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PASQUALE DI PILLA
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Intervista Pasquale Di PIlla
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Tifoso Juventus Football Club

(Nel Settore M allo Stadio Heysel il 29.05.1985)

 

ESCLUSIVA - Strage Heysel, Pasquale Di Pilla (testimone oculare):

"Io c’ero disorganizzazione immensa, non controllarono neanche il biglietto"

ESCLUSIVA, STRAGE HEYSEL - A 30 anni dalla strage dell’Heysel, la redazione di Serieanews.com ha intervistato in esclusiva Pasquale Di Pilla, tifoso bianconero testimone oculare di quella drammatica serata. Allora 28enne, Pasquale partì con grande entusiasmo dalla sua Gualdo Tadino (PG), pronto a sostenere e gridare a gran voce il suo amore per la Juventus. Ad attenderlo una Bruxelles misteriosa e affascinante, città che avrebbe potuto consegnargli una delle più grandi gioie sportive di tutta la sua vita. Oggi Pasquale ha 58 anni, e quella sera vorrebbe solo dimenticarla.

Buongiorno Sig. Pasquale. Partiamo subito con la sua testimonianza di quella triste serata. Lei aveva 28 anni, cosa ricorda ?

"Purtroppo ricordo tutto. Appena scesi dal pullman, passando nelle vicinanze della famosa curva Z ho notato che il muro era molto basso, poco più di 2 metri, e nelle vicinanze erano presenti dei blocchi di cemento, i quali sarebbero serviti poi per dei lavori futuri. Questi blocchi crearono una scaletta, e per i tifosi del Liverpool fu una passeggiata entrare all’interno dello stadio anche sprovvisti di biglietto. Alcuni poliziotti, circa 5-6, erano a cavallo e ci accompagnavano verso la nostra curva. Arrivati davanti alla nostra postazione, come già detto, il muro era molto basso e quindi anche molti di noi entrarono semplicemente scavalcando un cancello di soli 60 cm. Ricordo tutto. Anche ciò che avvenne durante la gara".

Lei si trovava nella tribuna di fronte al settore Z dello Stadio, settore riservato ai tifosi bianconeri: capì subito la gravità della situazione e di cosa stesse succedendo ?

"Prima dell’inizio della finale fu effettuata una partita tra ragazzi, ma non appena finito il match cominciammo a notare che il settore del Liverpool continuava ad aumentare a vista d’occhio e iniziarono ad invadere la curva dei tifosi della Juventus. A quel punto i tifosi bianconeri cercarono di entrare in campo per salvarsi, ma vennero presi a manganellate dai poliziotti, quindi da una parte venivano pressati dagli inglesi, e dall’altra erano impossibilitati ad invadere il terreno di gioco come via di fuga perché i poliziotti continuavano a manganellarli. Poveretti subivano solamente ! Capimmo che la situazione stava degenerando e noi della tribuna di fronte al settore Z, decidemmo di rompere la rete ed entrare in campo, così i poliziotti si sarebbero spostati verso di noi, permettendo ai tifosi del settore Z di salvarsi invadendo il campo. Fu un’ottima idea. Sicuramente è servito per salvare qualcuno. Alcuni di noi scavalcarono i divisori per andare in gradinata e richiamare gli inglesi dalla nostra parte, in modo da dar respiro ai nostri tifosi del settore Z, ma furono subito stoppati dai poliziotti. Poi si sparse la notizia del rinvio della partita e di alcuni morti. A quel punto, presi dall’irrazionalità e dalla rabbia, centinaia dei nostri tifosi in tribuna, andarono sotto la curva degli inglesi per vendicare i nostri compagni del settore Z, così la curva degli hooligans di colpo si svuotò. Poi arrivò la notizia che la partita si sarebbe disputata e i tifosi che abbandonarono lo stadio, ritornarono dentro. Questo è ciò che accadde all’interno dello stadio. A fine partita uscimmo tutti insieme e tutti gli inglesi vennero massacrati di botte dai tifosi juventini, anche perché portavano al collo le sciarpe prese ai nostri tifosi in curva Z. Noi alloggiavamo in un albergo a Lussemburgo, e la notte negli autogrill era una cosa pazzesca anche da raccontare: tanti tifosi con il sangue addosso ci dicevano che mancavano delle persone all’appello sui pullman e che alcune di loro erano morte. Era un vero e proprio strazio. Ancora oggi, come adesso, quando racconto questa storia mi viene da piangere e mi tremano le gambe. Quando tornai a casa andavo tutte le sere a passeggiare in montagna come un matto, sono rimasto 12 anni prima di rimetter piede dentro uno stadio".

Sono passati ormai 30 anni, ma si continua a discutere sulla sicurezza di quell’impianto di gioco, stadio non adatto ad ospitare un simile evento. Da ciò che ha potuto constatare lei, era veramente così semplice infrangere le recensioni ? Ricorda come si comportarono le forze dell’ordine in quella circostanza ?

"Come già detto, l’ingresso allo stadio era separato solo ed esclusivamente da un cancello alto 60 cm.  Per le strade si vedevano tantissimi inglesi e la maggior parte di loro erano senza biglietto, ma non fummo mai controllati. Io ho ancora il biglietto intero, nemmeno lo guardarono, una disorganizzazione immensa".

 

Come ha vissuto quei 90 minuti di gioco ? Qual era il suo stato d’animo durante il match ? Eravate già a conoscenza di ciò che era successo ?

"Durante il match arrivavano sempre notizie contrastanti, morti no, ma solo feriti. Poi i morti diventarono tantissimi e solo quando uscimmo dallo stadio, venimmo a conoscenza della triste verità: 38 morti e uno in condizione gravissime, che poi purtroppo morì e furono 39.  Durante la finale urlavamo, ma erano urla di paura anche perché quando sarebbe finita la partita, per accedere al parcheggio, avremmo dovuto attraversare una zona vicino alla curva degli inglesi".

I giocatori bianconeri scelsero di festeggiare la vittoria, poi si scusarono ammettendo di non esser stati messi al corrente della reale situazione e di esser stati obbligati a disputare il match: da tifoso, cosa significa vincere una finale di Coppa di Campioni in un contesto così surreale ?

"Bisogna dire che quella di giocare la partita fu la scelta più giusta, altrimenti i morti sarebbero stati molti, ma molti di più ! Io non la sento proprio quella coppa anche perché quando penso a quella sera penso a tutto tranne che a quello".

Conosceva alcune persone tra le vittime ?

"No, ma è come se li conoscessi uno per uno. So solo che una vittima di quella sera abitava a Todi, un paese che dista circa 60 Km dal mio".

Passiamo ai giorni d’oggi. A 30 anni di distanza da quella sera, la Juventus giocherà un’altra finale di Coppa Campioni. Come finirà ?

"Come dicono in tanti, essendo una partita secca, qualche possibilità c’è, ma se il Barcellona decidesse di giocare seriamente la vedo dura, ma sono molto fiducioso per la mia Juventus".

Si ringrazia la testimonianza e la disponibilità di Pasquale Di Pilla. Fonte: Serieanews.com © 29 maggio 2015 Fotografie: Nicola Di Fazio © Pasquale Di Pilla © GETTY IMAGES © (Not for commercial use) Icone: Shutterstock.com © Pngegg.com © Gianni Valle ©

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