Quale spiegazione ti
sei dato, negli anni, cioè come è possibile che Polizia
belga e UEFA abbiano sottovalutato il pericolo che si
conosceva bene, degli hooligans ? (Maurizio Torrioli
precisa)...
"Poi ti dirò perché è successa
quella carneficina. Partiamo dall’inizio. Quando siamo
arrivati ci fecero scendere a Ostenda perché a Bruxelles
arrivavano aerei da tutte le parti, perché arrivano
tifosi da ogni dove, soprattutto gli Juventini, perché
per gli Inglesi era più semplice, attraversando la
Manica. Ed erano più controllabili, da questo punto di
vista. Noi avevamo prenotato con un’agenzia di viaggi, i
nostri biglietti erano delle tribune. Poi ci
comunicarono che avessero, all’arrivo, solo la
disponibilità della Curva Z, che sono quelli dove
andranno i tifosi neutrali, ci dissero. I Belgi,
sarebbero andati lì. Abbiamo detto "Va bene, visto che
siamo qui cosa facciamo ? Andiamo a vedere la partita
poi riparleremo con le agenzie che hanno organizzato il
viaggio". Quando arrivammo lì ci accorgemmo che fosse
una trappola, perché la curva Z perdeva pezzi, le
strutture erano ammaccate, era inadatto. Noi Italiani
siamo stati perquisiti. Verso le 7 meno un quarto
arrivarono gli hooligans, entrarono travolgendo tutto,
senza controlli, ricordo nitidamente che parecchi di
loro avevano i sacchi neri, quelli della spazzatura,
erano pieni di birra. Una cosa vergognosa. Abbiamo
cominciato a temere, perché da quella parte c’eravamo
noi, con le famiglie, persone tranquille, che non
avevano nessuna intenzione di fare la guerra agli
hooligans. Verso le 7 e mezza, erano colmi di birra,
ubriachi; hanno cominciato con le fionde a tirare biglie
di ferro. Corpi contundenti che hanno causato le ferite
ad alcuni. Poi hanno caricato perché erano abituati a
fare la guerra negli stadi. Noi, da quella parte,
anziché rispondere, non eravamo abituati allo scontro,
indietreggiavamo, per scappare, verso la rete che
delimitava il campo, alcuni, chi, lateralmente, come me,
spinto verso il muro. Che sotto la spinta di tutti i
tifosi venne giù, e dico pure fortunatamente, è
crollato. Era talmente vecchio che non ha resistito alla
spinta della gente. Sono caduto di sotto, da 3-4 metri
sono caduto giù e mi sono salvato da quell’eccidio, in
cui la gente è morta soffocata lì sotto, incastrata,
perché quelli che spingevano avevano paura degli
hooligans".
Maurizio, a distanza
di anni, credi, come tuo pensiero, che la partita
dovesse essere per forza giocata, in quelle condizioni ?
"Poi dirò una cosa. Quella
partita, per me, non è mai esistita. Credo che la
Juventus, per quanto mi riguarda, non ha mai vinto,
quella coppa. Perché non si può vincere una cosa
sportiva con quasi 40 morti. Io non me la sento. Non so
se la società, se Boniperti, abbiano fatto bene o male.
Non mi interessa. Io, da sportivo, da tifoso, per me,
quella coppa non mi appartiene. Perché non si vince una
coppa in quella maniera. La cosa che mi ha fatto male è
che dovesse essere una giornata di festa, per tutti
quanti!".
Posso dirti che è
stato il punto di non ritorno della decenza, nel mondo
del calcio e che da lì c’è stato un lentissimo regredire
dell’etica, dei comportamenti, dell’importanza della
salute, dell’essere umano ?
"Sì perché siamo andati sempre
peggiorando. Il risultato sportivo, sinceramente, non
aveva nessuna importanza. L’unica cosa che contava, e
che purtroppo è rimasta nel tempo, è il dolore di quei
familiari, di quei 39 angeli, che io chiamo così, che
hanno dovuto patire la perdita di un caro, che era
andato a vedere una partita. E che invece si è ritrovato
a tornare in Italia dentro a una bara, in circostanze
drammatiche".
Il pensiero va
inevitabilmente a un amico, un giovane radiocronista,
che eri tu, Maurizio Torrioli, e al tuo delfino, al tuo
successore, al collega Matteo, che è qui, di fianco a
noi, in redazione, Radio Cusano Campus, e che lavora in
altri settori…
"Fortunatamente", dice,
sorridendo.
In base a ciò che è
successo all’Heysel, ti è mai venuta la tentazione, che
sarebbe stata umana, di sconsigliarlo, di fare il
radiocronista sportivo ?
"Guarda, io non l’ho
indirizzato, Matteo: ha fatto tutto da solo. È rimasto
tifoso del Monterotondo poi fortunatamente negli ultimi
anni fa cose diverse, che non riguardano il mondo del
Calcio. Ne sono molto contento anche se a livello di
Calcio dilettantistico, scrive di Calcio; ma non è che
quella esperienza mi potesse suggerire di dirgli di non
farle. Non me la sono sentita perché era pure bravo, e
appassionato, già da quando era sedicenne".
(Maurizio Torrioli
conclude con una decisa precisazione)...
"Voglio dire una cosa, che è
passata sempre inosservata. La Strage di Bruxelles, che
io chiamo così, era premeditata. Gli hooligans sono
venuti lì per uccidere gli Italiani. E lo dico con
grande serenità, sono certo, di questo. Perché non
attaccavano gli Juventini ma la caccia era agli
Italiani. Dopo ho scoperto, in un video su YouTube,
perché vollero vendicare gli accoltellamenti della
finale Roma-Liverpool. Questa è la verità che io so, che
nessuno dice, e contro la quale nessuno mi convincerà
del contrario. Altrimenti non si spiega tutta quella
ferocia nei confronti di gente che era andata lì non per
fare la guerra. Avrei capito uno scontro tra ultrà, che
sono abituati. Hanno attaccato le famiglie, in modo
vigliacco. È stata una vendetta premeditata".
Fonte:
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