San Benedetto,
"Dite a mamma che l’amo", la lettera dopo il rogo
SAN BENEDETTO "Dite a mia madre che la amo tanto".
A 37 anni di distanza dal tragico rogo avvenuto
allo stadio Ballarin il 7 giugno 1981, è stata ritrovata
una lettera scritta da Maria Teresa Napoleoni, una
delle due vittime di quel fuoco morta ad appena
23 anni ad una settimana di distanza dal giorno
dell’incendio. Un foglio di carta scritto a Roma,
durante il ricovero in ospedale per le gravi ustioni
riportate. La lettera, che la signora Sara, mamma
della giovanissima tifosa, aveva ricevuto subito
dopo il decesso della figlia, è stata custodita
per tutti questi anni all’interno di un portafotografie.
Forse dopo i giorni del lutto, si era pensato che
quel piccolo documento fosse andato perso e tutti
se ne erano dimenticati. Fino a qualche settimana
fa quando, per un puro caso, quel foglio è spuntato
fuori. Si trovava tra una delle tante foto di Maria
Teresa nell’abitazione della mamma, nel retro della
cornice. Sopra c’erano scritti due messaggi della
ragazza, con tanto di data. Uno riporta quello dell’8
giugno 1981, all’indomani del trasferimento a Roma
e del ricovero al centro grandi ustionati del Sant’Eugenio.
L’altro è di due giorni dopo, poco più di 48 ore
prima della morte. "Dite a mia madre che la amo
tanto - è scritto nel primo messaggio - ma non voglio
che mi veda così". L’altro, quello del 10 giugno,
cita: "Le mani non me le sento, non potrò più lavorare
?". Maria Teresa è morta all’alba del 13 giugno,
meno di tre giorni dopo, in una stanza dell’ospedale
Sant’Eugenio di Roma per le gravissime ustioni,
di primo, secondo e terzo grado riportate sul 70%
del corpo. La mamma della giovane vittima, oggi
93enne, ora che l’ha ritrovata non si separa mai
da quella lettera. Ogni sera si addormenta stringendo
quel foglio di carta al suo petto nella piccola
casa di corso Mazzini dove la sua Maria Teresa era
nata e cresciuta e dove quel maledetto giorno di
giugno non tornò. La Napoleoni fu la prima delle
due vittime di quella tragedia. Dopo di lei, il
17 giugno, morì anche Carla Bisirri, appena ventunenne.
Da anni nella città di San Benedetto si attende
che alle due vittime venga intitolata una strada
o una piazza ma, ad oggi, non è ancora stato fatto
nulla. Tempo fa si parlò di una pineta che si trova
in prossimità del vecchio impianto sportivo, ma
quell’ipotesi sembra essere finita nel dimenticatoio.
Eppure il rogo del Ballarin rappresenta ancora oggi
la più grande tragedia che si sia mai consumata
in uno stadio italiano. Tutto accadde nei minuti
antecedenti il fischio di inizio del match di serie
C tra Sambenedettese e Matera. La gara, l’ultima
di campionato, avrebbe sancito la promozione dei
rossoblù in serie B. Quel giorno c’erano circa 12mila
persone tra gli spalti del vecchio stadio Ballarin
e la curva Sud aveva allestito una coreografia composta
da quasi sette quintali di carta tagliata in striscioline.
Mentre le squadre facevano il loro ingresso in campo
un fumogeno entrò in contatto con tutta quella carta
e in pochi secondi si scatenò l’inferno. Alle due
vittime si aggiunsero decine e decine di feriti.
Almeno un centinaio. La Samb andò in serie B ma
nessuno, quel giorno, ebbe voglia di festeggiare.
24 Giugno 2018
Fonte: Corriereadriatico.it
Una lettera nascosta
nella foto di Maria Teresa:
"Non voglio che
mia madre mi veda così"
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – A 37 anni di distanza
dal rogo del Ballarin in cui persero la vita Carla
Bisirri e Maria Teresa Napoleoni, è stata ritrovata
una lettera scritta proprio da quest’ultima, morta
ad appena 23 anni ad una settimana dal giorno del
rogo, durante il ricovero in ospedale per le gravi
ustioni riportate. La lettera, che la signora Sara,
mamma della giovanissima tifosa, aveva ricevuto
subito dopo il decesso della figlia, è stata custodita
per tutti questi anni all’interno di un portafotografie.
Tra la foto e il retro della cornice c’era infatti
il foglio con due messaggi lasciati dalla ragazza.
È stato ritrovato poche settimane fa. Uno è datato
8 giugno 1981 e l’altro è di due giorni dopo. "Dite
a mia madre che la amo tanto – è scritto nel primo
messaggio – ma non voglio che mi veda così". L’altro,
quello di due giorni dopo cita: "Le mani non me
le sento, non potrò più lavorare?". Maria Teresa
sarebbe morta tre giorni dopo. La mamma di Maria
Teresa, oggi 93enne, ora che l’ha ritrovata non
si separa mai da quella lettera.
23 giugno 2018
Fonte: Lanuovariviera.it
A memoria di Maria
Teresa Napoleoni: i messaggi
che la ragazza
vittima del "Rogo del Ballarin"
ha scritto alla
madre, custoditi per 37 anni
di Cristiano
Vignali
(ASI) San Benedetto del Tronto (AP) - Nel
2017, in occasione della ricorrenza del "Rogo del
Ballarin" del 7 giugno 1981, la più grave tragedia
in uno stadio italiano, scrissi un articolo per
ricordare questo tragico evento che ha segnato la
vita di diverse decine di persone che si sono dovute
sottoporre a diversi interventi chirurgici nel corso
degli anni, e strappato la vita di due giovanissime
ragazze Carla (21 anni) e Maria Teresa (23 anni)
che rimasero ustionate dalle fiamme per oltre il
70% del corpo. A distanza di quasi quarant'anni
da quella calda domenica di Pentecoste, in cui si
disputò nello Stadio "Ballarin" di San Benedetto
del Tronto, l'ultima gara del campionato di C1 girone
B 1980/81, fra Sambenedettese e Matera che decretò
la promozione in Serie B dei padroni di casa, sono
passati 37 anni, la società, le persone e l'aspetto
urbano della città (come si può vedere da vecchie
foto) sono cambiate in modo sostanziale e i ricordi
iniziano a sbiadire con la scomparsa dei testimoni
chiave di questo avvenimento che ritengo rilevante
non solo per la storia locale, ma anche per quella
nazionale, nell'ambito dei drammatici anni per l'Italia
1978 - 1981 che da cronaca stanno diventando ormai
storia. Personalmente, non conoscevo quanto accaduto
allo Stadio "Ballarin" nel 1981, fino all'anno scorso,
quando lessi un post di Facebook di un mio amico
sambenedettese e così decisi di scrivere un articolo
senza citare i nomi delle due vittime e altri dettagli
della tragedia. In quei giorni, forse preso dalla
suggestione su quanto avevo letto, oppure per motivi
soprannaturali, per chi crede nella vita ultraterrena,
ho avuto un sogno molto realistico, in cui ho visto
due giovani ragazze, di cui una mi si fermò a parlare
toccandosi i lunghi capelli, prima felice, chiedendomi
se gli piacevano le sue chiome fluenti, poi improvvisamente
triste, dicendomi che non voleva essere dimenticata,
sussurrandomi un nome che digitandolo sul motore
di ricerca, mi ha permesso di approfondire le ricerche
sui ricordi della sua vita e sulla tragedia del
"Ballarin". Quel sogno mi turbò e per un periodo
ho pensato costantemente al "Rogo del Ballarin"
e alle due giovani ragazze che hanno perso la vita
in quella giornata di sport trasformatasi in tragedia,
così iniziai appassionatamente a leggere notizie
ed a trarre informazioni su questa vicenda, sia
sul web, sia raccogliendo qualche testimonianza
diretta, sia documentandomi sulla vita e le abitudini
dei ragazzi italiani a cavallo fra gli anni 70'
e 80', così casualmente scoprii che Maria Teresa
Napoleoni, una delle due vittime, risiedeva vicino
l'abitazione del mio amico che vado a trovare spesso
a San Benedetto, la cui casa, tra l'altro, era stata
edificata successivamente proprio sul terreno dove
sorgeva il complesso commerciale "Silvano Shoes",
dove Maria Teresa lavorava. Saranno delle
coincidenze, ma ho considerato questo un segno che
dovevo scrivere qualcosa su di lei, per contribuire
a non dimenticare la sua storia, tenendo viva la
memoria. Così, dopo emozioni provate ed idee che
mi sono fatto appassionandomi a questa storia, alcune
delle quali resteranno dentro di me, la raccolta
qua e là di brandelli di testimonianze di vecchie
sue conoscenze, amiche d'infanzia e di scuola che
lodavano la sua gentilezza con tutti, la sua dolcezza
in particolar modo con i bambini, il suo perenne
sorriso, l'amore e il rispetto che nutriva per la
famiglia e per i suoi genitori, la sua bellezza
solare, fine e femminile, lunedì scorso sono stato
a trovare la madre di Maria Teresa per raccogliere
la sua testimonianza diretta.
Sono stato ricevuto dalla anziana signora, Sara,
93 anni, accompagnata dalla giovane nipote, nella
casa dove Maria Teresa viveva e dove tutt'ora
è presente, sia nel ricordo dei suoi cari, sia nelle
foto e negli oggetti che le sono appartenuti nella
vita terrena, custoditi soprattutto nella sua cameretta,
dove ogni cosa parla di lei, dalla vecchia carta
da parati sulle pareti, ormai consumata, dal mobilio,
agli oggetti e alle suppellettili che dimostrano
ancora oggi il suo grande amore e la cura per il
bello e per il ricamo, fino ad arrivare all'atmosfera
della stanza, dove se ci si immedesima per un attimo,
concentrandosi, sembra quasi che ci viva ancora
Maria Teresa a distanza di tutti questi anni, nonostante
non abbia più fatto ritorno a casa dal pomeriggio
di quel 7 giugno 1981, quando si diresse con
la sua vespa rossa allo Stadio "Ballarin". La signora
Sara, molto avanti con gli anni e non in ottime
condizioni di salute, ha trovato la forza di parlare
qualche minuto con me, e sono stato felice ed emozionato
di farlo, per immortalare la sua testimonianza,
ed evitare che il ricordo di una testimone diretta
della vita della ragazza venisse meno, affinché
potesse restare un ricordo di Maria Teresa oltre
l'esistenza umana, anche oltre la vita e la memoria
dei testimoni diretti che hanno vissuto sulla propria
pelle quella immane tragedia. La signora Sara, dopo
avermi detto che Maria Teresa era andata allo stadio
con una amica (con cui al dire il vero mi sarebbe
piaciuto scambiare due chiacchiere), mi ha fatto
leggere e fotografare i toccanti messaggi che la
figlia le ha scritto a penna durante il calvario
dei giorni di ricovero all'ospedale Sant'Eugenio
di Roma, prima che interrompessi l'intervista per
la commozione. Nel breve messaggio, impostato come
un diario di appunti giornalieri che inizia l'8
giugno e termina il 10 giugno (Maria Teresa lascerà
questo mondo all'alba del 13 giugno 1981), traspare
l'amore per i genitori (non volendo che la madre
la veda in tali condizioni), il suo sconforto, la
sua sofferenza, ma anche la sua voglia di continuare
a vivere, prima che la morte se la porterà via,
per il peggiorare delle sue condizioni nei giorni
successivi. Maria Teresa era in ospedale vegliata
da una zia, perché non voleva che la madre la venisse
a trovare in quelle condizioni, ma le ha lasciato
un messaggio preziosamente custodito 37anni. Si
legge nel messaggio di Maria Teresa alla madre che
pubblichiamo in foto nel suo formato originale,
insieme ad una immagine del volto di Maria Teresa,
dove è possibile ammirare al meglio la fine bellezza
dei tratti del suo viso e del suo sorriso: "Dite
a mia madre che la amo tanto, ma non voglio che
mi veda così" (8.6.1981) "...le mani non me le sento,
non potrò più lavorare ?" (10.6.1981)
22 Giugno 2018
Fonte: Agenziastampaitalia.it
37 anni fa il "Rogo
del Ballarin": storia dell'Heysel italiano
di Roberto Bordi
Il 7 giugno 1981,
allo stadio Ballarin di San Benedetto del Tronto,
due ragazze di 21 e 23 anni persero la vita nell'incendio
scoppiato nella curva dei tifosi della Sambenedettese
che quel giorno festeggiava la promozione in Serie
B.
Non per una grande vittoria, né per un gol indimenticabile.
Ma per la più grave tragedia mai avvenuta in uno
stadio. Quel giorno, allo stadio Ballarin di San
Benedetto del Tronto, morirono Maria Teresa Napoleoni
e Carla Bisirri, due ragazze di 23 e 21 anni. Due
semplici tifose della squadra di casa, che insieme
ad altre centinaia di sostenitori rossoblù avevano
riempito la curva Sud per festeggiare il ritorno
in Serie B della Samb. 7 giugno. 7 come i quintali
di carta, di striscioline di carta, che gli ultras
avevano ammassato ai lati della gradinata fin dal
mattino per dar vita a una coreografia in pieno
stile anni Settanta-Ottanta. Ma quel giorno, allo
stadio Ballarin, faceva un caldo torrido. Ogni tifoso
aveva uno o più pezzi di carta attaccati ai capelli,
al corpo, alle scarpe. Chi ha vissuto da dentro
una coreografia allo stadio sa cosa voglia dire.
Bastò una scintilla, unita a un'improvvisa e forte
raffica di scirocco, per scatenare un tornado di
fuoco. Da un momento all'altro, i 3.500 tifosi che
assiepavano la Curva Sud si trovarono nel mezzo
di un incendio. Alcuni si spostarono verso destra,
riuscendo a salvarsi. Altri, istintivamente, si
buttarono di sotto nel tentativo di sfollare sul
campo. Ma quel giorno, come ogni domenica, i cancelli
di emergenza erano chiusi. E i soccorritori non
trovarono le chiavi per aprirli. Diverse decine
di persone furono completamente avvolte dalle fiamme,
altre rimasero schiacciate dalla folla impazzita.
Le tesi del sociologo Gustave Le Bon, esposte nella
sua "Psicologia delle folle", tra le 17 e le 17.15
di quel giorno trovarono conferma. In 15 minuti
la festa si trasformò in tragedia, con i calciatori
come Gigi Cagni già sistemati in campo ad assistere
loro malgrado allo "spettacolo". Qualcuno intervenne
per domare le fiamme e salvare il salvabile, ma
l'idrante più vicino alla curva non funzionava.
Ad avere la peggio furono 13 persone, ricoverate
in ospedale con ustioni di primo, secondo e terzo
grado su tutto il corpo. Molti di loro portano ancora
oggi i segni di quella giornata, due invece non
hanno avuto neppure la fortuna di raccontarla. Si
chiamavano Maria Rosaria (Maria Teresa) e Carla
e in due non facevano 45 anni. Per sentirsi vive
frequentavano la curva Sud. La curva che divenne
il loro cimitero.
7 giugno 2018
Fonte: Ilgiornale.it
L’anniversario
del rogo del Ballarin
Il messaggio di
Piunti alla città
Il primo cittadino
riserva un tributo a Carla Bisirri e Maria Teresa
Napoleoni e alle loro famiglie. "I loro vent’anni
sfiorirono su quelle gradinate, il loro ricordo
non sbiadirà mai".
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - 7 giugno 1981 - 7 giugno
2018. Trentasette anni esatti sono passati da una
delle più grandi tragedie che ha colpito la nostra
città e, in generale, uno stadio di calcio italiano.
Oggi si ricorda il rogo del Ballarin in cui persero
la vita le due giovanissime Carla Bisirri e Maria
Teresa Napoleoni. Nell’anniversario della tragedia
anche il sindaco Piunti ha voluto dedicare un pensiero
alla memoria. Qui la sua nota diramata alla stampa.
"In questa giornata la memoria dei sambenedettesi
ritorna al 7 giugno 1981, al dramma di una tragedia
collettiva che fu doppiamente crudele perché derivò
da una festa. La gioia si trasformò in dramma, la
felicità per il raggiungimento di un traguardo sportivo
che era anche traguardo di popolo si tramutò in
disperazione. L’impeto devastante del fuoco del
Ballarin entrò nelle case di tantissime famiglie
che tutt’oggi portano, nel corpo come nella mente,
i segni della sciagura. A loro va il pensiero affettuoso
dei sambenedettesi, un particolare abbraccio lo
riserviamo ai parenti di Carla Bisirri e Maria Teresa
Napoleoni. I loro vent’anni sfiorirono su quelle
gradinate, il loro ricordo non sbiadirà mai".
7 giugno 2018
Fonte: Rivieraoggi.it
2017
2017
Non dimentichiamo il Rogo del "Ballarin"
la più grave tragedia
in uno stadio italiano
di Cristiano Vignali
San Benedetto del Tronto - Il 7 giugno ricorre il
tragico trentaseiesimo anniversario di quella che
è considerata a tutt'oggi la più grave e la più
grande tragedia accaduta all'interno di uno stadio
italiano: il rogo dello Stadio "Ballarin" di San
Benedetto del Tronto. Domenica 7 giugno 1981, nella
Curva Sud dello Stadio "Fratelli Ballarin", mentre
sta per iniziare l'ultima giornata del campionato
di calcio con l'incontro Sambenedettese-Matera che
decreterà la promozione dalla serie C alla B della
squadra marchigiana, in un clima di grande festa
per i tifosi della Samb e le due squadre con la
terna arbitrale già in campo, divamperà un incendio
nella curva dei tifosi locali, in cui moriranno
ustionate due ragazze e rimasero seriamente ferite
quasi cento persone, di cui undici ustionati gravi,
oltre le vittime. Sette quintali di carta bruciarono
sotto tremilacinquecento persone che rimasero intrappolate
per diversi minuti sui gradoni della Curva Sud,
impotenti davanti al divampare delle fiamme, fra
la ressa, la calca, il panico, perché era impossibile
fuggire, in quanto le chiavi delle uscite di sicurezza
non si trovavano e gli idranti non funzionavano.
La folla fuggiva alla disperata, investendo chi
cadeva a terra, mentre il fuoco, sempre più alto
e minaccioso, avanzava inesorabile, alimentato dal
vento. Chi non rimase vittima delle fiamme, fu calpestato
sui gradoni o pressato contro le reti di recinzione,
soprattutto quelle laterali nella parte più alta
della curva che solo per un miracolo non si ruppero,
evitando una tragedia più grave. Da ricordare il
gesto eroico di un uomo che a rischio della propria
vita, salvò dalle fiamme un bambino di 10 anni.
I feriti più gravi, verranno trasferiti nei centri
per grandi ustionati a Brindisi, Cesena, Padova,
Parma e Roma. Perderanno la vita, dopo giorni di
atroci sofferenze, due ragazze, di 23 e 21 anni
che avevano riportato gravi ustioni su oltre il
70% del corpo. Per molti anni, i feriti sopravvissuti
a tale sciagura, si sono dovuti sottoporre a degli
interventi di chirurgia plastica. Riteniamo che
sia giusto onorare anche oggi le vittime di questa
immane tragedia, affinché resti viva nel ricordo
della gente, delle istituzioni politiche e del calcio,
di tutti i tifosi di questo sport, sperando che
tali episodi negli stadi non si verifichino mai
più.
8 Giugno 2017
Fonte: Agenziastampaitalia.it
Rogo Ballarin,
36 anni fa la tragedia in cui morirono la Bisirri
e la Napoleoni
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Ricorrono oggi 36 anni
dal rogo dello stadio Ballarin, la più grande tragedia
capitata in uno stadio italiano con un bilancio
di 2 morti, 64 ustionati di cui 11 in gravi condizioni
e un totale di quasi 100 feriti. Un evento terribile,
che ha segnato drammaticamente la comunità sambenedettese
e tutta l’Italia. Domenica 7 giugno 1981 si sviluppò
un incendio in curva sud, mentre stava per avere
inizio l’incontro di calcio Sambenedettese-Matera
in programma nell’ultima giornata del Campionato
di Serie C1. Alle ore 17 circa quasi 7 quintali
di striscioline di carta di giornale portati la
stessa mattina all’interno della gremitissima Curva
Sud per festeggiare il ritorno della squadra nel
campionato di Serie B, presero fuoco sotto 3500
persone che rimasero per diversi minuti intrappolate
all’interno della Curva in quanto le chiavi dei
cancelli di emergenza non furono subito trovate.
Molte di queste persone, nella calca formatasi per
sfuggire dal fuoco caddero sul rogo e furono assalite
dalle fiamme che non poterono essere spente immediatamente
a causa del mancato funzionamento dell’idrante più
vicino. Di tutti i feriti ricoverati all’Ospedale
Civile di San Benedetto del Tronto, i tredici più
gravi furono trasferiti il giorno dopo in elicottero
nei "Centri Grandi Ustioni" di tutta Italia: all’Ospedale
Sant’Eugenio di Roma furono ricoverate due ragazze
di 23 e 21 anni e un giovane di 13 anni; all’Ospedale
M. Bufalini di Cesena due donne di 66 e 25 anni
e due ragazzi di 28 e 17 anni; all’Ospedale Maggiore
di Parma due ragazzi di 23 e 17 anni; al Policlinico
di Padova due fratelli di 15 e 11 anni; all’Ospedale
"A. Di Summa" di Brindisi altri due ragazzi di 13
e 10 anni. Le vittime furono due ragazze sambenedettesi:
Maria Teresa Napoleoni, di 23 anni, deceduta nelle
prime ore del 13 giugno 1981; Carla Bisirri, di
21 anni, deceduta la sera del 17 giugno 1981; entrambe
morirono nel "Centro Grandi Ustioni" dell’Ospedale
Sant’Eugenio di Roma in seguito a ustioni del I,
II e III grado sul 70% della superficie corporea
totale.
7 giugno 2017
Fonte: Sanbenedettonews.it
36 anni fa la tragedia
del Ballarin, una ferita ancora aperta
Il rogo in Curva
Sud prima di Samb-Matera, partita che avrebbe poi
valso la serie B ai rossoblu. Una festa rovinata
da quel tragico incendio che causò la morte di Carla
Bisirri e Maria Teresa Napoleoni.
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - 36 anni fa avvenne la
tragedia che San Benedetto non dimenticherà mai.
Il rogo in Curva Sud allo stadio Ballarin prima
di Samb-Matera, partita che avrebbe poi valso la
serie B ai rossoblu. Una festa rovinata da quel
tragico incendio che causò la morte di Carla Bisirri
e Maria Teresa Napoleoni: ragazze che avevano poco
più di 20 anni. Ci furono, inoltre, numerosi feriti.
Le loro famiglie soffrono ancora per questa vicenda
e anche l’intera collettività sambenedettese. Dopo
il successo della Palazzina Azzurra, la mostra intitolata
"Lassù qualcuno ci ama" si sposta a Torino, all’interno
della splendida location del Museo del Grande Torino
e della Leggenda Granata. Sono riproposte le esposizioni
dedicate ad Aldo e Dino Ballarin, angeli di Superga,
e Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni.
7 giugno 2017
Fonte: Rivieraoggi.it
Notizie di Cronaca
La città ricorda
Carla e Maria Teresa
San Benedetto -
36 anni fa il rogo del Ballarin
Non sarà mai un giorno come un altro per la tifoseria
rossoblu. Sarà sempre il giorno del dolore. Il giorno
della tragedia. Eppure quel 7 giugno 1981 doveva
passare alla storia per il ritorno della Samb in
Serie B. Gli spalti del Ballarin dovevano infiammarsi
ma solo d'amore rossoblu. Ed invece alte vampe colorarono
di arancione quei gloriosi spalti. Nel fuggi fuggi
generale, tra lo spavento e il panico, morirono
due giovani donne. Maria Teresa Napoleoni di 23
anni e Carla Bisirri di 21 morirono cinque e sei
giorni dopo al "Centro Grandi Ustioni" del Sant’Eugenio
a Roma. Altre 64 persone rimasero ustionate, portando
per sempre, sul loro corpo, i segni di quel drammatico
rogo. L'incendio, in curva sud, partì mentre stava
per avere inizio l’incontro di calcio Sambenedettese-Matera
in programma nell’ultima giornata del Campionato
di Serie C1. In centinaia saltarono la recinzione,
alcuni caddero, altri corsero via a gambe levate.
Altri vengono ancora oggi ricordati come eroi perché,
in quel giorno, salvarono decine di vite. Momenti
drammatici perché 3.500 persone rimasero per diversi
minuti intrappolate all’interno della Curva perché
non si trovavano le chiavi dei cancelli di emergenza.
Molti di loro, nella calca formatasi per sfuggire
dal fuoco, caddero tra le fiamme che non vennero
spente subito perché non funzionava l'idrante più
vicino. Quei momenti, quelle immagini, quel dramma
sono parte della storia rossoblu. Una storia che,
36 anni fa, viveva la sua pagina più triste.
7 giugno 2017
Fonte: Veratv.it
7 Giugno 1981 –
7 Giugno 2017: nel ricordo di Carla e Maria Teresa
Sono passati ben 36 dal rogo dello stadio "Ballarin",
che è costato la vita a Carla Bisirri e Maria Teresa
Napoleoni. Un giorno di festa che si è tramutato
in tragedia, una ferita che il tempo in nessun modo
riesce a rimarginare. Quest’anno l’Associazione
Noi Samb ha voluto ricordare le due giovani tifosi
con una mostra allestita presso la Palazzina Azzurra.
Grazie alla collaborazione con Luigi Tommolini e
con il Museo del Grande Torino e della Leggenda
Granata, abbiamo potuto onorare il ricordo di Carla,
Maria Teresa e dei fratelli Aldo e Dino Ballarin,
angeli di Superga a cui è stato dedicato lo storico
stadio sambenedettese. Ricordare non è un esercizio
privo di fatica: riportare alla mente quegli attimi
di terrore è doloroso, a volte insopportabile, eppure
non se ne può fare a meno. Come Associazione, il
nostro obiettivo è di custodire il fuoco della tradizione
attraverso questa e tante altre iniziative, seguendo
il motto che da anni anima gli amici granata del
Museo del Toro: "la tragedia non è morire, la tragedia
è dimenticare".
7 giugno 2017
Fonte: Noisamb.it
2016
2016
Pensieri rossoblù
Il Ballarin e la
sua tragedia, riflessioni amare
35 anni dal tragico
rogo
Esattamente 35 anni fa, in un pomeriggio assolato
come quello odierno si consumava la tragedia con
il rogo dello stadio Ballarin e la morte di Carla
Bisirri e Teresa Napoleoni, due ragazze poco più
che ventenni. Il nostro primo pensiero va senza
dubbio alle famiglie delle persone coinvolte, ma
l’intento del nostro articolo è anche quello di
comprendere amaramente come la nostra città per
decine d’anni si sia dimenticata (o abbia volutamente
dimenticato ?), quanto accaduto quel giorno. La
proposta è già stata ventilata in passato ma mai
nulla di concreto è stato fatto a tal proposito.
Tra due settimane. Non esiste una via o una piazza
dedicata alle vittime, e solo 30 anni dopo ci si
è ricordati di apporre una targa in loro ricordo
nelle vicinanze dello Stadio Riviera delle Palme.
A ciò va aggiunto anche lo stato pietoso in cui
si trova l’impianto che, anziché essere luogo della
memoria dei trionfi e dei drammi rossoblu è abbandonato
ormai da anni al suo destino. Si sono susseguite
amministrazioni comunali di ogni colore ma la sostanza
non è mai cambiata. Noi di Forzasamb.it consapevoli
che battere la burocrazia italiana è impresa molto
ardua ci faremo comunque promotori con la nuova
compagine comunale cittadina di questa proposta,
cercando di seguirne lo sviluppo nelle sedi competenti,
e vi aggiorneremo prontamente se e quando ci saranno
novità concrete.
7 giugno 2016
Fonte: Forzasamb.it
La storia non si
dimentica: 35 anni dal tragico rogo del Ballarin
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Sette giugno 1981. Allo
stadio Fratelli Ballarin si sta per disputare l’ultima
giornata del campionato serie C1 tra Sambenedettese
e Matera. Per la festa di promozione è tutto pronto:
ai rossoblù guidati da mister Sonetti, infatti,
basta un pareggio per tornare in B. Sugli spalti
circa 12 mila euforici spettatori ignari di ciò
che sarebbe accaduto. Poco prima del fischio d’inizio
quasi sette quintali di striscioline di carta di
giornale prendono fuoco proprio in Curva Sud. Le
chiavi dei cancelli d’emergenza non vengono subito
trovate. Il panico si prende gioco delle 3500 persone
che, per diversi minuti, restano intrappolate. Molte
tra queste cadono sul rogo e vengono assalite dalle
fiamme. Quelle maledette fiamme spente dopo 16 minuti
a causa del mancato funzionamento dell’idrante.
La scena è a dir poco agghiacciante: mentre arbitro
e giocatori si avvicinano alla curva incendiata,
due donne diventano vere e proprie torce umane,
alcuni tentano di buttarsi oltre il filo spinato
pur di salvarsi e un bambino di dieci anni viene
salvato in extremis da un adulto. Una volta spento
l’incendio numerosi feriti vengono trasportati e
ricoverati presso l’Ospedale Civile di San Benedetto
del Tronto. Tredici, i più gravi, vengono invece
trasferiti in elicottero nei "Centri Grandi Ustioni"
di tutta Italia. Maria Teresa Napoleoni e Carla
Bisirri perdono la vita nei giorni successivi. Entrambe
si spengono al Sant’Eugenio di Roma in seguito a
ustioni del primo, secondo e terzo grado sul 70%
della superficie corporea. Maria Teresa, 23 anni,
lavorava come segretaria in una ditta di calzature
mentre Carla, 21 anni, aveva appena iniziato l’attività
di parrucchiera. Il Rogo del Ballarin, per le sue
conseguenze (2 morti, 64 ustionati di cui 11 in
gravi condizioni e un totale di quasi 100 feriti)
si deve considerare a tutt’oggi la più grave e la
più grande tragedia accaduta all’interno di uno
stadio italiano. Sono passati 35 anni e l’incubo
è ancora vivo. Il ricordo è ovunque: negli occhi
di chi ha visto, nelle parole di chi racconta, nel
dolore di chi ha avuto paura ma soprattutto in quelle
cicatrici mai più rimarginate.
7 giugno 2016
Fonte: Noisamb.it
7 giugno 1981: tragedia rossoblù,
tragedia cittadina
di Luigi Tommolini
Era il 7 giugno di quasi trentacinque
anni fa quando nella Curva Sud dello Stadio
"Fratelli Ballarin" si sviluppò un tremendo
incendio...
Erano quasi le 17 e Sambenedettese e Matera
erano da poco entrate in campo per disputare
l’ultima gara del campionato di Serie C/1 girone
B 1980/81. La Samb allenata da Nedo Sonetti
doveva vincere per poter salire, dopo un solo
anno di purgatorio, in serie B (alla fine bastò
il pareggio, visto il concomitante risultato di
parità del Campobasso, concorrente alla
promozione, in trasferta a Rende). In città, da
una settimana, erano iniziati i preparativi per
la grande festa-promozione rossoblù. Grande
euforia avvolgeva San Benedetto del Tronto.
Quella domenica, infatti, non mancava nessuno:
intere famiglie, bambini, donne, anziani,
persone che non erano mai state allo stadio. Tra
queste c’erano Maria Teresa Napoleoni, 23 anni,
segretaria presso la ditta calzaturiera "Silvano
Shoes", il cui proprietario diversi anni prima
era stato presidente della Samb e Carla Bisirri,
21 anni, parrucchiera a Porto d’Ascoli nella
zona dell’Agraria dove abitava proprio sopra il
suo locale. Piene di entusiasmo e di gioia
andarono allo Stadio per festeggiare: Maria
Teresa, maglietta smanicata bianca, bermuda
scuri, zoccoli svedesi, con la sua Vespa rossa
regalata dal suo papà nel giorno del suo ultimo
compleanno; Carla, maglia e jeans scuri, insieme
a un suo zio e al suo fidanzato con il quale si
sarebbe dovuta sposare tre mesi dopo. Varcarono
l’entrata EST della Curva Sud dove presero posto
insieme ad altre 3500 persone !!! Assistettero
alla coreografia del pre partita urlando anche
loro a squarciagola "FORZA SAMB"; agitarono con
entusiasmo le striscioline di carta (7 quintali)
preparate per la festa, e poi, cinque minuti
prima delle 17, nel pieno della bolgia del
"Ballarin" le due formazioni entrarono in campo.
L’accensione dei fumogeni o un semplice
mozzicone di sigaretta diede fuoco ai quintali
di carta: la tragedia avvenne in un attimo e
colpì le persone più indifese, donne e bambini
che prese dal panico si trovarono coinvolte nel
rogo. A peggiorare la situazione contribuirono
il mancato funzionamento degli idranti (il fuoco
si spense da solo) e la tardiva apertura delle
porte esterne ed interne della Curva Sud. Non
mancarono gesti eroici come quelli di Luciano
Bovara e Umberto Giovannozzi che riuscirono a
salvare dalle fiamme due bambini di dieci anni.
Tredici furono gli ustionati gravi, trasportati
il giorno dopo nei vari Centri Grandi Ustionati
d’Italia, ma per Maria Teresa e Carla, dopo
decine di giorni di agonia, non ci fu niente da
fare. Tutta San Benedetto del Tronto, insieme
alla tifoseria e alla squadra rossoblù, le
pianse ai loro funerali. Nel maggio 2010 un
filmato su "youtube" di quella tragedia
risvegliò i ricordi di quel giorno e interruppe
un silenzio assordante che durava da 29 anni.
Nel trentennale del rogo (giugno 2011), la U.S.
Sambenedettese calcio 1923 fece apporre una
targa commemorativa all’entrata della tribuna
centrale del "Riviera delle Palme"; seguirono
una toccante cerimonia all’interno del
"Ballarin" organizzata dal "Comitato Ballarin" e
serate "per non dimenticare", una delle quali,
molto interessante, svoltasi nella città di
Cupra Marittima… Nacquero link e siti su
Internet, trasmissioni e interviste. Anche i
tifosi, durante una gara al "Riviera", esposero
un toccante striscione a ricordo. Ma, a
tutt’oggi, dopo quasi trentacinque anni da quel
7 giugno, NESSUNA Amministrazione Comunale si è
DEGNATA di INTITOLARE UN LUOGO a ricordo di
questo tragico evento. Se non ora, quando ?
PERSI NEL VENTO rimangono ANNI DI PROMESSE NON
ANCORA MANTENUTE… ma REALE è la certezza che
quella tragica domenica di festa rimarrà
scolpita per sempre nei nostri cuori
sambenedettesi e rossoblù, che mai
dimenticheranno Maria Teresa e Carla e tutti
coloro che hanno sofferto e soffrono da quel
maledetto 7 giugno 1981.
7 marzo 2016
Fonte:
Ilmartino.it (Edizione Cartacea n. 27 del
22.02.2016)
The Corner
La prima strage
allo stadio: il rogo del Ballarin
di Marco Pasquariello
Gli anni ’80 saranno tragicamente ricordati, nella
storia del calcio, come il decennio delle tragedie.
Gli stadi antiquati si scontrano con la passione
e la foga, spesso insensata, dei tifosi, e le strutture
cedono sotto la pressione delle folle. Altre volte
la follia collettiva prende possesso delle menti,
e la calca e la paura mietono decine di vittime.
Alla fine del decennio oltre 260 persone avranno
perso la vita allo stadio in incidenti di massa,
senza contare le numerose vittime di scontri isolati.
Di queste stragi, quattro sono le principali. Nel
1982, lo Stadio Lenin (ora Luznikj) di Mosca portò
via 66 vite con il crollo di una scalinata. Nel
1985, a distanza di soli 18 giorni, si ebbero il
rogo di Bradford e la strage dell’Heysel, dove rimasero
schiacciati dalla calca 39 persone e il conto dei
feriti superò i 600. L’ultimo, in ordine di tempo,
fu il disastro di Hillsborough, che costò la vita
a 96 persone e che portò il primo ministro inglese
Margaret Thatcher a dare un robusto giro di vite
alle libertà degli hooligans. In quattro minuti,
i distinti dello stadio Valley Parade di Bradford
crollarono tra le fiamme, uccidendo 56 persone e
ferendone altre 265. Come in tante altre occasioni,
gli stupidi si dimostrano sempre presenti, come
quelli che gioiscono davanti alle telecamere, con
il rogo alle spalle. In realtà però il primo degli
incidenti allo stadio si ebbe in Italia, più precisamente
nelle Marche. Era il 7 giugno 1981, e lo stadio
Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto divenne
cornice della prima tragedia degli anni ’80. Aldo
e Dino Ballarin erano due fratelli, entrambi calciatori.
Chioggiotti, il maggiore Aldo venne acquistato dal
Grande Torino per un milione e mezzo di lire, la
stessa cifra che aveva portato in granata Valentino
Mazzola e Aldo Loik, complessivamente. Diventato
punto fermo del Torino, Aldo fece in modo che venisse
comprato anche il fratello Dino, che in realtà non
giocò nemmeno una partita. Fu lo stesso Aldo a convincere
l’allenatore Erbstein a convocare Dino nella trasferta
di Lisbona. Entrambi, come il resto della squadra,
rimasero uccisi nello schianto di Superga, sul volo
di ritorno dalla trasferta portoghese. A loro venne
intitolato lo stadio di San Benedetto del Tronto,
stadio casalingo della Sambenedettese. La Samb militerà
fino agli anni Novanta tra Serie B e terza divisione,
sfiorando più volte la Serie A. La stagione 1979-80
si chiude con la retrocessione in Serie C. Ma l’anno
successivo la squadra marchigiana è già pronta a
tornare in Serie B. Si è appena concluso il cambio
di proprietà tra l’ingegner Arduino Caioni e l’imprenditore
ortofrutticolo Ferruccio Zoboletti. L’allenatore
è Nedo Sonetti, che vincerà solo un paio di anni
dopo la serie cadetta portando in A l’Atalanta.
In porta giocava un giovane Walter Zenga, in prestito
dall’Inter, mentre al centro della difesa era schierato
Luigi Cagni. La stagione si chiuse effettivamente
con la promozione, alle spalle della Cavese, con
solamente quattro sconfitte al passivo. L’ultima
giornata di campionato la vedeva in testa con 43
punti, ma le inseguitrici Cavese e Campobasso erano
ad un solo punto di distanza. Un pari però sarebbe
bastato per sancire la promozione in Serie B.
L’avversario di quel caldissimo giorno di giugno
era il Matera, che aveva ancora una flebile speranza
di salvezza, con una serie di risultati che dovevano
incastrarsi, ma solo a patto che la squadra vincesse
nelle Marche. In ogni caso, la squadra di Sonetti
aveva i favori del pronostico. L’entusiasmo al Ballarin
era alle stelle. Il già annunciato pienone si era
rivelato riduttivo dell’effettiva folla che quel
pomeriggio si presentò allo stadio. Oltre 12mila
persone infatti affollarono gli spalti in ogni ordine
di posto, e il giro di biglietti falsi aumentò ulteriormente
la folla presente. Vennero progettate coreografie
complesse per l’ingresso in campo dei giocatori.
Fin dalla mattina infatti sugli spalti vennero preparati
quintali e quintali di carta di giornale ridotta
a coriandoli e striscioline, ammucchiata qua e la
pronta ad essere lanciata in aria al fischio finale.
Palloncini e tamburi vengono disposti lungo le tribune,
per salutare l’ingresso in campo delle squadre.
La Sambenedettese entrò in campo qualche minuto
prima del fischio d’inizio, per salutare i tifosi,
che risposero presente. I giocatori lanciarono verso
la curva mazzi di fiori, che si rivelarono tristemente
premonitori. Con le squadre schierate sul terreno,
e proprio mentre l’arbitro stava lanciando la monetina
davanti ai capitani, si scatenò il finimondo. Dalla
Curva Sud, dove in quel momento stavano assiepate
3500 persone, si alzò un fumo nero e denso, e poco
dopo le fiamme si svilupparono. Tuttora non si sa
che cosa abbia fatto iniziare l’incendio, se un
bengala o una semplice sigaretta, ma fatto sta che
i cumuli di carta, quantificata poi in settecento
chili, presero fuoco.
La curva bruciò in un attimo.
Le persone si accalcarono alle uscite, mentre i
giocatori e l’arbitro corsero verso gli spalti.
Alcuni riuscirono a scavalcare la recinzione, bordata
di filo spinato, e si rifugiarono in campo. Altri
ancora invece cercarono di sfondare i cancelli di
sicurezza. La chiave dei lucchetti doveva essere
tenuta a portata di mano proprio per incidenti del
genere, ma non venne trovata. Inoltre il personale
dello stadio si mosse celere verso il bocchettone
dell’acqua posto accanto alla curva, ma dal rubinetto
non uscì nulla. L’idrante era rotto, e nessuno ne
aveva controllato da un po’ il funzionamento. I
soccorritori furono così costretti ad usare quello
di metà campo, ben lontano dalla curva. Nella calca,
molti caddero lungo gli spalti finendo direttamente
tra le fiamme. Le fiamme vennero spente dopo circa
un quarto d’ora, ed il direttore di gara fu "invitato"
per questioni di ordine pubblico a far cominciare
la gara. La partita ebbe così inizio, mentre da
un quarto dello stadio si alzavano le urla e le
grida dei feriti, che venivano medicati sul posto
o trasportati in ambulanza, taxi o auto private
fino all’ospedale. Alla fine si contarono 100 feriti
e 64 ustionati, di cui tredici gravi. La gara non
aveva più molto senso, anche perché entrambe le
squadre erano sotto shock. Dopo un primo tempo senza
alcun tiro in porta, arrivò ai giocatori un messaggio
secondo cui il rogo non aveva causato né vittime
né feriti gravi. La bugia svegliò un po’ i giocatori,
ma la partita non si scosse mai dallo 0 a 0. Il
pari portò la Sambenedettese in Serie B, ma nessuno
festeggiò.
Il giorno successivo, i feriti più gravi ritornano
sul luogo della tragedia. Infatti, il terreno dello
stadio Ballarin si trasforma in eliporto di emergenza,
in cui atterrano due eliambulanze per trasportare
i feriti nei reparti Grandi ustionati di tutta Italia.
A bordo della prima eliambulanza salgono i fratelli
Enrico e Gianfilippo Albertini (15 e 11 anni, destinazione
Padova), Lidia Bruni (66, prima Verona e poi Cesena),
Ferdinando Lelli (24 anni), Eliseo Pellicciotti
(10), Sabrina Bucci (7), Ombretta Nardini (25),
Fernando Agostini (30) e Alberto Massetti (15).
La seconda eliambulanza porta i più gravi, Fabrizio
Basili (20), Nicola Fiscaletti (13) Stefano di Pilla
(13), Alberto Ferri (18). Carla Bisirri (21) e Maria
Teresa Napoleoni (23), entrambe di San Benedetto,
elitrasportate a Roma con ustioni di terzo grado
su più del 70% del corpo, saranno le uniche due
vittime del rogo del Ballarin. Ai funerali, celebrati
pubblicamente e con il lutto cittadino, le bare
verranno coperte da bandiere rossoblu, mentre alcuni
testimoni racconteranno di averle viste camminare
avvolte dalle fiamme lungo gli spalti il giorno
dell’incendio. Mentre la Sambenedettese viveva la
sua storia, la giustizia vece il suo lento e macchinoso
corso. Dopo otto anni dalla morte delle due ragazze,
vi furono le condanne, tra gli altri, del neopresidente
della Samb Ferruccio Zoboletti, del suo segretario
Giancarlo Tacconi e di un commissario di polizia.
Il Comune, proprietario dello stadio, fu condannato
a risarcire i danni alle famiglie delle vittime.
Il sindaco allora respinse al mittente le accuse,
giustificandosi in quanto il Comune era proprietario
dello stadio, ma la gestione era affidata alla società
calcistica, con l’unica eccezione della manutenzione
del manto erboso, e quindi alla Samb spettava anche
il reparto sicurezza. Dei sedici imputati, alla
fine, quattordici vennero giudicati colpevoli di
incendio ed omicidio colposo. I vertici della Lega
Calcio, nel commentare la sentenza dei giudici,
parlarono di "forzatura". Il vicepresidente juventino
Chiusano chiarì che la condanna al presidente della
Samb non poteva scaturire da un’eventuale responsabilità
oggettiva che, pur riconosciuta dalla giustizia
sportiva, era anticostituzionale in ambito penale.
Alla fine rimasero parole su parole, mentre la Sambenedettese
proseguiva il suo percorso. In curva rimasero sempre
due posti vuoti. Due posti speciali nella curva
dello stadio Ballarin che ora sta per essere demolito,
senza un chiaro progetto per la costruzione di un
monumento, o anche una semplice targa, che ricordi
chi per primo, in quegli anni ’80, ha sofferto ed
è morto solo per una partita di calcio.
20 febbraio 2016
Fonte: Thebottomup.it
Chiede scusa il
tifoso che ha evocato il rogo del Ballarin
Lettera ai familiari
delle vittime dopo il caso legato alla partita Monticelli-Samb
Ascoli, 10 febbraio 2016 - La frase captata dalla
telecamera di Samb Channel durante la gara tra il
Monticelli e i rossoblu ("Bruciamoli come al Ballarin")
e finita nell’occhio del ciclone a seguito del tam
tam su internet, dopo aver fatto il giro di migliaia
di utenti dei social e scatenato dibattiti da Arquata
del Tronto a Grottammare, evidentemente è tornata
al suo autore che, a mente fredda, ha deciso di
fare un passo indietro. Lontano dalla tensione dello
stadio e a un paio di giorni di distanza dalla gara,
al di là di tutto molto sentita da entrambe le parti,
il ragazzo che ha tirato in ballo la tragedia del
Ballarin del 1981 ha deciso di scrivere alle testate
giornalistiche. Un messaggio breve ma significativo,
rivolto alle famiglie delle due ragazze che in quel
tragico 7 giugno persero la vita. "Alle famiglie
di Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri - sono
le prime parole del giovane, che ha chiesto di rimanere
anonimo. In seguito all’increscioso accaduto di
cui mio malgrado mi sono reso protagonista, mi sento
in dovere di porgere le mie più sentite scuse per
quanto, in un pomeriggio qualsiasi, ho beceramente
detto. Quelle sono parole che non andrebbero mai
pronunciate, e che soprattutto non rispecchiano
i valori che muovono il mio quotidiano". "Spero
che queste mie parole - prosegue il ragazzo proprio
in riferimento alla lettera in questione - non vengano
ulteriormente strumentalizzate e che si torni a
parlare soltanto di sport. Doverosamente, il tifoso".
10 febbraio 2016
Fonte: Ilrestodelcarlino.it
La follia di un
tifoso: "Bruciamoli tutti"
di Matteo Vana
Ancora un episodio vergognoso nel mondo del calcio.
Stavolta il teatro è lo stadio "Del Duca" di Ascoli
Piceno; durante la partita di calcio di serie D
girone F Monticelli-Sambenedettese finita 1-1 uno
spettatore ancora ignoto ha esclamato "bruciamoli
come al Ballarin". La tragedia dello stadio Ballarin
è una delle peggiori che si ricordino in Italia:
nel rogo di San Benedetto del Tronto, il 7 giugno
del 1981, morirono due donne per le ustioni mentre
un centinaio di tifosi rimasero feriti. Il sindaco
di Ascoli Piceno, Guido Castelli, ha subito preso
le distanze e condannato senza riserve il gesto.
"Negli stadi purtroppo si sentono troppo spesso
bestialità, come nel caso di ieri, che deturpano
il calcio e lasciano una grande amarezza in tutti
coloro che giornalmente lavorano affinché questo
splendido gioco possa continuare a entusiasmare
la gente" - ha dichiarato il primo cittadino del
paese marchigiano. Condanna anche da parte dall‘Asd
Monticelli che si scusa in maniera forte e decisa
delle frasi vergognose pronunciate da un singolo
spettatore. "La società si è dimostrata sempre contro
ogni forma di violenza e impegnata in prima fila
per la crescita sportiva e umana dei suoi ragazzi.
Quando si parla di tragedie come quella dell’incendio
al Ballarin o come la morte di Reno Filippini bisognerebbe
dimostrare un rispetto che va oltre ogni forma di
campanilismo o divisione. Non accettiamo però che
la frase pronunciata da una singola persona permetta
di lanciare fango su tutta la tifoseria del Monticelli,
generalizzando un comportamento che non le appartiene
e per cui molti hanno provato vergogna".
8 febbraio 2016
Fonte: Sportface.it
Schiumapensiero
"Giù le mani dal
nostro Colosseo. Ballarin è la storia di San Benedetto"
di Gianni Schiuma
Gianni Schiuma
era tra coloro rimasti ustionati nel rogo che provocò
la morte di due giovani tifose rossoblu, nel giugno
1981 durante Samb-Matera. Con un racconto fantastico
il nostro blogger ricostruisce il significato dell’ex
Fossa dei Leoni per i sambenedettesi di ieri, e
di oggi.
Ps. parlare del Ballarin oggi è difficile visto
che è l’argomento del momento, ho preferito inventare
un piccolo racconto per dire come la penso. Ho un
rapporto viscerale e profondo con quel luogo dove
sono morto e rinato miracolosamente (sono stato
una delle vittime, fortunatamente non gravi, del
7 giugno del 1981, quando un incendio scoppiato
in Curva Sud condusse alla morte di due ragazze,
Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni) ma al di
là di questo aspetto personale penso che il Ballarin
vada sicuramente rimesso in piedi magari cambiandolo
pure ma mai abbattuto. È la storia di una città
che gli deve molto e ogni volta che ci passo il
mio cuore batte. E lo trasmetto ai miei figli e
vorrei che i figli dei miei figli un giorno andassero
lì a vedere la storia. La forza e la grandezza di
una città passa inesorabilmente attraverso la sua
storia. Il futuro si costruisce anche da qui. Con
profondo rispetto per tutti.
Gianni Schiuma
Ascoltando Bob
Marley
Erano
stati tre giorni di pioggia e freddo intenso a San
Beach, il cielo era grigio oramai da troppo tempo.
Il livello meteoropatico della popolazione stava
per essere messo a dura prova. Dopo la quarta notte
una mattina gli abitanti di San Beach si svegliarono
come sempre ma questa volta si ritrovarono sconvolti
da un evento di incalcolabile gravità: quasi come
in un incantesimo della magia nera improvvisamente
erano spariti e senza lasciare traccia il Torrione,
la Palazzina Azzurra, tutte le barche del porto,
la casa di Bice Piacentini, le sculture del molo,
persino il mare che si era ritirato in una imbarazzante
bassa marea per almeno un miglio. Ma oltre a questo
ogni abitante compresi quelli fuori città, in vacanza
per studio o per lavoro lamentavano dei disturbi
e delle mancanze. Così senza lasciare tracce, svaniti
nel nulla i simboli più importanti di una cittadina
sul mare, faro compreso, erano spariti. C’era solo
un enorme falò al centro del campo Ballarin contornato
dal suo stato avvilente ed inadeguato, il fuoco
era enorme. Scalpore, incredulità: in un attimo
tutto il mondo buttò gli occhi su questo evento
di proporzioni e grandezza inedita. Si paventò un
attacco alieno ma nessuna traccia lo lasciava presagire,
un attacco saraceno come nella notte dei tempi:
nessuna risposta, solo un grande ed enorme mistero.
La tv e le testate giornalistiche di tutto il mondo
erano puntate su San Beach. Ma la cosa ancora più
sorprendente era che ogni abitante aveva perso qualcosa
di sé. Chi un dito, chi un occhio, un’unghia, l’udito
di un orecchio, parte della memoria, i capelli,
un lobo, un sopracciglio, la pelle di una mano.
Ognuno di loro aveva perso qualcosa. Il municipio
fu letteralmente assaltato e anche i suoi componenti
avevano perso qualcosa, il caos cercava inesorabilmente
di prendere il sopravvento. Nessuna risposta arrivava:
passavano i giorni, il malessere e la pressione
aumentavano. Solo una cosa rimaneva lì: il fuoco
del Ballarin che nonostante vari tentativi di spegnerlo
riemergeva sempre in maniera inesorabile come un
pozzo di petrolio dal giacimento infinito. La cosa
così straordinaria aveva chiamato a consulto i più
grandi scienziati e luminari del mondo ma tutti
annaspavano nel buio più profondo. Dopo l’ennesimo
consiglio comunale ed un mese passato nel vuoto
assoluto si decise almeno di ripulire e ridare un
assetto a l’unico emblema storico rimasto della
città: il Ballarin. Ristrutturazione e ripristino,
così c’era scritto. Magicamente dopo qualche ora
il fuoco che si ergeva immenso al centro del campo
cominciò ad affievolirsi ed una pioggerellina costante
iniziò a scendere dal cielo che era rimasto grigio
per tutto il tempo. Quella sera per la prima volta
tutti, e dico tutti, ebbero una sensazione di serenità.
I disturbi psico-fisici si stavano attenuando: arrivò
la notte. Il mattino successivo, con lo stesso effetto
di grande sorpresa, sostituendo l’angoscia con la
gioia, ogni cosa era tornata al suo posto. Ogni
monumento, casa, barche, mare, era lì come se non
fossero mai andati via, e tutti i suoi abitanti
tornarono ad avere le loro funzionalità naturali.
L’incubo era finito. Si aprì una nuova era, tutto
il mondo rimase stupito e nessuno riuscì mai a dare
una spiegazione logica. Il cuore aveva vinto, il
Ballarin tornò, seppur un po’ modificato, ad essere
il Colosseo di San Beach, o Sambeach. I loro abitanti
impararono la legge della condivisione e nuove menti
fresche e vincenti presero in mano il suo futuro.
Oggi a distanza di tanti anni i suoi monumenti sono
ancora lì, scintillanti più che mai, ed il Ballarin
è un museo della storia un campo di calcio per i
giovani ed un bellissimo spazio all’aperto che ospita
manifestazioni continue. l’incubo era finito. Giù
le mani dal nostro Colosseo.
27 gennaio 2016
Fonte: Rivieraoggi.it
Ndr: Nella foto
Gianni Schiuma ustionato al Ballarin il 7.06.1981
2015
2015
Rogo del Ballarin:
Samb e Comune non dovranno risarcire il Ministero
SAN BENEDETTO - Nuova puntata giudiziaria sul rogo
dello stadio Ballarin. Il Comune e la Sambenedettese
Calcio non dovranno rimborsare il ministero dell'Interno
della somma di 4 milioni e 250 mila euro. Lo ha
stabilito la Corte di appello di Ancona, che ha
rigettato il ricorso alla sentenza di primo grado
intentato dal ministero dell'Interno. Il processo
di secondo grado si tenne ad Ancona all'inizio dell'estate
2014, ma solo ai primi di questa settimana è stata
pubblicata la sentenza. Comparvero di fronte ai
giudici il Comune difeso dall'avvocato Marina Di
Concetto, l'allora presidente della Samb Ferruccio
Zoboletti assistito dal legale Nicoletta Broggi,
oltre a dieci supporter della squadra Rossoblù in
qualche modo coinvolti nell'incendio. Nel caso di
condanna, il Comune avrebbe dovuto sborsare un milione
e 800 mila euro circa, considerando la rivalutazione.
I togati hanno dunque riconosciuto le ragioni degli
avvocati, confermando la sentenza di primo grado.
Il ministero è stato inoltre condannato a versare
a ciascuno dei soggetti implicati 13 mila e 560
euro, a titolo di rimborso per le spese sostenute.
Tutto era cominciato il 7 giugno 1981 allo stadio
Ballarin, prima dell'incontro di calcio tra la Sambenedettese
e il Matera. Nella curva Sud si sviluppò un incendio
per la combustione di fumogeni che appiccarono il
fuoco a circa 60 sacchi di festoni e coriandoli,
portati sulla gradinata dalla tifoseria Rossoblu
per festeggiare la promozione della squadra in serie
B. Un quarto d’ora di panico, poi le fiamme furono
domate mentre i feriti venivano trasportati in ospedale
con ogni mezzo. Due donne erano diventate torce
umane, alcuni cercavano di sfuggire alle fiamme
buttandosi oltre il filo spinato, verso il rettangolo
di gioco. Tredici persone rimasero gravemente ustionate.
Per loro fu necessario il trasferimento nei centri
specializzati. Alcuni a Roma, altri a Cesena, Padova
e Brindisi. Due ragazze persero la vita: Maria Teresa
Napoleoni, 23 anni, deceduta il 13 giugno 1981,
e Carla Bisirri, 21 anni, spirata il 17 giugno.
Entrambe morirono nel Centro Grandi Ustionati dell'ospedale
Sant'Eugenio di Roma dove erano state ricoverate
con ustioni di I, II e III grado. Il bilancio finale
del rogo del Ballarin fu di due morti, 64 ustionati
e un centinaio di feriti. Nel marzo del 1989 il
Tribunale di Ascoli condannò a pene diverse 14 persone.
Venne loro addebitato l'omicidio e il delitto colposo,
dichiarando anche responsabili civili il Comune
e la Sambenedettese. Nelle cause civili che ne seguirono
fu chiamato in causa il ministero dell'Interno come
amministrazione da cui dipendeva il funzionario
di Polizia responsabile dell'ordine pubblico. Il
ministero, a seguito di un accordo raggiunto con
i danneggiati dall'incendio e le famiglie delle
due vittime, sborsò nel 1999 circa 8 miliardi e
mezzo di lire, poi invitò il Comune e gli altri
soggetti ritenuti civilmente coinvolti a restituire
le somme. Nel 2010 il tribunale di Ancona respinse
l'istanza del ministero, ribadendo il pronunciamento
in secondo grado. Non è da escludere che il dicastero
romano ricorra in Cassazione.
15 Gennaio 2015
Fonte: Ilmessaggero.it
2014
2014
San Benedetto ha
ricordato Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni
San Benedetto del
Tronto - San Benedetto ha ricordato Carla Bisirri
e Maria Teresa Napoleoni, le due giovani scomparse
trentatre anni fa in seguito al rogo del Ballarin.
Una messa, celebrata da don Stefano Iacono all’interno
della sala stampa del Riviera delle Palme, ha infatti
ricordato la tragedia del 7 giugno 1981 quando nel
pre partita di Samb-Matera, ultima gara di un campionato
vinto dalla Sambenedettese, i festeggiamenti per
il raggiungimento della promozione in serie B provocarono
un rogo nel quale le due giovanissime ragazze persero
la vita. La Sambenedettese Calcio e l’associazione
Noi Samb hanno fortemente voluto dar vita a questa
celebrazione alla quale hanno preso parte i familiari
delle due vittime. Gino Bisirri e Ottaviana Compagnoni,
genitori di Carla per la quale era presente anche
il fratello Sabatino. E poi Sara Pagliarini mamma
di Maria Teresa Napoleoni. Presenti anche numerosi
ex rossoblù coinvolti nell’iniziativa da Bruno Ranieri
uno dei giocatori più rappresentativi della formazione
che quel giorno scese in campo al Ballarin. Presente,
ovviamente, il presidentissimo Ferruccio Zoboletti
che ha vissuto in prima persona quella tragica giornata.
Alla messa hanno assistito anche il sindaco Giovanni
Gaspari, il vice presidente della Provincia Pasqualino
Piunti ed il presidente del consiglio comunale di
San Benedetto Marco Calvaresi. A collaborare fattivamente
nell’organizzazione della celebrazione è stato anche
Luigi Tommolini, tifoso rossoblù che, da anni, è
impegnato in prima linea nella preservazione della
memoria di quanto accaduto quel tragico giorno.
L’associazione Noi Samb e la Sambenedettese Calcio
ringraziano lui e tutte le persone che hanno operato
affinché questo 33esimo anniversario venisse ricordato,
in primis a don Stefano Iacono per le grandi disponibilità
e umanità dimostrate.
9 giugno 2014
Fonte: Ilquotidiano.it
Rogo del Ballarin,
messa di suffragio per le vittime
SAN
BENEDETTO - Oggi alle 18,30, nel piazzale antistante
la tribuna Ovest del Riviera delle Palme, sarà celebrata
la Santa Messa in occasione dell'anniversario del
rogo del Ballarin avvenuto il 7 giugno 1981. Nella
tragedia persero la vita le due giovani sambenedettesi
Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. La funzione
religiosa, alla quale parteciperanno i familiari
delle due vittime e alcuni ex calciatori rossoblù,
sarà celebrata da don Stefano Iacono. La Sambenedettese
Calcio e l'associazione Noi Samb invitano tifoseria
e cittadinanza a partecipare. È ancora vivo, in
città, il ricordo di quella tragedia avvenuta trentatré
anni or sono. Le due giovani, persero la vita in
una giornata che sarebbe dovuta essere di festa
per tutto il territorio. Per la terza volta nella
sua storia, infatti, la Sambenedettese andava in
serie B e, proprio sulla scia dei festeggiamenti
pre-partita presero vita le fiamme. Tanti feriti
e, purtroppo, quelle due vittime. A giorni di distanza
dal rogo infatti, giorni fatti di atroci sofferenze,
persero la vita Maria Teresa Napoleoni di 23 anni,
segretaria presso una ditta calzaturiera e Carla
Bisirri di 21 anni che da poco aveva iniziato l'attività
in proprio di parrucchiera. Il presidente della
Samb Gianni Moneti e l'associazione Noi Samb hanno
così deciso quest'anno di ricordare pubblicamente
le due vittime. Alla funzione prenderanno parte
anche rappresentanti delle istituzioni e delle forze
dell'ordine.
7 Giugno 2014
Fonte: Corriereadriatico.it
Anniversario del
rogo del Ballarin, domenica la celebrazione
di Alessia Rossi
Nel piazzale antistante
la tribuna Ovest del Riviera delle Palme, alle 18.30
sarà celebrata la Santa Messa da don Stefano Iacono
in occasione dell’anniversario del rogo del Ballarin
avvenuto il 7 giugno 1981 nel quale persero la vita
le due giovani sambenedettesi Carla Bisirri e Maria
Teresa Napoleoni.
Sono passati oltre trent'anni ma il terribile ricordo
di quel giorno vive ancora in molti. Il clima ideale
per una festa sportiva smorzato dal rogo e dalle
nefaste conseguenze di una delle più gravi tragedie
avvenute in uno stadio italiano. Domenica 7 giugno
1981 vi erano oltre dodicimila spettatori, la Sambenedettese
di Nedo Sonetti giocava con il Matera, già retrocesso
e con un semplice pareggio poteva ritornare in serie
B, per festeggiare quella stessa mattina furono
portati quasi 7 quintali di "striscioline di carta
di giornale" all'interno della gremitissima Curva
Sud dello stadio sambenedettese. Prima del calcio
d'inizio forse lo scoppio di un bengala o un banale
fiammifero accese il rogo, l'enorme quantità di
carta prese fuoco, l'incendio divampò in un batter
d’occhio sotto 3500 persone che rimasero per diversi
minuti intrappolate all'interno della Curva in quanto
le chiavi dei cancelli di emergenza non furono subito
trovate; molte di queste persone, nella calca formatasi
per sfuggire dal fuoco caddero sul rogo e furono
assalite dalle fiamme alte e minacciose che non
poterono essere spente immediatamente a causa del
mancato funzionamento dell'idrante più vicino. Dopo
sedici minuti dopo che furono spenti gli ultimi
"focolai" il direttore di gara Paolo Tubertini di
Bologna, diede inizio alla gara giustificando la
sua scelta successivamente, con delle motivazioni
di ordine pubblico. Con lo 0-0 finale la Sambenedettese
ottenne la promozione in B ma il pomeriggio di festa
si trasformò in tragedia, e il dettaglio calcistico
divenne irrilevante. Un quarto d'ora di caos e panico
generale, qualcuno parlò di "soccorsi tempestivi",
altri hanno una diversa versione ma le gravi conseguenze
non hanno pareri: 2 morti, 64 ustionati di cui 11
in gravi condizioni e un totale di quasi 100 feriti.
La città ricorda le sue vittime: Maria Teresa Napoleoni,
23 anni, deceduta all’alba del 13 giugno ’81, e
Carla Bisirri, 21 anni, la cui agonia si protrasse
per altri quattro giorni. Entrambe morirono nel
"Centro Grandi Ustioni" dell'Ospedale Sant'Eugenio
di Roma dove erano state ricoverate con ustioni
del I, II e III grado sul 70% del corpo. La Napoleoni
lavorava come segretaria in una ditta di calzature,
la Bisirri aveva appena iniziato l’attività di parrucchiera.
Una tragedia che portò, quasi otto anni dopo, alla
condanna, tra gli altri, del presidente della Sambenedettese
e di un commissario di polizia. Il Comune, proprietario
dello stadio, fu condannato, dai giudici del Tribunale
di Ascoli Piceno, a risarcire i danni alle famiglie
delle vittime. Una commemorazione doverosa, legittima
che entra nella storia del paese di diritto, un
anniversario doloroso che dovrebbe fungere da monito
perenne ad avere grande attenzione verso la sicurezza
degli spettatori negli stadi.
6 giugno 2014
Fonte: Viveresanbenedetto.it
Una Santa Messa
per ricordare le vittime del Rogo del Ballarin
San Benedetto del
Tronto - Domenica 8 giugno, alle ore 18,30, nel
piazzale antistante la tribuna Ovest del Riviera
delle Palme.
Una Santa Messa in occasione dell'anniversario
del rogo del Ballarin avvenuto il 7 giugno 1981
nel quale persero la vita le due giovani sambenedettesi
Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. La funzione
religiosa, alla quale parteciperanno i familiari
delle due vittime e alcuni ex calciatori rossoblù,
sarà celebrata da don Stefano Iacono. La Sambenedettese
Calcio e l'associazione Noi Samb invitano tifoseria
e cittadinanza a partecipare.
5 giugno 2014
Fonte: Ilquotidiano.it
2013
2013
Stadio Ballarin
e una domenica di festa finita in fiamme
di Sebastiano Di Paolo
Stadio Ballarin, e nessuna "cupola di festa", come
ha detto il Poeta Gatto. La storia del calcio è
stata scritta pure dalla tragedia. Diversamente,
il pallone non sarebbe quel "romanzo popolare" definito
dagli scrittori come una rappresentazione tipica
della vita. E quella domenica del 7 giugno 1981,
allo stadio "Fratelli Ballarin" di San Benedetto
del Tronto, quella che era stata preparata come
una domenica di festa, si trasformò in una domenica
destinata a segnare uno dei più tristi paradossi
della storia del calcio italiano, quando, nel rogo
di una delle due curve, morirono due ragazze e rimasero
ferite 60 persone. La coreografia che i tifosi della
Sambenedettese (in quella squadra militava pure
Walter Zenga) avevano preparato in occasione della
partita col Matera, valevole per il campionato italiano
di serie C1, si trasformò nella "bloody sundey"
di fuoco che in poco tempo diffuse le sue fiamme
in quasi tutto il settore occupato da centinaia
di tifosi. Circa 7 quintali di carta furono disposti
per fungere da coriandoli e festoni, per creare
un effetto spettacolare tipico delle tifoserie sudamericane.
Ma in quel giorno di giugno, la carta che avrebbe
dovuto fungere da elemento colorito della curva
sud, in un attimo prese fuoco, divampando al centro
della curva occupata da oltre tremila persone, intrappolate
in mezzo alle fiamme nei primi minuti del rogo perché
le chiavi di apertura dei cancelli di emergenza
non furono subito trovate e gli idranti non vennero
immediatamente utilizzati. L’effetto dell’incidente
fu che le striscioline di carta in fiamme iniziarono
a divorare la curva, dove il panico costrinse molti
dei suoi occupanti a gettarsi letteralmente verso
il terreno gioco. Alcuni spettatori caddero sulle
fiamme, procurandosi subito delle ustioni molto
gravi. Tra questi, Maria Teresa Napoleoni e Carla
Bisirri non riuscirono a sfuggire al rogo, in mezzo
alla folla che per sfuggire alle fiamme aveva creato
una specie di vuoto proprio al centro della curva.
Dopo più di un quarto d’ora, il tempo di assistere
alla consumazione di uno "spettacolo" completamente
opposto a quello organizzato per l’entrata in campo
delle squadre, Paolo Tubertini, direttore di gara,
dopo aver atteso che venissero ultimate le operazioni
di soccorso, decise di dare comunque inizio alla
partita, spiegando, poi, ad alcuni giornali, le
ragioni della sua decisione. Quando, a distanza
di anni, è uscita la prima sentenza, il presidente
della Sambenedettese è stato condannato, insieme
all’allora commissario di pubblica sicurezza, e
altri dipendenti dello stadio Ballarin, per omicidio
colposo. La vicenda è anche finita sui tavoli del
Ministero dell’Interno, costretto, nel 1999, a sborsare
oltre 8 miliardi di vecchie lire per i risarcimenti,
rivalendosi, poi, sui responsabili condannati dai
tribunali. Ma la rivalsa ministeriale, nel 2004,
è stata respinta dal Tribunale di Ancona. Altri
elementi particolari colpiscono per quella storia.
Sambenedettese - Matera decretò il ritorno in B
della squadra di San Benedetto del Tronto, e quella
domenica, coreografia compresa, avrebbe dovuto rappresentare
un giorno di festa, per i tifosi e per la città.
Tre giorni dopo il 7 giugno, sempre a san Benedetto
del Tronto, le Brigate Rosse rapirono Roberto Peci,
fratello del pentito Patrizio, primo pentito nella
storia delle BR. Roberto Peci fu assassinato quasi
due mesi dopo. Qualcuno ipotizzò che la vendetta
trasversale fu il monito a un sistema che andava
messo a tacere circa eventuali rivelazioni sul caso
Moro. Le modalità del "processo" a Peci furono le
stesse di quelle del "processo" a Moro. 55 giorni
di prigionia e 11 colpi di mitra, per entrambi,
sia pur in anni diversi, ma ravvicinati. Per San
Benedetto del Tronto, quelli furono periodi di rabbia
e di terrore, di dubbi e di inquietudini. Erano
i primi anni ’80, un momento molto delicato per
la storia recente. In quegli anni anche il senso
della percezione visse l’esperienza dei grandi interrogativi
e delle grandi paure. La storia non procede mai
sola.
18 Luglio 2013
Fonte: Spazionapoli.it
Video: Una Santa
Messa per Carla e Maria Teresa
di Nicolas Abbrescia
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Entrando nella sede della
Sambenedettese Calcio, presso lo Stadio "Riviera
delle Palme", una scritta catalizza l’attenzione
del tifoso/visitatore: "Quel giorno il fuoco ha
bruciato i vostri petali, ma voi restate sempre
per noi il fiore più bello". In quel 7 giugno del
1981 l’estate arrivò puntuale a San Benedetto. Un’intera
città si raccolse nel suo stadio, il Ballarin, per
festeggiare la terza promozione in serie B della
sua storia. Fu la Samb di Sonetti, con Zenga in
porta e il match contro il Matera, epilogo del campionato
1980/81, fu semplicemente una formalità per entrambe
le squadre, rappresentanti in via definitiva, la
testa e la coda della classifica. Doveva essere
una festa, ma il fuoco in modo assassino, spense
irreversibilmente le vite e l’entusiasmo di due
ventenni del luogo: Carla Bisirri e Maria Teresa
Napoleoni, in quella che è al giorno d’oggi la più
grande sciagura avvenuta in uno stadio italiano.
Dopo 32 anni il Ballarin è adottato dal rugby e
in quello che dal 1985 è il "tempio del tifo" rossoblu,
lo stadio "Riviera delle Palme", si è svolta una
messa in suffragio delle due ragazze. La celebrazione
si è svolta nel pomeriggio del 15 giugno, presso
la Sala Stampa "Sabatino D’Angelo", che per anni
ha commentato dai microfoni RAI, i tempi d’oro delle
società calcistiche picene. A celebrare la messa
è stato il Parroco della parrocchia di San Pio X,
Don Vincenzo Catani, che ha trasmesso tutta la sua
immensa cultura nel ricordo delle ragazze, in una
celebrazione semplice, partecipata e dedicata a
tutti coloro che stanno soffrendo. Alla celebrazione
hanno partecipato i familiari di Carla e Maria Teresa,
oltre ai vertici della Sambenedettese Calcio, rappresentati
dal presidente Pignotti e dall’allenatore Palladini,
nella speranza che qualsiasi disciplina sportiva,
possa portare pace e rispetto, ai sensi del fondatore
dello sport moderno: il barone Pierre De Coubertin.
16 giugno 2013
Fonte: Ancoraonline.it
Il rogo del Ballarin,
32 anni dopo, e un rimpianto inestinguibile
di Angelo Andrea Pisani
7 Giugno 2013.
Arriva un anniversario triste, per la Samb e per
tutto il calcio italiano. A più di trent’anni dalla
tragedia, il ricordo di Maria Teresa Napoleoni e
Carla Bisirri.
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Sono passati molti anni,
ma rimaniamo di fronte ad una tragedia senza spiegazione.
Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni restano ostaggi
di un destino muto e crudele. La gravità dell’episodio
- con due morti e 64 feriti - è stata unica, la
tragedia peggiore mai accaduta all’interno di uno
stadio italiano. Quasi un mese fa raccontavamo della
partita tra Samb e Tuttocuoio, una vera e propria
festa per la promozione in C, acquisita contro la
Recanatese. Al 74′ si è appiccato un piccolo incendio
sotto la Curva Nord: fuori dal rettangolo di gioco,
alcune cartacce che hanno preso fuoco. L’intervento
dei pompieri - veloce e "pulito" - ha risolto tutto
in un attimo, ed è stato pretesto per intonare qualche
coro a favore dei vigili. Un evento da nulla, che
però ha fatto pensare a quello - ben più grave -
che successe in quel pomeriggio di tanti anni fa,
che si voleva "di festa" ed è finito come sappiamo.
Le testimonianze raccontano di uno stadio pieno,
forse troppo, fumogeni, forse troppi, e sette quintali
di carta da lanciare per festeggiare la promozione
in B. Sono morte due persone, altre si sono salvate
per un pelo, ma il calcio a San Benedetto - e non
solo - è rimasto segnato per sempre. Un piccolo
fuoco in un giorno di festa, oggi, non fa più paura.
Ci sono pompieri, uscite di sicurezza, responsabilità,
e uno stadio più sicuro. E se abbiamo tutto questo
lo dobbiamo anche - soprattutto - ai martiri del
Ballarin. Una lezione che avremmo imparato volentieri
in un altro modo, e che ora non dobbiamo dimenticare
mai più.
7 giugno 2013
Fonte: Rivieraoggi.it
In ricordo di Carla
e Maria Teresa
Sabato 15 giugno Santa
Messa presso lo stadio "Riviera delle Palme".
Sono trascorsi 32 anni da quella immensa tragedia
che ci ha privato delle due giovanissime tifose
Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni ustionate
mortalmente durante il rogo divampato nella curva
sud dello stadio "Ballarin". Anche quest'anno la
società vuole ricordare questi due angeli celebrando
una messa sabato 15 giugno, alle ore 17.15, presso
la Tribuna Centrale "M. Bergamasco" dello stadio
Riviera delle Palme. Tutti i tifosi sono invitati
a partecipare. Ufficio Stampa U.S. Sambenedettese
7 Giugno 2013
Fonte: Sambenedettesecalcio.it
Toccante ricordo
della mamma di Maria Teresa Napoleoni
La tragedia del
Ballarin a distanza di oltre 30 anni
San Benedetto. Campionato di C1 1980-81. Il successo
più splendente e la tragedia più nera: l’ultima
promozione in serie B e il rogo del Ballarin in
cui persero la vita le ventenni Maria Teresa Napoleoni
e Carla Bisirri e rimasero ferite quasi cento persone.
La gioia e la tragedia riproposte durante "lo e
il Capitano" trasmissione di "Vera Tv" condotta
da Remo Croci con la partecipazione della bandiera
rossoblu Paolo Beni che ripercorre l’epopea della
Sambenedettese calcio. Nomi, volti e storie di quella
Samb sono riemersi nel corso della puntata: Nedo
Sonetti, l'inflessibilità del vice Aldo Sensibile,
il lavoro dietro le quinte del dirigente-accompagnatore
Luciano Calabresi e il grande amore per i colori
sociali dei presidenti Arduino Caioni e Ferruccio
Zoboletti. Senza contare i ricordi di gioco e di
vita di tanti calciatori di quell’annata che ancora
portano nel cuore San Benedetto e la sua gente:
Gigi Cagni, Marco Rossinelli, Michele Colasanto,
Danilo Tedoldi, Bruno Ranieri, Walter Santo Perrotta
e Walter Zenga. Da loro Croci ha raccolto tanti
aneddoti di quella cavalcata verso la B, conclusa
con 44 punti in classifica, tutti accomunati dal
ricordo indelebile dell’ultima partita di campionato:
quella maledetta gara Samb-Matera del 7 giugno '81
quando, a pochi minuti dal fischio d'inizio, si
consumò il rogo che coinvolse la Curva Sud, gremitissima
di tifosi vogliosi di festeggiare il ritorno nella
Cadetteria. Davvero toccanti le parole di Sara Napoleoni,
mamma della povera Maria Teresa, che ai microfoni
di "lo e il Capitano" ha ricordato l'ultimo bacio
datole dalla figlia poco prima di uscire di casa
in direzione stadio. "Dopo oltre 30 anni - dice
con le lacrime agli occhi - "questa ferita è ancora
aperta. Ma Croci è riuscito anche a rintracciare
Paolo Tubertini: arbitro bolognese che diresse quel
match, terminato 0-0. "Fosse dipeso da me, rivela
al telefono, non l’avrei fatto giocare, poi alcuni
funzionari che gestivano l’ordine pubblico mi chiesero
di dare ugualmente il via alla gara che di fatto
fu tutto tranne che una normale partita a pallone.
È passato tanto tempo, ma se ripenso a quell’episodio
ho ancora i brividi addosso". Brividi probabilmente
avuti anche ai telespettatori nell’ascoltare le
testimonianze di due persone presenti in curva al
momento del rogo: Luigi Tommolini (appena dodicenne
all’epoca dei fatti) e Luciano Bovara, finanziere
libero dal servizio in quella torrida domenica (Salvò
il dodicenne Stefano di Pilla completamente avvolto
dal rogo assassino NDR). Quest’ultimo si prodigò
nell’assistere i numerosi feriti: "All’ospedale
- racconta - c'erano anche medici in costume da
bagno, accorsi dopo aver saputo quanto era successo.
La solidarietà con cui la città rispose a quella
tragedia fu grande". Una tragedia che, come rimarcato
al termine da Remo Croci - le istituzioni sambenedettesi
ancora non ricordano degnamente. ib.
3 febbraio 2013
Fonte: Corriere
Adriatico
2012
2012
7 giugno 1981: tragedia rossoblu, tragedia
cittadina...
di Luigi Tommolini
Era il 7 giugno
di trentuno anni fa quando nella Curva Sud dello
Stadio "Fratelli Ballarin" si sviluppò un tremendo
incendio.
Erano
quasi le 17 e Sambenedettese e Matera erano da poco
entrate in campo per disputare l'ultima gara del
campionato di Serie C/1 girone B 1980/81. La Samb
allenata da Nedo Sonetti doveva vincere per poter
salire, dopo un solo anno di purgatorio, in serie
B (alla fine bastò il pareggio, visto il concomitante
risultato di parità del Campobasso, concorrente
alla promozione, in trasferta a Rende). In città,
da una settimana, erano iniziati i preparativi per
la grande festa-promozione rossoblu. Grande euforia
avvolgeva San Benedetto del Tronto. Quella domenica,
infatti, non mancava nessuno: intere famiglie, bambini,
donne, anziani, persone che non erano mai state
allo stadio. Tra queste c'erano Maria Teresa Napoleoni,
23 anni, segretaria presso la ditta calzaturiera
"Silvano Shoes", il cui proprietario diversi anni
prima era stato presidente della Samb e Carla Bisirri,
21 anni, parrucchiera a Porto d'Ascoli nella zona
dell'Agraria dove abitava proprio sopra il suo locale.
Piene di entusiasmo e di gioia andarono allo Stadio
per festeggiare: Maria Teresa, maglietta smanicata
bianca, bermuda scuri, zoccoli svedesi, con la sua
Vespa rossa regalata dal suo papà nel giorno del
suo ultimo compleanno; Carla, maglia e jeans scuri,
insieme a un suo zio e al suo fidanzato con il quale
si sarebbe dovuta sposare tre mesi dopo. Varcarono
l'entrata EST della Curva Sud dove presero posto
insieme ad altre 3500 persone !!! Assistettero alla
coreografia del pre-partita urlando anche loro a
squarciagola "FORZA SAMB"; agitarono con entusiasmo
le striscioline di carta (7 quintali) preparate
per la festa, e poi, cinque minuti prima delle 17,
nel pieno della bolgia del "Ballarin" le due formazioni
entrarono in campo. L'accensione dei fumogeni o
un semplice mozzicone di sigaretta diede fuoco ai
quintali di carta: la tragedia avvenne in un attimo
e colpì le persone più indifese, donne e bambini
che prese dal panico si trovarono coinvolte nel
rogo. A peggiorare la situazione contribuirono il
mancato funzionamento degli idranti (il fuoco si
spense da solo) e la tardiva apertura delle porte
esterne ed interne della Curva Sud. Non mancarono
gesti eroici come quelli di Luciano Bovara e Umberto
Giovannozzi che riuscirono a salvare dalle fiamme
due bambini di dieci anni. Tredici furono gli ustionati
gravi, trasportati il giorno dopo nei vari Centri
Grandi Ustionati d'Italia, ma per Maria Teresa e
Carla, dopo decine di giorni di agonia, non ci fu
niente da fare. Tutta San Benedetto
del Tronto, insieme alla tifoseria e alla squadra
rossoblu, le pianse ai loro funerali. Nel maggio
2010 un filmato su youtube di quella tragedia risvegliò
i ricordi di quel giorno e interruppe un silenzio
assordante che durava da 29 anni. Lo scorso anno,
nel trentennale del rogo, la U.S. Sambenedettese
calcio 1923 fece apporre una targa commemorativa
all'entrata della tribuna centrale del "Riviera
delle Palme"; seguirono una toccante cerimonia all'interno
del "Ballarin" organizzata dal "Comitato Ballarin"
e serate "per non dimenticare", una delle quali,
molto interessante, svoltasi nella città di Cupra
Marittima... Nacquero link e siti su Internet. Anche
i tifosi, durante una gara al "Riviera", esposero
un toccante striscione a ricordo. Ma, a tutt'oggi,
dopo trentuno anni da quel 7 giugno, NESSUNA Amministrazione
Comunale si è DEGNATA di INTITOLARE UN LUOGO a ricordo
di questo tragico evento. Se non ora, quando ? PERSI
NEL VENTO rimangono DUE ANNI DI PROMESSE NON ANCORA
MANTENUTE... ma REALE è la certezza che quella tragica
domenica di festa rimarrà scolpita per sempre nei
nostri cuori sambenedettesi e rossoblu, che mai
dimenticheranno Maria Teresa e Carla e tutti coloro
che hanno sofferto e soffrono da quel maledetto
7 giugno 1981.
Maggio-giugno 2012
Fonte: "Lu campanò"
(Mensile Locale)
Fonte:
"Lu campanò" (Maggio-giugno 2012)
31° Anniversario
rogo Ballarin
Verrà celebrata
una Santa Messa sabato 9 giugno al Riviera delle
Palme.
Giovedì 7 giugno ricorre il 31esimo anniversario
del rogo del "Ballarin". Mentre stava per avere
inizio l'incontro di calcio Sambenedettese-Matera,
in programma nell'ultima giornata del Campionato
di Serie C1, girone B, 1980/81, divampò un incendio
nella Gradinata Sud del vecchio stadio cittadino,
il settore che ospitava gli ultras rossoblù. Il
bollettino fu tremendo: due ragazze decedute, tredici
ustionati gravi ed oltre cento feriti. Per non dimenticare
Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri anche quest’anno
la Samb ha deciso di organizzare una Santa Messa
presso la sala stampa dello Stadio Riviera delle
Palme. Il giorno stabilito è sabato 9 giugno, alle
ore 18.30. L’U.S. Sambenedettese invita tutta la
cittadinanza, gli sportivi e soprattutto tutti coloro
che quel giorno erano presenti allo stadio a partecipare.
Ufficio Stampa
U.S. Sambenedettese
4 giugno 2012
Fonte: Sambenedettesecalcio.it
2011
2011
I giocatori
in campo ignari di tutto
LA STORIA - San Benedetto
- Zenga, Rossinelli, Cavazzini, Schiavi, Bogoni,
Cagni, Caccia, Speggiorin, Perrotta, Ranieri e Colasanto:
questa era la formazione della Samb che la domenica
del 7 giugno del 1981 scese in campo contro il Matera
a conquistare almeno un pareggio per ottenere la
promozione in serie B. L'Undici rossoblu, con quello
lucano, si schierò a centrocampo. Si udirono le
urla che arrivavano dalla Sud. In quel momento,
però, non si resero conto completamente, così come
l'arbitro Paolo Tubertini di Bologna, della gravità
dei fatti, altrimenti la partita non sarebbe stata
cominciata. La gara, in programma alle ore 17, ebbe
inizio alle 17,16. Solamente la sera emerse evidente
il drammatico quadro della situazione. II giorno
dopo il capitano Gigi Cagni ed il tecnico Nedo Sonetti
andarono all'ospedale per rendere visita ai feriti
e si resero conto della tragedia. 113 feriti più
gravi, comprese le due vittime, furono trasportati,
con alcuni elicotteri, nei centri grandi ustionati:
al Sant'Eugenio di Roma, dove morirono Maria Teresa
Napoleoni e Carla Bisirri, Bufalini di Cesena, Maggiore
di Parma, Policlinico di Padova e Di Summa di Brindisi.
5 giugno 2011
Fonte: Corriere
Adriatico
Pineta intitolata
alle due vittime
La promessa - San Benedetto - Sulla tragedia del
rogo dello stadio Ballarin circa un anno fa il sindaco
Giovanni Gaspari assicurò che, in occasione del
trentesimo anniversario, la pineta a Nord-Est del
vecchio impianto sportivo sarebbe stata intitolata
alle due vittime del rogo Maria Teresa Napoleoni
e Carla Bisirri, oltre al fatto che sarebbe sorto
un monumento che avrebbe ricordato quella tragica
vicenda. A distanza di diversi mesi Gaspari è dello
stesso avviso ? "Se continuerò ad essere sindaco,
farò in modo che si dia seguito a quello che dissi
l'anno scorso" - dichiara il primo cittadino sambenedettese
- È doveroso che ci si ricordi di questa tragedia
che ha colpito San Benedetto. Nel caso in cui non
fossi rieletto, parlerò con il nuovo sindaco per
valutare il tutto". In merito alla vicenda del rogo,
in sede penale, con sentenza definitiva, sono state
condannate 14 persone a pene, tutte sospese a un
anno di reclusione.
29 marzo 2011
Fonte: Corriere
Adriatico
2010
2010
Servizio di Angela
Speca per il Tg di Nuova TVP del 7.06.2010
Rogo Ballarin, una pineta a ricordo
delle vittime
di Oliver Panichi
L’area
verde a nord est del vecchio stadio, e un
monumento commemorativo. Così la città
ricorderà Maria Teresa Napoleoni e Carla
Bisirri, e con loro anche chi è
sopravvissuto con le ferite nel corpo e
nell’anima.
SAN BENEDETTO DEL TRONTO -
Qualcosa di permanente, un ricordo
imperituro che tramandi il rispetto per il
dolore provato. Il rogo del Ballarin del
1981, le due vittime Maria Teresa Napoleoni
e Carla Bisirri, tutti i feriti che da quel
maledetto giorno (7 giugno, Samb-Matera,
giorno di festa per la B trasformato in
tragedia) fanno i conti con le ferite del
corpo e dell’anima. La pineta a nord est del
Ballarin, e un monumento, saranno il
rispettoso ricordo della città: lo ha
annunciato sabato il sindaco Gaspari.
Quest’anno, lunedì prossimo, è il 29esimo
anniversario di quella giornata, il primo
incubo di un’estate che riserverà alla
cittadina adriatica anche la storia orribile
di Roberto Peci. "Assieme al presidente
della Samb Sergio Spina e al popolo di
Facebook, abbiamo convenuto sull’idea che
bisognasse ricordare in maniera permanente
chi in quel maledetto giorno ha perso la
vita e chi è rimasto ferito", afferma il
sindaco Gaspari. L’idea della pineta viene
proposta dal Comune: si tratta di un’area
verde di recente piantumazione, molto vicina
al vecchio stadio, per il quale da anni si
parla di demolizione o rimaneggiamento. La
targa e il monumento, comunque, verranno
inaugurati il 7 giugno del 2011, per il
trentennale della tragedia.
5 giugno 2010
Fonte: Rivieraoggi.it
Incendio Ballarin, il Tribunale scagiona
il Comune
Il Ministero
dell’Interno, che nel 1999 aveva risarcito con
8,5 miliardi di lire i familiari delle due
vittime e gli ustionati del rogo del 7 giugno
1981, aveva richiesto una compartecipazione
all’amministrazione comunale e altri coimputati
(tra i quali Zoboletti e l’allora commissario di
Polizia Punzo). Da Ancona, però, arriva la
parola fine della vicenda civile.
SAN BENEDETTO DEL
TRONTO - Sono passati quasi trent’anni, ma
quella ferita rappresenta ancora un segno vivo
nella memoria di tanti sambenedettesi: ci
riferiamo al rogo avvenuto allo stadio
"Ballarin" il 7 giugno del 1981, durante
l’incontro tra Samb e Matera che consegnò ai
rossoblu la terza promozione in Serie B. Il
Tribunale Civile di Ancona, qualche giorno fa,
ha pubblicato la sentenza con cui il Tribunale
civile di Ancona ha respinto la richiesta del
Ministero dell’Interno di recuperare, dalle
persone e dai soggetti individuati come
responsabili (tra cui il Comune di San
Benedetto) dal giudice penale per il rogo, una
parte del risarcimento erogato dal Ministero
stesso alle vittime. La vicenda legale ebbe un
passaggio fondamentale nel marzo del 1989,
quando il Tribunale di Ascoli condannò a pene
diverse 14 persone (il presidente della Samb
Zoboletti, il dottor Punzo Commissario di
Polizia, altri dipendenti della società sportiva
e alcuni supporter rossoblu) per omicidio
colposo e delitto colposo, dichiarando anche
responsabili civili il Comune e la
Sambenedettese calcio. Nelle cause civili che ne
seguirono fu chiamato in causa il Ministero
dell’Interno come Amministrazione da cui
dipendeva il funzionario di Polizia responsabile
dell’ordine pubblico di quel tragico pomeriggio
allo stadio. Il Ministero dell’Interno, a
seguito di un accordo raggiunto con gli
spettatori danneggiati dall’incendio e le
famiglie delle due vittime, sborsò nel 1999
circa 8,5 miliardi di lire ma nel 2003 invitò il
Comune e gli altri soggetti ritenuti civilmente
coobbligati (tra cui, appunto, il Comune) a
restituire le somme, ciascuno in quota parte. Il
Comune obiettò di aver fatto abbondantemente il
suo dovere avendo versato nel 1989 ai
danneggiati, all’indomani della sentenza di
primo grado, la provvisionale indicata dal
Tribunale stesso per un importo complessivo di
712 milioni. Nonostante ciò nel 2004 il
Ministero avviò ugualmente l’azione civile nei
confronti del Comune e degli altri coobbligati
ed ora il Tribunale di Ancona (competente perché
il capoluogo di Regione è sede dell’Avvocatura
di Stato che tutela il Ministero) ne ha respinto
le pretese condannandolo inoltre al pagamento
degli onorari e delle spese processuali
sostenute dalle parti convenute. Nell’incendio,
causato dalle fiamme che s’accesero a causa
della carta preparata per i festoni in Curva
Sud, morirono due ragazze, Maria Teresa
Napoleoni e Carla Bisirri. Decine gli ustionati.