Spaventosa tragedia in
Argentina
All'uscita dallo stadio
71 muoiono schiacciati
Il panico si è
impadronito della folla, che si
è precipitata in massa contro i
cancelli - Mucchi di cadaveri -
Centoventicinque feriti, molti
dei quali sono gravissimi.
(Nostro servizio
particolare) Buenos Aires,
lunedì mattina. Una delle più
spaventose tragedie della storia
sportiva sudamericana si è
verificata ieri pomeriggio allo
stadio del River Piate a Buenos
Aires: settantuno spettatori
sono morti, centoventicinque
sono rimasti feriti, quando la
folla si è riversata in massa
alle uscite. Il bilancio esatto
della catastrofe non è ancora
possibile: si teme che le
vittime debbano aumentare. Molti
dei ricoverati sono in
condizioni gravissime. Si
disputava la partita River
Plate-Boca Junior (entrambe le
squadre, soprattutto il River
Piate, sono molto note in
Italia, sia per aver "esportato"
i propri giocatori, sia per aver
disputato diverse partite con le
principali compagini italiane).
L'incontro, alla presenza di 20
mila persone, era terminato con
un risultato di parità: zero a
zero. Il disastro si è
verificato subito dopo che
l'arbitro aveva dato il segnale
di chiusura. Molti particolari
non sono chiari: alcuni
sostengono che una gran parte
degli spettatori si è
precipitata in massa verso le
uscite perché si temeva che una
tribuna cedesse; altri affermano
invece che gli spettatori sono
corsi tutti assieme alle uscite
senza alcun motivo particolare
se non il desiderio di lasciare
al più presto lo stadio
sfuggendo alla calca. Le urla
delle prime vittime, travolte e
calpestate, hanno gettato il
panico. La gente si è messa a
gridare ed a correre come se
dovesse sfuggire ad un pericolo,
altri
spettatori sono stati
scaraventati a terra, poi una
vera fiumana si è gettata contro
i cancelli che sventuratamente
non erano ancora stati aperti
completamente: ed è qui che si
sono verificate scene
spaventose. Decine e decine di
persone sono state schiacciate,
i corpi dei caduti formavano
mucchi, su cui altri salivano
per trovare uno scampo, e
venivano a loro volta
schiacciati. I reparti di
polizia, sempre numerosi ad ogni
incontro di calcio, si sono
trovati nell'assoluta
impossibilità di intervenire se
non quando la strage era già
stata compiuta. Lo spettacolo
era spaventoso: a mano a mano
che le masse degli spettatori,
stravolti, laceri, sanguinanti,
rifluivano dai cancelli verso
l'interno dello stadio,
lasciavano dietro di sé una
confusa orribile massa di corpi
umani sanguinolenti, alcuni
ridotti a mucchi di carne senza
forma umana. Tutte le ambulanze
di Buenos Aires sono state
mobilitate, è cominciata la
corsa agli ospedali. A poco a
poco la catastrofe ha assunto
aspetti spaventosi: dapprima si
parlava di venti morti, poi di
una trentina. In serata il
bilancio non ancora definitivo
diceva che i cadaveri sono
settantuno ed i feriti
centoventicinque. Le autorità
hanno ordinato un'inchiesta: la
polizia sta interrogando I
feriti in grado di parlare, per
accertare come sia stato
possibile che si scatenasse un
panico così tremendo.
(Associated Press)
24 giugno 1968
Fonte: Stampa Sera
La spaventosa tragedia
nello stadio di Buenos AiresLa spaventosa tragedia
nello stadio di Buenos Aires
Forse un cancello rimase
chiuso mentre la folla premeva
per uscire
La polizia ha "fermato"
tutto il personale del River
Piate per chiarire se erano
state rispettate le norme di
sicurezza - Le urla delle
vittime vennero scambiate per
normali manifestazioni di tifo -
Sullo stesso campo erano già
morte otto persone per una
sciagura analoga.
Hanno cercato di
sfuggire al fuoco, altri
giornali infiammati sono caduti
intanto nei corridoi, dove la
gente si ammassava per uscire.
Qualcuno ha gridato che c'era un
incendio, in un attimo si è
scatenato il panico. È a questo
punto che sembra sia crollata la
tribuna, sotto la spinta di
migliaia di persone impazzite;
lo schianto ha aumentalo il
terrore. Le scale e i corridoi
che portano agli spalti
sfortunatamente non sono di
dimensioni molto vaste: qui si
sono avuti i primi morti, fra
cui molti ragazzi, ruzzolati per
i gradini e calpestati. Ma il
disastro maggiore doveva ancora
venire. Fra le gradinate e i
cancelli esterni sono collocati,
come avviene in molti stadi, dei
girelli metallici, che servono
per controllare automaticamente
il numero delle persone entrate.
La direzione del River Piate
afferma che tutti questi girelli
erano stati tolti non appena la
partita era iniziata, ma sembra
invece che qualcuno fosse
rimasto. Secondo la polizia,
risulterebbe ormai accertato che
il cancelletto girevole
all'uscita numero 12 era stato
lasciato al suo posto: è stato
proprio alla porta numero 12 che
si è avuto il disastro. La marea
umana che si avventava verso
l'uscita non ha potuto
proseguire: le prime persone
sono state schiacciate, altre,
spinte alle spalle dalla fiumana
incalzante, si sono abbattute su
di loro: è stata una scena
apocalittica, resa più assurda
dal fatto che a poche decine di
metri di distanza, alle altre
uscite o nelle tribune dove la
gente sfollava più lentamente,
nessuno si è accorto di nulla.
Le grida di terrore, le
invocazioni che giungevano dal
torrente impazzito erano prese
per normali manifestazioni di
tifo. Quando la polizia si è
resa conto di quanto stava
succedendo ed è accorsa, ha
potuto fare ben poco. La gente
aveva cominciato a defluire
dalla fatale porta numero 12, e
lasciava dietro di sé uno
spettacolo orrendo: mucchi di
cadaveri insanguinati, cumuli di
feriti. È cominciato il via vai
delle autoambulanze; la radio ha
convocato negli ospedali vicini
allo stadio tutti i medici che
si trovavano liberi, poi ha
preso a diramare appelli ai
donatori di sangue: tutte le
riserve
di plasma si erano ben
presto esaurite. Quando la
notizia della catastrofe si è
diffusa in città, centinaia di
migliaia di persone si sono
precipitate verso lo stadio e
verso gli ospedali, per avere
notizie dei parenti e degli
amici. Il Ministro degli
Interni, Guillermo Borda, ha
cercato dapprima di minimizzare
la sciagura, affermando che vi
erano stati soltanto "alcuni
feriti", poi è stato costretto a
dichiarare che si è trattato di
un grave disastro, confessando
però di non essere in grado di
precisare il numero delle
vittime. Queste, secondo le
notizie di stamattina, sono
settantatré; i feriti circa
trecento. Molti di questi sono
gravissimi: il bilancio dei
morti salirà certamente. Molti
cadaveri sono ridotti a mucchi
di carne maciullata;
l’identificazione sarà
impossibile. La polizia ha
fermato tutto il personale del
"River Piate", per chiarire se
le norme sulle uscite di
sicurezza erano state
rispettate. Il Presidente della
famosa società, Franklin Kent,
ha dichiarato: "Tutti i cancelli
erano regolarmente aperti, i
cancelletti girevoli erano stati
rimossi. Non solo, ma al termine
della partita tutti gli
altoparlanti avevano rivolto
agli spettatori l'invito ad
avviarsi ordinatamente verso le
uscite, evitando di correre".
Molti ricordano che già nel
luglio '44, in quello stesso
stadio, otto persone morirono e
altre ottanta furono ferite
quando la folla si accalcò ad
un'uscita sbarrata da un
cancello di ferro. La maggior
parte delle vittime appartiene
ai quartieri poveri della città.
I funerali si svolgeranno a
spese dello Stato. (Ansa)
24 Giugno 1968
Fonte: Stampa Sera
AI termine dell'incontro
tra il River Plate e il Boca
JuniorsAI termine dell'incontro
tra il River Plate e il Boca
Juniors
Spaventoso dramma a
Buenos Aires muoiono nello
stadio 71 tifosi, 200 feriti
di Dario Ascoli
La folla si precipita
verso un'uscita - Si crea una
terribile ressa davanti ad un
cancello - Scene di terrore,
corpi straziati. Una inchiesta
dovrà stabilire le cause della
sciagura - Le ipotesi parlano di
panico collettivo, o di una
"ondata" di spettatori che ha
gremito un corridoio - Un
italiano tra i contusi - Il
"derby" calcistico era tra i più
attesi in Argentina.
(Dal nostro
corrispondente) Buenos Aires, 24
giugno. Una crudele fatalità,
alle quattro e mezzo di domenica
pomeriggio, ha provocato la più
grave tragedia che registri la
storia del calcio in Argentina e
la seconda nel mondo: 71 morti e
circa duecento feriti sono il
drammatico bilancio della
sciagura. Secondo i primi,
accertamenti tutte le vittime
sono argentine, ad eccezione di
un paraguaiano. Un italiano, il
diciottenne Michele Pierro, è
rimasto leggermente ferito.
Nello stadio del club "River
Piate" l'arbitro aveva appena
fischiato la fine della partita
fra lo stesso River ed il Boca
Juniors (sul risultato di zero a
zero) allorché un numeroso
gruppo di tifosi del settore dei
"popolari" si è precipitato
verso l'uscita determinando una
"valanga", come definiscono gli
sportivi argentini gli
accavallamenti di spettatori che
purtroppo a volte si formano sia
sulle gradinate, sia sulle scale
dei corridoi di accesso alle
medesime. Il più delle volte le
conseguenze non sono gravi,
invece ieri, per disgrazia, le
cose sono andate ben
diversamente. Nel semioscuro
corridoio a forma di sinusoide
che dai "popolari" conduce alla
porta indicata col numero
dodici, ad un tratto la marea
umana si è arrestata e decine di
infelici sono stati schiacciati
da coloro che sopraggiungevano
con un impeto tale che alcuni
feriti venivano addirittura
proiettati in mezzo all'ampio
corso prospiciente lo stadio. Ma
le scene più strazianti si sono
svolte proprio dinanzi alla
porta numero dodici: non si è
potuto ancora stabilire se
questa al momento degli
incidenti fosse aperta o chiusa.
Anche questa circostanza
contribuisce a mantenere
misteriosi i particolari della
tremenda sciagura. Il numero dei
morti, feriti, contusi e svenuti
cresceva di momento in momento,
in mezzo a una confusione che
soltanto dopo un'ora poteva
venire superata grazie agli
sforzi del servizio d'ordine ed
al pronto ricovero delle vittime
degli incidenti presso gli
ospedali municipali del rione.
Sul posto rimanevano un
mucchio di soprabiti, berretti,
fazzoletti, sciarpe, pacchetti
ed altri oggetti appartenenti
alle vittime. Il servizio di
pronto soccorso è stato rapido
ed efficiente: un'ora dopo il
verificarsi degli incidenti
nello stadio restavano
unicamente due feriti leggeri
(entrambi agenti di polizia). Si
è accertato che molte vittime
sono decedute per sfondamento
del torace e conseguente
asfissia da compressione.
Numerosissime le fratture di
braccia, gambe e costole.
Avvertite dalla radio e dalla tv
della disgrazia, migliaia di
persone, che avevano tra gli
spettatori presenti allo stadio
dei loro familiari non ancora
rincasati, si sono precipitate
negli ospedali e nei
commissariati di polizia,
ovunque erano stati ricoverati i
feriti e pietosamente composte
le salme. Le scene accadute in
questi luoghi sono state
strazianti. Sui motivi di un
così spaventoso disastro non si
hanno finora idee precise. Il
quotidiano della sera Crònica
intitola il suo servizio sulla
catastrofe: "Confusione sulla
causa della tragedia". Il
giornale si fa eco di una
spiegazione che riferiamo sotto
la sua responsabilità. Un
testimone oculare, certo Carlos
Alberto Gonzalez, intervistato
dalla radio uruguayana "Colonia"
(Colonia è una città situata
sulla sponda orientale del Rio
de La Plata) avrebbe dichiarato:
"La gente usciva dallo stadio
disordinatamente, quando un
reparto di poliziotti la caricò.
Io cercai un varco per scappare.
In quel momento non vidi né
porte né transenne chiuse".
Sempre secondo Crònica, il
Gonzalez fu arrestato appena
lasciò il microfono, subito dopo
venne però rimesso in libertà.
Le affermazioni di altri
testimoni oculari, i quali
sostengono che gli arganelli
della porta numero 12 erano
chiusi, sembrano poco
attendibili e dovute soprattutto
ad un comprensibile stato di
choc. Infatti se il portone
fosse rimasto veramente
bloccato, gli arganelli
risulterebbero ora distrutti o
almeno gravemente danneggiati.
Invece appaiono intatti. Le
autorità cittadine hanno
dichiarato che dalle indagini
esperite è risultato che nello
stadio tutto era in ordine e
conforme ai regolamenti in
vigore. In particolare le porte,
nessuna esclusa, erano
spalancate. Il capo
dell'ispettorato municipale
degli stadi sportivi, colonnello
Tabanera, ha detto che, a suo
parere, si tratta di una causa
interamente accidentale,
conseguente forse alla fretta
con cui i primi spettatori
abbandonarono lo stadio. Non è
da escludere che si sia trattato
di una ripetizione della
tragedia del 1944, in
cui
perirono nove tifosi, sempre
nello stadio del River Piate
anche quella volta
eccezionalmente affollato per
l'importanza della partita che
opponeva l'undici locale al San
Lorenzo de Almagro. Al termine
della gara quasi al fondo della
scala che conduce all'uscita, un
ragazzo perse l'equilibrio e
cadde. Una persona a lui vicina
cercò di rialzarlo, ma mentre si
chinava venne urtata
violentemente e fatta a sua
volta rotolare sulle gradinate.
Di qui agglomeramento e caduta
di altri spettatori; confusione
terribile; grida di aiuto
purtroppo fraintese da coloro
che sopraggiungevano, i quali,
anziché retrocedere, cercarono
di avanzare con raddoppiata
energia, temendo che qualcosa di
grave stesse accadendo nello
stadio alle loro spalle. Di qui
la "valanga" e le sue tragiche
conseguenze. Ieri la forma
sinusoidale della scala può aver
contribuito a rendere tremenda
la catastrofe: se per qualunque
motivo l'uscita dei primi
spettatori venne impedita anche
solo per un minuto, la pressione
subita da coloro che si
trovavano nei ripiani intermedi
con un muro dinanzi deve essere
stata formidabile, anzi
addirittura micidiale. È da
notare che in genere una parte
del pubblico sfolla dagli stadi
qualche minuto prima della fine
per arrivare in anticipo alle
fermate degli autobus, ma ieri
la partita è rimasta indecisa
sino all'ultimo e tutti gli
spettatori sono voluti rimanere
al loro posto nella speranza che
i propri beniamini riuscissero a
segnare il goal della vittoria.
Nello stadio, che contiene circa
100 mila persone, ben
novantamila sono stati i
presenti al "derby": i tifosi
del Boca Juniors (tra cui il
dottor Bellizzi, il chirurgo che
effettuò il primo trapianto
cardiaco in Argentina) erano
accorsi numerosissimi ad
incoraggiare la squadra
preferita, ed è tra le loro file
che si è registrata la maggior
quantità di vittime. Tutte le
partite di calcio in programma
per questa settimana in
Argentina sono state sospese in
segno di lutto per quella che i
giornali unanimemente
definiscono una catastrofe
nazionale. Secondo le ultime
informazioni, dei duecento
feriti soltanto sessantacinque
sono ricoverati in ospedale, gli
altri hanno già potuto fare
ritorno a casa.
25 giugno 1968
Fonte: La Stampa
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