|
"Il disastro di Kayseri
è forse uno dei più
importanti avvenimenti
che incidono nella
società turca nel corso
del 1960. Le squadre di
calcio sono state più
che strumenti nella
sfida delle città di
provincia per l'egemonia
di Istanbul. Esse hanno
inoltre contribuito a
forme simboliche di
rivalità tra le città di
medie dimensioni, che
concorrevano ad essere
centri regionali. Il
conflitto più intenso
avvenne tra le città di
Kayseri e Sivas. Sin dai
primi anni della
Repubblica turca, queste
due città vicine erano
in competizione per
divenire il centro
sociale ed economico
dell'Anatolia Centrale.
Kayseri era più
sviluppato e più ricco
di Sivas. Inoltre, i
commercianti di Kayseri
dominavano sull'economia
di Sivas. Pertanto,
mentre le partite di
calcio hanno
rappresentato per Sivas
l'idea di mettere in
discussione l'egemonia
tradizionale di Kayseri,
per Kayseri significava
resistere a questa
sfida. Spinto da questo
contesto sociale ed
economico teso, alcuni
scontri scoppiarono tra
le squadre
dilettantistiche di
Kayseri e Sivas".
Fonte: "Soccer
and Disaster:
International
Perspectives" |
|
1967, il disastro di
Kayseri
di Francesco Schirru
Nel 1967 l'inferno in
terra a Kayseri, Turchia: 43
morti, 600 feriti, due città
devastate e il calcio nazionale
mutato per sempre. Sivasspor e
Kayserispor, cronaca di quel
terrificante giorno.
Heysel,
Hillsborough, Port Said, Calì,
Luznhiki. Terrificanti tragedie
del calcio mondiale. Avvenute
ciclicamente, in ogni decennio
dalla diffusione interplanetaria
dello sport con la palla a
spicchi. In Belgio, in
Inghilterra, in Egitto, in
Russia. E sì anche in Turchia:
una storia che molti non
conoscono o hanno dimenticato.
Non gli amici e i famigliari dei
43 morti nell'inferno del
Kayseri Atatürk Stadyumu, teatro
degli orrori, teatro della più
grande tragedia del calcio
turco. Siamo nel 1967, nella
terza serie turca, divisa in
girone bianco e in girone rosso.
Mentre nel campionato principale
il Besiktas è chiamato a
difendere il titolo dall'assalto
delle rivali Fenerbahçe e
Galatasaray, nelle categorie
minori squadre nate da
pochissimo o appena fuse per
creare un seguito importante di
tifosi, provano a farsi strada.
Il tutto con l'ausilio di ultras
non proprio di buone maniere,
eufemismo che porterà agli
scontri mortali di quel caldo e
afoso settembre a Kayseri. A
Kayseri nel 1966 si fondono
insieme Ortaanadoluspor e
Sanayispor dando vita al
Kayserispor Kulübü, primo club
della città, al quale seguirà
anni dopo il Kayserispor.
Kayseri è una città
dell'Anatolia Centrale, popolosa
e con una storia millenaria tra
l'Impero Romano e quello
Ottomano. A duecento km di
distanza c'è il Sivasspor di
Sivas, capoluogo decisamente più
limitato in termini di
popolazione, economia e
sviluppo. A Kayseri abitano
diversi commercianti provenienti
da Sivas e una larga fetta di
abitanti di Sivas proviene da
Kayseri. La rivalità tra le due
città è enorme, ma dopo quel
1967 sarà infuocata.
Il 17
settembre 1967 i tifosi del
Sivasspor arrivano a Kayseri con
20 minibus, 40 pullman.
Utilizzando treno e automobili.
Nell'aria c'è tensione, nelle
strade la sensazione che possa
accadere qualcosa di terribile.
Una di quelle sensazioni che
però scompare dopo pochi
secondi, rendendosi conto che
pensare al peggio in
continuazione non ti permette di
vivere. Certo, gli incidenti
capitati mesi prima in altri
stadi turchi non avevano certo
aiutato a tenere il clima freddo
e disteso. La positività non
poteva essere del 100%. Scattano
le 16:00, l'orario della gara.
Stadio stracolmo, tante famiglie
sotto il caldo asfissiante
cittadino si accomodano per
assistere a Kayserispor e
Sivasspor. Benvenuti
all'inferno. La gara è
equilibrata, ma a segnare la
rete del vantaggio sono i
padroni di casa. L'unica rete
della gara. E di reti, nelle
settimane seguenti, le due
compagini non ne vedranno
nemmeno l'ombra. In campo la
situazione diventa
immediatamente incandescente,
qualcosa accade. Dopo un fallo
da tergo in mezzo al campo gli
animi si scaldano e il direttore
di gara è costretto a mostrare
il cartellino rosso ad un
giocatore del Kayserispor. Le
proteste sugli spalti e sul
terreno di gioco sono però
talmente forti che l'arbitro è
costretto a cambiare la propria
decisione mantenendo la parità
numerica. La tensione sale alle
stelle mentre il 45' scocca.
Intervallo all'Atatürk, il più
lungo nella storia del calcio
turco. Fatto di grida e terrore.
Siamo in un vecchio stadio
turco, con regole infinitamente
meno pressanti e rigide rispetto
agli anni 2000. Siamo negli anni
'60. Comincia un timido lancio
di pietre subito sedato dalle
forze dell'ordine. Le tifoserie
hanno gli occhi infuocati e
l'adrenalina da teppista
omicida. Insulti, cori,
attacchi. Parte la sassaiola e
sì, il calcio turco cambia per
sempre. Cambia per sempre
soprattutto la vita delle
persone coinvolte in quel
disastro. A farne le spese
soprattutto i tifosi del
Sivasspor. Presi dal panico,
schiacciati nel loro settore, i
fans del Sivasspor si danno alla
fuga. Una fuga disordinata,
dettata dall'orrore, che non può
non causare il peggio. Nel
tentativo di evitare le pietre
la massa non guarderà in faccia
a nessuno: i primi a perdere la
vita, pressati e asfissiati,
saranno due bambini. Terzo
attore al Kayseri Stadium è la
polizia: mentre i tifosi
cercavano di fuggire in campo
alla cieca, le forze dell'ordine
li respingevano con i
manganelli, portando tutti nella
stessa direzione di fuga, verso
le porte di ferro dello stadio.
E qui la tragedia continuerà a
consumarsi. Schiacciati contro
le porte, raggiunti dagli ultras
del Kayserispor
armati di
coltelli, cinghie e bastoni,
cercando di fuggire
all'incessante sassaiola,
moriranno altre 41 persone,
mentre altre 400, 600 secondo
alcune fonti, rimarranno ferite
anche in maniera gravissima. C'è
il sole a Kayseri, ma la polvere
alzata dall'inferno in terra
rende il cielo grigio. E
l'oltretomba non potrebbe essere
più vicino per i testimoni, per
i sopravvissuti, per chi deve
rendersi conto di aver perso
qualcuno, solamente qualche
istante prima. Gli ultras del
Sivasspor, disperati e a caccia
di vendetta, riusciranno con
difficoltà ad uscire dallo
stadio. E Kayseri, quella non
legata al calcio, sarà
devastata. Auto incendiate,
pestaggi contro la popolazione,
negozi devastati dalla furia. I
lavoratori provenienti da Sivas
che lavorano a Kayseri vengono a
sapere di quanto accaduto ai
concittadini. Qualche ora dopo
anche a Sivas, arriverà la
notizia. E le attività dei
lavoratori provenienti da
Kayseri subiranno danni
irreparabili. Vendetta in
entrambe le città, nonostante la
polizia collocata di fronte ad
ogni negozio di lavoratori di
Kayseri. Alcune forze
dell'ordine, anzi, permetteranno
senza intervenire, voltandosi
dall'altra parte, la vendetta
incondizionata contro lavoratori
colpevoli solamente di essere
concittadini delle bestie
dell'Ataturk Stadium. Undici le
persone arrestate quel giorno,
solo l'inizio. Un piccolo,
minuscolo, intervento. I
politici non possono fare
diversamente: servizio di
autobus tra le due città
eliminato, traffico limitato,
colpo enorme per l'economia.
Troppa tensione per rischiare,
vengono chiusi i negozi, Sivas è
solo di Sivas, Kayseri solamente
di Kayseri. E il calcio ? Il
calcio si riprenderà molto,
molto, lentamente. Diciassette
gare di squalifica per entrambe
le società, squadre
arbitrariamente impossibilitate
a sfidarsi negli anni seguenti.
Una ferita enorme per il calcio
turco, una tragedia per il
popolo turco. Quarantatré morti,
centinaia di familiari con una
vita cambiata per sempre. Il
male del calcio, il dark side
del goal. Lo sport senza più
significati.
17 giugno 2015
Fonte: Goal.com
|
Una sanguinosa
esplosione di furia collettiva
in uno stadio
Strage ad una partita di
calcio in Turchia: 46 morti, 600
feriti
Nella cittadina di
Kayseri la folla si scatena per
un "goal" contestato e i tifosi
delle opposte squadre si
affrontano sul campo - Travolta
la polizia, si battono con
rivoltelle e coltelli - Gli
spettatori che fuggivano sono
stati schiacciati e calpestati.
(Nostro servizio
particolare) Istanbul, lunedì
mattina. Quarantasei e forse più
morti, seicento feriti, danni
materiali per molte decine di
milioni di lire italiane. Non è
il bilancio di un terremoto
distruttore, né di una battaglia
tra opposti eserciti; è
l'incredibile, assurdo risultato
d'una incivile esplosione di
"tifo" sportivo in una cittadina
turca di provincia in seguito ad
un goal segnato su un campo di
calcio. La strage è avvenuta
ieri nello stadio di Kayseri
dove stavano affrontandosi le
squadre del "Kayserispor" e del
"Sivasspor", tradizionalmente
avversarie accanite così come
accesa è la rivalità di
campanile tra le città che esse
rappresentano nel football. Le
tribune erano affollatissime,
c'erano circa 15 mila persone.
Per prudenza i sostenitori della
squadra locale erano in settori
separati con appositi recinti da
quelli della formazione ospite,
giunti anche loro a battaglioni
per incitare alla vittoria i
propri favoriti. Tra il tifo più
acceso la partita stava
procedendo molto animata quando
un giocatore del Kayserispor ha
segnato un goal che l'arbitro ha
convalidato senza consultare il
guardalinee, il quale riteneva
che l'autore del punto non fosse
in posizione regolare, cioè si
trovasse in "fuori gioco".
Convalidato il punto, la palla
avrebbe dovuto essere portata al
centro per riprendere la
partita. Ma la gara non ha avuto
più seguito in quanto i tifosi
del Sivasspor iniziavano una
fitta sassaiola la contro la
tribuna occupata dai tifosi
locali. Questi dapprima
replicavano lanciando
bottigliette e altri oggetti e
quindi, invaso il campo, si
scontravano con i rivali che
avevano anch'essi abbandonato le
tribune. Il terreno di gioco in
breve si trasformava in un campo
di lotta libera collettiva. Le
sparute forze di polizia
venivano subito travolte e
sgominate e almeno diecimila
pazzi scatenati si affrontavano
combattendosi, è la parola,
all'ultimo sangue e impiegando
non solo i pugni ed i calci ma
anche coltelli e persino armi da
fuoco. La spaventosa e già
cruenta bagarre ha dilagato
fuori dello stadio dove
cittadini di Kayseri hanno
attaccato coloro che venivano
indicati come "stranieri". La
battaglia durava alcune ore fino
a che le autorità non riuscivano
a far giungere in città, ingenti
rinforzi di polizia e
dell'esercito che solo a fatica
riuscivano a ristabilire la
calma. All'inizio del dramma,
centinaia di donne, bambini e
ragazzi avevano cercato, in
preda al terrore di uscire dallo
stadio. La folla, incalzandoli
alle spalle, li ha spinti contro
i cancelli troppo strettì:
parecchi sono morti soffocati o
schiacciati o calpestati, molti
sono rimasti feriti. Ancora non
è noto, il bilancio definitivo,
ma secondo le prime notizie date
da funzionari di polizia ben
quarantasei persone hanno perso
la vita sia per coltellate o
altri colpi ricevuti sia perché
sono finiti sotto i piedi dei
tifosi scatenati sugli spalti
dello stadio e alle uscite. Più
di seicento, persone hanno
riportato lesioni e tra esse
almeno venti sono state colpite
da proiettili d'arma da fuoco.
Tre autobus e numerose
automobili che erano serviti ai
tifosi del Sivasspor per
raggiungere Kayseri (distante
circa 200 chilometri) sono stati
dati alle fiamme e sono andati
completamente distrutti. Come se
non bastasse della battaglia in
città hanno saputo approfittare
i teppisti e gli immancabili
sciacalli che hanno preso di
mira negozi e case di abitazione
saccheggiandoli e devastandoli.
Gli incidenti odierni di Kayseri
ricordano la spaventosa strage
occorsa nel maggio di tre anni
fa a Lima, nel Perù, dove
trecento persone perdettero la
vita e oltre cinquecento furono
ferite per i disordini esplosi
nel corso dell’incontro
internazionale di calcio tra
l'Argentina e il Perù. f. p.
18 settembre 1967
Fonte: Stampa Sera
Oltre quaranta morti e
centinaia di feriti
Due città isolate in
Turchia dopo i tragici scontri
nello stadio
Truppe corazzate
controllano la strada che
collega Kayseri con Sivas -
L’ondata di follia collettiva si
è scatenata nello stadio di
Kayseri per un "goal" contestato
- I tifosi delle due squadre si
sono battuti con pistole,
coltelli e bottiglie - Riunito
d'urgenza il Consiglio dei
ministri per esaminare la
situazione - Forse nelle due
città rivali verrà imposto il
coprifuoco - Si temono
gravissime e violente
rappresaglie.
(Nostro servizio
particolare) Istanbul, lunedì
sera. Truppe corazzate
sorvegliano la strada che
collega Kayseri con Sivas,
mentre agli ingressi delle due
città sono stati stabiliti dei
posti di blocco. Si teme che la
tragica partita di calcio
svoltasi ieri allo stadio di
Kayseri (46 morti e oltre 600
feriti) possa scatenare delle
rappresaglie dalle conseguenze
gravissime. Il bilancio di
questa esplosione di follia
collettiva forse non è ancora
definitivo. Una decina di
feriti, infatti, versa in
condizioni gravissime e i medici
disperano di poterli salvare. Il
primo ministro turco Suleyman
Demirel, che oggi avrebbe dovuto
recarsi a Mosca, ha rinviato la
partenza, ed ha convocato in
seduta di emergenza il Consiglio
dei ministri per decidere i
provvedimenti da adottare.
Intanto a Kayseri sono giunti in
aereo il capo della polizia, il
ministro dell'Interno e quello
dello Sport, muniti di pieni
poteri. Il Ministro dell'Interno
ha aperto immediatamente
un'inchiesta, mentre il ministro
dello Sport ha ordinato la
sospensione del campionato di
calcio di seconda divisione, al
quale partecipano le squadre di
Kayseri e di Sivas. Quello di
ieri, anche se il più grave, non
è il primo incidente che avviene
sui campi di gioco turchi. Già
nelle scorse settimane, in
parecchie località erano sorti
dei tumulti, a stento sedati
dalla polizia. Fino a questo
momento non è stato operato
alcun arresto, ma certamente
nelle prossime ore parecchie
persone verranno fermate. In
particolare la polizia vuole
individuare coloro che hanno
fatto ricorso alle armi,
coltelli e pistole. Le autorità
non hanno escluso che venga
imposto il coprifuoco sia a
Kayseri che a Sivas. La tragedia
di Kayseri è superata come
gravità soltanto da quella
accaduta a Lima nel maggio del
1964, in occasione dell'incontro
fra le nazionali di calcio
dell'Uruguay e del Perù. Allora
i morti furono trecento ed i
feriti mille. Gli incidenti di
ieri sono scoppiati, come è
noto, durante la partita fra il
"Kayserispor" e il "Sivasspor",
due squadre divise da una
vecchia ed aspra rivalità. La
gara era giunta al ventesimo
minuto senza incidenti degni di
nota, quando il Kayseri segnava
un goal che l'arbitro
convalidava senza consultare il
guardialinee, che aveva
segnalato il fuorigioco. Le
migliaia di tifosi giunti da
Sivas cominciavano a lanciare
sassi e bottigliette sul terreno
di gioco. Considerata la
situazione l'arbitro sospendeva
l'incontro e inviava le squadre
negli spogliatoi. Questa
decisione, però inaspriva ancor
più gli animi, così che, nel
giro di pochi minuti, almeno
diecimila spettatori invadevano
il campo affrontandosi in due
schiere: da una parte i tifosi
locali, dall'altra quelli giunti
da Sivas. Vano riusciva
l'intervento della polizia,
subito travolta
dalle migliaia
di tifosi impazziti. La
battaglia si accendeva cruenta e
proseguiva anche fuori dallo
stadio. Nella ressa ai cancelli,
molte persone restavano
schiacciate; altre morivano sia
sul campo, sia all’esterno dello
stadio durante gli scontri. Nel
corso della battaglia sono stati
esplosi parecchi colpi di arma
da fuoco: moltissime le persone
ferite da coltellate o da
improvvisate quanto micidiali
armi ottenute spezzando
bottigliette di bibite. Intanto
la notizia della battaglia di
Kayseri giungeva a Sivas,
distante centosettantacinque
chilometri e subito i tifosi
locali che non avevano seguito
la squadra nella trasferta,
intraprendevano la caccia alle
automobili con la targa di
Kayseri. Tre vetture sono state
incendiate e sette persone
ferite. a. r.
18 settembre 1967
Fonte: Stampa Sera
|
|
|
|