Quando scattò l’idea
di alzare lo striscione ?
"Quando capimmo che era
partito il collegamento tv con l’Italia pensammo di far
alzare in curva il nostro passamano. Volevamo far capire
a chi era a casa che non eravamo coinvolti negli
scontri. Non c’erano i telefonini e non potevamo parlare
con le nostre famiglie. Quella grande bandiera è stato
l’unico modo per comunicare con chi stava in Italia".
Che ricordo avete
dello stadio e dell’organizzazione ?
"Una struttura difficile da
immaginare. Alzando il braccio si poteva toccare il
punto più alto del muro di cinta. Noi entrammo da una
porticina in ferro, larga come una porta di casa. C’era
tanta confusione e non c’era una presenza massiccia
delle forze dell’ordine, come invece succede oggi, ma
solo qualche poliziotto a cavallo. Ricordo che qualcuno
riuscì a sgretolare alcuni pezzi dei gradoni per
lanciare delle pietre ad alcuni tifosi inglesi che ad un
certo punto si presentarono in pista".
La partita si doveva
giocare ?
"Si. Non oso pensare cosa
sarebbe successo in caso contrario. La situazione
sarebbe diventata ingestibile. Qualcuno voleva
organizzare delle spedizioni verso la zona dei tifosi
inglesi. Invece durante i novanta minuti si pensò ad
organizzare il deflusso. Scirea e Cabrini si
presentarono sotto la curva dei tifosi italiani:
invitarono a mantenere la calma, spiegarono che c’erano
stati dei disordini ma che la partita si sarebbe
giocata. Non si parlò di morti. Dalle parole di alcuni
soccorritori della Croce Rossa si poteva intuire che la
situazione era grave. Nessuno però poteva immaginare un
disastro di quelle proporzioni".
Fu partita vera ?
"Dal nostro punto di
osservazione direi di sì. Dopo i primi minuti, durante i
quali l’atmosfera sembrava surreale, le due squadre si
affrontarono a viso aperto. L’azione di Boniek si è
sviluppata nella metà campo più lontana e la prospettiva
non ci ha permesso di capire i dettagli. Platini
trasformò il rigore. Per noi fu una partita vera e anche
durante la consegna della Coppa nessuno di noi aveva
ancora capito cosa era successo qualche ora prima".
Quando vi siete resi
conto della reale dimensione dei fatti ?
"Allo stadio mai, non potevamo
immaginare una situazione così grave. Solo il giorno
dopo, giunti all’autogrill in Italia, comprammo i
giornali e capimmo l’entità dei fatti. Qualcosa di
tremendo. Incredibile, siamo rimasti a lungo senza
parole. La sera prima subito dopo la partita, avevamo
avuto la sensazione di rischiare qualcosa e infatti
abbiamo lasciato Bruxelles in fretta e furia. Avevamo
quello striscione enorme sulle spalle e ad un certo
punto, durante il deflusso, qualcuno segnalò la presenza
di tifosi inglesi. C’era il terrore. Noi siamo andati
dritti verso il nostro pulmino e ci siamo fermati a
dormire sulla via del ritorno".
Come è nata l’idea di
fare lo striscione e cosa ne è stato poi ?
"Era uno striscione
"passamano" enorme che ci costò alcuni mesi di lavoro.
Sullo sfondo bianco c’erano al centro una Coppa dei
Campioni e ai lati una zebra con gli altri trofei. Nella
parte superiore la scritta "Forza magica Juve". E nella
parte inferiore "Casalpusterlengo è con te". Dopo la
notte dell’Heysel abbiamo aggiunto una striscia nera con
la frase: "29-5-1985 resterete sempre nei nostri cuori".
Avevamo comprato la stoffa qualche mese prima nella zona
di Bergamo. Poi un artista del basso lodigiano si
impegnò a disegnarlo. Tutte le sere per almeno due mesi
ci siamo ritrovati in un capannone con un gruppo di
quindici persone per dipingerlo. Poi, prima di partire,
abbiamo fatto le prove e qualche foto sulle rive del Po,
a Corte Sant’Andrea. Non avevamo idea delle dimensioni
della curva dello stadio di Bruxelles. L’anno successivo
abbiamo portato qualche volta lo striscione in Curva
Filadelfia e poi lo abbiamo lasciato allo stadio, in
custodia a tifosi organizzati".
Segui ancora la
Juventus ?
"Si, sempre con alcuni amici.
Da 35 anni faccio ininterrottamente l’abbonamento. Oggi
in tribuna ovest. La notte dell’Heysel mi ha segnato, ma
io ho sempre considerato il calcio cercando di scindere
il fenomeno sportivo da episodi di violenza che
purtroppo sono avvenuti. Sono rimasto sconvolto e ho
preferito non approfondire i fatti di quella notte, ma
ho continuato a seguire il calcio".
Cosa si prova oggi
quando qualcuno rievoca ancora quella notte con
striscioni o cori ?
"Chi lo fa dovrebbe
vergognarsi. Penso che molti ragazzi non sappiano
nemmeno il significato di certi cori o striscioni. Oggi
alcune curve sono frequentate da giovanissimi che nel
1985 forse non erano neanche nati. In ogni caso tutte le
tifoserie che rievocano episodi in cui ci sono state
delle vittime, di qualsiasi appartenenza, si dovrebbero
vergognare".
Fonte:
Malpensa24.it
© 20 maggio 2020
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