Un frenetico viaggio alla scoperta del lato oscuro del
calcio
Bruxelles,
Heysel 29 maggio 1985. Gli inglesi attaccano, la rete
cede, il muro crolla. Avviene in pochi minuti e sembra
frutto di un'atroce fatalità, del caso, dell'incoscienza
umana. E se non fosse così ? Se dietro si nascondessero
un disegno preciso, una regia, un sistema di poteri
interessato a un epilogo tragico ? È questo il complesso
panorama che gli autori scoprono lentamente raccontando
di un uomo e una donna, esponenti del teppismo da stadio
italiano, che vengono ingaggiati per creare incidenti
prima di Juventus-Liverpool, finale di Coppa dei
Campioni. È la storia di un piano, di una fuga, di un
tentativo di redenzione, di un grande amore narrata a
due voci e intrecciata al resoconto di quei giorni,
riportato dai servizi giornalistici, dalla polizia
internazionale, dai sopravvissuti. "Non è una pedissequa
cronaca degli eventi avvenuti nello stadio, è "qualcosa"
che avviene prima, durante e dopo gli eventi... Per il
resto... Leggetelo e capirete...".
Fonte:
Absolutely Free Editore ©
maggio 2015
Fotografie: Ac-perugia.com
© Absolutely Free
Editore ©
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Heysel sempre nel cuore
di Roberto Renga
La partita tra Liverpool e Juventus
non si doveva giocare in quello stadio. Da qui si deve
partire per ricordare la tragica notte del 29 maggio del
1985. Persero la vita trentanove persone. Persone, non
tifosi della Juventus, come la parte peggiore del
teppismo da stadio ama ricordare con cori e striscioni.
L’Heysel e la famigerata curva "Z", la curva della morte
in diretta. Era riservata ai locali, ma ci si
ritrovarono gli italiani, per via di un’agenzia senza
scrupoli. In quel settore non un vero ingresso, ma una
porticina. E i poliziotti ? Un centinaio in tutto, come
a proteggere una scampagnata. Quaranta in curva, ma
ventotto presto fuori per cercare l’autore di un
furtarello. Tra italiani e inglesi solo una rete: non
una divisione, ma un invito a passare dall’altra parte.
Forse furono due italiani a dar fuoco a una bandiera del
Liverpool, ma non basta a spiegare la tragedia. Gli
inglesi divennero una valanga che travolse famiglie,
padri, bambini. Tra gli inglesi, si seppe poi, anche
attivisti del National Front in trasferta non
disinteressata. Fu un massacro. Travolti, gli italiani
cercarono rifugio in un muro, ma cadde. Si spinsero
verso il campo e vennero fermati da poliziotti che non
avevano capito niente: bruciava il mondo e loro
spegnevano un cerino. Roberto Lorentini era un medico di
Arezzo di trentuno anni. Aveva trovato una via di
uscita, ma si fermò. Un bambino, Andrea, lo fissava da
terra e il suo sguardo era una muta richiesta di aiuto.
Roberto e Andrea morirono insieme. È Roberto l’eroe di
quella maledetta notte. Ricordiamo lui, tutti gli altri.
Lo piango ancora.
Fonte:
Radioradio.it
© 29 maggio 2019
Fotografia: GETTY IMAGES
© (Not for commercial use)
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Libri di Sport: amore e tragedia
nello stadio maledetto
di Giuliano Orlando
La partita del diavolo - Roberto
Rea e Chiara Bottini - Absolutely Free Editore - Pag.
188 - Euro 14.00.
Nelle prime righe, una verità
nascosta ? "Furono due italiani ad aprire la macabra
danza (Heysel 29 maggio 1985), dando fuoco ad una
bandiera inglese". Il resto è uno sceneggiato teatrale,
con quadri ambientati per dare corpo ad una storia tra
realtà e fantasia, un giallo con attori impegnati in
continue fughe, inseguiti dalla mafia serba alle polizie
belga e di casa nostra. Simpatici e improbabili, ma
sapientemente orchestrati dai continui cambi di scena.
Da un albergo schifoso di Bruxelles allo stadio per la
partita maledetta, dove i nostri protagonisti scoprono
quello che i tifosi ignorano: dietro il grande
spettacolo del calcio girano interessi pazzeschi. Spiega
tutto un serbo, caposcuola del crimine, che gestisce
droga e prostituzione, come le trasferte, perfino i
parcheggi auto. Un tourbillon di sequenze, dall’incontro
con bellezze mozzafiato e anche mozza teste, mentre
prosegue il racconto di questo serbo che gestisce tutto,
compresa il rapporto con la protagonista. Si passa ai
resoconti del dopo tragedia, al ritorno a casa delle
salme, alle riunioni per capire e poi dimenticare,
mentre il tandem (lui e lei) lascia Bruxelles per
Amburgo attraverso l’Olanda. Si arriva finalmente in
Italia, e la musica non cambia, il mondo degli ultras
gestisce tutto e tutti. Specie in trasferta, dove ogni
mossa (vedi provocazione) ha un suo perché, un disegno
preciso. Non solo in Italia, la storia torna all’estero,
la giostra non si ferma mai e la commedia prosegue fino
all’esaurimento, con il Clown dalle misure eccezionali,
che dirige l’orchestra ma non sempre è invulnerabile.
Come finisce e dove ? A Belgrado, con la vendetta di…
Che scoprirete leggendo il libro.
Fonte:
Datasport.it
© 10 Marzo 2016
Fotografie: Sport.virgilio.it © Absolutely Free Editore
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Librangolo.altervista.org ©
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La partita del diavolo
Bruxelles, Heysel 29 maggio 1985.
Gli inglesi attaccano, la rete cede, il muro crolla.
Avviene in pochi minuti e sembra frutto di un'atroce
fatalità, del caso, dell'incoscienza umana. E se non
fosse così ? Se dietro si nascondessero un disegno
preciso, una regia, un sistema di poteri interessato a
un epilogo tragico ? È questo il complesso panorama che
gli autori scoprono lentamente raccontando di un uomo e
una donna, esponenti del teppismo da stadio italiano,
che vengono ingaggiati per creare incidenti prima di
Juventus-Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. È la
storia di un piano, di una fuga, di un tentativo di
redenzione, di un grande amore narrata a due voci e
intrecciata al resoconto di quei giorni, riportato dai
servizi giornalistici, dalla polizia internazionale, dai
sopravvissuti. Un frenetico viaggio alla scoperta del
lato oscuro del calcio., il muro crolla. Avviene in
pochi minuti e sembra frutto di un'atroce fatalità, del
caso, dell'incoscienza umana. E se non fosse così ? Se
dietro si nascondessero un disegno preciso, una regia,
un sistema di poteri interessato a un epilogo tragico ?
È questo il complesso panorama che gli autori scoprono
lentamente raccontando di un uomo e una donna, esponenti
del teppismo da stadio italiano, che vengono ingaggiati
per creare incidenti prima di Juventus-Liverpool, finale
di Coppa dei Campioni. È la storia di un piano, di una
fuga, di un tentativo di redenzione, di un grande amore
narrata a due voci e intrecciata al resoconto di quei
giorni, riportato dai servizi giornalistici, dalla
polizia internazionale, dai sopravvissuti. Un frenetico
viaggio alla scoperta del lato oscuro del calcio.
Fonte:
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© 5 giugno 2015
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La partita del
Diavolo" : una nuova ipotesi sulla tragedia dell'Heysel
di Michela Cuppini
Il libro (Absolutely Free editore) espone
attraverso le voci degli autori, Roberto Renga e Chiara
Bottini, una moderna tesi sullo sfondo della tragedia di
Bruxelles: la presenza di un sistema di potere politico
ed economico interessato ad un tragico finale.
ROMA
- Amore, violenza, omicidi e giochi di potere: il tutto
sullo sfondo di una tragedia. La tragedia. Quella del 29
maggio 1985. Dell'indimenticato Heysel. A trent'anni
dall'anniversario di quel maledetto giorno che vide tra
le 39 vittime, 32 italiani, Roberto Renga e Chiara
Bottini ne "La partita del Diavolo", ripercorrono con
grande lucidità gli eventi, passando da una città
all'altra, in una storia che si muove prima, durante e
dopo i drammatici fatti della finale di Coppa dei
Campioni tra Liverpool e Juventus. Nello stadio di
Bruxelles uno degli avvenimenti più sconvolgenti della
storia del calcio. Gli hooligans inglesi prendono
d'assalto il Settore Z, quello riservato ai tifosi
juventini, costringendo gli italiani ad ammassarsi
contro un muro, al lato opposto dalla curva occupata dai
sostenitori del Liverpool. Ma accade l'imprevedibile. Il
muro non resiste al troppo peso e crolla. C'è chi si
lancia nel vuoto per evitare di rimanere schiacciato e
chi cerca di scavalcare in altri settori. Ma ci sono
soprattutto le vittime, persone intrappolate, calpestate
e uccise nella folle corsa verso la salvezza. Gli autori
avanzano un'ipotesi: E se tutto questo non fosse una
casualità, ma il frutto di un piano studiato nei minimi
particolari ? E se dietro la strage si nascondesse un
sistema di poteri interessato ad un atroce finale ? In
un noir a due voci, una maschile e una femminile, viene
raccontata la storia di una coppia di teppisti da stadio
italiani, arruolati per provocare gli inglesi e
spingerli ad attaccare i propri connazionali proprio
durante la finale di Coppa. Si tratta di un vero e
proprio viaggio alla scoperta del lato oscuro del
calcio: di un mondo governato da interessi economici e
politici che si muovono attraverso il potere della
"folla", protagonista indiscussa del racconto. Perché:
"E' in curva che si trovano i soggetti più molli, più
deboli, quelli che ti porti dietro con un fischio o
offrendo un ruolo, uno qualsiasi". Una folla che diventa
sinonimo di violenza, di passaggio distruttivo che nulla
lascia se non morte e distruzione. Una brutalità che
stride con i valori dello sport. Perché "il calcio è
solo una scusa".
Fonte:
Repubblica.it ©
28 maggio 2015
Video: Teletruria
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"La partita del
diavolo", presentazione questa sera alla ex Bastanzetti
Questa sera alle 18 presentazione Libro "La
Partita del Diavolo", di Roberto Renga e Chiara Bottini
con gli interventi di Enzo Bucchioni, Ilario Castagner e
Roberto Pruzzo, organizzato dall’associazione Amici
della Musica Arezzo.
La
Partita del Diavolo, è il titolo del libro di Roberto
Renga e Chiara Bottini, edito da Absolutely Free.
Parlare. Un noir freddo, lucido e passionale per
riportare alla memoria la finale di Coppa dei Campioni
allo stadio dell’Heysel. Dedicato a Roberto Lorentini,
che in una notte di campioni morì tendendo la mano a un
ragazzo. Parlare ancora e ancora dell’Heysel significa
riportare alla mente una tragedia che però, trattandosi
di una partita di calcio, così come altri eventi del
genere, sembrano definirsi come un evento luttuoso di
pochi. In realtà la violenza negli stadi, così come in
tutte le sue forme, deve trovare la parola fine.
Ricordare proprio per tenere presente quanto dolore e
quanta bruttezza tutto ciò ha generato e tutt’oggi
genera. Heysel Maggio 1985. Da un paio di anni, per
strade e percorsi tutti diversi tra loro, ci siamo
ritrovati in un circuito di amici e conoscenze che
stavano inconsapevolmente condividendo uno stesso
obiettivo. In nome di questa amicizia, sebbene del tutto
personale, non nascondo che come associazione a volte si
possa prestare il fianco e il supporto ad un tema così
diverso dal proprio, il calcio, ma che merita per i
valori che qui si rappresentano di essere condivisa e
partecipata. Ricordare per dire mai più.
Fonte:
Arezzonotizie.it
© 20 maggio 2015
(Testo
©
Fotografia)
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"La partita del
diavolo" alla Casa dell’Energia
Mercoledì 20 maggio alle 18 alla Casa
dell’energia, organizzata dagli Amici della Musica di
Arezzo, presentazione del libro di Roberto Renga e
Chiara Bottini "La partita del diavolo" (Absolutely Free
Editore, 2015).
Insieme
ai due autori, che nel loro libro si confrontano con il
ricordo della tragedia dell’Heysel trasportandolo sul
piano del romanzo noir sperimentale e attirando il
pubblico su una storia "altra", surreale, violenta,
verosimile, intervengono Ilario Castagner, allenatore di
calcio del Perugia "dei miracoli", Roberto Pruzzo, ex
centravanti di Genoa e Roma, Enzo Bucchioni, direttore
del Quotidiano Sportivo, Andrea Lorentini, presidente
dell’Associazione vittime dell’Heysel, il giornalista
Francesco Caremani e lo scrittore Riccardo Gambelli.
Modera l’incontro Marco Caneschi, letture di Alessandra
Bedino. Esponenti del teppismo da stadio italiano
vengono ingaggiati per creare incidenti prima di
Juventus-Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Una
serrata narrazione a due voci intreccia un terribile
resoconto di quei giorni alla scoperta del lato oscuro
del calcio con un "cuore di tenebra" nei Balcani.
Roberto Renga, autore e giornalista, conta, fra le
innumerevoli partite, sei Mondiali da inviato e segue la
Nazionale, senza tregua, dagli Europei del 1980. Ha
cominciato a La Nazione di Perugia, è passato poi a
Roma: Paese Sera prima, quindi Il Messaggero. Il suo
libro "Una Storia Nazionale" racconta i retroscena del
calcio da chi li ha vissuti in prima persona. Chiara
Bottini, consulente, autrice, blogger e juventina.
Capisce la regola del fuori gioco e non passa davanti
allo schermo se qualcuno sta guardando una partita.
L’Heysel l’ha vissuto attraverso il racconto di un
amico, sopravvissuto per miracolo. Ha deciso di andarci
di persona attraverso i protagonisti de "La partita del
diavolo".
Fonte:
Arezzonotizie.it
© 19 maggio 2015
Fotografia:
Absolutely Free Editore
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"La partita del
diavolo": il noir della mancata memoria
di Emanuela Cerri
Chiara Bottini e Roberto Renga hanno scritto un
libro che vi consigliamo. Un noir freddo, lucido e
passionale per riportare alla memoria la finale di
Champion's allo stadio dell'Heysel. Una tragedia
italiana, non juventina.
Nel
periodo delle classifiche di libri da leggere sotto
l'ombrellone mi sento di consigliarvene uno in
particolare. Un libro atipico, un libro del tutto
atipico, a partire dai suoi due autori. Un libro che
dovrebbe essere letto. Roberto Renga, elegante
giornalista sportivo e Chiara Bottini, formatrice
aziendale con un'anima (bellissima) da scrittrice
appassionata che, prima di questo romanzo (il suo primo,
mentre si tratta del terzo per Renga) si poteva leggere
soltanto distillata in shottini da 140 caratteri su
Twitter (@nonvedi). I due si sono conosciuti proprio tra
un tweet e l'altro e da qui l'idea di questo noir a due
voci, una maschile e una femminile, due voci che
raccontano una loro storia di violenza, botte, amore,
sangue, ai margini della quale, in un crescendo, si
affiancano le vicende di quella notte dentro le mura
dell'Heysel. Una storia vera ai margini di una storia di
finzione, un calembour letterario che funziona, che non
grida ma pungola, che non accusa ma riporta alla mente.
Perché questo è importante. Riportare alla mente un
fatto "grosso", grosso come la bomba fascista sull'Italicus,
grosso come il disastro di Ustica, ma che, pare, non
abbia la stessa dignità di diventare ricordo da ferita
italiana di serie A. Voi ve lo ricordavate ? Io ne ho un
vago ricordo da bambina di 8 scarsi dell'epoca che
ricorda brandelli di telegiornali e quotidiani con foto
in bianco e nero che al babbo facevano venire i
lucciconi di lacrime agli occhi a guardarle, e quello
era il mio metro di paragone della gravità di un fatto.
Heysel, maggio 19855. Chi è il Diavolo della finale di
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool giocata
nello stadio Heysel di Bruxelles nella primavera dell'85
? Il Diavolo è nella scelta di uno stadio fatiscente non
adatto ad ospitare una finale di quel calibro, il
Diavolo è in quel settore dove gli italiani credevano di
poter stare e invece non era riservato a loro, il
Diavolo è nella pochissima polizia destinata a
quell'evento, ma tanti erano in ferie perché poco prima
c'era stata la visita del Papa e chi si aspettava che
servisse così tanto spiegamento di forze per una partita
di pallone ? Il Diavolo è soprattutto, però, nei cori
contro le vittime di quella strage che per 29 anni hanno
rimbombato negli stadi contro la Juventus, cori mai
sanzionati se non negli ultimi tempi. Cori rivolti alla
Juventus senza pensare che tra quei morti c'erano anche
tre interisti, c'erano anche persone di altre
nazionalità. In questo libro dalla lunga gestazione -
"Non riuscivamo a trovare un tono che non fosse
irrispettoso", dice Chiara in conferenza stampa - tante
cose sono forzatamente surreali, non doveva essere vero
ma verosimile, e la speranza è che non possa essere
vissuto come una tragedia juventina. Chi allo stadio
inneggia all'Heysel, chi inneggia a Pessotto o alla
strage di Superga è gente ignorante, che ignora quel
tipo di dolore sordo e cieco, che non sa cos'è il tifo
vero e pulito. E' per questo che questo libro va letto,
regalato, che dell'Heysel bisogna parlare, non per
commemorare, ma per evitare di ripetere. "Roberto
Lorentini, che in una notte di campioni morì tendendo la
mano a un ragazzo. A suo padre, a suo figlio". Questa è
la dedica d'apertura del libro per Roberto Lorentini,
che muore dopo aver messo in sicurezza il babbo, muore
per salvare il più piccolo tra le vittime di quella
carneficina, ma adesso è solo una medaglia d'argento
alla memoria. Un eroe da medaglia d'argento, l'ennesimo
scherzo macabro della mancata memoria dei tanti soggetti
che vogliono dimenticare.
Fonte:
Pianetadonna.it
© 13 maggio 2015
Fotografie: Absolutely Free Editore
© Goal.com
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"La partita del diavolo":
storia della più grande tragedia del calcio italiano
di Giuseppe Di Chiera
Roberto Renga e Chiara Bottini raccontano la finale
dell’Heysel fra Liverpool e Juventus.
Potrebbe
essere il libro dell’estate, uno di quelli da leggere
sulla spiaggia sotto l’ombrellone, ma sarebbe riduttivo,
perché "La Partita del Diavolo" (Absolutely Free
Editore, 14 euro) è molto di più. E’ la storia di
qualcosa che con il calcio non ha nulla a che fare, ma
che dal calcio nasce e dipende, un racconto che sebbene
lo si voglia legare al destino di una sola tifoseria -
quella della Juventus - in realtà incrocia i percorsi di
una tragedia che riguarda tutta l’Italia. Questa storia
di calcio, ma anche e soprattutto di vita, la raccontano
- bene - Chiara Bottini e Roberto Renga che nelle 184
pagine che compongono il libro tracciano la storia -
fantasiosa - di due eventuali protagonisti di quel
giorno e del diavolo che da Belgrado avrebbe diretto il
loro percorso.
Senta Renga apro citando parte
della nota introduttiva che accompagna il libro "I più
giovani non sanno, altri hanno dimenticato o fanno finta
di dimenticare. Crediamo, invece, che tutti dovrebbero
conoscere una tragedia italiana, non juventina, come
pensano quelli che ogni domenica, senza rendersi conto,
ne auspicano una rievocazione". Iniziamo da qui, allora:
come racconterebbe a un ragazzo, che all’epoca non era
nato, i fatti dell’Heysel ?
"L'Heysel, la più grande
tragedia del calcio italiano. Trentanove persone a
Bruxelles, in uno stadio vecchio e cadente, vennero
travolte e uccise da teppisti inglesi. Ventinove vittime
nostre, non juventine".
Scorrendo le pagine, resta difficile dare una
definizione di appartenenza al libro. Il racconto che
accompagna il lettore si divide infatti fra giallo,
cronaca nera e romanzo di formazione in un unico e
contiguo percorso. Come lo definirebbe Lei ?
"In una parola ? Romanzo, dove vita, amore, morte e
violenza si rincorrono. Un modo per far conoscere
l'Heysel a chi l'ignora. La Partita del Diavolo è stato
scritto per questo".
C’è un passaggio del libro in cui uno dei due
protagonisti racconta le sue esperienze allo stadio con
il padre, da piccola. Cito: "Quando esplodeva una bomba
carta mio padre mi copriva le orecchie e io ne restavo
frastornata, ma ero con lui, era tutto un gioco e mi
sentivo al sicuro, quindi ridevo anche se ero
terrorizzata…". Una immagine drammaticamente
attuale se si pensa - fra le molte foto recenti - al
derby di Torino.
"Le pagine scritte da Chiara
Bottini. Bellissime, intense, direi. Ho avuto la fortuna
di lavorare con una coautrice straordinaria e
trascinante. Vero, quelle pagine sono più che mai
attuali. Come il resto".
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Senta Renga, a distanza di 30
anni da quella partita, ancora in molti si chiedono se
continuare a giocare sia stata la scelta più corretta.
Lei che idea si è fatto ?
"Si doveva giocare. In caso contrario ci sarebbe stata
la caccia all'uomo".
Era il 3 gennaio 2013 e in un tweet, dopo l’ennesimo
episodio di violenza negli stadi - gli insulti razzisti
a Boateng in Pro Patria vs Milan - Lei scriveva "Cori
sull'Heysel, su Pessotto, su Paparelli e mille altri ?
Cori di razzisti ? Striscioni offensivi ? Ci si ferma e
basta".
"Certo, lo pensavo e lo penso.
Stop. Ma in caso di vittime ed eventuali ritorsioni si
va avanti, per limitare i danni".
Mi corregga se sbaglio. Lei a quella partita fra
Liverpool e Juventus resta legato anche per un aneddoto
che avrebbe dovuto vederla presente sugli spalti,
rinunciando invece all’ultimo minuto.
"Verissimo. Ero accreditato per la finale, ma il
manifesto mi bloccò. Mi parve di vedere sangue sopra il
bianco e nero. Seguii la partita dalla Tv. Lavoravo a
Paese Sera, allora".
Senta chiudiamo con un ricordo: all’interno del libro
c’è una storia nella storia che si racchiude nella
dedica iniziale a "Roberto Lorentini, che in una notte
di campioni, morì tenendo la mano ad un ragazzo".
"Roberto aveva trentuno anni ed era medico di Arezzo.
Era salvo. Vide un bambino in difficoltà, si fermò per
aiutarlo, venne ucciso. Solo medaglia d'argento. Un
eroe, per me. Il libro è dedicato a lui".
Fonte: Gazzettaregionale.it
© 11 maggio 2015
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Libri, è uscito "La partita del
diavolo"
Renga racconta l’Italia teppistica
e violenta del 1985 partendo dall’Heysel.
Si tratta di un noir, una storia
d'amore, ma anche un realistico spaccato dell'Italia
teppistica e violenta del 1985 scritto insieme a Chiara
Bottini. Verrà presentato domani (libreria Arion, via
Cavour 255) il romanzo "La partita del diavolo", scritto
da Roberto Renga e Chiara Bottini. Un noir, una storia
d’amore, ma anche un realistico spaccato dell’Italia
teppistica e violenta del 1985. La storia, fantasiosa e
no, parte dall’Heysel, una tragedia con trentanove
vittime verificatisi esattamente trenta anni fa, il 29
maggio per l’esattezza. I protagonisti del romanzo sono
due teppisti da stadio italiani, pagati per creare
incidenti. Il diavolo si trova a Belgrado ed è lui a ad
accendere il fuoco della violenza ovunque. Dopo
l’Heysel, la fuga dei "nostri", gli omicidi, il
nascondiglio ad Amburgo, l’amore, il finale degno di un
film di Kubrick, il colpo di scena legato all’ultimo
sparo. Uno sviluppo che permetterà ai più giovani di
avvicinarsi alla più grande tragedia che ha toccato il
nostro calcio e che non riguarda solo tifosi della
Juventus, ma tutti. Il libro è scritto come una
sceneggiatura cinematografica e non ci sono nomi. Solo
alcune delle novità che potrete trovare, in tutte le
librerie, nelle 184 pagine edite da Absolutely Free
Editore, al prezzo di 14 euro.
Fonte:
Forzaroma.info
© 6 maggio 2015
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Ilfaroonline.it
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BUON VIAGGIO, ROBERTO
IL
RICORDO - Addio alla super penna perugina dello sport
nazionale e mondiale: Roberto Renga. Per vent'anni
cronista degli Azzurri. Massimo cordoglio da parte del
Gruppo Umbro dell’Ussi, dell’Ordine dei Giornalisti
dell’Umbria e dell’Associazione stampa Umbra.
Addio
alla grande firma perugina dei più importanti eventi
sportivi: dai mondiali di calcio, olimpiadi, coppa
America e per vent’anni la Nazionale italiana. E'
deceduto all'età di 76 anni, dopo una lunga malattia, il
perugino Roberto Renga, autentico fuoriclasse del
giornalismo sportivo locale e nazionale. Lascia due
figli, Lorenzo che è musicista e Francesco, segretario
dei nerazzurri del Latina Calcio in serie C, oltre alla
moglie Eleonora e alla sorella Gabriella. Massimo
cordoglio da parte del Gruppo Umbro dell’Ussi,
dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria e
dell’Associazione stampa Umbra. "Con Roberto se ne va un
altro maestro del nostro giornalismo, chi ha lavorato
con lui lo ricorda magari inflessibile ma capace di
valorizzare un collega con un sorriso o una battuta e
senza mai salire in cattedra": hanno scritto le
associazioni dei giornalisti.
LA SUA CARRIERA -
Iniziò nei primi anni Settanta come
collaboratore alla Nazione con Bruno Brunori e fu capace
di mettersi in mostra già al primo servizio, una
memorabile intervista-fiume a Guido Mazzetti che non era
soddisfatto della campagna acquisti del Perugia. Divenne
subito collaboratore fisso de La Nazione tra Città di
Castello e Perugia e dopo tre anni passò al nascente
Paese Sera, dove era il numero tre della redazione con
Riccardo Minuti e Mario Pistellini. All’epoca si mise in
mostra come giornalista sportivo insieme a Lanfranco
Ponziani de Il Messaggero, che era di due anni più
giovane ma con lui aveva molto in comune, tra cui una
visione moderna e alta del mestiere di giornalista e
l’essere innamoratissimi della città di Perugia che a
quei tempi diveniva sempre più aperta e internazionale.
Vogliosi di esplorare il mondo, entrambi accolsero
proposte professionali fuori regione. Renga fu chiamato
a Roma da Ennio Palocci, capo dello Sport di Paese Sera,
dove si impose seguendo la Lazio e lavorando in
redazione. Vi rimase fino alla chiusura del giornale,
poi riaperto come cooperativa, dando l’anima e lanciando
anche tanti giovani tra cui Stefano Boldrini. Nell’84
cedette alla corte infinita di Gianni Melidoni e passò
al Messaggero, dove divenne la prima penna dello Sport
nazionale: ha seguito sette Mondiali (tra cui quello in
Sudafrica che gli ispirò il libro “Ho ballato con
Mandela”, pubblicato da Absolutely Free), sette Europei,
due Coppe d’Africa, una Coppa America, le Olimpiadi in
Australia e per vent’anni la Nazionale italiana, campo
nel quale non temeva rivali. Fino alla fine dei Duemila
ha continuato a collaborare con il Messaggero aumentando
la sua presenza nelle radio, in particolare la
seguitissima Radio Radio di Roma, nel 2016 si ricorda
anche una fugace esperienza a titolo gratuito da capo
ufficio stampa del Perugia Calcio, tanta era la sua
passione per i colori biancorossi che in cinquant’anni
mai ha smesso di seguire.
Fonte:
Perugiatoday.it
© 11 settembre 2022
Fotografie:
Virgiliosport.it
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