Non vi siete opposti ?
"Nessuno di noi pensava a
giocare. Mi ricordo un silenzio surreale. Occhi bassi.
Io nel frattempo ero stato incaricato di dire a tutti i
nostri familiari presenti di tornare assolutamente in
albergo. Giocammo quel primo tempo con la testa altrove.
Eravamo convinti di recitare una parte per evitare
ulteriori tragedie".
Poi però avete giocato
fino alla fine.
"Nell’intervallo il delegato
Uefa entrò nello spogliatoio e ci disse con tono duro
che quella finale non sarebbe stata più rigiocata. Il
messaggio era chiaro".
E poi quel gol di
Platini, la coppa vinta, l’esultanza.
"Io posso dire che giocai sei
minuti nel finale. Giocai e provai a non pensare.
L’istinto di un calciatore. Oggi se ripasso con la mente
quelle immagini sento solo dolore e rabbia per la follia
umana, per la stupidità, per ciò si poteva e doveva
evitare. Non penso a quella Coppa, penso solo ai morti,
alle loro famiglie, alla tragedia".
Però
si parlò molto dei vostri festeggiamenti a fine partita.
"C’era uno stadio blindato e
una possibile caccia all’uomo. Ci dissero: andate sotto
la curva e tenete occupati i vostri tifosi, qui può
accadere di tutto. Quando la sera in albergo abbiamo
rivisto le immagini nella stanza di Tardelli, siamo
sbiancati in faccia e abbiamo smesso di parlare per un
bel po’".
Poi siete tornati tra
le polemiche.
"Sì. C’è anche chi ha detto e
scritto che ci siamo tenuti il premio per quella Coppa.
Una falsità, una cattiveria inutile, abbiamo devoluto
tutto alle famiglie delle vittime".
Prandelli, è mai
tornato in quello stadio ?
"Una volta col Parma. Quando
sono sceso negli spogliatoi ho sentito un vuoto nello
stomaco. Una specie di nausea. Come quando mi capita di
vedere una curva che ondeggia. Ho paura. Sempre paura
che accada qualcosa".
Anche per questo la
storia di ciò che accadde in quello stadio il 29 maggio
del 1985 è sempre bene non dimenticarla.
"I filmati dell’Heysel
andrebbero fatti vedere ai ragazzini nelle scuole,
insieme ai gesti tecnici dei grandi campioni. Ecco le
due facce del calcio: quale dobbiamo scegliere secondo
voi ? Perché una scelta va fatta, una volta per tutte.
Qui a Firenze stiamo togliendo le barriere. A Udine già
si sono mossi. Servono coraggio e decisione".
Poi però capita che
gli ultras lanciano bombe carta e in molti stadi
fischiano i giocatori di colore.
"Quando sento certi cori provo
imbarazzo a essere lì. Vorrei che un giorno, dopo un
coro razzista o comunque offensivo, i giocatori
smettessero di giocare e la partita finisse lì. Non
possiamo svegliarci solo quando muore qualcuno.
Altrimenti diventiamo tutti complici. Piangere dopo non
serve a nessuno. Piangere dopo non cambia niente. Ma non
è così. Perché quella è una lezione da imparare a
memoria. Perché non deve più accadere. Ecco perché ne
voglio parlare".
Fonte: La
Repubblica
© 28 settembre 2009
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