Padova, finito a calci e pugni
"L'ha ucciso perché era
juventino"
Renzo Trabuio, 46 anni, è morto
dopo una lite con un amico. Il
fratello della vittima: "Hanno
litigato per lo scandalo del
calcio".
PADOVA - Il fratello è
convinto: "Renzo è stato ucciso
perché era juventino". L'ha
ammazzato (Omissis), un
muratore di vent'anni di fede
interista. Davanti al circolo
Arci di Sant'Angelo di Piove di
Sacco, in provincia di Padova,
qualcuno ha poggiato un fiore.
Ieri notte una banale lite tra
due tifosi si è trasformata in
tragedia. Renzo Trabuio era un
idraulico di 46 anni; come in
tutti i paesi, conosceva
(Omissis):
si vedevano al bar, alla sera,
per bere una birra e
chiacchierare di sport. Renzo
era sulla porta del bar a fumare
una sigaretta; (Omissis) è uscito
dal circolo e si è messo a
parlare con lui. C'era altra
gente in strada ma nessuno ha
capito bene la scintilla che ha
acceso tanta rabbia. Il fratello
di Renzo invece lo ha detto
subito ai carabinieri perché se
le sono date: "Perché uno era
juventino e l'altro è interista;
hanno parlato di sto scandalo.
Ecco perché Renzo è stato
ucciso". "Arresto
cardiocircolatorio" dicono i
medici, ma chi ha visto è più
esplicito: "L'ha pestato fino a
farlo crollare a terra e quando
era già a terra, gli ha tirato
anche dei calci proprio sulla
faccia. Abbiamo tentato di
allontanarli ma non ce l'abbiamo
fatta e quando è arrivata
l'ambulanza, Renzo non parlava
più". Il ricovero all'ospedale
di Piove di Sacco è stato
inutile. (Omissis) è stato arrestato
per omicidio e incarcerato a
Padova. Il magistrato ha
ordinato l'autopsia della
vittima.
4 giugno 2006
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Opac.provincia.padova.it
In stato di fermo con
l'ipotesi di omicidio il giovane
che lo ha preso a pugni.
Scazzottata al bar,
muore uomo di 46 anni
Aveva iniziato a
discutere con un altro
frequentatore del locale. Poi il
diverbio si è trasformato in
rissa. Inutile il tentativo di
soccorso.
PADOVA - Stavano
discutendo animatamente per
motivi che le forze dell'ordine
hanno definito "futili". E dallo
scontro verbale sono passati
rapidamente a quello fisico. Uno
dei due ha però avuto la peggio
e dopo il ricovero in ospedale è
morto per arresto
cardiocircolatorio. SCONTRO AL
BAR - L'episodio è avvenuto
sabato notte in un bar di
Sant'Angelo di Piove di Sacco,
nel Padovano. Protagonisti della
rissa sono un muratore di 20
anni, (Omissis), e Renzo Trabuio, un idraulico di 46
anni. Entrambi sono residenti a
Sant'Angelo. LA LITE - Secondo
la ricostruzione dei
carabinieri, i due si trovavano
all'interno del circolo Arci del
loro paese e lì avrebbero
iniziato a discutere. Si
sarebbero però accapigliati su
un argomento e per far valere le
proprie ragioni avrebbero
iniziato prima ad alzare la voce
poi a prendersi a spinte e a
pugni. La scazzottata ha però
avuto un esito drammatico:
Trabuio, a causa delle percosse
ricevute, ha perso i sensi ed è
caduto a terra. I SOCCORSI -
Subito è stato lanciato
l'allarme al 118. Un'ambulanza è
giunta sul posto e i
soccorritori hanno cercato di
rianimare l'idraulico, poi
trasportato all'ospedale di
Piove di Sacco. Anche il
tentativo di rianimazione dei
medici non ha avuto successo:
l'uomo è morto poco dopo
l'arrivo al nosocomio. IPOTESI
DI OMICIDIO - I carabinieri
hanno provveduto a fermare
(Omissis)
che ora si trova in carcere a
Padova, con l'ipotesi di reato
di omicidio. Per stabilire
comunque la gravità del reato
bisognerà attendere l'autopsia
sul corpo di Trabuio prevista
già per lunedì.
4 giugno 2006
Fonte: Repubblica.it
Finisce con un morto la
lite fra due tifosi sul calcio
corrotto
La discussione è
degenerata alla frase: "Tanto
l’Inter non vincerà mai nulla".
PADOVA - Amici sarebbe
eccessivo. Erano conoscenti: una
pacca sulla spalla e via, e il
sabato sera al bar del paese a
parlare di cosa se non di
lavoro, di macchine e di calcio.
L'ultima discussione è stata
fatale: l'uno interista, l'altro
juventino in un clima avvelenato
di accuse, con il fantasma di
partite rubate, comprate,
truccate. È finita in tragedia:
Sergio Trabuio, idraulico di 44
anni, è morto ammazzato a calci
e pugni; (Omissis), muratore
trentenne, è in carcere con
l'accusa di omicidio. Sabato
sera, è quasi mezzanotte. Al bar
del Circolo Arci di Sant'Angelo
di Piove di Sacco, lungo la
direttrice che porta da Padova
al litorale di Chioggia, in
quello che fino a qualche anno
fa era territorio incontrastato
della mala di Felice Maniero, si
va di briscola, vino e
chiacchiere. Trabuio e (Omissis),
gran lavoratori e temperamento
infiammabile, si conoscono da
sempre. Nessuno dei due è
sposato, nemmeno fidanzato. Trabuio vive con la madre e due
fratelli, e lavora nell'impresa
di uno di loro; (Omissis) vive con
due dei sei fratelli e la madre.
Il padre, divorziato, sta
altrove. (Omissis) fa il muratore
da quando aveva 16 anni, la sua
famiglia è di tradizione
circense: il padre era un
lanciatore di coltelli, la madre
faceva la sagoma. La crisi del
circo li ha ridotti a una vita
stanziale, ad altri mestieri. Trabuio e
(Omissis) cominciano a
parlare di calcio; il primo è
juventino, il secondo interista.
Solo che in questa stagione di
inchieste e di sospetti non si
parla più di rigori e
fuorigioco; si parla di partite
truccate e di scudetti rubati.
La discussione degenera quando Trabuio dice a
(Omissis) di star
zitto, che tanto l'Inter non
vince mai. Nessuno è in grado di
ricostruire chi per primo alza
le mani, certo è che dopo
qualche minuto tutto il bar è in
piedi per dividere i due che se
le danno senza risparmiare i
colpi. Al Circolo sembra tornare
la quiete, ma la resa dei conti
è solo rinviata. Trabuio esce in
strada, (Omissis) lo segue. Gli
altri avventori non se ne
accorgono: non è quella la prima
baruffa, chi può immaginare che
finirà nel sangue ? All'esterno
la lite riprende dal punto in
cui era rimasta; il pretesto
forse è addirittura dimenticato,
e i due ricominciano a pestarsi. Trabuio, colto di sorpresa,
soccombe quasi subito; finisce a
terra, e probabilmente è già
svenuto quando (Omissis) gli assesta
due pedate furiose. Dal bar
escono tutti, cercano di
bloccarlo ma lui ormai si è
sfogato e si allontana. Gli
amici del bar si accorgono che
l'idraulico è a terra, che sta
rantolando; è coperto di sangue
e di lividi, non risponde.
Chiamano i soccorsi, arriva
un'ambulanza. La corsa verso il
vicino ospedale di Piove di
Sacco è inutile: il cuore di
Sergio Trabuio si ferma durante
le manovre di rianimazione.
Davanti al bar, intanto, sono
arrivati i carabinieri; ed è lì
che, come un fantasma, riappare
(Omissis); l'ira è svanita,
viene a riprendere il ritmo del
solito sabato sera. Di fronte si
trova quelli del bar muti e
sotto shock, e i carabinieri;
per terra, dove aveva lasciato
un uomo rantolante, solo una
pozza di sangue. L'arresto, con
l'accusa di omicidio, è
immediato. È immediata, dalle
testimonianze, la ricostruzione
di un movente assurdo più che
futile, confermato tanto dai
famigliari della vittima che da
quelli dell'assassino. Il
pubblico ministero ha disposto
l'autopsia; dall'esame si
aspettano risposte che aiutino a
formalizzare l'accusa in modo
più preciso. Se si sia trattato,
cioè, di omicidio
preterintenzionale o volontario.
5 giugno 2006
Fonte: Lastampa.it
Rissa per il calcio,
ucciso al bar
di Filippo Tosatto
PADOVA - Ha reagito agli
insulti contro la Juventus, la
sua squadra del cuore finita
nell' occhio del ciclone
giudiziario, e nella lite che ne
è scaturita è stato ammazzato a
calci e pugni dal suo giovane
rivale di fede interista: così è
morto Renzo Trabuio, un
idraulico di quarantasei anni;
l’aggressore, (Omissis), un
muratore trentenne, è stato
fermato dai carabinieri pochi
minuti dopo la rissa e ora si
trova nel carcere di Padova. Il
giovane è accusato di omicidio.
Una vicenda sconcertante, quella
avvenuta sabato sera davanti al
bar del circolo Arci di Sant'
Angelo di Piove di Sacco, il
piccolo centro a venti
chilometri dal capoluogo salito
alla ribalta negli anni Ottanta
come roccaforte della mala del
Brenta di Felice Maniero.
"Futili motivi", si limitano a
dichiarare gli investigatori nel
rapporto inviato alla Procura,
ma le testimonianze raccolte -
una decina tra clienti del
locale e passanti -
ricostruiscono meglio la
dinamica della rissa finita con
la morte di Trabuio. Succede che
Trabuio esca dal bar per fumare
una sigaretta e sia raggiunto,
poco dopo, da (Omissis), che sta
scolando una bottiglia di birra.
Gli sguardi si incrociano,
volano le prime frecciate.
Entrambi sono noti in paese per
il carattere impulsivo. "(Omissis)
è un tifoso passionale, diceva
che l’Inter è stata derubata di
due scudetti, inveiva contro
Moggi, la Juve e gli arbitri
venduti", racconterà il fratello
della vittima, Manuel. Dalle
parole ai fatti: con uno
schiaffo, (Omissis) fa volare via la
sigaretta all' idraulico, che
risponde con uno spintone. Dal
bar esce la proprietaria che,
con l’aiuto di un paio di
avventori, si interpone tra i
due e riesce, a fatica, ad
allontanarli. Sembra finita, ma
non è così. Perché i due,
infuriati, riprendono a litigare
una ventina di metri più in là,
dietro il circolo. Grida e
pugni, il giovane colpisce con
violenza l’avversario che cade a
terra e viene raggiunto al capo
da un paio di calci. Il tutto
dura qualche minuto. I clienti
del bar, richiamati dal
parapiglia, arrivano e scoprono
il corpo esanime di Trabuio
sull' asfalto; del muratore non
c' è traccia. Un' ambulanza del
118 trasporta l’uomo all'
ospedale di Piove di Sacco ma al
medico di turno, dopo alcuni
tentativi di rianimarlo, non
resta che constatarne la morte.
(Omissis), intanto, è tornato sui
propri passi, e, accompagnato
dalla madre, si costituisce ai
carabinieri, che lo conducono in
caserma per un primo
interrogatorio. Davanti agli
uffici dei carabinieri si
ritrovano così i parenti della
vittima e i familiari
dell’omicida. Sbalorditi, sotto
choc: non c' è rabbia nelle loro
parole, solo incredulità. "Non
si può morire per il
pallone...", mormora Sergio,
fratello dell’ucciso. In
Procura, il pm ha disposto
l’autopsia che sarà eseguita
nelle prossime ore. Dall' esame
i magistrati attendono risposte
decisive per l’inchiesta: sarà
proprio l’autopsia e l’esame
delle ferite a consentire di
formulare l’imputazione per il
giovane arrestato.
5 giugno 2006
Fonte: La Repubblica
Ammazzato a pugni e
calci davanti al bar
SANT'ANGELO DI PIOVE -
Il carabiniere con la tuta
bianca alle quattro di notte è
ancora inginocchiato sul
piazzale a fianco dell'entrata
del bar Circolo Arci in via
Mattei 32, all'incrocio con via
Roma a Sant'Angelo di Piove, un
locale conosciuto anche come "Il
bar del popolo". Il militare con
le pinze appoggia alcune garze a
terra per raccogliere gocce di
sangue e per dare un senso a
tutto ciò. A terra c'è il sangue
di Renzo Trabuio, 46 anni
compiuti il 13 maggio scorso.
Trabuio, celibe, idraulico,
residente a Sant'Angelo di Piove
in via Cinque Crosare 5, è morto
a mezzanotte e 31 minuti di
ieri. Trabuio è stato ucciso da
un conoscente, (Omissis), 30
anni, muratore, residente a
Sant'Angelo di Piove in via Curiel 20. Massacrato a calci e
pugni dopo una lite sfociata in
tragedia. Una tragedia senza un
perché - se non la follia di
picchiarsi per uno sguardo mal
riposto - anche se tutti
vogliono attribuirgliene per
forza uno. Suggestiva, infatti,
la tesi partorita in paese
all'indomani. Renzo Trabuio e
(Omissis) hanno litigato per
questioni legate a Calciopoli.
Per gli inquirenti il movente è
solo un'aggravante: futili
motivi. La tesi: Calciopoli.
Ieri mattina, la notizia ha
fatto il giro in un lampo.
Trabuio e (Omissis) erano
conosciuti. Frequentavano da
tempo lo stesso bar. Trabuio era
juventino sfegatato. Ogni sera
passava almeno mezz'ora al bar
chino sulla Gazzetta dello
Sport. (Omissis) tifa Inter.
Ma per gli investigatori il
calcio non c'entra. "Sì forse
hanno parlato di calcio, ma non
si sono picchiati per questo",
spiega un testimone oculare.
Niente nome. Niente foto. A
Sant'Angelo si usa così. "Io ero
a pochi metri. Li ho sentiti
parlare, ma non so di cosa. Poi
(Omissis) ha strappato dalle labbra
di Renzo la sigaretta. Si sono
attaccati. È uscita anche la
titolare che li ha divisi. Poi
loro hanno girato l'angolo e
subito dopo abbiamo notato il
corpo a terra di Trabuio.
Supino. Non si muoveva. Si sono
mandati a quel paese perché
nessuno dei due voleva abbassare
lo sguardo. (Omissis) ha sempre
avuto la miccia cortissima.
Renzo pure era uno che spesso
non te la faceva passare". Il
sopralluogo. Yu Ju Zhou, ha gli
occhi cerchiati. Da febbraio, da
quando è subentrata nella
gestione del bar è abituata a
tirar tardi. Meno a dover
rispondere a domande incalzanti.
"Non parlo italiano. Non
comprendo", si difende. I
clienti le hanno affibbiato un
soprannome che è un sollievo,
soprattutto per una cinese:
"Li-Li". Li-Li prepara i caffè
per tutti, o meglio, per chi ne
ha bisogno. I cartellini con le
lettere sul selciato indicano il
luogo dove è morto Trabuio.
"Lenzo", dice Li-Li, "Renzo
veniva qui. Sì. Prendeva caffè.
A volte Ramazzotti". Le manca la
"erre", ciò la rende buffa. Alle
cinque e mezza arriva il
magistrato. Ha già sentito
(Omissis) e gli undici
testimoni oculari. Nessuno di
loro parla di lite per calciopoli. È il fratello di
Trabuio, Sergio, ad accreditare
quest'ipotesi. Lui, Renzo e la
loro sorella vivono insieme da
quando i genitori sono morti.
Sergio e la sorella ieri notte
hanno incontrato i genitori di
(Omissis) in caserma a Piove
di Sacco. Nessun rancore. Solo
il dolore per una tragedia che
ha sconvolto due famiglie che si
conoscono da parecchio tempo. I
carabinieri avevano paura di una
coda d'ira a poche ore dalla
tragedia. Invece Sergio Trabuio
e il papà di (Omissis) si sono
guardati negli occhi
interrogandosi a vicenda.
(Omissis), figlio di una famiglia di
circensi, (il padre è conosciuto
in paese con il nomignolo di
"cortei", perché da giovane era
un lanciatore di coltelli) è
considerato un bullo di paese.
Tutti lo sussurrano, nessuno lo
dice apertamente. "E' una
famiglia un po' così",
sottolinea una voce. Cosa
significhi veramente questo
nessuno lo spiega. "Il padre di
(Omissis) gestisce un locale
notturno a Piove di Sacco",
aggiunge un altro. La
ricostruzione. (Omissis) dopo
aver colpito la vittima se n'è
andato. A casa. Poi è tornato al
bar un quarto d'ora dopo: sul
posto è arrivata anche la madre.
I carabinieri erano già
arrivati. Trabuio era morto da
pochi minuti. (Omissis) si è
consegnato ai militari:
sconvolto. In caserma a Piove di
Sacco (Omissis), interrogato,
si è quasi scusato con il pm
Antonella Toniolo: "Non volevo
ucciderlo", ha ripetuto più
volte il giovane. Ora è accusato
di omicidio. La gravità del suo
gesto la deciderà il magistrato
in base ai risultati
dell'autopsia. Forse non voleva
ucciderlo. Vero. Tuttavia l'ha
fatto. Potrebbero essere stati
gli ultimi due calci sferrati
con rabbia contro il viso di
Trabuio quelli mortali.
L'idraulico aveva il
sopracciglio rotto. Ma per terra
non c'era molto sangue. Quando è
arrivata l'ambulanza Renzo
Trabuio sembrava essersi
ripreso. Caricato sulla barella
è morto durante il tragitto per
l'ospedale di Piove di Sacco.
L'esame autoptico (verrà
effettuato oggi) inchioderà
l'omicida alle sue
responsabilità. (Omissis) non
aveva bevuto. Questo è stato
accertato. Bisognerà vedere,
invece, se Renzo Trabuio aveva
una dose d'alcol nel sangue che
gli aveva annebbiato le idee.
Entrambi erano conosciuti come
"peperini". Ma non avevano mai
fatto nulla di male. Per i
carabinieri sono due
incensurati. Due che vivevano il
paese come tanti. È stato un
attimo", spiegano gli ultimi
cinque testimoni oculari di
ritorno dal Comando di Piove di
Sacco dove sono stati sentiti.
Hanno le auto parcheggiate sul
piazzale vicino all'Alfa 75 di
Trabuio. "Nessuno di noi ha
prestato molta attenzione al
battibecco fuori dal bar.
(Omissis)
e Renzo non hanno urlato. Sono
passati quasi subito alle mani.
(Omissis) era insieme ad alcuni
extracomunitari. Poi si è
alzato, è entrato nel bar ed è
uscito con una birra. Renzo,
invece era in piedi fuori dalla
porta, stava fumando. L'altro
gli ha strappato la sigaretta.
Si sono picchiati". Pugni e
calci mortali. Renzo Trabuio è
morto subito. Per (Omissis)
il futuro è in carcere.
5 giugno 2006
Fonte: Il Mattino di
Padova
Il giovane aggressore
rinchiuso in carcere con
l'accusa di omicidio
Lite su Moggi al bar
Massacrato a pugni
di Lucio Piva
Rissa in un locale di
Padova dopo uno scambio di
battute. Ucciso un operaio di 46
anni
PADOVA - "L'hanno ucciso
perché difendeva la sua Juve".
Lo dice con le lacrime agli
occhi Sergio Trabuio: ha saputo
da poco che il fratello Renzo,
46 anni appena compiuti, aspetto
taciturno e mite, è stato
ammazzato a calci e pugni da un
bullo di paese, con il quale in
passato aveva avuto da ridire
proprio per motivi calcistici.
Renzo Trabuio era abituato a
lavorare sodo e concedersi solo
la pausa di un bicchiere e la
lettura della Gazzetta dello
Sport ai tavoli del bar Arci, un
tempo ex Casa del Popolo, nel
centro che decenni fa era una
roccaforte della Mala del
Brenta. Tutta Sant'Angelo,
insomma, sapeva che solo per la
sua Juve, finita nella bufera di
Calciopoli, Renzo Trabuio,
operaio, ultimo di sei fratelli,
nato in Libia dove il padre era
andato a cercare fortuna,
avrebbe potuto alzare la voce.
Non ci stava a essere schernito
per colpa di Moggi e degli
altri. Lo sapeva bene anche
(Omissis), 30 anni, fisico da
atleta, incensurato, un ruolo in
paese sempre un po' sopra le
righe. Tra i due, dicono adesso
gli amici del bar Arci, non
c'era mai stata simpatia. Nelle
ultime settimane le frecciate di
(Omissis), interista, sulle recenti
disavventure bianconere erano
state piuttosto pesanti. Ma
tutto era rimasto sempre nei
limiti delle battute da "bar
sport". Fino alla mezzanotte di
sabato. Renzo Trabuio era seduto
all'esterno del locale, a
respirare l'aria fresca della
sera, (Omissis) è uscito per
fumare una sigaretta. Tra i due
è bastata un'occhiata per fare
affiorare vecchie e nuove
ruggini. Sono volate parole
pesanti, fino a quando (Omissis) si
è gettato sul quarantaseienne
con calci e pugni. Gli altri
avventori hanno cercato di
dividerli. Ma ci sono riusciti
solo per un attimo. Poi il
trentenne si è nuovamente
scagliato contro Renzo Trabuio.
Lo ha scaraventato a terra, lo
ha colpito. Solo quando si è
convinto di avergli dato una
lezione, si è allontanato a
piedi verso casa. Ha pensato di
tornare indietro quando ha
sentito la sirena
dell'ambulanza, chiamata dagli
stessi avventori che lo hanno
denunciato ai carabinieri come
l'autore dell'aggressione. Renzo
Trabuio è morto un'ora dopo
nell'ospedale di Piove di Sacco,
(Omissis) è stato rinchiuso
nel carcere di Padova con
l'accusa di omicidio. Sul
piazzale del bar, ieri è
comparso un mazzo di fiori in un
secchio di plastica, fra
avventori che continuavano a
giocare a carte e guardare la
tv. Nessuno aveva voglia di
parlare, tantomeno di calcio.
5 giugno 2006
Fonte: Corriere.it
Ucciso al bar perché
tifoso bianconero
PADOVA - Sarebbe stata
una diatriba su questioni di
natura calcistica, il movente
della folle lite conclusasi
tragicamente la notte scorsa in
un bar di Sant' Angelo di Piove
di Sacco (Padova) e costata la
vita all' idraulico Renzo
Trabuio, 46 anni, tifoso della
Juventus. Secondo le indicazioni
che il fratello della vittima,
Sergio Trabuio, avrebbe fornito
agli inquirenti, emergerebbe
infatti che l’assassino - il
ventenne muratore (Omissis) -
avrebbe reagito in modo violento
all' ennesima battuta sulla sua
squadra del cuore, l’Inter,
colpendo più volte al capo il Trabuio. Gli investigatori
ancora non confermano la
versione dei fatti, tuttavia già
nelle prime ore successive all'
accaduto erano state proprio le
forze dell’ordine a definire
"futili" i motivi per i quali s'
era acceso il diverbio.
5 giugno 2006
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
La ricostruzione
Il litigio davanti
al locale Renzo Trabuio esce dal
bar, (Omissis) lo raggiunge.
Insulti, minacce, botte, poi gli
altri clienti li separano - la
fuga dopo le botte La rissa
riprende. Trabuio cade,
(Omissis) lo
colpisce. I clienti trovano Trabuio esanime.
(Omissis) è già
scappato - l’arresto dei
carabinieri Subito dopo l’arrivo
in ospedale Trabuio muore.
(Omissis)
poco dopo si costituisce
accompagnato dalla madre.
5 giugno 2006
Fonte: La Repubblica
Lite per lo scandalo:
uccide l'amico a botte
PADOVA - Gli scudetti
rubati, la frustrazione di chi
le vittorie non le vede da
troppo tempo, la girandola di
illazioni e verità sorte sul
calcio e il cuore votato a
squadre diverse ma anche, forse,
qualche birra di troppo. È
questa la molla che pare abbia
fatto scattare il diverbio,
l'altra notte a Sant'Angelo di
Piove di Sacco (in provincia di
Padova) che, trasformatosi in
rissa, ha portato alla morte di
un uomo. La tesi emergerebbe da
alcune dichiarazioni rilasciate
alle forze dell'ordine che però,
sull'argomento, mantengono il
massimo riserbo. La scena,
all'esterno del bar del locale
"Circolo Arci", ha come
protagonisti (Omissis), 20
anni, idraulico di fede
interista; davanti a lui c'è
Renzo Trabuio, 48 anni, muratore
juventino; entrambi sono del
paese e come tutti, in quel
piccolo centro della provincia
padovana, si conoscono
praticamente da sempre. Dopo
aver bevuto all'interno del
locale escono per fumarsi una
sigaretta e qui, come spesso
accade in quel bar, cominciano a
discutere di calcio. Si
fronteggiano su posizioni
opposte, inasprite dalle vicende
che hanno portato più Procure e
la giustizia sportiva a indagare
su come fosse gestito il calcio
in Italia e in particolare nel
favorire la Juve. Pochi minuti e
la discussione degenera, partono
gli insulti e poi, in un nulla,
volano ceffoni, botte e pugni.
Uno scontro violento che lascia
a terra Renzo Trabuio sul quale
(Omissis), secondo i
testimoni, infierisce con calci.
A nulla è valso un tentativo di
placare gli animi e di separare
i due. (Omissis) poi si allontana
mentre subito appaiono gravi le
condizioni del contendente.
Arrivano i soccorsi del 118, i
sanitari con l'ambulanza corrono
all'ospedale di Piove di Sacco
ma qui, dopo alcuni tentativi di
rianimare Trabuio, al medico non
resta che constatarne la morte
per arresto cardiocircolatorio.
(Omissis) intanto è tornato sui
propri passi per essere fermato
dai carabinieri con l'ipotesi di
reato di omicidio. Il pubblico
ministero di turno, dispone
subito l'autopsia, sarà l'esito
dell'esame autoptico a
permettergli di stabilire
comunque la gravità del reato.
Intanto, i carabinieri
raccolgono le testimonianze e
piano piano emerge la pista, mai
confermata, della lite per
divergenze di opinioni sul
calcio. A spingere verso questa
ipotesi, sarebbe stato anche il
fratello della vittima, Sergio Trabuio, tra le prime persone
sentite dai carabinieri.
5 giugno 2006
Fonte: Il Messaggero
Veneto
Si picchiano per lo
scandalo-calcio: un morto
di Marino Smiderle
Inutile l’intervento dei
soccorritori. L’uomo ha smesso
di respirare dopo il ricovero.
Da Padova - "Non vincete
mai". "Per forza siete dei
ladri". Discussioni normali, tra
juventini e interisti. Con la
differenza che adesso, dopo lo
scoppio della Calciopoli
moggiana, i tifosi più
arrabbiati possono esibire le
pezze giustificative arricchite
da inequivocabili
intercettazioni telefoniche. Al
Circolo Arci di Sant’Angelo di
Piove di Sacco, nella Bassa
padovana, questo cocktail
esplosivo ha trasformato il tifo
calcistico nell’assurdo movente
di un omicidio. (Omissis), 20
anni, idraulico, esasperato per
le offese alla sua Inter,
l’altra notte ha reagito alle
consuete punzecchiature
dialettiche di Renzo Trabuio, 48
anni, muratore di fede
bianconera. Una parola di
troppo, uno spintone, pugni,
calci: e Calciopoli si trasforma
in tragedia. Trabuio resta a
terra, ucciso dalla follia. È
successo tutto fuori dall’Arci,
dove i due si trovavano spesso,
ovviamente per parlare di
calcio. Appena usciti per fumare
una sigaretta, gli animi si sono
presto infiammati, un po’ per le
birre appena bevute e un po’ per
l’evolversi dell’inchiesta sulle
nefandezze del mondo del calcio.
I carabinieri mantengono il
riserbo e riferiscono che la
lite è scoppiata per generici
"futili motivi". A spiegare
quali sarebbero stati in realtà
questi futili motivi è Sergio
Trabuio, il fratello della
vittima: "Parlavano di Inter e
Juventus, di questo scandalo, e
alla fine lui l’ha ammazzato. È
andata così". A suffragare
questa tesi ci sarebbero anche
alcuni testimoni che,
raccontando dello scontro tra i
due, avrebbero affermato di
avere visto l’interista
infierire con dei calci sullo
juventino esanime a terra. In
pochi minuti di delirio violento
vengono passati in rassegna gli
ultimi campionati, gli arbitri
venduti, le dichiarazioni di
Moggi, le intercettazioni
telefoniche. Gente comune, un
idraulico e un muratore, che
avevano i pochi momenti di svago
concentrati su emozioni
taroccate dai burattinai del
pallone. Il tifoso nerazzurro,
dopo aver dato la lezione al
bianconero, si allontana
convinto di aver contribuito a
fare un po’ di giustizia prima
della sentenza del tribunale
sportivo. Poi torna sul posto,
per dare un occhio al rivale.
Non è ben conscio di quel che ha
fatto. Non sa che i soccorsi si
sono rivelati inutili, non sa
che Trabuio è morto in ospedale,
ucciso dalla sua furia cieca. E
infatti lo stesso (Omissis) è
allucinato, al punto che si
costituisce e si lascia
arrestare dai carabinieri:
l’accusa è di omicidio. Lui
casca dalle nuvole, solo allora,
forse, si rende conto di quanto
stupido sia lasciarsi
condizionare e rovinare le
esistenze per un pallone drogato
da truffe e interessi
miliardari. Sarà l’autopsia
disposta dal Pm di turno a
stabilire le cause della morte
e, quindi, il grado di
responsabilità dell’idraulico
troppo tifoso.
5 giugno 2006
Fonte: Il Giornale.it
Padova, un omicidio
senza movente
L’autopsia non chiarisce
com’è stato ucciso l’idraulico
di Sant’Angelo di Piove. La
testa non presenta lesioni
letali.
Padova - Come è morto
Renzo Trabuio ? In testa non ci
sarebbero lesioni letali.
L’autopsia eseguita ieri
pomeriggio dal dottor Claudio
Terranova, dell’Istituto di
medicina legale dell’Università
di Padova, non avrebbe chiarito
come è stato ucciso il
quarantaseienne idraulico di
Sant’Angelo di Piove, preso a
calci da (Omissis), muratore
trentenne. All’esame autoptico
hanno partecipato anche i
dottori Silvano Zancaner e Mauro
Banfi, pure dell’Istituto di
medicina legale dell’Università,
nominati rispettivamente
dall’avvocato Paola Menaldo,
legale dei familiari della
vittima, e dall’avvocato Danilo
Taschin, difensore
dell’imputato. Trabuio aveva
pure delle costole rotte, ma
sarebbero da addebitare al fatto
che i sanitari del Suem hanno
tentato in tutti i modi di
rianimarlo. Adesso il dottor
Terranova dovrà effettuare
ulteriori accertamenti. Questa
mattina alle 11 (Omissis)
comparirà davanti al giudice
delle indagini preliminari,
Nicoletta De Nardus, per
l’udienza di convalida. Il
pubblico ministero Antonella
Toniolo chiede che nei confronti
del muratore sia emessa
un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere per
omicidio volontario. Un delitto
senza movente. Perché (Omissis) e Trabuio si sono messi a litigare
sul piazzale del circolo Arci di
via Mattei ? Le undici persone
che hanno assistito alla
tragedia non sanno riferirlo.
Dicono di aver sentito il
muratore dire all’idraulico:
"Cosa c. guardi?... Mi hai rotto
i c...". Gli inquirenti
smentiscono che la lite sia
stata causata da divergenze
calcistiche. È un’ipotesi che ha
sollevato il fratello della
vittima, che non era presente al
pestaggio. Forse la storia del
calcio è nata perché Renzo
Trabuio era un fedele tifoso
della Juventus. Sia (Omissis), sia Trabuio erano affezionati
frequentatori del circolo Arci,
da tutti chiamato il "Bar del
popolo". Era la mezzanotte e
mezza e ai tavolini all’esterno
c’erano undici avventori locali
e quattro magrebini. Trabuio era
in piedi, appoggiato a uno dei
due leoni in pietra che stanno
davanti al locale. Stava fumando
una sigaretta. E (Omissis) gli è
passato accanto. Gli avventori
raccontano di aver sentito delle
urla. Hanno visto (Omissis)
strappare la sigaretta dalla
bocca dell’idraulico. Sono
volate sberle e insulti. Alcuni
dei presenti sono accorsi per
dividerli. Anche Li-Li, la
cinese che gestisce il bar del
circolo, si è messa in mezzo. Ha
urlato a Renzo Trabuio di
andarsene a casa. No, il
muratore e l’idraulico non erano
ubriachi. Avevano bevuto un
amaro e una birra. Quindi,
l’alcol non c’entra. Dopo le
urla e gli spintoni sembrava che
tutto fosse finito. Ma cinque
minuti più tardi i due hanno
ricominciato ad insultarsi.
Adesso erano nel parcheggio.
Durante la colluttazione hanno
ammaccato una Mercedes. Ancora
sberle e pugni finché Trabuio è
caduto a terra. A questo punto
(Omissis) lo avrebbe preso a calci
in faccia. Poi gli avventori
hanno visto il giovane muratore
salire in scooter e andar via.
Hanno pensato che anche Trabuio
se ne fosse andato. Invece,
qualche minuto dopo una passante
ha dato l’allarme. L’idraulico
era sull’asfalto, ormai in fin
di vita.
6 giugno 2006
Fonte: Il Gazzettino
(Nordest)
Uccidere per un pallone
di Elena Loewenthal
È una storia di cui si
può dire quasi tutto. Assurda.
Pazzesca. Incredibile.
Agghiacciante. È soprattutto una
storia all’insegna di un mesto:
"pensare che". Pensare che
Renzo, quarantasei anni
(vittima) e (Omissis), ventenne
(assassino) erano, diciamo così,
amici. Pensare che avevano tante
cose in comune: mestieri non
dissimili idraulico l’uno,
muratore l’altro - stesse
abitudini il circolo, una
birra. Il calcio, naturalmente.
Pensare che non siamo nel Far
West, bensì a Piove di Sacco,
placida provincia di Padova. E
poi ancora: pensare che, in un
mondo come il nostro zeppo di
assurdi motivi per scannarsi a
vicenda in nome di una
presunta fede, di una
sbandierata etnia, di annosi
trascorsi storici e nuove
rivendicazioni, (Omissis) non ha
trovato niente di meglio che
ammazzare Renzo in nome di una
palla. E sia pure palla di quel
calcio che in tempi come questi
esonda, e non per fare bella
figura, dalle pagine sportive,
migrando verso le cronache
giudiziarie. Ma gli scandali
dell’ultimo scorcio di
campionato hanno in realtà ben
poco a che fare con la semplice
evidenza che (Omissis) ha
ammazzato Renzo Trabuio perché
quest’ultimo era juventino
mentre l’omicida tifa per
l’Inter. Questa storia così
fitta di tormentosi "pensare
che" sta tutta racchiusa nella
militanza, se così si può dire,
su due diversi fronti del tifo.
Un tifo più da bar che da
ultras, più da chiacchiere che
da candelotti, almeno fino
all’altra sera. Perché invece,
l’altra sera, fuori dal circolo
Arci di Sant’Angelo, fra una
sigaretta e una birra e qualche
parola di troppo, sugli spalti
di uno stadio immaginario dalle
parole si è passati alle botte.
Ai calci e ai pugni e ai colpi
sulla faccia fino al fatale
arresto cardiocircolatorio.
Morire per tifo calcistico è
assurdo. Sembra impossibile ma
non lo è. Sono cose che capitano
in un mondo incapace di
riconoscere la violenza prima
che sia troppo tardi, bravo
soltanto a seppellirla sotto un
volatile dito di sabbia. Un
mondo, insomma, all’affannosa ma
sempre fertile ricerca di futili
ragioni per morire e per
uccidere.
6 giugno 2006
Fonte: La Stampa
"La Juve era la vita di
Renzo"
di Francesco Ceniti
La famiglia ricorda
l’idraulico ucciso. L' assassino
rischia 30 anni di carcere.
Dal nostro inviato -
SANT' ANGELO (Pd) - Gli occhi
azzurri di Annamaria sono
smarriti. Guardano nel vuoto,
mentre cerca di parlare al
passato di Renzo. "La Juve è la
sua vita, era... Pensi, la sera
non riesco mai a vedere un film.
Ma che vuole, quando in casa si
hanno tre fratelli uniti dalla
stessa passione, è inutile
provare a cambiare canale. Per
loro gli ultimi giorni sono
stati difficili. Per via dello
scandalo che si legge sui
giornali. C' è chi ha pianto per
la vergogna". RISSA FATALE - Da
sabato notte altre lacrime in
casa Trabuio: anche se
indirettamente la Juve è al
centro di questa vicenda
assurda. E non solo per via di
una parentela della famiglia con
l’attaccante bianconero Rey
Volpato (ultima stagione al
Siena). Accade tutto all'
improvviso: nel bar Arci forse
qualcuno ha bevuto qualche
bicchiere di troppo e i soliti
sfottò che da un mese echeggiano
nelle piazze d' Italia ("Avete
rubato gli scudetti: ladri")
diventano il preludio della
tragedia. Renzo Trabuio, 46
anni, non ci sta alle offese di
(Omissis), trentenne, tifoso
dell’Inter. Dopo i primi
spintoni la titolare del bar
(una cinese) interviene e tenta
di separare i litiganti. Ma la
rissa riprende nel piazzale
(dove su un balcone sventola la
bandiera arcobaleno della pace),
tra l’ignavia dei clienti che
non vedono o fanno finta di non
vedere. Fatto sta che quando
(Omissis) si allontana, Renzo è
riverso per terra: colpito
diverse volte alla testa. Quando
arrivano i carabinieri
l’assassino, muratore saltuario,
nessun precedente con la
giustizia ma conosciuto da tutti
per i suoi atteggiamenti da
bullo e per essere figlio di un
circense (il padre è un ex
lanciatore di coltelli), è
ritornato sul luogo del delitto.
L'ASSASSINO IN LACRIME - In
caserma prova a giustificarsi,
piange a dirotto, riesce solo a
sbiascicare una parola:
"Perdonatemi". Da domenica è
rinchiuso nel carcere di Padova:
solo dopo l’autopsia saprà se
sarà accusato di omicidio
volontario o preterintenzionale
(al di là della sua volontà).
Non è un dettaglio: nel primo
caso la pena arriva ai 30 anni,
nel secondo il gip potrebbe
anche decidere di scarcerarlo
nell' attesa del processo. Di
sicuro resta lo sgomento in un
paese di neppure 7.000 anime,
immerso nel verde, ordinato
nelle sue casette basse, che
negli ultimi anni ha
riconquistato una "verginità":
nei decenni scorsi proprio in
queste zone Felice Maniero ha
costruito la sua fama di
bandito. Erano i tempi della
Mala del Brenta e l’omertà
imperava. CHI ERA RENZO - Tutto
dimenticato. Almeno per Renzo,
carattere introverso e fotografo
per hobby. Il padre emigrato in
Libia nel '38 (le terre
dell’Impero fascista avevano
bisogno di braccia), lui nato in
Africa, ma cresciuto in Veneto.
Idraulico a tempo pieno, viveva
con i fratelli e la sorella,
mentre altri due fratelli
sposati abitavano vicino. Prima
di essere tifoso, Renzo era
anche uno sportivo: un passato
da centrocampista nella squadra
locale (Terza categoria), poi
tanti campionati amatoriali e la
Gazzetta dello Sport sempre
sotto braccio. La Juve non è
stato il primo amore. "Da
piccolo teneva alla Fiorentina -
ricorda il fratello Marcello -
poi è esplosa la passione
bianconera. Vede, la sciarpa è
ancora nella sua macchina".
Altre lacrime, ma l’arrivo della
moglie interista riporta per un
attimo il sereno. "Almeno
ammettete che vincevate grazie a
Moggi". Risposta in coro dei
fratelli Trabuio: "Ma che colpa
hanno i tifosi dello scandalo ?
Siamo i primi ad essere
amareggiati. Tiferemo sempre per
la Juve, anche in B". Era
l’imperativo di Renzo. I suoi
funerali si svolgeranno nei
prossimi giorni.
6 giugno 2006
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Convalidato il fermo di
(Omissis)
Da definire il motivo
della lite
PADOVA - Il gip del
tribunale di Padova Nicoletta De
Nardus ha convalidato l’arresto
di (Omissis), il trentenne
accusato di aver ucciso Renzo Trabuio, 46 anni, al termine di
una lite in un bar di Sant'
Angelo di Piove (Pd) nella notte
tra sabato e domenica. Nel capo
di imputazione, il pm parla di
omicidio volontario aggravato
dai futili motivi, consistenti
in uno "scambio verbale aspro e
ingiurioso". Ancora da
confermare la circostanza,
riferita dal fratello della
vittima, Sergio Trabuio, che
aveva ipotizzato motivi di
carattere calcistico all’origine
delle ruggini tra (Omissis), secondo
Sergio Trabuio di fede
interista, e Renzo Trabuio di
fede juventina. Ipotesi, questa,
ricostruita anche dalla madre
del presunto omicida.
7 giugno 2006
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
"Non avete infierito, vi
ringrazio" (Omissis) scrive ai Trabuio
di Elena Livieri
SANT'ANGELO DI PIOVE -
"Vi voglio ringraziare perché,
nonostante il dolore che state
provando, non avete infierito
sulla mia famiglia, perché nelle
vostre parole non c'è odio ma
tenerezza e perché la vostra
disperazione non si è
trasformata in disprezzo. Nel
vostro cuore c'è un posto per la
pietà e il perdono. Vi
abbraccio": non ha trovato il
coraggio (Omissis) per andare
a trovare la famiglia di Renzo Trabuio, l'uomo morto domenica
notte dopo una furibonda lite
con suo figlio (Omissis), ora in
carcere con l'accusa di
omicidio. Ma ha voluto
ugualmente lanciare un messaggio
ai fratelli Sergio, Luigino,
Annamaria, Marcello e Paolo Trabuio che oggi alle 15 daranno
l'ultimo saluto al loro
congiunto nella chiesa di
Sant'Angelo. Vuole che la sua
lettera venga letta dal
sacerdote durante la messa del
funerale a cui lei non
parteciperà. "Stiamo vivendo una
doppia tragedia - dice fra le
lacrime la donna - siamo
preoccupati per (Omissis) ma siamo
vicini al dolore della famiglia
di Renzo. Mio figlio si deve
prendere la responsabilità di
quello che è successo anche se
sono sicura, e spero lo
capiscano anche i giudici, che
lui non voleva uccidere. Non ha
picchiato Renzo per ammazzarlo,
questo deve venire fuori dagli
esami che stanno effettuando i
medici". Sabato mattina la donna
e l'ex marito Flavio Pettenò
andranno a trovare il figlio al
Due Palazzi. "Deve sapere - dice
(Omissis) - che la sua
famiglia gli è vicina, io, suo
padre e i suoi cinque fratelli.
Anche se il momento è difficile,
deve avere fiducia e pazienza".
Nonostante la rabbia rimanga il
sentimento prevalente nei
fratelli della vittima, Sergio Trabuio non ha parole di odio
per (Omissis): "Me lo ricordo
quando era un bambino alle
elementari, dove io facevo il
bidello insieme a sua mamma -
ricorda l'uomo, tradendo una
velata tenerezza - quando usciva
dalla classe mi dicevano di
tenerlo d'occhio perché era un
birbante. Non credo nemmeno io
che volesse ammazzare Renzo, ma
purtroppo le cose sono andate
così. In fondo se ne sentono
ogni giorno di tragedie
incomprensibili al telegiornale,
troppo spesso non si dà
importanza alla vita, né alla
propria né a quella degli altri.
Una cosa è certa - sottolinea il
fratello della vittima - Renzo
non soffriva di cuore, era sano
come un pesce. Anche se gli
accertamenti che stanno facendo
dovessero rivelare che è stato
un infarto ad ucciderlo, rimane
il fatto che non gli sarebbe
venuto se non avesse preso
quelle botte. È troppo presto
per noi per pensare al perdono -
confessa Sergio Trabuio - ora è
meglio che le nostre famiglie
stiano lontane e credo che
sarebbe meglio se i (Omissis) al
funerale non si facessero
vedere". Se gli ulteriori esami
che si stanno effettuando
all'istituto di medicina legale
dovessero accertare che Trabuio
è morto per infarto, il capo
d'accusa nei confronti di
(Omissis) potrebbe diminuire di
gravità, passando da omicidio
volontario a preterintenzionale.
"Non so cosa verrà fuori -
insiste Sergio Trabuio - io
credo, in ogni caso, che
(Omissis)
debba restare in carcere perché
quello che ha fatto è grave, ma
la sua pena la decideranno i
giudici". Ieri ha riaperto anche
il bar di via Mattei, dove è
avvenuta la rissa finita in
tragedia. Su un tavolo, in
corrispondenza del punto in cui
giaceva quasi esanime il corpo
di Renzo Trabuio domenica notte,
c'è un mazzo di fiori. La
titolare cinese Li-Li sta dietro
al banco a servire "bianchetti"
e non parla. Ai tavoli, diversi
uomini che "battono il fante",
come dicono loro con le carte da
briscola in mano. Dell'omicidio
non vogliono parlare.
8 giugno 2006
Fonte: Il Mattino di
Padova
(Omissis) rimane in
galera
di Cristina Genesin
SANT'ANGELO - Resta in
carcere (Omissis), il
trentenne muratore finito in
carcere con l'accusa di aver
volontariamente ucciso, per
futili motivi, un compaesano,
Renzo Trabuio, 46 anni. Lo ha
stabilito il tribunale del
Riesame di Venezia, che ha
respinto la richiesta di revoca
della misura di custodia
cautelare in carcere presentata
dall'avvocato Danillo Taschin,
legale di (Omissis). Una decisione
non del tutto imprevedibile. La
procura, infatti, non ha
modificato le gravissime
contestazioni rivolte al
giovane, nonostante l'autopsia
abbia svelato che Trabuio è
morto da arresto
cardiocircolatorio - determinato
da cause meccaniche come un
infarto o cause elettriche - e
non per i calci sferrati da
(Omissis). Sul cranio della vittima,
o in altre parti del corpo, non
sono state riscontrate lesioni
mortali. Tuttavia solo ad agosto
saranno trasmessi alla procura i
risultati della perizia
autoptica affidata al dottor
Cesare Tarranova e al professor
Gaetano Thiene, direttore
dell'Istituto di anatomia
patologica. Perché resta da
chiarire il nesso di causalità
tra i calci e la morte, se
possano aver causato o indotto
l'arresto cardiaco. La lite
mortale avviene nella notte tra
il 4 e il 5 giugno scorso,
davanti al "bar del Popolo" in
via Roma. Una lite che (Omissis) ha negato fosse stata
scatenata da discussioni su calciopoli. Tra i due solo
qualche battuta banale. E uno
sguardo di traverso. Poi lo
scontro fisico, il ruzzolone a
terra. (Omissis) tenta di alzarsi, Trabuio di aggrappa a lui: "Gli
ho dato un calcio, forse due,
per cercare di liberarmi... Non
volevo ucciderlo".
22 giugno 2006
Fonte: Il Mattino di
Padova
(Omissis) è tornato
in libertà
di Simonetta Zanetti
SANT'ANGELO DI PIOVE -
(Omissis) torna in libertà.
Il trentenne muratore accusato
di aver ucciso Renzo Trabuio
durante una lite lo scorso
giugno è tornato nella sua casa
a Sant'Angelo. Rimane per lui
l'obbligo di firma. Un grande
cambiamento se si considera che
fino a poche ore fa si trovava
dietro alle sbarre, con il
rischio di trascorrervi il resto
dell'esistenza. Il giudice per
le indagini preliminari
Nicoletta De Nardus ha stabilito
la scarcerazione del muratore di
Sant'Angelo giovedì, su istanza
del difensore Danillo Taschin,
sentito il parere favorevole del
pubblico ministero Antonella
Toniolo. Si alleggerisce così
anche la posizione processuale
di (Omissis), per cui l'accusa viene
derubricata da omicidio
volontario aggravato da futili
motivi a omicidio
preterintenzionale. E a questo
punto, stando all'esito degli
ultimi riscontri, mano a mano
che gli accertamenti procedono,
le sorprese potrebbero non
essere ancora finite.
L'originaria ipotesi di una
patologia cardiaca preesistente,
già prospettata dai periti della
stessa accusa, trova dunque
riscontro nella relazione svolta
dal medico legale della difesa,
Maurizio Banfi, sulla perizia
già effettuata dai due luminari
dell'accusa. A suo tempo,
infatti, il dottor Cesare
Terranova, medico dell'istituto
di Medicina legale che aveva
eseguito la perizia autoptica
sul corpo di Trabuio qualche
giorno dopo il fatto, aveva
accertato che il decesso era
sopravvenuto per arresto
cardiocircolatorio. In seguito
Terranova era stato affiancato
dal professor Gaetano Thiene,
direttore dell'istituto di
Medicina legale nonché
specialista in chirurgia
cardiologica, con il chiaro
obiettivo di non lasciare adito
ad ambiguità di sorta sul ruolo
che i calci sferrati da
(Omissis)
avevano avuto sulla sorte
dell'idraulico. Il problema era
quindi capire l'esistenza di un
nesso di causalità tra le
pedate, ammesse dallo stesso
(Omissis), e l'arresto cardiaco. Che
per la difesa non c'è. Secondo
la perizia svolta dal dottor
Banfi, infatti, la notte tra il
3 ed il 4 giugno, quando i due
uomini erano venuti alle mani,
il quarantaseienne idraulico
stava già male; il suo cuore
stava soccombendo ad un infarto
che aveva cominciato a
manifestarsi diverse ore prima
che l'uomo si recasse in via
Mattei al bar noto come "Casa
del popolo", sul piazzale del
quale sarebbe poi scoppiata la
rissa di fronte a numerosi
avventori. In particolare il
cuore di Trabuio era in balia di
un "distaccamento della placca
arteriosclerotica". Uno stato
grave che poneva il muscolo
cardiaco in uno stato di pesante
sofferenza che perdurava da
circa sette ore. In sostanza
quindi, sempre secondo le
valutazioni della difesa, in
quelle condizioni Trabuio
sarebbe morto comunque.
Indipendentemente dai calci
presi da (Omissis) e dallo stress
della rissa. Una versione che in
qualche modo si allinea,
rafforzandola, alla strada
tracciata dai periti della
procura, aprendo la via ad uno
sgravio significativo delle
responsabilità del muratore.
(Omissis) si trovava in
carcere dallo scorso 5 giugno
quando era stato condotto nella
casa circondariale di Padova con
l'accusa, pesantissima, di
omicidio volontario aggravato
dai futili motivi. Del resto lo
stesso (Omissis) aveva sempre
sostenuto che la lite con Trabuio era stata provocata da
alcune battute banali. Poi i due
erano venuti alle mani ed erano
finiti a terra. (Omissis) aveva
cercato di rialzarsi e Trabuio
si era aggrappato a lui.
(Omissis)
sosteneva di avergli dato un
calcio, forse due, per cercare
di liberarsi. Su una cosa non
aveva mai avuto né dubbi né
cedimenti: il trentenne aveva
sempre sostenuto di non aver mai
avuto intenzione di uccidere il
rivale. I presenti sostenevano
che i due erano venuti alle mani
per questioni legate a Calciopoli, entrambi
appassionati di pallone: Trabuio
era juventino sfegatato e
(Omissis)
interista. Due propensi a
scaldarsi se c'era in ballo la
fede calcistica, ma anche due
persone incensurate, che non
avevano mai avuto problemi con
la giustizia. Per questo, almeno
secondo la difesa, quella sera
la morte avrebbe comunque
abbracciato Trabuio dietro
l'angolo.
29 luglio 2006
Fonte: Il Mattino di
Padova
In tribunale il muratore
accusato di omicidio
SANT'ANGELO DI PIOVE -
Fissata per il 18 gennaio
dell'anno prossimo d'udienza
preliminare nei confronti di
(Omissis) di Sant'Angelo di
Piove, il trentenne muratore
accusato di omicidio
preterintenzionale legato
all'improvvisa morte
dell'idraulico Renzo Trabuio
durante una lite avvenuta il 4
giugno scorso. L'udienza di
terrà davanti al gup Rita
Bortolotti, con Antonella
Toniolo pm. Il 26 settembre, il
gip Nicoletta De Nardus aveva
deciso di scarcerare l'accusato,
su istanza del difensore Danillo
Taschin, sentito il parere
favorevole del pm Toniolo. Il
motivo che aveva indotto il gip
a liberare (Omissis) dai vincoli
cautelari era dovuto ad un fatto
preciso: la sua posizione,
inizialmente ferma nell'ipotesi
dell'omicidio volontario,
aggravato da futili motivi,
aveva via via perso di
consistenza fino a venire
derubricata nell'omicidio
preterintenzionale. A costringere
l'accusa a fare marcia indietro
era stato l'esito degli ultimi
riscontri, esaustivi
nell'attribuire la morte di Trabuio ad una "patologia
cardiaca preesistente" rilevata
dal medico-legale della difesa
Maurizio Banfi e peraltro già
prospettata dagli stessi
consulenti del pm. Dapprima il
dottor Cesare Terranova, medico
dell'istituto di Medicina legale
che aveva eseguito la perizia
autoptica sul corpo di Trabuio
aveva accertato che il decesso
era sopravvenuto per arresto
cardiocircolatorio. In seguito
Terranova venne affiancato dal
professor Gaetano Thiene,
direttore dell'istituto di
Medicina legale e specialista in
chirurgia cardiologica,
nell'intento di non lasciare
adito a dubbi di sorta sul ruolo
assunto dai calci sferrati da
(Omissis) sulla sorte
dell'idraulico. Secondo la
perizia svolta dal dottor Banfi,
quando i due litiganti vennero
alle mani (notte fra il 3 e il 4
giugno) il cuore del
quarantaseienne idraulico stava
soccombendo ad un infarto già
iniziato diverse ore prima che
l'uomo si recasse in via Mattei
al bar noto come "Casa del
popolo", sul piazzale del quale
sarebbe poi scoppiata la rissa
di fronte a numerosi avventori.
Il cuore di Trabuio era in balia
di un "distaccamento della
placca arteriosclerotica", tale
da porre il muscolo cardiaco in
uno stato di pesante sofferenza
da circa sette ore. In sostanza
quindi, a parere della difesa,
in quelle condizioni Trabuio
sarebbe morto comunque.
14 dicembre 2006
Fonte: Il Mattino di
Padova
Litigio concausa della
morte di Trabuio
SANT'ANGELO - L'infarto
era già iniziato da alcune ore.
Ma quella lite sfociata in
scontro fisico, è stata una
concausa della morte. È questo
l'esito della perizia sulla
morte di Renzo Trabuio,
l'idraulico di 46 anni spirato
nella notte tra il 3 e il 4
giugno 2006 dopo una
colluttazione con il compaesano
(Omissis), trentunenne,
davanti al bar noto come "Casa
del Popolo" in via Mattei 32 a
Sant'Angelo in seguito a banali
battute. Ieri davanti al gup
padovano Rita Bortolotti,
chiamata decidere sul rinvio a
giudizio del trentunenne, i due
specialisti incaricati (il
medico legale Monica Cucci e il
cardiologo Ugo Garbarini
entrambi di Milano) hanno
illustrato la perizia da cui
dipende la sorte processuale di
(Omissis), imputato di omicidio
preterintenzionale. Una sorte
che si fa più critica: non a
caso il suo difensore,
l'avvocato Danillo Taschin, ha
chiesto uno slittamento
dell'udienza al 4 dicembre. In
quella data dovrà decidere se
affrontare l'udienza preliminare
e il rischio (ormai inevitabile)
di un processo in Corte
d'Assise, oppure scegliere un
rito alternativo davanti allo
stesso gup. Rito che consente di
ottenere lo sconto di un terzo
della pena. Ad esempio con un
patteggiamento allargato
(Omissis)
potrebbe arrivare a incassare 4
anni e mezzo di reclusione,
partendo da una pena base di 10
anni e beneficiando, oltre che
dello sconto per il rito, pure
delle attenuanti in quanto
incensurato. I due periti hanno
rilevato che l'arresto
cardiocircolatorio di Trabuio
risale a 20 minuti dopo la lite,
il momento in cui è arrivata
l'ambulanza. Trabuio prima ha
avuto uno scontro verbale, poi è
stato aggredito con calci e
pugni al viso che gli hanno
fatto perdere tre denti. Forte
l'impatto emotivo che ha
provocato un aumento della
pressione e un affaticamento
delle già precarie condizioni
del suo cuore malandato. (c.g.)
9 novembre 2007
Fonte: Il Mattino di
Padova
"Mio figlio non è un
delinquente
Ha ancora gli
incubi, andremo avanti"
SANT'ANGELO DI PIOVE -
"Per ora accettiamo il verdetto
del tribunale, ma non ci
arrendiamo e proseguiamo con gli
altri gradi di giudizio":
(Omissis), madre di (Omissis), il
trentaduenne condannato in primo
in grado per l'omicidio
dell'idraulico Renzo Trabuio, ha
accolto con amarezza la condanna
del figlio. "Al di là di ciò che
viene deciso in tribunale -
prosegue la donna - mi fa molto
male ciò che da quasi tre anni
sta succedendo a mio figlio. Si
è preso del pregiudicato e
dell'assassino, per trovare un
posto di lavoro sono dovuta
andare io a garantire per lui.
Ma io sono certa che mio figlio
non è un delinquente, per questo
mi ferisce molto la cattiveria
delle persone. Certamente
pagherà per quello che è
successo, e non ci sarà alcuna
fortuna per noi che ricchi non
siamo. Mi preoccupa lo stato di
salute di (Omissis) - confessa la
madre - continua ad avere brutti
incubi legati a quel tragico
episodio, dorme poco e male ed è
tormentato. Tornando a casa dal
tribunale ha solo detto che non
sa cosa aspettarsi per il suo
futuro. Ora lavora solo per
pagare gli avvocati e non so
nemmeno come faremo a far fronte
alle spese a cui è stato
condannato. Viviamo in casa
popolare e siamo una famiglia
modesta. Certamente andremo
avanti con il processo
affrontando anche gli altri
gradi, ma è difficile avere
fiducia". (e.l.)
7 giugno 2008
Fonte: Il Mattino di
Padova
"Giudizio equo, ma
nessuna condanna
potrà
cancellare il nostro dolore"
di Elena Livieri
SANT'ANGELO DI PIOVE -
"Rispettiamo la decisione del
tribunale e non chiediamo né più
né meno di quello che è stato
stabilito": Sergio Trabuio,
fratello di Renzo, si dichiara
soddisfatto della condanna a
quattro anni e mezzo inflitta in
primo grado a (Omissis). "Il
giudizio ci è sembrato equo -
prosegue Sergio Trabuio -
ovviamente nulla toglie al
nostro dispiacere per avere
perso un fratello in modo così
assurdo. Nessuna pena del resto
potrebbe cancellare il dolore
per la sua morte. Abbiamo
aspettato con serenità la
sentenza - racconta il fratello
della vittima - senza nutrire
alcun tipo di aspettativa. Il
timore di noi familiari era che
ci ritrovassimo alla fine con la
beffa oltre che il danno.
Quest'ultimo nulla e nessuno lo
potrà riparare, ma almeno
qualcuno è stato riconosciuto
colpevole e pagherà alla
giustizia il suo conto. Non
abbiamo interesse a nutrire
rancori e odio - sottolinea
Sergio Trabuio - ma ciascuno
deve assumersi le sue
responsabilità e questa volta la
giustizia, secondo il mio
parere, è andata per il verso
giusto. Non so cosa verrà deciso
nei prossimi gradi del processo,
in ogni caso rispetteremo le
decisioni del tribunale e
attenderemo con fiducia". Oltre
a Sergio, Renzo Trabuio ha
lasciato i fratelli Marcello,
Paolo, Luigi e Annamaria che
vivono in via Cinque Crosare.
7 giugno 2008
Fonte: Il Mattino di
Padova
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