Le
indagini
di
Irene De Arcangelis
Meno
fortunato degli altri tifosi sospettati
di violenze. Questione di ore, previste
dal decreto Pisanu (trentasei, per
l’esattezza), e la polizia ha potuto
ammanettarlo. Gli altri invece erano
ancora liberi quando alle 8 è scaduto il
termine: ora potranno soltanto essere
denunciati. È uno solo il tifoso
arrestato per gli scontri allo stadio
Partenio. Ciro M., 26 anni, incensurato
di Casavatore, marittimo stagionale,
aveva partecipato ai tafferugli fuori al
Partenio ed era stato identificato dalla
polizia. Gli agenti lo hanno poi
riconosciuto nei filmati all' interno
dello stadio, armato di una cinta con le
borchie mentre danneggiava un’insegna.
Quanto agli altri, si lavora a pieno
ritmo per la comparazione di filmati,
foto e segnaletiche d'archivio. Mentre
a poche ore dall' arresto di Ciro arriva
la tragica notizia: è morto Sergio
Ercolano, 20 anni, il tifoso caduto
mentre cercava di scavalcare una pedana
di plexiglass all' interno dello stadio.
Il pm della procura di Avellino titolare
dell’inchiesta, Marcello Rotondi, ha
disposto per oggi l’autopsia sul corpo
di Ercolano. Un solo fascicolo per
l’intera vicenda che per ora comprende
solo gli "atti urgenti". Non si
escludono avvisi di garanzia per
consentire ad eventuali indagati la
nomina di consulenti di parte. In
particolare, potrebbero venire
notificati ai soccorritori, che però -
risulta chiaramente dai filmati - sono
stati ostacolati nel loro lavoro dai
tifosi imbestialiti. Dunque avvisi di
garanzia che sarebbero esclusivamente "a
garanzia" delle persone chiamate in
causa, ma che dovrebbero accertare anche
le responsabilità in merito al cancello
chiuso che i soccorritori, in un primo
momento, non erano riusciti ad aprire
per raggiungere Sergio Ercolano caduto
nel fossato. Cancello poi aperto grazie
alle cesoie dei vigili del fuoco. Cappa
di piombo sulle indagini quanto mai
serrate. Indagano la Squadra mobile di
Napoli e quella di Avellino. Si cercano
anche personaggi che negli archivi della
Digos non sono mai entrati con
l’etichetta "tifoseria organizzata".
Delinquenti comuni, alcuni con
precedenti per spaccio di stupefacenti e
rapina. Tanto che nel pool di
investigatori spiccano gli 007 dei
Falchi, quelli che hanno appunto a che
fare con la delinquenza di strada e che,
nei filmati, potrebbero individuare
vecchie conoscenze. Lavoro senza sosta e
viavai di informazioni tra gli uffici
della polizia scientifica regionale del
vice questore Antonio Borrelli e la
Mobile di Giuseppe Fiore. Dai filmati
l’estrapolazione di dettagli utili a
riconoscere gli invasori del campo del
Partenio, per poi ingrandire e comparare
con le segnaletiche ma anche con i
filmati della stessa polizia. Ieri
almeno una ventina di casi, venti nomi
accertati, spesso piccoli pregiudicati.
Ma ancora nessun denunciato. Scadute le
trentasei ore la Questura di Franco
Malvano (che ieri ha trascorso la
giornata in Prefettura per fare il punto
sulla vicenda) non ha più fretta, non
può più arrestare i tifosi violenti per
danneggiamento e lesioni. Anche se si
tenta di individuare almeno un gruppo in
azione ed eventualmente cercare di
dimostrare reati più gravi, quali
l’associazione per delinquere. Intanto,
sono stati denunciati quattro tifosi tra
i 18 e i 22 anni. La polizia ferroviaria
li ha individuati dopo che avevano
danneggiato un vagone del treno
regionale Caserta-Benevento prima della
partita Napoli-Avellino. Sradicati otto
sedili ritrovati in seguito nella
stazione di Telese. Una indagine
complessa. La premeditazione
dell’azione, per esempio. Dimostrata
oramai dai passamontagna e dai cappucci.
Ostacolo numero uno, peraltro, all'
identificazione degli invasori. E poi le
armi usate per aggredire e picchiare.
Nella maggior parte dei casi cinture con
borchie e grosse fibbie pesanti di
metallo. Spranghe che però potrebbero
essere state introdotte nello stadio
prima del giorno della partita. E
l’inchiesta sui biglietti per la partita
riservati al Napoli e venduti ai tifosi
avellinesi. Per gli investigatori la
causa numero uno di quanto è accaduto in
seguito.
23
settembre 2003
Fonte: La
Repubblica
Indagati un
funzionario del comune, il gestore dello
stadio e un dirigente della squadra.
Il gip
dispone l'obbligo di dimora a
Poggioreale per Ciro Marigliano
Avellino,
tre avvisi di garanzia. Scarcerato il
tifoso del Napoli.
AVELLINO -
Tre avvisi di garanzia e una
scarcerazione. È questo per il momento
il bilancio degli scontri di sabato allo
stadio di Avellino dal punto di vista
giudiziario. La procura di Avellino ha
emesso i tre avvisi per omicidio
colposo, indirizzati a un funzionario
comunale, al gestore dello stadio e a un
dirigente della squadra irpina. "Atti
dovuti", dicono dal palazzo di
giustizia, in questa prima fase
dell'inchiesta sulla morte del giovane
Sergio Ercolano, deceduto ieri per i
traumi riportati cadendo dagli spalti
del Partenio durante le violenze di
sabato scorso. Intanto è stato
scarcerato Ciro Marigliano, il tifoso
che era stato arrestato ieri dalla
polizia con l'accusa di aver partecipato
agli incidenti nello stadio Partenio. Lo
ha deciso il giudice per le indagini
preliminari Umberto Antico, che ha
convalidato il fermo, disponendo altresì
la scarcerazione con obbligo di dimora
nel Comune di Casavatore, dove il
giovane risiede. L'avvocato Massimo
Fumo, difensore dell'indagato, al
termine dell'udienza di convalida che si
è svolta nel carcere di Poggioreale ha
detto che non vi sono elementi
indizianti certi relativi ad una
partecipazione diretta di Marigliano ad
azioni violente. L'avvocato ha spiegato
che l'indagato ha ammesso la sua
presenza sul terreno di gioco,
sostenendo tuttavia di essere stato
trascinato lì dalla calca dei tifosi e
negando di aver partecipato agli scontri
con le forze dell'ordine. La Procura di
Avellino aveva chiesto, contestualmente
alla convalida dell'arresto, l'emissione
di una ordinanza di custodia in carcere,
richiesta respinta dal gip. Marigliano è
indagato per resistenza a pubblico
ufficiale e danneggiamento. Gli atti
saranno trasferiti domani alla Procura
di Avellino. I destinatari degli avvisi
di garanzia per omicidio colposo sono
Michele Candela, responsabile del
settore Edilizia sportiva del comune di
Avellino, Raffaele De Falco,
responsabile della gestione
dell'impianto del Partenio e nipote del
presidente dell'Avellino Pasquale
Casillo, e Aniello Carrino,
amministratore delegato dell'Us
Avellino. Tutti potranno nominare dei
periti di parte che assistano
all'autopsia sul corpo del ragazzo,
disposta per domani dal pubblico
ministero Marcello Rotondo. Un altro
filone di inchiesta è nelle mani del pm
Vincenzo Senatore. Nelle prossime ore ci
sarà un sopralluogo, richiesto da
Maurizio Capozzo, l'avvocato della
famiglia Ercolano, nella curva Nord e
nella parte dello stadio sequestrata
dalla Digos sabato scorso.
23
settembre 2003
Fonte:
Repubblica.it
Per Laudi
"l'attacco era premeditato"
di Nino
Sormani
MILANO - Il
giudice sportivo Maurizio Laudi ha
confermato le previsioni della vigilia e
"stangato" il Napoli, ritenuto
responsabile oggettivo dei gravi
disordini scoppiati sabato scorso ad
Avellino: squalifica immediata del campo
per 5 giornate con l'obbligo di
disputare le gare in campo neutro a
porte chiuse. A partire da sabato 27
settembre, quando il Napoli sfiderà
l'Ascoli a Campobasso. Le altre gare
sono con Livorno, Vicenza, Torino e
Salernitana: il Napoli tornerà a giocare
al San Paolo martedì 18 novembre con la
Ternana. A meno che nel frattempo la
Disciplinare e la Caf, cui il presidente
Naldi ha già preannunciato ricorso, non
riducano la pena. Un attacco
premeditato, messo in atto da un gruppo
numeroso di presunti tifosi del Napoli
armati di spranghe. E la tragica morte
di Sergio Ercolano, tifoso diciannovenne
precipitato in un seminterrato dello
stadio Partenio, è un incidente che non
dà nessuna giustificazione ai violenti.
"Nessun collegamento può sussistere tra
i due fatti - scrive Laudi. Chi è
entrato così "equipaggiato" nello stadio
portando passamontagna e spranga aveva
premeditato di farne un uso violento e
non poteva certamente né sapere né
prevedere il tragico infortunio mortale
a quel giovane precipitato dalla
tettoia". Inoltre, il giudice sportivo
si dice "perfettamente consapevole della
straordinarietà della misura
disciplinare mai applicata per le gare
del campionato nazionale professionisti
almeno in tempi recenti" ma si professa
altresì "convinto della straordinarietà
del livello di gravità" di quanto
accaduto. Aggiungendo che aveva ritenuto
"misura adeguata all'entità di tutti i
fatti violenti la squalifica del campo
del Napoli per sette giornate da
disputare a porte chiuse". Ma che "sono
state considerate alcune attenuanti:
gara in trasferta, in uno stadio sul
quale la società partenopea non aveva
potere concreto di esercitare un ruolo
di organizzazione; nonché l'iniziativa
peraltro del tutto insufficiente
rispetto alla violenza organizzata ma
comunque positiva di spedire un
comunicato all'Avellino con richiesta di
lettura prima della gara e diretto ai
sostenitori per ricordare gli obblighi
di correttezza". Resta ancora da
decidere il risultato sportivo che Laudi
ha sospeso in attesa di analizzare il
reclamo preannunciato dall'Avellino, ma
pare scontato il 3-0 a tavolino a favore
della società irpina.
25
settembre 2003
Fonte: La
Stampa
Fonte:
Mandamentonotizie.it
Sono
accusati di aver partecipato agli
scontri del 20 settembre che provocarono
la morte del giovane Sergio Ercolano.
Arrestati
16 tifosi del Napoli per gli incidenti
di Avellino
Diciotto i
mandati spiccati dalla Procura, due i
latitanti. Rischiano fino a quindici
anni di detenzione.
NAPOLI -
Sedici fermi di polizia giudiziaria, tre
provvedimenti nei confronti di minori,
quattro denunce a piede libero e due
tifosi che si sono resi irreperibili. Il
blitz è scattato nella notte. Su
richiesta della procura di Avellino la
polizia ha fermato 16 ultras partenopei
(altri due sono latitanti), accusati di
essere tra i responsabili degli scontri
allo stadio Partenio dello scorso 20
settembre che portarono alla morte di
Sergio Ercolano, un tifoso del Napoli
caduto da una tettoia. Gli arrestati
rischiano fino a 15 anni di carcere. Tra
i tifosi finiti in manette c'è anche
Ciro Marigliano, l'uomo fermato e poi
scarcerato il 23 settembre scorso: "Mi
sono trovato per caso - aveva detto al
momento del rilascio - sul campo di
gioco. Era quella l'unica via di fuga ma
non ho partecipato agli scontri. La
colpa è stata dell'organizzazione". I
fermati sono stati identificati
attraverso i filmati degli incidenti,
gli arresti sono stati eseguiti nella
notte. Le accuse vanno dalle lesioni
colpose alla devastazione, al
saccheggio. Tra gli indagati, vi
sarebbero anche alcuni minorenni, mentre
altri avrebbero già conosciuto il
carcere, ma per motivi diversi da
episodi di violenza legati al calcio.
Secondo quanto si è appreso oltre ai
provvedimenti di fermo, firmati dai pm
della Procura di Avellino, vi sarebbero
anche alcune decine di tifosi ultrà
denunciati in stato di libertà. Le
indagini sono ancora aperte: sulla
scorta del materiale fotografico
raccolto la sera degli incidenti e un
ulteriore esame dei filmati, le forze
dell'ordine stanno raccogliendo altri
elementi utili alla identificazione
degli altri numerosi responsabili dei
disordini presenti la sera del derby in
curva nord. Su un altro versante,
procede anche l'inchiesta per la morte
di Sergio Ercolano: per il momento si
tratta di indagini separate da quelle
collegate agli incidenti. Teoricamente
non si può escludere che a carico degli
attuali indagati possano emergere
elementi tali da configurare, a carico
di alcuni di essi, anche il reato di
omicidio colposo.
6 ottobre
2003
Fonte:
Repubblica.it
Napoli: 16
tifosi in manette
di Maurizio
Nicita
Rischiano
15 anni di galera e l’incriminazione per
la morte di Ercolano: sarebbe omicidio
colposo. Provvedimenti per 24 ultrà.
Ricercati in due. Sei (tre minori)
denunciati a piede libero. I reati
contestati vanno dalle lesioni alla
devastazione, all' oltraggio a pubblico
ufficiale.
Dal nostro
inviato AVELLINO - Adesso ci sono 24
facce note per gli investigatori. Sono
fra i maggiori protagonisti, con la
doverosa presunzione d'innocenza,
dell’assurda notte di violenza al
Partenio il 20 settembre, prima di un
Avellino-Napoli che non si è mai potuto
giocare, poi macchiato dalla morte di
Sergio Ercolano. Sono tutti tifosi del
Napoli e 16 di loro sono stati fermati,
altri 3 denunciati a piede libero per
reati che non prevedono l’arresto, 3 che
saranno giudicati dal tribunale dei
minori e altri 2 si sono dati alla
latitanza. Ora spetterà ai giudici per
le indagini preliminari di Napoli e
Avellino confermarne il fermo entro 48
ore, cominciando a dar corpo a una
inchiesta complessa. L' operazione è
scattata alle 5 del mattino dopo che in
meno di 48 ore il procuratore di
Avellino, Romano, con i suoi sostituti
De Angelis, Rotondi e Senatore, avevano
provveduto a riscontrare tutto il
consistente materiale inviato dalla
questura di Napoli. "Un lavoro
complicato - spiega il vice questore e
capo della Mobile, Giuseppe Fiore -
perché ci siamo trovati di fronte
soggetti non collegati tra loro e per la
maggior parte sconosciuti nel pianeta
ultras. Fra di loro solo 4-5 avevano
precedenti provvedimenti di diffida da
stadio e uno solo risulta ancora
diffidato, altri hanno piccoli
precedenti. I nostri uomini sono stati
in giro a perlustrare quartieri popolari
di Napoli per dare identità a facce che
avevamo fissato". I 18 sono indagati con
accuse che vanno dalla devastazione al
saccheggio, dalle lesioni alla
resistenza aggravata e oltraggio al
pubblico ufficiale, dal porto e
detenzione di armi all' invasione di
campo. Reati con pene che variano dai 3
ai 15 anni. "Parliamo di soggetti
particolarmente pericolosi - sottolinea
il procuratore Aristide Mario Romano -
come testimonia il fatto che due di
loro, (Omissis) e (Omissis), si
siano dati alla latitanza lasciando la
propria abitazione già da diversi
giorni. Di questo, col dovuto rispetto
per l’autonomia dei ruoli, dovrà tener
conto il Gip". Tra i 16 fermati c'è
anche Ciro Marigliano, già arrestato
dopo gli incidenti con la "flagranza
differita" e scarcerato su provvedimento
del Gip di Napoli, Antico, che lo mandò
al domicilio coatto. "Ora a suo carico -
sottolinea Romano - sono emersi elementi
tali da contestare il reato di
devastazione, rispetto agli altri allora
evidenziati". I tifosi hanno attaccato
qualsiasi cosa trovassero sulla loro
strada, oltre ai feriti (28 fra le forze
dell’ordine) hanno provocato danni per
110.000 euro secondo una stima del
comune di Avellino. I teppisti non si
sono fermati davanti a nulla, nell'
elenco figurano tra l’altro, anche 10
lavabi, 11 orinatoi, 50 altoparlanti,
nonché porte e maniglie degli
spogliatoi, armadietti, coperture delle
panchine, manichette e idranti, reti di
protezione, ponteggi. In più, nell'
ordinanza emessa dalla Procura c'è un
passaggio importante relativo alla morte
di Sergio Ercolano, per la quale è stato
aperto un altro fascicolo per "omicidio
colposo", un reato che, col proseguire
delle indagini, potrebbe essere
contestato ai teppisti arrestati perché
"Lo sventurato - è scritto nel
provvedimento - entra dal cancello
incustodito allo scopo di evitare la
massa dei teppisti che provoca gli
scontri". Sarebbe un’ulteriore svolta
alle indagini che proseguono e mirano
all' identificazione di altri 50
protagonisti della furia devastatrice.
Messaggi di plauso alle forze
dell’ordine e agli inquirenti arrivano
dal ministro degli Interni, Giuseppe
Pisanu (che aggiunge: "purtroppo,
nonostante l’esemplare condotta delle
forze dell’ordine, gli atti di violenza
continuano a compromettere le
manifestazioni sportive) e dal
sottosegretario ai Beni culturali, Mario
Pescante che auspica: "quanto prima si
arrivi con i processi a identificare i
responsabili. Solo allora potrò dirmi
pienamente soddisfatto". Un commento
meno istituzionale è quello di Pasquale
Casillo, presidente dell’Avellino, che
già il giorno prima del famoso derby
parlò di infiltrazioni fra i tifosi del
Napoli: "E' un primo risultato. Ma
bisogna arrivare ai mandanti di questa
violenza. Mi auguro che le indagini
siano approfondite". E a proposito di
antidoti alla violenza, Casillo lancia
una proposta che le prefetture di
Avellino e Salerno potrebbero
raccogliere: "Faccio un appello ai miei
tifosi, mercoledì della prossima
settimana non vadano a Salerno per il
derby. Evitiamo che ci siano scontri: si
potrebbe aprire il Partenio, montare un
maxischermo e autorizzare la messa in
onda in diretta della partita".
7 ottobre
2003
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
© Fotografia: Ilmattino.it
Durante i
disordini morì un tifoso, denunciati
anche tre minorenni.
Sedici
fermi per le violenze allo stadio di
Avellino
di Fulvio
Milone
Le accuse
per tutti sono: devastazione, resistenza
aggravata e lesioni.
AVELLINO -
Hanno nomi e volti i guerrieri del
Partenio, quelli che il 20 settembre
trasformarono in un campo di battaglia
lo stadio di Avellino, con una
guerriglia preordinata, presumibilmente
per consentire l'ingresso ai tifosi
privi di biglietto. Quel sabato morì un
ragazzo di 20 anni, Sergio Ercolano,
precipitato da una tettoia di plexiglas
mentre, come sostengono gli inquirenti,
fuggiva dalla folla degli ultrà
scatenati. Segnò anche la disfatta dei
poliziotti, dei carabinieri in servizio
d'ordine pubblico e dei soccorritori
delle Misericordie: 60 furono feriti, le
strutture subirono danni per 100
milioni. Ieri all'alba il piccolo
esercito dei vandali è stato decimato.
Sedici hooligan sono stati fermati dalla
polizia, mentre altri due sono riusciti
a sfuggire alle manette. Uno degli ultrà
finiti in carcere è di San Giorgio a
Cremano, lo stesso paese dell'hinterland
napoletano in cui viveva Sergio. Le
strade in cui abitano distano pochi
metri luna dall'altra", dicono in
questura. Gli uomini della "squadra
tifoserie" della Digos hanno scoperto
che alla guerriglia hanno partecipato
pure tre minorenni, denunciati in stato
"di libertà ! Tre maggiorenni, nei
confronti dei quali non sono stati
raccolti indizi sufficienti per il
fermo, sono stati segnalati alla
magistratura. Le accuse sono pesanti:
devastazione, resistenza aggravata e
lesioni. Reati gravi, che comportano dai
tre ai 15 anni di carcere. A incastrare
i teppisti sono stati i filmati degli
incidenti messi a disposizione da alcune
tv private: gli esperti della questura
li hanno esaminati a lungo prima di
giungere alle identificazioni. Secondo i
magistrati della procura di Avellino che
hanno firmato i provvedimenti di fermo
giudiziario, i guerrieri del Partenio
sono "cani sciolti", da non inquadrare
cioè nei grappi ultrà che popolano la
tifoseria napoletana. Qualcuno, fra
loro, ha precedenti penali per piccoli
reati. Eppure, quei "cani sciolti" hanno
dimostrato una padronanza sconcertante
delle tecniche di guerriglia. La
ricostruzione degli scontri avvenuti
davanti e dentro il Partenio non dà
adito a dubbi: i teppisti, anche se
formalmente autonomi dalle bande che di
solito popolano la Curva A del San
Paolo, hanno pianificato gli scontri.
Scrivono gli inquirenti che
l'aggressione ai poliziotti e ai
carabinieri può essere sembrata "in quei
momenti inspiegabile", ma che
"verosimilmente è stata la risultante di
un vero e proprio accordo fra soggetti
criminali". E citano, i magistrati, le
testimonianze degli uomini della
questura. "Appare verosimile ipotizzare
che i disordini non siano stati
innescati da una condotta estemporanea -
spiega un funzionario della Digos, che
cita varie aggressioni analoghe avvenute
in precedenza nello stadio San Paolo di
Napoli - talvolta, soprattutto fra il
primo e il secondo tempo, il personale
preposto alla vigilanza interna ed
esterna dei varchi della Curva A è stato
vittima di lancio di oggetti per
consentire l'ingresso ai tifosi privi di
biglietto". Se non bastasse, c'è la
testimonianza di un altro funzionario di
polizia: "Alcuni elementi della
tifoseria partenopea conducevano e
dirigevano la fase culminante delle
aggressioni immediatamente prima
dell'invasione di campo". Subito dopo
gli incidenti, gli ultrà spiegarono che
la loro ira era scoppiata a causa del
ritardo nel soccorso di Sergio Ercolano,
agonizzante sul selciato: "I poliziotti
non si muovevano, e la chiave del
cancello attraverso il quale sarebbe
dovuta passare l'ambulanza era
introvabile". Ma per gli inquirenti
avvenne il contrario: il cancello fu
forzato e spalancato in tempi brevi, e
gli uomini in divisa e i soccorritori
delle Misericordie radunati attorno al
tifoso precipitato da una tettoia di
plexiglas furono intralciati dagli ultrà
che lanciavano sassi, bottiglie e
spranghe. Il ministro dell'Interno,
Giuseppe Pisanu, ha espresso
apprezzamento "per le efficaci indagini
che hanno permesso di identificare un
primo gruppo di presunti responsabili
dei gravi fatti accaduti allo stadio
Partenio".
7 ottobre
2003
Fonte: La
Stampa
In carcere
i teppisti del derby
di Giovanni
Marino
AVELLINO -
Alle 9 e 13 minuti dalla porta carraia
della Questura di via Medina escono, uno
dopo l’altro, 16 giovani fermati con
l’accusa di aver impersonificato la
furia hooligan in Avellino-Napoli. Le
squadre mobili di Napoli e Avellino li
hanno tirati giù dal letto, alle 4.45
del mattino, in un blitz scattato
contemporaneamente fra i Decumani e
Secondigliano, Fuorigrotta e San Giorgio
a Cremano, Portici e Licola. Davanti ai
loro occhi sorpresi ed assonnati hanno
mostrato 36 pagine firmate dal
procuratore irpino Aristide Romano, 36
pagine dove si parla di loro, delle
gesta che vengono loro attribuite in una
notte di follia. E di tragedia,
macchiata dal sangue di Sergio Ercolano,
ucciso dal volo in un fossato mentre
tentava - dice ora l’indagine - di
sottrarsi all' orda vandalica dei
teppisti. "Ho perso la testa, sono
entrato in confusione, c'era caos, quel
ragazzo ferito che stava morendo non ci
ha fatto capire più nulla". Sono le
prime parole di alcuni dei fermati. E
subito dopo lo sgomento: "Mi arrestate ?
Io al massimo mi aspettavo un Daspo, il
divieto di andare a vedere il Napoli ma
l’arresto no, è troppo, non siamo boss".
Difficile continuare a negare, a dire io
non c'ero. Impossibile davanti alle
fotografie che sono inserite nell'
inchiesta, come prove della
partecipazione. E allora parlano di
confusione, di caos determinato da
quanto successo al povero Ercolano. Non
sanno spiegare in altro modo gli scatti
che immortalano l’invasione di campo, le
cinghiate e le sprangate ai poliziotti,
l’inseguimento famelico ad un appuntato
dei carabinieri, l’assurda lapidazione
di volontari, infermieri e vigili del
fuoco che cercavano di tirar fuori
Ercolano dal fossato in cui era
precipitato. L' indagine che è giunta
sino ai 16 (in realtà sono 18 ma 2 sono
irreperibili, mentre ci sono 3 minorenni
denunciati a piede libero) è stata
condotta dalla polizia irpina e
napoletana in tempi da record vista la
difficoltà della materia. Un' indagine
"porta a porta" nei quartieri della
città, con foto al seguito per dare un
nome a quei volti sconosciuti. Una
indagine vecchio stile, dove non sono
mancate le soffiate anonime, le fonti
confidenziali. La follia di quella notte
ha scalfito l’omertà ultras. Qualcuno si
è dissociato e, senza rivelarsi, ha
fornito qualche informazione utile. Ma
il resto lo hanno fatto gli
investigatori delle questure di Franco
Malvano e Mario Papa che dalla notte del
20 settembre a ieri non hanno fatto
altro che lavorare su questo. Si coprono
tutti il volto i ragazzi fermati mentre
si infilano nelle auto blu della
polizia, direzione Poggioreale. Tutti
tranne un giovanotto che mostra l’indice
e accompagna il gesto con un insulto.
Fuori dalla Questura aspettano una
decina di persone. Parenti dei fermati.
Sguardo di pietra, due donne inveiscono
contro la polizia: "Andate ad arrestare
i camorristi e lasciate in pace i
ragazzi che vanno allo stadio, la
camorra è indisturbata perché voi vi
occupate di queste fesserie". È morto un
ragazzo per quelle fesserie e proviamo a
farlo notare alle due donne. La reazione
è in stile con la precedente
affermazione: "Che c'entra, è caduto, è
stata una fatalità, poteva succedere
allo stadio di Avellino o di Milano; non
c'entra la morte di quel giovane con
gli arresti di stanotte". Intanto ad
Avellino preparano gli atti da inviare
al gip di Napoli per la convalida e
l’emissione di un provvedimento di
custodia cautelare. Nelle carte dei
magistrati Vincenzo Senatore, Cecilia De
Angelis, Marcello Rotondi la trama di un
piano criminale, gli scontri erano
organizzati per far entrare gratis
(senza biglietto) circa mille ultrà.
7 ottobre
2003
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia: Irpiniaoggi.it
Agente
accoltellato durante i soccorsi
di Giovanni
Marino
AVELLINO -
Non c'è stato niente di casuale nella
notte di follia del Partenio. C’era un
piano. Creare caos per far liberare i
varchi dai quali sarebbero potuti
entrare 1000 ultras senza biglietto.
Raccontano questo e altro le 36 pagine
del provvedimento della Procura di
Avellino. Ecco i passaggi più importanti
dei verbali e delle considerazioni dei
pm. Il piano - "Appare verosimile
ipotizzare che questa fase dei disordini
non sia stata innescata da una condotta
estemporanea". Una convinzione
supportata dai precedenti. La Squadra
Tifoserie di Napoli infatti "ha avuto
modo di constatare che questa strategia
è stata adottata dalle frange più
facinorose della tifoseria napoletana
anche in occasione di alcune partite
svoltesi presso lo stadio San Paolo".
Per il funzionario della Digos Michele
Cante "talvolta soprattutto tra il primo
e il secondo tempo degli incontri, il
personale preposto alla vigilanza
interna ed esterna ai due varchi della
curva A, che ospita i gruppi che
determinano i maggiori problemi per
l’ordine pubblico, è stato vittima di
lancio di oggetti per permettere
l’indebita apertura di qualche varco,
consentendo l’ingresso di tifosi privi
di biglietto". I criminali - Usano
parole severe i pm Cecila De Angelis,
Vincenzo Senatore e Marcello Rotondi:
"Dalle dichiarazioni degli operatori di
polizia appare evidente che
l’aggressione alle forze dell’ordine e
l’invasione di campo, che ha portato
alla devastazione di parte delle
strutture fisse e mobili dello stadio
Partenio, è stata preordinata da una
torma di criminali preliminarmente
organizzatisi al fine di compiere i
reati". Il testimone - Un soldato di
leva ha visto il povero Sergio Ercolano
precipitare nel vuoto: "Quando mi sono
affacciato il giovane che stava
precipitando si trovava già al di sotto
dell’intelaiatura della struttura che
aveva ceduto all' impatto con il corpo.
Nella circostanza non ho visto altre
persone presenti sul muretto che
sovrasta la struttura in plexiglas, né
tifosi né personale delle forze
dell’ordine". Ercolano, dicono le
indagini, è morto mentre cercava riparo
dai disordini causati dai teppisti.
Hooligan contro i soccorsi - "Gli stessi
tifosi napoletani - scrivono i pm sulla
base della relazione di un ispettore di
polizia - invece di agevolare il già
complesso intervento per giungere sul
luogo dell’incidente proseguono nell'
atteggiamento di aggressione. Un
poliziotto, che stava indicando ai
soccorritori il luogo dove giaceva il
ferito, viene accoltellato a una gamba
da un tifoso con il volto coperto da un
cappuccio. Un collega che gli sta
prestando soccorso viene raggiunto alla
testa da un oggetto lanciato dagli
spalti e cade a terra svenuto. Un’altra
ambulanza raggiunge intanto il cancello
della curva Nord. Il cancello,
dichiarano alcuni testimoni, era aperto
perché il lucchetto era stato già
forzato". La barella spaccata - Anche i
volontari sono stati colpiti dagli
hooligan. Afferma un volontario della
associazione Misericordia: "Vi era una
continua aggressione fisica da parte dei
supporter violenti del Napoli che ci
lanciavano addosso ogni sorta di oggetti
contundenti. Addirittura ci hanno
strappato di mano la barella bivalva
denominata cucchiaio, scagliandocela
contro". Il caso dei biglietti - La
Procura ricostruisce la vicenda dei
biglietti. "Alle 20 il capo di gabinetto
Maria Curto viene informato dal questore
Mario Papa che mancano biglietti in
curva Nord. Contatta un dirigente
dell’Avellino che gli spiega come chi li
deve portare abbia problemi a
raggiungere quel luogo. La polizia si
offre di scortarlo". Secondo le indagini
dei pm il Napoli ha ricevuto dall'
Avellino 6000 tagliandi ma ne ha
restituiti ben 4592. Che sabato sono
stati ripartiti girandone 799 per la
curva Nord. Ma alle 18,30 l’addetto a
quel settore dice che i biglietti sono
finiti. L' Avellino ne invia altri 1000.
E altri 378 alle 20. "In totale sabato
per la Nord c'erano 2077 tagliandi, 429
invenduti". Altri 2515 sono girati ai
fan dell’Avellino e pur essendo di curva
Nord portano il timbro Tribuna Terminio
per consentire l’accesso in quella zona.
Ma lì c'è un iper-affollamento e il
responsabile di settore fa confluire i
tifosi nell' anello inferiore di curva
Sud. Secondo i pm "si evidenzia che nei
pressi della Nord sono stati trovati
tagliandi con timbro Terminio si deduce
che, esauriti i normali biglietti siano
stati venduti presso il settore del
Napoli".
7 ottobre
2003
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia:
Napoli.repubblica.it
Follia
Partenio
Quasi tutti
fuori
di Maurizio
Nicita
Non è più
previsto il reato di devastazione. Dei
18 ultrà arrestati solo 2 sono in
carcere. Gli inquirenti pronti al
ricorso in Cassazione. Il papà di
Sergio: "I violenti allo stadio evitino
striscioni ricordando mio figlio".
NAPOLI - Si
ricomincia per una nuova battaglia
legale, che dalla procura di Avellino
già preannunciano. Con quattro diversi
provvedimenti il tribunale del riesame
di Napoli ha "alleggerito" le posizioni
dei 18 ultrà arrestati dopo i gravi
episodi di violenza che hanno preceduto
Avellino-Napoli dello scorso 20
settembre. Di quei 18 solo 2 rimangono
in carcere, 8 sono finiti agli arresti
domiciliari, per 2 resta l’obbligo di
dimora nel proprio comune di residenza,
uno ha deciso di patteggiare la pena (e
per questo era già a "piede libero"
dalla scorsa settimana) e gli altri 5
invece sono stati scarcerati. Perché
dunque dei provvedimenti emessi dalla
procura avellinese lo scorso 6 ottobre,
e poi confermati da 3 diversi Gip
(giudice per le indagini preliminari) di
Napoli e Avellino, sono stati attenuati
dalle decisioni del tribunale del
riesame ? La risposta è articolata, ma
di fatto il giudice di seconda istanza,
riguardo ai provvedimenti cautelari, ha
ritenuto che per la maggior parte degli
indagati non sussista il reato di
devastazione (art. 419 del codice
penale), che prevede pene da 3 a 15 anni
di reclusione. Dunque sono rimasti in
carcere o ai domiciliari solo gli ultrà
sui quali pende il capo d'accusa di
resistenza aggravata a pubblico
ufficiale, mentre per gli altri
scarcerati le accuse riguardano reati
cosiddetti minori. Ma dal palazzo di
giustizia di Avellino non ci stanno.
Ieri mattina il procuratore Aristide
Romano ha convocato i sostituti
impegnati nell' inchiesta - Cecilia De
Angelis, Marcello Rotondi e Vincenzo
Senatore - per decidere una linea d'azione. La procura attende che il
tribunale del riesame depositi le
motivazioni dei 4 diversi provvedimenti,
ma in ogni caso è già deciso che si
ricorrerà in Cassazione (15 giorni di
tempo dal deposito delle sentenze), il
terzo definitivo grado previsto dalla
nostra legislatura. E sarà proprio in
Cassazione che si giocherà la partita
più importante. Perché se il reato di
devastazione, concettualmente, non viene
sostenuto dai vari gradi della nostra
giustizia in una situazione in cui ci
sono un numero incredibile di prove
visive e documentali, allora significa
che la battaglia contro i delinquenti da
stadio è persa in partenza. In questo
senso la Procura di Avellino è pronta a
supportare ulteriormente il proprio
impianto accusatorio, perché oltre 100
mila euro di danni subiti dallo stadio
"Partenio" non possono finire per essere
scorporati nei singoli atteggiamenti
violenti e finire per diventare semplice
danneggiamento. C'è un comportamento di
gruppo, o meglio dire del branco, che
non può essere derubricato a un reato
minore, visto gli effetti procurati. Fra
tempi burocratici e quant' altro è
auspicabile che entro la fine dell’anno
la Corte di Cassazione si pronunci,
nella speranza che si crei un precedente
importante che possa servire da
giurisprudenza per il futuro. E in
questo senso un precedente esiste:
riguarda una sentenza della Cassazione
che confermò l’arresto per il reato di
devastazione a un ultrà del Lecce,
protagonista in negativo al San Nicola
di Bari nell' ottobre del 2000 in un
derby tristemente famoso (per le
violenze) Bari-Lecce. Alla Procura di
Avellino sono convinti che se già passò
quell' impianto accusatorio riguardo a
un singolo, figuriamoci in questa
situazione nella quale sono decine gli
indagati per lo stesso reato di
devastazione. A proposito delle
indagini, la questura di Napoli non si è
ancora fermata e presto dalla procura di
Avellino potrebbero essere emessi nuovi
avvisi di reato che riguardano altre 15
persone circa. Mentre più a rilento va
l’indagine che riguarda l’omicidio
colposo per la morte del giovane Sergio
Ercolano: il pm attende il deposito
delle perizie. In questo quadro di
violenze che purtroppo ogni settimana
registra nuovi focolai, si inserisce
l’appello dignitoso, forte e convinto di
Maurizio Ercolano, il papà del ragazzo
morto al Partenio: "E' pazzesco che
gente che continua ad andare allo stadio
per commettere violenze e mettere a
repentaglio l’incolumità di diverse
persone, poi esponga uno striscione "per
Sergio". Il mio Sergio era contro la
violenza, come tutta la nostra famiglia.
Allora non mi stanco di dire a queste
persone: basta con la violenza. E se
vogliono continuare per questo vicolo
cieco che almeno lascino stare la
memoria di mio figlio e non espongano
altri striscioni che ricordano il suo
nome. Sarebbe un controsenso". L'
ennesimo appello di una famiglia così
provata dal destino, cadrà ancora una
volta nel vuoto ?
7 novembre
2003
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
© Fotografia:
Corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Napoli,
raffica di arresti tra i tifosi
Ad Avellino
scontri organizzati
di Giovanni
Marino
AVELLINO -
Qualcuno di loro, scosso e ancora
assonnato, ha tentato una debole difesa:
"Sono entrato in confusione, un tifoso
era precipitato, c'era caos, ma ho solo
invaso il campo". Difficile dire non c'ero quando centinaia di foto e lunghi
minuti di filmati hanno immortalato gli
hooligan di Avellino-Napoli (20
settembre). All' alba di ieri la Squadra
mobile di Napoli e quella di Avellino
hanno tirato giù dal letto 16 giovani
accusati di esser stati protagonisti di
quella notte di follia nella quale perse
la vita Sergio Ercolano, precipitato in
un fossato. I sedici - cinque hanno
precedenti penali per droga, rapina e
furto - sono adesso nel carcere di
Poggioreale, fermati su decreto della
Procura di Avellino. Le accuse vanno
dalla devastazione al saccheggio, dalla
violenza alla resistenza. Altri due
indagati sono sinora irreperibili e la
posizione di tre minori è stata
segnalata alla Procura per i minorenni.
L' indagine svela due aspetti
importanti: non ci fu nulla di casuale
in quelle aggressioni, ma si trattò di
un piano preordinato per far entrare
almeno 1000 tifosi senza biglietto. Il
povero Ercolano morì mentre cercava
riparo dai disordini scatenati dai
teppisti, circa 200 i più attivi. L'
inchiesta non è stata semplice, anche
per questo il ministro Giuseppe Pisanu
ha elogiato gli investigatori delle
questure di Napoli e Avellino, guidate
rispettivamente da Franco Malvano e
Mario Papa. È stata una indagine
classica, qualche soffiata seguita con
ostinazione, qualche crepa nel fronte
ultras (al questore Malvano è arrivata
una lettera anonima con la foto di un
teppista e accanto nome e cognome),
l’esame di foto e filmati. Ma - accusa
il questore Malvano - "resta l’amarezza
per la mancata collaborazione dei
cittadini, di fronte a un episodio
simile ci saremmo aspettati un fiume di
segnalazioni". Fra i fermati torna in
cella il marittimo già preso e poi
rilasciato su provvedimento del gip,
qualche giorno fa: si tratta di Ciro
Marigliano nei confronti del quale la
polizia ritiene di avere ulteriori
elementi. L' istruttoria non può dirsi
conclusa. Ancora molto lavoro attende la
Procura di Avellino e le due Questure
campane. C'è da dare un volto e un nome
ad almeno 60 hooligan che quella notte
devastarono e distrussero lo stadio (i
danni sfiorano i 100 mila euro),
inseguirono e colpirono alle spalle
poliziotti e carabinieri. E si cercherà
di trovare anche i capi, si parla di
quattro persone viste mentre davano
ordini ai tifosi impazziti, gente in
grado di scatenare la folla. Nei verbali
dell' inchiesta, vari episodi: l'
aggressione ai volontari della
Misericordia che cercavano di soccorrere
Ercolano ("ci strapparono la barella e
la scagliarono contro di noi"); le
testimonianze dei poliziotti colpiti
(racconta Gennaro Rega: "Si tentava di
arginare quella folla inferocita, erano
incappucciati, erano belve inferocite,
fui colpito al petto con un masso, mi
accasciai, loro ci caricavano
travolgendoci, più volte sono stato
scaraventato a terra e sprangato");
episodi che fanno dire ai pm Cecila De
Angelis, Vincenzo Senatore e Marcello
Rotondi: "L' aggressione alle forze
dell' ordine e l' invasione di campo è
stata preordinata da una torma di
criminali".
7 ottobre
2003
Fonte: La
Repubblica
"Ercolano voleva scappare s'è trovato
nella bolgia"
di Giovanni
Marino
"Appare
verosimile che lo sventurato, entrato
unitamente al gruppo di tifosi dal
cancello incustodito, allo scopo di
evitare l’impatto con la massa di
teppisti accalcata in tutta l’area pensa
di abbreviare il percorso fino alle
gradinate". Così i pubblici ministeri
della Procura di Avellino descrivono lo
scenario della morte di Sergio Ercolano,
il giovane tifoso del Napoli che ha
perso la vita allo stadio Partenio in
seguito alla caduta da una tettoia in
plexiglas. "Allo scopo, imitando altri
tifosi - proseguono i magistrati
inquirenti - (Ercolano, ndr) si
arrampica fino alla sommità del muretto
e si lascia cadere sulla struttura in
plexiglas che sfortunatamente cede sotto
il peso del suo corpo".
7 ottobre
2003
Fonte: La
Repubblica
Sugli
ultras un’altra stangata
"Ma il
Napoli era incolpevole"
di Giovanni
Marino
Nuova
stangata sugli ultras. L’inchiesta
supera bene il vaglio del giudice. Con
numeri inequivocabili: restano in cella
13 dei 16 fermati, per altri 2 scattano
i "domiciliari", solo uno torna in
libertà. Ma al di là di questo, vanno
registrate le motivazioni del gip che
accusa i teppisti di aver usato come
"pretesto" il fatale incidente del
povero Sergio Ercolano per invadere il
campo. Il magistrato poi, di fatto,
boccia il giudice sportivo che ha
sanzionato il Napoli con 5 giornate di
squalifica. "Non sono un deterrente",
chiosa. E spiega perché, avvertendo
della pericolosità di certi club che lui
chiama "covi". Il pretesto, l’occasione
- Fa rabbrividire la considerazione del
giudice Pierluigi Picardi su ciò che
accadde quando Sergio Ercolano precipitò
nel fossato. Una "occasione", un
"pretesto", il "mezzo" per mettere in
atto il secondo tempo di un piano
criminale: l’invasione di campo; "I
teppisti - scrive - sfruttarono il
soccorso al povero Ercolano per
mantenere aperto un varco che
consentisse loro di invadere il campo ed
iniziare la seconda parte
dell’operazione". I soccorsi ostacolati
- Secondo il gip "l’impossibilità di un
rapido soccorso fu determinata proprio
dal furore teppistico della banda (...)
se i soggetti coinvolti fossero stati
veramente in ansia per il ragazzo caduto
di certo non avrebbero addirittura
tentato di sfasciare la barella".
Inutile squalifica - Il gip ritiene che
la severa sanzione del giudice sportivo
sul Napoli non "possa essere considerata
per gli indagati un deterrente". Come
dire: inutile colpire la società in
funzione di prevenire nuovi incidenti,
che potrebbero verificarsi comunque. Per
il magistrato infatti la furia hooligan
è scattata "quando il Napoli giocava in
campo avverso", situazione che può
ripetersi e "non può ovviamente essere
impedita dal giudice sportivo" che ha
invece squalificato il San Paolo; perché
le violenze non avevano "alcuno spunto
di carattere pseudo-sportivo", non erano
dirette contro arbitro o squadra
avversaria o ancora tifosi di campo
avverso, "ma con atto proditorio contro
le forze dell´ordine e le attrezzature
di uno stadio". Quei covi - Per il
giudice "i punti di riferimento di
alcuni indagati sembrano essere club che
meglio sarebbe definire covi e sulla cui
esistenza non può intervenire né il
giudice sportivo né il Napoli e che, a
tutt’oggi esistenti, funzionerebbero da
catalizzatori di nuove violenze degli
indagati". Violenza intrinseca - Il
calcio non c’entra nulla con tanta
violenza. Il giudice spiega il suo punto
di vista: "La violenza criminale dei
protagonisti è una qualità intrinseca
della loro personalità, ed il fatto che
si sia manifestata prima di un evento
sportivo è circostanza che appare legata
più che altro al fatto che in questi
contesti l’assembramento di gente non
può che aiutare". La Squadra mobile di
Napoli ha arrestato (Omissis), uno
dei due indagati sino a ieri
irreperibili per gli incidenti di
Avellino-Napoli. (Omissis) è stato
bloccato nei pressi di via Caserta al
Bravo. Adesso sono 17 su 18 i fermi
eseguiti. Resta introvabile solo
(Omissis). Secondo la Mobile (Omissis) "si è accanito con particolare
crudeltà su un carabiniere che ha
inseguito e percosso con una mazza".
9 ottobre
2003
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia: Gazzetta.it
Morte di
Ercolano, inchiesta sulla sicurezza del
Partenio
AVELLINO -
Da una perizia la verità sulla tragedia
di Sergio Ercolano, il tifoso napoletano
morto cadendo da un muro della curva
Nord nella sera di Avellino-Napoli,
sfida mai giocata. Il sostituto
procuratore della Repubblica di
Avellino, Marcello Rotondi, ha
dissequestrato l’area in cui si
verificarono i tragici incidenti,
disponendo la rimozione di alcuni
settori della struttura in plexiglass
che venne sfondata dal tragico volo del
tifoso 19enne. Nello stesso tempo il
magistrato inquirente ha disposto un
accertamento tecnico, che avrà il
compito di accertare se nello stadio
erano state rispettate le misure di
sicurezza. La Procura ha finora emesso
tre avvisi di garanzia formulando
l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Destinatari delle informazioni di
garanzia sono l’ingegnere Michele
Candela, responsabile del settore
edilizia sportiva del comune di
Avellino, Aniello Carrino,
amministratore unico dell’Avellino, e
Raffaele De Falco, responsabile per la
società della sicurezza dello stadio.
Nel procedimento la famiglia del tifoso
napoletano per ora ha nominato un
difensore di parte offesa in vista
dell’eventuale costituzione di parte
civile. (p.m.)
19 ottobre
2003
Fonte: La
Repubblica
Gli scontri
al Partenio arrestati 4 minorenni
di Conchita
Sannino
Ragazzi
"normali" ma annebbiati dalla violenza
ultras. Inseriti in contesti regolari,
eppure preda delle metamorfosi da
stadio. Ragazzi che, la drammatica sera
degli scontri allo stadio Partenio di
Avellino, costati la vita, il 20
settembre scorso, al giovane tifoso
Sergio Ercolano, si sono trasformati
anche loro in cacciatori di divise,
armati di spranghe o semplici pezzi di
arredi, qualcuno pronto a impugnare
anche un estintore, tutti lanciati nella
furia irragionevole, contro le
"guardie". Quattro mesi dopo, si chiude
un’altra piccola tranche di quell'
inchiesta. E scattano quattro arresti,
dopo le indagini di squadra Mobile e
Digos napoletane, insieme con quelle di
Avellino, coordinate dal pm della
Procura per i minori, Pietro Avallone.
Finiscono in una comunità, con ordinanza
di custodia cautelare emessa dal gip
Ornella Riccio, 4 minori. Sono tifosi
fin da bambini, ultras da pochissimo. Il
più piccolo ha solo 14 anni, G. C: età
in cui gli viene consentito (quella
tragica sera, ma anche in occasione di
altre trasferte), di andare allo stadio
da solo, nelle curve più a rischio, alle
partite più pericolose, con alto tasso
di incidenti. Il più grande, P. C,
proprio ieri mattina, giorno in cui
hanno bussato alla sua porta di
condominio di periferia per arrestarlo,
ha compiuto 18 anni. E in regalo ha
avuto la più dura punizione per un
adolescente "malato" di stadio.
Operazione "Partenio-Avellino", seconda
puntata. Mentre continuano le indagini
dei carabinieri. E restano indagate 20
persone, come gruppo di fuoco che
provocò gli incidenti. I quattro
arrestati di ieri - oltre a G.C. e P.C.,
stessa sorte è toccata a M.M. e M F.,
entrambi di 17 anni - devono rispondere
di vari reati, testimoniati, a quanto
sembra, dal corposo dossier di immagini
e filmati raccolti dalla polizia
scientifica. Sono accusati di violenza,
resistenza a pubblico ufficiale,
devastazione e saccheggio. Saranno
interrogati dal gip nelle prossime ore.
Il pm ha chiesto ed ottenuto, per loro,
l’accompagnamento in una comunità dove,
seguiti da educatori, potranno
proseguire il rispettivo percorso di
studio. Stesso trattamento per il
ragazzo che ieri ha compiuto il
diciottesimo anno: era minore nel
momento in cui avrebbe commesso quei
reati. Quattro storie distinte, con un
unico denominatore: le famiglie assenti
alle spalle. Sono tutti figli di
lavoratori, impiegati, gente senza alcun
precedente penale né scarso interesse
per le regole. Eppure ai loro figli era
più o meno tutto consentito, annotano
gli investigatori: malgrado qualche
precedente campanello d'allarme fatto
scattare dalle forze dell’ordine. Come
nel caso del quattordicenne, G. C, già
destinatario di una segnalazione della
Questura perché responsabile di lancio
pericoloso di oggetti, allo stadio;
anche un altro, M.F, era stato
individuato come un soggetto a rischio
disordini. Mentre il più grande,
accusato in passato di un furto, era
stato prosciolto - come ricorda il suo
avvocato, Mario Covelli - da ogni
addebito. Resta comunque il dato:
quattro ragazzi che, la maledetta sera
del 20 settembre, prima ancora che la
partita tra Avellino e Napoli avesse
inizio, e con il povero Sergio caduto da
una tettoia e morto, aprirono la loro
caccia all' uomo. Lo stadio trasformato
in campo di guerriglia improvviso e
vile, poliziotti e carabinieri inseguiti
e braccati da ragazzini con 10 e 20 anni
in meno. Malati di violenza, da stadio.
29 gennaio
2004
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia: Ilmattino.it
Rinviato il
processo per i fatti di Avellino
AVELLINO -
(r.d.a) Rinviata al 20 febbraio
l’udienza con rito abbreviato per 7 dei
18 imputati nel processo per gli
incidenti avvenuti in occasione del
derby Avellino-Napoli del 20 settembre,
che portarono alla morte di Sergio
Ercolano. Il rinvio è stato disposto per
l’assenza del giudice Cassano. (Omissis),
(Omissis), (Omissis), (Omissis),
(Omissis), (Omissis) e (Omissis), assistiti dai loro legali,
erano in Tribunale per definire la loro
posizione dopo aver richiesto il rito
abbreviato, ma l’assenza del giudice ha
fatto slittare l’udienza. I sette
rischiano una condanna da 5 a 6 anni se
venisse attribuito loro il reato di
devastazione. Stesso capo di imputazione
per gli altri 11 tifosi che
affronteranno il rito ordinario. Per
questi ultimi il processo è fissato per
l’11 febbraio, sempre presso il
Tribunale di Avellino.
7 febbraio
2004
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
Martedì
udienza per 11 imputati
AVELLINO -
Importanti le prossime settimane per i
processi che riguardano i 18 ultrà
riconosciuti dagli inquirenti fra i
maggiori responsabili delle violenze
della tragica sera del 20 settembre
scorso allo stadio Partenio, quando morì
anche il giovane Sergio Ercolano. Per i
7 che hanno scelto il rito abbreviato
l’udienza venerdì presso il tribunale di
Avellino è stata rinviata (assenza del
giudice Cassano) al 20 febbraio, mentre
martedì 10 comincerà il dibattimento
(dopo la costituzione delle parti
civili) che riguarda gli altri 11
imputati. Diverso l’iter invece per
altri 4 minorenni fermati la scorsa
settimana.
8 febbraio
2004
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
© Fotografia: Orticalab.it
La Lega
si costituisce parte civile
di Maurizio
Nicita
AVELLINO -
(ma.ni.) C'è anche la Lega
professionisti fra gli oltre 30 soggetti
che hanno chiesto di costituirsi parte
civile nel processo contro un gruppo di
tifosi, accusati di essere fra i
maggiori protagonisti delle devastazioni
allo stadio Partenio lo scorso 20
settembre, quando il giovane Sergio
Ercolano rimase ferito a morte. Ma,
sentite le parti e dopo breve camera di
consiglio, il collegio del presidente
Iannarone ha annullato il decreto di
citazione a giudizio degli indagati,
come da richiesta degli avvocati
difensori, per vizio di forma. Ora tutto
torna nelle mani del Gip, che dovrà
disporre i nuovi atti e questo
comporterà uno slittamento di almeno un
paio di mesi. Le prossime tappe della
vicenda giudiziaria prevedono il 20
febbraio l’udienza di rito abbreviato,
richiesto da altri sette imputati-ultrà,
e il 6 aprile la seduta della Cassazione
che dovrà pronunciarsi rispetto al
ricorso della Procura di Avellino
avverso il provvedimento del tribunale
del riesame di Napoli, che ritenne
inconsistente le accuse di devastazione
disponendo la scarcerazione della
maggior parte degli indagati.
11 febbraio
2004
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
IL
PARERE - Il magistrato dell’inchiesta:
"Le
attuali sanzioni sono inadeguate"
di
Maurizio Nicita
AVELLINO - La gente comune si chiede
come è possibile che la giustizia non
riesca a colpire nemmeno chi
platealmente si rende protagonista di
reati così pericolosi per l’ordine
pubblico come quelli del Partenio.
Domanda che giriamo al procuratore della
repubblica di Avellino, Mario Aristide
Romano. "Con i nostri provvedimenti
emessi in ottobre, abbiamo cercato di
trovare soluzioni a un problema di
grande rilevanza sociale, come quello
della violenza negli stadi. Ma non
abbiamo il ruolo degli antichi giudici
romani, che creavano le norme. Dobbiamo
attenerci a una interpretazione di
quelle esistenti". Nel concreto, la
Procura accusa una serie di soggetti di
devastazione, un reato che prevede da 8
a 15 anni di pena, ma il tribunale del
riesame di Napoli non ritiene
sufficienti gli indizi, cancella questo
reato e dunque dispone la scarcerazione,
visto che gli altri capi d' accusa non
sono così gravi da prevedere l’arresto.
Perché ? "Il perché sta nella sentenza
dei colleghi del Riesame, avverso la
quale noi ci siamo appellati. Il 6
aprile sarà la Cassazione a esprimersi e
noi attendiamo fiduciosi delle nostre
ragioni". Interviene il sostituto
Vincenzo Senatore, insieme a Marcello
Rotondi e Cecilia De Angelis titolare
delle inchieste sui fatti del Partenio:
"Ci conforta una precedente sentenza
della Cassazione, la n. 26830 dell’8
marzo 2001. Si riferiva alle misure
cautelari disposte dal Gip di Bari nei
confronti di un solo tifoso leccese
autore di svariati danni e di
aggressione e resistenza a pubblico
ufficiale. Perché la devastazione non è
intesa solo nell' entità del danno
prodotto, ma nella correlazione con
l’ordine pubblico turbato. È la condotta
plurioffensiva che identifica questa
fattispecie di reato". "Tra l’altro -
sottolinea il procuratore Romano - nel
nostro provvedimento abbiamo inserito
anche la ricostruzione dei fatti del
giudice sportivo, l’apprezzato collega
Laudi. Fatti in cui le devastazioni con
danni superiori ai 100 mila euro e le
aggressioni alle forze dell’ordine sono
correlate e creano un problema notevole
di ordine pubblico". Ma perché,
nonostante i provvedimenti legislativi
introdotti (vedi "flagranza differita"),
non si riesce a seguire il famoso
modello inglese? Il tifoso che a Treviso
ha lanciato il petardo che ha stordito
Gillet, in Inghilterra starebbe in
carcere condannato a una pena di qualche
anno, senza sospensive. Invece da noi
gli hanno comminato 6 mesi con la
condizionale ed è fuori. "L' articolo 6
bis della legge 401/89, introdotto il
19-10-2001 - spiegano i magistrati
avellinesi - fa un passo avanti
configurando una serie di reati da
stadio, divenuti purtroppo frequenti. Se
possiamo permetterci un consiglio al
legislatore, ci sono una serie di
problemi ancora da risolvere. Occorre
aprire una riflessione sull' adeguamento
della sanzione, che oggi così com' è non
fa da deterrente. Le pene previste per
invasioni di campo, lanci d' oggetti e
quant' altro sono paragonabili a chi si
rende protagonista di uno schiamazzo
notturno. E non ci sembra che la valenza
sociale dei 2 comportamenti sia
paragonabile". Vincenzo Senatore sarà il
pubblico ministero, venerdì 20, quando,
davanti al giudice Cassano, compariranno
7 degli imputati arrestati nello scorso
ottobre, i quali hanno scelto il rito
abbreviato. Nonostante lo sconto di pena
previsto da questo tipo di processo,
rischiano pene superiori ai 6 anni, se
verranno riconosciuti colpevoli di
devastazione. Già, in attesa di leggi
davvero più efficaci, lo strumento per
emettere sentenze più severe è proprio
il reato di devastazione.
18
febbraio 2004
Fonte: La Gazzetta dello Sport
© Fotografie: Filmati Rai
Incidenti
di Avellino
Condanne a 4 anni
AVELLINO -
(r.d.a.) Dure condanne per una partita
che non s'è mai disputata: i giudici
hanno usato la mano pesante contro chi
era accusato di devastazione e
resistenza e violenza a pubblico
ufficiale per gli atti vandalici
avvenuti durante il derby al Partenio
tra Napoli e Avellino del 20 settembre
scorso. In quella tragica serata perse
la vita il tifoso napoletano Sergio
Ercolano, 19 anni (l’Avellino ha poi
avuto la vittoria a tavolino). Dopo due
rinvii per assenza del giudice titolare,
ieri pomeriggio i primi 6 tifosi
protagonisti degli scontri, che avevano
chiesto il rito abbreviato, sono stati
tutti condannati. Ad emettere la
sentenza il giudice presso il tribunale
di Avellino, Paolo Cassano: 4 anni di
reclusione a (Omissis), (Omissis),
(Omissis) e (Omissis); 2 anni a
(Omissis) e un anno e 4 mesi a (Omissis).
Questi ultimi due, essendo incensurati,
sono stati rimessi in libertà. Per i
primi 4 anche l’interdizione per 5 anni
da pubblici incarichi. È stata respinta
la richiesta della Lega calcio di
costituirsi parte civile, mentre sono
state accolte quelle dei carabinieri
malmenati, del Napoli Calcio, e dei
comuni di Avellino e Napoli. Restano da
stabilire i danni che saranno
quantificati in altra sede. Si tratta di
condanne che faranno giurisprudenza
perché è la prima volta che viene
contestato per un’invasione di campo
anche il reato di devastazione. Per gli
altri tifosi, che hanno optato per il
rito ordinario, l’udienza è stata
fissata per il 23 aprile. Resta aperto
presso la Procura della Repubblica un
altro filone di indagini per stabilire
ulteriori responsabilità. Le inchieste
vanno avanti e tra qualche settimana
potrebbero esserci nuovi sviluppi.
4 marzo
2004
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
Sei tifosi
rischiano fino a 15 anni
Per la
Cassazione i responsabili degli scontri
con le forze dell’ordine che portarono
alla sospensione di Avellino-Napoli
devono essere accusati di devastazione
(reato che prevede una pena da 8 a 15
anni) e non di danneggiamento (che
prevede pene da 1 a 4 anni). La Suprema
Corte ha accolto la tesi della Procura
di Avellino contro la decisione del
Tribunale del riesame di Napoli che
aveva cancellato l’accusa di
devastazione scarcerando sei ultrà.
Quella sera al Partenio, in seguito a
una caduta dagli spalti, morì un giovane
tifoso del Napoli, Sergio Ercolano. La
Cassazione rileva che il reato di
danneggiamento è configurabile anche
quando "il campo da gioco è agibile".
9 giugno
2004
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
La morte di
Ercolano
Chiesta
archiviazione
AVELLINO -
La Procura della Repubblica di Avellino
ha deciso di chiedere l’archiviazione
del fascicolo riguardante l’omicidio
colposo di Sergio Ercolano, il giovane
morto per gli incidenti al Partenio il
22 settembre 2003. La famiglia chiede
giustizia e prepara un ricorso.
17 febbraio
2005
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
Processo
Ercolano il pm: Archiviate
AVELLINO -
Non ci sono responsabili per la morte di
Sergio Ercolano, il tifoso ventenne
napoletano che perse la vita in seguito
ai tragici incidenti del derby mai
giocato tra Avellino e Napoli del 20
settembre 2003. O meglio non ci sono
elementi per risalire a coloro che
provocarono gli incidenti in curva Nord
al Partenio quella maledetta sera. è la
conclusione a cui è giunto il sostituto
procuratore della Repubblica di
Avellino, Marcello Rotondi, che ha
chiesto al gip l’archiviazione
dell’inchiesta. Un anno e mezzo di
indagini hanno consentito di ricostruire
il quadro in cui maturò il tragico
incidente che spezzò la vita del giovane
tifoso partenopeo. Scagionati i tre
rappresentanti del Comune e
dell’Avellino calcio (Candela, De Falco
e Carrino) raggiunti da avvisi di
garanzia per omicidio colposo. Gli
accertamenti tecnici hanno confermato
che il parapetto che proteggeva la
copertura in plexiglas sulla quale
precipitò Ercolano era stato realizzato
secondo le norme. Escluse, dunque,
responsabilità dei tecnici del comune e
dei responsabili dello stadio
dell’Avellino calcio. Secondo la
ricostruzione del magistrato inquirente,
Sergio scavalcò volontariamente il muro
precipitando sulla copertura della
palestra che non resse all' urto, un
volo di venti metri che risultò fatale.
Ma si trattò di una fuga per paura:
Sergio Ercolano si trovò a vivere una
condizione di panico, doveva evitare di
essere coinvolto dalla guerriglia che si
era scatenata nella curva Nord riservata
ai tifosi napoletani. C’era un fitto
lancio di oggetti che piovevano all'
esterno dello stadio che causò un
fuggi-fuggi generale. L' inchiesta
lascia aperta una sola pista:
individuare i responsabili di quegli
incidenti (gli investigatori avrebbero
potuto ipotizzare il reato di morte come
conseguenza di altro reato), ma non
furono raccolti sufficienti elementi per
risalire agli autori di quelle azioni di
violenza. Diverso, invece, il discorso
relativo agli ultrà che effettuarono
l’invasione di campo, molti dei quali
sono stati condannati grazie a foto e
riprese tv. Il piemme Rotondi ha,
inoltre, escluso responsabilità dei
soccorritori nella morte di Ercolano. I
ritardi nell' intervento non hanno
inciso sul decesso del giovane tifoso
che aveva riportato lesioni troppo
gravi, come confermò anche l’autopsia:
anche se l’ambulanza fosse riuscita a
raggiungere con tempestività la palestra
chiusa a chiave, non sarebbe stato
possibile evitare la tragedia. L'
indagine della Procura della Repubblica
di Avellino ha ricostruito pure l’azione
delle forze dell’ordine, costrette, per
uno stato di necessità, ad abbandonare
le posizioni davanti ai cancelli della
curva Nord. Poliziotti e carabinieri
dovettero scappare per evitare di essere
aggrediti. Si va, dunque, verso
l’archiviazione del caso Ercolano. Prima
del derby il papà di Sergio si era detto
deluso dalla giustizia. Ma il piemme
Rotondi ha voluto incontrare i familiari
del ragazzo per spiegare perché
l’inchiesta non è riuscita a dare quelle
risposte che forse loro si aspettavano.
18 febbraio
2005
Fonte: La
Repubblica
© Fotografia: Fondazionefanfani.it
Sergio
Ercolano
Dieci anni fa la morte allo
stadio di Avellino
A distanza
di oltre 10 anni da quella tragica sera
del 20 settembre 2003 in cui si sarebbe
dovuto disputare il derby Avellino -
Napoli presso lo Stadio Partenio e che
invece degenerò in violenti tafferugli
tra tifosi e forze dell’Ordine, la Corte
di Appello di Napoli, IV sezione civile,
consigliere relatore dott. Sena, con
sentenza depositata il 19 c.m.
ha fornito un
ulteriore e si auspica definitivo
elemento chiarificatore sulla dinamica
dei fatti che determinarono il decesso
del compianto Sergio Ercolano. Gli eredi
Ercolano proposero dinanzi al Tribunale
di Napoli azione civile risarcitoria nei
confronti della U.S. Avellino SpA, del
Comune di Avellino, del Ministero degli
Interni, ritenendoli a vario titolo
responsabili del decesso del proprio
congiunto e chiedendo un importo
superiore a tre milioni di euro a titolo
di risarcimento del danno. La sentenza
di primo grado, in accoglimento della
tesi difensiva avanzata dalla U.S.
Avellino SpA, rappresentata e difesa
dall’avvocato Biancamaria D’Agostino del
foro di Avellino, rigettava la domanda
degli eredi Ercolano ritenendo
insussistente ogni titolo di
responsabilità in capo a tutte le parti
convenute in giudizio. A seguito
dell’appello proposto dai familiari di
Sergio Ercolano avverso detta sentenza
di primo grado, la Corte d’appello di
Napoli da un lato ha dichiarato
improcedibile il
gravame proposto dagli appellanti nei
confronti del fallimento della Unione
Sportiva Avellino in liquidazione,
sempre difesa dal medesimo avv.
Biancamaria D’Agostino,
dall’altro ha
ribadito quanto già sottolineato dal
Giudice di prime cure, e cioè
che "In tale
situazione di estremo disordine e
violenza si pone il comportamento
abnorme dell’Ercolano che - o per
entrare nello Stadio eludendo i
controlli o per trovare una via di fuga
per sottrarsi alla guerriglia tra tifosi
- scelse autonomamente e consapevolmente
di percorrere una strada che, per tutte
le caratteristiche innanzi illustrate,
era prevedibilmente molto insicura e
visibilmente insidiosa". Nessuna
responsabilità dunque può essere
attribuita al Comune di Avellino ed al
Ministero degli Interni in dipendenza
del suddetto tragico fatto di cronaca.
20 dicembre
2013
Fonte:
Mandamentonotizie.it
© Fotografia:
Calciomercato.napoli.it
Scontri nel
derby con l’Avellino: otto condannati
di Domenico
Zappella
AVELLINO
(d.z.) Ben 61 anni di carcere totali e
circa 200mila euro di risarcimento: è la
sentenza di primo grado nei confronti
degli ultras del Napoli protagonisti dei
violenti scontri prima di
Avellino-Napoli del 20 settembre 2003 in
B, derby mai disputato e segnato dalla
morte del tifoso partenopeo Sergio
Ercolano. Condannati 8 dei 9 imputati,
assolto Vitale Varchetta. Le pene vanno
da 9 anni e 6 mesi a un minimo di 3
anni.
2 febbraio
2014
Fonte: La
Gazzetta dello Sport
Avellino -
Napoli domani l’anniversario della morte
di Sergio Ercolano
di Michele
De Lucia
Il 20
settembre 2003 il tifoso azzurro perse
la vita precipitando nel vuoto per
sfuggire alle cariche della polizia
all’esterno dello stadio. Per lo stato
nessun responsabile, la famiglia aspetta
ancora oggi risposte sui fatti di quella
notte.
L’anniversario cadrà domani: quattordici
lunghi anni aspettando verità e
giustizia che sono ormai fuggite, come
scappava Sergio Ercolano dalle cariche
violente verso i tifosi azzurri. Una
fuga terminata su una tettoia di
plexiglass spezzatasi sotto il peso di
un ragazzo di vent’anni, precipitato in
un vuoto senza scampo. Era un derby di
Serie B, era Avellino-Napoli, da allora
partita legata a filo doppio con il
dolore di una famiglia che si è dovuta
rifugiare nella fede per difendersi dal
muro di gomma che lo Stato le ha posto
davanti, secondo il quale né società né
Comune né Ministero degli Interni
avevano alcuna responsabilità per il
"comportamento abnorme dell’Ercolano" -
una frase, quella della sentenza della
Corte d’Appello del 20 dicembre 2013,
che non smette di ferire - "che - o per
entrare nello stadio eludendo i
controlli o per trovare una via di fuga
per sottrarsi alla guerriglia tra tifosi
- scelse autonomamente e consapevolmente
di percorrere una strada che, per tutte
le caratteristiche innanzi illustrate,
era prevedibilmente molto insicura e
visibilmente insidiosa".
LA FAMIGLIA
E UN DOLORE MAI SOPITO - Scaricata ogni
responsabilità, nessun risarcimento: la
colpa era solo di Sergio, un ragazzo
"colpevole" di cercare di salvarsi la
vita, perdendola, in una sera in cui i
feriti si contarono a decine e sulla
quale ancora aleggiano dubbi sui tempi
dei soccorsi prestati al giovane, che
giaceva gravissimo in un fossato a cui
si accedeva solo attraverso un cancello
chiuso e aperto dopo lunghi minuti, di
sicuro troppi per tentare di salvargli
la vita. "Il caso è stato archiviato
come fosse una pratica. Ma lui era un
ragazzo con in tasca i soldi e il
biglietto, che non sono stati trovati, e
stava fuggendo perché voleva tirarsi
fuori dai disordini. Non ho mai chiesto
vendetta, solo giustizia. Ho trovato
conforto nella fede, forza negli altri
miei due figli, ma è brutto riconoscere
che per gente come noi non c’è
giustizia. Ed è brutto riconoscere che i
morti non sono tutti uguali", le parole
della madre di Sergio alla stampa
qualche anno fa.
GLI SCONTRI
SEGUENTI - Gestione dell’ordine
pubblico, servizi di sicurezza,
impianto… Alla fine a pagare per i fatti
di quella notte sono stati solo otto
ultras del Napoli, ritenuti responsabili
degli incidenti seguenti alla tragedia e
condannati nel 2014 dal tribunale di
Avellino a pene da tre a nove anni di
reclusione per devastazione e
saccheggio.
19
settembre 2017
Fonte:
Corriere dello Sport
© Fotografia: Filmato Rai (sotto)
|