Incidenti: grave un
tifoso colpito alla testa
di Orazio Raffa
MESSINA - È di 7 feriti,
di cui uno grave, il bilancio
del derby Messina-Catania. Si
trova ricoverato in prognosi
riservata al Policlinico di
Messina, ma non corre pericolo
di vita, Antonino Currò, 25
anni, di Rometta, un centro
della riviera tirrenica della
provincia di Messina. Il tifoso
giallorosso è stato colpito al
capo in curva nord,
presumibilmente da una bomba
carta o da una torcia lanciata
dalla tribunetta Valeria,
settore riservato ai tifosi
catanesi. Non è stata
sufficiente una rete alta 6
metri per prevenire il lancio di
oggetti. Currò dopo essere stato
colpito è stramazzato al suolo.
Le sue condizioni sono subito
apparse serie. È stato
trasportato al vicino
Policlinico dove gli è stato
riscontrato un grave trauma
cranico. Nei primi minuti
successivi al soccorso si è
anche temuto il peggio ma dopo
circa un’ora il giovane è stato
dichiarato fuori pericolo. E
dire che il questore di Messina
Giuseppe Zannini Quirini non
aveva lasciato nulla di
intentato per evitare incidenti.
Un dispiego di forze vicino ai
mille uomini per tenere separate
le due tifoserie, che tuttavia
non è bastato a evitare che nel
prepartita si verificassero
lanci di oggetti tra la
tribunetta Valeria, dove sono
stati sistemati i 500 tifosi
ospiti, e la curva nord occupata
dai sostenitori del Messina.
Prima della gara si sono
verificati altri incidenti, per
fortuna di lieve entità. Nel
tragitto tra la stazione e lo
stadio un vetro del bus che
trasportava i catanesi, per
motivi ancora da chiarire, è
andato in frantumi ferendo
lievemente due tifosi.
Leggermente ferito anche il
questore di Messina, colpito a
un ginocchio da un oggetto
piovuto dagli spalti poco prima
della gara. Nessuna conseguenza
per il responsabile dell’ordine
pubblico che ha potuto
regolarmente dirigere i suoi
uomini impegnati a garantire la
sicurezza al Celeste. Nelle
operazioni di prevenzione le
forze dell’ordine hanno bloccato
28 tifosi rossazzurri, che
tentavano di avvicinarsi allo
stadio privi di biglietto: sono
stati accompagnati in Questura,
identificati e rimandati a
Catania. Gli altri tifosi
rossazzurri hanno potuto
lasciare il Celeste alle 21.30
scortati nuovamente verso la
stazione di Galati Marina per
evitare un pericoloso
attraversamento della città dove
frattanto migliaia di tifosi
giallorossi erano in festa per
il ritorno del Messina in B.
18 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Fotografia Tonino
(sopra): Pianetamessina.com
LA
TRAGEDIA / Un ragazzo di 24 anni
vittima dell’ennesima follia
ultrà avvenuta domenica, prima
dello spareggio con il Catania.
Colpito a morte allo stadio,
caccia al killer
di Corrado Maiorca
In coma irreversibile il
tifoso del Messina ferito da una
bomba-carta. Indagini con le
riprese tv.
MESSINA - Non saprà mai
che la sua squadra del cuore è
arrivata in serie B dopo nove
anni di purgatorio. Il suo cuore
giallorosso - come i colori del
Messina - batte ancora, ma per i
medici del reparto di
rianimazione del policlinico
Antonino Currò, 24 anni,
residente a Mistretta, centro a
pochi chilometri dal capoluogo,
è in coma irreversibile.
Probabilmente neppure un
miracolo potrebbe ridargli una
vita. Una vita che ha perduto
domenica scorsa, allo stadio
Celeste, mentre si trovava nella
curva Nord per assistere allo
spareggio contro il Catania per
un posto nella B. Currò, un’ora
prima del calcio d' inizio, è
stato raggiunto al viso da una
bomba-carta lanciata dalla
tribunetta "Valeria", che nell'
occasione ospitava i cinquecento
tifosi del Catania. L'ordigno
gli ha sfigurato il volto,
provocandogli seri danni al
cervello. Domenica sera i
sanitari erano ottimisti sul
recupero del giovane, poi le
condizioni si sono aggravate.
Così l’équipe del professor
Giovanni La Rosa è stata
costretta a intervenire
chirurgicamente per tamponare
un’emorragia al cervello. Poi
altre complicazioni. Un vero e
proprio calvario, non soltanto
per i genitori del ragazzo, che
ieri sono rimasti per tutta la
giornata attaccati al vetro del
reparto di rianimazione che li
separa da Antonino, ma anche per
gli amici che domenica si
trovavano allo stadio. Un
episodio di ordinaria violenza,
che s' aggiunge al lancio di un
bullone che aveva raggiunto a
una gamba anche il questore di
Messina, poco prima dell’inizio
del derby-spareggio vinto dai
peloritani grazie a un rigore.
La Procura ha aperto
un’inchiesta. Si potrebbe
prefigurare già il reato di
tentato omicidio colposo. A
coordinare le indagini sui fatti
del "Celeste" il sostituto
procuratore Giuseppe Sidoti, che
ieri mattina s'è recato al
Policlinico per cercare di
raccogliere ulteriori elementi
sul petardo lanciato dagli ultrà
del Catania all' indirizzo dei
tifosi del Messina. Digos e
polizia scientifica stanno
passando al setaccio i filmati
del prepartita, perché Antonino
Currò sarebbe stato ripreso
dalle telecamere quando s'è
accasciato sui gradoni dello
stadio in una pozza di sangue.
Indagini estese anche a Catania
e - per quel che si dice -
l’autore dello scriteriato gesto
potrebbe avere le ore contate.
La vittima era un accanito
sostenitore del Messina: seguiva
la squadra anche in trasferta,
talora piantando in asso i suoi
fratelli, con i quali gestisce
un ristorante a San Filippo del
Mela, presso Milazzo. La
tragedia che ha colpito la
famiglia Currò ha pure
cancellato i festeggiamenti per
la tanto sospirata promozione.
L'ha esternato anche il
sindaco, Salvatore Leonardi, che
ieri mattina ha incontrato, a
Palazzo di Città, i calciatori
neopromossi, i dirigenti, il
presidente della società,
Emanuele Alliotta, e l’intero
staff. Il primo cittadino,
mentre si trovava col team
giallorosso, ha telefonato dal
salone di rappresentanza ai
sanitari del Policlinico per
avere notizie sulle condizioni
del tifoso. "Purtroppo i medici
hanno riferito che Antonino
Currò viene tenuto in vita
artificialmente - ha comunicato
Leonardi ai calciatori. Se il
cuore batte ancora è perché si
tratta di un giovane di 24
anni". Si è parlato della
tragedia anche nell' incontro
che la squadra ha avuto con
l’arcivescovo Giovanni Marra e
con il presidente della
Provincia, Giuseppe Buzzanca. Da
tutti è arrivata la condanna per
un episodio che ha macchiato di
sangue quella che doveva essere
una festa del calcio siciliano…
(Omissis)
18 giugno 2001
Fonte: Il Corriere
della Sera
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Messina, festa e
tragedia
di Rosario Pasciuto
MESSINA - È una festa
senza gioia per il popolo
giallorosso. La promozione in
serie B, attesa nove lunghi
anni, è stata funestata dal
grave incidente occorso al
ventiquattrenne Antonino Currò,
il tifoso raggiunto in pieno
volto da una bomba carta
lanciata dal settore dei
sostenitori catanesi. Il
ragazzo, originario di Rometta
Marea, è ancora ricoverato nel
reparto di Rianimazione del
Policlinico dove si è recato
immediatamente il presidente del
Messina Emanuele Aliotta. I
medici hanno sottoposto Antonino
Currò ad intervento chirurgico
per una vasta emorragia
cerebrale che lo ha ridotto in
coma profondo. Le sue condizioni
sono disperate e ieri il
direttore sportivo Nicola
Salerno, a nome della società,
si è stretto attorno ai
familiari dello sfortunato
tifoso: "Sono fatti terribili
che ci addolorano profondamente.
Il calcio dovrebbe rimanere
lontano anni luce da avvenimenti
del genere ma, purtroppo, ci
ritroviamo a commentarli sempre
più spesso. Il mio pensiero va
ai familiari che stanno vivendo
questo dramma". La festa in
realtà domenica sera c'è stata
lungo le strade di Messina ma i
tifosi non sapevano ancora
quello che era accaduto.
Migliaia di persone, dopo il
triplice fischio, si sono
riversate in piazza Cairoli per
celebrare la vittoria… (Omissis)
19 giugno 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografie: Filmato
Rai Tv
GLI INCIDENTI DEL
CELESTE
Tre ore sotto i ferri,
ma il giovane tifoso rischia la
vita
di Angelo Di Rosa
DAL NOSTRO INVIATO
MESSINA - Un grande senso di
dolore e di costernazione, di
smarrimento nelle ore della
grande festa calcistica.
Messina, tutta presa dall'
evento della B, non conosceva
appieno il dramma del giovane
tifoso giallorosso, Antonino
Currò, e della sua famiglia.
Ieri mattina, però, ha compreso
in tutta la sua gravità
l'ennesimo episodio di becera
violenza da stadio. E ha seguito
con apprensione le sorti del
ragazzo, colpito al capo da una
bomba carta lanciata
probabilmente dalla tribunetta
Valeria, dov' erano i tifosi
catanesi, e che ora lotta per la
vita in un letto del reparto
Rianimazione del Policlinico
universitario, dopo essere stato
sottoposto, domenica sera a un
difficile intervento chirurgico.
Antonino Currò, 24 anni, di
Rometta Marea, voleva incitare i
giocatori del cuore e poi
festeggiare la promozione del
suo Messina insieme con tanti
altri coetanei, dalla curva Nord
del Celeste. Ma, lui non ha
avuto il tempo di guardare la
partita e gioire. Un quarto d'
ora prima dell'inizio della
finale di ritorno tra Messina e
Catania, una mano vile,
lanciando una bomba carta che
gli è esplosa vicino al capo, ha
interrotto il suo sogno di
tifoso. Il quadro clinico di
Antonino Currò è estremamente
preoccupante. "Abbiamo eseguito
un'altra Tac di controllo - ha
detto nella tarda mattinata il
professor Francesco Tomasello,
direttore della Prima clinica
Neurochirurigica del Policlinico
- e naturalmente stiamo tenendo
sotto osservazione il focolaio
sede dell’intervento, che
abbiamo cercato di "ripulire"
dai danni provocati dall'
impatto della bomba carta. Dov'
è avvenuto l’impatto ? Nella
parte anteriore del cervello, al
lobo frontale destro. C'è in
questo momento una sofferenza
cerebrale diffusa, che ci fa
tenere estremamente riservata la
prognosi. Il caso va seguito
giorno dopo giorno, ci auguriamo
che evolva in senso positivo.
Stiamo cercando di salvargli la
vita, è il nostro primo
obiettivo". L'intervento
chirurgico è stato eseguito dal
dottor Giovanni La Rosa ed è
durato circa tre ore. Nel
corridoio del reparto di
Neurochirurgia e poi alla
Rianimazione, il padre di
Antonino, Santi Currò, titolare
di un bar trattoria ad Archi di
San Filippo del Mela, zona
tirrenica del messinese, non sa
darsi pace e fra le lacrime
grida la sua rabbia. "Questo non
è più sport, non è più calcio.
Ormai allo stadio si va ad
ammazzare la gente. Mio figlio è
da sempre un tifoso del Messina,
spesso è andato anche in
trasferta coi fratelli, Filippo
ed Alessandro (uno dei due era
con lui anche domenica, ndr).
Anch' io compatibilmente con gli
impegni di lavoro a volte
assistevo alla partita del
Messina. Antonino da una
settimana non faceva altro che
parlare di questa partita col
Catania e voleva solo
festeggiare la promozione. Era
felice, gli avevo detto di stare
attento, se ci fossi stato io
forse non sarebbe successo".
Singhiozza il signor Currò e poi
manda un messaggio a chi ha
lanciato la bomba carta
attentando alla vita di suo
figlio: "Che si faccia avanti,
che abbia il coraggio di dire:
sono stato io". Intanto, sono in
corso le indagini per cercare di
arrivare all' identificazione
del teppista. Ieri mattina il
sostituto procuratore della
Repubblica, Giuseppe Sidoti, ha
ricevuto il rapporto sull'
episodio. Oggi al Policlinico
verranno ascoltati i medici che
stanno curando Currò. Sono state
consegnate al magistrato anche
le foto dei tifosi catanesi che
occupavano la tribunetta
Valeria, e dalla quale si
sospetta sia stata lanciata la
bomba carta che ha colpito il
tifoso messinese. a.di r.
19 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta
dello Sport
© Fotografia: Messina.gds.it / Filmato
Rai Tv
L'assurda violenza nel derby con
il CataniaL'assurda violenza nel derby con
il Catania
In
coma tifoso del Messina colpito
da una bomba carta
Operato alla testa, i
medici sono pessimisti. "Può
salvarlo soltanto la sua giovane
età".
di Fabio Albanese
MESSINA - I suoi amici e
tifosi gli hanno inciso una
cassetta con i cori della curva
Nord, i giocatori Torino e Marra
hanno registrato le loro voci
per incitarlo a svegliarsi. Ma
per Antonino Currò, 24 anni,
sfortunato tifoso del Messina,
finora non è bastato neppure un
complesso intervento chirurgico
alla testa a farlo svegliare dal
coma profondo in cui, domenica
scorsa, lo ha fatto piombare una
bomba-carta che gli è esplosa in
testa: "C'è attività cerebrale -
diceva ieri mattina il primario
della Rianimazione del
Policlinico, Angelo Sinardi -
bisogna aspettare. Dalla sua
parte gioca la giovane età anche
se speranze ce ne sono poche".
Aspettano e sperano i genitori
di Antonino, gli amici che hanno
invaso i silenziosi corridoi del
reparto, i giocatori del Messina
che proprio in quella partita
maledetta hanno conquistato la
serie B battendo il Catania
nella finale play-off di C1. Un
derby ad alta tensione che aveva
costretto i questori delle due
città ad organizzare l’imponente
servizio d'ordine con mille
agenti, controlli già all'uscita
di Catania e sull'autostrada per
Messina. Allo stadio Celeste,
nella città dello Stretto, i
tifosi catanesi giunti
super-scortati erano solo 500,
controllati uno per uno e
ammessi nella piccola curva
"Valeria" quando sembravano
"puliti". E invece, stando alle
prime indicazioni e alle prime
indagini, la bomba carta che ha
devastato il volto di Antonino è
partita proprio da lì, gli è
arrivata addosso ed è esplosa. È
stato l'episodio più grave di un
pomeriggio di disordini, che
lunedì hanno indotto il giudice
sportivo di serie C a
squalificare per 4 giornate il
campo del Catania e multare il
Messina per 8 milioni. Bulloni,
biglie di ferro, monete e
fumogeni lanciati da una parte e
dall'altra; in campo è arrivato
di tutto, tanto che, alla fine,
i feriti sono stati una ventina,
compreso lo stesso questore di
Messina Giuseppe Zannini
Quirini, colpito ad una gamba.
Tutti feriti lievi. All'inizio,
anche le condizioni di Antonino
Currò sembravano discrete. Poi,
nella notte, è subentrato
l'aggravamento e l'intervento
chirurgico d'urgenza. In sala
rianimazione il padre di
Antonino, Santi, disperato. Per
tentare di svegliarlo i tifosi
gli hanno fatto ascoltare i loro
cori e le voci di due compagni
di squadra. Sarà una promozione
senza gioia per la formazione
dello Stretto approdata alla B.
Santi Currò aspetta e confida in
un miracolo: "Per una partita,
tutto questo per una partita. Lo
avevo detto a mio figlio di non
andarci questa volta allo
stadio, c'era troppo pericolo.
Se fossi andato con lui non
sarebbe successo e io non sarei
qui a vedermi morire un figlio".
Accanto a lui c'è la moglie.
Natalia Gangemi, piange
sommessamente. Fanno loro forza
gli amici di Antonino, e poi i
giocatori del Messina che ieri
mattina dovevano essere premiati
da sindaco e presidente della
Provincia per la loro promozione
in B e che, dopo una cerimonia
con tanti volti tristi e senza
allegria, sono andati in
ospedale per chiedere notizie.
La Procura di Messina ha aperto
un'inchiesta e interrogato
alcune persone dopo aver
ricevuto un primo rapporto dalla
Digos che domenica pomeriggio
aveva puntato le proprie
telecamere sulla tribunetta
Valeria. Alcuni ultras del
Catania sarebbero già stati
individuati, ma nessuno sa dire
se, in effetti, tra loro c'è chi
ha lanciato la bomba-carta che
ha colpito il tifoso messinese.
Qualcuno parla di un minorenne
già rintracciato. "Chi ha
scagliato quel petardo dice papà
Santi deve avere il coraggio di
costituirsi, di dire che è stato
lui". Ieri sera tifosi,
giocatori e semplici cittadini
si sono ritrovati in piazza
Duomo per Antonino. Aspettando e
sperando. Il dramma di Messina
purtroppo ricorda da vicino
quello di cui rimase vittima
Vincenzo Paparelli, il tifoso
della Lazio colpito a morte
all'Olimpico da un razzo
lanciato dalla curva opposta,
prima del fischio d'inizio del
derby romano dell'ottobre 79.
Dopo la gara Milan-Cremonese del
30 settembre '84, un giovane
milanista di Cremona, Marco
Fonghessi di 23 anni, scambiato
per tifoso della squadra
avversaria, venne invece
accoltellato e ucciso vicino
allo Stadio San Siro. L'omicida,
Giovanni Centrone, fu arrestato
il giorno dopo e condannato a 22
anni di reclusione diventati 18
in appello. Dinamica
praticamente uguale a quella del
"giallo" di Marassi il 20
gennaio 1995: colpito da una
coltellata al cuore, il tifoso
del Genoa, Vincenzo Spagnolo, 25
anni, morirà prima della partita
Genoa-Milan. Il giovane fu
colpito dall'ultra rossonera
Simone Barbaglia.
20 giugno 2001
Fonte: La Stampa
Caccia al tifoso
teppista
di Rosario Pasciuto
MESSINA - Quella bomba
carta, partita dalla tribuna che
ospitava i tifosi del Catania,
potrebbe essere stata lanciata
da un minorenne. Un giovanissimo
sul quale, nelle ultime ore, la
polizia avrebbe rivolto le
maggiori attenzioni. Una voce,
che non trova ancora conferme,
ma che a Messina ha fatto il
giro dei palazzi investigativi.
Nel giro di poche ore, dunque,
il responsabile della tragedia
del "Celeste" potrebbe avere un
volto. Intanto, diminuiscono di
ora in ora le speranze di
salvare la vita di Nino Currò.
Il giovane è ancora ricoverato
nel reparto di Rianimazione del
Policlinico ma il quadro clinico
è sensibilmente peggiorato. Il
dramma di Antonino Currò ha
completamente cancellato la
gioia per la promozione
conseguita dal Messina dopo nove
anni di purgatorio. Ieri mattina
la squadra è stata ricevuta dal
sindaco Salvatore Leonardi e dal
presidente della Provincia
Giuseppe Buzzanca. Ma proprio
durante la cerimonia, il
presidente Emanuele Aliotta ha
ricevuto per telefono la notizia
che le condizioni del tifoso si
erano aggravate. Alcuni
giocatori, fra i quali Antonio
Obbedio e Vittorio Torino, hanno
lasciato Palazzo Zanca e si sono
precipitati al Policlinico. I
calciatori si sono intrattenuti
per alcuni minuti con i
familiari ai quali hanno portato
la solidarietà di tutta la
squadra. Il padre, titolare di
una trattoria a San Filippo del
Mela, ha raccontato loro della
grande passione di Nino per il
Messina, tanto da seguirlo
spesso anche in trasferta. Ha
poi invitato il responsabile di
questo gravissimo gesto a farsi
avanti e a raccontare tutta la
verità. Ma, come detto, le
indagini della Digos sembrano
avere imboccato la pista giusta.
Ieri sono state visionate le
immagini registrate allo stadio.
Dai filmati girati dalla polizia
scientifica sarebbe emerso
qualcosa di interessante. Si
tratta di immagini registrate al
momento dell'ingresso dei tifosi
del Catania nella tribunetta
Valeria. Proprio quando i
supporters rossazzurri hanno
messo piede al "Celeste", è
partita la raffica di bombe
carta e petardi verso la curva
nord. Sempre ieri il sostituto
procuratore, Giuseppe Sidoti,
titolare dell’inchiesta si è
recato in questura per sentire i
responsabili dell’ordine
pubblico allo stadio. Quindi,
via di corsa al Policlinico per
parlare con i medici che hanno
in cura Nino Currò e per sentire
il fratello del giovane che si
trovava con lui e che è rimasto
ferito in maniera non grave.
Anche i rappresentanti dei club
organizzati sono andati in
visita ai genitori del ragazzo.
Un momento molto toccante che
stride brutalmente con la gioia
di domenica pomeriggio. I tifosi
stavano preparando una grande
festa per celebrare degnamente
il ritorno in serie B. Ma la
tragedia ha fatto saltare tutto.
Anche in società la voglia di
parlare di calcio è poca. Oggi
si sarebbe dovuto discutere di
mercato e della riconferma di
Florimbi. Ma sembrano argomenti
così fatui di fronte alla vita
di un giovane che è appesa ad un
sottilissimo filo.
20 giugno 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Calciocatania.com
LA
TRAGEDIA DEL CELESTE / Sono
gravissime le condizioni del
ragazzo colpito dalla bomba
carta.
Una
vita in sospeso dopo quel botto
di Angelo Di Rosa
Solo una leggera
attività cerebrale del giovane
tifoso del Messina lascia
qualche speranza. Il professor
Sinardi, primario di
rianimazione: "Le condizioni di
Currò sono da considerare molto
gravi. L'onda d'urto
dell’esplosione ha fratturato
alcune ossa della faccia, del
naso e dell’orbita provocando un
vastissimo edema".
È fermo, immobile,
intubato, nel suo lettino del
reparto di Rianimazione del
Policlinico Universitario di
Messina. Non ha mai aperto gli
occhi dal momento del ricovero
in ospedale, e neanche dopo
l’operazione alla testa cui è
stato sottoposto domenica sera
per tentare di arginare i danni
prodotti dalla bomba-carta
(lanciata dal settore dei tifosi
del Catania, in curva Nord,
prima della finale dei playoff
tra il Messina e il Catania al
Celeste), che gli ha provocato
una lacero-contusione profonda
dell’osso e del lobo frontale
destro. Solo una minima attività
cerebrale ancora in atto lo
separa dallo stato di coma
irreversibile e quindi dal
tunnel del non ritorno. L'agonia di Antonino Currò è
struggente. Il suo caso è senza
speranze, anche se nessuno
pronuncia mai la parola morte.
Il professor Angelo Sinardi,
responsabile del reparto di
Rianimazione, traccia il quadro
clinico del paziente nel primo
pomeriggio. "Le condizioni del
Currò, purtroppo, sono da
considerare molto gravi. Il
ragazzo ha avuto un intenso
trauma da scoppio ravvicinato,
l’onda d' urto dell’ordigno è
stata devastante. In pratica ha
fratturato alcune ossa della
faccia, del naso, dell’orbita
ma, soprattutto, ha provocato un
vastissimo edema cerebrale. Già
nella tarda mattinata di lunedì
le condizioni del paziente si
sono progressivamente aggravate
nonostante le terapie mediche e
la rianimazione respiratoria. L'edema è aumentato e
conseguentemente la funzione
cerebrale è gravemente
compromessa. Se ci sono speranze
? Ancora c'è attività cerebrale
e questo ci autorizza a
continuare a lottare nel
tentativo di recuperare quanto
più possibile. Devo dire, però,
che col passare delle ore se
dovesse persistere questa
situazione, le speranze vanno ad
affievolirsi, fino ad
annullarsi". Le condizioni di
Antonino Currò, sono peggiorate
ieri mattina, proprio mentre la
sua squadra del cuore, il
Messina, faceva il giro dei
palazzi istituzionali cittadini
per essere premiata dalle
autorità dopo la promozione in
serie B. Ma, nessuno ha fatto
festa o ha gioito al Comune,
alla Provincia e alla Curia
Arcivescovile. "Prego per lui"
ha detto l’arcivescovo di
Messina, monsignor Giovanni
Marra, rappresentando il dolore
di una comunità sconvolta. Un'
intera città è attonita,
sbigottita, non riesce a capire
perché andare allo stadio oggi
significhi poter andare incontro
alla morte per gesti vigliacchi
e violenti di gente che ormai,
più che a fare il tifo per la
squadra del cuore, pensa solo di
"fare la guerra". Antonino
Currò, era entrato domenica
pomeriggio in curva Nord al
Celeste insieme al fratello
Filippo, 23 anni, ed altri
amici, mentre un altro fratello
Alessandro aveva trovato posto
in gradinata. Doveva e voleva
fare il tifo per sostenere il
suo Messina verso la conquista
della B. Invece, non ha potuto
vedere e forse capire nulla di
quello che stava avvenendo.
Drammatica la descrizione
dell’accaduto, nelle parole di
un testimone oculare, che si
trovava un gradino sotto di lui.
Lino Vitale, rimasto ferito in
modo lieve dall' esplosione
della bomba-carta, descrive così
quei momenti: "Quel ragazzo,
Antonino, si trovava un gradino
sopra di me, e nel momento in
cui stava per avvenire
l’esplosione, io mi sono salvato
perché mi sono leggermente
abbassato per prendere una
bottiglia d'acqua. Ho avvertito
il botto e un pauroso
spostamento d' aria. Appena mi
sono girato, l’ho visto a terra,
anche se ero un po' stordito.
Currò si è portata la mano sulla
fronte ricoperta di sangue, si è
alzato, è stato preso da suo
fratello e altre persone, e
mentre lo sostenevano ha fatto 2
passi ed è svenuto. Poi lo hanno
portato via per soccorrerlo. Io
avevo la mia maglietta sporca
del suo sangue. L'ordigno gli è
esploso a non più di 10
centimetri dalla testa. Eravamo
a circa 15 metri dalla rete di
recinzione allestita per
separare le tifoserie e
l’ordigno è partito dalla
tribunetta Valeria. I tifosi del
Catania, erano circa le 16 o
poco prima, erano appena entrati
e hanno lanciato subito due
bombe-carta. È stata la prima a
provocare la tragedia che
avrebbe potuto toccare anche me.
Fortunatamente me la sono cavata
con due ematomi al braccio
sinistro e alla spalla destra.
Gli stadi ormai sono diventati
infrequentabili, occorre fare
qualcosa, tutti devono cercare
di fare qualcosa. Non può finire
così". Non può finire così una
giovane vita. È quanto, affranti
e privi di parole, i familiari e
la fidanzata di Currò, ripetono
nella loro mente. Gli fanno
scudo, proteggendoli, tanti
amici di un ragazzo sorridente e
amante del calcio. Di un giovane
che voleva vivere diversamente i
suoi 24 anni, e che invece
adesso sta giocando una partita
con la morte. Mentre, forse a
Catania, chi ha lanciato
l’ordigno ha le ore contate.
20 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta
dello Sport
© Fotografia:
Pianetamessina.com
QUI MESSINA
La
mesta passerella della squadra
Aliotta dona lo stemma cittadino
di Orazio Raffa
MESSINA - Non c'è festa
a Messina. Ieri mattina i
giocatori giallorossi sono stati
ricevuti dall'arcivescovo
monsignor Giovanni Marra, dal
presidente della Provincia
Giuseppe Buzzanca e dal sindaco
Salvatore Leonardi. Dovevano
essere incontri gioiosi, ma le
notizie che arrivavano dal
Policlinico, sulla sorte di
Antonino Currò, hanno fatto
abbassare gli occhi a tutti. In
tutte le riunioni qualche cenno,
soltanto qualche cenno, all'
esaltante campionato del Messina
e alla conquista della serie B.
Il fatto sportivo è passato in
secondo piano davanti alla
tragedia che ha colpito la
famiglia Currò e che ha lasciato
sconvolti i messinesi, i
rappresentanti delle
istituzioni, il presidente del
Messina, tecnici e giocatori
giallorossi. Si è avuta
l’impressione netta che gli
incontri siano stati svolti
soltanto perché erano
programmati. Nessuno aveva
voglia di gioire, meno che mai
di festeggiare. Nel salone della
Curia Arcivescovile monsignor
Marra si è intrattenuto pochi
minuti con i calciatori, il
tempo di un complimento
collettivo. "La gioia della
promozione - ha detto
l’arcivescovo - è stata superata
dalla tristezza di quanto
accaduto ad Antonino Currò. Sono
andato a trovarlo, ho incontrato
la mamma, il papà, i famigliari
portando una parola di conforto.
Mi rendo conto del dramma che
queste persone stanno vivendo.
Episodi del genere vanno
condannati, la violenza non si
giustifica in alcun posto, meno
che mai all' interno di uno
stadio di calcio". La comitiva
giallorossa ha poi raggiunto
Palazzo dei Leoni. Nel salone
degli specchi, a fare gli onori
di casa, il presidente della
Provincia, Giuseppe Buzzanca.
Anche in questa circostanza i
discorsi ufficiali sono stati
condizionati dal fatto del
giorno. "In questo momento - ha
detto Buzzanca - il nostro
pensiero non può che andare ad
Antonino Currò, un giovane che
era andato a vedere la propria
squadra vincere e che invece sta
perdendo la vita. Un fatto di
una gravità incredibile.
Antonino Currò è una vittima
innocente di una violenza che
non dovrebbe esistere in una
struttura sportiva. L'augurio
di tutti è che si possa salvare
nonostante le notizie che
arrivano dal Policlinico non
siano affatto confortanti".
Dirigenti, tecnici e giocatori
giallorossi hanno poi raggiunto
Palazzo Zanca. Al Comune
l’atmosfera è stata ancora più
cupa. Era appena arrivata al
sindaco la notizia che le
condizioni di Antonino stavano
precipitando. "Sapevo da lunedì
mattina - dice il sindaco - che
la vita di questo ragazzo è
appesa ad un filo. Ho pregato i
medici di tenermi costantemente
informato e proprio mentre ero
con i calciatori del Messina ho
ricevuto la telefonata del
professor Montanini, primario
della rianimazione, che mi
riferiva che la situazione è
veramente disperata". Il sindaco
ha poi consegnato a tutti il
Crest della città. Al presidente
una riproduzione in argento
dello stemma di Messina, che
Aliotta ha pensato di donare
alla famiglia Currò.
20 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia:
Letteraemme.it
QUI CATANIA
Lettera di solidarietà
del sindaco
CATANIA - "In questi
momenti drammatici in cui il
merito e la soddisfazione di
un’impresa sportiva vengono
annichiliti dal gesto di
bestiale violenza di chi, con i
veri valori dello sport certo
nulla ha a che fare, sento il
dovere di esprimere alla
famiglia della giovane vittima,
a te e a tutti la mia
solidarietà e il mio profondo
dolore". È quanto si legge in
una lettera del sindaco di
Catania, Umberto Scapagnini,
indirizzata al sindaco di
Messina, Salvatore Leonardi. "A
nome di tutta Catania, di tutti
i veri sportivi etnei,
abbracciamo la città sorella e
la famiglia Currò, nella
speranza di non dovere mai più
piangere per un avvenimento che
dovrebbe soltanto esprimere
passione e gioia". A questo
concetto si sono allacciati i
dirigenti del Catania, anche
ieri al lavoro nella sede
sociale, ma in costante
collegamento con il policlinico
di Messina per accertarsi delle
condizioni di Currò. Il
presidente Riccardo Gaucci,
rintracciato a Perugia, ha
commentato: "Sono sinceramente
addolorato. La mia decisione di
restare a Catania e assistere
alla gara dal maxischermo del
Cibali era dettata da una
giustificata paura di incidenti.
Avevo previsto che ci sarebbero
stati problemi di ordine
pubblico. Sapere che c'è un
ragazzo che muore per colpa di
una partita mi lascia più che
sconcertato". g.f.
20 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta
dello Sport
© Fotografia:
Repubblica.it
LE INDAGINI
Individuato il teppista,
forse è un minorenne
di Angelo di Rosa
Il tifoso del Catania
che domenica pomeriggio ha
lanciato la bomba-carta in curva
Nord sarebbe già stato
identificato. È un minore nei
confronti del quale dovrebbe
scattare il provvedimento di
fermo con l’accusa di tentato
omicidio. Negli ambienti della
Questura messinese, ma anche
alla Digos di Catania, nessuno
lo dice apertamente, ma si
capisce che si è arrivati alla
soluzione del caso. La Digos di
Messina ha acquisito varie
immagini televisive registrate
allo stadio domenica prima della
partita. Inoltre sono state
passate al setaccio anche quelle
in possesso della Polizia
scientifica. I tifosi catanesi
presenti sugli spalti della
tribunetta Valeria, in pratica
sono stati tutti filmati e
fotografati, anche al momento
del loro ingresso allo stadio
Celeste e poco prima del lancio
delle prime bombe-carte verso il
settore occupato dai tifosi
messinesi. Il sostituto
procuratore della Repubblica
Giuseppe Sidoti, titolare
dell’inchiesta, ieri mattina si
è recato in Questura per
incontrare i responsabili
dell’ordine pubblico e in
seguito si è spostato al
Policlinico. Sidoti ha sentito i
medici che hanno in cura il
tifoso messinese, ed ha
ascoltato Filippo Currò,
fratello di Antonino, che è
stato ferito in modo non grave
dall' esplosione dell’ordigno.
20 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta
dello Sport
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
È
ancora minorenne, fa parte degli
"Irriducibili", è indagato per
tentato omicidio del ragazzo in
coma.
Bomba carta allo stadio
fermato un tifoso catanese
Ma lui nega tutto: "Non
so niente, non ho fatto niente"
A
casa sua petardi e giornali che
incitano alla violenza.
CATANIA - La Digos di
Messina ha identificato e
fermato un ragazzo di 17 anni.
La bomba carta esplosa addosso
al tifoso messinese Antonino
Currò potrebbe averla lanciata
lui. Currò, 24 anni, è in coma
irreversibile da quando,
domenica scorsa, dopo il derby
tra la città dello Stretto e il
Catania, è stato colpito in
pieno volto da un ordigno fatto
in casa. Il fermato e indagato
per tentato omicidio è (Omissis) di
Misterbianco, in provincia di
Catania. È figlio di un
pescatore catanese, compirà 18
anni nel prossimo agosto. Il
ragazzo ha negato tutto e si è
proclamato innocente. "Non so
niente, non ho fatto niente",
avrebbe detto (Omissis) ai magistrati
della procura del tribunale per
i minorenni di Catania che lo
hanno interrogato su delega dei
loro colleghi di Messina,
titolari dell'inchiesta. Il
giovane indagato avrebbe ammesso
di avere assistito alla gara e
di avere lanciato dei fumogeni,
ma avrebbe negato di avere usato
una bomba carta. Ad accusarlo
sarebbe però un filmato della Digos che ha ripreso a uno a
uno, identificandoli, tutti i
tifosi del Catania presenti
nello stadio Celeste domenica
scorsa. Nel febbraio del 2000,
(Omissis) era stato denunciato perché
sospettato di avere preso parte,
con altri tifosi, a un assalto a
un Autogrill di un'area di
servizio dopo avere seguito il
Catania in una trasferta. Nella
perquisizione compiuta a casa
del ragazzo i poliziotti hanno
trovato altri petardi e una
copia dell'organo ufficiale del
club "Irriducibili Catania". Il
giornale era stato stampato in
occasione della gara d'andata
giocata al Cibali il 10 giugno
scorso. Il titolo era:
"Catania-Messina, una sola
parola, un solo grido:
uccidiamoli". "Un incitamento a
sostenere la squadra", si
sostiene negli ambienti degli
Irriducibili, uno dei maggiori
gruppi di tifo organizzato
catanese che da anni segue la
squadra in tutte le trasferte.
La loro sede è nel popolare
rione Picanello di Catania.
Domani il Gip dovrà decidere
sulla convalida del fermo e il
Gip di Messina, al quale saranno
trasmessi gli atti, entro 20
giorni dovrà convalidare o
annullare il provvedimento.
20 giugno 2001
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Messina, dalla festa alla
tragedia
"Mio
figlio in coma irreversibile"
di Lucio Luca
MESSINA - Santo Currò
nasconde le lacrime dietro gli
occhiali scuri. Seduta in un
angolo c'è la giovane fidanzata
di Nino, 24 anni, il ragazzo che
domenica sognava di scendere in
piazza per festeggiare la
promozione del "suo" Messina e
invece lotta con la morte in un
lettino di ospedale. "Me l’hanno
ammazzato", dice con un filo di
voce il padre del giovane tifoso
giallorosso colpito alla testa
da una bomba carta lanciata
dalla curva dei supporter
catanesi. "Si va allo stadio
solo per uccidere la gente",
sospira dietro una smorfia di
rabbia e impotenza. "Spero
soltanto che chi ha scagliato
quel petardo abbia il coraggio
di costituirsi alle forze
dell’ordine". Nino è in coma che
i medici definiscono
irreversibile. L'esplosione gli
ha provocato danni permanenti.
Attaccato alle macchine, il
giovane messinese ha una flebile
attività cerebrale, ma ci sono
poche speranze. Non vogliono
arrendersi, però, gli amici del
ragazzo, originario di Rometta
Marea, un piccolo centro a pochi
chilometri da Messina. Hanno
registrato una cassetta con le
loro voci: "Svegliati Nino,
abbiamo vinto, siamo in serie B.
Svegliati, ti aspettiamo per
fare baldoria". Al Policlinico
arrivano giocatori del Messina,
il presidente Emanuele Aliotta,
il sindaco Salvatore Leonardi.
Anche durante la premiazione
della squadra in Comune, nessuno
ha esultato più di tanto. Non
c'è festa in riva allo Stretto per
una serie B che mancava da nove
anni e che è stata conquistata
dopo lo spareggio con il
Catania. Non c'è festa a piazza
Cairoli, il cuore della città,
dove domenica sera, quando si è
diffusa la notizia del
gravissimo incidente a Nino
Currò, i tifosi hanno ammainato
le bandiere. Quella maledetta
bomba carta, lanciata dalla
tribunetta Valeria che ospitava
cinquecento tifosi del Catania,
ha trasformato una giornata di
gioia in tragedia. Tutto è
avvenuto qualche minuto prima
dell’inizio della partita. Dal
settore riservato agli ospiti,
parte l’ordigno che centra in
pieno Nino Currò e il fratello
Filippo, di un anno più giovane.
Nino crolla a terra, mentre
Filippo rimane ferito lievemente
al braccio e al torace. Un terzo
fratello, Alessandro, ignaro di
quanto è avvenuto, continua a
fare il tifo dall' altra parte
dello stadio: lui è riuscito a
trovare un biglietto di
gradinata, lontano dagli
scontri. "Me lo sentivo, non
volevo che andassero alla
partita - racconta il padre dei
ragazzi - era troppo pericoloso.
Ma Nino si è impuntato:
l’aspettava da un campionato
intero questa sfida, per il
Messina avrebbe fatto di tutto.
Seguiva la squadra in casa e in
trasferta, non poteva perdersi
la partita della promozione. Ma
io me lo sentivo che finiva
male". La Procura di Messina ha
aperto un’inchiesta. Gli
inquirenti stanno visionando le
riprese effettuate allo stadio e
sono certi di individuare in
tempi brevi i responsabili. I
cinquecento tifosi del Catania,
infatti, sono stati tutti
schedati prima dell’ingresso
allo stadio "Celeste" e le
attenzioni sarebbero puntate su
alcuni minorenni. Resta però la
rabbia per un incidente che
forse si poteva evitare: "All'
ingresso siamo stati perquisiti
da cima a fondo - racconta un
amico di Nino Currò - possibile
che nel settore dei catanesi sia
entrata una bomba senza che
nessuno se ne accorgesse ? È uno
scandalo, qualcuno deve pagare".
Gli amici di Nino, che lavorava
nel bar del padre, ce l’hanno
anche con il questore di Messina
che ha definito gli incidenti
del "Celeste" "normali per un
incontro di calcio, così come
viene vissuto oggi". Battuta
infelice, subito corretta dal
questore Giuseppe Zannini
Quirini, che allo stadio era
stato colpito di striscio da un
bullone di ferro lanciato dai
soliti teppisti: "Volevo
semplicemente dire che, grazie
alle forze dell’ordine, si è
evitata la guerriglia in città
tra le opposte fazioni. L'episodio del "Celeste" è triste
e gravissimo. Ho solo
sottolineato che il bullone
contro di me e i ripetuti lanci
di oggetti in campo, negli stadi
purtroppo stanno succedendo
spesso". Oltre alla tragedia di
Nino Currò, nel bilancio del
derby bisogna inserire i danni
alle stazioni ferroviarie prese
d' assalto dai catanesi per
smaltire la rabbia della
sconfitta. A Galati Marina, un
passeggero ha lanciato dal treno
in corsa un estintore contro la
cabina del dirigente della
stazione. E in diversi casi i
tifosi hanno lanciato pezzi di
giornale imbevuti di benzina e
poi incendiati.
20 giugno 2001
Fonte: Repubblica.it
Fermato a Messina il
presunto responsabile del lancio
della bomba-carta
La Polizia di Stato di
Messina ha assicurato alla
giustizia alle prime luci
dell'alba il tifoso catanese
resosi autore domenica scorsa,
durante il derby
Messina-Catania, del lancio di
una bomba-carta, che ha ferito
il messinese Antonino Currò,
ricoverato in fin di vita presso
il reparto di rianimazione del
locale Policlinico. Le accurate
riprese filmate effettuate
durante la partita dalla Polizia
Scientifica della Questura sono
state esaminate dagli uomini
della Digos che hanno svolto
immediate indagini, giungendo
all'identificazione dell'ultra
catanese autore del gravissimo
gesto. Si tratta di (Omissis),
minorenne nato a Catania nel
1983, rintracciato dai
poliziotti della Digos a
Catania, con la collaborazione
di personale di quella Questura.
(Omissis) è stato sottoposto a fermo
di polizia giudiziaria
d'iniziativa, in quanto ritenuto
responsabile dei reati di
lesioni personali gravissime e
porto e detenzione di materiale
esplodente; nel corso della
perquisizione effettuata presso
l'abitazione del fermato sono
stati rinvenuti e sequestrati
artifici pirici, altro materiale
esplodente e un giornalino
organo ufficiale del club
"Irriducibili Catania" dove si
legge, tra l'altro, a caratteri
cubitali la parola
"UCCIDIAMOLI". L'immediata
risposta al grave fatto
delittuoso è stata ottenuta
grazie all'identificazione,
disposta dal Questore la sera
del 17 giugno a fine partita,
proprio in relazione
all'episodio del ferimento del
giovane Currò, di tutti i tifosi
catanesi che, già ripresi con le
videocamere mentre erano sugli
spalti, sono stati poi filmati
uno per uno. L'impegno
ininterrotto degli investigatori
ha consentito la conclusione
dell'operazione, i cui
particolari verranno illustrati
stamane alle ore 11 in Questura
nel corso di una conferenza
stampa.
20 giugno 2001
© Fotografia:Sportmenews.it
Antonino Currò è sempre
in coma
Catturato il feritore
del tifoso messinese
di Fabio Albanese
MESSINA - Compirà 18
anni solo il prossimo agosto. Ma
il suo nome, il suo volto, sono
già da tempo noti alle forze
dell'ordine. Così, non è stato
complicato scovarlo nelle
immagini che gli operatori della
Digos hanno girato domenica
pomeriggio allo stadio "Celeste"
di Messina. Sarebbe lui,
(Omissis),
tifoso del Catania con qualche
precedente penale alle spalle,
il giovane che, lanciando una
bomba carta verso la curva dei
tifosi del Messina, ha ridotto
in fin di vita Antonino Currò,
colpito in testa dall'ordigno. (Omissis) è stato arrestato nel
cuore della notte, nella sua
abitazione di Catania, nel
popolare quartiere Picanello,
quello degli "irriducibili", il
gruppo di ultras organizzati che
ogni settimana segue la squadra
del Catania, in casa o in
trasferta, e di cui fa parte. Il
questore di Messina, Giuseppe
Zannini Quirini, mostra ai
giornalisti il filmato che è
servito a incastrarlo: si vede
un giovanottone con una
maglietta azzurra che, dalla
tribunetta Valeria riservata ai
tifosi del Catania, lancia il
grosso petardo verso la curva
dei tifosi messinesi. Qualche
istante ed esulta nel vedere che
il suo lancio è andato a segno.
Come fosse stato un gol. Il
"bersaglio". Nino Curro, è
ancora lì, nel reparto di
Rianimazione del Policlinico di
Messina, con quella "debole
attività cerebrale" a cui si
aggrappano con una fiducia
disperante i genitori. Non è
ancora "coma irreversibile",
come invece molti dicono ormai
senza pudore e senza rispetto.
Non è irreversibile,
però quel coma profondo lascia
davvero poche speranze. "Ma
almeno il responsabile lo
abbiamo preso", dicono in
Questura. E quel filmato sembra
dar loro ragione: "Abbiamo
controllato tutto spiega il
questore Zannini Quirini i tempi
incisi sui vari filmati
coincidono con quelli della
tragedia e del successivo
intervento della Croce Rossa che
ha trasportato in ospedale
Antonino Currò. E siccome avevo
ordinato di identificare tutti e
500 i tifosi catanesi, alla fine
siamo riusciti a trovarlo". In
casa del giovane ultra catanese
i poliziotti hanno scoperto
altre bombe carta e un
giornaletto stampato dal gruppo
degli "irriducibili" nel quale,
a proposito dei due incontri di
finale playoff con il Messina,
c'è un titolone che fa venire i
brividi: "Catania-Messina, una
sola parola, un solo grido:
uccidiamoli". Il giovane ha
detto agli investigatori di
essere innocente, dice di avere
lanciato dei petardi ma non
quella potente bomba carta: "Non
so niente, non ho fatto niente",
avrebbe detto agli agenti che lo
hanno portato nella casa di
prima accoglienza di Catania.
Nel febbraio dell'anno scorso,
reduce da una trasferta al
seguito della sua squadra, era
stato tra i protagonisti di un
raid ad un autogrill. "Certo, la
legislazione minorile è
differente dice ancora il
questore di Messina ma non credo
che la passerà franca". Per il
momento è accusato di lesioni
personali gravissime. Se Nino
non dovesse farcela, l'accusa si
trasformerebbe in omicidio
preterintenzionale. Ha 18 anni,
a casa sua un giornale degli
ultra con folli inviti alla
violenza Messina, lo scoppio
dell'ordigno.
21 giugno 2001
Fonte: La Stampa
Bomba carta, fermato un
minorenne
Il giovane di Catania è
stato individuato grazie alle
immagini filmate dalla polizia.
CATANIA - (g.f.)
Duecento tesserati, una sede
sociale piena di foto ricordo e
magliette preziose, simile a un
archivio storico nel cuore di
Picanello, quartiere popolare di
Catania in cui sorgono anche il
campo scuola di atletica leggera
e una palestra rinomata in cui
si gioca a volley e si pratica
ginnastica. Gli "Irriducibili"
da dieci anni girano l’Italia
per sostenere il Catania. Una
sorta di azienda del tifo che
organizza coreografie, conia
slogan e aggiorna il proprio
sito internet con la cronaca
della partita più recente. Ecco
il gruppo di cui fa parte il
minore accusato di aver lanciato
la bomba che sta facendo morire
Antonino Currò. (Omissis) - che
abita a Misterbianco, alla
periferia di Catania - ha
seguito tutto il campionato in
curva Sud, il "cuore" del tifo rossazzurro. "Questa storia -
commenta Rosario Piacenti,
responsabile storico degli
Irriducibili - è gravissima, ha
poco a che fare col calcio e con
la nostra attività. Siamo in
30mila a vivere per il Catania,
purtroppo ci sono sempre venti
sconsiderati. Ma non
condannateci tutti. È vero,
abbiamo stampato una fanzine con
la scritta "Uccidiamoli". Ma non
era un incitamento all'
omicidio. Si trattava di un
termine sportivo, magari un po'
pesante, per spingere i nostri
giocatori al successo".
21 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
RICOVERATO A MESSINA
Nessun miglioramento per
Antonino
di Angelo Di Rosa
DAL NOSTRO INVIATO
MESSINA - Nessun segnale. Nessun
movimento o sussulto che possa
aprire il cuore dei familiari.
Non resta che aggrapparsi alla
speranza e alla fede. Le
condizioni di Antonino Currò
sono sempre gravissime, ma
stazionarie. L'encefalogramma
effettuato nel pomeriggio dai
medici del reparto di
Rianimazione del Policlinico di
Messina, ha confermato che
esiste un’attività cerebrale e
che quindi pur se aiutato dalle
macchine e dalla sua forte fibra
il giovane è ancora in vita. "Le
condizioni del paziente - ha
dichiarato nella serata di ieri
il medico di guardia - sono
stazionarie. Esiste una modesta
e conservata attività cerebrale,
quindi non si può parlare di
morte clinica o di coma
irreversibile". La sala d'
attesa della Rianimazione anche
ieri pullulava di amici del
giovane, di tifosi giallorossi
coetanei del ragazzo e di tanti
conoscenti. Il padre di
Antonino, Santo Currò, continua
a non darsi pace. E ritiene che
il servizio d' ordine
predisposto per la partita non
sia stato all’altezza della
situazione. "Dicono che è stato
fatto tutto bene, allora come
sono entrate le bombe-carta allo
stadio ? E perché i tifosi
catanesi non sono stati fatti
entrare al Celeste pochi minuti
prima della partita, e
soprattutto perquisiti ? Chi ha
coordinato il tutto deve
ricordarsi che mio figlio sta
morendo. Non ho più lacrime, non
capisco più niente. Sono
aggrappato alla speranza. Spero
in un miracolo di padre Pio, di
Dio. Solo loro possono salvare
mio figlio". I familiari hanno
potuto brevemente vederlo da
vicino. "L' ho toccato, gli ho
stretto le mani - dice papà
Currò - sperando in un sussulto,
in un impercettibile movimento.
Niente, non resta che sperare
nel miracolo". E quando gli si
ricorda che le forze dell’ordine
hanno individuato l’autore del
lancio del' ordigno risponde
secco: "E cosa dovrei fare ? Non
inseguo vendette. L'hanno preso
? La giustizia farà il suo
corso. Penso solo al fatto che
nessuno mi ridarà mio figlio".
Lo rincuorano decine di mani, lo
incoraggiano a non perdere la
speranza. Ma come si fa a darla
ad un genitore cui un destino
crudele ed una mano barbara
hanno quasi strappato il figlio
? Lui guarda tutti con nobile
compostezza. Ha l’animo
devastato, il cuore trafitto ma
non piange. Nella sua mente
Antonino è più vivo che mai. E
lui lo vorrebbe stringere presto
tra le braccia. Anche se sa che
sarà difficile.
21 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Il giovane di Catania è
stato individuato grazie alle
immagini filmate dalla polizia
Ecco i fotogrammi che
hanno permesso di individuarlo
DAL NOSTRO INVIATO
MESSINA - La sequenza televisiva
è agghiacciante. Testimonia come
ormai si vada allo stadio più
per fare la guerra fra tifoserie
che per sostenere la squadra del
cuore. Le immagini filmate dalla
polizia scientifica di Messina
domenica scorsa allo stadio
Celeste prima dell’inizio della
finale playoff di C1 fra i
giallorossi e il Catania sono
eloquenti e drammatiche nella
loro cruda realtà. Si vede un
giovanissimo ultrà del Catania
con indosso una maglietta blu,
dalla corporatura robusta, che
effettua un lancio degno di un
pesista. Segue con lo sguardo la
traiettoria dell’ordigno che ha
appena lanciato e quando vede
l’esplosione esulta come se la
sua squadra avesse fatto gol.
Sono le ore 15, 54 minuti e 11
secondi, come fedelmente
registra la telecamera della
polizia. In quel momento inizia
il dramma di Antonino Currò,
ferito in modo gravissimo alla
testa, e scatta l’indagine che
ieri ha portato al fermo di
polizia giudiziaria di
(Omissis), 18
anni il prossimo mese di agosto,
di Misterbianco, autore secondo
gli inquirenti del folle lancio.
Il minorenne si trova rinchiuso
nella Casa per minori di
Catania, con l’accusa di lesioni
personali gravissime, porto e
detenzione di materiale
esplodente. Quando la Digos di
Messina si è presentata a casa
sua nella notte di mercoledì, ha
fornito le sue generalità come
se non avesse fatto niente, ma
oltre alla maglietta che
indossava domenica sono stati
sequestrati dei petardi in un
garage in cui aveva libero
accesso e nella stanza da letto
dei volantini del giornale L'
urlo degli Irriducibili, il club
dei tifosi di cui faceva parte,
con la scritta "Uccidiamoli"
rivolta ai tifosi messinesi. Di
lui si sa che ha piccoli
precedenti per estorsione e
furto, che è figlio di un
pescatore anche lui con piccoli
precedenti legati all' attività
di pesca, e che probabilmente
non si è reso conto al momento
del tiro della bomba-carta che
il suo gesto avrebbe avuto
simili conseguenze. Ma come si è
arrivati all' identificazione
del minorenne ? Il questore di
Messina, Giuseppe Zannini
Quirini, che ieri mattina ha
tenuto una conferenza stampa,
spiega: "Si è potuto arrivare
all' identificazione del minore,
grazie ad un lavoro d' indagine
iniziato subito dopo la
conclusione della partita e per
la prima volta forse attuato in
Italia. Ho fatto filmare e
fotografare tutti i tifosi
catanesi presenti nella
tribunetta Valeria che sono poi
stati identificati. È stato un
atto decisivo. Grazie alle
immagini della polizia
scientifica in cui si vede il
minore che effettua il lancio e
incastrando come in un mosaico
tutte le tessere e le sequenze
successive, si è giunti all'
identificazione". Gli elementi
che hanno portato al
provvedimento di fermo sono per
la polizia inequivocabili.
"Dalle immagini si vede subito,
dopo l'ingresso dei tifosi
catanesi nella tribunetta
Valeria, che c'è un petardo
lanciato dai tifosi messinesi.
Poi si vede il tifoso catanese
in azione. La cosa che rattrista
è che dopo il lancio lo si vede
esultare, perché si è reso conto
di aver colpito il bersaglio.
L’orario del lancio, la seguente
richiesta d' intervento arrivata
alla Croce rossa, sono tutti
tasselli che coincidono e che ci
fanno ritenere con estrema
fondatezza che il minore di
Catania sia l’autore del
lancio". Per (Omissis), qualora Currò
morisse, potrebbe scattare
l’accusa di omicidio
preterintenzionale. L'indagine
è ancora in corso e sono già
stati identificati altri tifosi
catanesi autori di lanci di
bombe-carta. Il questore Zannini
Quirini respinge le polemiche
che lo hanno investito: "Il
servizio d' ordine predisposto
con ingente spiegamento di
uomini e mezzi è andato nella
direzione giusta, abbiamo
evitato la guerriglia fra le
opposte tifoserie e contro le
forze dell’ordine; purtroppo si
è verificata questa tragedia,
perché ancora oggi ci sono degli
irresponsabili che attentano al
bene supremo della vita. Non si
può andare allo stadio a fare la
guerra". E a rischiare di
morire, come sta succedendo ad
Antonino Currò.
21 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta
dello Sport (Testo © Fotografia)
E dopo il lancio, salti
di gioia
di Rosario Pasciuto
MESSINA - Non ha ancora
diciotto anni. Li compirà ad
agosto. Un suo gesto
sconsiderato ha provocato le
gravi ferite al ventiquattrenne
Antonio Currò, da domenica sera
in coma irreversibile. Gli
investigatori avrebbero
identificato il minorenne, (Omissis)
le sue iniziali, che avrebbe
lanciato il razzo che ha
centrato in pieno il volto del
tifoso messinese, che lotta
ancora fra la vita e la morte
nel reparto di Rianimazione del
Policlinico. Ma i medici non gli
concedono molte chances di
salvezza. A ridurlo in fin di
vita sarebbe stato un
diciassettenne di Misterbianco,
iscritto nel club rossazzurro
"Gli Irriducibili", da martedì
notte in stato di fermo. È stato
l’occhio di una telecamera della
Polizia scientifica ad
immortalarlo in un’agghiacciante
sequenza. Le immagini mostrano
chiaramente il momento in cui i
490 ultras catanesi, fanno il
loro ingresso, alle 15,54, nella
tribunetta Valeria. Parte subito
un fitto e reciproco lancio di
petardi fra le due fazioni. Una
bomba esplode fra i tifosi del
Catania ma poco dopo si vede il
giovane incriminato lanciare il
razzo e poi esultare per aver
centrato l’obiettivo. La scena è
davvero agghiacciante. È in
quell' istante che in Curva Nord
il giovane tifoso del Messina
stramazza al suolo con la testa
semi spappolata. Il
diciassettenne catanese salta di
gioia mentre Antonino Currò
perde i sensi e viene portato in
ospedale. Immagini terrificanti
che però consentono al sostituto
procuratore Giuseppe Sidoti ed
agli uomini della Digos di dare
un volto e un nome al
responsabile dell’irresponsabile
lancio, che, come tutti gli
altri supporters etnei, era
stato identificato al termine
del derby. Ora il fascicolo
passa per competenza al
sostituto della procura dei
minori, Nino Spadaro. Dopo il
provvedimento di fermo, scattato
martedì notte, il giovane, che
ha precedenti per estorsione e
furto, dovrà rispondere di
lesioni personali gravissime e
detenzione di materiale
esplodente. Nella sua abitazione
di Misterbianco i poliziotti
hanno sequestrato, oltre alla
felpa azzurra ed ai jeans
indossati al Celeste, diversi
petardi e centinaia di copie di
una rivista di ultras che
riporta chiari inviti alla
violenza. "Uccidiamoli" è lo
slogan rivolto ai tifosi del
Catania ed indirizzato ai
messinesi. Un ordine criminale
che, purtroppo, è stato eseguito
quasi alla lettera. Le speranze,
infatti, di salvare il giovane
tifoso messinese si
assottigliano con il trascorrere
del tempo. Nelle ultime 24 ore
il quadro clinico non è mutato:
l’elettroencefalogramma ha
rivelato anche ieri l’esistenza
di una flebile attività
cerebrale. Ma senza l’aiuto
delle macchine Antonino avrebbe
già cessato di vivere. Anche
ieri parenti ed amici hanno
trascorso l’intera giornata
nell' atrio del reparto di
Rianimazione. Ormai sperano solo
in un miracolo e si aggrappano a
tutto quello che potrebbe
aiutare il ragazzo. Le voci dei
giocatori, registrate su un
nastro, gli ricordano
continuamente la conquista della
serie B, di quella promozione
che aspettava da anni. Ed il
padre Santino, che domenica sera
aveva invitato l’autore del
terribile gesto a farsi avanti,
ora non vuole commentare il
fermo: "Cosa vuole che m'
importi - sussurra fra le
lacrime - niente e nessuno potrà
restituirmi mio figlio. Il
calcio è finito quando si
distrugge la vita di un ragazzo
di ventiquattro anni!".
21 giugno 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Il video inchioda un
minorenne
lancia la bomba carta
e poi esulta
di Michela Giuffrida
CATANIA - È un catanese
di 17 anni l’ultrà che domenica
scorsa allo stadio Celeste ha
lanciato l’ordigno che ha
ridotto in fin di vita Antonino
Currò, il giovane tifoso del
Messina ricoverato in coma
profondo al Policlinico. Ieri
mattina il ragazzo è stato
fermato dagli uomini della Digos
di Catania. Ad inchiodarlo sono
le immagini girate domenica
scorsa a Messina dagli agenti di
polizia qualche minuto prima
dell’inizio della partita. Pochi
secondi di filmato, riprese
nitide, inequivocabili, con
l’obiettivo puntato alla
tribunetta Valeria, il settore
riservato ai tifosi
rossoazzurri. Tra i 500
"irriducibili" che erano
riusciti ad ottenere un
biglietto per seguire in
trasferta il Catania, nella
partita decisiva per la
promozione in serie B, c’era
anche lui, (Omissis), 17 anni, con
precedenti penali per furto ed
estorsione. Nel filmato si vede
chiaramente il ragazzo che
prende la mira, lancia a mani
nude la bomba carta nel settore
avversario, esulta, perché ha
fatto centro. Tre giorni di
indagini, l’identificazione di
tutti i tifosi catanesi e
l’attento esame del filmato, poi
la svolta nell' inchiesta e la
perquisizione a casa di
(Omissis) a Montepalma, una frazione di
Misterbianco, alle porte di
Catania. Qui gli investigatori
hanno trovato petardi ed altro
materiale esplosivo, oltre a una
rivista, organo ufficiale del
club "Irriducibili Catania",
dove si legge a caratteri
cubitali "Catania-Messina, un
solo grido: uccidiamoli". Lui,
(Omissis) ha negato tutto. "Non so
niente - ha detto ai poliziotti
e al giudice del tribunale dei
minori, che lo hanno interrogato
ieri - io non ho fatto niente.
Sì, ero al Celeste, ed ho
lanciato un fumogeno, ma solo
quello, non una bomba...".
(Omissis),
che è stato condotto nel centro
di prima accoglienza di Catania
in attesa della decisione del
gip che dovrà eventualmente
convalidarne il fermo, è
accusato di tentato omicidio.
Già nel febbraio dell’anno
scorso era stato denunciato
perché sospettato di aver preso
parte, con altri tifosi rossoazzurri, ad un assalto ad
un autogrill sull' autostrada
dopo una trasferta del Catania.
Quella di ieri intanto è stata
un’altra giornata di dolore per
i genitori e gli amici di Nino
Currò attaccato alle macchine
della rianimazione al
Policlinico di Messina. Le
speranze di salvarlo, non ne
fanno ormai mistero i medici,
sono quasi inesistenti e solo
una debolissima attività
cerebrale non fa desistere i
compagni del ragazzo dal fargli
ascoltare senza sosta una
cassetta registrata con le loro
voci: "Nino, svegliati, abbiamo
vinto, siamo in serie B".
21 giugno 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
LA TRAGEDIA DI MESSINA
Antonino, si spera solo
in un miracolo
di Angelo Di Rosa
Confermato il fermo del
tifoso catanese, che si proclama
innocente Il gip dei minori ha
ritenuto sufficienti gli indizi
prodotti dalla polizia.
L’avvocato del minorenne:
"Immagini parziali. Non è un
mostro".
DAL NOSTRO INVIATO
MESSINA - Confermato lo stato di
fermo di (Omissis), il 17nne di
Misterbianco, ritenuto l’autore
del lancio della bomba carta che
domenica ha ferito gravemente
Antonino Currò, prima di
Messina-Catania. Lo ha deciso il
gip dei minori del Tribunale di
Catania, Luigi Barone. Il minore
dovrà rispondere di tentato
omicidio volontario e detenzione
di materiale esplodente. La
decisione è arrivata dopo una
camera di consiglio di due ore e
15. Il magistrato minorile ha
ritenuto sufficienti gli
elementi indiziari prodotti
dalla polizia di Messina che,
con l’ausilio di riprese
filmate, ha potuto ricostruire
quanto è accaduto allo stadio
Celeste domenica. Ora gli atti
dovranno essere trasmessi per
competenza territoriale al
tribunale dei minori di Messina.
L’avvocato Salvatore Suriano,
alle 13, mentre era in attesa di
conoscere l’esito dell’udienza,
al telefonino aveva detto: "Il
mio assistito non si ritiene
responsabile di quanto accaduto
al tifoso messinese. Se è
tranquillo ? Vista la situazione
in cui si trova no, ma si è reso
conto della vicenda solo per
averla saputa dalla polizia,
quando si è presentata a casa
sua, e dal magistrato che lo ha
sentito. Per dire che è lui
l’autore del lancio bisogna
dimostrarlo, stiamo aspettando
la decisione del giudice
competente. Di certo prima di
dare dei curriculum penali al
ragazzo e ai familiari bisognava
documentarsi, vedere le carte.
Inoltre, è stato poco corretto
aver divulgato quelle immagini
televisive, esiste una precisa
legislazione per i minorenni. In
alcune riprese si vedeva che il
volto non era stato coperto
bene". Poi dopo la convalida del
fermo, l’avvocato Suriano ha
spiegato: "Ci sono stati
mostrati solo 8 fotogrammi, di
sicuro chiederemo l’acquisizione
della videocassetta della
polizia e l’incidente
probatorio. Inoltre presenteremo
istanza al tribunale della
Libertà". Spiega quindi le
perplessità della difesa: "Come
mai nel filmato si vede solo il
momento del lancio e non quello
dell’innesco dell’oggetto tirato
? Se uno lancia una bomba carta
deve innescarla, dalle immagini
non si vede il momento in cui
l’evento accadrebbe. Né si vede
quello dell’esplosione nella
curva nord dove si trovava il
giovane messinese. Nessuno ha
saputo spiegare poi qual è la
distanza tra la tribuna Valeria
e la curva Nord". Ma il suo
assistito cosa dice di aver
lanciato ? "Ha già detto di aver
lanciato un fumogeno. Insomma,
non è un’indagine semplice, per
me dev'essere fatta chiarezza.
Non vorrei che uno paghi per
tutti". Ma qual è il ritratto di
questo minore ? "E' un ragazzo
introverso, non è assolutamente
un mostro e non ha quei
precedenti penali che gli sono
stati attribuiti, a lui come al
padre. Si è sentito solidale con
il tifoso messinese gravemente
ferito. "Poteva capitare anche a
me" ha detto. Perché, ha
spiegato che all' indirizzo dei
tifosi catanesi è arrivato di
tutto quel giorno da parte dei
tifosi messinesi. Bombe carta,
rubinetti, pezzi di ceramica e
quant' altro. Ripeto, saranno
necessarie indagini approfondite
e serviranno perizie". Intanto,
restano stazionarie le
condizioni del tifoso messinese,
Antonino Currò, ricoverato da
domenica sera al reparto di
Rianimazione del Policlinico
Universitario di Messina. Anche
ieri Antonino è stato sottoposto
ad alcuni encefalogrammi, che
non hanno registrato
miglioramenti ma solo una
residua attività cerebrale, che
va però esaurendosi. "Gli esami
eseguiti - hanno dichiarato i
sanitari - sono sovrapponibili a
quelli del giorno precedente".
Nel freddo gergo clinico
significa che i tracciati sono
simili e che è in atto soltanto
una minima attività cerebrale,
che serve a fornire speranze più
ai familiari che ai sanitari.
Non resta ormai che sperare nel
miracolo.
22 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
(Testo © Fotografia)
Sempre stazionarie le
condizioni di Antonino
A Messina continua la
staffetta della speranza
di Orazio Raffa
MESSINA - È ancora
immutato il quadro clinico di
Antonino Currò il 24enne tifoso
del Messina che da domenica sera
è ricoverato in condizioni
disperate nel reparto di
rianimazione del policlinico,
dopo essere stato colpito da una
bomba carta allo stadio Celeste
poco prima del derby
Messina-Catania. Le sue
condizioni restano gravissime e
con il trascorrere delle ore si
assottigliano le speranze di
salvarlo. Nonostante tutto,
l’elettroencefalogramma fa
ancora registrare un minimo di
attività cerebrale ed è proprio
a questa attività che restano
aggrappate le speranze dei
genitori, dei parenti e degli
amici dello sfortunato tifoso
del Messina. Rispetto ai giorni
scorsi quindi il quadro clinico
non è mutato di una virgola.
Nessun miglioramento, Antonino
non muove un muscolo, ma neanche
alcun peggioramento della
situazione. Ed è per questo che
i genitori, che da domenica non
hanno lasciato il policlinico,
sperano in un miracolo. Nel
reparto di rianimazione intanto
continua il viavai di amici e
parenti dello sfortunato
ragazzo. Soprattutto giovani di
Rometta Marea, il centro della
provincia tirrenica dove Antonio
gestiva con il fratello un
ristorante. Ma dietro il vetro
della sala che lo ospita c'è
anche un susseguirsi di
esponenti del tifo organizzato
messinese. Tifosi e gente comune
non hanno lasciato solo il
ragazzo e la sua famiglia, i
gesti di solidarietà si ripetono
ogni giorno. Le preghiere anche.
Sul fronte delle indagini,
intanto il provvedimento
cautelare nei confronti del
minorenne catanese (ha 17 anni)
ritenuto l’autore del lancio
della bomba carta che ha mandato
in coma Antonino Currò,
rappresenta il punto fermo su
cui la Digos continua a
lavorare. Convinti di aver
ricostruito i fatti, adesso gli
investigatori lavorano allo
scopo di individuare anche gli
altri lanciatori di petardi,
fumogeni e altri oggetti
avvenuto prima e durante il
derby di domenica scorsa al
Celeste. Gli uomini della Digos,
dopo aver acquisito le immagini
delle emittenti locali
messinesi, adesso vogliono
visionare anche i filmati
realizzati dalle televisioni
catanesi e nazionali presenti
allo stadio. Serviranno per
avere un quadro quanto più
possibile preciso - anche su
richiesta della difesa - di ciò
che si è verificato quel
pomeriggio al Celeste.
23 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
La tragedia di Messina
Antonino è stazionario
di Oreste Raffa
MESSINA - (o.r.) Sono
sempre stazionarie le condizioni
di Antonino Currò, il giovane
tifoso del Messina ricoverato da
domenica scorsa in condizioni
disperate nel reparto di
rianimazione del policlinico
dopo essere stato colpito da una
bomba-carta prima del derby
Messina-Catania, gara di ritorno
della finale dei playoff. Il
quadro clinico non è cambiato
per il ragazzo, che è in stato
di coma. Le speranze di poterlo
salvare si assottigliano d' ora
in ora. Antonino Currò è tenuto
in vita dalle macchine, ma
l’elettroencefalogramma fa
ancora registrare un minimo di
attività. I genitori, che non
hanno lasciato un solo attimo il
reparto dove il giovane è
ricoverato, continuano a sperare
in un miracolo.
24 giugno 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Nino Currò, 23 anni, era
in coma da due settimane era
stato ferito durante la partita
con il Catania.
Messina, è morto il
tifoso colpito da una bomba
carta
Già fermato un minorenne
sostenitore degli etnei
riconosciuto nelle riprese tv
mentre lanciava l'ordigno.
MESSINA - È morto il
tifoso del Messina colpito da
una bomba carta durante la
partita contro il Catania lo
scorso 17 giugno. Antonino
Currò, per tutti Nino,
originario di Rometta Marea
vicino a Messina, non era più
uscito dal coma. Aveva 23 anni.
La partita era valida per i
play-off di serie C1. Il derby
siciliano, caratterizzato dalla
rivalità storica tra le due
squadre, era ancora più
esasperato. Tanto che prima
ancora che incominciasse, dalla
curva dei sostenitori catanesi è
partita una bomba carta, un
ordigno rudimentale e micidiale.
Nino è stato colpito in pieno
alla testa. Trasportato in
ospedale è entrato in coma
subito e poco dopo è stato
dichiarato clinicamente morto.
Da allora il ragazzo ha passato
15 giorni al Policlinico
universitario di Messina
attaccato alle macchine con
nessun segno di attività
cerebrale. La procura di Messina
pochi giorni dopo l'incidente ha
fermato un minorenne di
Misterbianco tifoso del Catania
accusandolo di aver lanciato la
bomba. Il giovane, che compirà
18 anni ad agosto, dovrà
rispondere di omicidio (si vedrà
se preterintenzionale o
volontario), porto e detenzione
di materiale esplodente.
All'identificazione la Digos è
arrivata grazie ai filmati della
partita fatti dalla polizia
scientifica nello stadio di
Messina. Il ragazzo avrebbe
lanciato la bomba carta dalla
tribuna riservata ai sostenitori
della squadra etnea, esultando
dopo avere colpito il tifoso
messinese. Intanto, la parte di
stadio da dove è stata lanciata
la bomba, è ancora sotto
sequestro da parte della
magistratura e l'inchiesta è in
corso.
2 luglio 2001
Fonte: Repubblica.it
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Morto il tifoso colpito
dalla bomba
di Giuseppe La Venia
Messina, era in coma
da due settimane
MESSINA - Da due
settimane giaceva in coma
profondo nel reparto di
rianimazione del Policlinico di
Messina. A tifare per lui
c'erano tutti, anche i giocatori
che ogni domenica incitava dagli
spalti dello stadio "Celeste".
"Dai Antonino, devi farcela",
dicevano i messaggi registrati
dai suoi beniamini, cassette che
i medici gli facevano sentire
spesso, negli ultimi disperati
tentativi di risvegliarlo. Non è
bastato. È morto ieri mattina
Antonino Currò, il
ventiquattrenne tifoso messinese
che il 17 giugno, mentre si
trovava allo stadio per
assistere alla partita di
playoff tra Messina e Catania,
venne colpito alla testa
dall'esplosione di una bomba
carta. A lanciarla un tifoso
catanese, non ancora
maggiorenne. (Omissis) compirà 18
anni ad agosto: adesso, d'avanti
al giudice dovrà rispondere di
un'accusa gravissima, quella di
omicidio. Una vita
apparentemente normale la sua,
che cambiava repentinamente
quando si trovava in gruppo al
seguito della sua squadra.
Allora si sentiva pronto alla
battaglia. Sugli spalti aveva
imparato a non avere paura di
nulla e per questo non si era
tirato indietro al momento di
affrontare la trasferta più
delicata della stagione, in casa
dei rivali messinesi, con i
quali più volte c'erano stati
scontri. Una rivalità
fortissima, che aveva messo in
preallarme le forze dell'ordine:
erano stati mobilitati più di
mille agenti per perquisire
tutti. Misure severissime, che
sono servite solo ad impedire
che le due tifoserie venissero a
contatto, ma che hanno
dimostrato l'impossibilità di un
controllo totale. Sono passate
due settimane da quella domenica
che doveva essere una festa per
il calcio siciliano. Giorni di
angoscia e speranza per la
famiglia, la fidanzata e gli
amici di "Ciccio" (così tutti
chiamavano Antonino a Rometta,
il paese dove viveva con mamma,
papà e i due fratelli): tutti
gli si erano stretti attorno,
confidando nel miracolo. Che
invece non c'è stato. Niente
feste a Messina, quindi, dove la
serie B si è tinta di sangue per
il folle gesto di un ragazzo con
la sciarpa e la bandiera diverse
da quelle di Antonino. Uno
pseudo-tifoso che poco prima
della partita ha scagliato verso
la curva dei messinesi una bomba
carta. Una tragica sequenza che
viene immortalata dalle
telecamere della scientifica.
L'incontro non è ancora
cominciato, Antonino sugli
spalti è in compagnia del
fratello Sandro e di alcuni
amici. Cantano e scandiscono i
nomi dei giocatori del Messina.
Improvviso, un boato e Antonino
cade in una pozza di sangue. Lo
soccorrono subito, ma le sue
condizioni appaiono disperate. I
chirurghi tentano un intervento,
ma le condizioni del ragazzo
peggiorano ed entra in coma. A
distanza di due giorni, la
questura individua l'autore del
lancio. Il filmato rivela che
dalla tribuna "Valeria", settore
riservato ai tifosi del Catania,
un ragazzo effettua il lancio
"assassino": dopo averlo visto
andare a segno, alza le braccia
al cielo in segno di vittoria.
Come si trattasse di un gol. I
poliziotti lo raggiungono il
giorno dopo a casa, dove vive
con i genitori. Nella sua
stanza, vengono ritrovati
petardi, materiale esplodente e
una copia della "fanzine" degli
"irriducibili", il gruppo
catanese del tifo organizzato di
cui fa parte. "Uccidiamoli" è la
macabra esortazione che vi si
legge. Ma per gli esponenti del
tifo organizzato non è una
istigazione alla violenza. "Sono
parole che si utilizzano
normalmente nel mondo del calcio
- hanno scritto in un
comunicato. Così ci diamo la
carica. Se poi c'è qualcuno che
sbaglia, è giusto che paghi".
L'inchiesta intanto continua;
gli investigatori della polizia
scientifica della Digos stanno
compiendo accertamenti sul
settore dello stadio dov'è
avvenuta la tragedia.
3 luglio 2001
Fonte: La Stampa
Colpito da una bomba
carta nello stadio - Morto il
ragazzo di Messina
Un tifo da guerriglia
Cancelliamo assieme
di Marco Pastonesi
Antonino Currò, il
tifoso colpito da una bomba
carta durante il derby
Messina-Catania del 17 giugno
scorso, è morto ieri, nel centro
di rianimazione del Policlinico
di Messina. Il catanese di 17
anni, arrestato il giorno
successivo alla partita grazie a
un filmato, dovrà rispondere
dell’accusa di omicidio. È morto
ieri, alle 11 e mezzo.
Clinicamente. Quasi una
formalità. Perché era già morto
due settimane fa, il 17 giugno,
assassinato da una bomba carta.
Non nella striscia di Gaza, non
nelle steppe dell’Afghanistan,
non nei vicoli di una
megalopoli, ma in uno stadio di
calcio. Che poi fosse il Celeste
di Messina è solo uno sporco e
maledetto dettaglio: poteva
succedere anche in mille altri
luoghi destinati allo sport.
Antonino Currò aveva 24 anni:
quella domenica era andato con
suo fratello a godersi la
squadra del cuore e invece non
ha mai saputo come è finita la
partita, non è mai tornato a
casa con suo fratello, non si è
più ritrovato. Coma profondo.
Stato vegetativo. Agonia. Un
lungo e disperato addio. Adesso
i campionati di calcio sono
finiti, la Federazione ha
voltato pagina, le società si
affrontano in alberghi e
tribunali, i calciatori si
spendono su yacht e atolli, ma
c’era ancora questo conto in
sospeso da pagare, caro,
carissimo, insopportabile: una
vita. Così la più avvincente e
terribile, la più appassionante
e crudele, la più ricca e
spietata stagione del calcio
italiano si è proprio chiusa.
Come gli occhi, i ventricoli e
il respiro di Currò. Ma domani
non è un altro giorno, perché
domani sarà uguale a oggi, o
forse peggio, se non si comincia
- davvero - a fare qualcosa.
Bisogna riconquistare il diritto
di andare allo stadio, portarci
i bambini, mettersi su la maglia
di Totti o di Ruotolo, di Del
Piero o di Nappi senza il
terrore di trasformarsi in
bersagli grossi, e poi sorridere
e ridere, farsi venire i brividi
per le emozioni e non per il
terrore. Basta con i morti sulle
gradinate. Basta con la violenza
a parole, cori, striscioni,
spranghe, bombe e razzi. Basta
con la guerra e la guerriglia, i
vandali e gli assassini. Basta
con quelli che si arrampicano su
una balaustra, voltano le spalle
alla partita e - si dice così -
organizzano il tifo. Non se ne
può più. Perdere non è la fine
del mondo. Perdersi sì.
3 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Antonino Currò, il
ragazzo di 24 anni ferito il 17
giugno non ce l’ha fatta: il
colpevole è minorenne e verrà
accusato di omicidio.
Messina in lutto: è
morto il giovane tifoso colpito
da una bomba carta
di Alfio Sciacca
MESSINA - Antonino non
ce l’ha fatta. Il tifoso
messinese ferito da una bomba
carta durate il derby
Messina-Catania del 17 giugno
scorso è morto ieri mattina nel
reparto rianimazione del
Policlinico di Messina. Da due
settimane era in coma
irreversibile e solo un miracolo
avrebbe potuto strapparlo alla
morte. Sulla promozione in serie
B del Messina, scende così un
altro velo di tristezza. L'incidente del "Celeste" aveva da
subito tagliato le gambe
all'entusiasmo dei tifosi e
della città, ma da ieri le
bandiere giallorosse sono
definitivamente listate a lutto
e la morte di un giovane di
appena 24 anni marchia tutto il
mondo del calcio. La tragedia
umana di Antonino Currò si è
consumata giorno dopo giorno
nello strazio di familiari e
conoscenti. È stato tentato di
tutto per svegliarlo dal cupo
sonno del coma. Per notti intere
gli amici si sono alternati al
capezzale di Antonino facendogli
ascoltare le sue canzoni
preferite e persino i cori da
stadio. Anche i giocatori del
Messina hanno fatto a gara
registrando messaggi d'
incoraggiamento: "Dai Antonino,
forza che ce la fai", "Resisti,
torneremo a giocare per te",
"Stai tranquillo, puoi farcela".
Quelle voci erano state
riprodotte decine e decine di
volte mentre genitori, i due
fratelli e la fidanzata gli
accarezzavano le mani nella
speranza di un pallido accenno
di ritorno alla vita. Con loro
hanno sperato tutti i tifosi del
Messina. Come in un film della
stupidità avevano visto il loro
amico agonizzare sugli spalti di
uno stadio e come in un film
pensavano che potesse
magicamente tornare a
svegliarsi. Ma non c'è stato
alcun lieto fine, ieri sera
Antonino Currò si è spento nel
silenzio assoluto del mondo del
calcio. E la tragedia corre
veloce da un capo all' altro
della Sicilia. Per un ragazzo di
24 anni che muore ce n' è un
altro, non ancora maggiorenne,
che ne porterà il peso per il
resto dei suoi giorni. Ed anche
questa è tragedia. Anche se i
suoi avvocati si daranno da fare
per evitare l’accusa di omicidio
volontario in favore del reato
preterintenzionale un’altra
giovane vita è rovinata per
sempre. Chi lo conosce descrive
l’ultrà responsabile della morte
di Antonino Currò come un
ragazzotto sprovveduto. Più che
un teppista ha i lineamenti di
un aspirante ultrà ansioso di
emulare i "più bravi" di lui e
mettersi in mostra a dispetto
delle sue rotondità da garzone
di bar. I veterani delle curve
sanno benissimo che non si
lanciano i lacrimogeni in favore
delle telecamere. Quando la
polizia spia le curve gli ultrà
stanno stretti in cerchio e
dall' interno uno s' incarica di
sparare razzi e bombe-carta
senz' alcuna possibilità di
essere identificati. Il
ragazzotto-ultrà di Catania non
ha fatto nulla di tutto questo.
Ha quasi voluto conquistare il
proscenio, ha preso la rincorsa
e con forza ha scagliato la sua
bomba carta. E dopo ha persino
esultato soddisfatto di aver
fatto centro conquistando un
posto d' onore tra gli ultrà più
incalliti. Faceva parte dei
cosiddetti "irriducibili", il
gruppo organizzato che occupa la
curva sud dello stadio Cibali di
Catania. Quegli stessi
"irriducibili" che prima del
derby col Messina sulla loro
rivista avevano titolato
"Uccidiamoli". Quel giornale la
polizia l’ha trovato in casa del
minorenne di Catania assieme a
lacrimogeni e a materiale
esplosivo. Le riprese televisive
e le altre prove raccolte dagl'
investigatori pesano ora sulle
piccole spalle del
ragazzotto-ultrà, chiamato a
rispondere dell’uccisione di
Antonino Currò e magari coprire
le responsabilità di tanti
teppisti incalliti che
continueranno ad aggirarsi per
gli stadi italiani.
3 luglio 2001
Fonte: Il Corriere della
Sera
© Fotografia: Pianetamessina.com
IL DRAMMA DI MESSINA / È
morto il giovane tifoso colpito
il 17 giugno da una bomba carta
prima del derby col Catania.
Antonino ha perso la sua
partita
di Orazio Raffa
Nessun miracolo: troppo
gravi le lesioni al cervello
Antonino Currò, 24 anni, è
spirato ieri mattina al
Policlinico di Messina. Il
giovane catanese, già arrestato,
continua a negare il folle
gesto.
MESSINA - Non ce l’ha
fatta Antonino Currò, il 24enne
tifoso del Messina gravemente
ferito da una bomba-carta
durante la finale dei play off
Messina-Catania che si è giocata
lo scorso 17 giugno al Celeste.
Il giovane è morto ieri mattina
alle 11,45 nel reparto di
rianimazione del Policlinico. Il
cuore di Tonino ha cessato di
battere dopo 15 giorni di
agonia. Fino all' ultimo momento
ha avuto accanto a sé il padre
Santi, la madre Natala Gangemi,
il fratello Filippo e la
fidanzata Simona. La ragazza non
si è allontanata un attimo dalla
sala d' aspetto sempre affollata
da parenti, amici e tifosi dello
sfortunato sostenitore del
Messina. Sul corpo del giovane,
su richiesta dei familiari, sarà
effettuata, probabilmente
domani, l’autopsia. "I familiari
- ha detto il professor
Francesco Tomasello, primario
del reparto di neurochirurgia
del Policlinico di Messina dove
Currò era ricoverato - avrebbero
voluto donare gli organi, ma le
condizioni generali di Tonino
non hanno consentito
l’espianto". La passione per la
squadra giallorossa della sua
città è costata la vita a Tonino
che aveva acquistato il
biglietto di curva con largo
anticipo per assistere alla gara
di finale degli spareggi con il
Catania, quella partita tanto
attesa che lui però non ha mai
visto. L'ordigno lanciato dalla
tribunetta Valeria, settore che
ha ospitato i sostenitori
catanesi, gli è esploso a pochi
centimetri dal volto ancora
prima che iniziasse l’incontro.
Un' esplosione violenta che gli
ha devastato il cervello
provocandogli un’emorragia
risultata fatale. Per 15 giorni
le apparecchiature hanno fatto
registrare soltanto un minimo di
attività cerebrale che ha
alimentato un filo di speranza
che Tonino potesse farcela.
Anche se i sanitari del reparto
di rianimazione, che hanno fatto
di tutto per tentare di
salvarlo, non hanno nascosto la
gravità della situazione fin dal
primo momento. Soltanto un
miracolo avrebbe potuto
salvarlo, un miracolo che non
c'è stato. Nelle due settimane in
cui il ragazzo è stato
ricoverato c'è stato un
pellegrinaggio di amici, tifosi,
semplici cittadini rimasti
sconvolti dall' episodio che ha
stroncato la vita di un ragazzo
di 24 anni. Al Policlinico a far
sentire la loro voce nella
speranza che Tonino potesse
risvegliarsi si sono avvicendati
tanti giocatori del Messina.
Tutto inutile. L'esplosione
della bomba-carta lanciata dal
settore dov' erano stati
sistemati i tifosi del Catania
lo ha fatto cadere ai piedi del
fratello Filippo che era accanto
a lui. Subito è stato
trasportato in ospedale dove i
sanitari si sono immediatamente
resi conto della gravità della
situazione. Al termine della
partita la polizia ha
identificato uno per uno gli
ultrà etnei e con l’ausilio di
immagini registrate dalla
scientifica è risalita al
presunto autore del tragico
lancio. Un 17enne con precedenti
per estorsione e furto. Gli
uomini della Digos lo hanno
fermato qualche giorno dopo
nella sua abitazione di
Misterbianco con la pesante
accusa di lesioni personali
gravissime e detenzione di
materiale esplodente. Nell'
abitazione del giovane la
polizia ha anche sequestrato
alcuni volantini che riportavano
l’agghiacciante invito ad
uccidere i tifosi del Messina.
Il 21 giugno il gip del
tribunale di Catania, Luigi
Barone, ha convalidato il fermo
del giovane (che nega ogni
responsabilità) trasmettendo gli
atti alla procura dei minori di
Messina. Frattanto il magistrato
messinese ha disposto il
sequestro di una parte del
Celeste e adesso i periti
dovranno accertare se,
nonostante la presenza di una
rete di protezione, era
possibile lanciare un ordigno
del genere da un settore all'
altro dello stadio.
3 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Antonino, l'agonia è
finita il tifo ultrà ha ucciso
ancora
di Rosario Pasciuto
MESSINA - Un' altra
tragedia per la violenza nel
calcio. Dopo un’agonia durata
quindici giorni è morto ieri
mattina al Policlinico Antonino
Currò, il ventiquattrenne tifoso
del Messina colpito da un razzo
in pieno volto poco prima che
cominciasse la finale di ritorno
dei play off di C1 con il
Catania. Il suo cuore ha cessato
di battere alle 11,45, ma il
ragazzo non aveva mai ripreso
conoscenza. Le speranze di
salvarlo erano minime.
Nonostante tutto, la flebile
attività cerebrale aveva destato
un filo di speranza nel padre
Santi, nella madre Natala
Gangemi, nel fratello Filippo e
nella fidanzata Simona. Non lo
hanno lasciato neanche per un
attimo da quel maledetto
pomeriggio del 17 giugno e ieri
lo hanno visto spirare. Il
ragazzo viveva a Rometta Marea,
piccolo centro a trenta
chilometri da Messina, e aiutava
il padre nella gestione di una
trattoria a San Filippo del
Mela. Era andato con il fratello
ad assistere al derby nella
curva nord dello stadio Celeste
(ora sotto sequestro). Una
partita considerata ad alto
rischio, in campionato gli
incidenti fra le tifoserie
avevano provocato una ventina di
feriti. Poco dopo l’ingresso dei
tifosi catanesi nella tribuna
Valeria, il settore loro
assegnato, Antonino viene
centrato al volto da un
potentissimo razzo. L'emorragia
lo riduce in fin di vita
nonostante un delicato
intervento chirurgico cui viene
immediatamente sottoposto. La
polizia scheda tutti gli ultras
catanesi presenti al Celeste e
con l’ausilio delle immagini
registrate dalla scientifica
viene identificato l’autore del
lancio. È un diciassettenne con
precedenti per estorsione e
furto. Nei fotogrammi si vede il
ragazzo lanciare un oggetto, con
tanto di scia luminosa, verso la
curva nord. Poi, centrato il
bersaglio, lo si vede esultare.
Il Messina ottiene la promozione
in serie B dopo nove anni ma non
c'è festa in città. La notte
successiva gli uomini della
Digos fermano nella sua
abitazione di Misterbianco, alle
porte di Catania, il minore
autore del lancio. È iscritto al
club "Irriducibili" e in casa
gli agenti trovano e sequestrano
dei volantini in cui si incitano
i tifosi etnei ad uccidere
quelli messinesi. Il fermo del
ragazzo viene convalidato dal
gip del Tribunale dei minori di
Catania, Luigi Barone, che
emette un ordine di custodia
cautelare per tentato omicidio e
detenzione di materiale
esplodente. Accuse pesantissime,
da ieri ancora più pesanti, che
il giovane ha sempre respinto:
"Ho tirato solo qualche pietra.
Non sono un teppista e mi
dispiace per Antonino". Ma il
giudice non gli crede e
trasmette gli atti al sostituto
della Procura dei minori di
Messina, Antonino Spadaro che
sta visionando altri filmati. La
cerchia degli indagati potrebbe
allargarsi ma per i genitori di
Antonino è una magra
consolazione. Santi Currò, nella
sala d' aspetto del reparto di
Rianimazione, dice tra le
lacrime: "Cosa volete che m'
importi ? Nessuno potrà
restituirmi mio figlio. Aveva
solo 24 anni e un grande amore
per il calcio. Me l’hanno ucciso
e ancora non so perché". I
genitori hanno chiesto al
magistrato di disporre
l’autopsia. "Speravamo che
questo momento non dovesse mai
arrivare - dice il presidente
del Messina, Emanuele Aliotta -
siamo sconvolti. Una giornata di
festa si è trasformata in
tragedia. Sentiamo il dovere di
pagare le spese per i funerali".
La tifoseria organizzata
chiederà ai familiari di
Antonino Currò di poter
celebrare i funerali a Messina,
in Cattedrale, per essere
presenti e dare l’ultimo saluto
al giovane. Saranno presenti
anche una delegazione del Comune
e della squadra del Catania.
"Quanto è accaduto - dice il
sindaco Scapagnini - è
inconcepibile ed è rigettato da
tutta la comunità civile di
Catania".
3 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Morte Currò, esposto
della famiglia
La famiglia di Antonino
Currò, il tifoso del Messina
Calcio morto lunedì dopo 15
giorni di coma, ha presentato un
esposto alla Procura con il
quale chiede di accertare se
esistano responsabilità nei
sistemi di controllo e accesso
allo stadio Celeste di Messina e
di verificare se vi siano stati
possibili ritardi da parte dei
medici del Policlinico. I
genitori del giovane hanno fatto
sapere che il loro non è un atto
di accusa o di sfiducia nei
confronti di alcuno, ma un
semplice modo per cercare di
ottenere verità e giustizia
sulla morte di "Ciccio", colpito
alla testa da una bomba carta
mentre, il 17 giugno scorso,
assisteva allo spareggio di
calcio Messina-Catania, valido
per la promozione in Serie B. La
famiglia Currò ha nominato un
proprio perito di parte che
parteciperà, domani, all'
autopsia eseguita dal dott.
Antonino Asmundo, perito legale
incaricato dal sostituto
procuratore del Tribunale per i
minorenni Antonino Spadaro.
Nell' inchiesta sulla morte del
giovane tifoso è indagato, per
omicidio, un diciassettenne
ultras del Catania, arrestato
dalla Digos. Intanto la giunta
di Messina ha deciso di
intitolare ad Antonino la curva
nord dello stadio Celeste.
4 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia:
Gazzettafannews.it
I genitori di Nino
vogliono giustizia
di Rosario Pasciuto
MESSINA Sarà eseguita
stasera, all’istituto di
Medicina legale di Messina,
l’autopsia sul cadavere di
Antonino Currò il
ventiquattrenne tifoso
giallorosso spirato lunedì
mattina al Policlinico dopo
quindici giorni di agonia. Il
medico legale Alessio Asmundo,
su incarico del sostituto della
Procura dei minori, Antonino
Spadaro, dovrà stabilire con
esattezza i danni provocati al
cervello di Tonino dal razzo
scagliato da un diciassette
tifoso del Catania che ora dovrà
rispondere di omicidio. L'esame
era stato già sollecitato dai
genitori del ragazzo ed assume
maggior rilievo alla luce delle
ultime novità. L’avvocato
Giuseppe La Face, legale della
famiglia Currò, ieri mattina ha
presentato un esposto alla
Procura della Repubblica
invocando maggiore chiarezza su
tutta la vicenda. In
particolare, la famiglia della
vittima intende accertare se vi
siano delle responsabilità dei
medici intervenuti subito dopo
il ricovero del ragazzo al
Policlinico. Il giovane, intorno
alle 16, era stato trasportato
dallo stadio al pronto soccorso
del vicino nosocomio. Qualche
ora dopo era entrato in coma e
in tarda serata era stato
sottoposto ad intervento
chirurgico. Ma l’emorragia
cerebrale e la gravità delle
lesioni cerebrali non gli hanno
lasciato scampo. Antonino non ha
più ripreso conoscenza e lunedì
mattina alle 11,45 è morto nel
reparto di Rianimazione. I
sanitari hanno sempre sostenuto
che difficilmente il ragazzo
avrebbe potuto sopravvivere ma
adesso la famiglia vuol sapere
se nelle ore successive al
ricovero sia stato fatto tutto
il possibile per salvare il
ragazzo. A questo punto è molto
probabile che la Procura apra un
nuovo fascicolo sugli aspetti
clinici della vicenda. Ad
occuparsene dovrebbe essere il
sostituto Giuseppe Sidoti, lo
stesso magistrato che sta già
curando la parte relativa agli
incidenti esplosi prima della
finale dei play off
Messina-Catania. In realtà anche
questo aspetto è trattato nell'
esposto della famiglia Currò. In
occasione del derby del 17
giugno, considerato ad alto
rischio tanto da indurre il
questore Giuseppe Zannini
Quirini a mobilitare oltre mille
uomini, la gestione dell’ordine
pubblico avrebbe lasciato a
desiderare. Santo Currò e Natala
Gangemi, firmatari della
denuncia e genitori di Antonino,
sollecitano un’indagine che
accerti i motivi della mancata o
della carente perquisizione da
parte delle forze dell’ordine
nei confronti dei cinquecento
ultras etnei. In effetti dal
settore riservato ai tifosi del
Catania partirono razzi,
petardi, qualche bomba carta,
biglie e bulloni di ferro.
Oggetti che la rete metallica,
innalzata per dividere la
tribuna Valeria dalla Curva
nord, non è riuscita a
contenere. Da qui l’accusa di
aver predisposto misure di
sicurezza inadeguate per una
partita da bollino rosso. Nei
prossimi giorni sul tavolo del
sostituto Sidoti, oltre alla
denuncia dei Currò, arriverà
anche un rapporto della Digos.
Gli investigatori, grazie ai
filmati della scientifica, hanno
identificato altri tifosi delle
due fazioni sorpresi ad
effettuare lanci di oggetti
pericolosi. Intanto, mentre le
due inchieste procedono
parallelamente, la città si è
stretta attorno ai familiari di
Antonino. Domani pomeriggio
saranno celebrati, nella chiesa
di Sant' Antonino a Rometta
Marea, i funerali in forma
strettamente privati. I genitori
non hanno accolto l’invito del
club Gioventù Giallorossa di
celebrare le esequie nella
cattedrale di Messina. Hanno
preferito la parrocchia che il
ragazzo frequentava fin da
bambino e nella quale
probabilmente l’anno prossimo si
sarebbe sposato con Simona. Il
sindaco, Enrico Etna, ha indetto
per domani una giornata di lutto
cittadino ed ha proposto che il
campo sportivo di Rometta Marea
venga intitolato alla memoria di
Antonino. Un' idea che potrebbe
essere raccolta dal sindaco di
Messina Salvatore Leonardi per
dedicare allo sfortunato tifoso
la curva Nord del "Celeste".
4 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Currò, ricomincia
l’inchiesta
di Rosario Pasciuto
MESSINA - L' assassino
di Antonino Currò non ha ancora
un volto. Clamorosa svolta nelle
indagini sulla morte del tifoso
del Messina morto dopo essere
stato colpito da una bomba carta
prima del derby tra i
giallorossi e il Catania. Il gip
del tribunale dei minori di
Messina Giuseppe Romano,
infatti, ha scarcerato il
diciassettenne catanese accusato
di aver lanciato il razzo che ha
colpito Currò. Il legale del
minore, l’avvocato Sebastiano
Poiese, sarebbe riuscito a
dimostrare che il ferimento di
Antonino sarebbe avvenuto prima
del lancio documentato dalle
riprese della polizia: "Il
povero tifoso del Messina -
spiega il difensore - era già
stato colpito quando il mio
cliente ha lanciato il petardo".
Il gip, dopo aver visionato le
immagini, ieri sera ha
scarcerato il ragazzo. Intanto è
stata rinviata a oggi
l’autopsia. All' esame sarà
presente anche un perito
nominato dalla famiglia Currò,
che sulla morte di Antonino ha
presentato un esposto alla
Procura di Messina. Solo fra
sessanta giorni, comunque, si
conoscerà l’esito dell’esame
eseguito dal dottor Alessio
Asmundo. In particolare i
familiari del tifoso scomparso
vogliono sapere se vi furono
ritardi nei soccorsi visto che
Antonino fu sottoposto ad
intervento chirurgico sette ore
dopo il suo arrivo al
Policlinico. Domani pomeriggio,
intanto, alle 15 saranno
celebrati i funerali nella
chiesa di Sant' Antonio a
Rometta Marea. Alle esequie
parteciperanno esponenti delle
società del Messina e del
Catania oltre a rappresentanti
del tifo giallorosso. Il sindaco
del centro tirrenico, Enrico
Etna, ha indetto una giornata di
lutto cittadino mentre a Messina
i commercianti abbasseranno le
saracinesche dalle 15 alle 17.
La giunta comunale di Messina,
inoltre, ha deciso di intitolare
a Nino Currò la curva Nord dello
stadio "Celeste".
5 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Esplorasicilia.com
Tifoso morto, scarcerato
l'ultrà
CATANIA - Non era lui,
il diciassettenne arrestato,
l’ultrà del Catania che lanciò
una bomba carta in curva a
Messina, una bomba che uccise il
tifoso messinese Antonino Currò.
Dai filmati in possesso della
magistratura emergerebbe che il
lancio compiuto dall' ultras del
Catania - ripreso anche dai
filmati della polizia poi
trasmessi in tv - e l’esplosione
della bomba carta sono avvenuti
in tempi non compatibili. E con
questa motivazione il Gip del
tribunale per i minorenni di
Messina, Giuseppe Romano, ha
disposto la scarcerazione del
tifoso 17enne, arrestato in un
primo tempo con l’accusa di
omicidio. La ripresa era il capo
principale dell’accusa, ma il
giudice per le indagini
preliminari ha ritenuto che non
c'è "sequenzialità certa" tra
il lancio effettuato dal tifoso
del Catania - che ha sempre
negato di essere stato in
possesso di ordigni - e il
ferimento di Currò, morto lunedì
scorso dopo 15 giorni di agonia.
Così il giovane ultras del
gruppo degli Irriducibili ha
lasciato il carcere per i
minorenni di Bicocca ieri sera
alle 19,35: estraneo ai fatti,
ha sentenziato il suo legale
Nello Pogliese. "Le immagini
agli atti dell’inchiesta - ha
sottolineato il penalista -
dimostrano chiaramente che il
povero Currò è stato ferito
nettamente prima che il mio
assistito lanciasse un innocuo
fumogeno. La traiettoria,
inoltre, non collima. Erano
fatti noti da sempre".
5 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
Il petardo mortale di
Messina
Scarcerato l’uomo
accusato dell’omicidio
Il Gip:
"Non è lui"
CATANIA - Colpo di scena
nel caso del tifoso messinese
Antonio Curro, colpito a morte
durante il derby col Messina. Un
filmato scagionerebbe il
diciassettenne accusato di
omicidio. Le immagini in
possesso della magistratura
infatti hanno dimostrato che il
lancio compiuto dall'ultra etneo
sugli spalti dello stadio
Celeste e l'esplosione della
bomba carta che ha ucciso Curro
sono avvenuti in tempi non
compatibili. È la motivazione
con la quale il Gip del
tribunale per i minorenni di
Messina, Giuseppe Romano, ha
disposto ieri la scarcerazione
dell'imputato. In un filmato
della questura si vede il
ragazzo lanciare un oggetto
imprecisato contro i tifosi del
Messina. La ripresa era il capo
principale dell'accusa, ma il
giudice per le indagini
preliminari ha ritenuto che non
ci sia sequenzialità certa.
5 luglio 2001
Fonte: La Stampa
© Fotografia:
Repubblica.it
Anche la Reggina sarà
alle esequie
Anche la Reggina,
storica rivale del Messina, sarà
presente, con un suo
rappresentante (il capo ufficio
stampa Giusva Branca), oggi
pomeriggio ai funerali di
Antonino Currò, il
ventiquattrenne tifoso del
Messina ucciso da una bomba
carta al Celeste il 17 giugno
scorso in occasione del derby di
C1 con il Catania valido per la
promozione in B. "Si tratterà di
un atto doveroso tengono a
precisare dalla società amaranto
ma anche una sincera
testimonianza di solidarietà
alla famiglia del povero Currò,
alla società peloritana ed alla
tifoseria tutta nell' ottica di
una nuova stagione di rapporti
che uniscano le due sponde dello
Stretto anche in campo
calcistico". In passato, tifosi
della Reggina e del Messina sono
stati protagonisti di violenti
scontri in occasione di derby.
Dopo la tragedia di Antonino
Currò, i capi delle tifoserie
hanno assicurato che certi
episodi non si ripeteranno mai
più.
6 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
L' ultimo saluto a
Tonino
di Rosario Pasciuto
MESSINA "Mi dispiace
moltissimo per Antonino. Faccio
le condoglianze alla famiglia ma
non sono stato io a lanciare il
razzo e dalle immagini si vede
perfettamente". Sono le prime
parole pronunciate all' uscita
dal carcere da (Omissis), il
diciassettenne ultrà del Catania
scagionato dall' accusa di aver
scagliato il petardo che ha
colpito Tonino Currò prima del
derby con il Messina del 17
giugno scorso. Il tifoso
giallorosso è morto lunedì
mattina dopo essere stato in
coma per quindici giorni e la
notizia ha raggiunto il giovane
catanese nel carcere di Bicocca:
"Sono stato in cella per due
settimane come un vero criminale
- ha detto il minorenne catanese
ai microfoni dell’emittente
Telecolor - sapevo di essere
innocente ma stavo male
ugualmente perché i genitori di
Tonino ce l’avevano con me. E,
invece, ho lanciato solo un
fumogeno e non una bomba come si
è detto. Anzi nelle riprese
televisive si vede perfettamente
un tifoso del Messina che lo
raccoglie e lo rispedisce verso
il nostro settore. Io non sono
un teppista ma ho tirato quel
fumogeno perché dalla curva Nord
stavano lanciando di tutto".
Secondo il gip del Tribunale dei
minori, Giuseppe Romano,
infatti, il ferimento di Currò
sarebbe precedente al momento
del lancio effettuato dal
ragazzo di Misterbianco. Sulla
violenza negli stadi il giovane
ha le idee chiare: "Ce n' è
troppa e non si fa abbastanza
per eliminarla. Si può
combattere con maggiori
controlli dentro e fuori gli
stadi ma ci vorrà del tempo. Poi
il minorenne - compirà 18 anni
il mese prossimo - vicino al
gruppo di tifoseria catanese
organizzata degli
"Irriducibili", ha deciso di
trascorrere il primo giorno di
libertà al mare. Ieri, intanto,
all’istituto di medicina legale
è stata eseguita l’autopsia sul
corpo dello sfortunato tifoso
giallorosso. L'esame, durato
più di tre ore, è stato eseguito
dal dottor Alessio Asmundo alla
presenza del collega Antonino
Bondì, consulente della famiglia
Currò. Il decesso di Antonino
sarebbe stato provocato dalle
gravi lesioni encefaliche
causate dal petardo che gli è
scoppiato a pochi centimetri dal
volto ma il medico legale ha
chiesto 60 giorni di tempo per
seguire gli esami istologici.
Intanto sono state poste sotto
sequestro le cartelle cliniche
della clinica neurochirurgica e
del reparto di rianimazione del
Policlinico a seguito della
seconda inchiesta aperta dal
pubblico ministero Giuseppe
Sidoti dopo la denuncia dei
genitori del tifoso morto. Il
magistrato, con l’ausilio dei
consulenti (tre professori di
Ancona) intende accertare se
siano state adottate tutte le
procedure idonee per cercare di
salvare la vita a Currò. Ma
proprio ieri i sanitari hanno
diffuso un comunicato
premettendo di comprendere il
dolore dei genitori di Antonino
ma di aver fatto tutto quanto
rientrava nelle loro possibilità
per salvargli la vita. Oggi
pomeriggio alle 16, intanto, si
svolgeranno i funerali nella
chiesa di Sant' Antonio di
Padova a Rometta marea. A
celebrarli sarà l’arcivescovo di
Messina, Giovanni Marra ma la
piccola chiesa non potrà
accogliere tutti coloro i quali
vorranno porgere l’estremo
saluto a Tonino. Per dare a
tutti la possibilità di essere
presenti, sarà allestito un
maxischermo all' esterno della
cattedrale sul quale sarà
proiettata l’intera funzione.
Negozi ed uffici, inoltre,
resteranno chiusi dalle 16 alle
18 per volere del sindaco,
Enrico Etna, che ha indetto una
giornata di lutto cittadino. L'attesa per l’avvenimento
continua a distogliere
l’attenzione anche dalle vicende
di mercato del Messina. Nessuna
operazione è stata conclusa
nelle ultime ore ma appare
imminente la cessione delle
punte Torino, Corona e Pasca e
del portiere Cecere che potrebbe
tornare al Pescara. Subito dopo,
il direttore sportivo Salerno
potrà tornare all' assalto per
l’attaccante del Cosenza Tomaso
Tatti. E con la società silana
si continua a trattare
l’acquisto del difensore Di
Sole.
6 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Messina, parla l’ultrà
scarcerato
Il giovane ultrà
scarcerato
Mi spiace, io non
c'entro
CATANIA - Ha trascorso
il primo giorno di libertà al
mare, il giovane ultrà del
Catania accusato fino a due
giorni fa di aver lanciato la
bomba carta la cui esplosione
uccise Antonino Currò, tifoso
del Messina. Scarcerato
mercoledì sera su provvedimento
del gip del Tribunale dei minori
il 17enne, maggiorenne ad
agosto, ieri mattina ha
raccontato l’incubo vissuto
dietro le grate del carcere
minorile di Bicocca: "Questa
brutta storia per fortuna è
finita, era divenuta un incubo,
mi dispiace davvero per quel
ragazzo, ma non sono stato io a
lanciare quella bomba carta. Ed
è stato ampiamente dimostrato
dalle immagini tv. Io ho tirato
solo un fumogeno, che poi è
stato raccolto da un tifoso del
Messina e rimandato nel nostro
settore". Ma la ragione di quel
lancio non l’ha saputa spiegare:
"L’ho fatto senza pensarci,
forse perché dove eravamo noi
del Catania pioveva di tutto, e
così senza riflettere ne ho
raccolto uno e l’ho tirato al di
là della rete di recinzione. È
stata una reazione
incontrollata...". Il ragazzo,
che da anni fa parte degli
Irriducibili del Catania, ha
anche rivolto un appello alle
tifoserie: "Si può andare allo
stadio ed evitare certi tipi di
violenze, è utile anche che ci
siano maggiori controlli da
parte della polizia". Andrà
ancora allo stadio ? "Se me lo
permetteranno tornerò a tifare
per il Catania, ma questa volta
sugli spalti resterò seduto...".
(n.b.)
6 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
"Ho lanciato solo un
fumogeno"
di Giovanni Finocchiaro
Ora l’indagine dovrà
essere riaperta. Oggi i funerali
di Antonino Currò.
CATANIA - Quando le
guardie hanno bussato alla porta
della sua cella invitandolo a
lasciare il carcere di Bicocca,
credeva fosse uno scherzo: "Poi
ho capito che era tutto vero. Ho
raccolto i miei vestiti in tutta
fretta, ho firmato il foglio in
portineria e sono uscito di
corsa fuggendo dall' incubo
vissuto per 15 giorni". Ha la
barba lunga e il gel nei capelli
il 17enne ultrà del Catania. Il
fisico massiccio, gli occhi
assonnati e la voce flebile che
racconta i giorni della paura,
del rimorso. Lo avevano
incolpato dell’omicidio di
Antonino Currò, il ragazzo di
Messina che oggi pomeriggio la
città tutta saluterà nella
chiesa di Rometta per l’ultima
volta, proclamando il lutto
cittadino proprio in occasione
dei funerali. (Omissis), 18 anni da
compiere, da ieri l’altro è un
ragazzo libero. Che riassume
così i giorni del carcere:
"Avevo paura di essere
condannato ingiustamente - ha
anche dichiarato a Telecolor, tv
privata catanese - in gabbia
guardavo le immagini e pensavo
ad Antonino, il ragazzo di
Messina morto. Ma non per colpa
mia. Io ho lanciato un fumogeno,
non la bomba carta che ha ucciso
il tifoso giallorosso. Tant' è
vero che ho visto una ragazza
che stava nell' altro settore
dello stadio raccoglierlo e
rimandarlo verso la tribunetta
in cui avevamo preso posto.
Anche le immagini lo
testimoniano". Ma perché ha
lanciato il fumogeno ? "È stata
una reazione di rabbia. I tifosi
del Messina ci hanno lanciato di
tutto e ho reagito così". Il
ragazzo ha ancora nitidi ricordi
del suo arresto: "Sono arrivati
di notte a casa mia, erano
almeno 10 poliziotti. Sembravo
un criminale, ma sono solo un
tifoso che va matto per la
propria squadra del cuore. Mi
dispiace, non riuscirò mai a
consolare i famigliari di
Antonino, ma non ho ucciso io il
tifoso del Messina". "Ora
l’indagine si riapre" dicono gli
avvocati del ragazzo. Adesso la
questura di Messina, in
collaborazione con i colleghi di
Catania, dovrà nuovamente
esaminare i filmati,
ricostruendo i momenti in cui la
bomba-carta è stata scagliata
dalla tribunetta "Valeria" dello
stadio messinese, centrando al
volto Antonino Currò, che
stazionava nella Curva Nord. Da
parte sua, il tifoso del
Catania, è stanco, anche di
parlare. Congeda chi gli chiede
se tornerà allo stadio con una
certezza: "Sì, son pronto a
tornare se mi lasceranno
entrare. Ma me ne starò seduto a
guardare la partita, non lancerò
fumogeni. In ogni caso occorrono
maggiori controlli da parte
della polizia. È anche vero che
l’esempio dovremmo darlo noi, i
tifosi devono esser meno
violenti. Io ho imparato la
lezione". A Messina è stata
effettuata ieri l’autopsia su
Antonino Currò. Il decesso
sarebbe stato provocato dalle
gravi lesioni encefaliche
causate dal petardo che gli è
scoppiato a pochi centimetri dal
volto. Non è finita: il medico
legale ha chiesto sessanta
giorni di tempo per seguire gli
esami istologici. Intanto sono
state sequestrate le cartelle
cliniche del reparto di
neurochirurgia e di quello di
rianimazione del policlinico, a
seguito della seconda inchiesta
dopo la denuncia effettuata dei
genitori del giovane messinese.
Il magistrato - con l’ausilio di
tre consulenti provenienti da
Ancona - intende accertare se
siano state adottate tutte le
procedure idonee per salvare la
vita di Antonino Currò.
6 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Duemila persone ai
funerali del tifoso ucciso a
Messina
MESSINA - Circa duemila
persone hanno partecipato ieri
pomeriggio ai funerali di
Antonino Currò, il tifoso di 24
anni colpito da una bomba-carta
durante il derby Messina-Catania
del 17 giugno e morto dopo due
settimane. Il rito è stato
celebrato nella chiesa di Sant'
Antonio di Rometta. La liturgia
è stata officiata dall'
arcivescovo di Messina Giovanni
Marra. Il presidente del
Messina, Emanuele Aliotta, al
termine della messa ha espresso
parole toccanti nel ricordo del
giovane, e tutti i club del
Messina con bandiere e
striscioni ("Tonino resterai
sempre con noi"). Alla cerimonia
funebre hanno partecipato pure
club organizzati di Avellino e
una delegazione della Reggina.
Con un comunicato il Messina ha
espresso "sconcerto e
indignazione" perché la Lega di
C non ha mandato propri
rappresentanti alle esequie. In
segno di protesta il Messina non
parteciperà all' assemblea delle
società del 9 luglio.
7 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Nella chiesa madre di
Rometta Marea duemila
persone hanno salutato il tifoso ucciso
da un razzo
di Rosario Pasciuto
MESSINA - Troppo piccola
la chiesa di Sant' Antonio a
Rometta Marea per accogliere
quanti hanno voluto salutare per
l’ultima volta Antonino Currò,
il giovane tifoso del Messina
colpito da un razzo nel derby
con il Catania del 17 giugno
scorso. Ieri pomeriggio erano
circa duemila i presenti ma
tantissimi altri sono dovuti
rimanere fuori la Cattedrale.
Oltre ai sindaci di Messina e
Rometta, c' erano il presidente
del Messina Emanuele Aliotta,
l’assessore allo sport di
Catania Paolo Di Caro e
l’addetto stampa della Reggina
Giusva Branca. Naturalmente club
giallorossi al gran completo e
rappresentanze di tifoserie
amiche, come quella
dell’Avellino e dell’Atletico
Catania mentre il Palermo ha
inviato una corona di fiori. La
bara bianca di Antonino era
interamente ricoperta di sciarpe
di gruppi ultrà. Accanto,
impietriti dal dolore, il papà
Santi, la mamma Natala Gangemi,
i due fratelli Alessandro e
Filippo e la fidanzata Simona. A
loro si è subito rivolto nell'
omelia l’arcivescovo di Messina,
Giovanni Marra che ha officiato
il rito: "La morte di Tonino -
ha detto il presule - non sarà
vana ma dovrà essere di monito
per le istituzioni affinché
estirpino il bubbone della
violenza dallo sport". Poi il
presule ha rincarato la dose:
"Negli stadi esplode il teppismo
perché piccoli gruppi confondono
lo sport con la guerra e si
presentano armati. Considerano
la tifoseria avversaria come il
nemico non solo da sconfiggere
ma anche da uccidere. Il calcio
può appassionare ma non deve mai
valicare i limiti della
ragionevolezza, del rispetto
dell’avversario e, soprattutto,
della vita umana". L'arcivescovo ha concluso l’omelia
con un accorato appello:
"Nessuno vuole vendetta ma tutti
chiediamo che i responsabili
vengano assicurati alla
giustizia. Chi ha colpito abbia
il coraggio di confessare e chi
sa e ha visto ha il dovere
morale e civile di parlare e di
non coprire i responsabili con
colpevole omertà". Non previsto
dal programma ha chiesto la
parola il presidente Aliotta.
Fra le lacrime ha ricordato di
aver perso anche lui una figlia
in giovane età ed ha rivolto un
pensiero ai familiari di Tonino:
"Vi siamo vicini in questo
terribile momento. So che non vi
sarà di conforto ma sono certo
che la morte di vostro figlio
rappresenterà la svolta per
sconfiggere la spirale di
violenza nello sport". In
conclusione il sindaco di
Rometta, Enrico Etna ha tuonato
contro un mondo, quello del
calcio, in cui la sopraffazione
ha avuto il sopravvento su tutto
il resto: "Chiudiamo gli stadi
se necessario, impediamo ai
tifosi di recarsi in trasferta
ma facciamo qualcosa di
concreto". Ma a margine c'è
anche una polemica tra il
Messina e la Lega calcio che non
ha nemmeno mandato un messaggio
di cordoglio. Per questo motivo
la società giallorossa ha
deciso, in segno di protesta, di
non partecipare alla prossima
assemblea ordinaria.
7 luglio 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
Morte
tifoso Messina: 7 denunciati
MESSINA - (o.r.) Sette
giovani tifosi, quattro del
Catania e tre del Messina, sono
stati denunciati dalla Digos
nell'ambito dell’indagine per il
lancio della bomba-carta che il
17 giugno al Celeste ha causato
la morte del 24enne Antonino
Currò. Risulta ancora indagato
il 17enne (Omissis), arrestato 2
giorni dopo l’incidente perché
accusato di aver lanciato la
bomba-carta e poi scarcerato dal
gip del tribunale dei minori di
Messina.
14 luglio 2001
Fonte: La Gazzetta dello
Sport
Parla il fratello di
Tonino Currò, colpito
al "Celeste" dallo scoppio di un
petardo
di Rosario Pasciuto
MESSINA - "Per favore
non dimentichiamo la tragedia
che ha colpito la mia famiglia.
Fate che mio fratello non sia
morto inutilmente e che il suo
sacrifico serva a qualcosa. Fate
che il derby sia solo una
partita di calcio e nulla di
più". Parla a fatica della
partita fra Messina e Palermo
Filippo Currò, 23 anni fratello
di Tonino, il giovane tifoso del
Messina morto il 2 luglio
scorso. Filippo era accanto a
lui in curva nord quando pochi
minuti prima della finale dei
playoff con il Catania esplose
un razzo lanciato dai tifosi
etnei. Tonino stramazzò al suolo
e morì al Policlinico dopo
quindici giorni di agonia.
Filippo se la cavò con la
frattura di uno zigomo. Oggi la
famiglia Currò ha poca voglia di
parlare. "E a che serve quando
non c'è giustizia ? Sono
passati tre mesi e mezzo dalla
morte di Tonino e noi siamo
ancora qui a chiederci perché.
Non c'è un colpevole, un
indizio, non è stata fatta
un'indagine approfondita per
scovare il responsabile. Eppure
erano non più di cinquecento i
tifosi del Catania presenti al
Celeste e con un lavoro
minuzioso si sarebbe potuti
giungere ad una conclusione". La
sensazione della famiglia Currò
è che dopo il coinvolgimento
emotivo dei primi giorni sia
calato il silenzio sulla
vicenda. "Nessuno di noi se lo
sarebbe aspettato. C'è stato un
boom incredibile nei giorni
successivi alla tragedia ma poi
è finito tutto. Capisco che i
fatti del G8 e la guerra in
Afghanistan siano più importanti
di un ragazzo che muore nella
curva di uno stadio ma non si
doveva dimenticare così in
fretta. E mi riferisco anche a
chi doveva dare un nome ed un
volto all' assassino di mio
fratello. Purtroppo non ho
nessun indizio altrimenti mi
farei giustizia da me perché è
questo che vuole la società".
Parole dure pronunciate da un
ragazzo che fino a pochi mesi fa
avrebbe atteso il derby con il
Palermo con grande entusiasmo.
"Per me il calcio è finito il 17
giugno scorso. Mai e poi mai
potrei rimettere piede al
Celeste e rivedere quel posto
dove è stato ucciso Tonino. Né
io, né mio padre, né i miei
familiari andremo mai più a
vedere una partita. Potrei
cambiare idea solo se la città
di Messina manterrà la promessa
di intitolare il nuovo impianto
sportivo di S. Filippo a mio
fratello. Allora sì, entrerei
nello stadio "Antonino Currò"
perché vorrebbe dire che nessuno
ha dimenticato. E perché
finalmente la città sarebbe
dotata di uno stadio vero.
Perché se Tonino Currò è morto
le responsabilità sono di tante
persone da chi ha gestito
l’ordine pubblico a chi ha
permesso che una partita del
genere si giocasse in uno stadio
non all’altezza".
12 ottobre 2001
Fonte: La Repubblica
© Fotografia:
Tuttocalciocatania.com
Prosciolto l'ultrà
catanese accusato per la morte
di Currò
La vicenda di Catania
aveva sollevato molte proteste
del mondo ultrà, perché dalle
immagini si vedeva chiaramente
che il tifoso catanese accusato
di aver lanciato il razzo, aveva
tirato qualcosa solo dopo che
Antonino Currò era stato
colpito. "Dalle approfondite
indagini espletate è emerso che
l'indagato non ha commesso i
delitti contestati". È la
motivazione con la quale il Gip
del Tribunale per i minorenni di
Messina, Michele Saya, ha
archiviato il fascicolo di un
giovane ultrà del Catania che
era stato accusato di avere
causato la morte di un tifoso
messinese. Antonio Currò era
deceduto dopo 15 giorni di coma
a seguito delle ferite riportate
alla testa per l'esplosione di
una bomba carta durante il derby
Catania-Messina del 17 giugno
del 2001. La polizia ritenne di
individuare in un diciassettenne
tifoso etneo l'autore del lancio
dell'ordigno mortale. A smontare
la tesi dell'accusa furono i
filmati in possesso della
magistratura dai quali emerse
che il lancio compiuto
dall'ultrà etneo sugli spalti
dello stadio erano avvenuti in
tempi non compatibili. Inoltre
l'indagato non aveva alcun
oggetto esplodente. "Gli
accurati accertamenti posti in
essere - ha scritto il Gip di
Messina nel decreto
d'archiviazione - hanno
evidenziato che Antonino Currò è
stato colpito quando il
minorenne non aveva ancora
effettuato il lancio
dell'oggetto per il quale è
stato indagato". La decisione
d'archiviazione del giudice per
le indagini era stata
sollecitata anche dalla Procura
per i minorenni di Messina e dal
legale dell'indagato, l'avvocato
Nello Pogliese.
1 marzo 2002
Fonte: Gazzetta del Sud
Tonino Currò 8 anni
dopo: nessun colpevole, tutti
colpevoli
di Giovanni De Francesco
Era il 17 Giugno del
2001. Una calda domenica sia per
la temperatura che per la gara
che si sarebbe giocata al
Celeste. Messina-Catania, finale
dei play off di Serie C. I
giallorossi vinsero quella gara,
ma lo sport fu sconfitto. La
barbarie e la violenza ebbero la
meglio sul Calcio. Una bomba
carta fu lanciata dagli ultrà
(se così vogliamo definirli)
catanesi e centrò in pieno
Tonino Currò. Oggi il caso è
chiuso, la magistratura ha
archiviato il fascicolo contro
ignoti, ma i tifosi non
dimenticano. Tonino Currò era un
ragazzo bellissimo, lavorava nel
bar del padre a Rometta Marea,
sognava di sposarsi ed avere
tanti bimbi, ma una maledetta
bomba carta spezzò la sua vita
ed ha aperto una ferita
insanabile nel cuore di tutti
gli sportivi ed i tifosi
messinesi. Quella domenica,
accanto a lui, c'era il fratello
Filippo, più giovane di un anno,
rimasto ferito al torace e ad un
braccio. Nella gradinata, un
terzo fratello, Alessandro,
ignaro di quanto accadde,
continuò a tifare per la propria
squadra del cuore. Il padre non
avrebbe voluto che Tonino
andasse allo stadio a vedere
quella partita: "Me lo sentivo
che sarebbe finita male -
dichiarò Santo Currò - non
volevo che andasse a quella
gara, ma Tonino aspettava da
tempo quella partita, seguiva il
Messina in casa ed in trasferta
e mai se la sarebbe persa". Che
sarebbero successi scontri era
quasi inevitabile, ma da 70 anni
al Celeste non era mai morto
nessuno e le forze dell'ordine
avevano sempre gestito le
situazioni, anche le più
complicate, in maniera egregia,
ma nessuno si sarebbe aspettato
un gesto così folle da un ultrà.
Nonostante la vittoria che sancì
la promozione del Messina in
serie B, in città non ci furono
festeggiamenti. Le bandiere dei
tifosi furono ammainate, a
Piazza Cairoli ed in tutta la
zona del centro non si videro
automobili scorrazzare suonando
i clacson e sbandierando le
sciarpe giallorosse. Un ragazzo
di 24 anni era stato colpito a
morte e non c'era davvero nulla
da festeggiare. Il presidente
Aliotta, insieme al sindaco
Leonardi ed i calciatori del
Messina, subito dopo la partita,
accorsero al Policlinico, ma i
medici furono chiari e
lasciarono pochissime speranze
di sopravvivenza: Tonino Currò
era in coma irreversibile ed era
tenuto in vita dalle macchine. I
tifosi non si arresero.
Registrarono una cassetta con le
loro voci per farla ascoltare a
Tonino: "svegliati Tonino,
abbiamo vinto, siamo in serie B,
ti aspettiamo per festeggiare".
Non sapremo mai se Tonino
ascoltò le parole dei suoi
compagni di club, ma non si
svegliò mai dal coma e dopo
qualche giorno il suo cuore
cessò di battere. Il suo ricordo
è ancora vivo tra i messinesi
che sperano di vedere un giorno
intitolata la curva sud a questo
tifoso che pagò con la vita la
passione per la propria squadra
del cuore. Dopo anni di
inchieste ed indagini, il caso
fu archiviato. L'assassino di
Tonino Currò non venne mai
scoperto, ma dovrà vivere tutta
la vita col rimorso di avere
spezzato l'esistenza di un
ragazzo che ha pagato con la
morte, il gesto folle di un
assassino che si mischiò insieme
ai tifosi. La giustizia umana
non è riuscita laddove quella
divina non fallisce. Arriverà il
giorno del giudizio anche per
lui. Adesso non ci resta che
ricordare quello splendido
ragazzo che da lassù starà
continuando a tifare per il
Messina e starà ancora sperando
nella rinascita del nostro
calcio cittadino.
17 Giugno 2009
Fonte: Infomessina.it
© Fotografia: Ecodelsud.it
Messina-Catania, Filippo Currò: "Tonino
ucciso senza un
colpevole, vergognoso"
Parla Filippo, fratello
di Tonino Currò, il tifoso
ucciso da una bomba carta nel
derby del 2001.
Inevitabilmente
Messina-Catania riporta alla
mente la morte di Tonino Currò,
tifoso giallorosso che venne
ucciso da una bomba carta nella
finale Playoff del 2001 allo
stadio Celeste. Il fratello
Filippo rilascia alcune
dichiarazioni in proposito.
Ecco quanto evidenziato
da messinanelpallone.it: "Ho
tanti amici che frequentano lo
stadio e che, spesso, mi
mostrano foto e video dei tifosi
che ricordano Tonino con
striscioni e cori. Per me è una
cosa meravigliosa e, anzi, colgo
quest’occasione per ringraziarli
di cuore. Mi emozionano sempre.
La giustizia italiana ha
archiviato il procedimento senza
trovare il colpevole per la
morte di Tonino ? Di questo preferisco non
parlare… Credo sia qualcosa di
vergognoso. Spero che non accada
più a nessuno, perché la rabbia
e la frustrazione che ti
colpiscono sono laceranti.
Messaggio a chi seguirà
il derby ? Vivete il derby come una
festa, un giorno da passare
insieme ad amici e parenti allo
stadio. Che vinca il migliore,
ma sempre Forza Messina !".
14 novembre 2015
Fonte:
Tuttocalciocatania.com
© Fotografia:
Tempostretto.it
I fratelli Currò: "Per
Tonino nessun colpevole…"
Filippo non verrà,
Alessandro sì. I due fratelli di
Tonino Currò raccontano a
Pianeta Messina come stanno
vivendo questa vigilia che ci
divide dal derby con il Catania,
nel ricordo di una tragedia che
il tempo non scalfirà mai. Siamo
andati a trovarli nel loro bar
di San Filippo del Mela. Sono
trascorsi 14 anni e 5 mesi dalla
morte di Tonino, ma sembra ieri.
Filippo Currò ci accoglie con la
sua solita compostezza, anche se
ricordare il fratello Tonino non
è mai facile. "Domenica non me
la sento di venire allo stadio,
Messina-Catania mi ricorda
troppo quello che è successo a
mio fratello e a tutta la mia
famiglia. Un dramma che ci ha
segnato per tutta la vita. I
tifosi della Sud, che ringrazio,
mi hanno invitato ma preferisco
stare a casa. Verrà mio fratello
Alessandro che riceverà una
targa per ricordare mio fratello
Tonino". A distanza di tanti
anni, c’è un tarlo che rimane.
Per l’assurda morte di Tonino
non c’è mai stato un colpevole.
"Il caso è stato archiviato -
dice Filippo con rabbia - mio
fratello è morto e la giustizia
non ha fatto il suo corso.
Questa cosa non si può
accettare. Tonino non c’è più,
era andato solo ad assistere a
una partita di calcio ed ha
perso la vita. Chi ha ucciso mio
fratello ora è libero, in altri
Paesi questo non sarebbe
successo. Ci sono stadi dove i
tifosi se vedono qualcuno che
commette un reato sugli spalti
lo consegnano alla polizia e lo
fanno arrestare subito, Qui in
Italia, purtroppo, non accade
mai". Filippo Currò per tanti
anni non è più venuto allo
stadio, ma lo scorso campionato
ha visto una partita al "San
Filippo". Ora spera di tornare
anche in questo campionato. "Almeno una partita la vedrò, ma
in questa contro il Catania ho
deciso di non esserci. Sono
contento che il Messina stia
andando così bene, siamo secondi
in classifica. Ora speriamo di
battere il Catania, Tonino da
lassù sarebbe felice".
Alessandro Currò sarà invece al
"San Filippo". Ha accettato
l’invito dei club della Sud che
gli consegneranno una targa per
ricordare il fratello Tonino. "Andrò allo stadio solo per
loro, cioè per i tifosi del
Messina che ogni domenica
ricordano mio fratello con cori
e striscioni. In tutti questi
anni sono stati gli unici a non
dimenticare mai Tonino".
13 novembre 2015
Fonte:
Pianetamessina.com
© Fotografia: Filmato
Rai Tv
La sentenza - Morte di
Tonino Currò: la famiglia sarà
risarcita
La famiglia di Tonino
Currò dovrà essere risarcita. Lo
ha stabilito il giudice civile
di Messina (presidente Mirenna),
mettendo fine ad una causa che
andava avanti da 14 anni, ed a
18 anni dalla morte del
giovanissimo tifoso del Messina,
ucciso da una bomba carta mentre
si trovava allo stadio, il 17
giugno del 2001. Il Tribunale ha
così accolto la richiesta del
legale della famiglia Currò,
l’avvocato Giuseppe Laface, ed
ha stabilito che a pagare
saranno la Lega Calcio,
responsabile dell’organizzazione
della partita contro il Catania,
l’Fc Peloro, che aveva in
gestione l’impianto, e il Comune
di Messina, "titolare" del
Celeste. È stato quindi
stabilito che la morte del
ragazzo poteva essere evitata,
se i sistemi di sicurezza dello
stadio fossero stati adeguati.
Allo stadio all’epoca esisteva
soltanto una barriera alta sei
metri, realizzata dalla società
così come previsto dalla
Commissione prefettizia di
sicurezza e vigilanza.
Assolutamente inadeguata.
Infatti non è bastata ad evitare
che la bomba carta lanciata da
un ultrà del non centrasse
Tonino, uccidendolo. Il
ventitreenne spirò dopo due
settimane di coma. Eppure già
allora esistevano ed erano stati
altrove istallati sistemi più
sicuri, come la così detta
gabbia. In sede penale
l’indagine sulla morte del
tifoso, cui è stata intitolata
la curva sud dello stadio, è
stata archiviata. Non è stato
infatti possibile individuare
con certezza l’identità di chi
lanciò la bomba carta.
28 marzo 2019
Fonte: Stampalibera.it
Fotografia Tonino
(sotto): Pianetamessina.com
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