LA SENTENZA
Sandri, fu omicidio
volontario
9 anni e 4 mesi a
Spaccarotella
La corte d'appello
infligge una pena più pesante
all'agente che in primo grado
era stato condannato a 6 anni.
Il padre del tifoso laziale
ucciso l'11 novembre del 2007:
"La sentenza rispetta la verità
storica dei fatti. Orgoglioso di
essere italiano". Il poliziotto:
"Sono affranto, ma spero
ancora".
FIRENZE - Omicidio
volontario, sotto il profilo del
dolo eventuale, e non colposo.
La corte d'appello di Firenze
infligge una pena più pesante
all'agente Luigi Spaccarotella,
che l'11 novembre del 2007
uccise Gabriele Sandri nell'area
di servizio della A1 Badia al
Pino. I giudici di primo grado
lo avevano condannato a sei anni
per omicidio colposo, non
intenzionale. La procura
generale e quella di Arezzo
avevano fatto appello. Il pg
questa mattina ha chiesto la
condanna a 14 anni di
reclusione, ipotizzando un
omicidio volontario, con dolo
eventuale. Spaccarotella quella
domenica mattina avrebbe sparato
da un'area di servizio all'altra
consapevole del rischio di poter
uccidere qualcuno. In aula
questa mattina erano presenti i
familiari di Sandri. Assente
Spaccarotella. A sostenere
l'accusa - su sua richiesta - è
stato Giuseppe Ledda, pm nel
processo di primo grado.
"Vogliamo solo verità e
giustizia - ha detto Giorgio
Sandri, il padre di Gabriele,
prima dell'inizio - Oggi mi
aspetto di poter dire che sono
fiero di essere italiano". Dopo
la lettura della sentenza,
Giorgio Sandri ha detto che
"questa decisione rispetta la
verità storica dei fatti".
"Ringrazio il popolo di Gabriele
- ha aggiunto il padre di
"Gabbo" - È stata una giustizia
dovuta. Oggi mi sento orgoglioso
di essere italiano".
Soddisfazione è stata espressa
anche dal fratello di Gabriele,
Cristiano. Alla lettura della
sentenza il pubblico, composto
soprattutto da tifosi laziali e
amici di Sandri, ha ascoltato in
silenzio. La gioia è scoppiata
all'uscita, dove molti erano in
lacrime e un lungo applauso ha
accolto i genitori di "Gabbo".
Anche loro piangevano e la
signora Daniela ha avuto un
piccolo malore. Quando si è
ripresa, ha avuto anche un
pensiero per l'agente
condannato: "Alla lettura della
sentenza ho provato pietà per
Spaccarotella, anche se verso di
noi non ha mai avuto gesti di
comprensione. Sono tre anni che
soffro. Ora questa sentenza ci
restituisce serenità". Il
poliziotto ha fatto sapere
attraverso il suo legale,
Federico Bagattini, di essere
"affranto", ma di sperare
ancora. L'avvocato ha annunciato
che proporrà ricorso in
Cassazione. "E' una sentenza
forte, ciò che ci aspettavamo.
Non credo che riscatti dal
dolore la famiglia ma è un
segnale che va nella direzione
che tutti avevamo auspicato", ha
commentato il presidente della
Regione Lazio Renata Polverini.
"Credo che la sentenza della
Corte d'Appello di Firenze sia
equilibrata e ristabilisca un
principio di verità e giustizia,
che era quello che la famiglia
di Gabriele Sandri ha sempre
chiesto, senza alcuno spirito di
vendetta -
ha detto
Walter Veltroni - In questi anni
così difficili siamo stati
vicini alla famiglia Sandri che
ha sempre dato prova, nel suo
grande e irreparabile dolore, di
coraggio e fiducia nella
magistratura, contribuendo anche
a promuovere iniziative in
memoria di Gabriele ispirate
alla ricerca della verità e a
promuovere nel mondo dello sport
e tra i giovani un impegno
contro la violenza". Il sindaco
di Roma Gianni Alemanno ha
parlato di "una sentenza
dolorosa ma che rende giustizia
alla famiglia e a tutti coloro
che confidano nella legge".
"Oggi cambia qualcosa in
profondità nel rapporto che c'è
fra i ragazzi che vanno allo
stadio e il mondo della
giustizia e soprattutto viene
sottolineato che a nessuno è
consentito stroncare una vita
umana con atti indegni del
proprio ruolo", ha concluso il
primo cittadino della capitale.
1 dicembre 2010
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia: La Nazione.it
Omicidio Sandri, per i
giudici fu volontario
di Riccardo Bianchi e
Maurizio Bologni
FIRENZE - La corte
d’Appello di Firenze ha
condannato ieri pomeriggio
l’agente di polizia Luigi
Spaccarotella a nove anni e
quattro mesi di reclusione per
l’assassinio del ventiseienne
tifoso della Lazio Gabriele
Sandri. Omicidio volontario,
sentenziano dunque i giudici di
secondo grado, e non semplice
omicidio colposo come scrisse
invece la corte aretina. Brusii
e lacrime di commozione dei
genitori alla lettura del
verdetto, e non la rabbia, le
invettive e le minacce ai
giudici che accolsero come fosse
un’assoluzione la condanna per
omicidio colposo della corte d'
assise di Arezzo nel luglio
2009. Gli amici, gli ultras
della Lazio, stavolta hanno
aspettato fuori dall’aula per
poi salutare l’uscita dei
familiari con un lungo applauso
e altrettanto lunghi abbracci.
Spaccarotella, che sparò da
un’area di servizio all’altra
dell’autostrada del Sole
pensando di fermare così il
gruppetto di tifosi
biancocelesti dopo uno scontro
con supporter juventini, è stato
condannato per omicidio
volontario, con le attenuanti
generiche e la riduzione di un
terzo della pena per la
richiesta di rito abbreviato
presentata ma non accolta in
primo grado (l’accusa aveva
chiesto 14 anni di reclusione).
Secondo il pm Giuseppa Ledda e
il procuratore generale Aldo
Giubilaro, Spaccarotella non
voleva uccidere quando l’11
novembre 2007, nell’area di
sosta di Badia al Pino, esplose
il colpo che raggiunse al collo
Sandri seduto in auto, ma
sparando accettò coscientemente
il rischio di ammazzare. Dolo
eventuale, dunque. E quindi
omicidio volontario. "È una
giustizia che era dovuta - ha
commentato Giorgio Sandri, il
padre di Gabbo, cercando di
trattenere l’emozione - Oggi
sono orgoglioso di essere
italiano, ringrazio i ragazzi
che ci hanno sostenuto in tutto
il Paese". La madre Daniela, che
ha deciso di restare in piedi
tra il pubblico durante la
requisitoria della difesa, è
scoppiata a piangere alla
lettura del verdetto: "È stata
fatta giustizia, provo pietà per
Spaccarotella che per noi non ha
mai avuto gesti di
comprensione". L’agente ieri non
era in aula, così come non c’era
il 14 luglio 2009 per la
sentenza di primo grado. "Sono
affranto, ma spero ancora" ha
detto in serata al suo avvocato
Federico Bagattini dopo aver
tenuto spento il telefono per
tutto il pomeriggio. "È
abbattuto, e non soltanto per la
sentenza - hanno spiegato i
legali - Spaccarotella è sospeso
dal servizio e percepisce il
salario minimo, circa 600 euro".
Ha annunciato che proporrà
ricorso in Cassazione: se non lo
facesse finirebbe subito in
carcere. La sentenza è stata
commentata tra gli altri dal
sindaco di Roma Gianni Alemanno
("è dolorosa ma rende giustizia
alla famiglia"), dal presidente
della Regione Lazio Renata
Polverini ("è un segnale che va
nella direzione che tutti
avevamo auspicato") e da Walter
Veltroni, che ha definito il
verdetto "equilibrato" e in
grado di ristabilire "un
principio di verità e
giustizia".
2 dicembre 2010
Fonte: La Repubblica
Spaccarotella, condanna
più severa
La madre di Gabbo: "Sono
più serena"
di Gabriele Isman
"Alla lettura della
sentenza ho provato pietà per
Spaccarotella, anche se verso di
noi non ha mai avuto gesti di
comprensione. Sono tre anni che
soffro, ora questa sentenza ci
restituisce serenità". Piange
mentre parla Daniela Sandri, la
madre di Gabriele, il tifoso
laziale ucciso in un autogrill.
Accanto a lei, c' è il marito,
Giorgio: "È una giustizia che
era dovuta. A differenza di
quanto ho detto dopo il primo
grado, la decisione dei giudici
di oggi mi fa sentire orgoglioso
di essere italiano". L’11
novembre 2007 fu omicidio
volontario, secondo la corte d'
assise d’Appello di Firenze che
ieri ha condannato l’agente
Luigi Spaccarotella a nove anni
e quattro mesi di reclusione.
"Una sentenza dolorosa ma che
rende giustizia alla famiglia e
a tutti coloro che confidano
nella legge - dice il sindaco
Alemanno. Oggi cambia qualcosa
in profondità nel rapporto che
c' è fra i ragazzi che vanno
allo stadio e il mondo della
giustizia". Parla anche il suo
predecessore al Campidoglio
Walter Veltroni, definendo la
sentenza "equilibrata, perché
ristabilisce un principio di
verità e giustizia, che era
quello che la famiglia di
Gabriele Sandri ha sempre
chiesto, senza alcuno spirito di
vendetta". E mentre
Spaccarotella dice "sono
affranto, ma le speranze non
sono finite", annunciando di
fatto il ricorso in Cassazione,
politica e tifosi per una volta
sono d' accordo: ieri persino la
maggioranza delle radio dei
supporter - biancocelesti e
giallorossi - commentavano
positivamente la decisione dei
giudici.
2 dicembre 2010
Fonte: La Repubblica
CASSAZIONE
Sandri, nove anni
all'agente Spaccarotella
"Ha sparato per
uccidere" Andrà in carcere
La prima sezione penale
della Cassazione conferma così
la sentenza d'appello nei
confronti dell'agente della
Polstrada. I genitori di Gabbo:
"Giustizia è fatta".
ROMA - Condanna
confermata. Ha sparato per
uccidere. La prima sezione
penale della Cassazione conferma
la sentenza d'appello nei
confronti dell'agente della
Polstrada Luigi Spaccarotella,
condannato a nove anni e quattro
mesi di reclusione, e stabilisce
in via definitiva che
l'uccisione di Gabriele Sandri
fu omicidio volontario. Tra
poche ore per lui si apriranno
le porte del carcere. Lacrime e
commozione alla lettura della
sentenza da parte dei familiari
di Gabriele e dei tanti tifosi
della Lazio presenti in aula.
"Giustizia è fatta. È la
vittoria del popolo di Gabriele
- dicono il padre di Gabbo,
Giorgio Sandri, e il figlio
Cristiano - Giustizia è fatta
anche se non è stato facile". E
torna alla mente quando in primo
grado l'agente che sparò a
Sandri venne condannato a una
pena più lieve per omicidio
colposo: "Si trattò di una
sentenza raccapricciante ma non
abbiamo mai smesso di avere
fiducia nella giustizia. E la
giustizia infine ha trionfato".
Giorgio Sandri continua:
"Perdonare Spaccarotella ? Ci
posso riflettere ma lui deve
dire tutta la verità. E poi il
perdono si dà a chi lo chiede,
invece la mamma di Spaccarotella
non ha mai telefonato a mia
moglie, la mamma di Gabriele".
Nel frattempo Spaccarotella fa
sapere di voler affrontare "la
situazione da uomo". Mentre i
suoi legali dicono che l'agente
starebbe vivendo queste ore
"drammaticamente" e, appresa la
notizia, avrebbe versato lacrime
amare con il figlio piccolo in
braccio. Dal balcone di casa
sventola un tricolore. La
vicenda che si chiude oggi ebbe
inizio l'11 novembre 2007. Poco
prima delle 9, un'auto di tifosi
juventini, nel piazzale di
sosta, viene avvicinata da
alcuni supporter laziali, armati
di spranghe. Scoppia una rissa,
l'incidente richiama
l'attenzione di due pattuglie
della Polstrada, che si trovano
sul piazzale dello stesso
autogrill ma dall'altra parte
della carreggiata a oltre 50
metri di distanza. Gli agenti
raggiungono il bordo della
carreggiata e, da lì azionano le
sirene delle loro auto. Ma la
rissa continua e, a questo
punto, Spaccarotella decide di
sparare. Il poliziotto spara due
volte e un colpo raggiunge al
collo Gabriele Sandri che si
trova seduto in mezzo sul sedile
posteriore della Megane Scenic.
Il tifoso della Lazio muore poco
dopo. In giornata la notizia si
diffonde in tutto il Paese e in
alcuni stadi italiani scoppiano
tafferugli generati da tifosi
inferociti con la polizia.
Quella sera, a Roma, esplode la
violenza: centinaia di ultras di
Roma e Lazio attaccano
commissariati, la sede del Coni
e lo stadio. Danno fuoco a
cassonetti e autobus.
Spaccarotella viene subito
iscritto nel registro degli
indagati con l'accusa di
omicidio volontario. I mesi
successivi sono segnati dalla
guerra delle perizie balistiche.
Nel frattempo l'agente rientra
al lavoro e viene trasferito più
volte: prima la Polfer di Santa
Maria Novella, poi la "Coc", la
Centrale operativa
compartimentale della Toscana,
quindi l'ufficio
interprovinciale
tecnico-logistico di Poggio
Imperiale, a Firenze, in
sostanza l'ex ufficio
interregionale ormai dismesso,
al quale viene assegnato per
motivi di sicurezza. Arriva così
la condanna di primo grado. Il
14 luglio 2009 Spaccarotella
viene condannato dalla corte
d'Assise di Arezzo a sei anni di
reclusione per omicidio colposo
con colpa cosciente. È una
condanna che fa discutere e
suscita polemiche. Il primo
dicembre 2010 la corte di
Appello di Firenze gli infligge
la pena di nove anni e quattro
mesi. Questa volta, però, la
condanna è per omicidio
volontario con dolo eventuale.
Si arriva ad oggi e alla
sentenza della Cassazione che
respinge il ricorso della difesa
e si allinea alle richieste del
sostituto procuratore generale
Francesco Iacoviello che, in
mattinata, chiedendo di
confermare l'aumento di pena nei
confronti di Spaccarotella aveva
detto chiaramente che "l'agente
non sparò alle gomme quella
mattina dell'11 novembre 2007
quando appunto morì Gabriele
Sandri". La Cassazione, dunque,
ha sposato in pieno la tesi
della pubblica accusa che nella
requisitoria aveva sottolineato
che il poliziotto "voleva
colpire la macchina e l'ha
colpita". Uccidendo Gabriele
Sandri.
14 febbraio 2012
Fonte: Repubblica.it
Omicidio Sandri,
Cassazione conferma
Nove anni e quattro mesi
a Spaccarotella
L'agente della Polstrada
è stato giudicato colpevole
dell'omicidio volontario del
tifoso della Lazio anche
nell'ultimo grado di giudizio.
Confermata la tesi del Pg: "Lo
sparo non era indirizzato alle
ruote della macchina ma ha
colpito direttamente il
ragazzo".
Confermata anche in
Cassazione la condanna a 9 anni
e 4 mesi per l’agente della
Polstrada Luigi Spaccarotella.
L’agente è stato dichiarato
colpevole dell’omicidio
volontario del tifoso della
Lazio, Gabriele Sandri, avvenuto
l’11 novembre 2007 sull’A1 nei
pressi dell’area di servizio
Badia del Pino, ad Arezzo. La
Corte ha quindi rigettato il
ricorso presentato dai legali di
Spaccarotella contro la sentenza
emessa dalla Corte d’assise
d’Appello di Firenze, che aveva
riconosciuto l’omicidio
volontario con dolo eventuale,
ed ha dato ragione al sostituto
procuratore generale, Francesco
Iacoviello. Quest’ultimo
sosteneva che "l’agente non
sparò alle gomme quella mattina
dell’11 novembre 2007 quando fu
ucciso Gabriele Sandri", e l’ha
ribadito questa mattina nella
requisitoria. La Cassazione,
dunque, ha sposato in pieno la
tesi della pubblica accusa. Il
fatto era accaduto l’11 novembre
2007 quando Gabriele Sandri e
altri quattro amici, tutti
tifosi biancocelesti, stavano
viaggiando in macchina verso lo
stadio Meazza per Inter-Lazio.
Durante la sosta nell’area di
servizio di Badia al Pino,
vicino Arezzo hanno incrociato
un gruppo di tifosi juventini,
che stavano andando a Parma, e
la pausa caffè è degenerata in
rissa. L’agente Spaccarotella
sentite urla e grida e vista
fuggire un’auto ha pensato a una
rapina al benzinaio ed ha
azionato la sirena. L’auto,
però, non si è fermata ed allora
l’agente ha sparato uccidendo
Gabriele Sandri, che per gli
amici ancora dormiva sul sedile
posteriore dell’auto.
Spaccarotella, che non ha subito
carcerazione preventiva durante
le indagini preliminari, era
stato condannato in primo grado
a sei anni di reclusione per
omicidio colposo, determinato da
colpa cosciente. In secondo
grado i fatti erano stati
qualificati come omicidio
volontario per dolo eventuale e
la pena era stata elevata a nove
anni e quattro mesi di
reclusione. Con il rigetto del
ricorso dell’imputato in
Cassazione, la sentenza è
diventata definitiva.
Cominceranno ora gli adempimenti
per l’esecuzione della pena, che
dovrebbero concludersi nelle
prossime ore, o domani, con il
trasferimento di Spaccarotella
in carcere. Lacrime e commozione
da parte dei familiari di
Sandri, presenti in aula.
Giorgio Sandri, il padre di
Gabriele, alla lettura della
sentenza ha dichiarato
soddisfatto: "E’ una sentenza di
diritto ed è una vittoria di
tutti. Giustizia è fatta anche
se non è stato facile". Mentre
l’agente, alla notizia della
condanna, ha commentato:
"Affronterò la situazione da
uomo".
14 febbraio 2012
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
Sandri, va in carcere il
poliziotto che lo uccise
di Elsa Vinci
ROMA - "Ha vinto il
popolo di Gabriele". Occhi rossi
e una gioia amara. Giorgio
Sandri allarga le braccia e
chiama con un gesto delle mani
gli amici di suo figlio, una
trentina in Cassazione, per
stringerli a sé. "Giustizia è
fatta". La prima sezione penale
della Suprema Corte ha
confermato la condanna a nove
anni e quattro mesi contro l’ex
agente della Polstrada, Luigi
Spaccarotella, che l’11 novembre
2007 nell’area di servizio di
Baia del Pino, vicino Arezzo,
sparò e uccise un giovane tifoso
della Lazio in trasferta,
Gabriele Sandri, che dormiva in
macchina nell’opposta corsia di
marcia. Omicidio volontario con
dolo eventuale, conferma la
Cassazione. Un monito anche per
i vigili pistoleri. "L’agente ha
accettato il rischio di colpire
qualcuno mirando alla Renault
Scenic - dice il Pg, Francesco
Jacoviello - Se Spaccarotella
avesse preso un’auto in
transito, forse si sarebbe
potuto parlare di omicidio
colposo". Come da sentenza di
primo grado, contestatissima
dalla famiglia di "Gabbo", morto
a 26 anni. "Raccapricciante" la
definì il padre, che in questi
anni ha lottato contro la tesi
dell’"incidente". È stato il
verdetto d' appello a riscrivere
i fatti, con la condanna per
omicidio volontario e l’aumento
da 6 a 9 anni di carcere.
"Quello è stato un brutto
momento - ricorda Giorgio Sandri
- ma non mi sbagliavo. La
Cassazione ci dà ragione".
Perdono ? "Spaccarotella ce lo
chieda, ma deve dire la verità".
La madre di Gabriele piange,
protetta dalla piccola folla
raccolta al Palazzaccio. Una
cinquantina davanti all’aula,
gli altri tutti sotto. "Al di là
della condanna inflitta - dice
il fratello, Cristiano Sandri -
la pena più grande resta la
nostra". Il Viminale ha offerto
a titolo di risarcimento alla
famiglia una cifra ritenuta
"congrua", intorno ai due
milioni di euro: per la reazione
spropositata dell’agente che non
ha esitato a sparare da 50
metri, senza alcun bisogno.
Quella fu una notte violenta,
con scontri a Roma e in altre
città. Serrata, accompagnata
dalla mimica dello sparo, la
requisitoria del Pg.
"Spaccarotella ha agito in
risposta a quello che percepiva
come uno smacco, una beffa. Per
il fatto che l’auto non si era
fermata all’azionamento della
sirena della polizia". L’ex
agente ha atteso il verdetto in
famiglia ad Arezzo. "È rimasto
sorpreso", dice il suo avvocato.
Poi con tono risoluto: "Andrò a
costituirmi, affronterò la
situazione da uomo". Quindi ha
preso il figlio in braccio ed è
scoppiato a piangere. Sul
balcone di casa sua è stata
appesa la bandiera tricolore.
Adesso c' è il carcere.
15 febbraio 2012
Fonte: La Repubblica
In cella l'agente che
uccise Gabbo
di Anna Maria Liguori
Il padre: "Ho avuto
paura tutto il giorno. Paura che
la verità fosse affossata, paura
di vedere impunito chi ha
sparato a mio figlio. Ora invece
sono sollevato, anche se la
parola è fuori luogo. Ma quando
giustizia viene fatta il
sollievo è un sentimento
incontenibile". È il primo sfogo
del padre di Gabriele Sandri: ha
appena saputo che chi ha ucciso
suo figlio andrà in carcere. IL
padre di Gabbo, Piergiorgio
Sandri, ha appena aperto il suo
negozio di abbigliamento alla
Balduina, è con la moglie e con
il figlio Cristiano, è appena
arrivato, uscito dalla
Cassazione dove ha ascoltato la
sentenza: l'ex agente della
Polstrada Luigi Spaccarotella,
andrà in carcere. Confermata la
condanna a 9 anni e 4 mesi per
l'omicidio volontario di
Gabriele Sandri, colpito l'11
novembre 2007 da un proiettile
mentre era in un'auto ferma in
una piazzola sull'autostrada nei
pressi di Arezzo. Il colpo
sparato da Spaccarotella. Ha la
voce rotta Piergiorgio, spezza
le frasi a metà. Sembra svuotato
all'improvviso dopo un'attesa di
quasi cinque anni. La Cassazione
ha affermato che Spaccarotella
non ha sparato alle gomme ma ad
altezza d'uomo. Una versione che
lei ha gridato ai giudici fin
dall'inizio. Cosa prova ? "Io
non ho mai pensato che
quell'uomo volesse uccidere mio
figlio. Però l'ha fatto. Ha
compiuto un gesto per il quale
deve pagare. Qualsiasi errore si
paga, se errore è stato. E chi
sbaglia e ferma la vita di un
ragazzo ancora di più". Crede
che la pena sia equa allora ?
"Dire che la pena non è giusta
quando qualcuno sta per fare
quasi dieci anni di carcere è
una cosa indegna che io non farò
mai. Posso dire però che la sua
pena passerà, la mia pena invece
non finirà mai". Una volta
confessò che il suo dolore
invece di diminuire aumentava
ogni giorno, che Gabriele era
sempre più che vivo nel suo
cuore e nella sua vita. È ancora
così ? "Posso fare un esempio
per far capire meglio quello che
provo. Spaccarotella ha avuto
nove anni, io il giorno che è
morto ho avuto l'ergastolo. Sono
perennemente in un inferno di
mancanza, di dolore e di
struggimento. Eppure Gabriele è
con me. Vivo la mia vita con
lui, come se fosse sempre qui,
anche in questo momento. Noi non
ci separiamo mai". Lei in questi
anni è diventato nonno, suo
figlio Cristiano ha avuto un
bimbo che ha chiamato Gabriele.
Cosa racconterà a suo nipote
dello zio del quale porta il
nome ? "Gli dirò che era pieno
di vita, che aveva tantissimi
progetti, che una pallottola ha
fermato la sua vita in un modo
assurdo e che deve essere felice
di portare il suo nome". Sua
moglie ha avuto la notizia della
condanna insieme a lei. Qual è
stata la prima reazione che ha
avuto ? "Si è fatta accompagnare
a casa. Mi ha detto solo "devo
pensare, sono frastornata". L'ho
portata via. Lei è una mamma. In
qualche modo pensa anche a quel
ragazzo che ora entra in una
cella. Solo una cosa ci
sostiene: che Spaccarotella non
ci ha mai fatto una telefonata,
non ci ha mai scritto un rigo.
Non ci ha mai detto nemmeno "mi
dispiace". Né sua madre ha
chiamato mia moglie, da madre a
madre, per una parola di
conforto. Se l'avesse fatto oggi
per noi sarebbe un giorno
diverso". La sua famiglia è
stata più volte accusata di
volersi vendicare più che aver
giustizia. È stata una cosa che
l'ha fatta soffrire ? "Una
grossa sofferenza per la mia
famiglia. A molti ha dato
fastidio il fatto che tenessimo
sempre vivo il ricordo di
Gabriele. Non abbiamo mai
taciuto ma lottato perché la
verità fosse sotto gli occhi di
tutti. Quando ti ammazzano un
figlio senza una ragione credo
sia il meno che si possa fare.
Per noi è stata l'unica strada
da percorrere per sopravvivere".
15 febbraio 2012
Fonte: La Repubblica
Omicidio Sandri
raddoppiato il risarcimento per
paura degli ultrà
di Luca Monaco
AREZZO - Lo Stato ha
risarcito la famiglia di
Gabriele Sandri, il tifoso
laziale ucciso nell’autogrill di
Badia al Pino l’11 novembre
2007, con una somma più alta del
dovuto "per scongiurare
eventuali reazioni violente da
parte degli ultrà". È quanto ha
sostenuto la procura toscana
della Corte dei conti nel
procedimento che dovrà stabilire
il risarcimento dovuto allo
Stato da Luigi Spaccarotella,
l’agente condannato a nove anni
e quattro mesi per omicidio
volontario. Il poliziotto, in
sintesi, potrebbe dovere
all’erario solo 1,5 dei 3,1
milioni di euro già versati dal
ministero dell’Interno. Secondo
la procura, infatti, "applicando
le ordinarie tabelle di calcolo
del danno, la cifra che la
famiglia Sandri avrebbe dovuto
percepire, risulterebbe più
esigua rispetto a quella
accordata". In sostanza,
chiarisce il magistrato
contabile Acheropita Mondera, a
pagare la porzione eccessiva del
risarcimento, sarebbero proprio
i cittadini italiani. "Infatti,
nell’azione di rivalsa - ha
spiegato Mondera - lo Stato non
potrà pretendere dal poliziotto
la somma intera, ma solo 1,5
milioni: i restanti 1,6
rimangono a carico della
collettività. Il calcolo -
sottolinea ancora il giudice -
non si è basato solo sul
comportamento dell’agente ma
anche su quelle che potevano
essere le reazioni degli ultrà".
La decisione finale del giudice
contabile è attesa nei prossimi
mesi.
1 novembre 2012
Fonte: La Repubblica
La Corte dei Conti:
Spaccarotella paghi un 1,5
milioni allo Stato
di Gerardo Adinolfi
Luigi Spaccarotella, il
poliziotto che l’11 novembre
2007 uccise Gabriele Sandri
nell’area di servizio di Badia
al Pino in provincia di Arezzo,
dovrà restituire allo Stato 1,5
milioni di euro dei 3,1 versati
dal ministero dell’Interno come
risarcimento alla famiglia del
tifoso laziale. Lo ha deciso la
Corte dei Conti della Toscana
che ha accolto la richiesta e le
motivazioni della procura
regionale. L’agente della
polizia stradale, condannato in
via definitiva a 9 anni e 4 mesi
per omicidio volontario, dovrà
pagare allo Stato per il danno
erariale il 50% del
maxirisarcimento di oltre tre
milioni di euro che il ministero
dell’Interno ha versato alla
famiglia Sandri in quanto datore
di lavoro dell’agente. Una cifra
- si legge nel parere
dell’Avvocatura generale dello
Stato - che "sebbene risulti
ancora superiore ai valori
ricavabili dall’applicazione
delle tabelle in uso" per casi
analoghi è stata giustificata
"in considerazione della
particolarità della vicenda" e
"dalla quale potrebbero
conseguire pericoli dall’ordine
pubblico". Il risarcimento alla
famiglia Sandri, in sostanza, è
stato superiore a quello
individuabile con le tabelle di
calcolo del danno per non
alimentare tensioni e
scongiurare proteste da parte
degli ultras laziali.
Spaccarotella, però, è stato
condannato a pagare solo la metà
in quanto nella vicenda "vi è
stato un concorso di esigenze di
giustizia - si legge nella
sentenza - e di opportunità che
non può ricadere integralmente"
sull’ex agente di polizia. Il
processo per l’omicidio di
Gabriele Sandri si è concluso il
14 febbraio 2012 con la
conferma, da parte della Corte
di Cassazione, della condanna
per omicidio volontario con
eventuale dolo. Il tifoso
laziale venne ucciso in una
domenica in cui si giocava il
campionato di calcio in un
autogrill della provincia di
Arezzo mentre si trovava sui
sedili posteriori di
un’autovettura.
12 aprile 2013
Fonte: La Repubblica
Gabriele Sandri e il
"dito medio" di Spaccarotella
di Maurizio Martucci
Spaccarotella ve lo
ricordate ? Luigi Spaccarotella,
padre Rifondazione Comunista,
varesino origini calabre, fu
Polizia Stradale di Battifolle
(Arezzo) in quel di Badia Al
Pino, pistola in pugno, gambe
divaricate come al poligono di
tiro. Un colpo secco da una
corsia all’altra, costato la
vita a Gabriele Sandri, giovane
Dj romano a bordo di un’auto in
movimento. Nessuna faida ultras
tra laziali e juventini, delitto
dell’Autostrada del Sole: era
l’11 Novembre 2007, l’Italia
sembrò sprofondare in un ’48 +
’77, rabbia generazionale con
caserme assaltate, stadi
asserragliati, città in fiamme e
persino un supplemento di
sicurezza richiesto d’urgenza al
Quirinale, tanto il terrore di
una feroce presa della
Bastiglia. Oggi Luigi
Spaccarotella è un detenuto,
radiato dalla Polizia. Sommato
al danno d’immagine inferto ai
reparti al tempo di Manganelli,
alle casse dello Stato (cioè a
tutti noi) è costato 3,1 milioni
di euro (metà da compensare,
come ?), il risarcimento del
Ministero dell’Interno per una
vita spezzata, invero senza
prezzo. Oggi l’ex poliziotto,
solo transitato nel carcere di
Siena, sconta la pena nella casa
circondariale militare di Santa
Maria Capua Vetere (Caserta)
grazie ad un tecnicismo
sibillino, ai meno garantisti
suonato beffardo, alias Lodo
Spaccarotellum: dopo la sentenza
definitiva di condanna per
omicidio volontario,
Spaccarotella si costituì prima
della deposizione della Suprema
Corte di Cassazione, formalmente
ancora da agente sospeso, non
espulso. Scampato alla
detenzione civile, certamente
più affollata e dura (ce lo
vedreste a Rebibbia o Poggio
Reale ?), di
Spaccarotella-mediatico si sono
perse le tracce, comprese le
rare d’ufficio commissionate per
strategia difensiva:
un’intervista Tv a volto
oscurato e rosario in mano (gulp
!) su Rete 4, una macabra
passerella fotografica sul luogo
del delitto per l’Espresso,
qualche pensierino confuso
rilasciato qua e là … E poi la
rivelazione choc di Mattia
Lattanzi su un magazine patinato
(Visto), sfuggita persino a
quanti nel processo avrebbero
voluto sentirgli dire qualcosina
in più: "Ha minacciato spesso di
uccidere anche me. Mi diceva ‘ti
faccio fuori, vengo con la
pistola e ammazzo te e tua
madre", la sintesi dell’ex
marito della compagna,
digressione violenta su un
personaggio ambiguo e sfuggente
che, in realtà, non si è mai
pentito. Mamma e papà Sandri
stanno ancora aspettando una
lettera di lacrime (non di
coccodrillo) apparentemente di
stanza in Vaticano (strano per
una missiva da semplice bollo
prioritario). Di Spaccarotella
si è saputo poco perché in pochi
vollero davvero investigare sul
caso senza tentennanti
equilibrismi redazionali: al
netto di una colletta
improvvisata da un parroco
aretino (in cifre decimali
l’incasso) e di corporativistica
solidarietà emotivo/estemporanea
tipicamente italiota (pensate:
spingendosi più del "solito"
sindacato di mutuo soccorso, il
dipendente comunale fiorentino
querelante Renzi Sindaco voleva
denunciare pure Giorgio Sandri
!), nessuno ha cercato di
scovare il "movente sottile"
dietro quel colpo di pistola
esploso in piena luce del sole.
Cioè: perché di domenica, poco
dopo le 9 del mattino, un agente
appena entrato in servizio,
ragionevolmente al massimo della
lucidità mentale per adoperarsi
al meglio nel
fermare/identificare la macchina
contro cui stava inveendo
(bastava annotare la targa e
avvertire la pattuglia
"staffetta" al primo casello
utile, essendo notoriamente l’A1
con uscite d’obbligo !), preferì
invece estrarre l’arma
d’ordinanza dalla fondina,
correre sul punto più favorevole
di visuale, puntarla
"professionalmente" contro una
macchina in transito con cinque
occupanti a bordo (che, per
altro, nel momento letale
impattava pure su una grossa
cisterna di gas... Sai che botto
!), esplodendogli un colpo,
fatale per l’incolpevole Gabbo.
Per la cronaca: quando seguii
personalmente il primo processo
nel tribunale di Arezzo, vox
populi "locale" sussurrava
insistentemente di precedenti
inquietanti, attribuendo
all’allora "imputato statale"
episodi poco edificanti,
mimetizzati nel silente
sottobosco toscano,
verosimilmente compatibili con
le velate minacce più tardi
svelate dall’ex marito della
compagna di Spaccarotella.
Allora: chi è l’assassino di
Gabriele Sandri ? Un mitomane
rambista ossessionato dalla
vendetta "fai da te"? Uno col
chiodo fisso della
liberalizzazione della
pallottola in stile far west ?
Oppure l’utilizzatore medio del
sabato sera di sostanze
alcoliche o stupefacenti ?
Illazioni ? Dicerie screditanti
? Chi può testimoniarlo,
provandolo ? Non si è mai
saputo. Anche perché ricevuti i
galloni, gli agenti di pubblica
sicurezza (impegnati certo in
compiti gravosi e delicati per
la nostra tutela) non passano
mica per periodici richiami con
test psico-attitudinali o esami
tossicologici (auspicabili per
lo meno in casi/ipotesi di
implicazioni per gravi fatti di
sangue, come l’omicidio Sandri),
che avrebbero potuto svelare
all’opinione pubblica e
magistrati stato d’animo e
condizioni psichiche di chi – 7
anni fa – in servizio per lo
Stato uccise incomprensibilmente
Gabbo, distorcendo
arbitrariamente le regole
d’ingaggio per l’uso dell’arma
da fuoco. Adesso che resta ? Le
sbiadite foto di un esterno
giovane Dj e il video postato su
Youtube del dito medio a favore
di telecamera di un ex
poliziotto. Il saluto in grande
stile di Luigi Spaccarotella
nell’ultimo viaggio a bordo di
una gazzella dei Carabinieri.
L’atto finale con toni teatrali
di una tragedia drammatica
franata sotto il peso delle
stesse bugie su cui era stata
fragilmente edificata. In attesa
che espiazione della pena e
percorso riabilitativo in stato
di diritto, al termine dei 9
anni e 4 mesi di reclusione
(previo benefit e sconti
all’orizzonte ?) ci
restituiscano un uomo capace
(almeno) di bisbigliare (se non
propriamente dire): "Si, adesso
ho capito, ho sbagliato !".
Allora sì, silenzio, sipario
calato. E senza dito medio.
11 novembre 2014
Fonte: Sportpeople.net
© Fotografia: Repubblica.it
|