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Calciatore
F.C. Juventus
(In
campo allo Stadio Heysel il
29.05.1985) |
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Tacconi: "Ecco cos'è successo davvero
all'Heysel"
Stefano Tacconi, in esclusiva per il
giornale.it, ha toccato diversi temi tra cui la
strage dell'Heysel di cui ricorre oggi il triste
36esimo anniversario.
Oggi è un giorno importante per la Juventus ma
triste per il calcio italiano ed europeo dato
che ricorre il 36esimo anniversario della strage
dell'Heysel di Bruxelles dove persero la vita 39
persone, di cui 32 tifosi bianconeri, e ne
rimasero ferite oltre 600. Stefano Tacconi
faceva parte di quella Juventus che vinse in
finale contro il Liverpool e in esclusiva per il
giornale.it, l'ex estremo difensore della
Vecchia Signora ha toccato diversi argomenti tra
cui quella finale insanguinata di Coppa dei
campioni ma anche di attualità con Allegri,
Simone Inzaghi e molto altro ancora:
Tacconi, oggi ricorre un anniversario
agrodolce per la Juventus: la vittoria della
coppa campioni nella strage dell'Heysel. Cosa
ricorda di quei momenti ?
"Ovviamente ricordo tutto. Noi abbiamo dovuto
giocare per forza quella partita nonostante
fossero morte tante persone. L’importante è che
si ricordi non la partita ma le 39 persone che
non ce l'hanno fatta. Non è normale andare a
tifare per la tua squadra del cuore e tornare a
casa in una bara. Nel calcio non può succedere
una cosa del genere, non si può essere felici
dopo che succede una cosa del genere anche se
hai vinto la coppa dei campioni".
Quando avete saputo delle vittime ?
"Noi abbiamo saputo dei 39 morti solo dopo
mezzanotte. All'inizio sapevamo che fossero solo
1-2 rimasti schiacciati. Dopo ci siamo resi
conto della portata e della drammaticità della
faccenda. Il giorno dopo io e Platini siamo
andati all’ospedale a incontrare i tifosi della
Juventus rimasti feriti e nonostante tutto
vedevamo la gioia nei loro occhi per la
conquista della coppa dei campioni. Purtroppo
questa tragedia fa parte della storia ed è
importante non dimenticare le persone che sono
morte, sarebbe brutto se si ricordasse solo la
vittoria della coppa e non quella brutta
tragedia"… (Omissis)
29 maggio 2021
Fonte: Ilgiornale.it
"Un generale ordinò di festeggiare"
di Timothy Ormezzano
Tacconi, l’ex portiere dei bianconeri:
"In campo sapevamo che era morto solo un tifoso.
Grobbelaar ? Matto come me".
Stefano Tacconi, portiere della Juve
nella tragica finale di Coppa Campioni contro il
Liverpool del 29 maggio 1985, se chiude gli
occhi quali immagini le tornano in mente a 30
anni da quella notte da incubo dell’Heysel a
Bruxelles ?
"Non bisogna chiudere gli occhi, ma tenerli ben
aperti per ricordare. Penso soprattutto al
grande sogno di 22 giocatori infranto da certi
ultrà. Le finali si dovrebbero sempre giocare
con entusiasmo e gioia".
Non si poteva evitare di scendere in
campo per rispetto delle 39 vittime ?
"Le notizie erano frammentarie, non si capiva se
era morto un tifoso oppure un centinaio. La Uefa
ci aveva impedito di scendere in campo ma per
fortuna un generale grande e grosso, con un po’
più sale in zucca, ci ha ordinato di giocare per
evitare problemi più grandi: la curva juventina
avrebbe voluto vendicarsi...".
Erano inevitabili anche certi
festeggiamenti ?
"Sento sempre ripetere le stesse cose... La
nostra festa era stata decisa dallo stesso
generale alto due metri: ci ha obbligati a
uscire dallo spogliatoio e andare sotto la curva
bianconera, perché dovevamo tenere i nostri
tifosi all’interno dello stadio".
Ironia della sorte, quella fu la sua
migliore partita di sempre: conferma ?
"Proprio così, però non riesco a raccontarla. Ma
il dramma è che certi fattacci continuano a
ripetersi con cadenza preoccupante".
Si riferisce a quanto accaduto prima di
Lazio-Roma ?
"Proprio così: guardate cosa è successo prima
del derby di lunedì: certa gente ha la segatura
al posto del cervello. In Italia non riusciamo
proprio a cambiare: servono leggi dure da far
rispettare. Possibile che ai politici le cose
vadano bene così ? Io credo che chi ama lo sport
e il calcio in particolare, sia disgustato da
quanto visto nei paraggi dell’Olimpico. Una cosa
indegna. Non è possibile essere ostaggi di bande
di delinquenti. Perché questi personaggi,
etichettiamoli così, lo sono".
Qual è il modo per non dimenticare
l’Heysel ?
"Intanto in questi giorni sono proprio a
Bruxelles, ospite di una televisione belga, per
commemorare la tragedia. Io e il mio ex collega
Grobbelaar (il numero 1 del Liverpool di allora,
ndr), non chiedetemi chi è il più matto dei due,
abbiamo inutilmente proposto ai club di giocare
tutti gli anni un’amichevole tra Juventus e
Liverpool. Ultimamente è saltato il progetto di
uno spettacolo teatrale per rievocare la
tragedia. La Juve ha ritenuto che una parte
della sceneggiatura fosse un tantino delicata e
pure controversa".
E allora, la società di Agnelli cosa
potrebbe fare per tenere vivo il ricordo ?
"La cosa più importante è che il club bianconero
stia vicino alle famiglie delle vittime".
28 maggio 2015
Fonte: Leggo
© Fotografia: Ilgiornale.it
A 30 anni dalla
tragedia
Strage Heysel,
Stefano Tacconi: "Negli spogliatoi un generale
ci ordinò di festeggiare sotto la curva"
Sono
passati 30 anni da una delle pagine più buie
nella storia del calcio. Sono trascorsi tre
decenni dalla strage dell'Heysel, quando
morirono schiacciati dalla folla 39 italiani
prima della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. Di quella notte non si
ricorda affatto la vittoria dei bianconeri. Si
ricorda l'orrore. Si ricordano le polemiche:
perché quella partita è stata ugualmente giocata
? Perché i giocatori della Juventus, dopo aver
vinto, hanno esultato sotto alla curva dei
tifosi ? Ora, dopo molto tempo, a rompere il
silenzio è Stefano Tacconi, che in quella
disgraziata serata difendeva la porta della
Juve.
"Non bisogna chiudere
gli occhi, ma tenerli ben aperti per ricordare -
premette. Penso soprattutto al grande sogno di
22 giocatori infranto da certi ultrà. Le finali
si dovrebbero sempre giocare con entusiasmo e
gioia".
Ma l'ex
portierone, poi, va più nel profondo e spiega
che cosa sapevano (o non sapevano) i giocatori:
"Le notizie erano
frammentarie, non si capiva se era morto un
tifoso oppure un centinaio. La Uefa ci aveva
impedito di scendere in campo, ma per fortuna un
generale grande e grosso, con un po' più di sale
in zucca, ci ha ordinato di giocare per evitare
problemi più grandi: la curva juventina avrebbe
voluto vendicarsi".
Infine
l'accusa, forse quella più grave. Si parla dei
festeggiamenti, contestatissimi, fonte di eterna
polemica:
"Sento sempre ripetere
le stesse cose - si sfoga Tacconi. La nostra
festa era stata decisa dallo stesso generale
alto due metri: ci ha obbligati a uscire dallo
spogliatoio e andare sotto la curva bianconera,
perché dovevamo tenere i nostri tifosi
all'interno dello stadio".
28 maggio 2015
Fonte:
Liberoquotidiano.it
Tacconi "Regole
ferree per non scordare i morti dell’Heysel"
di Filippo
Cornacchia
Il portiere
ricorda la tragica finale del 1985: "Fu l’UEFA a
imporci di scendere in campo, noi avevamo già
fatto la doccia. Quel trofeo l’ho vinto e lo
sento mio".
Il 29 maggio
1985 Stefano Tacconi era il "numero uno" della
Juventus, nella finale di coppa Campioni contro
il Liverpool. Quella notte era all’Heysel,
sabato sarà alla messa commemorativa alla Gran
Madre di Torino. E la prossima settimana
ricorderà le 39 vittime a Bruxelles. Sabato
ricorrono i 25 anni dalla tragedia dell’Heysel.
La prima immagine che le viene in mente
riavvolgendo il nastro ?
"Se chiudo gli occhi
ricordo tutto, ogni minimo particolare. Il caos
totale, il via vai di feriti che venivano a
curarsi nei nostri spogliatoi. E poi quel
generale gigante che ci ordinò di scendere in
campo".
Come ha detto
Sergio Brio, suo compagno, fu l’UEFA a decidere
di giocare per motivi di ordine pubblico.
"Certo. Noi quando
arrivò il generale avevamo già fatto la
doccia...".
Poi subito in
campo.
"In corpo avevo una
rabbia incredibile. Non sapevo dei 39 morti, ma
di uno era circolata la voce. Io, come i miei
compagni, abbiamo giocato soprattutto per quel
tifoso. Sono sincero: contro il Liverpool ho
disputato la mia migliore partita di sempre, per
giunta nella serata delle serate. Però non posso
mai raccontarla. E’ giusto così, le 39 vite
spente vengono prima di ogni cosa".
La cattiveria
peggiore sentita in questi 25 anni ?
"Di cretinate ne ho
sentite un’infinità. Troppe volte ci siamo
sentiti dire che abbiamo rubato quella coppa.
Assurdo".
Anche sulla
possibile restituzione del trofeo si è discusso
parecchio.
"Un’altra cretinata.
Non c’era nessun motivo per farlo".
Spieghi pure.
"Io la coppa l’ho vinta
e la sento mia. E’ un trofeo nostro, della
Juventus, e delle 39 vittime. Erano venuti tutti
allo stadio per assistere a uno spettacolo,
cancellarlo sarebbe stato un danno anche a
quelle persone".
Una delle cause
della tragedia fu l’inadeguatezza dell’impianto.
In Italia, quello degli stadi, continua a essere
un bel problema.
"C’è solo una via:
copiare gli inglesi. Partiamo togliendo tutte le
barriere e facendo rispettare le regole. Non se
ne può più di vedere le tribune vuote".
Qual è il modo
migliore per non dimenticare i 39 morti ?
"Gli organi competenti
devono avere le "palle" di far rispettare in
modo ferreo le regole. Bisogna mandare in galera
chi infrange la legge prima, durante e dopo le
partite. Sempre. Questo sarebbe il modo migliore
per far sì che quella notte non sia mai
dimenticata anche dai più giovani".
27 maggio 2010
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