Estero
Egitto nel caos
Egitto, disastro allo
stadio: almeno 30 morti negli
scontri al Cairo
Campionato sospeso a
tempo indeterminato. Prima della
partita con l'Enppi, i tifosi
dello Zamalek sono venuti a
contatto con la polizia: la
reazione durissima ha provocato
molte vittime, il cui numero è
ancora provvisorio.
Milano - Tragedia in
Egitto, calcio, violenza e
politica si mischiano per creare
il caos al Cairo: almeno 30 i
tifosi morti e una ventina di
feriti in scontri tra ultrà e
forze di sicurezza prima di una
partita di calcio (ma il
bilancio è provvisorio). Lo
hanno reso noto fonti mediche e
delle forze dell'ordine della
capitale, aggiungendo che la
sicurezza ha impedito ai tifosi
di entrare allo stadio per
assistere alla partita tra
Zamalek e Enppi.
L'ASSALTO - La polizia,
hanno riferito le fonti, ha
usato gas lacrimogeni durante
l'operazione per respingere il
tentativo di ingresso
nell'impianto messo in atto dal
gruppo White Knights. Questi
ultimi non avevano ottenuto il
biglietto per assistere al match
(il primo di campionato in cui
erano ammessi tifosi dopo la
tragedia di Port Said) e secondo
ricostruzioni sarebbero stati
bloccati in una specie di
"gabbia", dove poi sarebbero
stati sparati dei lacrimogeni.
Da lì i tentativi di fuga e i
decessi nella calca. Il
ministero dell'Interno ha
confermato il disastro, senza
essere ancora in grado di
comunicare il numero preciso
delle vittime, da ritenersi
dunque provvisorio.
LA REAZIONE - Il match
non è stato immediatamente
sospeso (la Federcalcio ha
"premuto" perché si giocasse) e
si è regolarmente concluso
sull'1-1, ma uno dei giocatori
dello Zamalek, Omar Gaber, si
sarebbe rifiutato di giocare la
partita contro l'Enppi. Lo
riferiscono i tifosi sui social
network. Gli ultrà entrati nello
stadio, alla notizia delle
vittime negli scontri, si sono
girati mostrando la schiena al
campo da gioco. L'atmosfera
resta tesissima e rischia di
degenerare ulteriormente se
verranno confermate le voci di
prossimi arresti dei capi ultrà.
I rapporti fra tifosi e forze
governative sono stati al centro
non solo della tragedia di Port
Said, quando morirono 74 tifosi,
ma anche della precedente
"insurrezione" politica del 2011
che aveva portato alla
destituzione del presidente
Hosni Mubarak. Proprio nei
giorni scorsi i tribunali
egiziani avevano comminato 230
condanne all'ergastolo per gli
attivisti laici (non legati alla
Fratellanza Musulmana) della
"primavera araba".
CAMPIONATO SOSPESO -
Intanto il campionato egiziano è
stato sospeso a tempo
indeterminato. La comunicazione
è arrivata direttamente dal
primo ministro egiziano, che ha
sottolineato che i tempi dello
stop verranno comunicati in
seguito. Dopo la tragedia di
Port Said il campionato egiziano
era stato fermato per un anno.
8 febbraio 2015
Fonte: Gazzetta.it
Egitto, 25
morti dopo scontri fuori dallo
stadio al Cairo
Tifosi dello Zamalek
contro le forze dell'ordine. Il
ministero: "Volevano entrare
senza biglietto".
Ancora sangue, ancora
scontri e violenze, anche negli
stadi. A tre anni dai terribili
incidenti di Port Said - che
causarono 74 vittime - l'Egitto
è stato teatro oggi di una nuova
aspra battaglia, che ha visto
contrapporsi gli ultrà alle
forze di polizia all'esterno
dello stadio prima del match di
premier League Zamalek-Enppi,
con un bilancio aggiornato di
almeno 25 morti ed una ventina
di feriti. La procura generale
del Cairo ha aperto un'inchiesta
mentre è stata convocata una
riunione di emergenza del
governo per fare luce sui fatti.
All'origine degli incidenti - ha
scritto il quotidiano al Arham -
sembrerebbe esserci il ristretto
numero dei biglietti in vendita:
solo 5mila, contro i circa
10mila ultrà dello Zamalek
presenti. Erano da poco passate
le 18 (le 17 in Italia) quando
sui social network sono iniziate
a rimbalzare le prime notizie
degli incidenti. Un vero e
proprio inferno - stando a
quanto hanno scritto i media
locali - si è scatenato di
fronte al campo di calcio Air
Defense Stadium della capitale
egiziana, tra i tifosi del club
Zamalek e la polizia.
Violentissimi gli scontri.
"Volevano entrare senza
biglietto e siamo dovuti
intervenire", ha affermato il
ministero dell'Interno. I
tifosi, dispersi a colpi di gas
lacrimogeni, sarebbero quelli
del gruppo "White Knights". Poco
dopo la notizia degli incidenti
uno dei giocatori dello Zamalek,
Omar Gaber, si sarebbe rifiutato
di giocare la partita, secondo
quanto hanno riferito alcuni
tifosi sui social network. Gli
ultrà entrati nello stadio, alla
notizia delle vittime, si sono
poi girati mostrando le spalle
al campo da gioco. Poco dopo un
portavoce del gruppo dei White
Knights (i tifosi sostenitori
della squadra di Zamalek) ha
diffuso la notizia della morte
di cinque persone. Ma è bastato
che passasse un'ora e il
bilancio è stato aggiornato a 20
morti. Poi in serata le autorità
hanno riferito che il numero
delle vittime è salito ancora, a
25 morti. Diversi veicoli di
fronte allo stadio sono rimasti
gravemente danneggiati.
Terribili le foto postate su
Twitter da testimoni che hanno
mostrato i luoghi degli
incidenti completamente
devastati e le immagini dei
cadaveri in strada. Il tutto in
un'atmosfera appesantita dai gas
lacrimogeni lanciati dai
poliziotti che, secondo il
racconto dei testimoni ad al
Ahram, avrebbero causato molte
delle vittime. Altre persone
avrebbero perso la vita
calpestati nel fuggi-fuggi
generale. Gli scontri odierni al
Cairo ripropongono nuovamente la
questione della sicurezza. Non è
infatti la prima volta che
l'Egitto si confronta con
incidenti mortali negli stadi.
Il primo febbraio del 2012,
oltre 70 tifosi morirono allo
stadio di Port Said, nel nord
del Paese, in scontri tra gli
ultrà della squadra ospite di el
Ahly e quella locale di al
Masry. A fine match, vinto poi a
sorpresa dalla squadra di casa,
si scatenò l'inferno con una
furibonda invasione di campo da
parte dei sostenitori del Masry
che diedero la caccia ai
giocatori avversari. In mezzo la
polizia in assetto antisommossa
ma assolutamente incapace di
gestire la situazione. Gli ultrà
egiziani sono fortemente
politicizzati e hanno giocato un
ruolo non secondario nelle
rivolte della Primavera araba
che portarono alla caduta del
regime del presidente Hosni
Mubarak nel 2011.
8 febbraio 2015
Fonte: Corriere dello
Sport
© Fotografia: Gazzetta.it
Egitto,
violenze fuori dallo stadio al
Cairo: 22 morti
Tifosi dello Zamalek
contro la polizia: decine i
feriti. Il ministero: "Volevano
entrare senza biglietto". Tre
anni fa la strage di Port Said:
morirono 70 persone. La
federazione sospende il
campionato.
IL CAIRO - Violentissimi
scontri al Cairo tra gli ultrà
del club Zamalek e le forze di
polizia, nei pressi dello
stadio: il bilancio provvisorio
parla di 22 morti e decine di
feriti. "Volevano entrare senza
biglietto, siamo dovuti
intervenire", afferma il
ministero dell'Interno. I
tifosi, dispersi a colpi di gas
lacrimogeni, sono quelli del
gruppo organizzato White
Knights, una delle fazioni più
politicizzate del tifo, presente
e attiva nelle piazze durante le
manifestazioni che portarono
alla caduta di Mubarak. Il
Zamalek ospitava l'Enppi,
entrambe del Cairo e la partita,
valida per il campionato della
massima serie egiziana. La
federazione egiziana ha deciso
di sospendere il campionato. La
rete al Arabiya afferma che
molte delle vittime hanno perso
la vita nella calca della gente
che fuggiva dalla polizia dopo
l'offensiva con lacrimogeni. Le
violenze si sono innescate
all'esterno dello stadio, di
proprietà del ministero della
Difesa, prima della partita: a
quanto pare, per i 10 mila ultrà
dei "White Knights" dello
Zamalek erano disponibili solo 5
mila biglietti; gli altri allora
avrebbero tentato di sfondare i
cancelli e di entrare con la
forza. Si tratta del peggior
massacro ad una partita di
calcio in Egitto dopo la strage
di Port Said del 2012 quando le
vittime furono 70. Le autorità
da allora avevano ristretto gli
accessi ai match, ma
recentemente le regole erano
state ammorbidite.
8 febbraio 2015
Fonte: Repubblica.it
(Testo © Fotografia)
Egitto,
scontri polizia-ultrà al Cairo:
è strage
Almeno 25 morti per le
violenze fuori dallo stadio
prima del derby tra Zamalek e
Enppi. Peggiore massacro a una
partita di calcio dopo la strage
del 2012 a Port Said (75
vittime).
Ancora sangue, ancora
scontri e violenze, anche negli
stadi. A tre anni dalla
terribile strage del 2012 a Port
Said - 74 vittime - l’Egitto è
stato teatro oggi di una nuova
aspra battaglia, che ha visto
contrapporsi gli ultrà alle
forze di polizia all’esterno
dello stadio prima del match
della massima Serie
Zamalek-Enppi, con un bilancio
aggiornato di almeno 25 morti ed
una ventina di feriti. La
procura generale del Cairo ha
aperto un’inchiesta mentre è
stata convocata una riunione di
emergenza del governo per fare
luce sui fatti. Le autorità
egiziane, intanto, hanno deciso
di sospendere il campionato di
calcio. All’origine degli
incidenti - ha scritto il
quotidiano al Arham -
sembrerebbe esserci il ristretto
numero dei biglietti in vendita:
solo 5mila, contro i circa
10mila ultrà dello Zamalek
presenti. Erano da poco passate
le 18 (le 17 in Italia) quando
sui social network sono iniziate
a rimbalzare le prime notizie
degli incidenti. Un vero e
proprio inferno - stando a
quanto hanno scritto i media
locali - si è scatenato di
fronte al campo di calcio Air
Defense Stadium della capitale
egiziana, tra i tifosi del club
Zamalek e la polizia.
Violentissimi gli scontri.
"Volevano entrare senza
biglietto e siamo dovuti
intervenire", ha affermato il
ministero dell’Interno. I
tifosi, dispersi a colpi di gas
lacrimogeni, sarebbero quelli
del gruppo "White Knights". Poco
dopo la notizia degli incidenti
uno dei giocatori dello Zamalek,
Omar Gaber, si sarebbe rifiutato
di giocare la partita, secondo
quanto hanno riferito alcuni
tifosi sui social network. Gli
ultrà entrati nello stadio,
alla
notizia delle vittime, si sono
poi girati mostrando le spalle
al campo da gioco. Poco dopo un
portavoce del gruppo dei White
Knights (i tifosi sostenitori
della squadra di Zamalek) ha
diffuso la notizia della morte
di cinque persone. Ma è bastato
che passasse un’ora e il
bilancio è stato aggiornato a 20
morti. Poi in serata le autorità
hanno riferito che il numero
delle vittime è salito ancora, a
25 morti. Diversi veicoli di
fronte allo stadio sono rimasti
gravemente danneggiati.
Terribili le foto postate su
Twitter da testimoni che hanno
mostrato i luoghi degli
incidenti completamente
devastati e le immagini dei
cadaveri in strada. Il tutto in
un’atmosfera appesantita dai gas
lacrimogeni lanciati dai
poliziotti che, secondo il
racconto dei testimoni ad al
Ahram, avrebbero causato molte
delle vittime. Altre persone
avrebbero perso la vita
calpestati nel fuggi-fuggi
generale. Gli scontri odierni al
Cairo ripropongono nuovamente la
questione della sicurezza. Non è
infatti la prima volta che
l’Egitto si confronta con
incidenti mortali negli stadi.
Il primo febbraio del 2012,
oltre 70 tifosi morirono allo
stadio di Port Said, nel nord
del Paese, in scontri tra gli
ultrà della squadra ospite di el
Ahly e quella locale di al
Masry. A fine match, vinto poi a
sorpresa dalla squadra di casa,
si scatenò l’inferno con una
furibonda invasione di campo da
parte dei sostenitori del Masry
che diedero la caccia ai
giocatori avversari. In mezzo la
polizia in assetto antisommossa
ma assolutamente incapace di
gestire la situazione. Gli ultrà
egiziani sono fortemente
politicizzati e hanno giocato un
ruolo non secondario nelle
rivolte della Primavera araba
che portarono alla caduta del
regime del presidente Hosni
Mubarak nel 2011.
8 febbraio 2015
Fonte: Lastampa.it
© Fotografie: Gazzetta.it
Scontri al
Cairo tra tifosi e polizia:
diversi morti
Il Cairo - È di almeno
22 morti e 34 feriti il bilancio
provvisorio di scontri tra i
tifosi della squadra di calcio
del Zamalek e la polizia al
Cairo. Lo riferisce la rete al
Jazeera. Le violenze si sono
innescate all’esterno dello
stadio prima della partita
quando un gruppo di tifosi ha
tentato di sfondare i cancelli e
di entrare con la forza. La
partita è quella da top di
classifica tra El Zamalek e
ENPPI. Le due squadre sono
rispettivamente prima e seconda
nell’attuale campionato.
Entrambi sono club della
Capitale egiziana. Uno dei
giocatori dello Zamalek, Omar
Gaber, si è rifiutato di
giocare. Lo riferiscono i tifosi
sui Social Network. Gli ultrà
entrati nello stadio, alla
notizia delle vittime negli
scontri, si sono girati
mostrando la schiena al campo da
gioco. Gli scontri sono avvenuti
tra gli ultras "White Kgnits" e
gli agenti. Si tratta del
peggior massacro ad una partita
di calcio in Egitto dopo la
strage del 2012 a Port Said
quando le vittime furono 70. Le
autorità da allora avevano
ristretto gli accessi ai match
ma recentemente le regole erano
state ammorbidite. All’origine
del caos, sembra che fossero in
vendita solo 5mila biglietti
mentre gli ultras dello Zamalek
erano 10mila, secondo quanto
riferisce al Arham. Erano da
poco passate le 18 (le 17 in
Italia) quando su Internet sono
iniziate a rimbalzare le prime
notizie degli incidenti. Un vero
e proprio inferno - stando a
quanto hanno scritto i media
locali - si è scatenato di
fronte al campo di calcio Air
Defence Stadium della capitale
egiziana. "Volevano entrare
senza biglietto e siamo dovuti
intervenire", ha affermato il
ministero dell’Interno. Altre
fonti non escludono che il
numero delle vittime e dei
feriti possa ulteriormente
aumentare. Diversi veicoli di
fronte allo stadio sono rimasti
gravemente danneggiati.
Terribili le foto postate su
Twitter da testimoni che hanno
mostrato i luoghi degli
incidenti completamente
devastati e le immagini dei
cadaveri in strada. Il tutto in
un’atmosfera appesantita dai gas
lacrimogeni lanciati dai
poliziotti che, secondo il
racconto dei testimoni ad al
Ahram, avrebbero causato molte
delle vittime. Gli scontri
odierni al Cairo ripropongono
nuovamente la questione della
sicurezza. Non è infatti la
prima volta che l’Egitto si
confronta con incidenti mortali
negli stadi. Il primo febbraio
del 2012, oltre 70 tifosi
morirono allo stadio di Port
Said, nel nord del Paese, in
scontri tra gli ultrà della
squadra ospite di el Ahly e
quella locale di al Masry. A
fine match, vinto poi a sorpresa
dalla squadra di casa, si
scatenò l’inferno con una
furibonda invasione di campo da
parte dei sostenitori del Masry
che diedero la caccia ai
giocatori avversari. In mezzo la
polizia in assetto antisommossa
ma assolutamente incapace di
gestire la situazione.
8 febbraio 2015
Fonte: Ilsecoloxix.it
Egitto,
scontri fra ultras e polizia
Media locali: "Almeno
ventidue morti a Il Cairo"
Nel match tra Zamalek ed
Enppi, alcuni tifosi volevano
entrare allo stadio senza
biglietto. Da lì è partita la
guerriglia con le forze
dell'ordine. I circa 5mila
tifosi presenti sugli spalti,
alla notizia delle vittime, si
sono girati mostrando la schiena
al campo da gioco.
Hanno causato almeno
ventidue morti a Il Cairo, gli
scontri tra la polizia e gli
ultras del Zamalek, club cairota
impegnato nella partita di
calcio contro l’Enppi. Ci
sarebbero anche trentaquattro
feriti. Lo hanno riportato
alcuni media egiziani, citando
fonti mediche. La frangia più
estrema della tifoseria del
Zamalek, chiamata White Knights,
secondo l’emittente locale al
Ahram ha fatto irruzione nello
stadio, causando i tafferugli
con le forze dell’ordine:
"Volevano entrare senza
biglietto e quindi siamo dovuti
intervenire", ha affermato il
ministero dell’Interno. I tifosi
sono stati inizialmente dispersi
a colpi di gas lacrimogeni, ma
poi i disordini sono degenerati.
I circa 5mila tifosi presenti
sugli spalti, alla notizia delle
vittime negli scontri, si sono
girati mostrando la schiena al
campo da gioco, dove la partita
si stava regolarmente svolgendo.
Lo hanno riferito gli stessi
ultras sui social network. Uno
dei giocatori dello Zamalek,
Omar Gaber, si è rifiutato di
continuare a giocare. Un
portavoce del gruppo dei White
Knights aveva inizialmente
diffuso la notizia della morte
di cinque persone. Erano le 17
italiane (le 18 in Egitto). Dopo
un’ora il numero è stato
aggiornato da fonti mediche, che
hanno parlato di almeno ventidue
morti e 34 feriti, anche se le
vittime potrebbero essere di
più. Alcune fonti hanno
raccontato che attorno allo
stadio, l’Air Defence Stadium,
si sono visti dei cadaveri per
strada, mentre diversi veicoli
sono rimasti gravemente
danneggiati. Secondo altri
testimoni, molte persone sono
morte a causa dei lacrimogeni
lanciati dalla polizia. Il
Procuratore Generale della
capitale egiziana ha intanto
aperto un’inchiesta. L’episodio
è il più grave del calcio
egiziano da tre anni a questa
parte, quando, a Port Said, i
morti furono 73. Dopo quegli
scontri, molti gruppi ultras,
che a differenza dell’Italia non
nascono con precise connotazioni
politiche, furono trascinati nei
gruppi rivoluzionari, con cui
condividono l’odio nei confronti
delle forze dell’ordine.
8 febbraio 2015
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
© Fotografia:
Repubblica.it
Ventidue
morti allo stadio: la rabbia dei
tifosi contro la polizia
di Chiara Cruciati
Serata di violenze nella
capitale: la polizia ha impedito
ai tifosi del Zamalek di entrare
e sparato lacrimogeni. La calca
ha schiacciato e soffocato le
vittime. Gli ultrà accusano il
governo: "Noi target perché
attivi nella rivoluzione".
Roma, 9 febbraio 2015,
Nena News - Lo stadio di nuovo
teatro di violenze in un paese
che da quattro anni vive tra
rivoluzioni e colpi di stato.
Tra 22 e 30 persone sono rimaste
uccise ieri sera, fuori da uno
stadio del Cairo, l’Air Defence,
durante una partita di lega tra
Zamalek e Enppi (squadre della
capitale). Un’enorme calca si è
creata agli ingressi perché le
forze di sicurezza impedivano ai
tifosi di entrare (alcuni, dice
il Ministero, senza biglietto) e
la gente è rimasta schiacciata e
soffocata dalla folla. La
polizia ha lanciato gas
lacrimogeni e sparato proiettili
di gomma per disperdere la
calca, provocando altre vittime.
"Un elevato numero di tifosi del
Zamalek sono arrivati allo
stadio per vedere la partita e
hanno tentato di entrare
travolgendo le forze di
sicurezza ai cancelli che subito
hanno impedito di continuare
l’assalto. I tifosi si sono
arrampicati sulle reti e la
polizia ha cercato di
disperderli. Allora hanno
bloccato il traffico in strada e
dato fuoco ad un’auto della
polizia", ha fatto sapere il
Ministero dell’Interno, mentre
il pubblico ministero ordinava
l’arresto dei leader del gruppo
ultrà della squadra, gli White
Knigths. Diversa la versione dei
tifosi che nella pagina Facebook
del gruppo chiamano i 22 morti
"martiri" e accusano la polizia
di aver compiuto un "massacro"
premeditato: secondo i tifosi la
polizia
ha sparato a persone con
in mano il biglietto per il
ruolo politico rivestito dal
gruppo ultrà, attivo nelle
piazze della rivolta egiziana.
"Siamo rimasti in fila per molto
tempo e la gente si è ferita con
il filo spinato - ha raccontato
un tifoso sopravvissuto, Amr,
all’Afp - Ci muovevamo e
gridavamo per questo e la
polizia ha cominciato a lanciare
gas lacrimogeni. Allora la gente
ha iniziato a correre in ogni
direzione. Non sapevano dove
andare. La situazione era molto
caotica e gli spari sono
continuati tutto il tempo". E
allora, aggiunge, i tifosi hanno
risposto lanciando pietre e
fuochi d’artificio. "Dopo 10
minuti, il passaggio era vuoto -
aggiunge Saas Abdelhamid - Per
terra solo corpi senza vita.
Alcune persone hanno provato a
rientrare per recuperare i
corpi, ma la polizia gli ha
sparato contro". Fuori, sono
partiti gli scontri con
centinaia di supporter che
attaccava le auto della polizia.
Sul campo, niente è cambiato: la
partita è proseguita
tranquillamente, senza che
nessuno pensasse di sospenderla
visto il sangue versato fuori
dai cancelli. Poche ore dopo,
però, la Federazione Calcio
Egiziana - che solo pochi giorni
fa aveva riaperto gli stadi ai
tifosi - ha deciso di sospendere
a tempo indeterminato il
campionato in corso. Non è la
prima volta che scontri tra le
forze militari e gli ultrà
egiziani (molto politicizzati
tanto che alcuni analisti li
considerano il gruppo politico
meglio organizzato dopo la
Fratellanza Musulmana) provocano
vittime, relazione che si è
fatta più violenta nel 2011,
anno della rivoluzione di piazza
Tahrir e del rovesciamento del
dittatore Mubarak, a cui hanno
preso parte anche gruppi ultrà.
Nel febbraio 2012, l’episodio
più terribile: 72 tifosi
dell’Ahly SC furono uccisi
durante una partita a Port Said.
All’epoca le autorità accusarono
i supporter della squadra
rivale, il Port Said, di averli
uccisi ma gli stessi ultrà
addossarono la colpa alla
polizia che li aveva come target
per il ruolo politico svolto
durante la caduta di Mubarak.
Per quelle morti due poliziotti
sono stati condannati a 15 anni
di prigione per negligenza. Una
sentenza storica - difficilmente
funzionari di polizia vengono
riconosciuti colpevoli della
morte di manifestanti - che però
non ha placato la rabbia della
base, soprattutto dopo
l’assoluzione di altri sette
poliziotti ritenuti responsabili
delle violenze. Alle assoluzioni
seguirono altri scontri: tifosi
furiosi diedero fuoco alla sede
della Federazione Calcio
Egiziana e organizzarono sit in
davanti al Ministero degli
Interni. Il timore ora è che le
violenze all’Air Defence Stadium
possano proseguire per le strade
del Cairo come accaduto per Port
Said: scontri e incidenti sono
continuati per giorni in un
paese già travolto dalla rivolta
popolare e i tifosi del Zamalek
- come quelli dell’Ahly - hanno
giocato un ruolo importante
nelle manifestazioni di piazza
del 2011. Ed oggi l’Egitto non è
certo diverso da quello del
febbraio di tre anni fa: il
golpe del presidente al-Sisi non
ha stabilizzato le istituzioni
né le piazze, gli arresti e le
condanne di attivisti fanno
crescere la rabbia di certi
settori della popolazione,
quelli più vicini alla
Fratellanza ma anche i laici
protagonisti di piazza Tahrir.
Il Sinai è una polveriera,
target di attacchi islamisti ma
anche della politica
anti-Fratellanza dell’ex
generale al-Sisi.
9 febbraio 2015
Fonte: Nena-news.it
© Fotografie:
Corrieredellosport.it - Gazzetta.it
Perché la
morte di decine di ultrà in
Egitto è un campanello d'allarme
per Sisi
di Luca Gambardella
Una trentina di tifosi
sono stati uccisi dopo gli
scontri con la polizia al Cairo.
Ma usare la mano dura contro le
Curve potrebbe rafforzare i
movimenti islamisti.
Domenica sera al Cairo
oltre una ventina di tifosi che
tentavano di entrare allo stadio
per seguire una partita di
calcio sono morti dopo
l’intervento della polizia.
Fonti mediche egiziane e gli
ultrà del club dello Zamalek
parlano di 30 vittime. Il
governo invece ha solo citato
"decine di feriti" senza parlare
di morti. La partita di calcio
tra lo Zamalek, un quartiere del
Cairo, e l’Enppi Club, posseduto
dal ministero del Petrolio, è
stata giocata ugualmente
nonostante gli scontri. Le prime
ricostruzioni e i video diffusi
in rete mostrano migliaia di
tifosi rimasti fuori dallo
stadio, accalcati all’ingresso
perché privi di biglietto. A
quel punto la polizia è
intervenuta per disperdere la
folla e ha sparato gas
lacrimogeni. Secondo i tifosi,
gli agenti hanno usato anche
colpi d’arma da fuoco. Ai
parenti delle vittime che si
sono recati all’obitorio per
identificare i cadaveri è stato
impedito l’accesso e gli è stato
richiesto di firmare un foglio
dove si certificava che la morte
era dovuta alla calca creata al
di fuori dello stadio. Quella di
domenica era la prima partita
della Premier League egiziana
aperta ai tifosi dopo la strage
di Port Said del febbraio 2012,
in cui morirono oltre 70 persone
in circostanze mai chiarite. Gli
ultrà dello Zamalek, i White
Knights si chiamano, erano in
rotta con la società. Il
presidente della squadra,
Mortada Mansour, è definito
dalla Curva un "fouloul" (un ex
membro del regime di Hosni
Mubarak) e ora è un sostenitore
del presidente Abdel Fattah al
Sisi. Mansour propone da mesi di
bandire gli ultrà per legge
perché, dice, "danno una brutta
immagine del paese" e "sono
elemento destabilizzante". Così,
dopo gli scontri di domenica,
Mansour ha detto che la
responsabilità è dei tifosi e
che tra loro si sono infiltrati
anche i Fratelli musulmani. Gli
ultrà ritengono invece Mansour
un ingranaggio del sistema
dittatoriale che si è rinnovato
da Mubarak a Sisi e dicono che
il nuovo regime vuole cancellare
quanto rimane della rivoluzione
data la loro partecipazione alle
proteste anti regime. Il
giornalista ed esperto di calcio
mediorientale James Dorsey ha
scritto recentemente che vietare
ai tifosi l’accesso allo stadio
("L’unico spazio dove possono
sfogare la propria frustrazione
e la propria rabbia") e
dichiararli fuori legge avrebbe
portato i più giovani ad
avvicinarsi pericolosamente
all’opposizione islamista. Nel
dicembre scorso, i tifosi dello
Zamalek dicevano che per il
regime militare presto sarebbe
arrivato "il punto di non
ritorno" se non gli fosse stato
concesso di tornare allo stadio.
Ora sulla pagina Facebook dei
White Knights, quelli di
domenica sera sono definiti
"martiri", esattamente come
furono chiamati i morti di tre
anni fa allo stadio di Port
Said. Anche in quel caso la
polizia egiziana fu accusata
della strage.
9 Febbraio 2015
Fonte: Ilfoglio.it
© Fotografia:
Tgcom24.mediaset.it
Trappola
allo stadio. In Egitto oltre 30
morti
di Andrea Luchetta
Era la prima gara a
porte aperte dello Zamalek dopo
Port Said. I morti erano tifosi
che volevano entrare, i
lacrimogeni hanno provocato il
panico.
Tre anni e una settimana
dopo la strage di Port Said,
l’Egitto piange un nuovo
massacro allo stadio. Sono
almeno 30, secondo Al Ahram, i
tifosi dello Zamalek spirati
all’esterno dello Stadio
dell’Aviazione al Cairo. Una
delle vittime sarebbe un
ragazzino di 12 anni. Le
immagini mostrano una distesa di
corpi sul cemento, circondati
dagli oggetti caduti nel fuggi
fuggi. Era una delle prime
partite di campionato aperte ai
tifosi dal primo febbraio 2012,
quando un assalto dei tifosi di
Port Said alla curva dell’Al
Ahly provocò 72 morti,
nell’inerzia della polizia. In
questo caso gli autori del
massacro sono gli stessi agenti,
che hanno sparato gas
lacrimogeni e pallini di metallo
addosso ai tifosi imprigionati
fra le recinzioni di metallo,
scatenando il panico. In questo
delirio, la partita è andata
fino in fondo (1-1 con l’Enppi),
e un solo uomo - Omar Gaber - si
sarebbe rifiutato di giocare. A
tarda sera la Federcalcio ha
accolto la richiesta del governo
di sospendere indefinitamente il
torneo.
MANSOUR - La
ricostruzione viene confermata
alla Gazzetta da Ahmed, tifoso
30enne dell’Al Ahly scampato
miracolosamente a Port Said. "Le
somiglianze col nostro massacro
sono impressionanti, siamo di
nuovo lì. A quanto pare ora la
polizia è sulle tracce dei capi
ultrà dello Zamalek",
circostanza che potrebbe
alimentare nuove tensioni. Se il
massacro di Port Said era
apertamente politico - un modo
per punire gli ultrà, decisivi
per il successo del fronte
rivoluzionario negli scontri di
piazza - questa nuova strage lo
è in maniera più velata. Il
presidente dello Zamalek,
Mortada Mansour, è un discusso
affarista, legato al vecchio
regime di Mubarak; ha subito
dichiarato guerra ai White
Knights, il gruppo ultrà dello
Zamalek, definendoli
"terroristi" e chiedendo che
venissero sciolti d’imperio. A
detta di Mansour, i Cavalieri
Bianchi avrebbero provato ad
assassinarlo a colpi di pistola
e a sfigurarlo con l’acido - e
in entrambi i casi l’avvocato ne
sarebbe uscito miracolosamente
illeso. Temendo una
contestazione, ieri Mansour
avrebbe distribuito la metà dei
10 mila biglietti fra tifosi
fidati, evitando che la vendita
aperta consentisse l’accesso a
troppi ultrà. I quali si sono
presentati comunque, incontrando
la resistenza della polizia.
Circostanza che non ha mosso a
pietà Mansour: "Non capite
nulla, i teppisti non possono
entrare" ha scritto su Facebook.
REPRESSIONE - Questa
strage non sembra voluta come
quella di Port Said. Piuttosto
appare il frutto dei metodi
repressivi del nuovo Egitto di
Al Sisi, ricalcati dall’era
Mubarak. Il massacro assume
quindi rilevanza politica:
denuncia lo stato della libertà
di manifestare in un Paese in
equilibrio precario, e tutto
fuorché pacificato. Basti
pensare ai 230 attivisti
condannati all’ergastolo la
scorsa settimana e ai continui
attacchi nel Sinai. Se i tifosi
tornassero sulle barricate, per
il governo sarebbero guai seri.
"Il Cairo finora sembra
tranquilla - ci dice poco prima
di mezzanotte uno storico
attivista noto come Big Pharaoh.
Ci sono molte persone nelle case
delle vittime, non sappiamo se
la rabbia esploderà stanotte o
fra qualche mese. Ma questa è
nuova benzina sul fuoco. E prima
o poi l’incendio divamperà".
9 febbraio 2015
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia:
Repubblica.it
Egitto / La
polizia uccide allo stadio
Come due anni fa, la
violenza delle divise miete
vittime (22 quelle di ieri) tra
gli ultras, che nel paese sono
una delle forze politiche più
organizzate, attive nelle
rivoluzioni degli ultimi anni.
Almeno 30 persone,
perlopiù parte del gruppo ultras
White Knights della squadra di
calcio egiziana dello Zamalek,
sono morte ieri sera mentre
stavano accedendo all'Air Force
Stadium del Cairo per la partita
domenicale di campionato. La
tragedia accade nel giorno in
cui era permesso per la prima
volta il ritorno nelle curve dei
tifosi in seguito allo stop di
due anni seguiti al massacro di
Port Said. Erano migliaia le
persone al di fuori dello stadio
ieri a scoprire come rispetto al
passato ci fossero delle novità:
per entrare nello stadio
bisognava infatti passare
attraverso un tunnel stretto
poco più di 2 metri, che ha
costretto i tifosi di fatto ad
imbottigliarsi e a iniziare a
lamentarsi vistosamente contro
il trattamento subito. A quel
punto le forze dell'ordine hanno
iniziato a sparare lacrimogeni
in quantità, costringendo i
tifosi a tirare giù le reti e a
provare disperatamente la fuga
dalla trappola loro tesa dalle
forze dell'ordine. Le reti però,
fatte di acciaio e filo spinato,
hanno creato il panico e ressa
tra i tifosi che cercavano di
scappare dalla calca, dal gas e
dalle abrasioni calpestandosi
l'un l'altro e creando i
presupposti per la tragedia. Le
autorità hanno cercato di
giustificare le misure prese
dalla necessità di controllare
l'afflusso dei tifosi, che
potevano accedere solo in 10.000
e si sarebbero presentati in
migliaia in più, senza biglietto
e "potenzialmente pericolosi per
la tenuta delle infrastrutture
dello stadio". La realtà è che
le misure prese erano
evidentemente destinate a creare
le condizioni per la situazione
che poi si è tragicamente
creata. La tragedia di ieri
arriva a due anni circa da
quella analoga del 2012, quando
oltre 70 membri del gruppo
Ultras Ahlawy morirono nel
cosiddetto "massacro di Port
Said". Molti vedono nel massacro
del 2012 e anche in quello di
ieri la volontà della polizia di
vendicarsi per l'umiliazione
subita per mano degli ultras,
che combatterono con forza
contro il regime di Mubarak
durante la rivoluzione egiziana
del 2011 all'interno del
movimento 25Gen. La tragedia
permette di leggere in
controluce la fase politica
egiziana, dove si consolida
sempre più il regime del
generale Al-Sisi, che dopo
l'abbattimento del governo Morsi
e della legittimità politica
della Fratellanza Musulmana
prosegue la vendetta dello
Stato, tramite il braccio dello
SCAF, contro le varie componenti
nel movimento rivoluzionario
egiziano del 2011; il tutto
mentre ci si avvia verso nuove
elezioni parlamentari, già
boicottate da diversi partiti
per il clima viziato che si sta
creando intorno alla
consultazione, clima che ha
portato recentemente anche a
fatti come l'assassinio di
Shaima el-Sabbagh.
Vergognoso è stato il fatto che
mentre accadeva la tragedia, la
partita fosse iniziata e si
stesse svolgendo regolarmente
fino a quando un giocatore dello
Zamalek, Omar Gaber, non ha
deciso di smettere di giocare,
costringendo così l'arbitro alla
sospensione del match. In
seguito il campionato è stato
sospeso dalla Federazione a
tempo indeterminato, mentre
centinaia di tifosi si sono
mossi in un corteo improvvisato
che ha dato fuoco ad una
macchina della polizia chiedendo
giustizia per i morti di Stato e
sottolineando ancora una volta
come dopo il governo militare
stia ogni giorno effettuando una
vera e propria
contro-rivoluzione sociale
portata avanti con l'appoggio
delle potenze occidentali.
9 febbraio 2015
Fonte: Zic.it
© Fotografia:
Repubblica.it
Egitto,
scontri allo stadio del Cairo:
oltre trenta morti
Il dramma prima
dell'inizio della partita
d'esordio in campionato dello
Zamalek. Gli ultras hanno
provato a entrare senza
biglietto: durissima la reazione
della polizia. Il bilancio delle
vittime destinato a salire.
IL CAIRO - È salito ad
almeno trenta morti il bilancio
degli scontri tra tifosi del
club calcistico Zamalek e
polizia, con le autorità che
hanno avvertito, nell'ultimo
comunicato stampa, come il
conteggio delle vittime sia
destinato a salire, dati gli
oltre venti feriti, alcuni in
gravi condizioni. I tafferugli
sono scoppiati davanti allo
stadio nella parte nord-est del
Cairo: secondo la versione
ufficiale, i sostenitori del
Zamalek, il gruppo ultras dei
White Knight, hanno tentato di
forzare il cordone di sicurezza
per cercare di entrare e
assistere al primo incontro del
campionato di seria A - un match
contro la squadra dell'Enppi -
malgrado i più non fossero in
possesso di un biglietto.
Spaventosa la risposta degli
agenti di polizia. In reazione
alle violenze, il governo ha
deciso di sospendere il
campionato sino a data da
destinarsi. La Federcalcio
egiziana annuncia inoltre che il
suo consiglio esecutivo rimarrà
in seduta permanente per seguire
le conseguenze degli incidenti
scoppiati davanti allo stadio
della capitale egiziana prima
dell'incontro di serie A fra lo
Zamalek e l'Enppi. La partita
Zamalek contro Ennpi doveva
essere disputata in presenza del
pubblico, non a porte chiuse
come gran parte degli incontri
giocati in Egitto dopo le
violenze in uno stadio di
Port-Said, nel 2012, costate la
vita a 77 persone.
L'autorizzazione all'ingresso
era stata però limitata a
diecimila persone ma l'enorme
folla che si è accalcata
velocemente davanti agli
ingressi si è messa a spingere,
a tentare di forzare le porte, a
scalare i muri di cinta. Le
forze dell'ordine hanno reagito
lanciando lacrimogeni, mentre
alcuni tifosi hanno tirato
fumogeni e petardi: molti tifosi
sono stati travolti e uccisi
dalla ressa che ne è scaturita.
I tifosi della squadra di calcio
Zamalek hanno accusato il
presidente del club, Mortada
Mansour, ex candidato alle
elezioni presidenziali, di
essere responsabile degli
scontri avvenuti ieri dopo la
partita con la squadra
avversaria Enppi. Secondo gli
ultrà, Mansour avrebbe comprato
tutti i biglietti del match "per
intrappolare i tifosi dello
Zamalek in una gabbia di
metallo". Lo stesso Mansour è
stato accusato di aver voluto
fomentare il massacro perché in
un intervento televisivo aveva
detto rivolgendosi ai tifosi:
"Aspettatevi una sorpresa". Dopo
la partita lo stesso Mansour ha
attribuito tutta la
responsabilità delle violenze ai
tifosi e che tra loro si sono
infiltrati anche i Fratelli
musulmani.
9 febbraio 2015
Fonte: Today.it
© Fotografia: Gazzetta.it
Campionato
sospeso
Cairo, scontri tra
ultras e polizia: almeno 40
morti, sale il bilancio
Non più 25. Sono 40 le
vittime degli scontri di ieri
allo stadio del Cairo. La
protesta, finita nel sangue, è
scoppiata perché alcuni ultras
dello Zamalek, cui era stato
impedito di entrare, hanno
tentato di sfondare i cancelli e
incendiato alcune auto della
polizia. Sono 40, 15 in più
rispetto al bilancio di ieri.
Sono le vittime degli scontri
tra gli ultras della squadra di
calcio Zamalek e le forze di
polizia del Cairo.
Perché sono iniziati gli
scontri - Le violenze sono
iniziate all'esterno dello
stadio quando gli ultras White
Knights dello Zamalek hanno
cercato di entrare con la forza
tentando di sfondare i cancelli.
Le fonti ufficiali spiegano che
la polizia avrebbe impedito
l'ingresso a 500 tifosi perché
eccedevano la capienza dello
stadio. La protesta è scoppiata
perché, dopo il mancato
ingresso, i sostenitori dello
Zamalek hanno incendiato le auto
della polizia e attaccato alcuni
agenti.
Federcalcio Egitto:
sospeso il campionato - Sospeso
fino a data da destinarsi. Mena
News fa sapere la decisione
della federazione calcistica
egiziana citando un comunicato
in cui si spiega che a seguito
del bagno di sangue di ieri le
partite subiranno uno stop.
Il precedente: i 74
morti di Port Said - All'epoca,
era il 2012, dopo il terzo goal
della squadra di casa -
l’Al-Ahly, una delle squadre del
Cairo, tra le più celebri
dell’Egitto e di tutta l’Africa
- i tifosi dell'avversaria
El-MAsry avevano invaso il
campo, cosa avvenuta anche dopo
la vittoria imprevista con un 3
a 1. 74 morti, mille feriti, una
tragedia per l'Egitto. Da allora
le autorità avevano limitato gli
accessi alle partite ma di
recente le regole erano state
modificate in senso meno
restrittivo.
Il ruolo "politico"
degli ultras - Secondo molti
analisti gli ultras hanno avuto
un ruolo importante nella
rivoluzione che nel 2011 ha
portato alla caduta di Mubarak
e, infatti, a seguito degli
scontri di Port Said si è
parlato di dura reazione della
polizia per vendicare il rais.
Accuse per le quali non sono mai
state prodotte prove e che le
forze dell'ordine hanno sempre
negato.
9 febbraio 2015
Fonte: Rainews.it
Cairo,
scontri allo stadio: sale a 40
il numero dei morti
Il bilancio dei morti
sale drammaticamente. Sono 40 le
persone che hanno perso la vita
negli scontri fuori dallo stadio
de Il Cairo prima della partita
tra Zamalek ed Enppi. Blatter
scrive alla Federcalcio egiziana
per offrire l'aiuto della FIFA.
È salito a 40 morti il
bilancio degli scontri fra
ultras della squadra di calcio
Zamalek e forze di polizia,
avvenuti nella serata di ieri al
Cairo. Le violenze si sono
innescate all'esterno dello
stadio prima della partita
quando gli ultrà "White Kgnits"
dello Zamalek hanno tentato di
sfondare i cancelli e di entrare
con la forza. Secondo fonti
ufficiali, la polizia avrebbe
impedito l'ingresso nello stadio
a 500 tifosi che erano in
eccesso rispetto ai 10 mila già
entrati per assistere
all'incontro di calcio. Per
protesta contro il mancato
ingresso nello stadio i
sostenitori del Zamalek hanno
incendiato le auto della polizia
parcheggiate fuori allo stadio
ed attaccato gli agenti.
Il punto di vista dei
tifosi - I tifosi della squadra
di calcio Zamalek hanno accusato
il presidente del club sportivo
Mortada Mansour, ex candidato
alle elezioni presidenziali, di
essere responsabile degli
scontri. Secondo gli ultrà,
Mansour avrebbe comprato tutti i
biglietti del match "per
intrappolare i tifosi dello
Zamalek in una gabbia di
metallo". Lo stesso Mansour è
stato accusato di aver voluto
fomentare il massacro perché in
un intervento televisivo aveva
detto rivolgendosi ai tifosi:
"Aspettatevi una sorpresa". Dopo
la partita lo stesso Mansour ha
attribuito tutta la
responsabilità delle violenze ai
tifosi, sostenendo che tra loro
si erano infiltrati anche i
Fratelli musulmani.
La risposta della
polizia egiziana - "Le forze di
sicurezza non hanno sparato ai
tifosi", assicura un funzionario
del ministero dell'Interno
egiziano al quotidiano "Al
Ahram", aggiungendo che almeno
20 agenti di polizia sono
rimasti feriti.
Campionato fermo - A
seguito degli scontri le
autorità egiziane hanno deciso
di sospendere il campionato di
calcio a tempo indeterminato.
Le condoglianze di
Blatter - Il Presidente della
FIFA ha scritto al numero uno
della Federcalcio egiziana,
Mohamed Gamal, per esprimere il
suo rammarico e porgere le
condoglianze. "E' così triste
che una partita di calcio, che
dovrebbe essere motivo di gioia
e di emozioni positive, sia
stata rovinata in questo modo".
9 febbraio
Fonte: Sport.sky.it
© Fotografia:
Repubblica.it
Egitto,
scontri ultrà-polizia fuori
dallo stadio: 40 morti
di Raffaello Binelli
La polizia impedisce a
500 tifosi di entrare allo
stadio e scoppia il putiferio.
Campionato sospeso.
Durissimi scontri, in
Egitto, per una partita di
calcio. Hanno visto protagonisti
gli ultras della squadra di
calcio Zamalek e le forze di
polizia. Si segnalano 40
vittime, alcune soffocate dai
lacrimogeni, altri (la maggior
parte) calpestati da una
moltitudine di persone che
fuggiva dalle cariche degli
agenti. Le violenze sono
scoppiate all’esterno dello
stadio di Nasr City, di
proprietà del ministero della
Difesa, poco prima della
partita, quando la polizia
impedisce l’ingresso nello
stadio a 500 tifosi, in eccesso
rispetto ai 10 mila già entrati
per assistere all’incontro di
calcio. I sostenitori dello
Zamalek tentano di sfondare i
cancelli e di entrare con la
forza, poi per protesta
incendiano le auto della polizia
parcheggiate fuori allo stadio
ed attaccano gli agenti.
L’incidente giunge a tre anni
dalla tragedia di Port Said nel
2012 quando morirono 74 tifosi.
Le autorità egiziane hanno
deciso di sospendere il
campionato di calcio. Intanto i
tifosi dello Zamalek accusano il
presidente del club, Mortada
Mansour (ex candidato alle
elezioni presidenziali), di
essere il vero responsabile
degli scontri. Secondo gli ultrà
Mansour avrebbe comprato tutti i
biglietti del match "per
intrappolare i tifosi in una
gabbia di metallo". Lo stesso
Mansour è accusato di aver
voluto fomentare il massacro
perché in un intervento
televisivo aveva detto
rivolgendosi ai tifosi:
"Aspettatevi una sorpresa". Dopo
la partita lo stesso Mansour ha
attribuito tutta la
responsabilità delle violenze ai
tifosi e che tra loro si sono
infiltrati anche i Fratelli
musulmani. "Le forze di
sicurezza non hanno sparato ai
tifosi", ha detto un funzionario
del ministero dell’Interno
egiziano, aggiungendo che almeno
20 agenti di polizia sono
rimasti feriti negli scontri
davanti allo stadio. Ma i tifosi
dello Zamalek insistono: "È un
massacro premeditato".
9 febbraio 2015
Fonte: Ilgiornale.it
Egitto.
Morti allo stadio
di Nicola Gesualdo
In Egitto tra i 22 e i
30 ultras del Zamalek sono morti
durante gli scontri avvenuti
ieri durante la partita tra
Zamalek e Enppi, due squadre
della capitale egiziana.
Versioni contrastanti.
Da un lato la polizia denuncia
che la frangia più estrema della
tifoseria del Zamalek, i White
Knights, "ha tentato di entrare
senza biglietto e quindi siamo
dovuti intervenire" ha affermato
il Ministero dell’Interno
egiziano. Dall’altro lato la
versione dei tifosi che nella
pagina Facebook del gruppo
chiamano i 22 morti "martiri" e
accusano la polizia di aver
compiuto un "massacro"
premeditato: secondo i tifosi la
polizia ha sparato a persone con
in mano il biglietto per il
ruolo politico rivestito dal
gruppo ultrà, attivo nelle
piazze della rivolta egiziana.
Ricordiamo dei 17 morti durante
i festeggiamenti per
l’anniversario della rivolta
contro Mubarak del 25 gennaio
scorso. Molti ultras hanno
partecipato alla rivoluzione del
2011 contro l’allora Presidente
Moubarak. L’attuale Presidente
al-Sisi, è la conseguenza del
colpo di Stato del 3 luglio del
2013 con il quale si è messo
fine al governo dei Fratelli
Musulmani. Al-Sisi è stato
successivamente eletto
Presidente della Repubblica
Araba d’Egitto nel maggio 2014
con una maggioranza di voti pari
al 96,91% del corpo elettorale.
Ciò gli ha permesso di soffocare
ogni opposizione, limitando la
libertà di stampa e permettendo
l’arresto degli oppositori
politici in nome della stabilità
e della lotta al terrorismo, e
di assumere su di sé ogni
potere: esecutivo, legislativo
(l’ultimo Parlamento eletto fu
sciolto da un tribunale nel
2012), di fatto giudiziario,
militare. È stato insignito del
grado di Feldmaresciallo.
9 febbraio
Fonte: Oltremedianews.it
© Fotografie:
Repubblica.it - Contra-ataque.it
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