Celestino Colombi: il
ricordo dopo 25 anni
È del
tutto probabile che, come sempre
è accaduto, una vittima
innocente di un’ordinaria
domenica del pallone sarà
ricordata con un’apposita
iniziativa della Curva Nord
Pisani alla ripresa del
campionato, nel lunch match di
domenica 21 gennaio contro il
Napoli. Ma l’anniversario
dell’assurda morte di Celestino
Colombi cade oggi, il 10. E sono
passati 25 anni da quella
tristissima pagina che con lo
sport in sé non avrebbe niente a
che vedere, se non per una
drammatica coincidenza. La
partita, già ampiamente
conclusa, era tra l’Atalanta di
Marcello Lippi e la Roma di
Vujadin Boskov, anche se
l’allenatore ufficiale era il
fido vice Narciso Pezzotti. Alle
16 e 30 circa, in via dei
Celestini, il quarantunenne
passante, a un centinaio di
metri dal baretto - punto
d’incontro storico dei tifosi
nerazzurri - mentre si appresta
a guadagnare la vicina fermata
dell’autobus incrocia una carica
delle forze dell’ordine e si
accascia per un attacco di cuore
dopo aver tentato di sorreggersi
su un’inferriata. Giunto agli
Ospedali Riuniti alle 17, per
lui non ci sarà più nulla da
fare. Oggi BgReport ha voluto
riproporre sui propri profili
social un estratto del
documentario "Farebbero tutti
silenzio", reportage sulla
tifoseria atalantina girato nel
2001 dal regista Andrea
Zambelli. Lo trovate qui sotto.
10 gennaio 2018
Fonte: Calcioatalanta.it
10-1-1993: la morte è
uguale per tutti
Il 10
Gennaio 1993 è una data che ha
cambiato in modo ambivalente la
storia degli ultras italiani in
quanto la morte di Celestino
Colombi per arresto cardiaco nei
pressi dello stadio Comunale di
Bergamo dopo la partita
Atalanta-Roma ha segnato un
punto di non ritorno nel
panorama del tifo nostrano.
Questo cambiamento è stato sia
positivo che negativo in quanto
forse tra le primissime volte si
è avuta una coscienza collettiva
tra tifoserie differenti del
"quello che oggi è capitato a me
domani può capitare a te", e la
grande solidarietà che ha
abbracciato gruppi e squadre
diverse verso questa sfortunata
vittima che nemmeno aveva
assistito alla gara è stata
emblematica. Il turno successivo
di campionato la maggioranza
delle curve espose lo storico
striscione"10-1-1993: La morte è
uguale per tutti" e da allora
sia a Bergamo che in altri stadi
italiani si vede ancora lo
slogan che ricorda quella data
nel prosieguo degli anni.
Celestino Colombi morì per lo
spavento provocato dalle cariche
dei celerini quando ormai non
c'era più pericolo che le
opposte fazioni venissero a
contatto, gli scontri furono
violentissimi ed i lacrimogeni
volavano ad altezza uomo ed
erano sparati per far male e
venivano manganellate persone
che non c'entravano nulla con
gli scontri, c'erano bambini in
lacrime con i genitori che
tentavano di trovare un posto
sicuro, famiglie che scappavano
ed un caos totale immerso nella
nebbia artificiale provocata
dalla celere impazzita. Ero lì
con mio papà, quel giorno portai
a casa un bossolo di lacrimogeno
che s'infranse contro la tribuna
di Viale Giulio Cesare a pochi
metri da dove ci eravamo
rifugiati, dei bigliettai
vedendo la situazione riaprirono
i cancelli per dare modo alle
famiglie e ai passanti
occasionali (la gara era finita
da un bel pezzo) di trovare
rifugio. Al ritorno mi ricordo
mia mamma impazzita ad urlare
dicendo che c'era stato un
morto, noi non sapevamo ancora
nulla, non c'erano mica i
cellulari, le notizie si
apprendevano da 90°Minuto e gli
scontri con la celere a Bergamo
erano all'ordine della domenica
ed erano tosti, che chi va oggi
in curva non se li può nemmeno
sognare. Da quel momento le
forze dell'ordine ed in
particolar caso la celere
capirono che l'impunità sarebbe
sempre stata dalla loro parte:
Celestino non è stata la prima e
non è stata nemmeno l'ultima
vittima di scontri avvenuti
negli stadi o comunque in ambito
di tifo, ma da allora nulla è
cambiato e solo ora forse con il
processo all'agente
Spaccarotella che ha ammazzato
Gabriele Sandri qualcosa è
cambiato.
(Fonte: Atalantini.com)
10 gennaio 2014
Fonte:
Mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it
Vent’anni dalla morte di
Celestino Colombi: gli ultras
non dimenticano
Bergamo
- Sono passati vent’anni da
quella maledetta domenica 10
gennaio 1993. Quel giorno, a
conclusione della partita tra
Atalanta e Roma, Celestino
Colombi moriva nel corso di
violente cariche della polizia.
Celestino non era un ultras,
quel giorno non era nemmeno
andato alla partita; Celestino
perse la vita per essersi
trovato nel posto sbagliato al
momento sbagliato, stroncato
dallo spavento e dalla paura. Da
allora, ogni anno, gli ultras
della Curva Nord hanno fatto del
10 gennaio una cadenza fissa,
perché quella assurda vicenda
non sia dimenticata. Anche
quest’anno la Curva Nord ha
voluto ricordare Celestino, a
vent’anni esatti dalla sua
morte. Circa 200 persone si sono
date appuntamento presso il
"Baretto" di viale Giulio
Cesare, per poi spostarsi in
maniera silenziosa verso il
luogo in cui oggi campeggia una
lapide, a ricordo e monito di
quanto accadde. È stata una
commemorazione sobria, senza
retorica, a cui per la prima
volta hanno preso parte anche i
genitori di Celestino. Poche
parole da parte degli ultras, il
saluto della madre di Celestino,
una torciata e poi un lungo
applauso. L’altra sera, a
stringersi nel ricordo era una
comunità intera, dalle vecchie
glorie alle nuove leve, a
dimostrazione dell’importanza
che la Curva Nord attribuisce
ancora oggi alla memoria di
quell’accadimento. D’altra
parte, la volontà di non lasciar
calare il silenzio su vicende
come quella di Celestino,
rimarcata anche negli
interventi, guarda al passato ma
parla al presente. Su questo
fronte, infatti, gli ultras
neroazzurri sono sempre stati in
prima linea: dalla storia di
Gabriele Sandri a quella di
Paolo Scaroni. Due storie che
ancora gridano giustizia.
12 gennaio 2013
Fonte: Bgreport.org
In ricordo di Celestino
Colombi, morto di paura
Sembrava un dopo partita
tranquillo quello di
Atalanta-Roma del 10 gennaio del
1993. L’Atalanta aveva sconfitto
la squadra capitolina per 3 a 1,
confermandosi la terza forza del
campionato. I tifosi della Roma
se ne erano già andati, quando
la ferocia della celere di
Padova si abbatte sui tifosi
bergamaschi, rimasti nel
piazzale a bere qualcosa attorno
al bar-edicola. La carica è
devastante, molti sono i feriti,
a un ragazzo viene rotto un
braccio. Ma il dramma si consuma
a cento metri dal baretto, in
via dei Celestini. Un uomo di 41
anni, Celestino Colombi, che sta
passando nella zona per prendere
l’autobus è la vittima. Non è
nemmeno andato allo stadio e non
è un tifoso, si è soltanto
trovato nel momento sbagliato,
nel posto sbagliato. La polizia
sta correndo nella sua
direzione, ma non fa nemmeno a
tempo a colpirlo, perché
Celestino Colombi si accascia al
suolo e non si rialzerà più.
Sono le 16 e 30 di quel 10
gennaio maledetto. Celestino
viene soccorso dai tifosi e
giungerà all’ospedale Maggiore
alle 17, dove i medici non
potranno far altro che
constatarne il decesso. Il cuore
di Celestino non ha retto,
l’autopsia confermerà il decesso
per infarto. La polizia a volte
può far morire di paura.
10 gennaio 2012
Fonte: Bgreport.org
Video in ricordo di
Celestino Colombi: morto di
paura
Bergamo
- Sembrava un dopo partita
tranquillo quello di
Atalanta-Roma del 10 gennaio del
1993. L'Atalanta aveva sconfitto
la squadra capitolina per 3 a 1,
confermandosi la terza forza del
campionato. I tifosi della Roma
se ne erano già andati, quando
la ferocia della celere di
Padova si abbatte sui tifosi
bergamaschi, rimasti nel
piazzale a bere qualcosa attorno
al bar-edicola. La carica è
devastante, molti sono i feriti,
a un ragazzo viene rotto un
braccio. Ma il dramma si consuma
a cento metri dal baretto, in
via dei Celestini. Un uomo di 41
anni, Celestino Colombi, che sta
passando nella zona per prendere
l'autobus è la vittima. Non è
nemmeno andato allo stadio e non
è un tifoso, si è soltanto
trovato nel momento sbagliato,
nel posto sbagliato. La polizia
sta correndo nella sua
direzione, ma non fa nemmeno a
tempo a colpirlo, perché
Celestino Colombi si accascia al
suolo e non si rialzerà più.
Sono le 16 e 30 di quel 10
gennaio maledetto. Celestino
viene soccorso dai tifosi e
giungerà all'ospedale Maggiore
alle 17, dove i medici non
potranno far altro che
costatarne il decesso. Il cuore
di Celestino non ha retto,
l'autopsia confermerà il decesso
per infarto, la polizia a volte
può far morire di paura. Nel
video tratto dal documentario
"Farebbero tutti silenzio"
vediamo delle immagini girate in
quell'anno e le testimonianze di
alcuni tifosi.
(Si ringrazia vivamente
la Fonte)
12.01.2012
Fonte: Bgreport.org
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Ultras zitti
Quasi tutti d'accordo.
Gli ultras d'Italia, come
annunciato, hanno reso l'omaggio
degli striscioni a Celestino
Colombi, il tifoso morto per
infarto a Bergamo l'altra
domenica dopo una carica della
polizia. A Torino esposta la
scritta: "10-1-'93: La morte è
uguale per tutti", che compare
anche a Marassi, Firenze, San
Siro e all'Olimpico accompagnata
da radi cori contro le forze
dell'ordine. A Brescia i
milanisti inalberano scritte
anti-poliziesche: "La divisa
sempre impunita, noi no"; "La
legge deve essere uguale per
tutti. Ma quando ?". Silenzio di
striscioni ad Ancona e Cagliari.
Unico non allineato nel
"silenzio", il San Paolo.
18 gennaio 1993
Fonte: La Stampa
Sciopero ultras il
silenzio sul morto di Bergamo
di Gian Paolo Ormezzano
I tifosi organizzati,
come si definiscono nel
comunicato che pare risponda
davvero a un'azione degli ultras
di tutta Italia e che è stato
distribuito ai giornalisti sui
posti di allenamento delle
squadre, oggi non esporranno i
consueti striscioni, per
protestare contro il silenzio
che ha ovattato la morte,
domenica dopo Atalanta-Roma, di
Celestino Colombi, 41 anni,
coinvolto secondo talune
testimonianze in una carica
della polizia. Colombi, ex
tossicodipendente di salute
malferma, è morto per infarto,
come sancito dall'autopsia che
non ha riscontrato segni di
ferite o percosse sul suo corpo,
ma le tifoserie parlano di
"solite maniere dure delle forze
dell'ordine", di coscienza che
"potrà rimordere a chi di
dovere". Mettono sotto accusa la
stampa: "Ma se il "morto"
l'avessero fatto i tifosi ?
Prime pagine piene, magari per
coprire Tangentopoli, colpevoli
trovati in un batter d'occhio
(veri o presunti poco importa),
scandali e tavole rotonde
all'insegna del moralismo". E
ancora: "Non ci potete più
rincretinire con i capelli e le
mode dei giocatori e con i
pianti di Biscardi & C: anche i
tifosi pensano, anche i tifosi
hanno un cervello". E infine, a
mo' di firma: "Noi tifosi di
curva stavolta uniti (non ve
l'aspettavate, eh ?) per non
continuare ad essere carne da
macello". Chiaro che ce l'hanno
con noi giornalisti. Giusto
sottolineare che il morto di
Bergamo è stato archiviato un
po' di corsa, sia pure alla luce
di inoppugnabili verdetti
scientifici: ma se la fretta
fosse dovuta a una sorta di
sollievo per una morte che non è
un crimine, e se il timore di
esasperare personaggi facilmente
combustibili e a caccia di
pretesti per appiccare in giro
il loro fuoco, come certi
tifosi, non avesse concorso a
questa fretta ? Insomma, la
reazione dei tifosi non è tutta
da condannare, anzi (se poi
nell'occasione spariscono certi
cartelli cretini, osceni,
razzisti, evviva). Però
l'iniziativa non deve essere
messa avanti come trasferimento
di responsabilità. C'è un morto,
ci sono circostanze drammatiche
- la paura ha ucciso il Colombi
preso nel mezzo di un'azione
violenta in qualche modo
conseguente a scontri fra le
tifoserie - c'è il dolore di
tutti, ma non pensiamo che gli
eccessi nascano per
partenogenesi: sempre, sono
provocati da altri eccessi, e
quanto all'origine del primo
eccesso, nessuno ha nessuna
prima pietra da scagliare. Se
davvero i tifosi organizzati
riescono oggi a dar vita ad una
civile protesta per il modo
comunque criticabile con cui una
morte è stata dimenticata, siamo
contenti, e arriviamo persino ad
applaudire. Aspettando
comportamenti analoghi in ogni
caso: come quando un agente è
stato prelevato da una
camionetta (il derby ultimo a
Torino), pestato barbaramente,
ferito gravemente, e non è morto
solo perché aveva il cuore
buono, e nessuna organizzazione
di tifosi l'ha ricordato. (g. p.
o.)
17 gennaio 1993
Fonte: La Stampa
La questura: "Per
Colombi morte naturale"
BERGAMO - La questura di
Bergamo ha presentato alla
magistratura un primo rapporto
sugli incidenti avvenuti dopo
Atalanta-Roma. Nel documento
viene attribuita a cause
naturali la morte di Celestino
Colombi, 41 anni, di Nembro
(Bergamo), accasciatosi nella
zona in cui erano in corso
scontri tra ultras atalantini e
polizia, circa un’ora dopo la
partita. La questura esclude un
nesso fra i tafferugli e la
morte di Colombi, uscito di
prigione quattro giorni fa e
indicato come persona dal fisico
debilitato e tossicodipendente.
L' uomo è stato portato all'
ospedale di Bergamo subito dopo
essersi sentito male ma è morto
durante il trasporto. Nella
serata di domenica, l’Atalanta
aveva diffuso un comunicato in
cui escludeva la possibilità che
i capi del tifo organizzato
nerazzurro potessero essere
responsabili degli incidenti.
12 gennaio 1993
Fonte: La Repubblica
Morto di paura da stadio
di Franco Cattaneo
Passante stroncato da un
infarto durante gli scontri fra
polizia e ultrà dopo la partita
Atalanta Roma. Morto Celestino
Colombi 41 anni.
13
feriti.
BERGAMO - S'è trovato in
un’improvvisa carica degli
agenti della "celere" di Padova,
s'è accasciato a terra ed è
morto poco dopo per infarto. È
accaduto al termine di Atalanta
Roma, nel corso di alcuni
tafferugli del dopo partita. La
vittima è Celestino Colombi, 41
anni, un lavoro saltuario al
Comune di Nembro, il paese della
Val Seriana dove abitava.
Passava per caso nei pressi
dello stadio. Soffriva d' anemia
perniciosa e lo spavento
dev'essergli stato fatale.
Secondo la questura, il Colombi
era un tossicodipendente e
sarebbe escluso un nesso diretto
tra gli episodi di violenza e la
sua morte. Il sostituto
procuratore della Repubblica,
Mario Conte, ha ordinato
l'autopsia. Gli incidenti sono
scoppiati alle 16.15, appena
concluso l’incontro. I reparti
della "celere" di Padova sono
stati attaccati dagli ultrà
atalantini con lancio di
bottiglie, pietre e monetine. Le
forze dell’ordine hanno steso un
"cordone sanitario" per
consentire l’uscita dallo stadio
dei 250 tifosi della Roma. Gli
incidenti sono proseguiti per
parecchi minuti attorno allo
stadio. In quegli istanti, alle
17.30, Celestino Colombi stava
camminando in via del Caffaro:
una fitta al cuore, poi è
crollato a terra. L' hanno
soccorso due tifosi
dell’Atalanta, secondo i quali
quest'episodio è avvenuto a
incidenti conclusi. Gli agenti
hanno chiamato un’ambulanza, ma
ormai non c’era più niente da
fare. La vittima, celibe, viveva
con i genitori, la madre Angela
Signorelli, 71 anni, e il padre
Leone, 70 anni. È stato questo
l’episodio più drammatico di un
pomeriggio di ordinaria
violenza, terminato, fra
l’altro, con tredici feriti:
otto agenti e cinque ultrà,
tutti medicati all' ospedale e
giudicati guaribili con prognosi
che vanno dai 7 ai 10 giorni.
Tra i feriti anche l’autista di
un pullman sul quale viaggiavano
alcuni dirigenti della Roma,
preso a sassate dagli ultrà
nerazzurri mentre si allontanava
dallo stadio. Uno dei momenti
più drammatici si è avuto fuori
da un bar della zona con le
cariche degli agenti contro
alcuni gruppi di teppisti.
11 gennaio 1993
Fonte: Corriere della
Sera
BERGAMO
Tafferugli muore
d’infarto
BERGAMO - Un uomo di 42
anni è morto, per infarto,
durante incidenti fra tifosi e
forze dell'ordine scoppiati dopo
la partita Atalanta-Roma. Gli
incidenti sono avvenuti lontano
dallo stadio un'ora circa dopo
la fine della partita. Ci sono
stati scontri fra gruppi di
ultras delle due fazioni e
cariche della polizia. In serata
il capo di gabinetto della
questura ha precisato che la
persona morta per infarto,
Celestino Colombi di 42 anni,
tossicodipendente, si trovava in
largo dello Sport, nelle
immediate vicinanze di via del
Caffaro, dove stavano avvenendo
gli incidenti. Secondo la
polizia sarebbe da escludere un
nesso diretto tra gli episodi di
violenza e la morte dell'uomo.
In seguito agli scontri tra
gruppi di tifosi e polizia si
sono registrati 13 tra feriti e
contusi: otto agenti e cinque
ultras. Tra i feriti anche
l'autista di un pullman su cui
viaggiavano alcuni dirigenti
della Roma; l'autobus è stato
preso a sassate mentre si
allontanava dallo stadio
bergamasco.
11 gennaio 1993
Fonte: La Stampa
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