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Sala Consiliare Palazzo di Città
e
Altri Luoghi
Torino
17/19.06.1985 |
Cerimonie Istituzionali in Memoria della
Strage dello Stadio Heysel |
"Viaggio di Pace e
Riconciliazione delle Autorità Civili e
Religiose" |
Commemorazione a Cura delle
Città di Liverpool
e Torino |
Con la Partecipazione
della Juventus Football Club |
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Heysel, il
comune dolore che unì le città di Liverpool e
Torino
di Pier
Giuseppe Accornero
Il racconto
della drammatica notte di Bruxelles e gli
spiragli di umanità nella chiesa subalpina della
metà degli anni Ottanta. Un incontro di
riconciliazione e preghiera nel giugno 1985 con
il cardinale Ballestrero, l'opera di mons.
Peradotto e la presenza in città
dell’arcivescovo cattolico mons. Derek Worlock,
il vescovo anglicano David Sheppard.
"Poche ore
dopo la tragedia allo stadio Heysel di
Bruxelles, da Liverpool cercarono l’arcivescovo
cardinale Anastasio Alberto Ballestrero. Essendo
a Roma per l'assemblea della Cei (della quale
era presidente 1979-1986 NdR), i contatti con
Torino vennero avviati con il vicario generale.
Le telefonate furono parecchie per esprimere, a
nome nella comunità di Liverpool, l'amarezza per
il doloroso episodio". Con lo scrupolo del
cronista di vaglia, mons. Franco Peradotto,
vicario generale, raccontò il retroscena dello
straordinario "incontro di riconciliazione" a
Torino, dove il 18 giugno 1985 giunse una
delegazione di Liverpool dopo la sciagurata
notte dell'Heysel, dove 30 anni fa, la sera del
29 maggio 1985, si disputò la finale di Coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool e dove
centinaia di tifosi inglesi ubriachi diedero
l'assalto al settore dove erano asserragliati
gli italiani. Una carneficina: 39 morti di cui
32 italiani, un inglese, belgi e di varie
nazionalità. La delegazione di Liverpool era
composta da 29 persone: amministratori della
città; deputati laburisti, conservatori,
liberali; responsabili delle due squadre di
calcio Liverpool ed Everton; rappresentanti
delle tifoserie; l’arcivescovo cattolico mons.
Derek Worlock, il vescovo anglicano David
Sheppard. Era stato Worlock all'inizio di giugno
a muovere i primi passi e trovò grande
disponibilità in Peradotto: "La prima
telefonata, a nome dei tre vescovi ausiliari,
per dirci che a Liverpool si stava predisponendo
una celebrazione di suffragio". Si realizzò così
l’"incontro di pacificazione". "Non possiamo
riparare il male che è stato fatto ma cominciamo
a costruire un ponte di solidarietà e di pace
tra Liverpool e Torino" disse appena sbarcato a
Caselle, Hugh Dalton, presidente del Consiglio
comunale. Aggiunse l’anglicano Sheppard:
"Vogliamo condividere con la gente di Torino il
nostro dolore. Abbiamo provato un grande senso
di partecipazione al dolore degli italiani". Per
mons. Worlock "è un'occasione per incontrare la
gente di Torino e per ribadire la comune volontà
di opporci con tutte le forze a ogni forma di
violenza, specie negli stadi". La delegazione fu
ricevuta a Palazzo di Città. Nella Sala Rossa i
discorsi di condanna della violenza dei tifosi
che, ubriachi di birra e di fanatismo,
provocarono l'immane tragedia, come disse il
sindaco di Torino Giorgio Cardetti: "Il massacro
ha visto il prevalere della volgarità e della
stupidità in una situazione in cui nulla è
rimasto del senso dell'agonismo sportivo come
affermazione di abilità e bellezza, di eleganza
e stile. La vera Liverpool siete voi che rendete
omaggio alle vittime e chiedete scusa". Nobile
il saluto del presidente del Consiglio comunale
Dalton: "È difficile descrivere il senso di
desolazione e dolore che pervade gli animi in
ogni strato della nostra comunità".
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Elevato
l'intervento di Worlock: "Veniamo in spirito di
fratellanza a esprimere il nostro rammarico per
il coinvolgimento dei nostri concittadini nella
morte dei vostri concittadini".
La sera
della tragedia le due Cattedrali, cattolica e
anglicana, "si riempirono di migliaia di persone
in lacrime e preghiera". Mons. Peradotto parlò
di "coraggioso e generoso gesto di fraternità e
di serenità" e insistette "sulla necessità di
educare i giovani a un sano modo di intendere e
vivere l’agonismo sportivo e il sostegno alla
squadra del cuore". Uno dei momenti più
commoventi fu quando Dalton, lasciando i fogli
del discorso, si rivolse alla vedova di
Gioacchino Landini, uno dei tifosi juventini
periti. La donna piangeva nei banchi del
Consiglio comunale, accanto a un congiunto e al
vicario generale Peradotto: "Signora Landini,
niente può cancellare i fatti di quella sera.
Purtroppo non possiamo restituire la vita a suo
marito. Noi di Liverpool siamo a Torino per
offrire la nostra amicizia. Questo era il modo
migliore per esprimere sentimenti di tristezza,
di cordoglio, di mestizia da allargare a tutti
coloro che hanno sofferto per i morti e i
feriti". La signora rappresentava le 32 famiglie
italiane che avevano perso un congiunto. Dopo la
cerimonia un uomo e una ragazza abbracciarono,
sullo scalone del palazzo comunale, John Welsh,
al quale poco prima il sindaco Cardetti aveva
consegnato il sigillo, simbolo della città.
L’uomo era Arnaldo Bonomi, giunto con la figlia
da Rovigo per dire grazie a John al quale il
tifoso juventino doveva la vita. La sera del 29
maggio "ero schiacciato da tutte le parti e tu
hai tentato una prima volta di tirarmi fuori.
Non ci sei riuscito, ma non hai desistito e mi
hai salvato al secondo tentativo, un attimo
prima che fossi travolto dalla caduta del muro".
Poi gli incontri con la stampa e in Galleria San
Federico, dove c’era la sede della Juventus. Il
19 giugno, vigilia della solennità della
Consolata, patrona della diocesi, l’incontro più
popolare, perché aperto al popolo. Presiedette
la Concelebrazione l’arcivescovo Worlock, che
parlò italiano con simpatico accento inglese.
Assistettero il cardinale Ballestrero e il
vescovo anglicano Sheppard. Nell’omelia Worlock
disse: "Questo incontro non è facile, ma porta
molta consolazione. Siamo venuti a esprimere le
condoglianze per i morti e gli auguri ai feriti
e siamo felici di incontrarvi nel santuario
della Patrona. La nostra speranza è che dalla
sciagura di Bruxelles possa nascere un
insegnamento di carità, speranza, impegno contro
la violenza, riconciliazione e pace".
Ballestrero disse poche parole: "Questo momento
ha bisogno di silenzio per fare spazio alla
grazia del Signore nel cuore dell'uomo".
Commentò l’arcivescovo cattolico Worlock: "Ci
avevano detto che Torino è una città fredda.
Invece abbiamo trovato un grande calore che ha
facilitato la missione di riconciliazione.
Torino è magnifica".
Fonte:
Lavocedeltempo.it © 26 maggio 2015
Fotografie: Hurrà
Juventus © L'Unità © Lavocedeltempo.it ©
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Gemellaggio
Torino - Liverpool
TORINO - "Un
gemellaggio" tra Torino e Liverpool è stato
proposto dal vice sindaco della città inglese,
Derek Hatton, prima di ripartire per la Gran
Bretagna dopo la visita di riconciliazione
compiuta da una folta delegazione di Liverpool a
Torino. Nel corso di una conferenza stampa cui
hanno partecipato solo gli esponenti laburisti
della delegazione inglese, Hatton ha
sottolineato "il buon esito della visita che il
premier Thatcher aveva invece definito
inopportuna", affermando che tra
l’amministrazione torinese e quella della città
inglese si erano riscontrate significative
"convergenze sul da farsi per sconfiggere le
cause che stanno alla base della violenza, allo
stadio e nella società". Richard Owens, "charmain"
delle Trade Unions della regione di Liverpool ha
aggiunto di aver avuto incontri importanti con
rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil con cui "è stato
avviato un rapporto che speriamo dia buoni
frutti nei prossimi mesi. D' altra parte i
problemi di Liverpool sono simili a quelli di
Torino, anche se più drammatici: a Torino c’è
una disoccupazione giovanile del 30 per cento,
nella nostra città del 60. E' questo il nemico
più difficile da battere". Commenti positivi
alla giornata torinese hanno espresso anche i
due vescovi di Liverpool, David Sheppard
(anglicano) e Derek Worlock (cattolico).
"Portiamo il messaggio di solidarietà, pace e
riconciliazione - hanno detto all' aeroporto - e
pensiamo che questa visita contribuisca a
stabilire un grande ponte tra Liverpool e
Torino". La delegazione è ieri rientrata in
Inghilterra, ma prima ha voluto invitare per una
visita a Liverpool il consiglio comunale, il
sindacato e rappresentanti della chiesa
torinese.
Fonte:
La
Repubblica © 20 giugno 1985
Fotografie:
L'Unità © GETTY IMAGES © (Not
for commercial use)
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La
delegazione inglese è ripartita questa mattina
da Caselle
Liverpool,
abbracci e arrivederci
Una giornata
intensa per riconquistare un'amicizia.
L'aereo
della pace è decollato da Caselle alle 9.45,
riportando in patria la delegazione di
Liverpool. Poco prima della partenza c'è stato
ancora un incontro con i giornalisti, per un
bilancio conclusivo. Tutti hanno espresso
soddisfazione e gratitudine per l'accoglienza
ricevuta da parte dei Torinesi: "Ora fra le
nostre città si è aperto un rapporto
particolare, che dobbiamo proseguire in futuro".
Il "ponte" che è stato riaperto fra Torino e
Liverpool dovrà essere percorso con sempre
maggiore frequenza", ha detto il co-sindaco
Derek Hatton, riferendosi anche a una proposta
di gemellaggio. Il primo ministro inglese,
Margaret Thatcher, aveva espresso perplessità
sulla "missione di riconciliazione", decisa
dagli amministratori di Liverpool. "Ha detto che
non era ancora il momento, ma avrebbe dovuto
essere qui per vedere la risposta entusiasta dei
Torinesi di ogni classe sociale, ma soprattutto
della Torino operaia, alla nostra visita", ha
sottolineato Hatton, con pizzico di malcelato
orgoglio" laburista di fronte al leader
conservatore. I problemi "simili" di Torino e
Liverpool (entrambe città industriali oggi in
crisi, con elevati tassi di disoccupazione,
mancanza di case, criminalità giovanile)
"possono fare da sfondo a una futura
collaborazione nella ricerca delle giuste
soluzioni". In questa direzione "molto cordiale"
è stato ieri l'incontro fra i delegati
laburisti, una rappresentanza di Cgil Cisl e Uil
e del Pei, che a settembre, è stato annunciato,
restituirà la visita. "Commozione e felicità"
per il calore che ha circondato la presenza
religiosa: "Torniamo a casa con questi preziosi
regali di Torino", ha affermato infine
l'arcivescovo cattolico di Liverpool, Derek
Worlock.
Fonte:
Stampa Sera © 19 giugno 1985 (Testo
© Fotografia)
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Pace
è fatta: "Abbiamo perso tutti"
di Salvatore
Tropea
TORINO - La
riconciliazione c'è stata ma il cammino verso la
vittoria dello sport sulla violenza è ancora
lungo e tortuoso. Torino e Liverpool hanno fatto
pace dopo la guerra non dichiarata che si è
scatenata lungo le gradinate dello stadio Heysel
di Bruxelles la sera del 29 maggio. Tra strette
di mano, espressioni di cordoglio, buoni
propositi e qualche lacrima, le due città hanno
tentato di fugare le ombre di un conflitto che
ha rischiato di degenerare in anacronistico
razzismo anti inglese e anti italiano.
Nonostante la coreografia deamicisiana, la
"giornata della solidarietà" non è andata oltre
il ravvedimento delle autorità di Liverpool. Si
è avuta quasi la sensazione che dovesse
prevalere un sottile tentativo di rimuovere i
problemi legati alla notte di Bruxelles.
Probabilmente non era la sera adatta per una
serena meditazione sulla quale ha finito col
prevalere la retorica del pentimento e del
perdono. Il singolare meeting tra Torino e
Liverpool è cominciato alle 10.30 di ieri tra i
velluti e gli stucchi della Sala Rossa che
normalmente ospita il Consiglio comunale. Alla
vigilia si era temuto per qualche gesto di
intemperanza nei confronti degli ospiti inglesi,
ma la polizia, mobilitata in massa, ha avuto
poco da fare. Torino ha civilmente applaudito
gli amici di Liverpool, dimostrando di non
confonderli con un manipolo di "Hooligans". Il
sindaco di Torino, Giorgio Cardetti, appena
entrato in aula, si è recato a stringere la mano
alla moglie e al fratello di Gioacchino Landini,
il torinese morto a Bruxelles; il suo collega di
Liverpool, Hugh Dalton, li ha abbracciati e
baciati. Poi i discorsi, sotto l’imperversare
dei flash e dei fotografi. "Pur se divisi da
interessi così diversi" ha esordito Dalton
rivolto a Cardetti "ci presentiamo a lei uniti
da un comune proposito. La preghiamo, a nome
della popolazione di Liverpool, di accettare l'
espressione della pena e della tristezza che
invadono i nostri cuori al ricordo dei morti e
dei feriti della strage di Bruxelles. Speriamo
che la nostra venuta sia un modo più eloquente
per comunicarle una parte di quel sentimento di
mezzo dolore e di mestizia che noi tutti
proviamo". Il sindaco di Torino, dopo aver
ricordato la severa presa di posizione del
governo inglese, si è soffermato sulla
responsabilità collettiva: "Quella" ha detto "di
non aver saputo evitare che, intorno a fenomeni
come quello dello sport di massa, si creino
stati di fanatismo aberrante dietro cui ci sono
sempre situazioni di forte malessere sociale e
di incultura, che non giustificano certo il
teppismo vandalico, ma che pongono a tutti il
dovere morale di operare perché vengano
rimosse". Cardetti ha approvato la decisione
assunta dalla Football Association di vietare
alle squadre inglesi di partecipare alle gare
europee nella prossima stagione, in contrasto
con quanto sostenuto poco dopo dal presidente
piemontese del Coni, Vittore Catella. Poi ha
sottolineato come, nonostante le deprecabili
scene di giubilo alle quali si sono abbandonati
alcuni tifosi torinesi per la vittoria della
Juventus, nessuno a Torino e in Italia ha
pensato di poter associare l' Inghilterra a un
gruppo di teppisti. "L' Inghilterra", ha detto,
"siete voi che avete chiesto di venire qui per
rendere omaggio alle vittime. Liverpool è John
Welsh che ha soccorso dei feriti italiani". Il
giovane Welsh è stato un po' l'eroe buono della
giornata. A lui è andata la simpatia della folla
che lo ha applaudito a lungo l’ uscita dal
municipio. Visibilmente commosso ha ricevuto dal
sindaco Cardetti il meritato sigillo della città
di Torino. Ma il suo momento è stato quello
dell' incontro con Arnaldo Bonomi, giunto dalla
provincia di Rovigo per ringraziare colui che
l’ha salvato nell' inferno di Bruxelles. La
conferenza stampa di mezzogiorno ha aggiunto
qualche variante stonata alla giornata degli
abbracci. Dalle autorità di Liverpool si è
appreso che, nonostante le cinquanta ore di
filmato in mano alla magistratura inglese
"ancora nessun tifoso è stato individuato" e che
se la sottoscrizione a favore delle vittime ha
fruttato sinora solo nove milioni, pari a 17
lire per ogni abitante di Liverpool "ciò dipende
dal fatto che ancora l' operazione non è
conclusa". Era giusto assegnare la Coppa ed ha
fatto bene la Juventus ad accettarla ? "Certo" è
stata la risposta di Dalton. "Nello sport chi
vince prende le spoglie". Del resto l' incontro
con i dirigenti del club bianconero nel
pomeriggio ha confermato questa logica dello
sport innanzitutto. In un salone stracarico di
coppe - ma non c’era quella dei Campioni - il
presidente della Juve Boniperti, il suo vice
Vittorio Chiusano ed Edoardo Agnelli, assenti
tutti i calciatori, hanno ricevuto la
delegazione inglese. Il vice sindaco di
Liverpool Derek Hatton ha proposto una partita
amichevole a favore delle famiglie delle
vittime. Il giovane Agnelli ha detto che la cosa
sarà valutata, tenendo conto delle decisioni
dell' UEFA. A questo proposito Boniperti ha
lasciato capire che la Juventus farà alcuni
passi presso l' autorità calcistica per cercare
di rimuovere il divieto imposto alle squadre
britanniche. Dopo tutto tale sanzione rischia di
colpire in qualche modo anche i bianconeri.
Fonte:
La
Repubblica © 19 giugno 1985
Fotografie: Istitutosalvemini.it ©
Comune di Torino ©
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La solenne
concelebrazione alla Consolata con Ballestrero,
l'arcivescovo cattolico e quello anglicano di
Liverpool.
"Oggi la
strada della speranza arriva fino a Torino"
di Luisella
Re
Hanno
spiegato che nella loro città, dopo la visita
del Papa, la via tra le due cattedrali si chiama
così.
"Beati gli
afflitti perché saranno consolati, beati i miti
perché erediteranno la terra, beati gli
operatori di pace perché saranno chiamati i
figli di Dio..." Tra gli ori della Consolata,
ieri sera, nel corso della messa in cui
Liverpool e Torino si scambiano "un segno di
pace", si alzano le parole eterne della
speranza. All'altare, con il cardinale
Ballestrero e il vicario generale monsignor
Peradotto, l'arcivescovo Derek Worlock
incaricato di presiedere la cerimonia ed il
vescovo anglicano Sheppard, che si unirà in
preghiera alla folla dei fedeli che si
raggruppa, fittissima, sotto le navate. Tocca al
vicario generale il compito del primo saluto con
un'introduzione ripresa, frase dopo frase, dal
sottosegretario pontificio Peter Coughlan: ed è
una traduzione che assume, nel suo ritmo
ribadito e cadenzato, il valore di una reciproca
promessa, di uno scambievole impegno che suona
come un'eco di pace. Dice Peradotto: "A colei
che consola ricordiamo le famiglie che soffrono,
le famiglie che trepidano. Riuniti in questo
santuario che è il cuore della città, dove da
sempre i Torinesi sono abituati a scandire
momenti lieti e tristi, nei secoli, abbiamo
imparato qui ad amarci, a credere in un mondo
migliore. Come questa
sera, di fronte ai tormenti e alle ansie legate
alla tragedia di Bruxelles. Mentre, di fronte
all'affluenza di tanti giovani, ci è caro
ricordare l'anniversario ed il messaggio di Pier
Giorgio Frassati, il suo slancio per gli sport
della montagna e la sua carità verso le pene
umane". La folla risponde sommessa.
"Riconosciamo i nostri peccati. Signore, pietà".
E, concentrata ascolta l'omelia dell'arcivescovo Worlock che, approfondisce lo spirito di un
incontro "per tanti versi non facile, che oggi
ci unisce nella speranza della riconciliazione".
Precisa il prelato di Liverpool: "Prima della
cerimonia il vostro cardinale mi ha detto:
cattolici o no, cristiani o no, l'importante è
che tutti non dimentichiamo la nostra natura di
uomini con un cuore umano". E' in questa
prospettiva che tre anni fa, durante la sua
visita a Liverpool, il pontefice volle visitare
la chiesa anglicana prima di quella cattolica.
"Da allora la strada che unisce le nostre due
cattedrali si chiama Hope Street, via della
speranza - conclude l'arcivescovo, ricambiato da
un lungo applauso -. Ed è la stessa strada che
oggi, dal nostro paese, ci ha portato tra di
voi". Poi, le "intenzioni di preghiera" in cui
il vescovo anglicano ricorda, con le vittime di
Bruxelles, "chiunque soffre nel corpo e nello
spirito, quelli che piangono, quanti partecipano
o seguono lo sport". Mentre il cardinal
Ballestrero inviterà "alla concentrazione,
legata ad un impegno quotidiano, del silenzio e
del ricordo", sottolineando inoltre "la presenza
di tanti giovani cui auguriamo di costruire una
nuova civiltà dell'amore". Conclude il vescovo
Sheppard: "Vi abbiamo portato la mano tesa di
tanta nostra gente che ha partecipato con
sofferenza e amicizia al vostro dramma e vi
siamo grati per averla stretta, malgrado le
ferite che avrebbero potuto indurvi ad un senso
di rifiuto". Subito dopo, con il vescovo Worloch
ed il cardinale di Torino, impartirà in forma
solenne la benedizione. "Andate in pace". Sul
sagrato, cresce e si allarga una cascata di
applausi.
Fonte:
Stampa Sera © 19 giugno 1985
Fotografia: Tripadvisor.it ©
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John Welsh
il salvatore passa come in trionfo
Tutti gli
applausi della folla si sono concentrati su di
lui.
di Marco
Neirotti
Duecento
sulla piazza del municipio, in attesa di
qualcosa che ancora non sanno bene. Ma forse già
intuiscono che la loro risposta si chiama John
Welsh, l'Inglese che ha salvato otto italiani.
Per la gente che dalla strada assiste alla
giornata ufficiale è lui il simbolo della
riappacificazione, forse di una pace mai
battuta. Il pullman degli inglesi arriva
puntuale. Le 10. Adagio, senza sorriso,
attraversano la strada. Salgono. Prendono posto
nella sala rossa. Arrivano anche gli italiani,
siedono nei banchi di fronte. Da una parte
uomini mortificati, dignitosi. Dall'altra pochi
silenzi, un brusio continuo. Sono le 10,20: vola
persino una palla di carta. Sono le 10,27. Da
un'auto blu del Comune scendono la vedova e il
fratello di Giovacchino Landini, vittima del
massacro di Bruxelles. Siedono muti in prima
fila. Viene a salutarli mr. Hatton, vice
dirigente del consiglio comunale di Liverpool. A
lungo tra le sue la mano della donna. Comincia
l'incontro. E mentre vi sono parole di
"cordoglio e pace", in strada aspettano e
parlano. Dicono che "questo gesto non restituirà
le vittime, ma hanno fatto bene a venire", che
"non tutti hanno colpa degli orrori commessi da
bestie impazzite". Un urlo: "Si stringono la
mano fra sindaci e la gente non c'entra". Più
teso di tutti un giovane con le stampelle. E'
stato ferito nello stadio: "Questa visita non mi
fa guarire prima, è una buffonata". Perché è
venuto ? "Per vederli in faccia". L'ira si
smussa a mezzogiorno. Escono le prime persone.
C'è anche Arnaldo Bonomi, 49 anni, artigiano di
Fiesso Umbertiano, provincia di Rovigo. E' con
la figlia Roberta, cosi bella che giornalisti e
fotografi corrono a turno a intervistarla. Lui
vuole salutare John Welsh, che l'ha salvato. E
dire che la mattina ha faticato ad entrare
perché non aveva il pass. Ecco Welsh. Abbraccio,
foto, domande, racconti rivissuti
all'ossessione. Gli inglesi scendono in strada.
Folla. Sguscia un'auto blu: riporta a casa i
Landini. La gente s'accalca al pullman. Si alza
una voce, Romeo, 60 anni: "Signor Welsh, dica a
casa che gli italiani perdonano, perché siamo
esseri umani. Perdoniamo anche se là c'è il
sangue dei nostri morti. Per noi è lei che
rappresenta l'Inghilterra". Lui aspetta la
traduzione, poi alza il pollice dietro il
finestrino. Una donna gli offre fiori a nome dei
"disoccupati", stacca un biglietto della loro
associazione, costa 2.500 lire. Welsh lo compra.
Se ne va il pullman. Via Bertola, conferenza
stampa. Appuntamento per il pomeriggio. Le 16,
galleria San Federico, sede della Juventus. Tra
la gente passa un tizio con occhiali scuri. Un
ragazzo dice: "E' il terzino". E' Favero, e
passa come se non vedesse nessuno. Ma l'hanno
già dimenticato, chiedono: "Vengono tutti i
giocatori?". La folla cresce. S'infila tra
spalle e braccia un giovane alto, in blu,
capelli corti. Chiede "permesso". Edoardo
Agnelli sale al terzo piano, garbato e prudente
padrone di casa. Sono le 16.20, polizia e
carabinieri hanno creato un corridoio tra la
gente. Gli inglesi. Applauso contenuto. John
Welsh. Applauso fragoroso. Escono, le 17.15, ali
di folla sempre più fitte. In piazza San Carlo
auto di polizia e carabinieri. La radio annuncia
che "la Consolata è già piena". Più di mille
all'interno, altri sui marciapiedi. Vengono le
autorità, viene il questore, dr. Umberto
Catalano, che ha seguito con discrezione tutte
le fasi della giornata. Si ritrovano qui gli
stessi uomini del Primo Distretto di Polizia e
della compagnia San Carlo del carabinieri. Le
18.15, il pullman degli inglesi. Welsh sale la
scalinata, stanco, imbarazzato dagli applausi,
china la testa. Ma per Torino è lui l'immagine
della pace, lui che porta un "saluto a
disoccupati e cassintegrati di questa città che
ha tanti problemi, come tanti ne abbiamo noi".
Welsh, che tu voglia o no, sei il simbolo di
questo incontro. "No. Io non sono un simbolo. Ho
fatto quello che doveva essere fatto".
Fonte:
La
Stampa © 19 giugno 1985
Fotografia: Stampa
Sera ©
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Nel
pomeriggio incontro con i tifosi in Galleria San
Federico e poi nel Santuario.
Dalla
Juventus alla Consolata !
Boniperti:
"Spero che si possa disputare l'amichevole e
vengano rimossi i veti della UEFA" - Ballestrero:
"La maggior parte della delegazione non è
cattolica: ma la cosa più importante è che sono
uomini". Nella sede della Juventus, abbraccio
tra sportivi torinesi e di Liverpool.
A ricevere
la delegazione inglese Edoardo Agnelli,
Giampiero Boniperti, l'avv. Vittorio Chiusano,
lo staff quasi al completo del club bianconero,
con Ferrero di Ventimiglia, Cavalli d'Olivola,
Voglino, Giancarlo Catella, Chesta e Zanon. E'
un momento atteso dai fotografi che assaltano
letteralmente il gruppo di cui fanno parte, in
stretto numero gli ospiti: i dirigenti delle due
società calcistiche (Liverpool ed Everton), il
sindaco Dalton, i due vescovi e il
festeggiatissimo Welsh con famiglia al seguito.
Lungo scambio di battute tra i giornalisti
inglesi ed Edoardo Agnelli che per la prima
volta appare in veste ufficiale ("A nome della
famiglia", spiega). Si parla di un eventuale
incontro tra Juve e Liverpool che non dev'essere
una rivincita ma una partita da giocare non
importa dove e con lo scopo di devolvere
l'incasso ai familiari delle vittime. Agnelli:
"Non sono un dirigente, decideranno i
responsabili dei club. Da parte mia, e credo di
interpretare anche il pensiero di mio padre,
voglio solo sottolineare che i fatti di
Bruxelles non sono certo da interpretare come un
gesto di inimicizia degli inglesi verso gli
italiani. Occorre sdrammatizzare l'agonismo
sportivo restituendo allo sport i suoi veri
valori". Ma questa amichevole si farà ?
Boniperti: "Ci sono i vincoli imposti dalle
organizzazioni internazionali. Penso che
dobbiamo adoperarci per rimuoverli perché non
c'è calcio europeo senza il calcio inglese. La
partita ? Perché no ?". Ribadisce ciò che aveva
detto in municipio Vittore Catella: I veti
dell’UEFA devono cadere. Spero che Juve e Toro
possano presto incontrare di nuovo con spirito
di lealtà e amicizia Liverpool ed Everton". Alla
fine scambio di doni e un brindisi. Fuori, nella
galleria S. Federico, la gente applaude al
passaggio della delegazione. Riconciliazione non
è parola vana sotto la volta della Consolata. E'
in corso la novena e si sa quanto i Torinesi
siano affezionati a questo appuntamento: la
basilica straripa di gente. L'arcivescovo card.
Anastasio Ballestrero era in Valle di Lanzo ed è
sceso in città per incontrare i rappresentanti
delle chiese di Liverpool. Prima della
concelebrazione ha voluto abbracciarli entrambi:
"E' giusto che sia qui con voi. Sono vicino alla
vostra città tanto simile alla mia Genova:
abbiamo in comune un porto, adesso in crisi, con
i tutti problemi che sappiamo". Gli dicono che
la delegazione inglese è composta in maggioranza
da anglicani: "Cosa importa ? Sono uomini.
Dobbiamo apprezzare il loro gesto d'amicizia".
Presiede il rito l'arcivescovo Derek Worlock,
tra i sacerdoti che attorniano l'altare c'è
anche il vescovo anglicano Sheppard. Prima della
messa mons. Peradotto parla all'assemblea dei
fedeli. Riprende il discorso fatto in municipio:
"La comunità cattolica torinese è qui per
condividere fino in fondo un’ intensa momento di
solidarietà, di amicizia, di volontà di pace. E
poi: "Auspichiamo che dopo la tragedia di
Bruxelles che ha insanguinato un valore
spontaneo qual’ è lo sport si comprenda la
pericolosità di tutto ciò che apre spazi alla
violenza a cominciare dall'insolente ritualità
con cui ci si avvia agli stadi". Conclude con un
pensiero di Pier Giorgio Frassati: "Con la
violenza si semina l'odio, con la carità si
semina negli uomini la pace". Aveva detto mons.
Worlock: "Speriamo che la nostra venuta a Torino
sia il modo più eloquente di comunicare una
parte dell'immenso dolore che proviamo". La
città gli ha risposto con eloquente solidarietà.
Conferma il vescovo Sheppard; "Un'accoglienza
del genere è davvero confortante". E mister
Hatton: "Sapevo che non c'era motivo di temere
per il nostro soggiorno a Torino".
P.P.B.
Fonte:
La
Stampa © 19 giugno 1985
Fotografia: Hurrà
Juventus ©
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"Attimi di
follia che hanno distrutto la nostra
reputazione"
di Pier
Giorgio Betti
Dura
condanna agli ultras del sindaco inglese che
guidava la delegazione ricevuta in Municipio -
Un impegno comune.
(DALLA NOSTRA
REDAZIONE) TORINO - Abito scuro e cravatta nera
da lutto, il sindaco di Liverpool. Hugh Dalton,
appena entrato nell’affollatissima aula del
Consiglio comunale, apre con un gesto di umana
pietà questa giornata della rappacificazione e
della fratellanza che non risulterà esente da
vecchie e nuove polemiche. Raggiunge la fila di
poltroncine disposte nell’emiciclo e si china ad
abbracciare una donna che se ne sta seduta a
capo basso, quasi ripiegata su se stessa le
prende le mani, mormora parole che devono essere
di pena e di conforto. E una lacrima scende a
rigare il volto impietrito di Carolina Landini,
vedova di Gioacchino Landini, una delle vittime
della sciagurata sera di Bruxelles. E’ un
momento di intensa commozione che si rinnova
quando il "mayor" inglese si rivolge al sindaco
di Torino, Cardetti: "La preghiamo di accettare
l’espressione del dolore e della tristezza che
invadono i nostri cuori al ricordo della strage.
E’ terribile che la reputazione di Liverpool e
del suo sport sia stata distrutta in pochi
attimi a causa di un minuscolo gruppo di
criminali". Sono venuti in tanti da Liverpool,
una visita di riparazione, ma anche un "ponte di
pace", e Dalton dice che nella cieca violenza
degli "hooligans" allo stadio Heysel si
ritrovano i segni della frustrazione e della
rabbia di migliaia di giovani che, come in tutta
Europa, non hanno lavoro né prospettive: una
somma di "problemi sociali e politici che
richiedono soluzioni concrete nel nostro paese",
afferma ancora, e le sue parole sembrano una
replica alla signora Thatcher che dopo la strage
aveva puntato il dito accusatore contro
Liverpool, roccaforte laburista. Il sindaco
Cardetti richiama "l'indubbia responsabilità
degli "hooligans" di Liverpool ubriachi di
birra". Torino, però, non confonde una masnada
in preda a fanatismo aberrante, "dietro il quale
ci sono sempre situazioni di malessere sociale",
con Liverpool e con l’Inghilterra. "Riteniamo
opportuna - aggiunge - la decisione assunta
dalla Football Association di vietare alle
squadre inglesi di partecipare alle gare europee
nella prossima stagione", ma esistono
sicuramente anche "responsabilità organizzative
nell’aver scelto uno stadio non idoneo per una
manifestazione di grande richiamo e per non aver
saputo assicurare un adeguato servizio d’ordine
ne’ far fronte al tragico evolversi degli
avvenimenti". Non è lo sport in discussione, ma
il "tifo" che da valvola di sfogo si trasforma
in "malattia mortale". E a proposito della
partita giocata a Bruxelles, Cardetti dice: "Che
l’incontro sia stato disputato lo stesso per
evitare conseguenze ancora più gravi, ha una sua
spiegazione. Sfuggono invece alla nostra
comprensione le danze di gioia inscenate sul
campo e il tripudio dei sostenitori sugli spalti
insanguinati; e grande amarezza hanno provocato
le manifestazioni di giubilo che si sono svolte
a Torino dopo la partita". Ringrazia John Welsh,
il tifoso del Liverpool che ha salvato diversi
italiani, e gli ospiti inglesi per "l’atto di
coraggio e di umiltà" compiuto venendo a Torino:
"Impegniamoci insieme perché non si ripetano mai
più tragedie assurde". Inviti alla fratellanza e
all’armonia vengono dall’arcivescovo cattolico
Worlock, dal vescovo anglicano Sheppard, dal
vicario generale di Torino monsignor Peradotto
che però dichiara di non condividere la tesi che
"attribuisce la violenza solo ai condizionamenti
sociali": dobbiamo far crescere la fraternità,
dice, fra tutti i popoli. Parlano ancora il
vicepresidente della squadra del Liverpool,
Corkish, quello della Juventus Giordanetti; per
ultimo il presidente regionale del Coni,
Catella, a parere del quale gli sportivi
italiani non sono d’accordo col provvedimento di
esclusione delle squadre inglesi dalle
competizioni internazionali: "Non è giusto un
atto che penalizza grandi squadre di calcio
quando il problema vero è di adottare le misure
necessarie perché tragedie simili non si
ripetano". Il confronto tra le diverse opinioni
prosegue nella conferenza stampa che fa seguito
alla cerimonia ufficiale. Il Torino e la
Juventus sarebbero favorevoli o no
all’annullamento della sospensione delle squadre
inglesi ? Cardetti risponde che il problema
riguarda le autorità sportive e le squadre, e
che personalmente ha apprezzato il gesto di
autoesclusione degli inglesi. Il vicesindaco di
Liverpool, Hutton, è invece "triste e deluso per
la decisione affrettata che è stata presa nei
confronti dei nostri club". Ha fatto bene la
Juve a tenersi la Coppa ? Per Cardetti,
salomonico, il problema è marginale, le
sensibilità possono essere diverse e non sarebbe
giusto fare colpe alla squadra bianconera. Per
Dalton "è logico che il vincitore si prenda le
spoglie". E arrivano le domande graffianti: è
vero che la sottoscrizione lanciata a Liverpool
per le famiglie delle vittime ha raccolto poche
migliaia di sterline ? E’ vero che nessun tifoso
è ancora stato arrestato ? Le risposte sono
pacate: Liverpool attraversa una fase economica
estremamente difficile, la raccolta è appena
iniziata e sono in tanti a offrire quel che
possono. Per le indagini, che sono in corso, si
stanno utilizzando i filmati girati a Bruxelles:
ci vuole tempo, soprattutto per trovare prove
che valgano in Tribunale. Infine, un altro gesto
di riconciliazione: Il vescovo Worlock annuncia
di aver portato con sé una bandiera che i
ragazzi di una scuola di Liverpool hanno voluto
far giungere "ai nostri coetanei amici
torinesi". Nel tardo pomeriggio si è svolto il
rito religioso nella chiesa della Consolata, con
la partecipazione del cardinale Ballestrero e
dei vescovi inglesi.
Fonte:
L’Unità © 19 giugno 1985
Fotografia: Gente ©
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"Dateci una
mano per lenire tutto il dolore e la vergogna"
di Pier
Paolo Benedetto
In Comune
l'incontro tra autorità inglesi e cittadine -
Un'atmosfera serena e dignitosa.
A tre
settimane dalla strage di Bruxelles gli uomini
eminenti delle comunità civile, religiosa e
sportiva di Liverpool sono venuti a Torino per
chiedere di aiutarli a lenire dolore e vergogna:
"pochi scalmanati hanno seminato lutto in una
giornata di festa. Hanno screditato la nostra
città e il nostro Paese. Qui a Torino vi
tendiamo la mano in spirito d'amicizia, non
rifiutate la solidarietà di cui abbiamo
bisogno". La mano tesa è stata stretta mille
volte in tutte le sedi ufficiali in Municipio,
nella sede della Juventus, nella basilica della
Consolata. Gli incontri della riconciliazione
sono cominciati alle 10, in Comune. La "Sala
Rossa" è stipata all'inverosimile da
giornalisti, fotografi, cineoperatori e dalle
delegazioni. C'è il sindaco Cardetti con a
fianco il sindaco di Liverpool H. Dalton. Ci
sono il prefetto e il questore, il presidente
della Regione Piemonte e alcuni assessori e
consiglieri comunali, l'euro deputato Diego
Novelli; c'è Vittore Catella per il Coni, il
vice presidente della Juventus, Giordanetti,
mons. Peradotto in rappresentanza
dell'Arcivescovo. Dall'altra parte siedono il
deputato Hatton, una schiera di leader del
partito laburista, l'euro-deputato Steward, i
rappresentanti del partito conservatore,
l'arcivescovo cattolico Worlock, il vescovo
anglicano Sheppard, il vicepresidente della
squadra del Liverpool Corkish, il direttore
sportivo dell'Everton. E con moglie e
figlioletti in braccio John Welsh, l'uomo che a
Bruxelles ha teso davvero la mano aiutando i
tifosi italiani feriti e salvandone alcuni da
morte sicura: è lui che la folla fuori dal
municipio e dagli altri luoghi dove la
delegazione è passata, ha salutato con applausi
più calorosi, sinceri e commossi. In un banco,
composta nel suo dolore, la vedova di
Giovacchino Landini, Carolina Landini, il cui
figlio ieri era impegnato nell'esame di maturità
dove tra i temi da svolgere uno, quello sulla
violenza, deve averlo coinvolto drammaticamente.
Nello scambio di messaggi, risuonano a
ripetizione le parole "Vergogna",
"Condoglianze", "Perdono", "Pace", "Violenza
esecrabile", "Riconciliazione", "Gratitudine".
Ma come non cogliere dentro il turbine delle
parole, l’autentica mortificazione di questi
uomini su cui pesa l'umiliazione inflitta da
gruppi di loro concittadini irresponsabili ? Si
sono sforzati anche di spiegare le ragioni
tecniche e sociali del massacro di Heysel: "La
nostra città sta pagando un duro prezzo alla
crisi, il novanta per cento dei disoccupati sono
giovani. La tradizione sportiva è una delle
poche cose che ci fanno sentire presenti in un
contesto nazionale e internazionale. Siamo buona
gente, come voi, abbiamo problemi simili: nulla
giustifica quanto è successo in Belgio, ma
cerchiamo insieme di coltivare buoni rapporti
d'amicizia". Cardetti dice che la terribile
vicenda di Bruxelles "deve fare riflettere tutti
sulle cause della violenza. Condanniamo alcuni
episodi di intolleranza che si sono verificati
come i festeggiamenti fuori luogo per una
vittoria esaltata nel momento del lutto". Poi
consegna a Welsh il sigillo della città in segno
di riconciliazione. Nulla ha turbato questa e le
altre manifestazioni. Qualche battuta polemica
in un incontro con i giornalisti. Hatton
consegna una perizia "dalla quale risultano
chiare le responsabilità dei belgi che non hanno
garantito i servizi per l'ordine pubblico".
Domanda: "Avete a disposizione il filmato
dell'accodato, quanti hooligans sono stati
identificati e denunciati ?". Risposta: "Ancora
nessuno. Non è facile. I tribunali vogliono
prove certe. Sono tuttavia in corso indagini per
punire chi ha colpe precise".
Fonte:
La
Stampa © 19 giugno 1985
Fotografie: Istitutosalvemini.it ©
Stampa Sera ©
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Torino e
Liverpool fraternizzano
Giornata
della riconciliazione
di Luisella
Re
L'arcivescovo cattolico Dereck Worlock parla di
speranza, mentre i primi Torinesi che gli han
dato il benvenuto in Italia lo ascoltano in
silenzio: "Quando capita una tragedia che
coinvolge, lontano da casa, due famiglie, i
primi momenti sono impegnati nelle esequie
private, nel chiuso dolore di ciascuno dei due
gruppi coinvolti. Poi, però, nasce in entrambe
il bisogno di incontrarsi, confrontarsi,
aiutarsi. Io credo che sia con questo spirito di
reciproca simpatia e solidarietà che le famiglie
di Liverpool e di Torino oggi si sentono
vicine". Il vescovo anglicano David Sheppard
parla di sport, tra un gruppo di inglesi che
affettuosamente sottolineano il suo passato di
gran campione di cricket, capitano della squadra
nazionale: "Amo e seguo il mondo sportivo,
conosco per esperienza la cultura e la
responsabilità che rientrano nello stile delle
squadre e dei dirigenti delle nostre squadre, il
Liverpool e l'Everton. E' lo stesso stile, la
medesima cultura sportiva che caratterizza la
vostra Juventus. Per questo, aspetto con ansia
l'incontro con questa vostra grande squadra, nel
pomeriggio". Succederà poco prima della
cerimonia religiosa prevista alla Consolata per
le 18,15. Quando le mille voci di spiegazione e
commento sulla tragedia avvenuta a Bruxelles
cederanno il passo alla fiducia della preghiera
ed al silenzio del ricordo. Lo anticipa il
programma stabilito per gli ospiti di Liverpool
arrivati ieri sera a Torino per spiegare,
ricordare, riflettere sulla violenza insieme
assurda ed atroce che allo stadio di Heysel ha
corrotto quello che si anticipava come uno del
momenti più generosamente significativi della
cronaca calcistica e che invece ha segnato, con
le sue vittime, uno dei suoi drammi più
angosciosi. E' di fronte a questa realtà così
difficile da comprendere, così dura da
affrontare, che Torino e Liverpool scambieranno
oggi pomeriggio "il segno della pace". Spiega il
vicario generale, monsignor Peradotto: "Abbiamo
scelto la Consolata, luogo sacro tra i più amati
della città, dove da sempre i Torinesi sono
abituati a raccogliersi in preghiera per
celebrare le ricorrenze più significative e
superare le vicende più dolorose. In passato,
guerre e stragi di peste quali quella, di cui
ricorre in questi giorni il 150° anniversario,
che convinse i Decurioni di allora ad assumersi
il compito di celebrare ogni anno, a spese
pubbliche, le Quarantore di settembre. E adesso,
la strage di Bruxelles. All'altare, con i
religiosi della curia torinese guidati dal
cardinale Ballestrero, l'arcivescovo cattolico
Worlock cui spetterà il compito di pronunciare
l'omelia ed il vescovo anglicano Sheppard, che
parteciperà alle "intenzioni di preghiera".
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Uniti nel
raccoglimento di una liturgia cui le prime
anticipazioni di ieri regalano le cadenze, la
solennità ed insieme la disarmante affettuosità
di un ex voto. Precisa monsignor Peradotto:
"Siamo entrati in contatto con la chiesa di
Liverpool sin dalle prime ore dopo la tragedia
grazie a suor Gregoria, delle Figlie di San
Paolo, che lassù è servita di collegamento tra
noi ed i tre vescovi ausiliari che, assente
l'arcivescovo, si sono immediatamente messi in
rapporto con noi con la più sincera adesione".
Ma suor Gregoria e la provvidenza del suo
perfetto bilinguismo sono rimaste a Liverpool.
Ed è per questo che in Curia, ancora incerta la
presenza del cardinal Ballestrero, pressato da
precedenti impegni legati alla Cei e da una
serie di visite previste presso il clero di
Lonzo, che nelle ultime ore è stata invece
ufficialmente confermata, gli ultimi dettagli
della cerimonia han potuto essere definiti
soltanto nella nottata di ieri grazie alla
collaborazione del sottosegretario al Pontificio
Consiglio per i Laici Peter Coughlan. Sottolinea
intanto il vicario generale: "In nome del
cardinale, sono felice che questo incontro
avvenga nell'ambito dell'attuale novena in onore
della Consolata, patrona di Torino e della sua
diocesi. Mi sembra importante che questa messa
di fraternità possa coincidere con una cerimonia
che, all'antivigilia del 20 giugno, rientra
nelle tradizioni religiose più sentite della
città. Mi sembra inoltre di grande significato
la partecipazione dei gruppi laici e dei giovani
che in massa hanno aderito al nostro invito
prima ancora di conoscere il significato e il
valore che gli daranno gli amici di Liverpool".
Sono considerazioni oggi condivise con
gratitudine da tutta la delegazione inglese. Ha
spiegato al suo arrivo il vescovo Sheppard:
"Sono stato uomo di sport e sono adesso uomo di
fede. Ciò che più mi auguro è di incontrare qui
tanti giovani e di potermi sentire in loro
sintonia in quest'occasione di dolore e di
riconciliazione". Ha aggiunto l'arcivescovo
Worlock: "Anch'io porto a Torino il saluto di
tanti giovani, ma desidero sottolineare inoltre
il particolare messaggio di amicizia che mi è
stato affidato da tantissime famiglie di
Liverpool per le donne di Torino e del Piemonte,
sconvolte nel loro affetti più cari dalla
vicenda di Bruxelles. E' una tragedia che ha
inciso profondamente sia sulla comunità
cattolica di Liverpool che su quella anglicana.
Nelle nostre due cattedrali, incredibili folle
hanno atteso per ore ed ore di poter firmare i
registri di solidarietà esposti subito dopo il
dramma, raccolte in muti cortei che si sono
ripetuti giorno dopo giorno. E' questo silenzio,
questa pietà commossa e costernata, che noi
intendiamo offrire a Torino e alla sua
Consolata".
Fonte:
La
Stampa © 18 giugno 1985
Fotografie: Stampa
Sera © L'Unità ©
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John Welsh
invitato dal Club-Juve alla partita
E domani
alla "Filadelfia" l'inglese coraggioso
di Luciano
Borghesi
Stamattina,
a Palazzo Civico, Liverpool ha espresso tutto il
suo dolore. C'erano anche i parenti di Landini e
Russo, morti nello stadio di Bruxelles.
L'incontro ripreso in diretta dalla rai e
trasmesso in eurovisione.
Liverpool ha
espresso il più sentito dolore per la tragedia
di Bruxelles. Lo ha fatto, stamane, a Palazzo
Civico, per voce di quattro autorità: quella
politico amministrativa di Hugh Dalton,
presidente del consiglio comunale, quelle
religiose dell'arcivescovo cattolico Worlock e
del vescovo anglicano David Sheppard, quella
sportiva del vicepresidente del Liverpool calcio
Korkish. Parole pesate nella scelta di ogni
aggettivo, frasi calcolate in ogni pausa, in una
sala rossa che si è fatta immediatamente
silenziosa. I rappresentanti di Torino hanno
ascoltato, cercando di comprendere fino in fondo
lo stato d'animo che ha spinto "la delegazione
di pace" a Torino. Tra loro, i parenti di alcune
delle 38 vittime dell'inferno di Heysel, c'erano
le famiglie Landini e Russo. Si è avvertito
l'imbarazzo del non si può più tornare indietro.
Molti occhi chini sotto sguardi che hanno
cercato di scrutare la vergogna di chi deve
rappresentare anche le azioni ingiustificabili
di tifosi detti "hooligan". La Rai ha ripreso in
diretta le immagini e le voci sono state
diramate in Europa. Molti fotografi a
immortalare questa insolita cerimonia ufficiale,
mentre inviati inglesi e italiani hanno scritto
per intero gli interventi. La cerimonia ha
cercato più volte di scrollarsi la formalità, di
superare il gelido imbarazzo che in genere
dividono componenti diverse negli stati d'animo,
qui, ma, in generale, anche nella storia e nella
cultura. Dai discorsi del sindaco Giorgio
Cardetti, del vicario generale della Curia don
Franco Peradotto, del vicepresidente della
Juventus Remo Giordanetti, del presidente del
Coni per il Piemonte Vittore Catella una prima
possibilità di riprendere il dialogo tra città
che hanno anche certe affinità, e purtroppo
vivono momenti difficili per la crisi economica.
Da Torino non potevano giungere espressioni di
perdono e di comprensione. Inviti a far forza su
quei sentimenti sì. E' la volontà di capire, non
di giustificare. Perché tutto quanto è stato
vissuto e visto non finisca in tombe da
dimenticare. Doloroso è imparare una lezione da
scene di gente schiacciata che tendeva le mani.
Verso mezzogiorno la delegazione di Liverpool si
è trasferita al salone Seat. Hanno risposto alle
domande dei giornalisti. Nel pomeriggio la
visita alla Juventus. La gente di Liverpool
incontra il presidente Boniperti, giocatori e
tifosi. Piercarlo Perruquet ha invitato John
Welsh a essere presente, domani sera, alla
partita Juventus-Milan. Welsh sarà in curva
Filadelfia con migliaia di tifosi bianconeri.
"Sarà probabilmente l'ultima partita di calcio
cui assisterò. - dice Welsh - Sono troppo scosso
non credo che riuscirò a riprendermi".
Fonte:
Stampa Sera © 18 giugno 1985
(Testo © Fotografia)
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"Son qui per
dirgli grazie m'ha salvato la vita"
Donne,
uomini, ragazzi davanti al Municipio assiepati
per vedere la delegazione inglese. Arnaldo
Bononi, 52 anni, è arrivato da Fiesso
Umbertiano, in provincia di Rovigo, con la
figlia Roberta.
Sono venuti
in un paio di centinaia, stamattina sulla piazza
del Municipio, "per vedere" la delegazione
inglese: donne, uomini, ragazzi. Molti arrivati
lì apposta, altri passati per caso, di ritorno
dal mercato con le sporte piene. E fra quella
piccola folla assiepata sotto il sole -
controllata da polizia, carabinieri e vigili
urbani - si animavano discussioni, si facevano
commenti: amari, arrabbiati, rassegnati, tristi.
Qualcuno all'Heysel c'era, e raccontava,
qualcuno ha vissuto "il massacro" in diretta tv,
e ne parlava accorato. Fra chi "c'era", Arnaldo
Bononi, 52 anni, arrivato da Fiesso Umbertiano,
in provincia di Rovigo, insieme con la figlia
Roberta soltanto per salutare e ringraziare
ancora John Welsh, il tifoso inglese che gli ha
salvato la vita: "Ero incastrato, la gente
impazzita mi passava sulla schiena e mi
calpestava - ricorda -. Se non ci fosse stato
lui a tirarmi fuori non sarei qui". Intorno a
Bononi, un capannello di amici e di curiosi:
"Non dovrebbero essere gli inglesi a chiedere
scusa, ma i belgi - dice Gino Nicosia -. La
colpa è tutta della loro disorganizzazione". E
Arnaldo Bonomi assentisce: I gendarmi hanno
rotto gli stendardi dei reds: quella è stata la
scintilla che ha provocato il disastro. Gli
inglesi hanno reagito e si sono buttati su di
noi, i pochi italiani vicini, per fare
altrettanto con le nostre bandiere. Una
leggerezza inammissibile da parte della
polizia". Ma che significato ha, adesso, la
visita della delegazione a Torino ? E' Roberta
Bononi, 20 anni, studentessa universitaria, a
rispondere: "Credo serva a placare gli animi, a
far capire che non è sensato prendersela con gli
inglesi. Quella violenza fa parte anche della
nostra società. La sola differenza è che
Oltremanica si beve di più". In sala rossa i
sindaci e i vescovi pronunciavano i loro
discorsi: "Siamo qui a manifestare un dolore
difficile da esprimere, un dolore che viene dal
cuore. Questa visita era l'unico modo che
avessimo per farlo" diceva Hug Dalton, primo
cittadino di Liverpool, ma fuori ci si chiedeva:
"Apprezziamo pure il gesto e non vogliamogliene,
ma i nostri morti ? Che cosa consola le famiglie
delle vittime ? La retorica, forse ?". E a don
Peradotto, che al microfono ha parlato del "male
che viene dal cuore dell'uomo" proponendo e
proponendosi di "costruire animi nuovi e spiriti
non violenti" e auspicando "fratellanza fra i
popoli", sembrano far eco Enzo e Sergio,
venditori ambulanti ventenni. "Noi all'Heysel
c'eravamo e alla partita andiamo anche qui. Li è
stata colpa della polizia, da noi queste cose
non succedono perché la tifoseria è ben
controllata dalla polizia e dai carabinieri. Ma
la violenza è la stessa. Una violenza che sta
dentro tanti di noi e creata proprio dalla
società, la stessa società che dovrebbe cercare
almeno di trovare dei rimedi".
E.FER.
Fonte:
Stampa Sera © 18 giugno 1985
Fotografia: L'Unità ©
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Hanno
portato il loro giornale in edizione bilingue
"Siamo
oppressi dal dolore"
Duemila
copie del "Liverpool Echo".
"I nostri
cuori sono oppressi dal dolore" dice la prima
pagina dell'edizione straordinaria del
"Liverpool Echo", arrivata insieme alla
delegazione coll'aereo atterrato ieri a Caselle.
Gli inglesi ne hanno portato con sé duemila
copie, hanno cominciato a distribuirle
all'aeroporto, e oggi le daranno a tutti quelli
che incontreranno. E' un altro modo di parlare a
Torino, di dare avvio a quel dialogo difficile
che ieri, mentre il pullman di Liverpool correva
verso un albergo del centro, scavava rughe
d'inquietudine e una vaga preoccupazione sulla
faccia gioviale del co-sindaco Derek Hatton, su
quella austera del capo della municipalità, Hugh
Dalton, su quelle dei consiglieri e dei
rappresentanti delle squadre di calcio, su
quelle del vescovi. Il giornale è in edizione
bilingue, e riporta una piccola antologia dei
pezzi e dei titoli usciti nei giorni successivi
alla tragedia dello stadio, più l'editoriale
scritto "a caldo", il giorno dopo: "Anno dopo
anno, che fosse buono o cattivo, i tifosi del
Liverpool non hanno mai dovuto tornare a casa di
soppiatto per la vergogna. Fino ad oggi..."
esordisce l'articolo di fondo. "E adesso c'è
questo. Quattrocento milioni di spettatori di
tutto il mondo sono stati testimoni delle scene
nauseanti di violenza di ieri sera. Preghiamo
affinché anch'essi capiscano, come noi, che c'è
una schiacciante maggioranza di tifosi del
Liverpool che preferirebbe dire addio al calcio
piuttosto che essere associati a quello che è
successo ieri sera". Poi un titolo a tutta
pagina: "Quanti morti vale un incontro di
calcio?", e una mascherina che percorre le
pagine dedicate alla tragedia, e ripete le due
parole chiave di quel giorno: "La vergogna e il
dolore". Il paginone centrale è tutto di ©
Fotografie: sono le immagini delle solenni messe
per i morti e per la riconciliazione celebrate
due sabati fa nella cattedrale cattolica di
Cristo Re e in quella anglicana. Una bambina,
inginocchiata, ha il cappelluccio della squadra
del Liverpool. Le immagini del dolore, quelle
della tragedia e quelle dell'orgoglio si
alternano. Ma il Liverpool Echo ha anche qualche
cosa da mostrare al mondo: il viso, ad esempio,
di John Welsh, il tifoso che ha salvato la vita
a una ragazza italiana in quel settore Z dello
stadio Heysel trasformato in un inferno. C'è la
notizia che al barista di Liverpool è stata
offerta una vacanza in Italia, c'è, data con
grande rilievo, la lettera che una mamma di
Liverpool, Thelma Campbell, aveva scritto a
"Stampa Sera" per dire tutto il suo dolore e la
sua pena, e che il nostro giornale ha pubblicato
due lunedì fa. "Siamo preoccupati - E gli
italiani accusano ricevuta" dice il titolo. Poi,
ancora immagini di funzioni religiose e infine,
in ultima pagina, un messaggio "Ai Torinesi, da
una piccola scuola di Liverpool". "Molti bambini
della scuola di St Brigid's imparano l'italiano.
La loro insegnante, la signorina Irene
Davenport, ha scritto a loro nome al presidente
della squadra di calcio della Juventus per
esprimere il loro rincrescimento per i fatti che
sono avvenuti a Bruxelles. "...Ora inviano
questo messaggio di pace - un segno di speranza
per il futuro - a tutta la gente di Torino"
spiega il giornale. Poi, il testo firmato dai
ragazzi: "Siamo una scuola media cattolica di
Liverpool con 350 alunni ed ogni alunno è un
grande tifoso delle nostre due squadre famose
Everton e Liverpool. Tuttavia, i nostri alunni e
gli insegnanti erano rimasti molto male dopo la
tragica serata a Bruxelles l'altra settimana e
vi vorremmo esprimere il nostro cordoglio e
simpatia per quello che avete sofferto. Parecchi
dei nostri alunni studiano la lingua italiana ed
abbiamo già molti corrispondenti d'una scuola
media di Gualtieri, vicino Bologna. Abbiamo
fatto una messa in scuola per i morti e i feriti
di Bruxelles e preghiamo per un rapporto
migliore tra le nostre due città. Vi preghiamo
di accettare le nostre più sentite
condoglianze". M. BAU.
Fonte:
La
Stampa © 18 giugno 1985
Fotografie: Stampa
Sera ©
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Ieri poco
dopo le 18 la delegazione di Liverpool
all'aeroporto
A Caselle
tra inquietudine e commozione
Sono qui per
capire e farsi capire.
Sulla pista
dell'aeroporto di Caselle, alle 18,12 di ieri:
aperto il portello, dal Jet 9412 della Dan Air
(una compagnia privata britannica) schizzano
letteralmente fuori una dozzina di persone fra
fotografi, operatori televisivi della BBC e
giornalisti inglesi, disponendosi in circolo
davanti alla scaletta. Trenta metri più in là,
tenuti a bada da un cordone di agenti, i loro
colleghi italiani tumultuano: "Ehi, e noi ?
Fateceli vedere, spostatevi, lasciateci
avvicinare"... La prima ad affacciarsi, timida e
un po' impacciata di fronte alla ressa
rumoreggiante e spintonante, è Marie Welsh, la
moglie di John, il tifoso inglese che in quella
tragica sera allo stadio Heysel di Bruxelles ha
contribuito a salvare non poche vite umane. Lei
ha in braccio la bambina e tiene per mano il
maschietto (Marie e John anche loro): sorride,
sollevata, al marito che è arrivato ad
attenderli da Roma e sale la scaletta ad
abbracciarla. Poi, tutti insieme, la prima foto
per soddisfare le esigenze dei mass media, e la
prima dichiarazione: "Voglio esprimere la mia
solidarietà ai disoccupati di Torino, anch'io e
mia moglie lo siamo - dice, un po' a sorpresa. -
Quella di domani sarà forse l'ultima partita di
calcio che vedrò". Comincia con questa immagine
familiare la "missione di pace e
riconciliazione" voluta dalla città di
Liverpool, e ben accolta dai Torinesi, per
cercare di ricucire il tessuto di amicizia
strappato in modo crudele venti giorni fa
nell'inferno provocato dalle centinaia di
irresponsabili hooligans scatenati, ebbri di
alcol ma soprattutto di violenza. Trentotto
morti, in un'occasione che doveva essere di
festa e divertimento, "l'incontro dell'anno fra
due delle migliori squadre di calcio europee".
Poco dopo il presidente del consiglio comunale
di Liverpool, Hugh Dalton, affrontando per la
prima volta la raffica di domande, chiarirà il
significato di quello che è stato definito il
"ponte aereo della pace": " I nostri sentimenti
sono di dolore e solidarietà. Ciò che è accaduto
è irreparabile e incancellabile, ma è importante
ricostruire un ponte fra Torino e Liverpool.
L'anno scorso, a Roma, in un momento analogo, ci
fu una grande festa dello sport. A Bruxelles ha
prevalso quella violenza che tutti noi cerchiamo
in ogni modo di combattere". E il vescovo
anglicano David Sheppard, ex campione di
cricket: "C'è un grande senso di pena a
Liverpool. Per noi venire qui è come portare il
nostro cordoglio a degli amici". Poi
l'ufficialità, le strette di mano con gli
assessori torinesi Elda Tessore (sport) e
Francesco Mollo (rapporti internazionali),
demandati ad accogliere la delegazione inglese,
i responsabili dell'organizzazione di questo
incontro che nessuno avrebbe voluto veder
avvenire in simile circostanza, trascinano via
gli ospiti. Con Dalton, Sheppard e i Welsh ci
sono altre venticinque persone: l'arcivescovo
cattolico Derek Worlock, il vicesindaco Derek
Hatton, il vicepresidente del "Football Club
Liverpool" Corkish, il direttore dell'Everton,
l'altra
squadra di calcio della grande città
inglese, il condirettore del quotidiano
Liverpool Echo, Vincent Kelly, e consiglieri
comunali, un folto gruppo di politici
(laboristi, conservatori, liberali, non del
tutto d'accordo fra loro, sull'aereo ci sono
state accuse, rivolte ai laboristi, di "voler
strumentalizzare politicamente la missione"; e
le striminzite 4000 sterline, otto milioni e
mezzo di lire, raccolte a Liverpool per aiutare
le famiglie delle vittime, non appaiono gran
cosa neppure a chi è incaricato di devolverle),
e giornalisti, che portano duemila copie di
un'edizione speciale in italiano del giornale di
Liverpool, sulla cui prima pagina spiccano le
parole "I nostri cuori sono oppressi dal
dolore". Fuori dell'ufficialità, la risposta di
Torino, della gente, dei familiari delle due
vittime torinesi e delle altre, di coloro "che
c'erano" e della massa che ha assistito alla tv,
"in diretta", a quello spettacolo desolante, si
conoscerà comunque stasera, quando alle 18,15
gli arcivescovi cattolico e anglicano di
Liverpool celebreranno col cardinal Ballestrero
la Messa nella chiesa della Consolata. Di tutti
gli appuntamenti previsti sarà questo il momento
più autentico. Al di là della retorica e dei
discorsi ufficiali, la possibilità di
ricominciare a convivere senza rancori, anche
inespressi, si vedrà poi: quando si potrà
constatare, oltretutto, se la tragedia
dell'Heysel sarà "servita" almeno a cambiare
radicalmente il modo di vivere il calcio.
M. SP.
Fonte:
La
Stampa © 18 giugno 1985
Fotografia: Stampa
Sera ©
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Liverpool a
Torino con un messaggio di amicizia
Ieri
l’arrivo, oggi l’incontro con la giunta - "Non
si può riparare al male, ma si può costruire un
ponte di fratellanza".
(DALLA NOSTRA
REDAZIONE) TORINO - "Abbracciamo la città di
Torino con spirito di fratellanza. Quello che è
successo contiene in sé qualcosa di
irreparabile. Non possiamo riparare al male, a
tutto ciò che è stato fatto, tuttavia possiamo
costruire un ponte di amicizia che unisca le
nostre due città". Parole semplici, asciutte,
che vanno diritte al cuore. Le scandisce il
sindaco di Liverpool, Hugh Dalton, davanti a un
nugolo di cine-operatori, fotografi,
giornalisti, che lo circondano, lo assediano,
mentre si rivolge alla rappresentanza del comune
di Torino. In anticipo sulla tabella d’arrivo,
il volo della "DAN AIR", decollato da Liverpool
alle 16.09, con a bordo la delegazione della
città inglese, atterra dolcemente sulla pista di
Caselle. Dal "messaggero di pace" discendono
primi fra tutti Maria e Richard Welsh,
rispettivamente moglie e zio di John Welsh, il
"salvatore" dell'Heysel, l’uomo che con coraggio
ha salvato la vita ad una decina di Italiani
travolti, in quei venti minuti di terrore nel
settore "Z" dello stadio di Bruxelles. La donna
stringe a sé i suoi bimbi: John e Maria, di tre
e due anni. Suo marito, atterrato poche ore
prima, proveniente da Roma, ha dichiarato:
"Porto la solidarietà di tutti i disoccupati di
Liverpool a quelli di Torino". La morsa del
fotografi si stringe fulmineamente, quasi a
chiudere in un budello la scaletta dell'aereo,
da cui discendono in rapida successione tutte le
personalità della delegazione di Liverpool. Dal
sindaco Dalton ai membri del consiglio comunale,
dall'arcivescovo cattolico Derek Warlock al
reverendo anglicano Davide Sheppard, ai
dirigenti della società calcistica del
Liverpool. Ad attendere tutti, gli assessori
comunali Elda Tessore e Francesco Mollo, il
console inglese a Torino, mister Wicks, ed il "minister"
(una sorta di vice ambasciatore o ambasciatore
in seconda) mister Fitrherbert. Le parole che
cogliamo nella grande ressa sono di prammatica
poiché, come ha spiegato il console Wicks che ha
svolto la funzione di portavoce del gruppo, la
conferenza stampa è prevista oggi, nell'incontro
che la delegazione avrà a Palazzo Civico con il
sindaco Cardetti e quattro assessori. Il più
loquace si è rivelato II reverendo Sheppard, che
ha affermato: "Siamo a Torino per esprimere II
nostro cordoglio. Il nostro dolore per tante
vittime innocenti di una tragedia. Auspico che
domani (oggi per chi legge NdR) nella
funzione religiosa al Santuario della Consolata
vi siano tanti giovani, perché grande è il
significato della parola fratellanza". Ed è una
chiave di lettura anche del laburista di
sinistra Derek Hatton, vice capogruppo al comune
di Liverpool, che in volo ha dichiarato a
giornalisti inglesi: "Il primo ministro Thatcher
ha strumentalizzato la tragedia dello stadio
come una seconda guerra delle Falkland".
Sull'aereo non sarebbero mancate polemiche e
scambi velenosi tra i sette laburisti, da una
parte, con i conservatori e liberali alleati
dall'altra. Questi ultimi accusano a loro volta
i laburisti di aver strumentalizzato la missione
di pace. Una ulteriore prova di come, anche in
questa triste circostanza, vecchi e sordidi
rancori non siano rimasti a casa. Per la
cronaca, i rappresentanti di Liverpool hanno
inviato un incaricato a Bruxelles per
controllare le misure di sicurezza che
esistevano nel tragico stadio, allo scopo di
concordare con i torinesi una denuncia nei
confronti degli organizzatori.
M. R.
Fonte:
L’Unità © 18 giugno 1985
Fotografia: Stampa
Sera ©
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Con la
delegazione che vuole ricostruire l'amicizia
umiliata dalla tragedia di Bruxelles
Da Liverpool
a Torino sul jet della pace
di Enrico
Singer
TORINO - A
Liverpool l'aereo rulla puntuale sulla pista,
alle 3 del pomeriggio, sotto la pioggia. In un
attimo il porto e le villette brune della
periferia spariscono dietro le nuvole. Il
viaggio della riconciliazione a Torino è
cominciato. E' dal giorno successivo alla strage
nello stadio Heysel di Bruxelles che gli
amministratori della città inglese, i dirigenti
della squadra dei "reds", il vescovo cattolico e
quello protestante, hanno lavorato per arrivare
a questo giorno. Hanno scelto la delegazione (28
persone), hanno preso contatti, preparato
discorsi. Adesso che il jet è in volo sono tutti
tesi. Sperano di essere capiti ma l'esame da
superare è duro. "Quei trentotto morti pesano a
Liverpool e in Inghilterra come in Italia", dice
Derek Hatton, il vicesindaco che è stato uno dei
più convinti sostenitori del viaggio. "Vogliamo
scongiurare una guerra tra città, tra italiani e
inglesi. A Torino speriamo di incontrare anche i
familiari di qualcuna delle vittime di Bruxelles
per testimoniare il nostro cordoglio sincero.
Non cerchiamo scuse ma comprensione. Dobbiamo
lavorare insieme per ricostruire l'amicizia, per
eliminare dubbi assurdi: la violenza di un
gruppo di teppisti non può condannare un Paese".
Anche gli altri rappresentanti del consiglio
comunale di Liverpool insistono su questo tema:
la violenza di una minoranza va isolata. Per una
volta, sono d'accordo i laboristi (che governano
la città). I conservatori e i liberali, tutti
presenti nella delegazione. Raccontano i mille
episodi di solidarietà, cercano di descrivere lo
sgomento che la città continua a vivere. Hanno
portato centinaia di lettere che gente comune ha
scritto al municipio e ai giornali, i disegni
che i bambini di una scuola — la St. Brigids's —
hanno realizzato in classe. Due funzionari li
tengono arrotolati su una delle poltrone
dell'aereo: si intravedono volti che piangono e
scritte di pace. "Li regaleremo ad una scuola di
Torino", dicono. Hatton parla anche di
iniziative concrete. Mostra un documento che
vuole sottoporre, oggi, alle autorità di Torino
e ai dirigenti della Juventus. E' una relazione
dell'ufficio tecnico del Comune di Liverpool:
l'ha realizzata un perito che, cinque giorni fa,
è stato a Bruxelles. Nove fogli che
dimostrerebbero l'inadeguatezza delle strutture
dello stadio Heysel. Nel discorso riemerge la
polemica inglese contro l’UEFA. "La follia degli
hooligans è la prima responsabile, certo, ma in
quello stadio non si doveva giocare una partita
così". Secondo Hatton sarebbe venuto il momento
di ragionare su tutte le responsabilità "perché
tragedie simili non si ripetano". Una critica
dura è rivolta anche al governo di Margaret
Thatcher. Il tono si accende, il confronto
politico a Liverpool, bastione laborista, è
forte. "Ci hanno già regalato la guerra delle
Falkland - dice Derek Hatton - ora la
disoccupazione. I fenomeni di violenza, gli
sbandati sono soprattutto colpa di una certa
politica". Ma sull'aereo della riconciliazione
prevalgono voci più pacate, anche se a Londra le
dichiarazioni di Hatton avranno un seguito. Sono
i due vescovi di Liverpool, che siedono uno
accanto all'altro, a insistere sul messaggio di
fratellanza che la delegazione vuole portare in
Italia. Ricordano che quando il Papa visitò la
città inglese, tre anni fa, entrò e si fermò in
preghiera sia nella cattedrale cattolica che in
quella anglicana: "Oggi siamo qui insieme per
esprimere i sentimenti più profondi della nostra
popolazione, delle due Chiese. Sentimenti di
dolore e di speranza". L'arcivescovo cattolico,
monsignor Derek Worlock, concelebrerà una messa
con il cardinale Ballestrero: "Ripeterò ai
giovani di Torino quello che ho detto ai giovani
di Liverpool, dallo sport dobbiamo bandire la
violenza". E il vescovo anglicano, reverendo
David Sheppard (che è stato nazionale inglese di
cricket), annuisce. L'aereo si avvicina a
Torino. I ventotto componenti della delegazione
sembrano preoccupati. Rispondono alle domande ma
poi, quando scoprono che il giornalista che
hanno di fronte è italiano, chiedono pareri,
impressioni. "Come ci accoglieranno ? E' vero
che c'è tanto risentimento ?". I meno abituati a
trovarsi al centro dell'interesse (sul jet ci
sono 34 giornalisti e decine di telecamere) sono
la moglie e lo zio di John Welsh, il tifoso del
Liverpool che, nello stadio di Heysel, ha
aiutato gli italiani mettendo in salvo otto
persone. John è già in Italia: tornerà a casa
con i suoi. La moglie, Marie, ha portato con sé
i due bambini. E' frastornata. "Mio marito un
eroe ? Non so, lo hanno scritto i giornali
inglesi. Credo che abbia fatto soltanto quello
che qualsiasi essere umano avrebbe dovuto fare".
Alle sei del pomeriggio il "Boeing" si posa
sulla pista dell'aeroporto di Caselle. Il
pilota, al consueto saluto, unisce un augurio
particolare: "Successo per la vostra missione".
Si aprono le porte. Ancora giornalisti,
telecamere, fotografi: il viaggio di
riconciliazione è arrivato alla sua meta.
Fonte:
La
Stampa © 18 giugno 1985
Fotografie: L'Unità ©
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Lunedì
la delegazione inglese arriverà a Torino
Missione da
Liverpool in viaggio d'amicizia
Autorità
municipali, religiose, sportive - Il programma
della visita.
C'è un
programma di massima per il viaggio di "amicizia
e riflessione, che la delegazione di Liverpool
compirà a Torino lunedì, martedì e mercoledì
prossimi. Lo hanno reso noto, quasi
contemporaneamente, le autorità inglesi e quelle
italiane. Il gruppo, che arriverà a Torino nel
pomeriggio di lunedì, sarà composto da una
ventina di persone con a capo il presidente del
Consiglio comunale Hugh Dalton, l'arcivescovo
Derek Worlock e il vescovo David Sheppard. Fra
di loro undici membri del consiglio municipale
(otto laburisti, due liberali e un
conservatore), membri del Parlamento e del
sindacato, rappresentanti dei football clubs
Liverpool ed Everton, giornalisti di numerose
testate. E' annunciata anche la presenza di John
Welsh, il barista di 27 anni che a Bruxelles fu
tra i più attivi nel soccorrere i tifosi
italiani schiacciati nella calca: dovrebbe,
nell'occasione, incontrare alcuni feriti. Tutti
gli appuntamenti ufficiali sono concentrati
nella giornata di martedì: alle 10, nella Sala
consiliare di Palazzo Civico, è in programma un
incontro (che si annuncia particolarmente
affollato) con l'Amministrazione comunale e con
le massime autorità civili, militari, religiose,
sociali e sportive; nel pomeriggio (in orario e
luoghi ancora da definire) la delegazione sarà
ricevuta dalla Juventus e forse anche dal Torino
Calcio mentre più tardi (alle 18,15) è previsto
un rito religioso alla Consolata, con la
probabile partecipazione del cardinale
Ballestrero. La delegazione lascerà l'Italia
nella mattinata di mercoledì. Da Liverpool
giunge intanto notizia di serrate indagini per
l'identificazione dei tifosi che potrebbero
essere stati all'origine degli incidenti.
L'esame al rallentatore di oltre 50 ore di
filmati forniti alla polizia di Liverpool dalla
televisione belga ha permesso di compiere
notevoli progressi: sarebbero almeno una ventina
gli "hooligans" in procinto di essere
identificati. Alcuni dei loro nomi sono stati
fatti da sconosciuti. Fra pochi giorni
dovrebbero intanto giungere a Liverpool
poliziotti e magistrati di Bruxelles che stanno
indagando su quanto accaduto all'Heysel stadium.
Fonte:
La
Stampa © 12 giugno 1985
Fotografie:
Bbc.com © Torino.corriere.it ©
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