Quanto
le cose hanno cominciato a diventare più "gravi" hai mai
immaginato che potrebbe succedere quello che alla fine è
successo ?
"No, non immaginavamo quello
che poteva essere successo, avevamo sentito di feriti,
ma non di morti. Dopo gli incidenti, per un po' di
tempo, c’era panico dappertutto. C’era tanta gente nello
stadio che era trasformato in ospedale".
Nelle gradinate c’erano ancora degli incidenti ?
"No, quel settore si era svuotato e una volta usciti,
noi eravamo lontani dal punto del muretto crollato e non
abbiamo visto i morti e i feriti gravi.
Gli altoparlanti cosa
comunicavano ? C’erano notificazioni sulle condizioni
dei tifosi feriti ?
"All’altoparlante i capitani
Scirea e Neal invitavano alla calma, ma non parlavano di
morti e feriti, almeno io non ho sentito questo".
Prima che i due capitani uscissero e vi
parlassero vi eravate accorti delle dimensioni del
disastro ?
"No, assolutamente e nemmeno
dopo che parlarono i capitani… Sicuramente in TV si è
avuta di più la sensazione di tragedia, ma noi che siamo
usciti da sopra, non ci siamo resi conto della gravità".
Siccome le notizie ci
hanno confuso. Alla fine voi, prima che la partita
cominciasse, sapevate esattamente cos'era successo ?
Sapevate la verità ?
"No, non sapevamo la verità,
credevamo solo che ci fossero stati alcuni feriti, ma
non morti… Una volta rientrati, il settore era semivuoto
di persone e pieno di oggetti lasciati per terra, ci ha
avvicinato un ragazzo del nostro gruppo e ci ha detto
piangendo che c’erano alcuni morti, ma noi pensavamo che
non fosse vero, ma che magari c’erano solo feriti…
Dietro le porte, sul campo, c’erano i poliziotti a
cavallo e con caschi e scudi da guerra, noi rimanemmo
dentro, a quel punto potevamo solo aspettare perché
uscire fuori senza il pullman pronto sarebbe stato più
pericoloso. All’uscita, dopo la fine della partita,
andammo subito al parcheggio pullman, fuori lo stadio
c’erano auto bruciate, cassonetti dell’immondizia
rovesciati, vetri per terra dappertutto…".
Com’era il viaggio di
ritorno in Italia ? Il giorno dopo ?
"Il viaggio normale, alla
stazione c’era confusione, tra i nostri non c’erano
morti o feriti e ancora non avevamo chiara la
situazione, però abbiamo avuto la conferma che c’erano
stati alcuni morti… Sicuramente a casa, chi sapeva dove
eravamo, sapeva più di noi ed era molto preoccupato, noi
ci rendevamo conto di meno della situazione, nonostante
fossimo non distanti da dove sono morte le persone.
Bisogna considerare che fosse un’epoca diversa, non
avevamo telefoni cellulari, internet o altro, quindi le
notizie non erano veloci come adesso".
Sei mai andato allo
stadio dopo quel giorno ?
"Sì, ma più raramente, adesso
ci vado poco. Sono stato anche a Juventus-Liverpool a
Torino nel 2005".
Alla fine gli eventi
dell'Heysel per te erano solo un incidente o un omicidio
?
"Un omicidio, anzi… Eccidio…
Ma causato non solo dai tifosi inglesi, ma anche
dall’organizzazione e dalla polizia belga che non ha
saputo fronteggiare la situazione".
Pensi che tutti quelli
che avevano a che fare con gli incidenti alla fine sono
stati puniti ?
"No, perché come ho scritto
prima, non erano da punire solo i tifosi, ma anche chi
non ha saputo organizzare e fare andare bene una festa
sportiva".
Se potessi tornare nel
tempo, saresti andato ancora in quella partita ?
"Sarei andato perché non avrei
comunque mai potuto immaginare una cosa simile… Sapere
prima e immaginare una cosa di questo tipo non è
possibile".
Fonte:
Gruppogreco.blogspot.it
© 29 Maggio 2009
Fotografie:
Adriano Lazzarini ©
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