I 21 tifosi greci morti
al Gate 7, stadio Karaiskákis
di Vanni Sgobba
ATENE -
Domenica 8 febbraio 1981 c’era
il sole, proprio come qualsiasi
altro giorno per i tifosi
dell’Olympiacos. Partita numero
20 in stagione e i Kokkinoi, i
rossi, ospitavano l’AEK, una
delle tre squadre a
rappresentare Atene assieme al
Panathinaikos e l’Olympiacos,
appunto. Gli ospiti erano
staccati di due punti in
classifica. Teatro
dell’incontro, lo stadio
Georgios Karaiskákis, zona
Faliro, un quartiere del Pireo.
Eredita il nome dell’eroe
nazionale della guerra
d’indipendenza greca. Lo stadio
era pieno e tutti i biglietti
erano esauriti già da tempo. Si
respirava un buon umore sano e
condiviso e nulla lasciava
presagire il tragico esito che
sarebbe seguito. Calcio d’inizio
fissato alle 15.15: l’Olympiacos
scendeva con Sarganis, Kirastas,
Vamvakoulas, Papadopoulos,
Novoselac, Kousoulakis, Persias,
Nikoloudis, Anastopoulos,
Orfanos e Galakos. L’AEK,
invece, rispondeva con
Economopoulos, Ardizoglou,
Manolas, Karavitis,
Paraprastanitis, Thodis, Vlahos,
Eleftherakis, Kottis, Bajevic e
Mavros. La partita si rivelò
senza storia: vittoria per 6-0
per i padroni di casa. Il
pubblico, ovviamente, era più
che entusiasta. Così, tutti i
tifosi che si trovavano al
cancello 7 (Gate 7) cercarono di
correre fuori dallo stadio per
raggiungere il Gate 1 e salutare
la squadra vincitrice. Poi il
disastro. La porta di uscita era
chiusa, o secondo altre
testimonianze, era solo
parzialmente aperta. Uno dei
tifosi inciampò e cadde sui
gradini. Decine di persone,
ignare, caddero a loro volta
instaurando una reazione a
catena drammatica. Calpestati
dalle onde di tifosi che si
susseguivano, a loro volta
inconsapevoli di andare a
sbattere contro un muro umano.
Non si riusciva a stare in
piedi, non c’era possibilità di
equilibrio. Bisognava solo
lasciarsi andare e sperare.
Mancava il fiato, molti
svennero, il buio, in un
pomeriggio di sole, che li
assale. In 19 persero la vita
all’interno dello stadio; altri
due morirono in ospedale per le
ferite riportate. Tra le vittime
anche un tifoso dell’AEK. Almeno
55 i feriti. Ogni anno, l’8
febbraio, si ricordano i
supporter morti in quella che è
la più tragica vicenda sportiva
greca. Nello spicchio di stadio
del Gate 7, alcuni posti sono di
colore nero anziché rosso, per
formare un numero 7. Fuori dallo
stadio ci sono due memoriali con
i nomi di tutti i 21 tifosi
morti.
23 ottobre 2014
Fonte:
Cappellodicarta.com
Olympiakos-Aek, 8
febbraio 1981
Rivivere la tragedia del
Θύρα 7, 36 anni dopo
di Matteo Albanese
Il
messaggio del presidente
Evangelos Marinakis è arrivato
poco dopo la mezzanotte dell’8
febbraio. Come da tradizione.
"Δεν θα ξεχάσουμε ποτέ", il
contenuto, sintetizzato in una
brevità da far accapponare la
pelle ancor oggi, a 36 anni di
distanza. "Non dimenticheremo
mai", la traduzione, che ogni
anno è puntualmente accompagnata
da cerimonie, raccolte di
sangue, manifestazioni di lutto
e di sentito ricordo. Una
tragedia, un evento da non
dimenticare per prevenirne altri
ma soprattutto per render
omaggio ai morti, alle loro
famiglie, a ogni singolo tifoso
che l’8 febbraio 1981 si trovava
nella pancia del Geōrgios
Karaiskakīs. "L’8 febbraio, è la
giornata della memoria, per
tutta la famiglia
dell’Olympiakos. Il sacrificio
del Gate 7 non sarà dimenticato
mai, da nessuno di noi. Nella
memoria dei tifosi persi, così
prematuramente, darà lotta
quotidiana per il nostro più
grande Olympiakos e nel nostro
paese più sicuro in modo da non
sperimentare di nuovo una simile
tragedia", ha continuato
Marinakis. Si sfocia spesso e
volentieri nella retorica,
purtroppo, sono d’accordo. Ma
questa non è retorica, è triste
verità ed è davvero bello che
ogni anno l’Olympiakos ricordi a
ogni tifoso, appassionato, o
anche passante, questa
ricorrenza. Lo dico perché
onestamente non mi ricordavo
dell’anniversario, come ogni
anno, e non lo avrei fatto se la
pagina Facebook della società
del Pireo non lo avesse
rammentato". Un grande "Αδερφια
ζειτε", colorato di rosso,
invade la copertina della
pagina, immediatamente sopra il
nome, è impossibile non notarlo.
Così come anche il primo
commento, che ricorda al mondo i
nomi degli sfortunati 21 che
quel pomeriggio persero la vita.
"Fratelli di vita", accompagnato
dall’hashtag
#NeverForgotten1981. Sul sito
ufficiale della società, un post
colpisce ugualmente: "ΘΥΡΑ 7 - 8
ΦΕΒΡΟΥΑΡΙΟΥ 1981". Porta numero
7, 8 febbraio 1981. Non vi sarà
difficile comprendere dunque che
la tifoseria organizzata
dell’Olympiakos abbia preso
appunto il nome di Gate 7, da
allora. Geōrgios Karaiskakīs, al
quale è stato intitolato
l’impianto ateniese, è stato un
eroe della guerra d’indipendenza
greca che cade durante i
combattimenti nella zona
limitrofa allo stadio. È
un’altra gran bella storia di
cui parlare, ma lo farò una
prossima volta.
Ciò che voglio dire,
invece, è che ancora oggi sulle
poltroncine dello stadio si
vedono 21 posti colorati di
nero. Si trovano dove oggi vi è
il Gate 7, e tutti e 21 sono
disposti in modo tale da creare
un 7. Ma sono neri, dunque
spiccano particolarmente sullo
sfondo bianco e rosso. Servono a
ricordare la più grande tragedia
mai avvenuta nel calcio greco.
E, cosa più importante, sono
riservati per l’eternità. "Quel
giorno… Quella gara. La gioia si
trasformò in dolore, stupore, la
disperazione… Quel giorno
nessuno poteva immaginare quello
che sarebbe successo. Ciò che
sarebbe accaduto dopo. In quel
giorno di sole, da un giorno di
calcio al giorno "rosso-bianco"…
8 febbraio 1981, 36 anni dopo…".
Comincia così il post in cui
viene rivissuta quella terribile
giornata.
È l’8
febbraio 1981, dunque. Si gioca
un derby, quello tra i padroni
di casa e l’Aek. L’Olympiakos è
primo in classifica, e si
accinge inesorabilmente a
vincere il suo secondo titolo
consecutivo (il numero 22 in
totale). L’Aek sta rincorrendo,
e si trova a soli 2 punti di
distacco: un derby sarebbe stata
la miglior occasione per
sorpassare gli acerrimi nemici e
dar seguito alla vittoria del
campionato avvenuta due anni
prima, nel 1978-79, sotto la
guida di Ferenc Puskas e Andreas
Stamatiadis (al termine di un
campionato minato da accuse di
corruzione e molto combattuto,
con le due squadre ateniesi
giunte a pari punti, 56: il
regolamento avrebbe previsto una
finale, ma l’Olympiakos rifiutò
protestando per l’arbitraggio
della precedente partita contro
l’OFI Creta, e dunque il titolo
andò ai gialloneri). 35450 i
biglietti venduti, Karaiskakis
gremito per la partita delle
partite. Il sole splende,
tantissima gente non trova più
posto ed è costretta a seguire
il match via radio. Potrebbe
esser questo il motivo per cui
oggi sono ancora in vita. La
zona Faliro, un quartiere del
Pireo, trasuda passione. Già
dalle 12 i tifosi hanno preso
d’assalto i vari settori,
sebbene il match cominci solo
alle 15:15. "Sciarpe, bandiere,
tamburi… La grande
anticipazione. L’ansia anche. È
stato un derby, dopo tutto…"
(Ήταν ένα ντέρμπι, άλλωστε…).
Manca un’ora al fischio
d’inizio: lo stadio è pieno,
l’atmosfera caldissima, comincia
il riscaldamento. Poi le
formazioni rientrano negli
spogliatoi come di consueto, e
rientrano poco dopo acclamate
festosamente. Tutto è pronto,
l’arbitro fischia e una bolgia
impazzita fa da cornice ad una
partita importantissima.
Olympiakos in campo con
Sarganis, Kirastas, Vamvakoulas,
Papadopoulos, Novoselac,
Kousoulakis, Persias,
Nikoloudis, Anastopoulos,
Orfanos e Galakos. L’Aek
risponde con Economopoulos,
Ardizoglou, Manolas, Karavitis,
Paraprastanitis, Thodis, Vlahos,
Eleftherakis, Kottis, Bajevic e
Mavros. Dopo soli 30 minuti,
l’Olympiakos passa in vantaggio:
Galakos stoppa di petto in area
e conclude col sinistro di
potenza, beffato Economopoulos.
Finisce il primo tempo col
Θρύλος in vantaggio. La seconda
frazione si apre molto male per
l’Aek: c’è un cambio, Nicholao
per Thodis, poi al 51′ l’Aquila
rimane in 10 a causa
dell’espulsione comminata a
Manolas per doppio giallo. Al
53′ Galakos fa 2-0. È il
preludio all’imbarcata.
Kousokoulakis (68′), Orfanos
(75′), Vamvakoulas (80′) e
ancora Galakos (84′, tripletta
per lui) arrotondano
ulteriormente il punteggio, ma
già molto prima l’atmosfera si
era chiaramente accesa col
Karaiskakis che urlava festante
"Olympiakos ! Olympiakos !".
6-0. Ma il destino a quel
momento aveva altri piani. Όμως
η μοίρα εκείνη την στιγμή είχε
άλλα σχέδια. Il pubblico
naturalmente era entusiasta,
tant’è vero che dal Gate 7 tutta
la folla voleva uscire per
dirigersi verso il Gate 1, ad
acclamare i propri beniamini.
Ecco che comincia il disastro.
Sono le 16:58, e la partita era
a due minuti dalla fine. Uno dei
fan che correva verso l’uscita
inciampa su un seggiolino,
cadendo dai gradini. La porta
però, quel maledetto Gate 7, non
si apre. Secondo alcuni, si
scoprirà dopo, era chiusa.
Secondo altri, solo parzialmente
aperta. Quel che è certo che
l’ondata di tifosi si ammassa
davanti al Gate, che non vuol
saperne di lasciar libero il
passaggio. Si verifica una
drammatica reazione a catena,
decine e decine di persone si
ammassano, a loro volta
calpestano e sono calpestati.
Non c’è equilibrio, solo
confusione e panico: in molti
svengono, vengono travolte da
amici, compagni, altri tifosi
esattamente come loro. Qualcuno
non ce la fa, mortalmente
schiacciato, magari soffocato, o
forse colpito da malori. Saranno
19 le vittime sul posto, più un
ferito grave poi deceduto presso
lo Tzanio, l’ospedale del Pireo,
e un altro che sei mesi dopo non
era più riuscito a svegliarsi
dal coma. Almeno 55 i feriti.
Tra i 21 morti, 20 tifosi
dell’Olympiakos e uno dell’Aek.
"Ma per noi sono 21 fratelli"
ribadiscono dal Gate 7. Un bel
video su Youtube li ricorda
tutti, uno per uno. Due
memoriali, fuori dallo stadio,
fanno lo stesso: è impossibile
passarvi davanti senza gettare
uno sguardo su un pezzo di
storia così nera per il calcio
greco. Il post sul sito termina
cosi: "Concludendo il nostro
piccolo riferimento alla cronaca
drammatica degli eventi dell’8
febbraio 1981, si alzerà in
piedi per decifrare le cause
della tragedia del Gate 7 uno
dei feriti, allora 18enne, che
era il primo ad esser scivolato
sui gradini del Gate 7. "La
porta era socchiusa. Ma quando
ho raggiunto gli ultimi passi,
sono scivolato e sono caduto.
Prima a malapena capire cosa è
successo, hanno cominciato a
cadere da sopra di noi uno, due,
tre, 1000…". E infine in basso
alla pagina, i 21 nomi.
"Αδέρφια, ζείτε, εσείς μας
οδηγείτε." È il coro che spesso
si sente intonato nel luogo in
cui è avvenuta la tragedia:
"Fratelli, vivete, e siete le
nostre guide".
Negli
anni, anche club stranieri quali
Liverpool e Stella Rossa si sono
recati in visita presso il
Karaiskakis per ricordare
l’evento. E poco importa se il
nome Gate 7 sia associato spesso
alla frangia ultras
dell’Olympiakos (ma in realtà si
tratta solo di chi non era
abbonato ma in quella drammatica
serata aveva acquistato il
singolo biglietto; la curva per
gli abbonati è il Gate 1, ndr).
Ancora oggi, quando si parla di
Θύρα 7, vengono i brividi. Così
come quando, durante le annuali
celebrazioni, si sente il
"presente" urlato a squarciagola
da migliaia di persone, ogni
volta che viene pronunciato un
nome delle vittime. L’ultimo
paragrafo voglio aprirlo a
proposito dell’intervento dello
stato. Inizialmente il governo
ha assicurato la presenza di
funzionari governativi negli
ospedali in cui vi erano
ricoverati i feriti e ai
funerali delle vittime, poi però
col tempo è emerso come si
trattasse solo di presenza di
circostanza. La responsabilità
non è mai stata attribuita a
nessuno, la pagina più nera
dello sport greco è ancora priva
di nomi e cognomi. Non c’è stata
giustizia, chiesta ancor oggi
dalle famiglie delle vittime.
Negli anni successivi, lo stato
si è fatto comunque sentire, pur
se in modo minore. La stagione
1980-81 è stata conclusa col
massimo delle precauzioni: tutte
le entrate degli stadi dovevano
esser aperte almeno 15 o 20
minuti prima della fine dei
matches, al fine di minimizzare
l’affollamento dei tifosi. E
ancora oggi funziona così. Dalla
stagione 1981-82, si è poi
deciso di diminuire la capacità
degli stadi, parallelamente
all’obbligo di stampare meno
biglietti rispetto alla capienza
degli impianti. Per ultimo, ecco
che voglio dedicare le ultime
righe di questo pezzo per
ricordare i nomi e l’età di chi
purtroppo, la sera dell’8
febbraio 1981 ha perso la vita.
I nomi sono scritti in greco,
per evitare ogni possibile
deformazione dovuta alla
trascrizione in caratteri
italiani : Παναγιώτης Τουμανίδης
(14 ετών) - Κώστας Σκλαβούνης
(16 ετών) - Ηλίας Παναγούλης (17
ετών) - Γεράσιμος Αμίτσης (18
ετών-οπαδός της ΑΕΚ) - Γιάννης
Κανελλόπουλος (18 ετών) - Σπύρος
Λεωνιδάκης (18 ετών) - Γιάννης
Σπηλιόπουλος (19 ετών) - Νίκος
Φίλος (19 ετών) - Γιάννης
Διαλυνάς 0 ετών) - Βασίλης Μάχας
0 ετών) - Ευστράτιος Πούπος 0
ετών) - Μιχάλης Κωστόπουλος 1
ετών) - Ζωγραφούλα Χαϊρατίδου 3
ετών) - Σπύρος Ανδριώτης 4 ετών)
- Κώστας Καρανικόλας 6 ετών) -
Μιχάλης Μάρκου 7 ετών) - Κώστας
Μπίλας 8 ετών) - Αναστάσιος
Πιτσόλης (30 ετών) - Αντώνης
Κουρουπάκης (34 ετών) - Χρήστος
Χατζηγεωργίου (34 ετών) -
Δημήτριος Αδαμόπουλος (40 ετών).
9 febbraio 2017
Fonte: Footbola.it
ALTRE FONTI :
IL SITO
STAMPA GRECA
|
(OLYMPIACOS.ORG) :
Stadium
Gate 7
Articolo
Anniversario
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