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BIBLIOGRAFIA
HEYSEL |
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Esiste
un deficit di comprensione di un fenomeno complesso, che
non è sufficiente osservare dall’esterno, sentirne
parlare, documentarsi per averne una piena conoscenza.
È necessario immergersi in questo mondo, lasciando la
parola ai protagonisti, a chi ha vissuto, e vive
tutt’ora, l’esperienza della curva in prima persona. Ho
provato, pertanto, ad analizzare il fenomeno,
raccontandone la nascita e sua evoluzione in Italia. Ma
solo chi ha vissuto davvero la fine degli anni ’70 e gli
anni ’80 può narrarne gli episodi, spiegarne i motivi,
condividerne le emozioni. Questo testo non ha la pretesa
di esplicitare un argomento tanto complesso, i cui
protagonisti sono numerosi. È una raccolta di pensieri
che non esaurisce il fenomeno e non pretende di
raccontarne tutti gli aspetti, non potrebbe. È
semplicemente un tentativo di dar voce a una passione,
che solo i fratelli di gradinata possono comprendere
davvero.
Fonte:
Fratelli di gradinata di Rossella
Sereno
(Introduzione)
© Novantico Editore
© 2012
"Il
successo editoriale del precedente romanzo
autobiografico, legittima gli sforzi intrapresi per dare
continuità ad un progetto libero da ogni pregiudizio e
da imposizioni di facciata creando di fatto i
presupposti per un agire non finalizzato al marketing e
al tornaconto utilitaristico ma concepito come una
universitas di persone accomunate dalla passione, il
tifo, e dalla partecipazione rituale ad un evento,
quello calcistico, che diviene totalizzante. Modi
d’essere, di vivere e di sentire da cui si desume
l’attaccamento fideistico ai propri colori sociali, per
diventare parte di un mondo, sconosciuto ai più,
sottaciuto da altri, deriso e denigrato da alcuni.
L’essere individuo da balconata è per molti, nel
passato come nel presente, una ricerca spasmodica di
fuoriuscita dal contesto abitudinario, dalla dimensione
di una società che ingloba l’uomo in steccati omologati
e ben delineati".
Fonte: Collana Tracce di vita urbana a cura di Beppe
Franzo
©
2012
Questa
piccola ma pregevole opera, che si distingue per la
delicatezza nell'approccio all'argomento e nella
capacità di riportare le interviste dei protagonisti,
rappresenta un importante contributo a chi non frequenta
il mondo ultras ma vuole conoscerlo meglio. Dalle pagine
emergono con chiarezza la mentalità, le sensazioni, le
molteplici esperienze dei "Fratelli di gradinata", che
li distinguono dal tifoso appassionato, un insieme di
idee e valori - amicizia, orgoglio, onore - che trovano
riscontro anche nella vita quotidiana, rese leggibili
per chi vuole capire. Una delicata fotografia del mondo
ultras, scritta con il doveroso distacco del "non
protagonista".
Fonte:
Libreriadellosport.it
© 7 dicembre 2012
Fotografie:
Novantico Editrice
© Rossella Sereno
©
Icona: Itcleanpng.com ©
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La curva, il tifo, gli
"ultras"
Un libro di Rossella
Sereno
Rossella
Sereno, 32 anni, vercellese doc, vive e lavora a Torino
come digital planner in ambito pubblicitario. Laureata
in comunicazione multimediale e di massa, è autrice del
libro "Fratelli di gradinata" (NovAntico Editrice), da
leggere tutto d'un fiato, a qualsiasi età, senza
lasciarsi condizionare dai pregiudizi. Anzi, proprio
nell'intento di sradicarne qualcuno per conoscere e
capire la "malfamata" banda degli ultras. "Frequento la
curva della Juventus da 14 anni", spiega la passionaria
bianconera. A vederla così minuta, educata, la più
giovane socia del Cif (Centro italiano femminile) di
Vercelli, viene spontaneo chiedersi cosa ci faccia una
ragazza come lei, laureata e inserita nel mondo del
lavoro, in curva. "Questo libro nasce come tentativo di
risposta a quelle facce incredule che mi sono trovata
davanti tante volte, risponde disinvolta, sorridendo.
Gli ultras costituiscono un fenomeno complesso che
registra un deficit di comprensione: non è sufficiente
osservare dall'esterno, sentirne parlare, documentarsi.
E' necessario immergersi in questo mondo lasciando la
parola ai protagonisti, a chi ha vissuto e vive tuttora
l'esperienza della curva in prima persona". Anche lei,
quindi. Ed è interessante scoprire le origini e
l'evoluzione del fenomeno ultras, la cultura della
curva, gli inni, le interviste, il trasmettersi della
passione lungo gli anni. Al lettore non mancheranno le
sorprese: la prima è quella di accorgersi che quegli
scatenati della curva non sono tutti teppisti. "E’ la
"mentalità ultras" che li distingue dal tifoso
appassionato - spiega l'autrice - un insieme di idee e
valori che trovano riscontro anche nella vita
quotidiana. Un modo di concepire il calcio in maniera
estrema, forte, talvolta provocatoria, in cui trovare e
difendere sentimenti come l'amicizia, l'orgoglio,
l'onore. Questo libro - conclude Rossella Sereno - non
pretende di esaurire un argomento complesso, i cui
protagonisti sono numerosi. È una raccolta di pensieri,
il tentativo di dare voce a una passione che solo i
fratelli di gradinata possono comprendere davvero".
Fonte:
Corriere Eusebiano
© 15 febbraio 2014
Fotografia:
Gazzetta.it ©
Icona: Itcleanpng.com ©
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Fratello sole, sorella ultras
di Domenico Laudadio
"Fratelli di gradinata" illuminante
saggio sull’esperienza accanto al tifo ultrà, scritto
con lucidità e saggezza da Rossella Sereno, tifosa
bianconera in "Curva Scirea" a Torino dal 1999 e dottore
in "Comunicazione Multimediale e di massa".
Luogo
comune abitualmente di casa nelle conversazioni dei
salotti "bene" e nei bar, inzuppando i biscottini e
sorseggiando i caffè: "Gli ultras sono tutti
delinquenti". Quante volte c’è capitato di ascoltarlo ?
Da parenti, colleghi, amici. Magari in alcune
circostanze di pensarlo noi. Per conto mio ho sempre
cercato di sforzarmi di pensare uomo a uomo, mai per
categoria. Me l’ha insegnato l’amore per l’eccezione e
l’odio per le mode in voga, il bisogno recondito di
elevarmi dalla banalità del facile giudizio di comodo e
di branco. Studiare, conoscere, comprendere sempre,
tutto. Rossella ha scritto un capolavoro di questo nuovo
genere letterario, con la sua naturale semplicità e
umiltà, proprio quella che si apprezza soltanto nei
grandi e che t’irradia a distanza… Uno stile pulito,
esattamente rispondente alla sua persona, efficace e
scevro da ridondanze lessicali che arriva al punto con
saggezza, frutto di studi di sociologia, ma anche di
un’autentica esperienza diretta nel campo che umilia i
bracconieri sportivi del "sentito dire". Leggendolo ne
viene fuori un quadro complesso, ricco di emozioni e
contraddizioni proprie di una curva di tifosi
"organizzati", ma senza pontificare un dogma blasfemo
sostenendo una perfezione fuori dalla realtà e che non
potrà mai esistere in nessuna militanza del genere
umano. Si scopre il volto umano di chi è solitamente
immaginato "la bestia", la tenerezza di un gesto di
condivisione in quelle interminabili trasferte in
pullman. Lo spezzare in fraternità del pane e salame,
come un’eucarestia profana, ma equamente nobile e
generosa. Si scoprirà addirittura che un autentico ultrà
è fedele ad un codice di onore per cui non attaccherà
mai un altro tifoso comune, ma solo un altro ultrà o
peggio ancora famiglie di tifosi avversari come gli
inglesi all’Heysel… Ma chi sono veramente gli ultras ?
Lo sappiamo con certezza ? Forse ce l’hanno raccontato
male o con eccessiva sicumera, forse ce li siamo
costruiti in testa noi in un certo modo. Leggiamoci
"Fratelli di gradinata" perché è la verità di chi è fra
loro sempre, nella buona e nella cattiva sorte,
conservando nonostante tutto l’autonomia mentale senza
sentirsi un modello, né un pupazzo cui scucire la bocca
in un coro.
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Rossella Sereno scioglie dubbi e
preconcetti, ma snocciola con onestà intellettuale anche
negatività storiche di alcune vicende e frange di
ultras. Affronta coraggiosamente anche le contraddizioni
di un’appartenenza distinguendo bene l’amore dal reato a
differenza del pensiero comune perbenista nel quale la
fusione è d’obbligo. In realtà ha proprio ragione
Massimo Fini: "Gli ultras sono gli ultimi romantici del
calcio". Una provocazione ? No. Un dato di fatto. Sono
quelli dell’amore cieco e sordo per una maglia che può
aver vinto tutto, molto poco o addirittura nulla,
abbracciati a cantare e saltare sotto la neve o il sole,
quelli che smarriscono la voce in uno stadio lontano
mille chilometri da casa, che investono tempo, risorse
ed affetti al seguito di una passione. Puoi condannarli,
attorniati dalle losche trame del profitto del nuovo
calcio delle televisioni e delle borse che si beffa
della loro identità e presenza e che li considera al
pari di una clientela da spremere ignorando una crisi
che li rende sempre più poveri ? E mentre la partita è
già vinta o irrimediabilmente perduta e il settore delle
tribune sfolla in anticipo sul triplice fischio di
chiusura, loro restano là, come sentinelle ad attendere
l’aurora o l’inferno, fedeli al loro sentimento, a quel
tatuaggio indelebile come le emozioni più forti alle
quali non si deve rinunciare. In questo saggio si
leggono anche le testimonianze senza censura di molti
"fratelli di gradinata" di Rossella, ai quali ha offerto
parola generosamente, spezzando con loro anche questo
pane un po’ raffermo di tradizione in tempi traditori di
valori ed esempi che mischiano il bene al male, che
fanno un fascio di tutte le erbe. Rossella anche in
questo caso non usa la falce, ma il setaccio e sa
perfettamente discernere, nonostante l’appartenenza.
Nessuna morale da chi detesta i moralismi, ma anche
denuncia aperta alle lame e a chi usandole ha violato il
medesimo codice ultrà che le giudica "infami". Sia d’esempio a quanti scrivono con la tessera di
un partito in tasca, la sciarpa di una squadra al collo,
l’assegno che tacita la coscienza in un cassetto di
redazione. Morale della favola ? C’è tanta poesia anche
in una curva e il prossimo tuo è anche un ultrà e se non
vuoi fare parte del coro assordante dell’umanità "cazzo
ci stai affà" ?
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
© 12 dicembre 2013
Fotografie:
Rossella Sereno © Associazione
Quelli di... Via Filadelfia ©
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Un libro dà voce al tifo bianconero
L’autrice è Rossella Sereno,
brossese d’adozione e grande supporter della Juve.
di Giacomo Grosso
BROSSO - Mancava, nel panorama
letterario italiano, una pubblicazione che trattasse a
fondo il tifo calcistico cosiddetto organizzato, quello
degli ultras, insomma. Colma ora questa lacuna "Fratelli
di Gradinata", opera prima di Rossella Sereno, per tutti
la "Ross", vercellese di nascita e brossese di adozione,
visto che nel centro valchiusellese ci soggiorna da
oltre trent’anni. Già il titolo "Linguaggio della
febbre. La comunicazione dei gruppi ultras del calcio:
uno studio sul campo" della corposa e profonda tesi con
la quale si è laureata in Comunicazione multimediale e
di massa, presso l'Università di Torino, anticipa i
contenuti delle cento pagine del volumetto della Ross,
edito da Novantico. Tifosissima della Juve, Rossella
Sereno frequenta la curva da 14 anni. La sua è tuttavia
un’analisi disincantata, talvolta perfino critica, mai
assolutoria per principio, del tifo ultras. "C'è troppa
superficialità, nel giudicare il tifo organizzato. Non
basta osservare il fenomeno dall’esterno. Occorre
documentarsi, per averne una piena conoscenza - mette in
guardia la Ross. Questo testo è semplicemente un
tentativo di dar voce a una passione che solo i fratelli
di gradinata possono comprendere davvero". In apertura
della pubblicazione, la nascita degli ultras in Italia,
seguita dall’evoluzione del movimento nei tempi.
Ovviamente, da juventina praticante, particolare
attenzione l’autrice ha riservato agli ultras
bianconeri. Tra capi i storici, ha poi raccolto una
serie di interviste dalle quali emergono aspetti del
tifo sconosciuti ai più. Nei mirino di quasi tutti,
l’informazione scritta e televisiva. "Facciamo tante
cose positive e non lo sa nessuno, perché nessuno vuole
farci passare per bravi ragazzi" si lamentano. Il libro
può essere ordinato all’indirizzo mail:
infoordininovantico@libero.it. Costa 16 euro.
Fonte:
Lasentinella.gelocal.it
© 23 agosto 2013
Fotografie:
Lasentinella.gelocal.it
© Rossella Sereno
©
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E' uscito "Fratelli di gradinata",
di Rossella Sereno
di Antonio Corsa
Ho conosciuto Rossella Sereno
all’esterno dello Juventus Stadium, l’anno scorso.
Mancavano quasi quattro ore al fischio d’inizio, eppure
lei ed Annamaria Licata (che ha curato la prefazione del
libro) erano in zona stadio già dal primo pomeriggio,
come consuetudine. Per me invece niente consuetudini:
era la prima volta nel nuovo impianto, avversario di
turno il Napoli di Cavani, partita difficile, in serale.
Reperii gli ambiti biglietti grazie all’amico e collega
di blog Luca Fausto Momblano, in Nord, quindi dalla
parte opposta alla "famosa" e misteriosa (per me) Curva
Sud. Un approccio più soft, o almeno speravo. Ma
comunque Curva, non tribuna. Quella era la
disponibilità, ma mi andava benissimo. Non sarò un
ultrà, ma preferivo il panino con la cotoletta e insulto
libero al buffet aristocratico della tribuna Ovest. La
prima, almeno, me la immaginavo così. Tornando a noi: ci
conoscevamo già via Skype con la "Ross", partecipando
entrambi ad una trasmissione diffusa tramite radio web
(è la RadioJuveWeb che ogni tanto trovate nominata nel
libro). Lei era la più timida del gruppo, o almeno così
appariva. Dopo l’incontro, diciamo che l’impressione non
è cambiata. E’ laureata, la Ross. Non farebbe del male
ad una mosca, a vederla, e in lei il concetto di
violenza non credo esista. Dico questo perché, se - e
sono tanti - avete dei pregiudizi verso gli ultras,
metteteli da parte. A scrivere il libro è una ragazza
che, a vederla, parrebbe uscita da uno spot del Mulino
Bianco. E sa pure usare bene la punteggiatura ! Che poi,
parlo io che sono un tifoso "pinguino" e "pantofolaro"
se ne esiste uno. Ed è proprio questo che mi ha
incuriosito: un libro sugli ultras scritto da un pezzo
di pane istruito e commentato da me. Se non altro
originale, come cosa. Perché un libro sugli ultras te lo
aspetti scritto da uno come Beppe Franzo. Non conosco
Beppe Franzo, per la cronaca, ma me ne parlano come di
uno "storico", uno duro e puro, un "mito". E infatti ha
curato parte del libro, aiutando la Ross soprattutto con
le ricostruzioni storiche. "E’ una garanzia", dice
Annamaria (una con una ventina di anni di "militanza"
sulle spalle). Se siete ultrà (dove si metterà l’accento
? A sti livelli sto...), quindi, dovreste conoscere
entrambi e, altro quindi, avete letto fin troppo: a fine
articolo trovate le informazioni per acquistarlo, fatelo
e non ve ne pentirete. Bon. Io non lo sono, sono uno di
quelli con un po’ di pregiudizi (non tanti, ma qualcuno
sì, mea culpa) che andrebbe conquistato con tanto di
corteggiamento. Un libro scritto da e per gli ultras non
l’avrei neanche provato a leggere, insomma. Se la
cantassero e se la suonassero da soli. Questo invece sì,
a prescindere dall’amicizia. Questo sì perché la Ross è
paziente, ha il giusto distacco, non pretende di farti
capire i perché e i per come, ma prova a raccontarteli.
E scrive in italiano, senza strafalcioni. Questo
cercavo, in fondo, da un libro sugli ultras: qualcosa
fatta bene che non mi facesse sentire, a priori, un
pesce fuor d’acqua. Non vi toglierò il gusto di
leggerlo, quindi volutamente sarò breve con la
descrizione. C’è una parte, la prima, dedicata alla
ricostruzione del fenomeno dagli albori (parliamo della
fine del 1800, pensate un po’) ad oggi col racconto di
come sia nato e si sia sviluppato il mondo ultras.
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E’ fatto bene, soprattutto perché non si limita a
descrivere morti e feriti dei vari scontri storici (che
pure fa, la Ross), ma si cerca di dare risalto
all’evoluzione sociale e alla componente ideologica del
tifo organizzato, con i suoi connubi con la politica,
con le sue differenze col modello classico inglese, con
il fondamentale passaggio dai gruppi "dei padri", quelli
che spopolavano ai tempi della pre "militarizzazione"
degli stadi, fino alle nuove leve che ne hanno preso il
posto, snaturando, se possibile, la natura vera ed
originaria dei gruppi. Vi è raccontata bene, inoltre,
l’evoluzione della violenza, soprattutto rapportata alle
misure cautelari delle forze dell’ordine, fino alla
tanto contestata tessera del tifoso (dallo scontro tra
tifoserie a quello, grazie ai cordoni della Polizia,
verso il singolo tifoso, da assalire e "punire" senza
pietà, non essendo più possibile lo scontro classico).
Vi sono anche delle critiche pesanti, a volerle
cogliere. A pagina 30, ad esempio, ce n’è una piuttosto
profonda sul "merchandising" gestito dalle Curve, un
vero e proprio business che spesso prevale su altre
ragioni ("Money makes the world go ’round", diceva un
tizio). Vi è, poi, una parte dedicata più alla "cultura"
degli ultras, che spiega concetti che per i pinguini
come me potrebbero apparire piuttosto indecifrabili: si
va dalla disposizione precisa dell’assegnazione dei
posti rispettando precise gerarchie, al "gioco della
bandiera", al valore dei simboli (e si capisce il perché
abbiano scioperato, contro la Roma e lo Shakhtar, per
rivendicare il "diritto" a sventolarli durante la
partita), al ruolo dei "lanciacori", alle coreografie (e
al perché siano così diverse da quelle più "spontanee"
degli inglesi), ai rapporti spesso non idilliaci con gli
altri settori dello stadio fino alla partita vista dando
le spalle al campo, il mistero dei misteri per un non
ultrà. C’è tutto. C’è poi un capitolo dedicato alla
comunicazione degli ultras, dai cori storici col loro
significato (bella questa parte !) fino allo sbarco su
Facebook dei vari gruppi. Questa parte, immagino, sarà
la preferita di chi ha vissuto tante battaglie "sul
campo", a sufficienza per ricordare ed intonare ancora
una volta i cori storici. C’è, infine, l’ultima parte
più nello specifico dedicato agli ultras della Juventus,
dai Fighters (il primo gruppo storico fondato a metà
anni ’70) alla nascita dei nuovi gruppi, alla divisione
in Nord vs Sud (intesi come Curve) e al riavvicinamento
(fisico) dello Juventus Stadium (tutti in Sud, con tutto
quello che tale scelta ha comportato). Questo,
probabilmente, è il "cuore" del libro, con i racconti di
tanti personaggi (oltre al già citato Beppe Franzo) che
raccontano la Curva, le loro avventure, le loro
emozioni, le loro lotte. E’ già bello così, se poi
conoscete (o vi riconoscete nei) i personaggi immagino
le emozioni saranno tante davvero. Questa parte sì, è
più dagli ultras per gli ultras, ma viene dopo tutto
quanto ci si è detto finora, quindi è più un "tributo"
che un’imposizione, e lo si legge per questo (parlo
sempre dal punto di vista "pantofolaro") con inalterato
interesse. Chiudo con l’ultima perla del libro: no, non
solo i ringraziamenti al sottoscritto... (scherzo) (…),
ma la collezione di foto storiche con documenti,
tessere, titoli dei giornali, simboli e sciarpate
storiche della Curva bianconera. Insomma sfida vinta. Il
libro si fa leggere, anche dai non frequentatori delle
gradinate. Se cercate un qualcosa fatto bene per capire
(non è detto poi la condividerete, intendiamoci) la
cultura del mondo della tifoseria organizzata, fatevi un
bel regalo. Se invece siete orgogliosi portatori sani di
questa malattia, beh, che ve lo dico a fa’. Provatelo,
merita (il libro e la Ross).
Fonte:
Tuttojuve.com
© 17 dicembre 2012
Fotografia:
Novantico Editrice © Rossella Sereno
©
Icona: Itcleanpng.com ©
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Vieni in macelleria da Rossella
di Vincenzo Ricchiuti
"Canterò le mie canzoni per la
strada" spergiurava tra facili consensi e romantiche
adesioni Bertoli. L’ultras fa più o meno la stessa cosa.
Ma con una immagine peggiore e quel che è peggio.
Pagando il biglietto. L’ultras è il consumatore atipico
del nostro supermarket collettivo. L’unico consumatore
disprezzato. Eppure paga. Eccome se paga. Biglietti,
abbonamenti, corvée, oboli, tributi. Tempo, cari,
famiglia. Il danaro di solito non puzza. Quello
dell’ultras stranamente ha una cattiva reputazione. Gli
si vorrebbe spesso passare il deodorante. Lo si vuole ma
non lo si ama. E’ come per le donne di strada. Stai a
chieder loro di non esistere e magari grazie a loro hai
goduto qualche volta nella vita. Io non so chi sia
l’ultras. So che esiste fisicamente in qualche esemplare
che ho conosciuto. Ma non vorrei dire di sapere chi sia
l’ultras, non voglio neanche saperlo a pensarci bene,
perché poi saperlo e spiegarlo è un attimo e non voglio,
o almeno non vorrei allungare il brodo di tutti quei Io
so che periodicamente ammorbano il tempo che ci resta
per le pippe. Io so l’ha detto una volta Pasolini e da allora
son cominciati i guai. Lui è morto e gli altri che sanno
son purtroppo rimasti in vita. Non lo so chi sia
l’ultras, magari il libro di Rossella sì. A me basta
pensare a chi non è ultras per farmi un’idea. Non so,
per esempio quelli che puntualmente e periodicamente
gridano pubblico di merda. Come tutti i cattivi attori.
Utili idioti di una scialba commedia da leccaculo. Certo
anche i loggionisti fischiano i tenori. Ma almeno si
spera siano intonati. "Con un piede nel passato" Bertoli
ci stava sul marciapiede. Ignoro se anche l’ultras abbia
"lo sguardo dritto e attento nel futuro", immagino ce
l’abbia sulla gara. Certo che se di memoria dobbiamo far
gara, allora non c’è storia. Cosa ricorderemo di
Bertoli, Andreotti, noi stessi non è chiaro. Certo è che
si sa già con cosa è scritta la storia del pallone. Non
bisogna andare all’Università. Basta comportarsi da
persone civili e accendere la televisione. Cosa resta
del calcio: calciatori e tifosi. Le loro imprese. I loro
goal, le loro bandiere. Cos’altro serve per ricavare un
quadro di massima del macellato commerciale per
eccellenza, il pagatore scacciato, il cliente che non ha
sempre né ragione né regione. Quelli che s’è perso per
colpa del tifo che non tifa, cioè quelli che con il loro
disprezzo ingenuo danno ingenue lauree d’importanza.
Quelli che la curva vogliono radiocomandarla ? Quelli di
Alpitour ? Quelli che no fai da te ma fai per me ?
Quelli che vorrebbero usarla, quel pezzetto di strada
chiusa in uno stadio. Quelli so fantastici, direbbe il
mio amico Antonio. Quelli sono i classici generali senza
esercito. Tirano su il naso ogni volta si avvicina il
contatto con la ciurma ed i suoi bastardi e lunari,
ingiusti e soldateschi rituali. E con il naso chiuso con
le mani vorrebbero guidare il corteo di lazzaroni che
loro credono. Guidare sì. Chissà dove, anzi si sa dove.
A favor loro. E senza mani. Salvo poi licenziare i
pretoriani una volta fatto l’imperatore. Come
quest’estate ricordate. Quando si voleva con l’aumento
dei prezzi smantellare la curva prima di Conte e il suo
processo. Ecco. Per intuire cosa sia o almeno a cosa
serva un ultras vi basti sapere a cosa serva qualcuno
che abbia in testa una cosa simile. Licenziare
l’esercito prima di una guerra.
Oppure basti ricordare la iattura del lamento da
stadio. Avete presente no, quel tizio che puntualmente
va allo stadio dopo trent’anni di (avvertita da nessuno)
assenza. Eccolo puntuale che si sbraccia su Facebook
dalla mattina presto. Si fotografa con sciarpe e
bandieroni, con il biglietto in mano, il numero del suo
posto, il saluto alla mamma che cucina o al papà che lo
portò in curva a zero anni e che a quell’ora dorme e
ancora non gli clicca Mi piace. Poi d’un tratto il
dramma. Quella che era la gita domenicale privata nel
mondo dello stadio a suo privato e pagato consumo
diviene un incubo nel racconto del giorno dopo. E sono
andato, e mi sono seduto, e ho cantato, ma come, mi
hanno tolto, alzato, zittito, spostato, fumato, ancora
ancora speriamo per la prossima gli riusciva pure di
essere picchiato. E giù botte da orbi sui post, sulle
facce nemiche del suo sano libero divertimento
democratico. Non c’è democrazia in curva, non c’è
costituzione. Non c’è neanche la merenda, mamma. Quella
se è per questo la danno in tribuna.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
© 3 ottobre 2012
Fotografie:
© Rossella Sereno ©
Corriere Eusebiano
© Associazione Quelli di... Via Filadelfia
© GETTY IMAGES © (Not for commercial use)
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"E' la "mentalità ultras" che
li distingue dal tifo appassionato,
un insieme di idee e
valori che trovano riscontro anche nella vita
quotidiana,
un modo di concepire il calcio in maniera
estrema, forte, a volte provocatoria,
dove trovare e
difendere sentimenti come l'amicizia, l'orgoglio,
l'onore"
Rossella Sereno
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