All'autogrill di Arezzo
accenno di rissa tra juventini e
laziali poi interviene una
pattuglia della stradale e
spara: muore Gabriele Sandri, 28
anni.
Tragedia sull'A1, Italia
sotto choc per il tifoso ucciso
da un agente
Il giovane era in auto
con degli amici, dopo la rissa
stavano ripartendo quando il
poliziotto ha sparato. Il
Questore: "Un tragico errore".
AREZZO - La tragedia che
scuote l'Italia, che provoca
un'ondata di indignazione in
tutte le tifoserie, che
riaccende il dibattito sia sulle
violenze degli ultras sia sugli
errori che a volte commettono
gli uomini delle forze
dell'ordine, comincia poco dopo
le 9, nell'autogrill di Badia al
Pino, lungo l'autostrada A1. Un
accenno di rissa tra sostenitori
juventini e laziali, la polizia
stradale che subito dopo
interviene, un agente che spara
uno, forse due colpi di pistola,
a grande distanza: muore un
ragazzo. Gabriele Sandri, 28
anni, supporter biancazzurro,
noto dj dei locali romani,
titolare di un negozio di
abbigliamento, viene colpito al
collo, mente si trova
all'interno di un'auto, una
Renault Megane. Una morte
assurda, "un tragico errore",
come alcune ore dopo il fatto
ammette il questore di Arezzo
Vincenzo Giacobbe. Diversa
l'opinione di Luigi Conti,
legale della famiglia della
vittima, che accusa: "E'
omicidio volontario". Così come
il fratello di Gabriele,
Cristiano Sandri, che urla tutto
il suo dolore: "Me lo hanno
ammazzato". Adesso,
naturalmente, spetta agli
inquirenti fare piena luce
sull'accaduto: sia ascoltando i
testimoni - a partire
dall'agente che ha sparato, a
quanto sembra un trentenne con
diversi anni di esperienza alle
spalle - sia attraverso altri
tipi di riscontri. Come i
filmati delle telecamere di
sicurezza dell'autogrill,
sequestrati dalla polizia
scientifica. In attesa di
conoscere l'esito delle
indagini, quel che sembra certo
è che, poco prima delle 9 del
mattino, un'auto di tifosi
juventini, nel piazzale di
sosta, viene avvicinata da
alcuni supporter laziali, armati
di spranghe. C'è tensione, nasce
una violenta colluttazione.
L'incidente richiama
l'attenzione di due pattuglie
della Polstrada, che si trova
sul piazzale dello stesso
autogrill ma dall'altra parte
della carreggiata a oltre 50
metri di distanza. Gli agenti
sono stati chiamati per un altro
servizio, ma sentono rumori e
grida e decidono di intervenire.
Raggiungono il bordo della
carreggiata e, da lì azionano le
sirene delle loro auto. Ma la
rissa continua e, a questo
punto, uno degli agenti decide
di sparare in aria "per attirare
l'attenzione" dei contendenti.
Il poliziotto spara due volte e
un colpo, ma questo non è ancora
stato ammesso apertamente
nemmeno dal questore, raggiunge
al collo Gabriele Sandri che si
trova seduto in mezzo sul sedile
posteriore della Megane Scenic.
L'auto, nel frattempo è partita,
gli amici a bordo si accorgono
che Gabriele sta male, rantola,
si fermano al successivo casello
(4-5 chilometri più a Nord) e
chiamano il 119. Lì li raggiunge
la volante, arriva anche
l'ambulanza, si cerca di
rianimare il giovane, ma non c'è
nulla da fare. Il ragazzo è
morto e il suo corpo senza vita
resterà a lungo sdraiato su
sedile posteriore dell'auto.
L'agente che ha sparato:
trentenne, con diversi anni di
servizio è stato interrogato a
lungo dal magistrato senza
l'assistenza di un avvocato.
Intorno alle 21 non risultava
ancora indagato. Per ora le sue
dichiarazioni restano top
secret. Sul luogo della tragedia
sono stati ritrovati anche due
coltelli e due ombrelli
spezzati. E già poco dopo la
morte di Sandri, le
indiscrezioni si rincorrono, si
comincia a dire che la vittima
non è stata colpita da tifosi
avversari, ma da un uomo delle
forze dell'ordine. Vertici
calcistici e dirigenti del
Viminale si riuniscono subito, e
alla fine decidono di sospendere
Inter-Lazio, e di far cominciare
le altre partite di A con 10
minuti di ritardo. Si sa anche
che il Viminale deciderà di
vietare d'ora in poi tutte le
trasferte. Ma questo non basta a
sedare gli animi dei tifosi:
incidenti si registrano in vari
stadi. Atalanta-Milan viene
interrotta dopo pochi minuti,
per motivi di ordine pubblico,
lo stesso accade a Taranto per
Taranto-Massese di C1. A Milano,
tifosi interisti e laziali
formano insieme un corteo e
percorrono le strade vicino allo
stadio. Davanti a un
commissariato parte una
sassaiola. In quasi tutti gli
stadi si sprecano gli insulti
alla polizia. In serata, a Roma,
esplode la violenza: centinaia
di ultras di Roma e Lazio, ma
anche tanti giovani senza
"insegne" calcistiche, attaccano
commissariati, la sede del Coni
e lo stadio. Danno fuoco a
cassonetti e autobus, feriscono
una ventina di agenti.
11 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia:
Corrieredellosport.it
La vittima, un noto dj
romano, è stata raggiunta da un
colpo di pistola
Tifoso ucciso da un
agente dopo una rissa
all'autogrill. Amato: tragico
errore
Tutto è avvenuto
nell'area di servizio di Badia
al Pino, sull'A-1, vicino
Arezzo. A sparare un poliziotto.
AREZZO - La tragedia
avviene lontano dagli stadi. Ma
la morte di Gabriele Sandri, a
causa di un colpo di pistola
sparato da un agente dopo una
rissa tra tifosi in un'area di
servizio lungo l'A1, nel
territorio di Arezzo, diventa la
miccia che scatena la guerriglia
ultrà in tutta Italia. Gabriele
Sandri è stato colpito da un
proiettile sparato da un agente
della Polizia stradale. La
ricostruzione del tragico
momento, a lungo confusa e
difficile da interpretare nella
giornata di domenica, vede da
una parte momenti di tensione
tra alcuni tifosi laziali, dei
quali faceva parte Gabriele, e
alcuni fan juventini che erano a
bordo di due auto. Entrambi i
gruppi di tifosi, non numerosi,
stavano andando a seguire le
partite delle proprie squadre.
Qualche insulto, spintoni, una
lite e un inizio di rissa ha
portato all'intervento della
pattuglia della Polizia
Stradale. Gli agenti, però,
erano sull'altra parte dell’area
di sosta, quella in direzione
Sud: uno di loro ha sparato un
colpo in aria. Poi il secondo
colpo, quello che ha raggiunto
Gabriele Sandri al collo mentre
l'auto sulla quale si trovava
con gli amici stava già
ripartendo. L'agente che ha
sparato ricostruisce così il
tragico episodio: "Stavo
correndo, il colpo è partito:
non ho mirato...". Oggi viene
effettuata l'autopsia del
ragazzo. Il ministro
dell'Interno Amato è intervenuto
nella giornata di domenica
parlando di "tragico errore",
sostenendo la tesi del questore
di Arezzo. Il tam tam dei tifosi
di tutti i gruppi ultrà è
partito attraverso sms,
telefonate e messaggi di radio
private nel primo pomeriggio di
domenica. Porterà a una giornata
di guerriglia in molti stadi e
in molte città italiane.
Gabriele Sandri era un noto dj
della capitale e pare fosse
anche amico di alcuni giocatori
biancocelesti. Si stava recando
a Milano insieme a tre amici per
assistere alla partita della
Lazio con l'Inter. Il giovane,
oltre a fare il dj, aveva un
negozio di abbigliamento a Roma.
INTERROGATO L'AGENTE CHE
HA SPARATO - Nel pomeriggio di
domenica si è svolto in Procura
ad Arezzo l'interrogatorio
dell'agente della Polizia
stradale che ha sparato al
tifoso. Poco dopo la conferenza
stampa del Questore di Arezzo:
"E' stato un tragico errore", ha
detto Vincenzo Giacobbe. "Il
nostro agente era intervenuto
per evitare che i tafferugli tra
due esigui gruppi di persone,
che non erano stati individuati
come tifosi, degenerassero con
gravi conseguenze per entrambi.
Esprimo profondo dolore e
sincere condoglianze alla
famiglia della vittima".
AMATO: "LE
RESPONSABILITA' SARANNO
ACCERTATE" - "Le responsabilità
saranno accertate senza
reticenze" ha detto a caldo il
ministro dell'Interno Giuliano
Amato. "Si sta ancora
verificando l'esatta dinamica
dei fatti, ma sembrerebbe
trattarsi del tragico errore di
un agente che era comunque
intervenuto per evitare che una
rissa tra tifosi potesse
degenerare. Ancora una volta,
però - ha proseguito il ministro
- un giovane è morto in
circostanze legate alla violenza
che ruota intorno al calcio".
Una violenza, conclude il
ministro "che costringe tutti i
fine settimana migliaia di
uomini e donne delle forze
dell'ordine a presidiare
autostrade e città per evitare
il peggio".
L'AVVOCATO: "E' OMICIDIO
VOLONTARIO" - Intanto nell'area
di servizio nel pomeriggio erano
arrivati il fratello di
Gabriele, Cristiano, e il suo
avvocato, oltre ad alcuni amici
della vittima. Il dolore e la
rabbia si sono mescolati alle
lacrime per l'incomprensibile
tragedia. "Erano in auto e
stavano uscendo dall'area di
servizio - racconta uno degli
amici riferendo il racconto di
chi era in con Gabriele - quando
hanno sentito un rumore. Hanno
pensato a una sassata, poi hanno
visto Gabriele che stava male,
perdeva sangue. Non comprendendo
subito la gravità di quanto
accaduto, e anche per lo choc,
hanno continuato, per fermarsi
al casello di Arezzo. Lì li ha
fermati poi la polizia".
Cristiano Sandri è disperato:
"Me lo hanno ammazzato con una
pistola. Ora le istituzioni
facciano la loro parte, con
tutti i decreti di urgenza che
hanno fatto me lo hanno
ammazzato". L'avvocato Luigi
Conti sfida i giornalisti: "È
stato un omicidio volontario,
voglio vedere se avete il
coraggio di mettervi contro la
polizia". Il padre di Gabriele
abbraccia a lungo il figlio
Cristiano, piange e urla,
accasciandosi a terra.
PARTITE RINVIATE -
Mentre dopo la tragedia si
svolgeva il percorso del dolore
e delle polemiche, sui campi
andava in scena la risposta
violenta degli ultrà. Scontri
tra tifosi e forze dell'ordine a
Bergamo che hanno portato prima
alla sospensione e poi al rinvio
della partita. A Milano la sfida
Inter-Lazio era stata subito
rinviata, ma la decisione della
Federcalcio era quella di
giocare sugli altri campi. Gli
ultrà interisti con alcuni
laziali si sono organizzati
davanti a San Siro per poi
marciare verso il centro di
Milano. Momenti di tensione al
commissariato di via Novara e
poi davanti alla sede Rai di
Corso Sempione. Le altre partite
sono cominciate con 10 minuti di
ritardo e il lutto al braccio
dei giocatori, ma non tutto è
andato liscio. Dopo 8 minuti è
stata sospesa Atalanta-Milan,
poi definitivamente rinviata.
Soltanto un prologo degli
incidenti che si sarebbero poi
verificati in varie città e in
particolare a Roma che hanno
portato al rinvio anche del
posticipo Roma-Cagliari. Una
decisione obbligata e saggia:
nella notte, infatti, Roma è
stata teatro di veri e propri
assalti di teppisti a
commissariati e di devastazioni
nella zona dell'Olimpico e di
Ponte Milvio.
11 novembre 2007
Fonte: Corriere.it
Agente esplode un colpo
Morto tifoso della Lazio
Il ministro Amato:
"Tragico errore, le
responsabilità saranno accertate
senza reticenze".
MILANO, 11 novembre 2007
- Si chiama Gabriele Sandri, 28
anni, noto dj della capitale e
animatore del "Piper", il tifoso
laziale morto questa mattina
nella stazione di servizio di
Badia al Pino, sulla A1, nei
pressi di Arezzo, dopo essere
stato raggiunto da un colpo di
arma da fuoco, sparato da un
agente della Polstrada
intervenuto per sedare una rissa
scoppiata tra tifosi
biancocelesti e juventini. Il
poliziotto avrebbe sparato in
aria a scopo intimidatorio. Poi
forse un secondo proiettile
potrebbe essere partito
accidentalmente dalla pistola.
Ma la dinamica di quanto
accaduto deve essere ancora
definita. In serata si è appreso
che il poliziotto è stato a
lungo interrogato ma in quanto
persona informata sui fatti: non
risulta indagato. Si è anche
appreso che è un agente con 10
anni di esperienza alle spalle,
stimato e padre di famiglia.
Domani l'autopsia.
IL QUESTORE - "E' stato
un tragico errore - ha detto il
questore di Arezzo Vincenzo
Giacobbe - Il nostro agente era
intervenuto per evitare che i
tafferugli tra due esigui gruppi
di persone che non erano stati
individuati come tifosi
degenerassero con gravi
conseguenze per entrambi.
Esprimo profondo dolore e
sincere condoglianze alla
famiglia della vittima". Più
tardi un comunicato stampa della
Questura aretina ha articolato
questa versione, confermando che
l'auto della Polstrada si
trovava sulla carreggiata
opposta, e che, di fronte alla
rissa, è stata dapprima azionata
la sirena, e successivamente
sono stati esplosi due colpi
d'arma da fuoco "per farla
terminare". Di diverso parere
l'avvocato Luigi Conti, amico
della famiglia Sandri: "È un
reato perpetrato dalle forze
dell'ordine, lo dicono i tifosi,
sentite loro. È stato un
tirassegno". In ogni caso il
ministro dell'Interno Giuliano
Amato non sembra intenzionato a
tirarsi indietro: "Sembrerebbe
trattarsi del tragico errore di
un agente - ha dichiarato - le
responsabilità saranno accertate
senza reticenze".
IL CAPO DELLA POLIZIA -
"La Polizia si assumerà le
proprie responsabilità". Parola
di Antonio Manganelli: "Senza
alcuna reticenza - ha detto il
capo della Polizia - collaborerà
con i magistrati per accertare
come siano andati i fatti.
Voglio anche esprimere alla
famiglia della vittima il mio
dolore e quello della Polizia. È
una morte assurda. Per mano di
un poliziotto che era lì non per
portare morte e lutto. Tutto
questo mi inquieta. Devo anche
constatare, però, come dei
sostenitori di due squadre di
calcio si siano ancora una volta
scontrati in nome di un tifo
becero". Nell'ambito delle
indagini, tra l'altro, gli amici
di Gabriele sono stati
interrogati fino a tarda sera,
come peraltro lo stesso
poliziotto.
IL FRATELLO - "Me lo
hanno ammazzato a 26 anni con
una pistola. Ora le istituzioni
facciano la loro parte, con
tutti i decreti di urgenza che
hanno fatto me lo hanno
ammazzato a 26 anni": queste le
parole di Cristiano Sandri, il
fratello di Gabriele, appena
uscito dalla caserma della
polizia stradale di Arezzo.
PARTITA RINVIATA -
Sandri, che si stava recando a
Milano per assistere alla
partita della Lazio con l'Inter,
è stato raggiunto da un colpo di
pistola mentre si trovava
all'interno di un’auto. La
partita contro l'Inter in
programma oggi a San Siro è
stata rinviata a data da
destinarsi. Le altre gare della
12ª giornata della serie A
cominceranno invece con 10
minuti di ritardo. Lo ha deciso
la Figc, in accordo con la Lega.
Giocatori e arbitri scenderanno
in campo con il lutto al
braccio, l'unico che si è
rifiutato di farlo è Clarence
Seedorf.
INDAGINI - La Polizia
scientifica ha sequestrato i
filmati delle telecamere a
circuito chiuso della stazione
di servizio di Badia al Pino,
dove è morto questa mattina
Gabriele Sandri. Nessuno, alla
stazione di servizio, ha sentito
il colpo di pistola che ha
colpito a morte il dj. Secondo
quanto emerso, la polizia
stradale stava facendo alcuni
controlli quando si sarebbe resa
conto dei tafferugli in atto tra
gli occupanti di due auto, ma
forse anche di più: una sarebbe
stata composta da supporter
della Lazio, l'altra forse, ma
non c'è certezza, da juventini.
Quest'ultimi si sarebbero poi
allontanati. Confermato che
Sandri è stato colpito mentre
era all'interno dell'auto, una
Megane: il proiettile sarebbe
passato dal vetro posteriore
sinistro. L'auto con a bordo
Gabriele potrebbe essere stata
raggiunta da un colpo di pistola
mentre stava uscendo dall'area
di servizio.
LA TESTIMONIANZA -
"Erano in auto e stavano uscendo
dall'area di servizio, quando
hanno sentito un rumore. Hanno
pensato a una sassata, poi hanno
visto Gabriele che stava male,
rantolava, perdeva sangue. Non
comprendendo subito la gravità
di quanto accaduto e anche per
lo choc hanno continuato per
fermarsi al casello di Arezzo.
Lì li ha fermati poi la
polizia". È quanto ha riferito
un tifoso laziale che si trova
alla caserma della polizia
stradale di Arezzo, raccontando
di un colloquio avuto con una
delle persone che erano in auto
insieme a Gabriele Sandri.
GLI AMICI - "L'agente ha
sparato da lontano, saranno
stati trenta metri. E quando era
già tutto finito". Questo il
tragico racconto degli amici di
Gabriele Sandri, il tifoso della
Lazio morto questa mattina
nell'area di servizio di Badia
al Pino, vicino Arezzo. "È vero
che c'è stato un diverbio con
alcuni juventini - hanno detto
ancora - ma quando sono
intervenuti gli agenti la cosa
era già rientrata. Senza
problemi. E invece quell'agente
ha sparato dalla corsia
opposta...". È iniziato il
pellegrinaggio di amici e
conoscenti sotto casa di
Gabriele Sandri, nel quartiere
Balduina a Roma. I primi ad
arrivare sono stati un ragazzo e
due ragazze, una delle quali in
lacrime. I tre, che sono apparsi
molto turbati, hanno lasciato di
fronte alla porta di casa di
Sandri due mazzi di fiori. Su un
biglietto c'è scritto: "nemici
in campo, amici per strada.
Bella, Gabriè".
11 novembre 2007
Fonte: Gazzetta.it
Agente spara, ucciso
tifoso della Lazio
di Marzio Fatucchi
AREZZO - La fine è una
pallottola che entra dal
finestrino e colpisce Gabriele
Sandri. Il ragazzo muore tra le
braccia degli amici. L' inizio è
una rissa tra una decina di
persone che si prendono ad
ombrellate. Nel mezzo, tra la
rissa e la morte di Gabriele, ci
sono ancora lati oscuri. E,
ancora, nessun indagato. Sono le
9.10 di ieri mattina e Gabriele
Sandri, 26enne tifoso della
Lazio, arriva su una Renault
Scenic con 4 amici nell' area di
servizio di Badia al Pino Est,
ad Arezzo, direzione Milano
sull' A1. Forse c'è stato uno
scambio di battute con altri
tifosi, juventini che viaggiano
su una Mercedes Classe A,
parcheggiata di fronte al bar. I
laziali lasciano la Scenic più
avanti, accanto alla pompa di
benzina, quasi all' uscita,
salgono con degli ombrelli in
mano verso il bar. Uno di questi
ombrelli rimane fino a
mezzogiorno in mezzo ad una
aiuola, verrà preso dalla
scientifica. Sempre la
scientifica parla di altri
oggetti, tra cui due coltelli.
Dall' altro lato
dell’autostrada, nell' area di
servizio Badia al Pino ovest
(più elevata di quasi un metro
rispetto all' altra, e non
comunicante), c'è una volante
della Polstrada. Gli agenti
capiscono che sta succedendo
qualcosa: temono una rapina.
Tifosi e poliziotti sono quasi
di fronte, distanti più di 30
metri. Parte la sirena della
polizia, i laziali tornano alla
loro auto. La Classe A se ne va
e cerca di investirne uno.
Gabriele e gli amici entrano in
macchina, mentre la Megane
rientra in autostrada, arriva il
proiettile. Uno dei due agenti,
distanti ormai oltre 60 metri,
ha sparato. "Due colpi a scopo
intimidatorio" dice il questore
di Arezzo, Vincenzo Giacobbe.
Procura e questore non vogliono
confermare che quel proiettile
sia dei poliziotti, fino a che
non c'è una certezza balistica.
Cioè ? "È stata trovata l’ogiva
ma non il bossolo" sostiene il
questore. La certezza è invece
che il proiettile entra dal
finestrino posteriore sinistro,
passa dietro il collo di uno dei
tre tifosi seduti nei sedili
posteriori, colpisce Gabriele
sul collo, da dietro. Nella
macchina si pensa ad una
sassata, non è così. Gabriele
rantola, perde sangue. L' auto
si ferma in corsia di emergenza,
riparte per arrivare al casello
di Arezzo, distante 5
chilometri, in cerca soccorsi.
Ma è finita, il proiettile è
stato letale. Il medico del 118,
arrivato al casello, prova a
rianimare Gabriele, senza
risultato. Gli amici di Gabriele
chiamano il padre, il fratello.
Inizia il tam tam tra i tifosi,
prima di mezzogiorno sono già al
casello dove si trova anche la
caserma della Polstrada. Lì è
stata parcheggiata la Scenic
grigia. Rimane ferma ore
visibile a tutti. Il vetro ha un
foro piccolo, dentro il corpo
senza vita di Gabriele coperto
da un telo verde. I tifosi non
sanno darsene una ragione. "L'
hanno ammazzato per niente, non
c'è stato nessuno scontro, solo
un diverbio con degli juventini.
Se spara ad altezza d'uomo pe'
du' manate ?" Massimo è un amico
di Gabriele, tifoso della Lazio.
Tra i primi ad arrivare ad
Arezzo, è stato fra quelli che
ha chiamato la famiglia per
dirle di venire subito qui.
Cresce il dolore e con il dolore
la tensione, qualche urlo verso
la polizia: "Assassini". Nessuna
versione ufficiale dell’accaduto
dalla questura per ore. Un
nastro bianco e rosso tiene a
distanza i cronisti. Parla un
avvocato amico del tifoso
ucciso, Luigi Conti: "E'
omicidio volontario, dovete
scriverlo, siate coraggiosi, un
reato perpetrato dalle forze
dell’ordine, lo dicono i tifosi,
sentite loro. È stato un
tirassegno... Ma quale rissa, in
macchina non avevano armi".
Arriva Cristiano Sandri, è solo,
il corpo di suo fratello è già
all’istituto di Medicina Legale.
Piange, abbraccia gli amici,
urla "voglio vederlo, voglio
vederlo". Quando arriva il
padre, si allontanano insieme.
Dice Cristiano: "Ora le
istituzioni facciano la loro
parte, con tutti i decreti di
urgenza che hanno fatto me lo
hanno ammazzato a 28 anni con
una pistola". Partono per Roma,
ma solo dopo che i tifosi
arrivati al casello si sono
fermati di fronte alla Scenic,
la toccano come un feretro.
Nell' area di servizio, arriva
un mazzo di fiori, passano i
tifosi della Lucchese, lasciano
le sciarpe: ma è il posto
sbagliato, nell' area recintata
dove è avvenuta la rissa.
12 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
Agente spara da 80 metri
tifoso muore
di Matteo Dalla Vite
Gabriele Sandri aveva 26
anni era tifoso laziale. Una
rissa con gli juventini, poi gli
spari. Rinviata Inter-Lazio.
Dal nostro inviato.
AREZZO - Il fiato strozzato, il
respiro ucciso, un urlo di
dolore che quasi non ha forza e
tempo per nascere: sono le 9.20
di una mattina agghiacciante e
Gabriele Sandri, 26 anni, tifoso
laziale, viene colpito così, con
una pallottola nel collo, gli
amici di fianco, in quella
Megane Scénic già in movimento e
in uscita dall' area di servizio
Badia al Pino Est. Un rantolo,
il panico, la disperazione. E la
morte, cinque chilometri dopo,
al casello di Arezzo, la
chiamata al 118, i soccorsi.
Niente da fare. La pallottola
viene esplosa dall' altra parte
dell’autostrada,
settanta-ottanta metri più in
là, sei corsie più in là, con le
recinzioni in mezzo, area di
servizio Badia al Pino Ovest,
direzione Sud: la dinamica è al
vaglio delle perizie balistiche
ma c'è che il proiettile
(presumibilmente di una Beretta
calibro 9) ha colpito lui,
Gabriele. A morte. CONTATTO -
Erano partiti verso le sette da
Roma, i cinque amici e tifosi
della Lazio, direzione Milano.
Sono Marco, Federico, Simone,
Francesco e lui, Gabriele. Sosta
all' Area di Servizio, come
tante altre volte. Rifornimento,
un panino e via. L' Area di
Badia al Pino Est consta di due
bar: quello classico e un altro
più avanti, legato alle pompe di
rifornimento Total. I cinque
ragazzi, secondo le
ricostruzioni, fermerebbero la
macchina lì, a meno di cento
metri da dove poco dopo avverrà
il tafferuglio con i tifosi
juventini, ovvero quella zona di
parcheggio che verrà poi
transennata dalle forze di
polizia. Dal racconto del
gestore del rifornimento, si
evince che i tifosi della Lazio
s' incamminano verso quelli
della Juventus, divisi in due
macchine e in transito lì perché
diretti a Parma. La zona del
contatto è larga e all' aperto,
ci sono sei siti per i
parcheggi, un cartello verde con
scritto "Firenze" ed è lì che
avviene la colluttazione fra le
due parti. Secondo il racconto
di testimoni sarebbe stata una
leggera scazzottata; secondo la
polizia, invece, una rissa vera
e propria, che induceva gli
agenti a sparare due colpi. "Ma
noi - dirà poi Paolo, manager
dell’Area - non ci eravamo
accorti di nulla da dentro il
bar: è dopo, quando ci siamo
visti arrivare la Polizia che
chiedeva le cassette a circuito
chiuso, che abbiamo capito
tutto". UOMO A TERRA - Sono le
9,10 circa e dall' altra parte
dell’A1, direzione Sud, due
pattuglie della polizia stradale
di Battifolle si fermano per
accertamenti. Si accorgono che
dall' altra parte succede
qualcosa. Qualcosa di strano, di
anomalo. I metri che dividono le
due aree di servizio sono circa
ottanta, passano le macchine, i
rumori non si colgono bene ma
gente che viene alle mani
evidentemente sì. Così, i
poliziotti danno l’allarme,
azionano la sirena, cercano di
far desistere i ragazzi. A quel
punto i due gruppi si dividono
e, così raccontano, un tifoso
laziale rimarrebbe a terra per
dieci secondi, colpito a un
braccio, qualcuno dice da una
sportellata di una Classe A
appartenente ai tifosi
juventini. Gli altri lo
soccorrono e vanno via, verso la
macchina parcheggiata di fronte
all' altro bar, quello dei
rifornimenti. Pare finita. Non
lo è. TRAGEDIA - Passati
quattro-cinque minuti, ecco che
dell’altra area di servizio
partono gli spari: due, non si
sa bene a distanza di quanto
tempo. Il primo sarebbe stato
esploso ad altezza
corrispondente alla zona della
colluttazione; l’altro,
presumibilmente poco dopo,
quando i tifosi laziali stanno
già percorrendo in macchina la
via di imbocco dell’autostrada,
quindi quasi cento metri più
avanti rispetto al punto del
contatto fra le due fazioni.
Sono le 9.20 circa ed è lì, a
macchina in movimento, che il
proiettile colpisce Gabriele in
pieno collo, lui che è seduto
sul sedile posteriore sinistro
della Renault Megane. Francesco
è l’amico che gli è seduto al
fianco: sentono tutti un suono
sordo, non capiscono, è un
attimo, poi Gabriele riesce a
chiedere aiuto con la voce
strozzata. "A un certo punto -
racconta in serata il papà di
uno dei cinque ragazzi - mi
chiama mio figlio e mi dice
"Corri, è successa una tragedia,
una tragedia !". Pensavo fosse
un incidente, sono corso subito:
è pazzesco quel che è capitato.
Quella macchina era, è, mia: mio
figlio me l’aveva chiesta per la
trasferta. Non la voglio vedere
più quell' auto. Mai più". CORSA
DISPERATA - Così, e sono da poco
passate le 9.20, i cinque
ragazzi hanno già imboccato
l’autostrada: Gabriele sta male,
perde sangue, il panico avvolge
tutti, chi guida si ferma sulla
corsia di emergenza, poi i
ragazzi realizzano che l’uscita
di Arezzo è a cinque chilometri,
la corsa diventa folle, è la
corsa per salvare la vita, la
vita di un amico. I laziali
arrivano al casello di Arezzo,
chiedono aiuto, chiamano il 118,
poi ecco una volante della
Polizia. Attimi. Tragici.
Gabriele viene soccorso, ma non
c'è niente da fare. I suoi amici
saranno interrogati per oltre 10
ore in questura ad Arezzo. Ne
usciranno alle 11 a volto
coperto e senza dire una parola.
RINVIATA - I ragazzi si stavano
recando a Milano per assistere
alla partita della Lazio con
l’Inter, ma, dopo i tragici
fatti, la gara è stata rinviata
a data da destinarsi, mentre si
sono giocate le altre partite,
iniziate con 10 minuti di
ritardo. Tutte tranne
Atalanta-Milan, sospesa per le
intemperanze dei tifosi
bergamaschi. La decisione è
stata presa dalla Figc, in
accordo con la Lega. Giocatori e
arbitri sono scesi in campo con
il lutto al braccio. LE
TESTIMONIANZE - Questa è la
storia che, sulle prime, vive di
ricostruzioni che sembrano
assurde. La pista giusta, quella
di un colpo sparato dall' area
di servizio di fronte, ce la
fornisce di buon' ora una
famiglia che ha raccolto
testimonianze di benzinai, poi
dileguatisi. Quando verso le 16,
nella zona dalla quale sono
partiti i colpi, arrivano 6
macchine della polizia più 4
della Scientifica dalle quali
escono agenti con gli occhi
rivolti verso il terreno e
muniti di metal-detector per
cercare i bossoli, ecco la
conferma: lo sparo è partito
dall' altra parte dell’A1. E
Gabriele non c'è più.
12 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Agente spara, muore
tifoso Lazio: Non ho mirato a
nessuno
Il poliziotto: correvo,
è partito un colpo. Oggi
l'autopsia.
AREZZO - Un ragazzo di
26 anni, Gabriele Sandri, è
morto dopo uno scontro tra
tifosi in un'area di servizio
lungo l'A1, nel territorio di
Arezzo. Il giovane è stato
colpito da un colpo d'arma da
fuoco esploso da un poliziotto.
La vittima è un tifoso laziale.
Il giovane è stato raggiunto da
un colpo di pistola nell'area di
servizio di Badia al Pino, dove
si sono scontrati ultras della
Lazio, diretti a Milano, e
tifosi della Juventus in viaggio
verso Parma. L'agente: non ho
mirato a nessuno - "Non ho
mirato a nessuno, accidenti a
me". Così l’agente della polizia
stradale che ieri ha sparato il
colpo mortale che ha ucciso
Gabriele Sandri tifoso laziale
di 28 anni, in lacrime, si è
giustificato davanti al
magistrato che lo interrogava.
"Ho sparato un colpo in aria e
poi, mentre correvo, mi è
partito un altro colpo". Intanto
in procura il pm Giuseppe Ledda
che coordina le indagini fa
sapere di non voler incontrare
la stampa. La vittima, un dj
romano - Gabriele Sandri era un
noto dj della capitale e amico
di alcuni giocatori
biancocelesti. Si stava recando
a Milano insieme a tre amici per
assistere alla partita della
Lazio con l'Inter. Il giovane,
oltre a fare il dj, aveva anche
un negozio di abbigliamento a
Roma. Sandri era un abbonato
alla Lazio e che seguiva la
squadra in tutte le trasferte. I
suoi amici dicono che non era un
supporter accanito e che non
seguiva più da un po’ di tempo
le tifoserie. Sul suo blog lo
ricordano come "un tifoso ma non
un violento". "Ieri un bastardo
schifoso ha assassinato mio
figlio. Che tu sia maledetto per
sempre": questa la frase
scritta, in nero, al computer,
su un foglio appeso in una delle
vetrine del negozio di Gabriele
Sandri e del padre, nella zona
della Balduina a Roma. Il
negozio di abbigliamento è
chiuso, ma davanti all’ingresso
e alla vetrina sono tantissimi i
mazzi di fiori lasciati anche
oggi da amici, conoscenti,
abitanti del quartiere della
Balduina dove Gabbo lavorava e
viveva. Mazzi di fiori e sciarpe
della Lazio ma anche una sciarpa
giallorossa, simbolo che questa
tragica morte ha unito tifoserie
notoriamente avversarie. Davanti
al negozio della Balduina, sono
tante le persone che arrivano,
si fermano, lasciano un
messaggio per Gabriele e se ne
vanno. Successivamente è stato
tolto dalla vetrina del negozio
alla Balduina di Gabriele Sandri
il cartello con la scritta
contro il poliziotto. Un amico
della famiglia Sandri ha
spiegato di aver parlato con il
fratello di Gabriele e che la
scritta non era assolutamente
stata fatta dalla famiglia. La
rabbia dei tifosi: "Assassini" -
Un gruppo di circa quindici
tifosi della Lazio si è poi
recato davanti alla caserma
della polstrada di Arezzo, dove
si trovano gli investigatori che
indagano sulla morte di Gabriele
e dove c'è anche il fratello
della vittima. Gli ultras hanno
urlato "Assassini, assassini"
nei confronti della polizia. Il
grido è partito quando davanti
all'ingresso della caserma è
arrivata una camionetta della
polizia seguita da un carro
attrezzi. I tifosi laziali, che
non fanno parte del gruppo che
si trovava con Sandri quando il
giovane è stato colpito
nell'area di servizio di Badia
al Pino, sono arrivati ad Arezzo
da Roma dopo aver saputo della
morte del giovane. Oggi
l'autopsia, si cerca ancora il
bossolo - È in programma oggi
pomeriggio ad Arezzo l’autopsia
sulla salma di Gabriele Sandri,
il 28enne tifoso laziale ucciso
ieri mattina da un proiettile,
nell’area di servizio dell’A1
Badia al Pino (Ar). Ieri
pomeriggio il questore di Arezzo
Vincenzo Giacobbe ha confermato
che un agente della Polizia
Stradale di Battifolle ha
esploso due colpi di pistola in
aria a scopo intimidatorio, per
sedare una rissa tra tifosi
laziali e juventini nell’area di
servizio, e ha confermato che
Gabriele Sandri è stato ucciso
da un proiettile, ma non ha
messo ufficialmente in relazione
i due fatti. L’autorità
giudiziaria ha nominato un
perito balistico e un medico
legale per gli accertamenti di
rispettiva competenza. La
vicenda deve essere ancora
ricostruita. Il bossolo che ha
ucciso il tifoso laziale non è
stato ancora trovato. Secondo
alcuni supporter biancocelesti
che hanno assistito alla scena,
a esplodere il colpo sarebbe
stato l’agente, che ha sparato
alla macchina dall’area di
servizio opposta a quella in cui
si trovava la Renault Megane
Scenic dove viaggiavano la
vittima e i suoi cinque amici.
L’agente coinvolto e i quattro
amici di Gabriele Sandri sono
stati ascoltati ieri dal pm di
Arezzo Giuseppe Ledda, che
conduce le indagini.
12 novembre 2007
Fonte: Lastampa.it
Pensavo a una sassata
poi ho visto Gabriele morire
BADIA AL PINO - "Ho
sentito un tonfo, qualcuno ha
pensato a una sassata, poi ci
siamo girati quando abbiamo
sentito Gabriele che ansimava,
rantolava, perdeva sangue".
Federico è uno degli amici in
macchina con Gabriele Sandri, e
racconta la vicenda a uno dei
tifosi laziali saliti al casello
di Arezzo appena saputo della
morte. "Ci siamo fermati, c' era
panico. Siamo ripartiti di
corsa, per cercare aiuto. Al
casello abbiamo trovato la
polizia". Sono le uniche parole
che escono dagli occupanti della
Renault Scenic, poi bloccati in
questura fino a notte per gli
interrogatori. E proprio la
questura parla di una "violenta
lite", ma nell' area di servizio
in pochi si erano accorti che
c’era stata una rissa. Non il
personale del bar davanti al
quale si sono insultati e
affrontati i 10 tifosi laziali e
juventini. "Non ci siamo resi
conto di nulla. Abbiamo capito
cosa era successo quando sono
venuti a chiederci le cassette
registrate dalle telecamere
puntate sul piazzale. I muri
sono insonorizzati", dice
Francesca, dipendente del bar,
entrata al lavoro pochi minuti
prima. Chi ha visto è invece il
benzinaio. "Ho notato questi
ragazzi che salivano con gli
ombrelli su verso l’autogrill"
racconta Federico Ghiezzi, che
lavora al distributore di
servizio. La sua testimonianza è
stata acquisita dalla Polstrada.
È lui stesso, al telefono, a
chiamare il cronista per
raccontare: "Ho visto salire
questi ragazzi, in pochi, su
all' autogrill. Avevano lasciato
la macchina accanto alla pompa
di benzina. Si sono diretti
verso un gruppo accanto a una
Mercedes Classe A. Avevano degli
ombrelli in mano. Sono tornati
indietro, verso l’autogrill. Ero
dentro, alla cassa. Erano 8
persone, 10". Da lontano il
benzinaio ha visto qualcosa del
tafferuglio, ma soprattutto ha
sentito la sirena che ha diviso
i due gruppi, suonata dalla
Polstrada presente nell' area di
servizio sull' altro lato
dell’autostrada. "Poi ho sentito
anche un tonfo, ma se fosse un
colpo di pistola non lo so
dire", prosegue Ghiezzi. Vede i
laziali tornare indietro e la
Classe A che cerca di investire
uno di loro e poi si allontana.
"Abbiamo dato una mano al
ragazzo a rialzarsi". Poi anche
i romani ripartono. Mentre
l’auto esce dall' area Ghiezzi
prende il numero di targa.
(m.f.)
12 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
"Spaccava tutto,
distrutto dal dolore"
di Anna Maria Liguori
Un dolore incontenibile
quello di Giorgio Sandri: quando
ha saputo che suo figlio
Gabriele era morto ha cominciato
a scaraventare a terra la merce
del suo negozio di
abbigliamento, in via Friggeri
alla Balduina, fino a quando non
è stato raggiunto dagli amici
che lo hanno calmato. "Avrebbe
distrutto il negozio se non
fossimo arrivati in tempo per
sedarlo con dei calmanti -
dicono gli amici del bar di
fronte che in un attimo è
diventato il quartier generale
dove tutti cercano e trovano
notizie dei Sandri. "I genitori
di Gabriele sono separati -
spiega Laura, una collega di
Giorgio che ha un negozio poco
lontano - la madre era fuori per
il weekend e quando lo ha saputo
è corsa alla stazione e ha preso
un treno per Firenze per essere
più vicina ad Arezzo dove è il
suo "bambino"". E non si danno
pace gli amici di Gabriele
"Gabbo" Sandri riuniti davanti
al negozio che il ragazzo
gestiva a Roma. Ma è un dolore
muto, composto, riservato. Non
un grido, solo poche frasi di
conforto bisbigliate l’uno all'
altro. Sulle vetrine spente del
negozio su via Friggeri, nel
cuore del quartiere Balduina,
alcuni mazzi di fiori ricordano
la tragedia. In molti passano
con gli occhi umidi e si fermano
giusto il tempo di farsi il
segno della croce. E non sono
solo i ragazzi che Gabbo faceva
divertire nelle serate che
trascorreva a metter musica nei
locali più in voga della
capitale. Un signore di mezza
età a braccetto di uomini
attempati trattengono a fatica
le lacrime, ma nessuno ha voglia
di parlare. Perfino il
proprietario del bar Carloni,
che ha le vetrine proprio di
fronte a "Harrison", il negozio
di Gabriele, evita commenti e si
limita a dire che i parenti
della giovane vittima sono
partiti. Intanto un ragazzo
parcheggia nella piccola piazza
a pochi metri dal negozio e con
il casco ancora calcato in testa
e gli occhiali scuri, lascia un
nuovo mazzo di fiori con il
biglietto in vista: "Nemici in
campo, amici per strada. Ciao
Gabriele". L' atmosfera che si
respira in piazza oggi
pomeriggio è di profonda
tristezza e sgomento. Nella
piazza, frequentata spesso anche
da Gabriele Sandri, la gente
passa per poi andare sotto casa
sua che dista solo qualche
centinaio di metri dal negozio:
"Siamo tristi e molto arrabbiati
per quello che è successo - dice
un ragazzo delle curva Nord
della Lazio - Gabriele era un
ragazzo splendido, solo ieri
sera (l’altro ieri, ndr) eravamo
qui con lui al pub Excalibur a
chiacchierare prima che lui
andasse a lavorare: era
veramente una persona speciale".
Gabriele lavorava la sera come
dj in vari locali della capitale
tra cui il Piper. "Non sappiamo
capacitarci - hanno continuato i
ragazzi - la prima cosa che è
uscita su Gabriele è che in
passato era stato fermato per
tifo violento e poi non è stato
detto che a sparare è stato un
poliziotto".
12 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
È stato un omicidio
volontario
di Anna Maria Liguori
ROMA - "Voglio sapere
chi è stato, ditemi chi ha
ucciso mio figlio". Giorgio
Sandri è stato informato della
morte del figlio Gabriele mentre
era nel suo negozio, Harrison,
dove vende abbigliamento da
uomo, in via Friggeri nel
quartiere Balduina a Roma. La
notizia gliel' ha data l’altro
figlio Cristian che guardava la
tivvù. Un attimo per realizzare
e poi Giorgio Sandri,
completamente sopraffatto dal
dolore, si lascia andare. "Sono
arrivata nel suo negozio pochi
minuti dopo aver sentito anch'
io la notizia in televisione -
spiega Antonella Carloni amica
di famiglia e proprietaria della
pasticceria di fronte al negozio
- ho attraversato la strada e ho
visto che Giorgio stava buttando
tutti i vestiti sottosopra
urlava e piangeva e batteva la
testa contro un mobile, non si
riusciva a fermarlo. Ho avuto
paura che non reggesse allora
l’ho abbracciato e ho cercato di
calmarlo". È stato tutto un
susseguirsi di minuti concitati
poi Giorgio Sandri ha chiesto un
favore agli amici:
"Accompagnatemi da Gabriele". Il
viaggio è stato organizzato in
un batter d'occhio. "Mio
fratello Pierluigi si è offerto
di accompagnarlo in macchina
fino ad Arezzo - continua
Antonella Carloni - ma prima
abbiamo dovuto sedare Giorgio
perché non era nemmeno in
condizione di viaggiare". E la
madre di Gabriele, Daniela,
fuori per il weekend, parte
anche lei per Firenze. Il
fratello di Gabriele, Cristian,
quando è arrivato ad Arezzo,
prima del padre, si è recato
immediatamente alla caserma
della polstrada ed ha parlato
con gli investigatori. Una volta
uscito è stato lapidario: "Me lo
hanno ammazzato a 28 anni con
una pistola. Ora le istituzioni
facciano la loro parte. A cosa
sono serviti tutti i decreti di
urgenza sul calcio ? Gabriele è
morto, l’hanno ammazzato...". E
l’avvocato di famiglia Luigi
Conti ha rincarato la dose: "E'
stato un omicidio volontario".
In caserma è poi arrivato anche
il padre Giorgio che ha
abbracciato a lungo il figlio
Cristian, pianto e urlato,
accasciandosi a terra. "Gabriele
non era un ragazzo violento".
Sono le parole di Livia
Caloprisco, 21 anni, ex
fidanzata di Gabriele. La
relazione era finita a Natale
scorso ma i due continuavano a
sentirsi e a frequentarsi
regolarmente. L' ultima
telefonata, racconta Livia che
attualmente è ad Amsterdam per
motivi di studio, risale a tre
settimane fa in occasione del
compleanno di Gabriele. "Era una
persona fantastica, un ragazzo
solare, simpaticissimo,
divertente - dice Livia,
sconvolta dalla tragedia -
adorava la vita, era pieno di
amici e non soltanto perché
faceva il dj ma perché era una
persona veramente fantastica".
Dj Gabbo, come era conosciuto
nel giro dei locali, gestiva il
suo tempo tra la musica e il
negozio di abbigliamento. "Era
amichevole e socievole con tutti
- continua Livia - come si dice,
era un compagnone. E poi aveva
questa grandissima passione per
la Lazio. Lui seguiva tutte le
partite. A Roma era abbonato, ma
andava anche a tutte le
trasferte con i suoi amici.
Forse ne avrà persa una in un
anno", sottolinea la sua ex
fidanzata precisando che gli
amici erano tutte persone
appassionate della squadra ma
"assolutamente non pericolose".
Per seguire la Lazio, era
disposto anche a sacrifici:
"Dopo una serata di lavoro sui
piatti in discoteca, dovendo
suonare come dj il sabato sera -
ricorda Livia - magari finiva di
lavorare alle 6-7 del mattino e
direttamente partiva per la
trasferta".
12 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
"Scrivetelo: è stato
omicidio volontario"
di Boldrini Stefano
Dal nostro inviato
AREZZO - Cristiano Sandri è
avvocato e conosce bene le
leggi. Ha perso il fratello
Gabriele da poche ore. È
sbarcato ad Arezzo in compagnia
del padre, Giorgio, titolare di
un negozio di abbigliamento per
uomo nel quartiere Balduina,
dove Gabriele lavorava di
giorno. Claudio Sandri, giaccone
marrone, pochi capelli, ha
protetto il padre dai cronisti e
ha cercato di collaborare con
gli agenti che stanno
effettuando i rilievi sull' auto
dove è morto Gabriele, una
Renault grigia sottoposta a
sequestro giudiziario e che fino
alle 16.30 è parcheggiata nel
punto blu del casello di Arezzo.
L' URLO - All' improvviso, parte
un urlo straziante di Cristiano.
"L' avete ammazzato,
disgraziati". Poi si placa, ma
prima di abbandonare il
piazzale, grida: "Con tutte le
leggi eccezionali che hanno
fatto, hanno ammazzato mio
fratello con un colpo di
pistola". L’avvocato scelto
dalla famiglia, Luigi Conti, lo
spinge all' interno dell’auto e
dice ai cronisti: "Questo è un
omicidio volontario. Voglio
vedere se avrete il coraggio di
scriverlo". Il padre, Giorgio
Sandri, non parla. È un uomo
distrutto. Più tardi avrà un
malore. La mamma, Daniela, non
ce l’ha fatta a venire qui. UN
RAGAZZO DI BUONA FAMIGLIA - La
famiglia Sandri appartiene alla
buona borghesia romana. Laziali,
simpatie di destra, attività ben
avviata. Cristiano ha scelto di
fare l’avvocato, mentre Gabriele
si era iscritto a Scienze
Politiche, corso poi abbandonato
per lavorare nel negozio del
padre e dedicarsi alla sua
grande passione, la musica. La
passione comune era per la
Lazio, che aveva portato
Gabriele a seguire tutte le
partite, comprese le trasferte.
Tutti gli amici che fino a ieri
sera hanno sostato di fronte
alla Questura, definiscono la
famiglia Sandri: "Gente perbene.
Non tirate adesso fuori la
storia dell’ultrà disadattato.
Gabriele era un ragazzo
fantastico, uno che rideva e
scherzava sempre. È assurdo
quanto è accaduto. Morire in
autostrada, in macchina, ucciso
da un poliziotto".
12 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Un messaggio sulla
vetrina del negozio della
famiglia Sandri. Ricordi,
lacrime e mazzi di fiori dagli
amici di Gabbo.
"Un bastardo ha ucciso
mio figlio"
Il giallo del biglietto
del padre
Prima esposto, poi
sconfessato. Mercoledì i
funerali a Roma.
ROMA - "Ieri un bastardo
schifoso ha assassinato mio
figlio che tu sia maledetto per
sempre". Questo il messaggio
apparso sulla serranda del
negozio di abbigliamento della
famiglia Sandri, il giorno dopo
la morte del figlio Gabriele,
nel quartiere Balduina. Il
biglietto attribuito a Giorgio
Sandri, padre del dj e tifoso
laziale ucciso, è molto forte,
troppo. Viene in mente la
reazione della famiglia
Reggiani, dopo la morte di
Giovanna. Una continua, commossa
e rabbiosa processione si è
materializzata di fronte
all'esercizio, tutti a piangere
il ragazzo "che faceva divertire
tutti". Nel pomeriggio un
giovane esce da casa Sandri e
toglie il messaggio, per volere
della famiglia. Che vuole far
sapere di non avere scritto
nulla del genere. Tantissimi gli
amici, i conoscenti e gli
abitanti della zona davanti al
negozio Harrison. Mazzi di
fiori, giornali con Gabriele
Sandri in prima pagina e una
foto del giovane al lavoro come
dj. "Con profondo dolore ci
lasci" e "ho il tuo sorriso
stampato nel cuore, addio
piccolo grande uomo", sono solo
alcuni dei bigliettini lasciati
con i fiori. "Me lo ricordo fin
da quando era piccolo, un
ragazzo straordinario", ricorda
qualcuno passando davanti alle
serrande del negozio chiuse per
lutto. "Una morte assurda",
dicono tutti ma c'è anche chi
sottolinea di "smetterla di
prendersela con i tifosi". "Come
può essere stato ucciso in
questo modo un ragazzo così
giovane, bisogna che venga fuori
la verità", dicono i residenti
della zona. "Gabriele era un
ragazzo della curva - sussurra
un tifoso biancoceleste arrivato
per lasciare un ricordo -
Speriamo ora che da lassù ci
guardi e ci dia una mano a
vivere. Morire così a 28 anni
per colpa di una pallottola...".
L'ultimo saluto alla salma di
Gabriele Sandri domani dalle ore
10,30 presso la Sala Santa Rita
in Piazza Campitelli, su
disposizione del Comune di Roma.
I funerali si svolgeranno
mercoledì mattina presso la
parrocchia romana di San Pio X.
12 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
(Testo e Foto)
Il padre di Gabriele:
"Non si specula sul dolore
Solo giustizia, niente
attacchi alla polizia"
di Anna Maria Liguori
Giorgio Sandri ad Arezzo
per riconoscere il figlio
ventottenne ucciso. Sul cartello
di insulti all'agente appeso nel
suo negozio chiarisce: "Non l'ho
scritto io".
ROMA - "Vedete come me
lo hanno ridotto e anche ora lo
stanno massacrando. Hanno
ammazzato il mio ragazzo...".
Giorgio Sandri, padre di
Gabriele, ieri è stato chiamato
ad Arezzo per fare il
riconoscimento del figlio
ventottenne ucciso domenica
pomeriggio da un poliziotto. Con
le lacrime agli occhi Giorgio
Sandri esce dalla camera
mortuaria, schiva i flash dei
fotografi e racconta la sua
disperazione con qualche frase
al telefono, poche parole
sospirate lontano da microfoni e
telecamere. Parole di un dolore
acuto, che non tenta di
dissimulare.
Oltre al dolore, prova
anche rabbia per quanto è
successo ?
"Quello che sento è solo
un dolore terribile. Non pensavo
che si potesse soffrire così.
Quando ti muore un figlio, perdi
anche te stesso. Poi se te lo
ammazzano così...".
Ha
fatto mettere lei quel cartello
sulla vetrina del suo negozio a
Roma con cui maledice le forze
dell'ordine ?
"Assolutamente no. È una
strumentalizzazione che non
condivido, ma evidentemente c'è
qualcuno che vuole usare questa
tragedia per fomentare gli animi
e trasformare l'Italia in un
campo di battaglia. Io non avrei
mai fatto affiggere il cartello.
Quello che c'è scritto è lontano
da quello che penso. Chi ha
sparato e ucciso mio figlio deve
pagare. Solo lui, gli altri
poliziotti non hanno colpa per
quanto è accaduto".
Poi
Giorgio Sandri si allontana e
passa il telefono al fratello di
Gabriele, Cristiano. Prova
rancore nei confronti di chi ha
ucciso suo fratello ?
"Era un giovane di 28 anni pieno
di vita che voleva solo andare a
vedere una partita di pallone.
Un viaggio in macchina, novanta
minuti sugli spalti e poi di
nuovo a casa. Doveva andare
così. Che c'entrano pistole e
pallottole ? Non può morire una
persona in questo modo, passare
dal sonno alla morte, ammazzato
da una pallottola in un
autogrill mentre stava per
andarsi a divertire con gli
amici".
Teme che ci saranno
disordini in occasione dei
funerali di Gabriele ?
"Spero che i tifosi non
trasformino un momento di dolore
in un'occasione per attaccare e
insultare le forze dell'ordine.
Vogliamo rispetto, solo questo.
Gabriele è una vittima, per lui
il calcio era solo un gioco e
usare il suo nome per creare
disordini sarebbe un oltraggio
alla sua memoria, al ricordo di
un ragazzo che viveva per la sua
musica e per il suo lavoro".
Crede che la giustizia
farà il suo corso o teme
insabbiamenti di qualche tipo ?
"L'ha detto prima mio
padre: chi ha sparato deve
pagare. Hanno ammazzato
Gabriele, se è stato un errore o
premeditazione non mi interessa.
Gabriele deve avere giustizia.
La famiglia chiede quello che
chiedono tutti gli italiani: che
salti fuori la verità e che
venga fatta per una volta
giustizia. E ora vorremmo un
poco di silenzio, vorremmo stare
soli con il nostro dolore. Ci
sarà la camera ardente e poi i
funerali. E il nostro dolore
durerà per sempre ".
13 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
Gli amici a casa con
mamma Sandra
Non provo rabbia, sono
solo disperata
di Anna Maria Liguori e
Laura Mari
ROMA - "Non era così che
doveva andare. Non doveva
succedere questo". Guardando le
prime pagine dei giornali sparsi
sul tavolino, la madre di
Gabriele Sandri, Daniela, non
riesce a sussurrare altro. Più
che parlare sospira, distrutta
dal dolore per la tragica morte
del figlio, ma anche per le
reazioni violente degli ultrà
che domenica sera hanno messo a
ferro e fuoco la capitale.
Circondata da amiche e compagni
di Gabriele, Daniela ha gli
occhi gonfi dalle lacrime,
ascolta i racconti di quanti
entrano nel suo salotto, ogni
tanto scuote la testa, come per
scacciare il pensiero di una
morte che ancora fatica ad
accettare. Resta seduta sul
divano, pantaloni neri e
maglione azzurro, senza guardare
nessuno in particolare, sembra
estraniata e come non cosciente
di quanto è avvenuto. Sul
tavolino davanti a lei tanti
quotidiani ma la televisione è
spenta, in casa c'è un silenzio
quasi irreale. Gli amici di
Gabriele che lei non conosce si
presentano uno alla volta e lei
si sforza di sorridere. "Sono
Giampiero signora, qualche mese
fa sono stato a Ponza con
Gabriele...". "Certo - risponde
lei - a Gabriele piace tanto il
mare, forse potete tornare a
Ponza insieme quest' estate".
Nella stanza cade il gelo. Gli
amici si guardano senza
commentare, cercano di cambiare
discorso, ma inevitabilmente lo
sguardo cade sempre su quelle
foto di Gabriele posate sul
davanzale. "Eccolo lì il mio
Gabriele" sospira Daniela. Il
telefono squilla in
continuazione, il citofono suona
incessantemente, ma Daniela
resta immobile sul divano.
"Chiedi chi è, ma tieni lontano
i giornalisti. Sono tutti qui
sotto, li ho visti" raccomanda
con sguardo assente a Michele,
uno dei migliori amici di
"Gabbo", uno dei tanti ragazzi
che ieri ha fatto da guardia
all' abitazione della famiglia
Sandri. E ogni volta che la
porta si apre Daniela alza la
testa e mostra gli occhi gonfi
di una madre che non riesce a
capacitarsi della perdita di un
figlio in una circostanza così
tragica. "Ciao, ciao...
Accomodatevi, venite" dice
Daniela dal divano, allarga le
braccia, li invita a superare il
dolore e la timidezza, a farsi
strada tra quelle pareti bianche
che ora, senza la presenza di
Gabriele, sembrano ancora più
spoglie. Poi le fa visita Suor
Paola. Da tifosa laziale parla
direttamente al cuore della
madre che ha perso un figlio.
Daniela si commuove e racconta
che quando era piccolo "Gabriele
si divertiva tanto a guardarla
in televisione, pur senza
conoscerla di persona, sapeva
che era una grande tifosa della
Lazio". "Non sono arrabbiata con
chi ha ucciso mio figlio -
prosegue - sono solo disperata.
Un dolore così grande è
inimmaginabile, non perché era
mio figlio, ma perché era un
ragazzo d'oro". E ancora: "Tutti
gli volevano bene, aveva un buon
carattere e un rapporto
meraviglioso con me, per non
parlare di quello che aveva con
il suo prossimo" continua
Daniela tra le lacrime. "Queste
cose - risponde Suor Paola per
farle coraggio - esulano dal
calcio. Vorrei che Gabriele non
fosse morto invano e che questa
tragedia fosse una lezione per
tutti noi che siamo appassionati
o anche malati di calcio". A
questo proposito parla anche
Cristiano, il fratello maggiore
di Gabriele. "Mio fratello non
c' entra nulla con quanto è
successo a Roma. Quella roba non
c' entra nemmeno con il calcio".
Prende le distanze dagli scontri
degli ultrà con la polizia che
hanno messo a ferro e a fuoco
Roma e da quanti pensano che le
dimostrazioni violente siano
state un atto di vendetta,
contro la polizia, contro lo
Stato. Ci tiene a dirlo e poi
non parla più, mentre esci di
casa per andare ad Arezzo dove
si attende l’autopsia. Cristiano
oltrepassa il cancello di casa,
pochi passi dietro c'è il padre
Giorgio. È stato male tutta la
notte: il medico di famiglia si
è recato da lui due volte
temendo che il cuore potesse
fargli qualche scherzo. Giorgio
Sandri sale in macchina ansante,
al posto di guida un amico che
non lo lascia da quando ha
saputo della morte di Gabriele.
Cristiano invece è accompagnato
da alcuni amici, porta con sé il
completo grigio e la cravatta
aviatore che dovrà indossare
Gabriele quando verrà
ricomposto. Li adagia nel cofano
e lo chiude con cautela.
13 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
"Maledetto bastardo"
Al negozio di famiglia
un foglio poi rimosso
di Vincenzo d'Angelo
ROMA - "Ieri un bastardo
schifoso ha assassinato mio
figlio. Che tu sia maledetto per
sempre". Questo il contenuto del
foglio di carta che occupava
ieri mattina la parte alta della
vetrina dell’Harrison, il
negozio di abbigliamento per
uomo di proprietà della famiglia
Sandri, in cui Gabriele
lavorava. In via Attilio
Friggeri è stata una giornata di
pellegrinaggio continuo. Fiori,
sciarpe e foto ricoprivano la
vetrina del negozio, ma
l’attenzione dei passanti veniva
completamente catturata dalla
durezza di questo messaggio.
IPOTESI - Un messaggio
terribile, che inizialmente
sembrava alimentare il clima di
guerriglia vissuto domenica sera
nella capitale. Le voci sulla
provenienza del cartello erano
contrastanti: qualcuno diceva
che fosse stato esposto per
volere del papà, altri
addirittura erano convinti che
la mamma stessa l’avesse
affisso. La verità è che nessun
componente della famiglia Sandri
ne era a conoscenza.
Probabilmente lo hanno visto
attraverso la televisione, o
sentito per radio. Di fatto, a
mezzogiorno, è un amico di
famiglia ad arrivare in tutta
fretta per rimuovere la scritta.
RABBIA - Il ragazzo parcheggia
il motorino dall' altra parte
della strada e si fionda verso
la vetrina, facendosi largo tra
la folla che occupava il
marciapiede. "Come vi permettete
di scrivere queste cose ? Ma
siete tutti impazziti ?", urla
il giovane mentre con rabbia
strappa il foglio dalla vetrina.
"Nessun componente della
famiglia Sandri ha attaccato
questo foglio, come vi siete
permessi ?". Tra la gente resta
lo stupore e l’imbarazzo. Nel
tardo pomeriggio, poi, una nuova
sorpresa. Una donna riaffigge il
foglio incriminato sotto lo
sguardo disorientato dei
presenti e dice: "Sono la
compagna del padre di Gabriele".
13 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
"Ma io non sono un
assassino"
di Matteo Dalla Vite
Il poliziotto che ha
sparato: "Sto male. Anzi,
malissimo Ci vuole rispetto per
chi non c'è più e anche per me".
Dal nostro inviato.
AREZZO - "Non sono un assassino,
non sono uno che va in giro ad
ammazzare le persone. E sto
male, sto malissimo". Al
telefono di casa risponde lui,
Luigi Spaccarotella, l’agente
della Polizia stradale di
Battifolle da ieri pomeriggio
indagato per l’omicidio
(colposo) di Gabriele Sandri.
Sono le tre passate e il suo
tormento è dentro una voce
rotta, tesa, aspra, quella di un
ragazzo di 31 anni che parla in
prima persona e con la vita
ormai sottosopra. RISPETTO -
Zona Pantano Marchionna di
Arezzo, il cognome sul
campanello non c'è. Non compare
nemmeno quello della moglie
Federica, che ha conosciuto
nella clinica privata nella
quale lei lavora come
infermiera, una nota struttura
vicino alla stazione. "Chi è ?"
risponde con una domanda. Sulle
prime, saputo chi siamo,
riattacca. Dopo, un minuto dopo,
resta in comunicazione e trova
forza e volontà di aprirsi,
esprimendo il proprio disagio e
chiedendo rispetto anche per chi
ci ha rimesso la vita. "Ascolti
- dice Luigi - non sono nelle
condizioni migliori, sto male,
lo capisce ? Sto male. Però le
voglio dire una cosa, una sola:
non sono un assassino, non lo
sono ! Non sono uno che va in
giro ad ammazzare la gente. E se
ne dicono tante, troppe, in
queste ore, mentre la cosa più
giusta adesso è portare rispetto
per la persona che non c'è più e
per tutti i suoi familiari;
rispetto anche per la mia
situazione, la prego, e per
quelli che svolgono il mio
stesso lavoro". Luigi aggiunge
di aver nominato un avvocato (di
Prato), poi saluta e riattacca.
È completamente scosso. IN
LACRIME - Alla Sottosezione
della Polizia Stradale di
Battifolle, appena dentro il
casello di Arezzo, il clima è
mogissimo. I colleghi di Luigi
sono scossi, sconvolti.
Raccontano di un ragazzo solare,
di un collega bravo, puntuale ed
esperto, di un amante del
calcetto ma non tifoso di una
squadra in particolare. Luigi
Spaccarotella ad Arezzo dal
2005, prima aveva prestato
servizio alla Questura di
Palermo; è nativo di Varese, ma
di origini calabresi, di un
paese vicino a Cosenza, Cetrano.
Quel giorno era fuori come in
tante altre occasioni: secondo
le ricostruzioni, Luigi s' è
accorto di ciò che aveva causato
solo una volta arrivato proprio
al casello, quando ha visto la
Megane parcheggiata e il 118 che
stava arrivando, con Gabriele in
fin di vita. Trovatosi di fronte
alla tragedia, Luigi sarebbe
entrato nella caserma e avrebbe
detto: "Non capisco come possa
essere successa una cosa così, e
non me ne faccio una ragione". E
poi è scoppiato a piangere.
TIFOSI O NO ? - Luigi è un
agente scelto, "ha vissuto anche
in zone calde - racconta un
amico vigile intendendo
l’esperienza a Palermo - quindi
non è uno sprovveduto". Un
benzinaio dell’Area di Servizio
dalla quale è stato sparato un
colpo racconta di averlo visto
correre, dal punto in cui è
uscito il primo colpo in aria
dove poi è stato esploso quello
fatale. Circa 70 metri. "È stato
un incidente, una fatalità":
sono le frasi che Luigi avrebbe
pronunciato a persone vicine.
Qualcuno, poi, sussurra che
l’agente non avesse ben chiaro
che si trattasse di tifosi. Ma
il tormento di tutti resta lì.
13 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Il parroco dall'agente
omicida
Persona perbene, è
distrutto
AREZZO - "Soffre, è
molto stanco, sta male, cerca di
riposare". Don Paolo Grandi è
una delle persone che ieri hanno
fatto visita al poliziotto Luigi
Spaccarotella, che domenica ha
sparato sull' Autosole uccidendo
Gabriele Sandri. L’agente è
rimasto tutto il giorno nel suo
appartamento al terzo piano di
una zona residenziale alla
periferia est di Arezzo. Un
amico, anche lui agente di
polizia, si è trattenuto con lui
per oltre un’ora. "È distrutto,
ma ha detto che vuole rimanere
ad Arezzo, non tornerà in
Calabria dai genitori che lo
hanno raggiunto qui" ha
raccontato all' uscita dalla
casa. "Anche loro, i genitori,
stanno soffrendo molto, vivono
un dramma" ha aggiunto don
Paolo, che è un ex calciatore
del Verona e un componente della
nazionale di calcio sacerdoti.
Intorno a Spaccarotella si è
alzato il cordone protettivo dei
vicini. "Non sta bene" ha
confermato una donna. "Luigi è
una persona perbene,
bravissima". Intanto l’area di
servizio di Badia al Pino,
quella dove è morto Gabriele,
anche ieri è stata meta di un
pellegrinaggio continuo al
"sacrario" di fiori, biglietti,
sciarpe e bandiere lasciate in
memoria del tifoso laziale. L'
autogrill ha registrato un
aumento del 20% dei clienti.
(m.bol.)
14 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Serra duro: "Usare la
pistola è stato folle"
"Il poliziotto che spara
ad altezza d'uomo all' autogrill
è indifendibile. La pistola ?
Non doveva neanche tirarla
fuori". Lo dice Achille Serra
(30 anni in polizia e prefetto
di Roma fino allo scorso
settembre) in un’intervista al
settimanale Espresso, in edicola
oggi in cui parla della tragica
morte di Gabriele Sandri. "Ho
passato una vita in polizia. Ne
vado fiero ed è un’istituzione
che difenderò sempre. Quando ero
prefetto di Roma, ad esempio,
difesi i poliziotti per gli
scontri con i tifosi ubriachi
del Manchester. Ma l’agente che
ha ucciso quel ragazzo mi sembra
indifendibile. Siamo di fronte a
un gesto folle, quasi da
demente. La pistola non doveva
manco tirarla fuori. Figurarsi
sparare. L' arma può essere
estratta solo in casi estremi,
se c'è rischio di vita per
qualcuno o per l’agente stesso".
Secondo Serra "la pistola non
può essere impiegata mai come
strumento d'ordine pubblico. Per
sparare in aria ? Se i
tafferugli degenerano e c'è il
rischio che qualcuno ci rimetta
le penne, si può sparare per
aria. Ma sembra che domenica, in
quell' area di servizio, ci
fosse al massimo una piccola
rissa tra due macchine. Forse il
tifo nemmeno c' entrava...". Un
testimone ha visto il poliziotto
sparare a braccia tese, l’agente
rischia l’incriminazione per
omicidio volontario, Serra dice
che "alla volontarietà non posso
credere. Tutto può essere, per
carità, ma se fosse così saremmo
di fronte a un episodio di
follia. Roba da ricovero".
16 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Il fratello di Sandri
accusa
"Non infangate Gabriele:
in tasca non aveva sassi"
di Stefano Boldrini
Il fratello del tifoso
ucciso e l’avvocato smentiscono
la versione degli inquirenti e
attaccano il questore di Arezzo:
"Ha negato l’evidenza e detto
molte bugie".
ROMA - Una conferenza
stampa che ad un certo punto è
diventata un’arringa: contro le
presunte strumentalizzazioni,
contro una parte delle
istituzioni, contro il questore
di Arezzo e contro chi ha
gestito malissimo l’omicidio di
Gabriele Sandri, il tifoso
laziale morto domenica scorso
all' uscita dell’area di
servizio Badia del Pino,
direzione Nord. Nella sala Santa
Rita di piazza Campitelli,
Cristiano Sandri - il fratello
avvocato della vittima - il papà
Giorgio Sandri e gli avvocati
Michele Monaco - legale della
famiglia Sandri - e Luigi Conti
- avvocato degli altri quattro
ragazzi che erano in viaggio con
Gabriele - hanno incontrato per
settanta minuti i giornalisti:
"Mio fratello è stato ammazzato
- ha esordito Cristiano Sandri -
Non accetto le
strumentalizzazioni che ho letto
sui giornali e visto in alcuni
servizi televisivi. Il calcio
non c' entra niente con questa
storia. Qualcuno ha parlato di
cappelli bassi, di braccia tese
ai funerali di mio fratello. I
funerali sono stati un momento
di grande solidarietà e
commozione. Vi prego, non
infangate il nome di mio
fratello. Era un ragazzo
meraviglioso, che lavorava nel
negozio di famiglia e aveva due
grandi passioni: la musica e la
Lazio. Non è vero che mio
fratello aveva ricevuto un
Daspo. Aveva ricevuto una
diffida di due mesi, ma
successivamente il pubblico
ministero che si era occupato di
quella vicenda aveva disposto
l’archiviazione del caso. Non è
vero neppure che mio fratello
avesse con sé oggetti pericolosi
o armi di qualsiasi natura. Mio
fratello era armato solo dei
suoi dischi. Mio fratello è
stato ucciso da un agente di
polizia, un tutore dell’ordine,
che si è sentito in diritto di
estrarre la pistola e sparare. È
accaduta una cosa che in uno
Stato civile non dovrebbe mai
accadere, un poliziotto che
spara senza conoscere i reali
motivi del suo gesto e uccide un
innocente". Sulla questione dei
sassi che sarebbero stati
ritrovati nelle tasche di
Gabriele Sandri, interviene
l’avvocato Monaco: "Si trattava
solo di piccole formazioni
calcaree". LE ACCUSE - La
gestione della vicenda,
soprattutto nelle ore iniziali,
è criticata su tutta la linea
dalla famiglia Sandri e dal loro
legale. Di più: sono censurati
anche i comportamenti "etici" di
una parte delle istituzioni:
"Nessuno si è degnato di
avvertirci. Sono stato informato
da una collega che conosce uno
degli amici. Non si è fatto
sentire né il ministro
dell’Interno, né quello della
Giustizia. Al contrario, abbiamo
molto apprezzato il
comportamento del sindaco di
Roma Veltroni e del presidente
della Repubblica Napolitano,
sbigottito di fronte ad una
situazione del genere. Anche il
capo della Mobile di Arezzo ci è
stato vicino". PERDONO ? UN
GIORNO, FORSE - Che cosa
chiederà la famiglia Sandri nel
costituirsi parte civile ?
"Chiediamo una giustizia
giusta". Ci sarà, un giorno, il
perdono per l’agente Luigi
Spaccarotella ? "Un giorno,
forse, ma di sicuro non adesso.
Se abbiamo parlato con lui ? No,
mai". La cosa che più ha
infastidito la famiglia Sandri e
i legali è stata la "gestione
nelle ore immediatamente
successive. Già alle 10 del
mattino era chiara la dinamica
dei fatti e invece nella
conferenza stampa delle 17,
nella Questura di Arezzo, si
negava l’evidenza e anzi si
dicevano bugie. Non è piaciuto
il comportamento del questore di
Arezzo, Giacobbe. La sua difesa
di chi aveva commesso un
omicidio volontario è diventata
fango per mio fratello. Anche il
questore non si è degnato di
porgerci le condoglianze". LE
IDEE - Cristiano Sandri ha
parlato di due possibili
proposte per ricordare Gabriele:
"Un derby in sua memoria o una
scuola calcio con il suo nome,
ne abbiamo parlato anche con il
sindaco Veltroni. Oppure
intitolare il centro sportivo di
Formello a Gabriele. Lui era
innamorato della Lazio".
17 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
La rabbia della famiglia
Quanto fango su Gabriele
di Massimo Lugli
ROMA - "Ci sarà un tempo
per il perdono, ma non è ora.
Forse più avanti. La cosa
importante, adesso, è evitare le
strumentalizzazioni, non
infangare la memoria di mio
fratello. Quello che è accaduto
a Gabriele non ha niente a che
vedere col calcio né con la
tifoseria violenta: non è
possibile morire a 26 anni per
un colpo di pistola sparato da
un poliziotto che dovrebbe
essere un tutore dell’ordine".
Parla con calma, senza mai
cedere all' emozione Cristiano
Sandri, il fratello del ragazzo
ucciso nell' area di servizio
Badia del Pino. Un incontro coi
giornalisti a cui partecipano
anche il padre, Giorgio (che
resta in silenzio, con gli occhi
lucidi, per oltre un’ora) e i
due avvocati della famiglia,
Luigi Conti e Michele Monaco. La
famiglia di Gabriele ribadisce
che il ragazzo non aveva
partecipato, prima di morire, a
uno scontro con un gruppo di
tifosi juventini. "Quello che è
accaduto nell' area di sosta non
ha assolutamente niente a che
vedere con l’omicidio di mio
fratello - continua Cristiano
Sandri - e comunque, Gabriele
stava dormendo quando è strato
raggiunto da un proiettile
camiciato, con un’altissima
capacità di penetrazione, al
collo. Voglio anche precisare
che, contrariamente a quello che
è stato scritto da un giornale
Gabriele era stato diffidato dal
frequentare gli stadi nel 2002
ma dopo soli due mesi il pm di
Milano ha proposto
l’archiviazione che è stata
disposta dal Gip. Mio fratello
non era un violento, era un
ragazzo perbene che lavorava
nell' azienda di famiglia e
amava la musica e la Lazio.
Dovete concentrarvi sul modo in
cui è stato ucciso". La
ricostruzione del Viminale,
insiste sul fatto che, in tasca
a Gabriele Sandri, sono stati
ritrovati due sassi, uno di 8
per 3 centimetri e l’altro di 4
per 4, entrambi di tre
centimetri di spessore. "Bisogna
vedere cosa si intende per sassi
- interviene l’avvocato Monaco -
si trattava solo di
microformazioni calcaree senza
alcun potere offensivo. Si danno
certe notizie per sminuire la
gravità di quello che è
accaduto, in qualche modo si è
eliminata una persona
scomoda...". A Badia del Pino,
poco dopo la tragedia, sono
arrivati il fratello della
vittima e l’avvocato Luigi
Conti. Il legale, inizialmente,
aveva chiesto che le indagini
fossero affidate ai carabinieri
ma la questione, oggi, sembra
superata: "Siamo soddisfatti di
come sta procedendo l’indagine -
spiegano ancora Cristiano e i
due legali - i rilievi sono
stati affidati alla scientifica
di Firenze e non quella di
Arezzo. La dinamica del fatto
era chiara fin dalle 10 del
mattino, l’agente ha fatto fuoco
a braccia tese e ha mirato ad
altezza d'uomo. Nella conferenza
stampa delle 18 di domenica il
questore Vincenzo Giacobbe ha
mentito sapendo di mentire. Ma
il capo della squadra mobile di
Arezzo è stato il primo a
portarci conforto". Quanto alle
istituzioni: "Il presidente
Napolitano si è messo in
contatto con noi, ha espresso il
suo dolore e si è dimostrato una
persona eccezionale. Anche il
sindaco Veltroni si è prodigato
in ogni modo. Per il resto ci
saremmo aspettati di più. Non
abbiamo ricevuto telefonate né
dal ministro degli interni né da
quello della giustizia,
evidentemente si pensa che
bastino i telegrammi". Per
ricordare Gabriele, i familiari
pensano a un derby disputato in
sua memoria "Sarebbe anche molto
bello che portasse il suo nome
il centro sportivo di Formello o
una scuola". Dopo la morte del
ragazzo, il fratello rivolse un
appello ai tifosi per evitare
disordini. Oggi tutti hanno
paura che, alla riapertura degli
stadi, scontri e tafferugli si
divampino ancora: "Siamo
contrari a ogni forma di
violenza, come lo era Gabriele -
ripete Cristiano Sandri - il suo
omicidio è una tragedia che
chiede giustizia, il calcio è
un’altra cosa".
17 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Per il capo della
polizia, la morte di Gabriele
richiede "una risposta chiara
alla domanda di verità e
giustizia". Il giovane romano è
stato "vittima involontaria di
una leggerezza imperdonabile".
Caso Sandri, Manganelli:
"Pietre o no non cambiano le
colpe della polizia"
Prodi: "Le parole del
prefetto rispecchiano una forza
dell'ordine che risponde al
Paese ed è trasparente".
BOLOGNA - Gabriele
Sandri è stato "vittima di una
leggerezza imperdonabile" quindi
questa vicenda chiede "una
risposta tempestiva e
trasparente". Inoltre, il fatto
che la vittima avesse o meno una
pietra in tasca "non cambia
assolutamente le colpe della
polizia". Il prefetto Antonio
Manganelli parla della morte del
28enne romano ucciso da un
poliziotto l'11 novembre alla
stazione di servizio di Badia al
Pino. E ribadisce il dolore per
quella morte e l'intenzione
ferma di assicurare alla
famiglia del giovane verità e
giustizia per quanto accaduto.
Le indagini proseguono. E
Repubblica raccoglie la
testimonianza di uno dei tifosi
juventini presenti
all'autogrill, che rafforzerebbe
l'ipotesi dell'aggressione
compiuta dai tifosi della Lazio
ai danni dei supporter
bianconeri. Dalle parole del
capo della polizia emerge
un'immagine "di forza
dell'ordine che risponde al
Paese, ed è trasparente": questo
il commento di Romano Prodi, che
con Manganelli ha inaugurato, a
Bologna, il nuovo Polo tecnico
funzionale della polizia di
Stato intitolato alla memoria di
Emanuele Petri, ucciso nel 2003
nel conflitto a fuoco sul treno
Roma-Firenze che portò
all'arresto della terrorista
Nadia Desdemona Lioce. "E'
questo anche il momento della
memoria - dice il capo della
polizia - e il pensiero va in
queste ore ai poliziotti che non
ci sono più, silenziosi
protagonisti degli atti di
quotidiano eroismo di cui va
fiero il nostro Paese". Ma il
pensiero va "anche a Gabriele,
vittima involontaria di una
leggerezza imperdonabile, della
quale oggi questa istituzione
porta il peso e io la
sofferenza, consapevole del
dovere di una risposta
tempestiva, completa e
trasparente alla domanda di
verità e di giustizia che viene
dalla collettività". Quanto
accaduto a Gabriele Sandri "è
una ferita che ci portiamo
dentro", ha aggiunto Manganelli.
E le strade per evitare che, in
futuro, si verifichino episodi
analoghi, sono due: intanto,
come si diceva, "una risposta
completa alla domanda di verità.
Poi, comportarsi bene sulla
strada, facendo il proprio
dovere come fece Emanuele Petri.
Noi cerchiamo di fare il meglio
nel momento della formazione,
dell'aggiornamento
professionale, anche se quanto
accaduto nell'area di servizio
di Arezzo non ha nulla a che
fare con la formazione: sono
quegli eventi assolutamente
imprevedibili, quegli errori
inescusabili che non si
scongiurano". Il legale dei
Sandri, Michele Monaco, fa
sapere che i familiari di
Gabriele si dicono "soddisfatti"
delle parole del capo della
polizia. "È bello che le
istituzioni si stringano alle
parti offese. Si tratta di
affermazioni in linea con quanto
detto dal presidente della
Repubblica ai familiari di
Gabriele. Il capo dello Stato
Giorgio Napolitano ha dato
certezze di trasparenza e
l'intervento di oggi di
Manganelli dimostra che si
intende seguire quella strada.
Tutto ciò - conclude il legale -
è molto bello e positivo".
17 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
"Un anno senza Gabbo io
e mia moglie non viviamo più"
di Stefano Carina
È passato un anno da
quel maledetto 11 novembre 2007.
Con la scomparsa di Gabriele la
vita della famiglia Sandri è
profondamente cambiata. Giorgio,
il papà di Gabbo, ci racconta
come.
Signor Sandri, un anno fa la
tragedia. "A volte ancora
non me ne rendo conto, è come se
vivessi un brutto sogno. Poi
quando torno con i piedi per
terra ho davanti a me il dramma
e la vita della mia famiglia
distrutta. Il dolore che provo è
immenso ma quello di mia moglie,
se possibile, è ancora maggiore.
Sta male, è un’altra persona che
praticamente se n' è andata con
il figlio: ora è lei la nostra
grande preoccupazione".
Come
è cambiata la vita della sua
famiglia ? "Ci si
trascina. L' altro mio figlio
Cristiano ha lasciato lo studio
presso il quale lavorava perché
non riusciva a star dietro a
tutti gli impegni. Di mia moglie
ho già detto. Io provo a fare le
cose di prima ma è cambiato
tutto. Non è vero che il tempo
lenisce il dolore. Anzi è il
contrario: ogni giorno che passa
è più dura".
Cosa
le ha dato fastidio in questo
lungo periodo ? "Tante
cose. A partire da quello che è
avvenuto subito dopo, con il
tentativo di etichettare
negativamente Gabriele per
giustificare il gesto scellerato
di Spaccarotella. Per non
parlare poi del fatto che dopo
gli scontri di Roma e Bergamo si
è cominciato a discutere della
violenza negli stadi,
dimenticando quello che era
accaduto. Ora mi dà fastidio che
l’udienza sia slittata al 16
gennaio con Gabriele che attende
ancora giustizia terrena. Non
sopporto infine che nei
confronti dell’agente non sia
stato preso nemmeno un
provvedimento e che questo
individuo abbia la possibilità
di usare ancora una pistola".
Ha
fiducia nella giustizia ?
"Devo averla".
Ha
timore che la vicenda possa
finire nel dimenticatoio ?
"No, abbiamo con noi la forza
dell’opinione pubblica, della
gente che continua a starci
vicina. Continuiamo a ricevere
lettere e messaggi di
solidarietà, questo ci dà la
forza di credere che alla fine
sarà fatta giustizia".
Oggi
c'è qualche iniziativa in onore
di Gabriele ? "Mi
riunisco con il gruppo "donatori
di sangue Gabriele Sandri" e
vado all' ospedale Bambin Gesù.
In settimana poi, presenteremo
l’organo di raccolta della
Fondazione con il sindaco
Alemanno".
Domenica invece c'è il derby:
per lei quello dello scorso anno
fu molto particolare.
"Si, andai il primo tempo in
Curva Sud e il secondo invece in
Nord: un’emozione
indimenticabile. Stare nella
curva romanista con la sciarpa
della Lazio e sentire l’affetto
di tutta quella gente è stato
bellissimo. Ringrazio ancora
tutti".
C'è
stato un riavvicinamento con la
società Lazio ? "Il
presidente Lotito ci è venuto a
trovare qualche tempo fa e ha
riconosciuto di aver sbagliato
nel non esserci stato vicino".
Andrà nuovamente allo stadio ?
"Assolutamente no".
11 novembre 2008
Fonte: La Repubblica
(Testo e Foto)
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