiva di base invocata da Giuliano Terraneo.

30 giugno 1985 

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985 

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