La camera ardente questa
mattina nella sala Santa Rita
Addio Gabbo. Oggi dalle
10.30 in poi, parenti, amici e
semplici cittadini potranno dare
un ultimo saluto alla salma di
Gabriele Sandri nella sala Santa
Rita a piazza Campitelli dove
l’amministrazione capitolina -
in accordo con la famiglia del
ragazzo ucciso domenica mattina
nella stazione di Servizio di
Badia Al Pino - ha allestito la
camera ardente. "Bisogna
chiarire e definire tutte le
responsabilità - ha detto il
sindaco Veltroni ieri da
Auschwitz - E al tempo stesso
stroncare ogni forma di violenza
che possa essere lo strumento
attraverso cui si esprimono
dolore e rabbia: queste non
possono essere espresse con il
linguaggio della violenza".
Veltroni, in visita con gli
studenti romani nel campo di
sterminio nazista, ha affrontato
il tema del rapporto tra certi
sport e la violenza. "Sono tante
le giornate nere che abbiamo
nella memoria - ha aggiunto il
sindaco - e nelle quali alla
parola sport, alla parola gioco,
si associa la parola morte".
Intanto, ieri Il Consiglio
comunale in un ordine del giorno
- condiviso da maggioranza e
opposizione e votato da tutta
l’aula - ha chiesto a sindaco e
giunta di proclamare il lutto
cittadino in occasione delle
esequie di Gabriele. Funerali
che dovrebbero svolgersi domani
nella chiesa di San Pio X, a
piazza della Balduina. Quartiere
dove Gabriele Sandri era
cresciuto e dove viveva insieme
alla sua famiglia. Sempre
nell’ordine del giorno, il
Consiglio comunale ha invitato
il ministro e il capo della
Polizia a fare piena luce sulla
tragedia in tempi rapidissimi
"affinché siano accertate tutte
le responsabilità, senza alcuna
reticenza sulla dinamica dei
fatti, per garantire la piena
credibilità delle istituzioni".
(al. pa.)
13 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
(Testo e Foto)
"Ma adesso alle esequie
niente violenze ultras"
di Laura Mari
"Basta con le violenze
nel nome di Gabriele. Lui non
era un tifoso facinoroso, con i
teppisti che domenica hanno
messo Roma a ferro e fuoco lui
non c' entrava proprio niente e
spero che gli ultrà non
trasformino il suo funerale in
un’occasione per attaccare le
forze dell’ordine". L’appello a
mantenere la calma arriva da
Eugenio Maria Benedetti, uno dei
migliori amici di Gabriele
Sandri e fra gli organizzatori
della fiaccolata che domenica
pomeriggio ha radunato a piazza
Euclide centinaia di amici di
Gabriele. "Quello che chiediamo
è solo rispetto per la famiglia,
per il dolore di una madre e un
padre che hanno perso un figlio
- prosegue Eugenio - la speranza
è che ai funerali nessuno intoni
cori da stadio o si lasci andare
ad insulti e frasi oltraggiose
nei confronti della polizia e
delle istituzioni". E riguardo
alle devastazioni di domenica
nei pressi dello stadio Olimpico
e agli attacchi della caserma
della polizia di via Guido Reni
e della stazione dei carabinieri
di Ponte Milvio, Eugenio Maria
Benedetti sottolinea, a nome
degli amici di piazza Euclide,
che "Gabriele non avrebbe mai
tollerato azioni del genere. Lui
era un tipo pacifico ed è
assurdo che gli ultrà infanghino
la sua memoria con violenze
gratuite che non hanno niente a
che fare né con lui, né con il
calcio".
13 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Fiaccolata dei
commercianti per Gabriele
Partirà da via Friggeri,
domani alle 17, una fiaccolata
in ricordo di Gabriele Sandri,
il tifoso ucciso da un
proiettile esploso da un
poliziotto domenica mattina in
un distributore dell’autostrada
all’altezza di Arezzo. A
organizzarla sono stati i
commercianti della Balduina. "È
un’iniziativa che sentiamo di
fare per stare vicini alla
famiglia", ha detto la
proprietaria del negozio accanto
a quello dei Sandri. "Conosco il
papà di Gabriele da 40 anni e
lui l’ho visto crescere. Veniva
qui tutti i giorni appena si
svegliava. Era un ragazzo
solare, con tanta voglia di
vivere, non doveva morire così.
È vero che tutto dipende dal
destino: domenica non era
neanche sicuro di volerci andare
perché aveva fatto tardissimo al
Piper". "Gabriele l’ho visto
crescere, al lavoro veniva tutti
i giorni, ma senza un orario
fisso", ricorda un altro
commerciante. Gabriele e la sua
famiglia li conoscevano tutti.
"Veniva tutte le mattine a fare
colazione", ricorda un barista.
"Cappuccino e cornetto, ma la
sua passione erano le crostatine
alla marmellata".
13 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Domani interrogatori
degli ultrà arrestati a Roma e
il processo degli 8 fermati a
Milano. I 4 amici che si
trovavano in auto con Gabriele
Sandri indagati per tentate
lesioni.
Una folla commossa alla
camera ardente
La procura: "È stato un
gesto di follia"
Il procuratore di
Arezzo: "Per ora è omicidio
colposo ma potrebbe diventare
volontario. L'agente non è
inciampato". Un flusso
ininterrotto di persone ha
salutato il tifoso laziale.
Lutto cittadino dalle 12 alle
14.
ROMA - Lutto cittadino
domani a Roma in occasione dei
funerali di Gabriele Sandri, il
giovane laziale ucciso domenica
nell'area di servizio Badia al
Pino, in provincia di Arezzo.
Oggi una folla di amici,
conoscenti e giovani tifosi non
solo laziali hanno fatto la coda
per dare l'ultimo saluto al
giovane, la cui bara è esposta
nella camera ardente che
chiuderà alle 22.30 e si
riaprirà domattina alle nove
fino a un'ora prima dei
funerali, che saranno celebrati
alle 12. Intanto procedono gli
accertamenti, mentre il legale
della famiglia del tifoso ucciso
ha avanzato l'ipotesi di
omicidio volontario nei
confronti dell'agente che ha
sparato. Un'opinione che in
tarda serata sembra affacciarsi
anche tra le ipotesi del
procuratore di Arezzo Ennio Di
Cicco: "L'ipotesi di reato per
ora è omicidio colposo. Ma
potrebbe cambiare da un momento
all'altro. Non si spara -
aggiunge con rabbia - la pistola
è l'estrema ratio, è stato un
gesto di follia. Ci sono ben due
testimoni chiave, entrambi
escludono che l'agente sia
inciampato". Domani gli
interrogatori dei tifosi
arrestati a Roma e il processo
in direttissima a Milano per
otto ultrà.
IN CODA PER L'ULTIMO
SALUTO. Un flusso ininterrotto
di persone ha reso omaggio a
Gabriele Sandri. In modo
composto e silenzioso amici,
parenti, vicini di casa,
cittadini e tifosi hanno fatto
la fila per entrare nella camera
ardente allestita nella sala
Santa Rita, in piazza Campitelli
a Roma. I genitori di Gabriele
non si sono mossi per tutta la
giornata, sono seduti accanto e
accarezzano la bara. Nel
pomeriggio la madre ha avuto un
malore ed è intervenuto il 118,
ma dopo poco la donna si è
ripresa ed è tornata accanto al
feretro. Intorno alla bara un
tappeto di fiori, sciarpe e
bandane soprattutto
biancocelesti su cui sono
adagiati bigliettini con
espressioni di saluto e di
affetto. Anche il leader di An
Gianfranco Fini ha fatto visita
alla camera ardente. Con un
lungo e commosso abbraccio ha
salutato il papà del ragazzo
ucciso domenica. "Voglio
giustizia", ha detto il signor
Sandri a Fini.
DOMANI I FUNERALI, LUTTO
CITTADINO A ROMA. Saranno
celebrati domani alle 12 nella
chiesa di San Pio X, in via
Attilio Friggeri, nel quartiere
Balduina, a Roma. Lo si apprende
dalla parrocchia dove Gabriele
aveva ricevuto la prima
comunione. Le esequie saranno
celebrate dal parroco don Paolo
Tammi. In concomitanza con i
funerali la Giunta comunale ha
deciso di proclamare per domani
dalle 12 alle 14 il lutto
cittadino. Bandiere a mezz'asta
negli edifici del Comune, ma
l'Amministrazione capitolina
invita tutti a esprimere nelle
forme ritenute più opportune, il
dolore e la solidarietà
dell'intera città ai familiari e
amici del giovane Gabriele
Sandri.
PARROCO: NIENTE VIOLENZA
AI FUNERALI. Un appello a non
trasformare le esequie di
Gabriele Sandri in un momento di
violenza viene rivolto dal
parroco don Paolo Tammi ai
tifosi che parteciperanno domani
ai funerali di Gabriele.
"Raccomando a tutti i tifosi -
ha detto don Paolo ai microfoni
della Radio Vaticana - di vivere
il loro dolore in maniera
corretta, cristiana se sono
credenti, in memoria di
Gabriele, di non fare nessun
gesto, di non approfittare di
una situazione celebrativa per
aggiungere problemi a problemi.
Non si ottiene giustizia con la
violenza, questo è sicuro".
SOPRALLUOGO DEI PM
NELL'AREA DI SERVIZIO. Il
magistrato Giuseppe Ledda,
titolare dell'inchiesta
sull'uccisione di Gabriele
Sandri, ha effettuato un
sopralluogo nell'area di
servizio dell'A1 Badia al Pino
Sud, ad Arezzo. Con lui anche
una persona con il volto coperto
dal cappuccio, che potrebbe
essere l'agente Luigi
Spaccarotella, al momento
indagato con l'accusa di
omicidio colposo. Quando è
arrivata la macchina del
magistrato con un'altra persona
i giornalisti sono stati fatti
allontanare dalla zona.
LEGALE FAMIGLIA: FORSE
OMICIDIO VOLONTARIO. "È
un'azione che, così come
descritta, configura il dolo
eventuale, tanto da poter fare
emergere l'ipotesi di omicidio
volontario. Certo è una
decisione che spetta al pm". Lo
ha detto l'avvocato Michele
Monaco, legale della famiglia di
Gabriele Sandri, parlando
dell'ipotesi di reato per la
quale è indagato l'agente di
polizia Luigi Spaccarotella,
accusato di omicidio colposo.
"C'è stata un'evoluzione
positiva della posizione della
questura aretina" ha spiegato
Monaco, riferendosi a un
possibile aggravamento
dell'accusa. "La famiglia ha
fame di giustizia - ha concluso
il legale - ma c'è piena fiducia
nella magistratura".
AMICI DI GABRIELE
INDAGATI. I quattro amici che
erano con Gabriele domenica
scorsa nella stazione di
servizio di Badia al Pino sono
indagati per tentate lesioni,
dalla procura di Arezzo, secondo
quanto si è appreso a Roma. I
quattro, stando alle
indiscrezioni, sentiti dal
magistrato si sono difesi
sostenendo che non c'è stata
alcuna rissa con il gruppo di
juventini ma solo una
scaramuccia verbale, con scambio
reciproco di insulti.
ROMA, DOMANI
INTERROGATORI A REGINA COELI.
Saranno interrogati domani
mattina i quattro tifosi di
Lazio e Roma arrestati domenica
sera con l'accusa di aver preso
parte alla guerriglia scatenata
nei pressi dell'Olimpico e
davanti a due caserme dopo la
morte di Gabriele Sandri. I
quattro saranno sentiti nel
carcere di Regina Coeli dal gip
Enrico Imprudente in sede di
esame della richiesta di
convalida dell'arresto fatta dai
pm Pietro Saviotti e Caterina
Caputo. Il gip deciderà inoltre
se sia fondata l'aggravante di
terrorismo contestata a due di
loro.
MILANO, PROCESSO IN
DIRETTISSIMA PER 8 TIFOSI. Gli
otto tifosi interisti e
milanisti arrestati questa
mattina dalla Digos e dai
carabinieri saranno processati
domani mattina dal giudice delle
direttissime, che dovrà decidere
sulla convalida del loro arresto
in flagranza differita. Sei di
loro sono accusati di violazione
del Daspo (il divieto di entrare
negli stadi e l'obbligo di
firma) mentre due del solo
travisamento. A quanto risulta,
uno degli otto è accusato anche
di resistenza o violenza a
pubblico ufficiale. L'arresto è
stato possibile dopo il
riconoscimento attraverso i
filmati video visionati dalle
forze dell'ordine, in
particolare quelli registrati
davanti alla sede Rai di corso
Sempione. Sempre domani, altri
due tifosi arrestati questa
notte saranno interrogati per la
convalida dell'arresto dal Gip
Guido Salvini. Per loro
l'accusa, più grave, è di
istigazione a commettere delitti
contro l'integrità interna o
internazionale dello Stato.
13 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
Accordo coi familiari:
gli ultrà ai funerali
Ma non si arresta il tam
tam dell’odio
di Andrea Pugliese
ROMA "In memoria di
Gabriele, non approfittate della
celebrazione per aggiungere
problemi ad altri problemi". È
l’appello di Don Paolo Tammi, 51
anni, parroco della chiesa di
San Pio X, alla Balduina,
quartiere di Roma. Qui questa
mattina, ore 12, verranno
celebrate le esequie di Gabriele
Sandri. Funerali senza polizia,
ma con molti ultrà. Da tutta
Italia. LE ESEQUIE - L’ultimo
saluto a Gabriele avverrà nella
chiesa dove il tifoso era stato
cresimato. "Non si ottiene
giustizia con la violenza -
continua Don Paolo - Gabriele
era un buono, uno che non ha mai
usato la violenza, la madre lo
chiamava "coccolone"". Fuori
dalla chiesa, in un angolo, sarà
allestito una sorta di "muro del
pianto", dove lasciare un
pensiero o un saluto per il
tifoso laziale. Niente forze
dell’ordine, invece. Polizia e
carabinieri preferiscono non
esserci, per evitare qualsiasi
interpretazione o provocazione.
LA PARTECIPAZIONE - Al funerale
saranno presenti i vertici della
Federcalcio, il presidente
Giancarlo Abete e il vice
Albertini, mentre a
rappresentare il Coni ci sarà il
vicepresidente Riccardo Agabio.
Dovrebbe esserci anche il
sindaco di Roma, Walter
Veltroni. La Lazio, invece, sarà
al gran completo. Società,
giocatori, staff e settore
giovanile. Il club porterà una
maglia con il numero 12, carico
di significati, il numero
simbolicamente dei tifosi.
Maglia che verrà posata sulla
bara di Gabriele. In
rappresentanza della Roma
presenti invece Bruno Conti e
Antonio Tempestilli. GLI ULTRÀ -
Oggi saranno in tanti, da tutta
Italia. Si sono dati
appuntamenti tramite blog, sms e
telefonate. I capi tifosi della
Lazio hanno chiesto il permesso
alla famiglia Sandri di far
partecipare anche le altre
tifoserie. La famiglia ha
acconsentito, in cambio della
promessa di un comportamento
esemplare. Niente disordini o
slogan, nessuna
strumentalizzazione della
memoria di Gabriele. Così oggi
saranno rappresentate le Brigate
Rossonere (Milan), i Boys
(Inter), i Fighters (Juventus) e
le tifoserie del Napoli, del
Verona, del Palermo, della Roma
e di tante altre squadre. In
molti, con la sciarpa del
proprio club al collo, a
ribadire la propria fede ultrà.
SCRITTE - Ma i tifosi sapranno
essere esemplari ? La speranza
c’è, la certezza no. L’immagine
di Gabriele su molti siti e blog
(la sua foto, con la scritta
"Giustizia per Gabriele") lascia
aperti alcuni dubbi. Come le
molte scritte apparse in diverse
città. A Roma "Spaccarotella
infame, per te solo lame",
"Nulla resterà impunito", "100
di voi per 1 di noi", "Sbirro
occhio al cranio", a Milano "Da
ora in poi domenica è sinonimo
di violenza", a Bologna "Il
vostro ordine gronda sangue.
Acab", "+ orfani + vedove +
sbirri morti", "Morte ai servi
del potere. Acab". Da oggi,
dall’ultimo saluto a Gabriele,
in poi, si spera, niente di
tutto questo.
14 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
I giocatori davanti alla
bara
Siviglia: "Riflettano
tutti"
di Stefano Carina
La Lazio piange Gabriele
Sandri. Poco dopo le ore dodici
di ieri, è arrivata a Piazza
Campitelli una delegazione della
squadra biancoceleste.
Accompagnati dal tecnico Delio
Rossi, dal team manager Maurizio
Manzini e dal direttore sportivo
Walter Sabatini, i calciatori
Cribari, De Silvestri, Zauri e
Siviglia, sono entrati nella
camera ardente allestita nella
sala Santa Rita. Una presenza
composta, l’occasione per fare
le condoglianze alla famiglia e
tanta tristezza. L’immagine di
"Gabbo", adagiato all’interno
della bara e circondato da fiori
e sciarpe, ha lasciato molti dei
presenti scossi. All’uscita il
più commosso era il brasiliano
Cribari. De Silvestri, che
ancora fatica a darsi pace per
l’accaduto, ha preferito non
parlare. Stesso cliché per Delio
Rossi, visibilmente turbato.
Alla fine è stato capitan Zauri
a rompere il silenzio: "Non
conoscevo personalmente
Gabriele, però tramite Lorenzo
(De Silvestri, ndr) sapevo che
era un grande tifoso laziale.
Sono qui a piangere un nostro
sostenitore, vedere i genitori
disperati è stato straziante".
In merito alle tavole rotonde
che si sono aperte sulla
necessità o meno di giocare
domenica scorsa, è laconico:
"Non so se fosse opportuno o
meno giocare, so solo che
comunque non l’avrebbe riportato
in vita". Poi l’appello:
"Abbiamo chiesto chiarezza
quando ci fu la tragedia
dell’ispettore Raciti. La
chiediamo anche oggi per
Gabriele". Siviglia chiede
invece che il momento di
riflessione non riguardi solo il
mondo del calcio ma si estenda a
tutto il paese: "Il messaggio da
dare a tutti quanti, è che il
calcio in tutto questo non c'
entra. Potranno anche non far
riprendere a giocare ma non
cambia nulla perché ci sono
altri problemi che vanno
affrontati e risolti. Non solo
il calcio si deve fermare ma
tutta l’Italia, almeno per
un’ora, per riflettere su questa
tragedia". Oggi la Lazio sarà
presente ai funerali con tutti i
suoi quadri: giocatori, tecnici,
dirigenti, addetti, impiegati,
squadre del settore primavera e
giovanile. Avranno un dono per
Gabriele Sandri: la maglia
numero 12, quella del tifoso, il
dodicesimo giocatore in campo.
14 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Dai politici alla Lazio,
folla per Gabriele
di Gaetano Imparato
ROMA - L’addio a
Gabriele è una lunga processione
con ministri e gente comune,
leader di partito e
sottosegretari, un clochard e un
mancato erede al trono oltre ai
vertici della Federcalcio.
L’addio a Gabriele Sandri è una
processione di dolore che non si
interrompe un attimo, ma entra -
con un silenzio irreale - nella
camera ardente allestita nella
sala dedicata a Santa Rita,
quella che accarezza l’antico
teatro Marcello. FIORI E LACRIME
- È l’ultimo saluto a un giovane
che ha perso la vita non certo
per il calcio. C’è la corona di
fiori della Provincia, un
cuscino del sindaco Veltroni -
che di persona arriverà in
serata tornando da Auschwitz -
un mazzo di tulipani degli ultrà
di Taranto, una rosa dal gambo
lunghissimo come le lacrime di
chi l’appoggia ai piedi della
bara dove i genitori, e il
fratello di Gabriele, Cristiano
- raggiunto da una telefonata
del Presidente della Repubblica
Napolitano - si disperano e non
riescono a darsi pace. MINISTRO
CONTESTATO - La Melandri arriva
con pochi collaboratori: evita
la fila, forse presagisce che
tira brutta aria. Quando esce da
quel sepolcro di dolore si becca
alcune parolacce e una richiesta
dura: "Ministro, ci racconti di
questo sporco assassino". Non
batte ciglio, solo un sorriso di
circostanza. Un capannello di
tifosi, romanisti e laziali, si
forma spontaneo: "A ragà, niente
casini... Nemmeno ai funerali,
nun famo storie". Qualche
frecciata se la prende anche il
Prefetto Mosca, che esce dalla
camera ardente commosso: "La
famiglia è distrutta, ho
promesso che avranno tutta la
giustizia che meritano". FINI E
IL PRINCIPE - Quasi come
sbucasse dal nulla, arriva
Gianfranco Fini col portavoce di
An, Andrea Ronchi. S' indirizza
verso la fila e lì rimane,
rifiutando scorciatoie. Vi resta
mezzora, vede arrivare anche il
principe Emanuele Filiberto di
Savoia. Fini porge le
condoglianze, mamma Daniela non
regge. Il leader di An esce
proprio mentre arriva
l’ambulanza che porta soccorso a
quella mamma disperata che
impiega poco per tornare al suo
posto. DEDICHE AZZURRE - In
mattinata Delio Rossi, e alcuni
suoi giocatori della Lazio
(compreso De Silvestri, in
permesso dall’Under 21) avevano
fatto le condoglianze. In serata
li imitano Massimo Moratti ma
anche Giancarlo Abete,
presidente Figc. Insieme al vice
Albertini ha portato la nuova
maglia dell’Italia firmata da
tutti gli azzurri e la dedica a
Gabriele. Maglia che è stata
adagiata sul feretro. GLI AMICI
- Ci sono tutti, compresi quelli
che l’hanno visto morire,
chiedono giustizia per Gabriele.
Sciarpe della Lazio, sciarpe
della Roma, persino un lungo
giovanotto che arriva a bordo d'
una bici da corsa con capelli
lunghi, da rasta, e sandali di
plastica. O quel vecchietto che,
sul cappello, usa come visiera
un lungo titolo ritagliato dai
giornali ("Assassinio Sandri") e
predica, a tutti, di rimanere a
casa se proprio si vuole seguire
il calcio. E sentirlo, mentre un
giovane giace, immobile, fa
male. Fa male all’anima.
14 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Il saluto a Gabbo,
lacrime e rabbia
di Emanuela Audisio
ROMA - Dietro le
transenne tutta una città, non
una parte. In fila tutta la
gente, non solo i tifosi. Non il
saluto caciarone della curva, ma
l’addio affettuoso, sorpreso e
silenzioso di una comunità che
si dice: "Potevo esserci io in
quell’autogrill". Rose azzurre,
ma anche margherite giallorosse.
E dentro la bara, un ragazzo,
rapito al futuro. Gabriele, un
figlio di Roma, non un ultras.
Anche se tra i suoi amici si
avverte un ringhio al
silenziatore. C’è un cielo
limpido, ma un’atmosfera livida
in piazza Campitelli, fuori e
dentro la sala Rita, dove è
stata allestita la camera
ardente di Gabriele Sandri.
Tutti in coda, con l’umore
macchiato di nero. Occhi
stremati, nasi rossi,
adolescenti alle prese con il
tempo crudele della vita: "Vai
allo stadio, esulti per un gol,
ti abbracci, e poi quel corpo
domenica sparisce". Per Giorgio,
il padre, quel corpo non è
ancora sparito. La bara è
aperta, coperta da una rete
bianca. Gabriele è vestito di
scuro, sulla mano sinistra, con
le dita ormai annerite, c’è un
rosario celestino. Il padre lo
bacia, lo ricopre amorevolmente,
come se quel ragazzone fosse
ancora un bambino che può
prendere freddo nella culla. Non
si siede mai, Giorgio, va avanti
e indietro e fuma. La madre
Daniela, che più tardi avrà un
lieve malore, è seduta accanto.
Cristiano, il fratello, ha il
volto bianco, scolorito dalla
tristezza. Ai lati della sala,
gli amici. Fuori: signore,
vecchi, ragazze, amici,
conoscenti, gioventù che Gabbo
faceva ballare. "Perché Roma è
una città civile, che sa provare
dolore". Clima composto, nessuna
passione o rabbia ostentata,
solo testimoniata. Ci sono le
sciarpe della Lazio, una
bandierina biancoceleste "Vola
Lazio vola", ma anche un
berretto della Roma, c’è un
rigido servizio d' ordine che se
la prende con operatori e
fotografi: "Nun ce provate".
Chiedono rispetto, proteggono la
privacy del loro amico. Sotto i
cappotti e le giacche a vento
scorgi un golf o una tuta
azzurra, non c’è voglia di
eccessi, ma c’è chi ricorda le
altre tragedie della Lazio. "Ero
allo stadio 28 anni fa quando
Paparelli fu squartato da un
razzo, poi hanno sparato a Re
Cecconi, ora è toccato a
Gabriele". Ma non ci sono cori
contro la polizia, né a favore
degli sciacalli che spacciano
violenza. "Qualsiasi persona
poteva essere al posto di
Gabriele, però a chi spara
dovrebbero fare molti test, non
è possibile fare il Rambo di
mattina presto". La camera
ardente apre con ritardo, per
consentire alla famiglia un
saluto privato, la gente in coda
aspetta, i ragazzi piangono e si
abbracciano. Tutti sono convinti
che il calcio doveva essere
fermato. Arriva Maria Pia
Garavaglia, vicesindaco di Roma.
Poi Delio Rossi, allenatore
della Lazio, con occhialetti
scuri e sciarpa bianca e grigia.
Fila via, Rossi, non si lascia
irretire dai microfoni, che
nemmeno insistono. Arrivano i
giocatori della Lazio. Il
difensore Sebastiano Siviglia:
"Il calcio in tutto questo non
c' entra. Il problema è nella
società di oggi dove la violenza
non manca, e dove un ragazzo ha
perso la vita e un altro, il
poliziotto, ha distrutto la
propria. Domenica non si doveva
giocare, ma riflettere". Il
capitano, Luciano Zauri:
"Giocare o non giocare domenica
non avrebbe comunque riportato
in vita Gabriele". Il brasiliano
Emilson Cribari: "Siamo vicini
ai suoi cari". Attaccata ad un
palo una sciarpa giallorossa e
un foglio firmato da "un ragazzo
della curva sud". Fa un elenco
delle cose che uniscono gli
ultras e che "contemporaneamente
ci dividono dal mondo esterno,
ci allontanano da genitori
preoccupati, da zii
scandalizzati, da compagni di
classe impauriti e da professori
disgustati". Sarà, ma questa
mattina i padri e le madri di
Roma sono in fila davanti ad una
camera ardente perché a loro
sembra che lì dentro ci sia il
loro figlio. C’è Sandro Curzi
che abbraccia Giorgio Sandri.
"Mi ha detto che spera che la
morte di Gabriele serva ad
evitarne altre". Arriva
Gianfranco Fini, leader di An,
che se va senza parlare. "Voglio
giustizia", ripete Sandri a
Fini. Arrivano Giovanna
Melandri, coperta da un giaccone
nero, Clemente Mimun, direttore
del Tg5, Carlo Mosca, prefetto
di Roma, Emanuele Filiberto,
Paolo Cento, sottosegretario
all’Economia, e di sera, il
sindaco Walter Veltroni, appena
rientrato da una visita con le
scuole ad Auschwitz. Veltroni
parla con i genitori di
Gabriele, si intrattiene con gli
amici di Gabriele, e scuote la
testa. Se ne va anche lui, senza
rilasciare dichiarazioni. Che
vuoi dire davanti ad una bara e
ad una vita deformata ? Da
Coverciano Abete e Albertini
portano una maglia della
nazionale di calcio con tutte le
firme dei giocatori e la dedica
"A Gabriele". I genitori la
mettono sul feretro. È la nuova
maglia che gli azzurri
indosseranno per la prima volta,
sabato, a Glasgow, e che Gabbo
non vedrà mai. In serata c’è la
visita di Massimo Moratti,
presidente dell’Inter e di
Giorgia Meloni, vicepresidente
del Senato. Però arriva anche la
notizia che i quattro amici in
macchina con Gabriele sono
indagati per lesioni. Quei
ragazzi sono nella camera
ardente, ma non parlano. "È
l’ennesimo tentativo di
distogliere l’attenzione da ciò
che ha fatto quel poliziotto",
dice un loro amico. Don Paolo
Tammi, che oggi celebrerà il
funerale nella parrocchia di S.
Pio X, alla Balduina, il
quartiere romano dove risiede la
famiglia Sandri, chiede
riflessione e non tensione. La
cerimonia può diventare un falò
per tante rabbie. "Raccomando a
tutti i tifosi di vivere il loro
dolore in maniera corretta, per
affetto per Gabriele, e di non
fare nessun gesto, di non
approfittare di un addio per
aggiungere problemi a problemi.
Non si ottiene giustizia con la
violenza". Arriva la notte, la
camera ardente chiude. Gabbo se
ne va. Senza la sua amata musica
e con troppi tam-tam da balli
volenti.
14 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
(Testo e Foto)
Gabbo, fra rabbia e
dolore l’ultima carezza della
madre
di Rory Cappelli e Anna
Maria Liguori
È arrivato in sordina
alle 19.50, appena sbarcato
all’aeroporto di Fiumicino da
Cracovia, quando nessuno
l’aspettava più, il sindaco
Veltroni. È entrato
dall’ingresso secondario e si è
diretto verso la bara aperta, al
centro della Sala Santa Rita in
piazza Campitelli, messa a
disposizione proprio dal Comune
per la camera ardente di
Gabriele Sandri, il dj ucciso ad
Arezzo. Un abbraccio con
Giorgio, il padre, un gesto
affettuoso verso la madre, e poi
un quarto d' ora a parlare fitto
fitto con entrambi e con il
fratello Cristiano, guardando
Gabriele e scuotendo
ripetutamente la testa. È stata
la fine di una giornata piena di
dolore e di rabbia, per una
morte ingiusta e senza senso,
con un intenso via vai di gente,
centinaia e centinaia di
persone, venute a portare
l’ultimo saluto a Gabbo. In
mattinata erano arrivati il
presidente di An Gianfranco
Fini, insieme ad Andrea Ronchi
che ha fatto 50 minuti di coda
in mezzo ai tifosi della Lazio.
E poi: Clemente Mimum, Maria Pia
Garavaglia, Delio Rossi, Emilson
Cribari, Riccardo Pacifici,
Giovanna Melandri, Carlo Mosca,
Giancarlo Abete (che ha portato
a Gabriele una maglietta con le
firme di tutti i giocatori della
Nazionale e l’ha messa accanto
al ragazzo). E ancora: Emanuele
Filiberto, Paolo Cento. La salma
era arrivata a Roma, dopo
l’autopsia ad Arezzo, all’una di
ieri notte. Una bara di legno,
chiara. Una grande croce sopra.
Ad attenderla già tantissimi
amici, i parenti, la madre, che
si è seduta su una sedia accanto
alla bara, al centro della sala.
Parlava al ragazzo, gli
accarezzava la fronte, le mani,
lo baciava, gli parlava ancora.
Il padre, in piedi dalla parte
opposta, faceva la stessa cosa.
D' un tratto aveva scosso la
testa, si era messo a mimare con
le mani una pistola che spara in
alto, aveva scosso ancora la
testa, aveva guardato il
ragazzo, gli aveva accarezzato
le mani. Poi era uscito e
circondato dagli amici che
parlavano di quella morte
assurda era rimasto lì, con gli
occhi vuoti, senza più lacrime,
un fazzoletto di carta
appallottolato tra le mani.
"Bisognerebbe farsi dare un
sacco di soldi e poi fondare una
Onlus. Una Onlus contro gli
abusi del potere e le
distorsioni dei fatti - diceva
un amico del padre, un medico,
cardiologo - Ecco cosa dovremmo
fare. Una Onlus e farci lavorare
tutti questi cowboy. Perché
questo era un cowboy. E sai che
è successo ? Ma le hai sentite
le prime versioni ? Una follia.
Poi si sono accorti che non
potevano fare quello che
pensavano, che questo era un
ragazzo normale, uno della media
borghesia. Pensa se era uno che
magari si drogava, oppure un
poveraccio, gli mettevano in
macchina qualche bustina e poi
lo accusavano di qualcosa che
non aveva fatto. Ma qui non era
possibile. E questo deve andare
in galera. Sparare ad altezza
uomo, ma come si fa ?" - ha
continuato. "E poi perché non ce
lo dicono il nome ? Dicono che è
un siciliano di 37 anni" (in
realtà si chiama Luigi
Spaccarotella ed è calabrese, di
Cetraro). "Non lo dicono ? Lo
sai perché non lo dicono ?
Perché hanno paura, ecco perché.
Lui e il suo avvocato hanno già
ricevuto minacce di morte".
"Questo lo devono mettere in
galera, è omicidio volontario",
continua un amico del ragazzo
ucciso. "Sì è volontario"
ribatte il medico, "ma se gli
riconoscono il
preterintenzionale questo in
galera non ci va. Ma loro
l’hanno visto, l’avete visto
vero ?" "Si è messo a correre
dall’altra parte della
carreggiata seguendo la macchina
e poi ha sparato" spiega il
ragazzo. "Magari voleva sparare
alle gomme, ma guarda che ha
fatto, l’ha ucciso, l’ha ucciso,
deve entrare in galera e non
uscire più". "Poi erano in
autostrada. Anche se avesse
fatto una rapina al casello
successivo l’avrebbero preso".
"Questo è un Rambo". "Gli devo
dare trent' anni. Come minimo".
Dalla camera ardente esce anche
il fratello. È senza cappotto,
solo la camicia e una giacca
aperta. Ma pare non sentire il
freddo, pare non sentire più
niente se non il dolore forte e
sordo. Anche lui ha gli occhi
vuoti, le mani vuote. Gli amici
di Gabriele lo abbracciano, lo
stringono, piangono sulla sua
spalla. La madre è ancora
dentro, accanto a Gabbo. Non
uscirà di lì. Vuole restare
accanto al figlio. Almeno fino
alle 12 di oggi, quando nella
chiesa di San Pio X, in via
Friggeri, saranno celebrati i
funerali.
14 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Migliaia di persone a
Roma per l'ultimo saluto a
"Gabbo". Il parroco: "Cosa ha
fatto per non vivere più, non
l'abbiamo capito".
Folla ai funerali di
Gabriele Sandri
"Questa morte chiede
giustizia"
di Alessandra Vitali
Gli ultrà sul sagrato
della chiesa, saluti romani e
cori. Poi parte un corteo verso
lo stadio Olimpico. "Poliziotti
bastardi".
ROMA - La bara di legno
chiaro arriva sul sagrato che
sono passate da poco le 11. Si
fanno tutti intorno al carro
funebre ma dietro c'è un'altra
macchina, con i finestrini
posteriori protetti da tendine
nere. Dentro c'è una donna che
grida e piange, "toglietevi di
lì, fatemi vedere mio figlio,
levatevi da davanti, voglio
vedere mio figlio". In quella
macchina ci sono i genitori. È
la giornata più difficile,
l'ultima e la prima di tante che
verranno. È il giorno dei
funerali di Gabriele Sandri, il
tifoso della Lazio ucciso
domenica in un autogrill sulla
A1. La piazza è stipata, sulla
scalinata della chiesa è
difficile salire, il sagrato è
affollato, le navate sono piene.
In tutto circa cinquemila
persone. A chi temeva incidenti,
la risposta più dura: un
silenzio di piombo. Oggi solo
dolore. C'è una promessa fatta
ai genitori di Gabbo. Un patto
da rispettare.
Piazza della Balduina,
sulla quale si affaccia la
chiesa di San Pio X, è colma di
gente fin dalle 10.30 del
mattino. La funzione comincia
alle 12 ma arrivano tutti
presto. Gli amici di "Gabbo", i
giovani e giovanissimi che lo
seguivano nei locali della
capitale dove faceva il deejay,
i tifosi della Lazio e non solo.
Perché di sciarpette ce ne sono
tante ma non solo biancocelesti.
Anche giallorosse, rossonere. È
orgoglio di genere, non solo di
squadra. Piange Francesco Totti
mentre in chiesa abbraccia la
madre e il padre del ragazzo,
con lui c'è Luciano Spalletti.
Tutto il quartiere si
stringe intorno alla famiglia. A
due passi dalla chiesa c'è via
Attilio Friggeri, col negozio
del padre dove Gabriele
lavorava. Una montagna di corone
di fiori rende difficile
l'accesso alla chiesa. Una
corona ha spillati, sul nastro,
i bigliettini di tutti i negozi
della zona. Don Paolo Tammi, il
parroco a cui è affidata
l'omelia, ricorda Gabriele
dicendo che "quindici anni fa
fece qui la prima comunione, ha
sempre frequentato la
parrocchia". Tante le corone con
i colori della Lazio, gli
"Ultras Partenopei", gli "Utenti
di Antilazio.com", quelle degli
amici, Jacopo, Chicco, quella di
Antonello Venditti. Il feretro
arriva, è un grande applauso.
Entra la bara, è presto per la
messa, una voce invita a pregare
nell'attesa. Fuori piove, ma
nessuno si muove. Le letture, i
canti sacri, poi don Paolo che
non si perde in chiacchiere. La
chiama "una situazione
allucinante", dice "che cosa ha
fatto per non vivere più, non
l'abbiamo ancora capito".
Insiste, e ogni passaggio è un
applauso. "Si può morire così -
si chiede - per giunta dormendo
? Qualcuno ci deve dire perché".
Il perché e la giustizia sono il
cuore dell'omelia. "Se parliamo
di perdono - dice don Paolo -
dobbiamo parlare di giustizia.
Questa morte chiede giustizia.
Ce ne sarà una divina, e nessuno
potrà dire niente. Ma ci
dev'essere anche una giustizia
umana che aiuti, per quanto
possibile, a placare gli animi.
Allora, prima o poi, cercheremo
di perdonare". Il messaggio di
don Paolo non è per una parte
sola. Parla del "malessere"
diffuso fra i ragazzi, "così
poco ascoltato dagli adulti e
così poco condiviso", un
malessere "che si è trasformato
in violenza", ma "le violenze
peggiorano la vita e soprattutto
procurano sensi di colpa che non
potremo rimuovere". Durante la
funzione piangono in tanti, si
abbracciano. Non vola una mosca.
La compostezza mantenuta per
oltre due ore si rompe quando il
feretro esce dalla chiesa. Uno,
due, tre lunghi applausi, i
tifosi sono schierati da tempo,
la scalinata diventa la curva di
uno stadio. Tutti lì ad
aspettare Gabriele, le facce
scure, giubbotti, cappellini,
occhiali da sole sotto la
pioggia. Ecco la bara, partono i
cori, il boato cupo risuona
nella piazza ammutolita. Gridano
"Gabriele è con noi, Gabriele è
uno di noi", cantano l'inno
della squadra, parte una
"sciarpata", tutte le sciarpette
sollevate in alto, rivolte al
carro funebre. Una voce isolata
approfitta di un momento di
silenzio per gridare "polizia
bastarda". A due passi, vicino
alla bara, c'è il prefetto di
Roma, Carlo Mosca. Il tentativo
viene zittito da una bordata di
fischi e dall'Inno di Mameli.
Tanti, fra quelli che cantano,
fanno il saluto romano. La folla
si scioglie, parte un corteo di
ultrà verso viale delle Medaglie
d'Oro. Gridano "giustizia" ma
anche "boia chi molla" e
"poliziotti bastardi". Il corteo
si fa via via più fitto.
Destinazione: stadio Olimpico.
14 novembre 2007
Fonte: Repubblica.it
Il parroco: "Giustizia,
e basta violenza"
"Chiediamo giustizia,
verità e presto. E lo chiediamo
alle istituzioni. Chiediamo di
fare presto perché poi verrà
piano piano anche il perdono".
Un applauso scrosciante di tutta
la chiesa è stato rivolto a don
Paolo Tammi ieri nell’aprire
l’omelia ai funerali di Gabriele
Sandri nella chiesa di San Pio X
alla Balduina. Il parroco ha
anche chiesto agli amici del
ragazzo ucciso domenica "di
fermare la violenza". "Stiamo
vivendo una situazione
allucinante - ha aggiunto il
sacerdote - cosa avesse fatto
Gabriele per non vivere più
ancora non lo abbiamo capito. È
un dolore forte, lancinante e
non c’è ragione al mondo che lo
spieghi. Qui ci sono persone
arrabbiate, angosciate e deluse.
Non si poteva evitare tutto
questo ?". E ancora: "Il calcio
con questa tragedia c' entra ben
poco. È vero, nel calcio c’è del
malato ma per Gabriele era un
pezzo di vita. Gabriele non era
un violento, era mite e sereno.
E per questo mi rivolgo a voi
giovani, non fate più violenza".
Alla fine, un’ultima richiesta
da parte di don Paolo: "Se
vogliamo un mondo più giusto
usciamo da qui pregando. Questo
Gabriele avrebbe voluto".
15 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
"Ciao Gabbo, eri uno di
noi"
di Laura Mari e Maria
Elena Vincenzi
L’abbraccio - "Non
pensavo che potesse succedere
una cosa del genere: sugli
spalti in passato ho insultato
molti dei ragazzi presenti oggi
in questa piazza, ma adesso,
vedendoli qui, mi viene solo
voglia di stringere loro la
mano" ammette Marcello, tifoso
della Sampdoria.
L’inno - "Normalmente
l’inno della Lazio l’avrei
fischiato dice Giacomo, tifoso
della squadra di Varese ma
quello di oggi è un momento di
dolore e lutto condiviso da
tutti, anche assieme a chi non
ha la stessa fede calcistica".
Un abbraccio commosso e sincero
tra laziali e romanisti. Strette
di mano tra i supporter
dell’Avellino e i tifosi del
Torino. Sciarpe del Taranto
annodate con quelle del Verona e
magliette del Lecce alzate al
cielo insieme a quelle della
Sampdoria. C’è voluta la morte,
tragica e dolorosa, di un
ragazzo di ventotto anni per
realizzare quello che anni di
appelli accorati e misure di
sicurezza straordinarie non sono
riuscite a fare: portare la
tregua tra gli ultrà di tutta
Italia. Tifosi di ogni colore,
squadra e opinione che ieri
mattina hanno affollato piazza
della Balduina per prendere
parte ai funerali di Gabriele
Sandri, il supporter della Lazio
ucciso domenica pomeriggio da un
colpo di pistola sparato da un
agente di polizia. E nonostante
tutti temessero scontri e
disordini in occasione delle
esequie di "Gabbo", quella di
ieri passerà alla storia come
una giornata particolare: il
giorno in cui gli ultrà hanno
dimostrato di saper mettere al
bando ogni forma di violenza e
inciviltà. "È morto un tifoso
della Lazio, ma non fa
differenza: Gabriele era un
tifoso come noi, e non conta per
che squadra tifasse" sottolinea
commosso Angelo, mentre si
sistema il cappello dei "Boys",
il gruppo ultrà della Roma. E a
vederli dall’alto, i migliaia di
tifosi assiepati di fronte al
sagrato della chiesa Pio X
davano un’immagine precisa e
sincera di quello che il calcio
dovrebbe essere ogni domenica:
un insieme di colori e rivalità
amichevoli. "Questa morte ci ha
colpiti profondamente e ogni
tifoseria è qui per esprimere la
propria solidarietà alla
famiglia di Gabriele, con il
massimo rispetto nei confronti
di tutti" precisa con gli occhi
lucidi Mario, degli Irriducibili
della Lazio. Una compostezza e
un rispetto difficilmente
riscontrabili sugli spalti degli
stadi italiani, ma che ieri era
invece evidente a tutti.
"Normalmente l’inno della Lazio
l’avrei fischiato senza alcun
rimorso, ma oggi (ieri, ndr.) è
diverso. Oggi è un giorno di
lutto, un momento di sofferenza
da condividere anche con chi ha
una fede calcistica che non
condivido" confessa Giacomo, del
gruppo ultrà di Varese, mentre
ascolta il coro intonato dai
tifosi biancocelesti alla fine
del funerale di Gabriele Sandri.
La cerimonia, insomma, ha
sancito una sorta di armistizio
tra le tifoserie, mettendo al
bando sfottò, rivalità e guerre
fratricide che negli ultimi
tempi hanno segnato le pagine
più brutte del calcio nostrano,
sia in Italia che all’estero.
"Non pensavo che potesse
succedere una cosa del genere:
sugli spalti in passato ho
insultato molti dei ragazzi
presenti in piazza, ma adesso,
vedendoli qui, mi viene solo
voglia di stringere loro la
mano" ammette Marcello, degli
ultrà sampdoriani, mentre con la
testa fa un cenno di saluto a un
tifoso del Taranto che indossa
una felpa con su scritto "fuori
gli ultrà dalla galera". Nessuno
scontro, dunque, né prima, né
dopo il funerale di Gabriele.
"Del resto - spiega Antonio,
supporter del Brescia - l’ordine
arrivato a tutti i gruppi ultrà
era ben preciso: evitare
qualsiasi guerriglia tra tifosi
o contro le forze dell’ordine".
E quando dalla chiesa della
Balduina esce il feretro di
Gabbo, gli ultrà si stringono in
un abbraccio sincero e commosso.
Alzano le sciarpe delle squadre
al cielo, non per dichiarare la
propria fede calcistica, ma solo
per mostrare di essere uniti
dalla passione per uno sport.
Con lo stesso orgoglio con cui
indossano i cappellini con i
colori delle proprie squadre,
cantano l’inno d' Italia
dedicandolo, precisa Sandro del
Torino, "a un fratello". Poi
arriva la pioggia e i tifosi si
disperdono. Gli ultrà della
Lazio partono in corteo da
piazza della Balduina fino a
sotto la curva Nord dello Stadio
Olimpico. Nei primi metri li
scortano anche le altre
tifoserie, tutte insieme
chiedono "giustizia per
Gabriele". Sotto la curva, i
laziali si stringono in cerchio,
alzano le mani al cielo e
salutano Gabbo per l’ultima
volta. "Mi raccomando, non
strumentalizziamo la sua morte,
niente scontri con le forze
dell’ordine" conclude il capo
degli ultrà laziali. La speranza
è che l’invito sia una promessa
da mantenere anche negli stadi.
15 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
In migliaia per l’addio
a Gabriele
Niente vendetta, solo
giustizia
di Massimo Lugli
ROMA - L’adagio di
Albinoni e l’inno della Lazio. I
giubbotti degli ultrà e i
completi scuri di una pattuglia
di politici. Le lacrime e la
pioggia, la rabbia e il dolore,
i fiori che tappezzano la chiesa
e le sciarpe coi colori di tutte
le tifoserie, unite per un
giorno nel lutto comune,
nell’addio a Gabriele Sandri.
Almeno duemila persone che si
accalcano all’inverosimile in
chiesa, sei o settemila, fuori:
una folla che tracima fino a
viale delle Medaglie d' Oro. Una
giornata di cordoglio che
stravolge ogni previsione della
vigilia: nessuna violenza,
nessuno scontro, qualche scritta
che chiede vendetta e una voce
isolata che urla "Polizia
bastarda" ma viene subissata da
un coro di fischi. "Giustizia" è
il leit motiv, lo slogan
scandito da centinaia di voci,
prima, durante e dopo il
funerale in un corteo spontaneo,
tra saluti romani e cori da
stadio, che parte da piazza
della Balduina, paralizza
l’intero quartiere e si snoda
sotto un diluvio d' inferno fino
alla curva Nord. Un grande
applauso accoglie la bara di
legno chiaro nella chiesa di San
Pio X, festonata di sciarpe di
tutti i colori e da almeno 25
corone e 200 cuscini di fiori
tra cui quello del capo della
Polizia. Dentro ci sono già
Francesco Totti che, con le
lacrime agli occhi, abbraccia i
genitori di "Gabbo", Daniela e
Giorgio e il fratello Cristiano,
l’allenatore Luciano Spalletti,
Bruno Conti, l’intera squadra
della Lazio, Suor Paola, il
presidente della Federcalcio
Giancarlo Abete. Tra i giocatori
biancocelesti, Lorenzo De
Silvestri è il più affranto,
scosso dai singhiozzi: il
giovane disc jockey aveva
suonato alla festa dei suoi 18
anni. In prima fila Antonio Di
Pietro, in rappresentanza del
governo, Gianni Alemanno,
Daniela Santanchè, Teodoro
Buontempo. E ancora, il prefetto
Carlo Mosca, il sindaco Walter
Veltroni mischiato tra la folla,
sempre in piedi. Letture dal
pulpito, le voci degli amici che
si spezzano nel pianto: il libro
di Giobbe, l’Apocalisse di San
Giovanni, poi il Vangelo di
Giovanni: la resurrezione di
Lazzaro. Don Paolo Tanzi
scandisce le parole in un’omelia
lucida, dura e commovente che
parla di fede e di giustizia,
interrotta dagli applausi almeno
cinque volte: "Non si poteva
evitare tutto ciò ? Si può
morire così ? Si può uscire di
casa dopo aver fatto la notte al
lavoro, imboccare l’autostrada e
fermi in un’auto, per giunta
dormendo (perché così era, lo
dico con assoluta certezza)
essere uccisi da un colpo di
pistola ? ... Qualcuno ci
dovrebbe dire perché. Ci sarà
una giustizia divina per
Gabriele ma ci deve essere anche
una giustizia umana, che aiuti a
placare gli animi di tutti voi.
Il calcio, con questa tragedia
c' entra ben poco - incalza il
parroco - c' entra però il
malessere di tanti ragazzi... In
nome di Dio vi dico: non fate
violenze. Le violenze non
portano alcuna giustizia,
peggiorano la vita". Poi, al
microfono si avvicendano
Ruggero, uno dei grandi amici di
Gabriele e il fratello Cristiano
con un breve, struggente addio:
"Con questo omicidio non è stata
spezzata una sola vita ma
quattro: la tua, la mia e quella
di mamma e papà. Ti chiedo di
darci la forza per superare le
prove della vita, prima tra
tutte la ricerca della giustizia
che meriti. Addio cucciolo mio".
L’organo e l’inno della Lazio
accompagnano la bara all’uscita.
Neanche l’ombra di una divisa.
15 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Emozione e rabbia, ma
nessuna violenza
di Alessandro Catapano e
Gaetano Imparato
ROMA - C’è un momento,
un solo momento dell’omelia di
Don Paolo, in cui il cielo
decide di accendere la luce, di
aprire uno squarcio di bianco in
mezzo a tanto grigio, di
infondere una speranza nei
tanti, tantissimi cuori
straziati dal dolore. Dalle
grandi vetrate della chiesa di
San Pio X alla Balduina entra
una luce avvolgente, proprio
mentre Don Paolo racconta chi
non era Gabriele: "Un giovane
tranquillo e sereno, non un uomo
violento. È per questa ragione
che chiedo, soprattutto a voi
giovani, di fermare qualsiasi
tipo di violenza". COSA HA FATTO
? - E i giovani restano
immobili, sembrano riflettere,
anche le lacrime per un istante
si arrestano. A quel punto,
l’omelia del parroco è stata già
interrotta quattro volte, da
applausi convinti, continuati,
anche rabbiosi, come possono
essere solo le grandi
condivisioni, quelle che
coinvolgono il cuore. "Per
Gabriele Sandri chiediamo anche
giustizia terrena, non solo
quella di Dio, la chiediamo alle
istituzioni qui presenti, vi
chiediamo di fare presto", e
scattano i primi applausi, "il
calcio c' entra poco con questa
tragedia", si fanno più grossi,
"che cosa ha fatto Gabriele per
morire ?", e gli applausi
arrivano anche da fuori, dove ci
sono tutti quelli che la chiesa
non è riuscita ad accogliere,
tifosi da tutta Italia con
sciarpe e striscioni, la gente
del quartiere, i commercianti
che hanno abbassato le serrande
per il lutto cittadino in
memoria di Gabbo, che qui lo
amavano tutti. UNA RICHIESTA -
"Giustizia, giustizia", alla
fine lo urlano tutti, più forte
che possono, che arrivi fino in
cielo. Ha ripreso a piovere, ma
finché Gabriele non esce dalla
chiesa non va via nessuno.
L’acqua cade copiosa, forse è
acqua benedetta come quella che
accompagnerà l’ultimo viaggio di
Gabbo. Mamma mia quanta gente,
forse diecimila persone.
Applaudono e si applaudono, dopo
un coro riuscito. "Gabriele con
noi", "Battiamo le mani da veri
laziali", "Vola un’aquila nel
cielo". Qualcuno urla
"poliziotto bastardo", ma viene
ricoperto di buu, mai così
apprezzati. Qualcun fa il saluto
romano, ma sono una decina. Un
centinaio, di lì a poco,
decideranno di improvvisare un
corteo verso l’Olimpico, davanti
al Coni e sotto la curva Nord,
cercando pure qualche rogna.
Qualcun altro tirerà un petardo
sotto un’auto della polizia
sulla Prenestina. Casi isolati,
per fortuna. IL DOLORE - Il
funerale che doveva essere,
doloroso e rispettoso, dello
strazio di chi ha perso la
persona amata e di chi, a
trecento chilometri da Roma,
forse non riesce a darsi pace.
"A poco a poco verrà anche il
perdono", dice Don Paolo. Ora
sarebbe chiedere troppo anche ad
un buon cristiano, ora il dolore
si prende tutto. Cristiano, il
fratello, è l’ultimo a parlare.
"Il tuo amore mi darà la forza
di andare avanti, la prima
battaglia che dovremo affrontare
è renderti la giustizia che
meriti". È l’ultimo applauso. In
chiesa c’è anche Marco, il
ragazzo che guidava la macchina.
È straziato, povero figlio. E
Ruggiero, il migliore amico di
Gabriele, che legge a nome di
tutti gli amici. "Addio
fratellino mio, ci rivedremo
lassù, quando una nuova alba
sorgerà". UNA SPERANZA - Addio
Gabbo, arrivederci in un posto
migliore. Mamma Daniela guarda
il feretro che si allontana.
"Amore dove vai...", sussurra
appena. La vita eterna consola
poco. Piange a dirotto l’amico
De Silvestri e il resto della
Lazio, comprese le giovanili.
Piange Totti con Spalletti,
Pradè, Conti e Tempestilli.
Piangono il sindaco Veltroni e
il Prefetto Mosca. Fuori
continua a piovere, durerà fino
a sera, ma risparmierà la
fiaccolata del quartiere. Un
segno, vuoi vedere ? "Giustizia
e perdono", è una speranza, così
il dolore non sarà più solo.
15 novembre 2007
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Alla Balduina fiaccolata
dei commercianti
Un ultimo saluto
silenzioso, commosso, composto.
Un corteo senza slogan né
striscioni, fatto solo di luci e
ricordi. È partita alle 17 di
ieri, da piazza Attilio
Friggeri, la fiaccolata in
ricordo di Gabriele Sandri e
organizzata dai negozianti della
Balduina. A guidare il corteo
don Paolo Tammi, lo stesso
parroco che in mattinata ha
celebrato i funerali di
Gabriele. "Incontravo Gabbo ogni
mattina al bar, non potevo
mancare a quello che, in fondo,
rappresenta il saluto di un
quartiere che è un po' come un
piccolo paese" sottolinea tra le
lacrime Francesco Duridio,
residente nella zona. Una
fiaccolata a cui hanno
partecipato decine e decine di
persone, ma che al suo passaggio
appariva agli estranei come un
corteo estremamente intimo e
familiare, composto da bambini e
nonni, amici e parenti, vecchi
insegnanti di Gabbo e clienti
del suo negozio di
abbigliamento. "Questa strada
dovrebbe portare il suo nome"
suggerisce Rebecca Tiramone, di
23 anni, mentre depone l’ultimo
mazzo di fiori davanti al
negozio del papà di Gabriele. E
guardando quell’enorme tappeto
di bigliettini, foto, rose,
ricordi e sciarpe della Lazio,
le luci delle candele illuminano
occhi gonfi e volti addolorati.
Lungo via Friggeri le luci dei
negozi sono spente, le serrande
abbassate. "Gli esercizi
commerciali della zona sono
rimasti chiusi per lutto, era un
gesto dovuto e sentito" dichiara
Marcello Pini, barista della
Balduina. Dopo giorni di rabbia
per quanto accaduto e dolore per
la perdita di Gabriele, l’ultimo
saluto a Gabbo è stato scandito
da una marcia veloce e
silenziosa, un raduno simile a
quella fiaccolata organizzata
domenica a piazza Euclide a
poche ore di distanza dalla
notizia della morte di Gabriele.
Un corteo che prima di tornare a
piazza Attilio Friggeri è
passato anche davanti alla casa
della famiglia Sandri, in via
Rodriguez Pereira. Sotto
l’abitazione, qualcuno ha
gridato il nome di Daniela, la
mamma di Gabbo, ma a scendere in
strada per salutare i
partecipanti alla fiaccolata
sono stati Giorgio e Cristiano,
il papà e il fratello di
Gabriele. "Grazie per essere
qui, è un gesto di
partecipazione commovente che
non scorderemo" hanno detto
Giorgio e Cristiano salutando
don Paolo Tammi, gli amici di
Gabriele e quanti con quella
marcia silenziosa hanno voluto
mostrare la loro vicinanza a una
famiglia distrutta per la morte,
tragica, di un ragazzo di
ventotto anni.
l.m.
15 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
Ciao Gabbo meravigliosa
creatura
di Stefano Carina
ORE 15: Curva Nord
deserta e atmosfera irreale allo
Stadio Olimpico. Due striscioni
- "Lacrime, dolore, silenzio" e
"Gabriele sei nostri cuori" - e
due foto di Gabriele Sandri,
equamente distribuite in Curva
Nord ed in Tribuna Tevere, a
fare da cornice ad una domenica
triste. Mezz' ora prima del
fischio d' inizio, la Lazio era
entrata per fare il suo
riscaldamento. Sopra la maglia
ufficiale, un’altra bianca con
la foto di "Gabbo". Qualche
scatto ed un paio di conclusioni
verso Ballotta, interrotti poco
dopo dalla voce di Gianna
Nannini che si sostituisce
all’oramai consueto inno "Non
mollare mai". Le note sono
quelle di "Meravigliosa
creatura". Insieme a queste,
ecco magicamente comparire, sui
maxischermi dell’Olimpico, le
foto di Gabriele sorridente. Un
sorriso che contrasta con le
lacrime di De Silvestri che
accompagnato dagli ex Couto e
Corradi, poco prima dell’inizio
della partita va a deporre un
mazzo di fiori sotto la Curva.
Lo speaker annuncia le
formazioni. Durante la lettura
dell’elenco parmense il silenzio
è assordante. Il dolore continua
quando le due squadre a
centrocampo ricordano la memoria
di Daniele Paladini, il
maresciallo capo dell’esercito,
scomparso nell’attentato in
Afghanistan. Ore 15,20: entra la
Curva Nord ed insieme a lei
anche i 50 sostenitori del Parma
nei Distinti sud che hanno con
loro uno striscione: "Ciao
Gabbo". I tifosi biancocelesti
prima inneggiano alla memoria di
Gabriele ma poi si lasciano
andare a cori, quanto mai
stonati, contro la polizia ed i
carabinieri. Spunta uno
striscione criptico: "Ma
Gabriele vorrebbe anche questo".
Subito dopo la spiegazione. Ne
viene esposto infatti un altro:
"Curva Nord Gabriele Sandri". Ne
segue un applauso. Poi la curva
torna a svuotarsi.
26 novembre 2007
Fonte: La Repubblica
(Testo e Foto)
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