Gli Ultras
degli anni ’80 di Samb e Verona al
Ballarin x
omaggiare le vittime del rogo del 1981
Iniziativa
promossa dai sostenitori e dai responsabili
negli anni ’80 dei gruppi ultras della Curva
veronese e sambenedettese, in occasione della
visita in Riviera dei tifosi scaligeri.
SAN BENEDETTO DEL
TRONTO - Un mazzo di fiori sotto la curva sud
del Ballarin per ricordare la tragica scomparsa
di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni, morte
a causa del rogo che il 7 giugno 1981 scoppiò
nell’allora stadio della Sambenedettese. È
l’iniziativa promossa dai sostenitori e dai
responsabili negli anni ’80 dei gruppi ultras
della Curva veronese e sambenedettese, in
occasione della visita in Riviera dei tifosi
scaligeri. Una storica riunione che ha visto
coinvolti i vecchi rappresentanti delle due
tifoserie, legate da un’antica e salda amicizia.
30 agosto 2020
Fonte: Rivieraoggi.it
(Testo © Fotografie)
Il rogo del Ballarin, una tragedia dimenticata
di Diego Mariottini
Il più grande dramma in uno stadio italiano, in
un periodo molto delicato.
Mattina del 7 giugno 1981, è domenica. Non una domenica
qualsiasi. Oggi se tutto va bene, in città sarà
festa. San Benedetto del Tronto è in fibrillazione
dalle prime ore del mattino. Con una vittoria la
Sambenedettese sarebbe promossa in serie B. Ma in
realtà anche un pareggio potrebbe bastare, dipende
da cosa farà il Campobasso in casa del Rende. Se
tutto andrà bene, Samb e Cavese saliranno di categoria
a braccetto. Sì, sarà festa. Nella serie C di allora
vengono promosse le prime due nella classifica finale
del girone A e del girone B. Si sale in quattro,
si retrocede in quattro. Neanche Roberto sta nella
pelle, quella domenica. Lui sì che sa giocare a
calcio, avrebbe anche potuto fare carriera ma a
volte il contorno familiare non lascia scampo. Ha
25 anni, per vivere fa l’antennista ma quel che
è stato non gli importa più. È acqua passata, forse.
Il fratello gli ha creato grossi problemi e in città
il suo cognome è "chiacchierato" da tempo, ma lui
ha ritrovato un equilibrio. E soprattutto una famiglia.
Sta da anni con Maria Antonietta, nascerà un bambino
a dicembre. Bambino ? Bambina ? Poco cambia. Ma
oggi forza Sambenedettese, non c’è altro a cui pensare.
La promozione è vicinissima. Roberto esce di casa
e si dirige verso lo Stadio "Fratelli Ballarin".
Nel pomeriggio c’è la partita con il Matera, a San
Benedetto l’argomento tiene banco da una settimana.
La serie C italiana di inizio decennio ha adeguato
livello tecnico e rappresenta il trampolino di lancio
ottimale verso le categorie maggiori. La Samb è
una squadra equilibrata e ben messa in campo. La
allena un tecnico di esperienza, Nedo Sonetti. Toscano
di Piombino, burbero, aria da sergente di ferro
ma professionista di grande umanità. Uno che sa
caricare la squadra e che riesce sempre a tirare
fuori il meglio dai singoli e dal gruppo. Buon attacco,
ottima difesa. Nei primi anni 80, quando la vittoria
vale ancora due punti e si gioca quasi esclusivamente
a uomo, anche uno 0-0 esterno non è risultato da
disprezzare. La Sambenedettese non prende gol da
5 partite, merito di una linea difensiva molto attenta
e di un portiere di cui si dicono grandi cose. Si
chiama Walter Zenga e qualcuno sostiene, tra il
serio e il faceto, che un giorno il ragazzo sarà
l’erede di Zoff in Nazionale. Chi in quel momento
ride a sentire certe affermazioni, tempo pochi anni
e non riderà più. Prime ore del pomeriggio, i cancelli
sono stati aperti e le curve si stanno pian piano
riempiendo. Lo stadio non è grandissimo ma ben costruito.
Per una cittadina come San Benedetto del Tronto
ha la giusta capienza, circa 15mila spettatori.
Tuttavia, dopo tanti anni una ristrutturazione non
farebbe male. È stato intitolato ai fratelli Dino
e Aldo Ballarin, deceduti a Superga nel 1949 insieme
con tutto il Grande Torino. Impianto a due passi
dal mare e dalla zona portuale, è spesso battuto
da un vento molto forte. I triestini hanno la bora,
qui specie con la bella stagione soffia uno scirocco
piuttosto violento. Ma con il caldo che fa, un po’
di vento può perfino far piacere. Almeno si respira.
Roberto è entrato allo stadio e sta prendendo posto
in curva. Stanno preparando una coreografia degna
di una giornata indimenticabile. Nella Sud vengono
introdotti quintali di carta. Tutto regolare, tutto
a posto, non è materiale contundente e serve solo
a fare scena. Le forze dell’ordine non possono obiettare.
Nel frattempo lo stadio si è riempito fino a esaurimento
posti. Tanta gente, troppa. Qualcuno è entrato di
straforo, i bagarini hanno terminato l’opera. La
capienza è ampiamente superata, un caldo tremendo
e poi il vento. Una corrente che chiude gli occhi
e sposta le persone come se fossero oggetti. Lo
chiamano lu arrbì, in città. E lo temono, quando
soffia. Sono anni pesanti, quelli. Anche nella provincia
italiana, quella che a torto viene ritenuta avulsa
dai movimenti della contemporaneità, ci sono vere
e proprie piaghe. Il dilagare delle droghe pesanti
e gli effetti del terrorismo sono problemi che,
a partire dagli anni 70, non risparmiano neppure
una cittadina come San Benedetto del Tronto. Da
anni, i morti per overdose non fanno più notizia
nemmeno lì. Il calcio diventa una piccola e inadeguata
forma di consolazione domenicale. Il fratello di
Roberto invece, lui sì che fa notizia. È un esponente
di un certo peso delle Brigate Rosse ed è conosciuto
come "il compagno Mauro", anche se di nome fa Patrizio.
Ha preso parte a parecchi attentati e nel febbraio
del 1980 viene arrestato a Torino dalla DIGOS. Passerà
alla storia come il primo terrorista pentito. Dal
momento dell’arresto di "Mauro" la carriera di calciatore
di Roberto si chiude. Lui è del tutto estraneo al
mondo dell’eversione armata ma nessuno vuole in
squadra il fratello di un terrorista. Meglio cambiare
vita e vedere la partita con i ragazzi della curva.
Loro almeno, certi pregiudizi non li hanno. Ore
16,57 di domenica 7 giugno 1981. Sambenedettese
e Matera escono dagli spogliatoi del "Ballarin".
La squadra lucana può già considerarsi matematicamente
retrocessa in C2 (le faranno compagnia Turris, Siracusa
e Cosenza) ma non rinuncia a giocare con dignità
l’ultima della stagione 1980-81. Squadre al centro
del campo, le foto di rito. Comincia a scatenarsi
la coreografia di curva, ma si ha presto la sensazione
che qualcosa non vada. Forse un mozzicone di sigaretta,
forse un fumogeno acceso che ha avuto un contatto
con tutta quella carta. Si crea una combustione
aiutata dall’imperversare dello scirocco. Ci vogliono
pochi secondi, divampa un incendio. Walter Zenga,
il capitano Gigi Cagni e gli altri giocatori richiamano
l’attenzione dell’arbitro Tubertini. Le fiamme sono
alte e i tifosi della curva si mettono in salvo
come possono. Non tutti allo stadio percepiscono
al volo la gravità del momento. Racconterà proprio
Zenga, anni più tardi: "È accaduto tutto così in
fretta, noi eravamo in campo pronti ad affrontare
il Matera. Poi qualcosa gira male, vedo fiamme e
fumo. Poco alla volta tutti andiamo verso la curva:
la gente urla e si lancia sul prato, ferendosi con
il filo spinato. Come faccio a dimenticare…". Impossibile
farlo, in effetti. Non si sa come agire. Giocare
? Non giocare ? Alle ore 17,16 il signor Tubertini
di Bologna, sentiti i responsabili delle forze dell’ordine
e i giocatori delle due squadre stabilisce che la
partita si può, anzi si deve giocare. Tutto considerato,
è il male minore. Sambenedettese-Matera ha inizio,
malgrado l’odore del fumo e il suono in lontananza
di ambulanze che portano i feriti, oltre un centinaio,
in tutte le strutture ospedaliere in grado di accoglierli.
Si parla di molte situazioni serie ma almeno un
paio sembrano davvero disperate. Roberto è riuscito
a mettersi in salvo, per sua fortuna. "All’inizio
- racconterà l’arbitro Tubertini - avevo pensato
a una bomba, le fiamme erano altissime. Solo più
tardi abbiamo saputo che l’incendio era stato causato
dalla carta della coreografia. Lo stadio era pienissimo,
una calca che non avevo mai visto da nessuna parte.
Sono cose che rimangono impresse". Due ragazze versano
in condizioni particolarmente critiche: si chiamano
Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri, hanno rispettivamente
23 e 21 anni. Non sono riuscite a mettersi in salvo
e presentano ustioni estese e fin troppo profonde.
Sono state trasportate in elicottero al Centro Grandi
Ustioni dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma, dove
si tenta un vero e proprio miracolo. Non ce la fanno.
Maria Teresa muore il 13 giugno, Carla il 17. La
partita del "Ballarin" finisce 0-0 e grazie a quel
risultato, unito al pareggio del Campobasso a Rende,
la Sambenedettese è promossa in serie B. Per i tifosi
e per un’intera città la promozione è una gioia
strozzata. Contro due sfortunatissime ragazze tutti
gli elementi dell’universo hanno tramato contro
all’unisono, in una domenica di fuoco. Gli idranti
che non pompano acqua, le chiavi dei lucchetti irreperibili,
i cancelli bloccati, una certa difficoltà nei soccorsi.
La prima e più grave tragedia da stadio in Italia
non attribuibile alla violenza ultrà o a interventi
delle forze dell’ordine. Anni più tardi gli inglesi
piangeranno la strage di Hillsborough, molti più
morti (96 persone) ma dinamiche per alcuni aspetti,
simili. Fuoco a parte. Il destino è in agguato e
colpisce Roberto Peci soltanto tre giorni più tardi.
Un commando delle Brigate Rosse lo sequestra mercoledì
10 giugno in via Arrigo Boito a San Benedetto del
Tronto. La logica dell’azione è quasi mafiosa. Si
tratta di una vendetta trasversale contro suo fratello
Patrizio, il terrorista pentito. L’uomo viene fatto
prigioniero e processato da un sedicente "tribunale
del popolo". Il tutto viene filmato e inviato agli
organi di stampa, con pretesa di divulgazione. L’accusa
è quella di tradimento, come se due fratelli condividessero,
per stretta parentela, la stessa colpa. Dopo 55
giorni di prigionia, il corpo di Roberto viene trovato
senza vita in un casolare della periferia di Roma.
È il 3 agosto 1981, data di un’esecuzione a colpi
di mitra. Oggi via Arrigo Boito è via Roberto Peci.
Una bambina, Roberta, verrà al mondo il 16 dicembre
1981, orfana di padre dalla nascita. Ciò che non
è riuscito a un incendio colposo divampato all’interno
di uno stadio ha potuto realizzarsi grazie alla
folle ma pianificata ferocia umana. Erano anni così.
7 giugno 2020
Fonte: Rivistacontrasti.it
(Testo © Fotografie)
7 Giugno 1981: il rogo del Ballarin, la prima tragedia
dentro uno Stadio
di Simone Meloni
Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri. Sono le
giovani vittime di una delle giornate più tristi
e avvilenti del calcio italiano. Sono le vittime
del "rogo dello stadio Ballarin", il triste epitaffio
della morte prematura, consumatosi a San Benedetto
del Tronto il 7 giugno 1981, in occasione di Sambenedettese-Matera,
gara che consentì ai marchigiani di conquistare
l’accesso in Serie B. Esattamente 39 anni fa. Una
festa tramutata in tragedia, un popolo allegro che
in una frazione di tempo si è trovato con le mani
tra i capelli e i volti sconvolti dalle lacrime
e dalla paura. Fiamme. Alimentate dal vento. Giovani
vite infrante, e le bandiere rossoblu che si ammainano.
Titti è uno storico tifoso presente in quella triste
giornata: "Venivamo da un periodo molto pesante
a livello politico, per la città, che negli anni
settanta era stata fortemente segnata dalle lotte
di classe, come dal terrorismo - esordisce - tutti
noi ragazzi eravamo figli di quella rabbia. La festa
per la Samb era un modo di identificarci come piccoli
guerrieri, che avevano superato con successo tutte
queste vicissitudini. Già un mese prima della partita
col Matera - spiega - avevamo cominciato a preparare
i festeggiamenti. Ricordo che quel giorno c’erano
un centinaio di sacchi dell’immondizia, contenenti
le striscioline di carta per la coreografia, messi
in ogni angolo della curva. La giornata era caldissima,
c’era un forte vento di scirocco (lu arrbì, come
lo chiamiamo noi). L’afa avvolgeva la città già
alle 11 di mattina, quando entrammo allo stadio
per preparare il tutto. Volevamo fare una grande
cosa, basti pensare che la mole di carta portata
all’interno dello stadio arrivava sino alle ginocchia.
Circa 7 quintali". L’ingresso delle squadre e la
tragedia - "Ci apprestavamo a festeggiare la squadra
con la carta e i fumogeni, nessuno pensava alle
scintille. Vedevamo delle piccole fiammette qua
e là (forse procurate da una sigaretta, forse da
un fumogeno), ma prendemmo la cosa sottogamba -
racconta - cercando semplicemente di spegnerle con
i piedi. Invece, anche a causa di alcune folate
di scirocco, in quindici secondi l’allegria si è
tramutata in caos. Sì è creata una sorta di piccola
tromba d’aria, con le carte infiammate che spingevano
verso l’altro. La gente ha cominciato ad ammassarsi,
al centro e nella parte inferiore. È là che le due
ragazze sono rimaste intrappolate, senza via di
fuga. Travolte da una seconda folata di fuoco. Come
se gettassimo dell’alcol in un camino. Le fiamme
superavano anche i dieci metri. Sembrava che Dio
avesse preso a schiaffi il vento per indirizzarlo
là. La gente spingeva ovunque -continua - non si
trovavano le chiavi del cancello per entrare in
campo e, inoltre, i manicotti per i pompieri, posti
a pochi metri dalla curva, erano privi di acqua.
Ci sono stati dei veri e propri eroi, che mettendo
a repentaglio la propria vita hanno salvato vite
umane, scaraventando ragazzini inermi da una parte
all’altra della rete, come fossero sacchi di patate.
È stato come un attentato, nessuno si aspettava
una simile tragedia in quel contesto. Eppure oggi
c’è ancora chi ne porta i segni. Ricordo che il
resto del pubblico, ma anche i carabinieri, erano
a dir poco attoniti". Un evento che creò, per qualche
tempo, una frattura tra il tifo organizzato rossoblu
e il resto dei sostenitori. "I primi tempi fummo
messi sotto torchio dalle autorità e dall’opinione
pubblica - afferma - ci sentivamo disprezzati, la
gente ci incolpava dell’accaduto e non è stato facile
ricucire questa ferita. È stato il senso di appartenenza
a far crescere l’Onda d’Urto (storico gruppo guida
del tifo rossoblu) e riportarla vicino alla gente.
Inoltre, in quegli anni, c’era un grave problema
di droga in città, così noi giovani cercavamo di
rallegrarci con la Samb, anche se nel primo periodo
che seguì il rogo tutto ciò che riguardava il calcio
a San Benedetto era visto quasi in modo lugubre,
esattamente l’opposto di quello che noi provavamo
per la squadra. Io voglio credere - sottolinea -
che tragedie come questa o come quelle successe
in mare con l’affondamento del Rodi e del Pinguino,
abbiamo unito ancor più il popolo sambenedettese".
E il Ballarin di oggi ? "Sono sorte diverse associazioni
e il nostro corteo nella partita della promozione
in Lega Pro contro la Jesina parla chiaro: la storia
non si demolisce. Ci sono persone - dice - pronte
a difendere quello stadio con le unghie e con i
denti, soprattutto chi è nato con quella tragedia.
Vorremmo venisse riqualificato, soprattutto perché
i ragazzi capiscano cosa sono le radici del popolo
rossoblu. Lì c’erano i nostri padri e i nostri nonni".
Eppure la partita si giocò ugualmente - A quel tempo
Remo Croci, oggi giornalista Mediaset ma anche vicepresidente
della Fondazione Fratelli Ballarin, era cronista
ufficiale della Samb per Radio Ponte Marconi: "Non
si ebbe subito la percezione di quanto stava accadendo
- racconta - anzi ricordo che all’intervallo lo
speaker disse che non c’erano stati feriti e addirittura
a fine partita ci furono dei festeggiamenti. Durante
la partita sentivamo il viavai delle ambulanze,
ma non era chiaro il quadro della situazione. Poi
la sera arrivarono le tragiche notizie. Ricordo,
alla discesa della squadra in campo, Walter Zenga
che costantemente guardava verso la Curva Sud. Subito
dopo anche Cavazzini fece la stessa cosa e, a quel
punto, l’intera tribuna che allora si chiamava "Prato".
In curva c’erano due spazi liberi e la gente che
si ammassava dove non divampavano focolai. Il giocatore
Sansone prese un estintore per domare le fiamme,
ma il getto d’acqua era troppo debole. Di recente
- svela - ho parlato con Tubertini, l’arbitro di
quella partita, e mi ha confermato che nessuno pensava
la situazione fosse così drammatica. Una piccola
curiosità: quel giorno, aggrappato alle grate, ricordo
Roberto Peci - fratello dell’ex esponente delle
Brigate Rosse Patrizio Peci - che verrà rapito esattamente
tre giorni dopo (e ucciso il 3 agosto 1981 n.d.r.)".
Paolo, invece, altro tifoso presente quel giorno,
ricorda: "Io ebbi la fortuna di spostarmi verso
destra - afferma - fu fortuna, perché chi scese
verso il basso rimase ustionato. Le persone si toglievano
la carta di dosso, gettandola in basso e alimentando
involontariamente l’incendio. Molti saltarono direttamente
in campo. Per quanto erano divenute roventi le gradinate,
mi si fusero le scarpe da tennis e sentivo i miei
piedi bruciare. Ho un flash di quel giorno: una
ragazza con i capelli lunghi legati che, nel tentativo
di scappare, finì in mezzo al fuoco. I capelli le
si sciolsero letteralmente. Non ho mai saputo se
si trattasse di una delle due vittime. Si svolse
tutto velocemente, 10-15 minuti di inferno". Sulla
panchina della Samb sedeva Nedo Sonetti, ultimo
allenatore a condurre i marchigiani in Serie B:
"Quando succedono questo genere di cose, il ricordo
resta incancellabile - sostiene - ogni attimo di
una tragedia che si consuma in un campo di calcio
è indelebile. Abbiamo visto le fiamme ma non sapevamo
l’entità del fatto. Un dispiacere che però non macchia
il bellissimo ricordo che ho di San Benedetto".
Chi oggi allena, ma allora calpestava il manto verde
nel ruolo di calciatore, è Luigi Cagni, che racconta:
"Se ci fossimo accorti di quello che stava accadendo,
non avremmo giocato. La sera - continua - abbiamo
visto le immagini da brividi. Quando siamo entrati
c’era la classica nebbiolina dei fumogeni, c’era
musica, dei bambini con noi e l’arbitro ha fatto
giocare regolarmente". Una targa al nuovo Riviera
delle Palme ricorda Maria Teresa e Carla. La vede
chiunque vada allo stadio. Ogni 7 giugno le rovine
del Ballarin riprendono forma, per far sì che nessuno
dimentichi la tragedia. Il mare è là, a pochi metri.
Ed è custode di una popolazione e di una storia
fatta di novelle che si perdono in mare e tradizioni
tramandate anche attraverso il calcio. Perché le
fiamme non hanno bruciato il senso d’appartenenza
dei sambenedettesi. Né cancelleranno il ricordo
di quella tragica domenica di 39 anni fa.
7 giugno 2020
Fonte: Giocopulito.it
© Fotografie: Samb.it - Roma.corriere.it
La tragedia del Ballarin, Piunti: "Restauro
muro ovest per conservare la memoria"
di Martina Oddi SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Il rogo tremendo avvolse
il Ballarin 39 anni fa uccidendo due donne e lasciando
una ferita indelebile. Ed è vivo oggi nella memoria
collettiva, come ricorda il Sindaco Pasqualino Piunti.
"Nel 39esimo anniversario della tragedia che colpì
la città, in un giorno che avrebbe dovuto essere
di festa, un commosso pensiero va a Maria Teresa
Napoleoni e Carla Bisirri che persero a vita, dopo
ore di sofferenza. Morte per le conseguenze dell’incendio
che avvolse la curva sud del Ballarin. Mi rivolgo
anche a tutti coloro che, ancora oggi, portano i
segni fisici e psicologici di quanto accadde il
7 giugno 1981". I lavori in corso come testimonianza
del ricordo vivo nella città. "Il restauro in corso
del muro ovest dello stadio è un primo segno della
volontà di conservare la testimonianza non solo
della lunga e gloriosa storia di quell’opera. Ma
anche di lasciare un segno indelebile nella memoria
collettiva di quanto accadde quel giorno. Un segno
da rafforzare in occasione del totale recupero alla
pubblica fruizione di quell’area". Viene nuovamente
ribadita dal sindaco Piunti la ferma volontà di
recuperare tutta la zona del vecchio glorioso stadio,
per riportarla a nuova vita per il piacere di tutti
i sambenedettesi.
7 giugno 2020
Fonte: Picenonews24.it
Samb, Rogo Ballarin: la Curva Nord Cioffi ricorda
Al "Ballarin" un coro da brividi: "Siete sempre
con noi, non vi lasceremo mai !!!"
di Luigi Tommolini Un’emozione indescrivibile all’interno del vecchio
"Ballarin", una commozione che va oltre ogni sentimento,
due Rose giovanissime dal Cuore Rosso Blu ricordate
come se fosse ieri da un centinaio di tifosi che
hanno accolto l’invito della Curva Nord Cioffi.
I ragazzi della Curva Nord Cioffi, un immenso encomio
a loro, gli unici che hanno ricordato una delle
tragedie più cruente della città sambenedettese,
la più cruenta subita dalla Samb e quella più pesante
avvenuta in uno Stadio italiano. A quasi quarant’anni
dal tragico evento la voce degli "Ultras Samb" (e
non) indirizzata al Cielo con un coro da brividi:
"Siete sempre con noi, non vi lasceremo mai !!!"
seguito dall'"Inno" della città, "Nuttate de Lune".
Sembravano non essere passati 38 anni da quella
maledetta domenica 7 giugno 1981 quando poco prima
dell’inizio della gara Samb-Matera, che avrebbe
sancito il ritorno in serie B dei rossoblu, all’interno
della Gradinata Sud del Ballarin si sviluppò un
incendio provocando la morte di due giovanissime
tifose della Samb, Maria Teresa Napoleoni, 23 anni
e Carla Bisirri, 21 anni e il ferimento di oltre
cento persone, più o meno devastate dalle ustioni
e segnate per sempre, nel corpo e nell’anima, dalla
tragedia. Emozione, commozione e tristezza accentuata
dalle pessime condizioni in cui versa il vecchio
Ballarin, reale rudere cittadino… Plauso ai ragazzi
della Nord Cioffi ma visibile assenza delle alte
cariche politiche cittadine (non abbiamo visto il
Sindaco Pasqualino Piunti) e di quelle della Sambenedettese
Calcio presente con l’Addetto Stampa Matteo Bianchini
e l’ex Team Manager Pietro Buongiorno. Presenti
gli ex Samb, Maurizio Simonato e Ottavio Palladini
oltre ai capo-ultras dell’epoca, Peppe Pallesca,
Pietro Lelii che ha deposto un mazzo di fiori sulla
gradinata Sud e Giorgio Trionfi. Un rito e un ricordo
da rinnovare ogni anno affinché vittime e feriti
non vengano mai dimenticati !!!
"La Tragedia non è morire ma dimenticare".
7 Giugno 2019
Fonte: Ilmartino.it
Rogo Ballarin: "La Tragedia non è morire
ma dimenticare. Noi non dimentichiamo"
di Luigi Tommolini
Ore 19, TUTTI sotto la Curva Sud del Ballarin. GRAZIE
RAGAZZI DELLA CURVA NORD CIOFFI. Era un pomeriggio di Sabato, il 7 giugno 2003, quando
con una mia Amica entrai all’interno dello Stadio
"Fratelli Ballarin", nel giorno del 22° anniversario
della Tragedia. Era in corso l’ultima gara del "Riviera
Samb", Prima Categoria Marche. Aspettammo le 17:00
in punto, seduti nel settore Distinti e guardammo
la Gradinata Sud, teatro malefico della Tragedia.
Un Silenzio Assordante, una Preghiera per quelle
due giovani vite spezzate a soli venti anni in una
giornata che sarebbe dovuta essere di Grande Festa.
Non c’era nessuno a ricordare ma era tangibile la
presenza delle nostre due Rose Rosso Blu, Maria
Teresa Napoleoni e Carla Bisirri. Ora, a distanza
di 16 anni da quel sabato e di 38 anni da quella
maledetta domenica è sempre vivo più che mai il
loro ricordo. Maria Teresa e Carla riposano in Pace
e vivono per sempre in tutti i Cuori di coloro i
quali le ricordano. "La Tragedia non è morire ma
dimenticare. Noi non dimentichiamo". GRAZIE "CURVA
NORD CIOFFI".
7 Giugno 2019
Fonte: Ilmartino.it
Rogo Ballarin, i tifosi rossoblu omaggiano Carla
Bisirri
e Maria Teresa Napoleoni: "Per non dimenticare mai"
di Leonardo delle Noci
Una manifestazione per ricordare le vittime del
vecchio stadio nell’anniversario del rogo del 1981.
In molti portano ancora i segni di quel triste giorno. SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Emozioni e ricordi in
Riviera. Venerdì 7 giugno, alle 19, la tifoseria
della Samb si è data appuntamento all’esterno del
Ballarin, nel piazzale antistante la Curva Sud,
per onorare la memoria di Carla Bisirri e Maria
Teresa Napoleoni. Il 6 giugno i tifosi del settore
rossoblu "Massimo Cioffi" avevano diffuso una nota
a riguardo: "Un giorno maledetto, che ha segnato
la vita di chi ancora oggi ne porta i segni addosso
e che ha segnato la storia della tifoseria rossoblu
e di tutta la città che mai cancelleranno dalla
memoria quel giorno e quei nomi. In assenza di celebrazioni
e iniziative ufficiali, abbiamo deciso di onorare
la memoria di questo tragico fatto a modo nostro
e in piena autonomia. È per questo motivo che diamo
appuntamento a tutti i tifosi venerdì 7 giugno alle
19 sotto la Curva Sud del Ballarin" - si legge nella
nota. E un buon numero di persone ha risposto presente
alla manifestazione. Ci sono le vecchie glorie rossoblu
Simonato e Palladini. L’addetto stampa della Samb,
Matteo Bianchini, in rappresentanza della società
rossoblu. Presenti anche i politici Antimo Di Francesco
e Bruno Gabrielli. Non c’era il sindaco Pasqualino
Piunti o rappresentanti vicini al primo cittadino.
I tifosi sono saliti nelle gradinate della Curva
Sud al Ballarin: prima c’è stato un momento di raccoglimento
molto toccante e poi la deposizione del mazzo di
fiori in onore delle vittime. Srotolato uno striscione:
"7-6-81, per non dimenticare mai". Applausi e cori
da parte dei sostenitori con fumogeni rossoblu,
atmosfera molto suggestiva ed emozionante.
7 giugno 2019
Fonte: Rivieraoggi.it
(Foto e video di Leonardo delle Noci)
Con Nuttate de Luna i tifosi della Samb ricordano
la tragedia del Ballarin SAN BENEDETTO - 7 giugno 1981 - 7 giugno 2019. Sono
passati trentotto anni ma là il ricordo della tragedia
del Ballarin in cui morirono Carla Bisirri e Maria
Teresa Napoleoni è ancora vivo ed indelebile nella
mente dei tifosi della Samb. Doveva essere una giornata
di festa perché il club rossoblù tornava in B. Ed
invece si trasformò in tragedia. E questa sera alle
ore 19, più di un centinaio di supporters rossoblù
si sono ritrovati nel piazzale Stefano Borgonovo
dietro la curva sud del vecchio Ballarin. Tra i
presenti anche gli ex rossoblù Maurizio Simonato
e Ottavio Palladini. C’era tifosi di allora ma anche
tanti giovani che dai loro genitori hanno conosciuto
questa tragedia una delle più gravi del calcio professionistico.
Tutti poi sono entrati in curva dove è stato deposto
un mazzo di fiori. Un paio di supporters hanno ricordato
quei momenti. Ma c’era anche chi raccontava al giovane
amico ciò che aveva vissuto in quei tragici momenti
di trentotto anni fa. Poi è stato aperto uno striscione:
"7 giugno 1981 per non dimenticare mai". Ed alla
fine classici fumogeni rossoblù che hanno colorato
l’aria. Ma a rendere più commovente e suggestiva
la celebrazione è stato il coro Nuttate de Luna
che ha reso ancora più coinvolgente l’atmosfera.
Ed alla fine tutti a casa con nella mente il ricordo
di ciò che è stato ma che rimarrà per sempre nel
cuore di tutti i sambenedettesi.
7 giugno 2019
Fonte: Tmnotizie.com
I ragazzi della Nord ricordano le vittime del Ballarin
Appuntamento per venerdì 7 giugno, ore 19, sotto
la curva Sud dell’ex stadio Ballarin. San Benedetto del Tronto - Una manifestazione per
ricordare le vittime del Ballarin nell’anniversario
del rogo del 1981. Venerdì 7, alle 19, la tifoseria
della Samb si è data appuntamento all’esterno del
Ballarin, nel piazzale antistante la Curva Sud,
per onorare la memoria di Carla Bisirri e Maria
Teresa Napoleoni. Ecco il comunicato della Curva
Nord Massimo Cioffi: "Venerdì 7 giugno ricorre il
38esimo anniversario del rogo del Ballarin, in cui
morirono Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni.
Un giorno maledetto, che ha segnato la vita di chi
ancora oggi ne porta i segni addosso e che ha segnato
la storia della tifoseria rossoblu e di tutta la
città che mai cancelleranno dalla memoria quel giorno
e quei nomi. In assenza di celebrazioni e iniziative
ufficiali, abbiamo deciso di onorare la memoria
di questo tragico fatto a modo nostro e in piena
autonomia. È per questo motivo che diamo appuntamento
a tutti i tifosi venerdì 7 giugno alle 19:00 sotto
la Curva Sud del Ballarin".
6 Giugno 2019
Fonte: Ilmascalzone.it
Trentotto anni fa la tragedia del Ballarin: i tifosi
della Samb ricordano le vittime SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Una manifestazione molto
significativa per il ricordare quel lontano 1981
e soprattutto il giorno in cui tutti a San Benedetto
piansero le vittime del Ballarin. Venerdì 7 giugno
(intorno alle ore 19), la tifoseria della Samb onorerà
l’anniversario dandosi appuntamento all’esterno
dell’ex stadio, nel piazzale antistante la Curva
Sud: un momento per abbracciare la memoria di Carla
Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Ecco il comunicato
della Curva Nord Massimo Cioffi: "Venerdì 7 giugno
ricorre il 38esimo anniversario del rogo del Ballarin,
in cui morirono Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni.
Un giorno maledetto, che ha segnato la vita di chi
ancora oggi ne porta i segni addosso e che ha segnato
la storia della tifoseria rossoblu e di tutta la
città che mai cancelleranno dalla memoria quel giorno
e quei nomi. In assenza di celebrazioni e iniziative
ufficiali, abbiamo deciso di onorare la memoria
di questo tragico fatto a modo nostro e in piena
autonomia. È per questo motivo che diamo appuntamento
a tutti i tifosi venerdì 7 giugno alle 19:00 sotto
la Curva Sud del Ballarin".
4 Giugno 2019
Fonte: Adriatico24ore.it
|