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TORINO 17/19-06-1985
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Cerimonie Città di Liverpool Torino 17/19.06.1985
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Sala Consiliare Palazzo di Città e Altri Luoghi Torino 17/19.06.1985
Cerimonie Istituzionali in Memoria della Strage dello Stadio Heysel
"Viaggio di Pace e Riconciliazione delle Autorità Civili e Religiose"
Commemorazione a Cura delle Città di Liverpool e Torino
Con la Partecipazione della Juventus Football Club
 
 

Heysel, il comune dolore che unì le città di Liverpool e Torino

di Pier Giuseppe Accornero

Il racconto della drammatica notte di Bruxelles e gli spiragli di umanità nella chiesa subalpina della metà degli anni Ottanta. Un incontro di riconciliazione e preghiera nel giugno 1985 con il cardinale Ballestrero, l'opera di mons. Peradotto e la presenza in città dell’arcivescovo cattolico mons. Derek Worlock, il vescovo anglicano David Sheppard.

"Poche ore dopo la tragedia allo stadio Heysel di Bruxelles, da Liverpool cercarono l’arcivescovo cardinale Anastasio Alberto Ballestrero. Essendo a Roma per l'assemblea della Cei (della quale era presidente 1979-1986 NdR), i contatti con Torino vennero avviati con il vicario generale. Le telefonate furono parecchie per esprimere, a nome nella comunità di Liverpool, l'amarezza per il doloroso episodio". Con lo scrupolo del cronista di vaglia, mons. Franco Peradotto, vicario generale, raccontò il retroscena dello straordinario "incontro di riconciliazione" a Torino, dove il 18 giugno 1985 giunse una delegazione di Liverpool dopo la sciagurata notte dell'Heysel, dove 30 anni fa, la sera del 29 maggio 1985, si disputò la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool e dove centinaia di tifosi inglesi ubriachi diedero l'assalto al settore dove erano asserragliati gli italiani. Una carneficina: 39 morti di cui 32 italiani, un inglese, belgi e di varie nazionalità. La delegazione di Liverpool era composta da 29 persone: amministratori della città; deputati laburisti, conservatori, liberali; responsabili delle due squadre di calcio Liverpool ed Everton; rappresentanti delle tifoserie; l’arcivescovo cattolico mons. Derek Worlock, il vescovo anglicano David Sheppard. Era stato Worlock all'inizio di giugno a muovere i primi passi e trovò grande disponibilità in Peradotto: "La prima telefonata, a nome dei tre vescovi ausiliari, per dirci che a Liverpool si stava predisponendo una celebrazione di suffragio". Si realizzò così l’"incontro di pacificazione". "Non possiamo riparare il male che è stato fatto ma cominciamo a costruire un ponte di solidarietà e di pace tra Liverpool e Torino" disse appena sbarcato a Caselle, Hugh Dalton, presidente del Consiglio comunale. Aggiunse l’anglicano Sheppard: "Vogliamo condividere con la gente di Torino il nostro dolore. Abbiamo provato un grande senso di partecipazione al dolore degli italiani". Per mons. Worlock "è un'occasione per incontrare la gente di Torino e per ribadire la comune volontà di opporci con tutte le forze a ogni forma di violenza, specie negli stadi". La delegazione fu ricevuta a Palazzo di Città. Nella Sala Rossa i discorsi di condanna della violenza dei tifosi che, ubriachi di birra e di fanatismo, provocarono l'immane tragedia, come disse il sindaco di Torino Giorgio Cardetti: "Il massacro ha visto il prevalere della volgarità e della stupidità in una situazione in cui nulla è rimasto del senso dell'agonismo sportivo come affermazione di abilità e bellezza, di eleganza e stile. La vera Liverpool siete voi che rendete omaggio alle vittime e chiedete scusa". Nobile il saluto del presidente del Consiglio comunale Dalton: "È difficile descrivere il senso di desolazione e dolore che pervade gli animi in ogni strato della nostra comunità".

 

Elevato l'intervento di Worlock: "Veniamo in spirito di fratellanza a esprimere il nostro rammarico per il coinvolgimento dei nostri concittadini nella morte dei vostri concittadini". La sera della tragedia le due Cattedrali, cattolica e anglicana, "si riempirono di migliaia di persone in lacrime e preghiera". Mons. Peradotto parlò di "coraggioso e generoso gesto di fraternità e di serenità" e insistette "sulla necessità di educare i giovani a un sano modo di intendere e vivere l’agonismo sportivo e il sostegno alla squadra del cuore". Uno dei momenti più commoventi fu quando Dalton, lasciando i fogli del discorso, si rivolse alla vedova di Gioacchino Landini, uno dei tifosi juventini periti. La donna piangeva nei banchi del Consiglio comunale, accanto a un congiunto e al vicario generale Peradotto: "Signora Landini, niente può cancellare i fatti di quella sera. Purtroppo non possiamo restituire la vita a suo marito. Noi di Liverpool siamo a Torino per offrire la nostra amicizia. Questo era il modo migliore per esprimere sentimenti di tristezza, di cordoglio, di mestizia da allargare a tutti coloro che hanno sofferto per i morti e i feriti". La signora rappresentava le 32 famiglie italiane che avevano perso un congiunto. Dopo la cerimonia un uomo e una ragazza abbracciarono, sullo scalone del palazzo comunale, John Welsh, al quale poco prima il sindaco Cardetti aveva consegnato il sigillo, simbolo della città. L’uomo era Arnaldo Bonomi, giunto con la figlia da Rovigo per dire grazie a John al quale il tifoso juventino doveva la vita. La sera del 29 maggio "ero schiacciato da tutte le parti e tu hai tentato una prima volta di tirarmi fuori. Non ci sei riuscito, ma non hai desistito e mi hai salvato al secondo tentativo, un attimo prima che fossi travolto dalla caduta del muro". Poi gli incontri con la stampa e in Galleria San Federico, dove c’era la sede della Juventus. Il 19 giugno, vigilia della solennità della Consolata, patrona della diocesi, l’incontro più popolare, perché aperto al popolo. Presiedette la Concelebrazione l’arcivescovo Worlock, che parlò italiano con simpatico accento inglese. Assistettero il cardinale Ballestrero e il vescovo anglicano Sheppard. Nell’omelia Worlock disse: "Questo incontro non è facile, ma porta molta consolazione. Siamo venuti a esprimere le condoglianze per i morti e gli auguri ai feriti e siamo felici di incontrarvi nel santuario della Patrona. La nostra speranza è che dalla sciagura di Bruxelles possa nascere un insegnamento di carità, speranza, impegno contro la violenza, riconciliazione e pace". Ballestrero disse poche parole: "Questo momento ha bisogno di silenzio per fare spazio alla grazia del Signore nel cuore dell'uomo". Commentò l’arcivescovo cattolico Worlock: "Ci avevano detto che Torino è una città fredda. Invece abbiamo trovato un grande calore che ha facilitato la missione di riconciliazione. Torino è magnifica". Fonte: Lavocedeltempo.it © 26 maggio 2015 Fotografie: Hurrà Juventus © L'Unità © Lavocedeltempo.it ©

 

Gemellaggio Torino - Liverpool

TORINO - "Un gemellaggio" tra Torino e Liverpool è stato proposto dal vice sindaco della città inglese, Derek Hatton, prima di ripartire per la Gran Bretagna dopo la visita di riconciliazione compiuta da una folta delegazione di Liverpool a Torino. Nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato solo gli esponenti laburisti della delegazione inglese, Hatton ha sottolineato "il buon esito della visita che il premier Thatcher aveva invece definito inopportuna", affermando che tra l’amministrazione torinese e quella della città inglese si erano riscontrate significative "convergenze sul da farsi per sconfiggere le cause che stanno alla base della violenza, allo stadio e nella società". Richard Owens, "charmain" delle Trade Unions della regione di Liverpool ha aggiunto di aver avuto incontri importanti con rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil con cui "è stato avviato un rapporto che speriamo dia buoni frutti nei prossimi mesi. D' altra parte i problemi di Liverpool sono simili a quelli di Torino, anche se più drammatici: a Torino c’è una disoccupazione giovanile del 30 per cento, nella nostra città del 60. E' questo il nemico più difficile da battere". Commenti positivi alla giornata torinese hanno espresso anche i due vescovi di Liverpool, David Sheppard (anglicano) e Derek Worlock (cattolico). "Portiamo il messaggio di solidarietà, pace e riconciliazione - hanno detto all' aeroporto - e pensiamo che questa visita contribuisca a stabilire un grande ponte tra Liverpool e Torino". La delegazione è ieri rientrata in Inghilterra, ma prima ha voluto invitare per una visita a Liverpool il consiglio comunale, il sindacato e rappresentanti della chiesa torinese. Fonte: La Repubblica © 20 giugno 1985 Fotografie: L'Unità © GETTY IMAGES © (Not for commercial use)

 

La delegazione inglese è ripartita questa mattina da Caselle

Liverpool, abbracci e arrivederci

Una giornata intensa per riconquistare un'amicizia.

L'aereo della pace è decollato da Caselle alle 9.45, riportando in patria la delegazione di Liverpool. Poco prima della partenza c'è stato ancora un incontro con i giornalisti, per un bilancio conclusivo. Tutti hanno espresso soddisfazione e gratitudine per l'accoglienza ricevuta da parte dei Torinesi: "Ora fra le nostre città si è aperto un rapporto particolare, che dobbiamo proseguire in futuro". Il "ponte" che è stato riaperto fra Torino e Liverpool dovrà essere percorso con sempre maggiore frequenza", ha detto il co-sindaco Derek Hatton, riferendosi anche a una proposta di gemellaggio. Il primo ministro inglese, Margaret Thatcher, aveva espresso perplessità sulla "missione di riconciliazione", decisa dagli amministratori di Liverpool. "Ha detto che non era ancora il momento, ma avrebbe dovuto essere qui per vedere la risposta entusiasta dei Torinesi di ogni classe sociale, ma soprattutto della Torino operaia, alla nostra visita", ha sottolineato Hatton, con pizzico di malcelato orgoglio" laburista di fronte al leader conservatore. I problemi "simili" di Torino e Liverpool (entrambe città industriali oggi in crisi, con elevati tassi di disoccupazione, mancanza di case, criminalità giovanile) "possono fare da sfondo a una futura collaborazione nella ricerca delle giuste soluzioni". In questa direzione "molto cordiale" è stato ieri l'incontro fra i delegati laburisti, una rappresentanza di Cgil Cisl e Uil e del Pei, che a settembre, è stato annunciato, restituirà la visita. "Commozione e felicità" per il calore che ha circondato la presenza religiosa: "Torniamo a casa con questi preziosi regali di Torino", ha affermato infine l'arcivescovo cattolico di Liverpool, Derek Worlock. Fonte: Stampa Sera © 19 giugno 1985 (Testo © Fotografia)

 

Pace è fatta: "Abbiamo perso tutti"

di Salvatore Tropea

TORINO - La riconciliazione c'è stata ma il cammino verso la vittoria dello sport sulla violenza è ancora lungo e tortuoso. Torino e Liverpool hanno fatto pace dopo la guerra non dichiarata che si è scatenata lungo le gradinate dello stadio Heysel di Bruxelles la sera del 29 maggio. Tra strette di mano, espressioni di cordoglio, buoni propositi e qualche lacrima, le due città hanno tentato di fugare le ombre di un conflitto che ha rischiato di degenerare in anacronistico razzismo anti inglese e anti italiano. Nonostante la coreografia deamicisiana, la "giornata della solidarietà" non è andata oltre il ravvedimento delle autorità di Liverpool. Si è avuta quasi la sensazione che dovesse prevalere un sottile tentativo di rimuovere i problemi legati alla notte di Bruxelles. Probabilmente non era la sera adatta per una serena meditazione sulla quale ha finito col prevalere la retorica del pentimento e del perdono. Il singolare meeting tra Torino e Liverpool è cominciato alle 10.30 di ieri tra i velluti e gli stucchi della Sala Rossa che normalmente ospita il Consiglio comunale. Alla vigilia si era temuto per qualche gesto di intemperanza nei confronti degli ospiti inglesi, ma la polizia, mobilitata in massa, ha avuto poco da fare. Torino ha civilmente applaudito gli amici di Liverpool, dimostrando di non confonderli con un manipolo di "Hooligans". Il sindaco di Torino, Giorgio Cardetti, appena entrato in aula, si è recato a stringere la mano alla moglie e al fratello di Gioacchino Landini, il torinese morto a Bruxelles; il suo collega di Liverpool, Hugh Dalton, li ha abbracciati e baciati. Poi i discorsi, sotto l’imperversare dei flash e dei fotografi. "Pur se divisi da interessi così diversi" ha esordito Dalton rivolto a Cardetti "ci presentiamo a lei uniti da un comune proposito. La preghiamo, a nome della popolazione di Liverpool, di accettare l' espressione della pena e della tristezza che invadono i nostri cuori al ricordo dei morti e dei feriti della strage di Bruxelles. Speriamo che la nostra venuta sia un modo più eloquente per comunicarle una parte di quel sentimento di mezzo dolore e di mestizia che noi tutti proviamo". Il sindaco di Torino, dopo aver ricordato la severa presa di posizione del governo inglese, si è soffermato sulla responsabilità collettiva: "Quella" ha detto "di non aver saputo evitare che, intorno a fenomeni come quello dello sport di massa, si creino stati di fanatismo aberrante dietro cui ci sono sempre situazioni di forte malessere sociale e di incultura, che non giustificano certo il teppismo vandalico, ma che pongono a tutti il dovere morale di operare perché vengano rimosse". Cardetti ha approvato la decisione assunta dalla Football Association di vietare alle squadre inglesi di partecipare alle gare europee nella prossima stagione, in contrasto con quanto sostenuto poco dopo dal presidente piemontese del Coni, Vittore Catella. Poi ha sottolineato come, nonostante le deprecabili scene di giubilo alle quali si sono abbandonati alcuni tifosi torinesi per la vittoria della Juventus, nessuno a Torino e in Italia ha pensato di poter associare l' Inghilterra a un gruppo di teppisti. "L' Inghilterra", ha detto, "siete voi che avete chiesto di venire qui per rendere omaggio alle vittime. Liverpool è John Welsh che ha soccorso dei feriti italiani". Il giovane Welsh è stato un po' l'eroe buono della giornata. A lui è andata la simpatia della folla che lo ha applaudito a lungo l’ uscita dal municipio. Visibilmente commosso ha ricevuto dal sindaco Cardetti il meritato sigillo della città di Torino. Ma il suo momento è stato quello dell' incontro con Arnaldo Bonomi, giunto dalla provincia di Rovigo per ringraziare colui che l’ha salvato nell' inferno di Bruxelles. La conferenza stampa di mezzogiorno ha aggiunto qualche variante stonata alla giornata degli abbracci. Dalle autorità di Liverpool si è appreso che, nonostante le cinquanta ore di filmato in mano alla magistratura inglese "ancora nessun tifoso è stato individuato" e che se la sottoscrizione a favore delle vittime ha fruttato sinora solo nove milioni, pari a 17 lire per ogni abitante di Liverpool "ciò dipende dal fatto che ancora l' operazione non è conclusa". Era giusto assegnare la Coppa ed ha fatto bene la Juventus ad accettarla ? "Certo" è stata la risposta di Dalton. "Nello sport chi vince prende le spoglie". Del resto l' incontro con i dirigenti del club bianconero nel pomeriggio ha confermato questa logica dello sport innanzitutto. In un salone stracarico di coppe - ma non c’era quella dei Campioni - il presidente della Juve Boniperti, il suo vice Vittorio Chiusano ed Edoardo Agnelli, assenti tutti i calciatori, hanno ricevuto la delegazione inglese. Il vice sindaco di Liverpool Derek Hatton ha proposto una partita amichevole a favore delle famiglie delle vittime. Il giovane Agnelli ha detto che la cosa sarà valutata, tenendo conto delle decisioni dell' UEFA. A questo proposito Boniperti ha lasciato capire che la Juventus farà alcuni passi presso l' autorità calcistica per cercare di rimuovere il divieto imposto alle squadre britanniche. Dopo tutto tale sanzione rischia di colpire in qualche modo anche i bianconeri. Fonte: La Repubblica © 19 giugno 1985 Fotografie: Istitutosalvemini.it © Comune di Torino ©

 

La solenne concelebrazione alla Consolata con Ballestrero, l'arcivescovo cattolico e quello anglicano di Liverpool.

"Oggi la strada della speranza arriva fino a Torino"

di Luisella Re

Hanno spiegato che nella loro città, dopo la visita del Papa, la via tra le due cattedrali si chiama così.

"Beati gli afflitti perché saranno consolati, beati i miti perché erediteranno la terra, beati gli operatori di pace perché saranno chiamati i figli di Dio..." Tra gli ori della Consolata, ieri sera, nel corso della messa in cui Liverpool e Torino si scambiano "un segno di pace", si alzano le parole eterne della speranza. All'altare, con il cardinale Ballestrero e il vicario generale monsignor Peradotto, l'arcivescovo Derek Worlock incaricato di presiedere la cerimonia ed il vescovo anglicano Sheppard, che si unirà in preghiera alla folla dei fedeli che si raggruppa, fittissima, sotto le navate. Tocca al vicario generale il compito del primo saluto con un'introduzione ripresa, frase dopo frase, dal sottosegretario pontificio Peter Coughlan: ed è una traduzione che assume, nel suo ritmo ribadito e cadenzato, il valore di una reciproca promessa, di uno scambievole impegno che suona come un'eco di pace. Dice Peradotto: "A colei che consola ricordiamo le famiglie che soffrono, le famiglie che trepidano. Riuniti in questo santuario che è il cuore della città, dove da sempre i Torinesi sono abituati a scandire momenti lieti e tristi, nei secoli, abbiamo imparato qui ad amarci, a credere in un mondo migliore. Come questa sera, di fronte ai tormenti e alle ansie legate alla tragedia di Bruxelles. Mentre, di fronte all'affluenza di tanti giovani, ci è caro ricordare l'anniversario ed il messaggio di Pier Giorgio Frassati, il suo slancio per gli sport della montagna e la sua carità verso le pene umane". La folla risponde sommessa. "Riconosciamo i nostri peccati. Signore, pietà". E, concentrata ascolta l'omelia dell'arcivescovo Worlock che, approfondisce lo spirito di un incontro "per tanti versi non facile, che oggi ci unisce nella speranza della riconciliazione". Precisa il prelato di Liverpool: "Prima della cerimonia il vostro cardinale mi ha detto: cattolici o no, cristiani o no, l'importante è che tutti non dimentichiamo la nostra natura di uomini con un cuore umano". E' in questa prospettiva che tre anni fa, durante la sua visita a Liverpool, il pontefice volle visitare la chiesa anglicana prima di quella cattolica. "Da allora la strada che unisce le nostre due cattedrali si chiama Hope Street, via della speranza - conclude l'arcivescovo, ricambiato da un lungo applauso -. Ed è la stessa strada che oggi, dal nostro paese, ci ha portato tra di voi". Poi, le "intenzioni di preghiera" in cui il vescovo anglicano ricorda, con le vittime di Bruxelles, "chiunque soffre nel corpo e nello spirito, quelli che piangono, quanti partecipano o seguono lo sport". Mentre il cardinal Ballestrero inviterà "alla concentrazione, legata ad un impegno quotidiano, del silenzio e del ricordo", sottolineando inoltre "la presenza di tanti giovani cui auguriamo di costruire una nuova civiltà dell'amore". Conclude il vescovo Sheppard: "Vi abbiamo portato la mano tesa di tanta nostra gente che ha partecipato con sofferenza e amicizia al vostro dramma e vi siamo grati per averla stretta, malgrado le ferite che avrebbero potuto indurvi ad un senso di rifiuto". Subito dopo, con il vescovo Worloch ed il cardinale di Torino, impartirà in forma solenne la benedizione. "Andate in pace". Sul sagrato, cresce e si allarga una cascata di applausi. Fonte: Stampa Sera © 19 giugno 1985 Fotografia: Tripadvisor.it ©

 

John Welsh il salvatore passa come in trionfo

Tutti gli applausi della folla si sono concentrati su di lui.

di Marco Neirotti

Duecento sulla piazza del municipio, in attesa di qualcosa che ancora non sanno bene. Ma forse già intuiscono che la loro risposta si chiama John Welsh, l'Inglese che ha salvato otto italiani. Per la gente che dalla strada assiste alla giornata ufficiale è lui il simbolo della riappacificazione, forse di una pace mai battuta. Il pullman degli inglesi arriva puntuale. Le 10. Adagio, senza sorriso, attraversano la strada. Salgono. Prendono posto nella sala rossa. Arrivano anche gli italiani, siedono nei banchi di fronte. Da una parte uomini mortificati, dignitosi. Dall'altra pochi silenzi, un brusio continuo. Sono le 10,20: vola persino una palla di carta. Sono le 10,27. Da un'auto blu del Comune scendono la vedova e il fratello di Giovacchino Landini, vittima del massacro di Bruxelles. Siedono muti in prima fila. Viene a salutarli mr. Hatton, vice dirigente del consiglio comunale di Liverpool. A lungo tra le sue la mano della donna. Comincia l'incontro. E mentre vi sono parole di "cordoglio e pace", in strada aspettano e parlano. Dicono che "questo gesto non restituirà le vittime, ma hanno fatto bene a venire", che "non tutti hanno colpa degli orrori commessi da bestie impazzite". Un urlo: "Si stringono la mano fra sindaci e la gente non c'entra". Più teso di tutti un giovane con le stampelle. E' stato ferito nello stadio: "Questa visita non mi fa guarire prima, è una buffonata". Perché è venuto ? "Per vederli in faccia". L'ira si smussa a mezzogiorno. Escono le prime persone. C'è anche Arnaldo Bonomi, 49 anni, artigiano di Fiesso Umbertiano, provincia di Rovigo. E' con la figlia Roberta, cosi bella che giornalisti e fotografi corrono a turno a intervistarla. Lui vuole salutare John Welsh, che l'ha salvato. E dire che la mattina ha faticato ad entrare perché non aveva il pass. Ecco Welsh. Abbraccio, foto, domande, racconti rivissuti all'ossessione. Gli inglesi scendono in strada. Folla. Sguscia un'auto blu: riporta a casa i Landini. La gente s'accalca al pullman. Si alza una voce, Romeo, 60 anni: "Signor Welsh, dica a casa che gli italiani perdonano, perché siamo esseri umani. Perdoniamo anche se là c'è il sangue dei nostri morti. Per noi è lei che rappresenta l'Inghilterra". Lui aspetta la traduzione, poi alza il pollice dietro il finestrino. Una donna gli offre fiori a nome dei "disoccupati", stacca un biglietto della loro associazione, costa 2.500 lire. Welsh lo compra. Se ne va il pullman. Via Bertola, conferenza stampa. Appuntamento per il pomeriggio. Le 16, galleria San Federico, sede della Juventus. Tra la gente passa un tizio con occhiali scuri. Un ragazzo dice: "E' il terzino". E' Favero, e passa come se non vedesse nessuno. Ma l'hanno già dimenticato, chiedono: "Vengono tutti i giocatori?". La folla cresce. S'infila tra spalle e braccia un giovane alto, in blu, capelli corti. Chiede "permesso". Edoardo Agnelli sale al terzo piano, garbato e prudente padrone di casa. Sono le 16.20, polizia e carabinieri hanno creato un corridoio tra la gente. Gli inglesi. Applauso contenuto. John Welsh. Applauso fragoroso. Escono, le 17.15, ali di folla sempre più fitte. In piazza San Carlo auto di polizia e carabinieri. La radio annuncia che "la Consolata è già piena". Più di mille all'interno, altri sui marciapiedi. Vengono le autorità, viene il questore, dr. Umberto Catalano, che ha seguito con discrezione tutte le fasi della giornata. Si ritrovano qui gli stessi uomini del Primo Distretto di Polizia e della compagnia San Carlo del carabinieri. Le 18.15, il pullman degli inglesi. Welsh sale la scalinata, stanco, imbarazzato dagli applausi, china la testa. Ma per Torino è lui l'immagine della pace, lui che porta un "saluto a disoccupati e cassintegrati di questa città che ha tanti problemi, come tanti ne abbiamo noi". Welsh, che tu voglia o no, sei il simbolo di questo incontro. "No. Io non sono un simbolo. Ho fatto quello che doveva essere fatto". Fonte: La Stampa © 19 giugno 1985 Fotografia: Stampa Sera ©

 

Nel pomeriggio incontro con i tifosi in Galleria San Federico e poi nel Santuario.

Dalla Juventus alla Consolata !

Boniperti: "Spero che si possa disputare l'amichevole e vengano rimossi i veti della UEFA" - Ballestrero: "La maggior parte della delegazione non è cattolica: ma la cosa più importante è che sono uomini". Nella sede della Juventus, abbraccio tra sportivi torinesi e di Liverpool.

A ricevere la delegazione inglese Edoardo Agnelli, Giampiero Boniperti, l'avv. Vittorio Chiusano, lo staff quasi al completo del club bianconero, con Ferrero di Ventimiglia, Cavalli d'Olivola, Voglino, Giancarlo Catella, Chesta e Zanon. E' un momento atteso dai fotografi che assaltano letteralmente il gruppo di cui fanno parte, in stretto numero gli ospiti: i dirigenti delle due società calcistiche (Liverpool ed Everton), il sindaco Dalton, i due vescovi e il festeggiatissimo Welsh con famiglia al seguito. Lungo scambio di battute tra i giornalisti inglesi ed Edoardo Agnelli che per la prima volta appare in veste ufficiale ("A nome della famiglia", spiega). Si parla di un eventuale incontro tra Juve e Liverpool che non dev'essere una rivincita ma una partita da giocare non importa dove e con lo scopo di devolvere l'incasso ai familiari delle vittime. Agnelli: "Non sono un dirigente, decideranno i responsabili dei club. Da parte mia, e credo di interpretare anche il pensiero di mio padre, voglio solo sottolineare che i fatti di Bruxelles non sono certo da interpretare come un gesto di inimicizia degli inglesi verso gli italiani. Occorre sdrammatizzare l'agonismo sportivo restituendo allo sport i suoi veri valori". Ma questa amichevole si farà ? Boniperti: "Ci sono i vincoli imposti dalle organizzazioni internazionali. Penso che dobbiamo adoperarci per rimuoverli perché non c'è calcio europeo senza il calcio inglese. La partita ? Perché no ?". Ribadisce ciò che aveva detto in municipio Vittore Catella: I veti dell’UEFA devono cadere. Spero che Juve e Toro possano presto incontrare di nuovo con spirito di lealtà e amicizia Liverpool ed Everton". Alla fine scambio di doni e un brindisi. Fuori, nella galleria S. Federico, la gente applaude al passaggio della delegazione. Riconciliazione non è parola vana sotto la volta della Consolata. E' in corso la novena e si sa quanto i Torinesi siano affezionati a questo appuntamento: la basilica straripa di gente. L'arcivescovo card. Anastasio Ballestrero era in Valle di Lanzo ed è sceso in città per incontrare i rappresentanti delle chiese di Liverpool. Prima della concelebrazione ha voluto abbracciarli entrambi: "E' giusto che sia qui con voi. Sono vicino alla vostra città tanto simile alla mia Genova: abbiamo in comune un porto, adesso in crisi, con i tutti problemi che sappiamo". Gli dicono che la delegazione inglese è composta in maggioranza da anglicani: "Cosa importa ? Sono uomini. Dobbiamo apprezzare il loro gesto d'amicizia". Presiede il rito l'arcivescovo Derek Worlock, tra i sacerdoti che attorniano l'altare c'è anche il vescovo anglicano Sheppard. Prima della messa mons. Peradotto parla all'assemblea dei fedeli. Riprende il discorso fatto in municipio: "La comunità cattolica torinese è qui per condividere fino in fondo un’ intensa momento di solidarietà, di amicizia, di volontà di pace. E poi: "Auspichiamo che dopo la tragedia di Bruxelles che ha insanguinato un valore spontaneo qual’ è lo sport si comprenda la pericolosità di tutto ciò che apre spazi alla violenza a cominciare dall'insolente ritualità con cui ci si avvia agli stadi". Conclude con un pensiero di Pier Giorgio Frassati: "Con la violenza si semina l'odio, con la carità si semina negli uomini la pace". Aveva detto mons. Worlock: "Speriamo che la nostra venuta a Torino sia il modo più eloquente di comunicare una parte dell'immenso dolore che proviamo". La città gli ha risposto con eloquente solidarietà. Conferma il vescovo Sheppard; "Un'accoglienza del genere è davvero confortante". E mister Hatton: "Sapevo che non c'era motivo di temere per il nostro soggiorno a Torino". P.P.B. Fonte:  La Stampa © 19 giugno 1985 Fotografia: Hurrà Juventus ©

 
 

"Attimi di follia che hanno distrutto la nostra reputazione"

di Pier Giorgio Betti

Dura condanna agli ultras del sindaco inglese che guidava la delegazione ricevuta in Municipio - Un impegno comune.

(DALLA NOSTRA REDAZIONE) TORINO - Abito scuro e cravatta nera da lutto, il sindaco di Liverpool. Hugh Dalton, appena entrato nell’affollatissima aula del Consiglio comunale, apre con un gesto di umana pietà questa giornata della rappacificazione e della fratellanza che non risulterà esente da vecchie e nuove polemiche. Raggiunge la fila di poltroncine disposte nell’emiciclo e si china ad abbracciare una donna che se ne sta seduta a capo basso, quasi ripiegata su se stessa le prende le mani, mormora parole che devono essere di pena e di conforto. E una lacrima scende a rigare il volto impietrito di Carolina Landini, vedova di Gioacchino Landini, una delle vittime della sciagurata sera di Bruxelles. E’ un momento di intensa commozione che si rinnova quando il "mayor" inglese si rivolge al sindaco di Torino, Cardetti: "La preghiamo di accettare l’espressione del dolore e della tristezza che invadono i nostri cuori al ricordo della strage. E’ terribile che la reputazione di Liverpool e del suo sport sia stata distrutta in pochi attimi a causa di un minuscolo gruppo di criminali". Sono venuti in tanti da Liverpool, una visita di riparazione, ma anche un "ponte di pace", e Dalton dice che nella cieca violenza degli "hooligans" allo stadio Heysel si ritrovano i segni della frustrazione e della rabbia di migliaia di giovani che, come in tutta Europa, non hanno lavoro né prospettive: una somma di "problemi sociali e politici che richiedono soluzioni concrete nel nostro paese", afferma ancora, e le sue parole sembrano una replica alla signora Thatcher che dopo la strage aveva puntato il dito accusatore contro Liverpool, roccaforte laburista. Il sindaco Cardetti richiama "l'indubbia responsabilità degli "hooligans" di Liverpool ubriachi di birra". Torino, però, non confonde una masnada in preda a fanatismo aberrante, "dietro il quale ci sono sempre situazioni di malessere sociale", con Liverpool e con l’Inghilterra. "Riteniamo opportuna - aggiunge - la decisione assunta dalla Football Association di vietare alle squadre inglesi di partecipare alle gare europee nella prossima stagione", ma esistono sicuramente anche "responsabilità organizzative nell’aver scelto uno stadio non idoneo per una manifestazione di grande richiamo e per non aver saputo assicurare un adeguato servizio d’ordine ne’ far fronte al tragico evolversi degli avvenimenti". Non è lo sport in discussione, ma il "tifo" che da valvola di sfogo si trasforma in "malattia mortale". E a proposito della partita giocata a Bruxelles, Cardetti dice: "Che l’incontro sia stato disputato lo stesso per evitare conseguenze ancora più gravi, ha una sua spiegazione. Sfuggono invece alla nostra comprensione le danze di gioia inscenate sul campo e il tripudio dei sostenitori sugli spalti insanguinati; e grande amarezza hanno provocato le manifestazioni di giubilo che si sono svolte a Torino dopo la partita". Ringrazia John Welsh, il tifoso del Liverpool che ha salvato diversi italiani, e gli ospiti inglesi per "l’atto di coraggio e di umiltà" compiuto venendo a Torino: "Impegniamoci insieme perché non si ripetano mai più tragedie assurde". Inviti alla fratellanza e all’armonia vengono dall’arcivescovo cattolico Worlock, dal vescovo anglicano Sheppard, dal vicario generale di Torino monsignor Peradotto che però dichiara di non condividere la tesi che "attribuisce la violenza solo ai condizionamenti sociali": dobbiamo far crescere la fraternità, dice, fra tutti i popoli. Parlano ancora il vicepresidente della squadra del Liverpool, Corkish, quello della Juventus Giordanetti; per ultimo il presidente regionale del Coni, Catella, a parere del quale gli sportivi italiani non sono d’accordo col provvedimento di esclusione delle squadre inglesi dalle competizioni internazionali: "Non è giusto un atto che penalizza grandi squadre di calcio quando il problema vero è di adottare le misure necessarie perché tragedie simili non si ripetano". Il confronto tra le diverse opinioni prosegue nella conferenza stampa che fa seguito alla cerimonia ufficiale. Il Torino e la Juventus sarebbero favorevoli o no all’annullamento della sospensione delle squadre inglesi ? Cardetti risponde che il problema riguarda le autorità sportive e le squadre, e che personalmente ha apprezzato il gesto di autoesclusione degli inglesi. Il vicesindaco di Liverpool, Hutton, è invece "triste e deluso per la decisione affrettata che è stata presa nei confronti dei nostri club". Ha fatto bene la Juve a tenersi la Coppa ? Per Cardetti, salomonico, il problema è marginale, le sensibilità possono essere diverse e non sarebbe giusto fare colpe alla squadra bianconera. Per Dalton "è logico che il vincitore si prenda le spoglie". E arrivano le domande graffianti: è vero che la sottoscrizione lanciata a Liverpool per le famiglie delle vittime ha raccolto poche migliaia di sterline ? E’ vero che nessun tifoso è ancora stato arrestato ? Le risposte sono pacate: Liverpool attraversa una fase economica estremamente difficile, la raccolta è appena iniziata e sono in tanti a offrire quel che possono. Per le indagini, che sono in corso, si stanno utilizzando i filmati girati a Bruxelles: ci vuole tempo, soprattutto per trovare prove che valgano in Tribunale. Infine, un altro gesto di riconciliazione: Il vescovo Worlock annuncia di aver portato con sé una bandiera che i ragazzi di una scuola di Liverpool hanno voluto far giungere "ai nostri coetanei amici torinesi". Nel tardo pomeriggio si è svolto il rito religioso nella chiesa della Consolata, con la partecipazione del cardinale Ballestrero e dei vescovi inglesi. Fonte: L’Unità © 19 giugno 1985 Fotografia: Gente ©

 

"Dateci una mano per lenire tutto il dolore e la vergogna"

di Pier Paolo Benedetto

In Comune l'incontro tra autorità inglesi e cittadine - Un'atmosfera serena e dignitosa.

A tre settimane dalla strage di Bruxelles gli uomini eminenti delle comunità civile, religiosa e sportiva di Liverpool sono venuti a Torino per chiedere di aiutarli a lenire dolore e vergogna: "pochi scalmanati hanno seminato lutto in una giornata di festa. Hanno screditato la nostra città e il nostro Paese. Qui a Torino vi tendiamo la mano in spirito d'amicizia, non rifiutate la solidarietà di cui abbiamo bisogno". La mano tesa è stata stretta mille volte in tutte le sedi ufficiali in Municipio, nella sede della Juventus, nella basilica della Consolata. Gli incontri della riconciliazione sono cominciati alle 10, in Comune. La "Sala Rossa" è stipata all'inverosimile da giornalisti, fotografi, cineoperatori e dalle delegazioni. C'è il sindaco Cardetti con a fianco il sindaco di Liverpool H. Dalton. Ci sono il prefetto e il questore, il presidente della Regione Piemonte e alcuni assessori e consiglieri comunali, l'euro deputato Diego Novelli; c'è Vittore Catella per il Coni, il vice presidente della Juventus, Giordanetti, mons. Peradotto in rappresentanza dell'Arcivescovo. Dall'altra parte siedono il deputato Hatton, una schiera di leader del partito laburista, l'euro-deputato Steward, i rappresentanti del partito conservatore, l'arcivescovo cattolico Worlock, il vescovo anglicano Sheppard, il vicepresidente della squadra del Liverpool Corkish, il direttore sportivo dell'Everton. E con moglie e figlioletti in braccio John Welsh, l'uomo che a Bruxelles ha teso davvero la mano aiutando i tifosi italiani feriti e salvandone alcuni da morte sicura: è lui che la folla fuori dal municipio e dagli altri luoghi dove la delegazione è passata, ha salutato con applausi più calorosi, sinceri e commossi. In un banco, composta nel suo dolore, la vedova di Giovacchino Landini, Carolina Landini, il cui figlio ieri era impegnato nell'esame di maturità dove tra i temi da svolgere uno, quello sulla violenza, deve averlo coinvolto drammaticamente. Nello scambio di messaggi, risuonano a ripetizione le parole "Vergogna", "Condoglianze", "Perdono", "Pace", "Violenza esecrabile", "Riconciliazione", "Gratitudine". Ma come non cogliere dentro il turbine delle parole, l’autentica mortificazione di questi uomini su cui pesa l'umiliazione inflitta da gruppi di loro concittadini irresponsabili ? Si sono sforzati anche di spiegare le ragioni tecniche e sociali del massacro di Heysel: "La nostra città sta pagando un duro prezzo alla crisi, il novanta per cento dei disoccupati sono giovani. La tradizione sportiva è una delle poche cose che ci fanno sentire presenti in un contesto nazionale e internazionale. Siamo buona gente, come voi, abbiamo problemi simili: nulla giustifica quanto è successo in Belgio, ma cerchiamo insieme di coltivare buoni rapporti d'amicizia". Cardetti dice che la terribile vicenda di Bruxelles "deve fare riflettere tutti sulle cause della violenza. Condanniamo alcuni episodi di intolleranza che si sono verificati come i festeggiamenti fuori luogo per una vittoria esaltata nel momento del lutto". Poi consegna a Welsh il sigillo della città in segno di riconciliazione. Nulla ha turbato questa e le altre manifestazioni. Qualche battuta polemica in un incontro con i giornalisti. Hatton consegna una perizia "dalla quale risultano chiare le responsabilità dei belgi che non hanno garantito i servizi per l'ordine pubblico". Domanda: "Avete a disposizione il filmato dell'accodato, quanti hooligans sono stati identificati e denunciati ?". Risposta: "Ancora nessuno. Non è facile. I tribunali vogliono prove certe. Sono tuttavia in corso indagini per punire chi ha colpe precise". Fonte: La Stampa © 19 giugno 1985 Fotografie: Istitutosalvemini.it © Stampa Sera ©

 

Torino e Liverpool fraternizzano

Giornata della riconciliazione

di Luisella Re

L'arcivescovo cattolico Dereck Worlock parla di speranza, mentre i primi Torinesi che gli han dato il benvenuto in Italia lo ascoltano in silenzio: "Quando capita una tragedia che coinvolge, lontano da casa, due famiglie, i primi momenti sono impegnati nelle esequie private, nel chiuso dolore di ciascuno dei due gruppi coinvolti. Poi, però, nasce in entrambe il bisogno di incontrarsi, confrontarsi, aiutarsi. Io credo che sia con questo spirito di reciproca simpatia e solidarietà che le famiglie di Liverpool e di Torino oggi si sentono vicine". Il vescovo anglicano David Sheppard parla di sport, tra un gruppo di inglesi che affettuosamente sottolineano il suo passato di gran campione di cricket, capitano della squadra nazionale: "Amo e seguo il mondo sportivo, conosco per esperienza la cultura e la responsabilità che rientrano nello stile delle squadre e dei dirigenti delle nostre squadre, il Liverpool e l'Everton. E' lo stesso stile, la medesima cultura sportiva che caratterizza la vostra Juventus. Per questo, aspetto con ansia l'incontro con questa vostra grande squadra, nel pomeriggio". Succederà poco prima della cerimonia religiosa prevista alla Consolata per le 18,15. Quando le mille voci di spiegazione e commento sulla tragedia avvenuta a Bruxelles cederanno il passo alla fiducia della preghiera ed al silenzio del ricordo. Lo anticipa il programma stabilito per gli ospiti di Liverpool arrivati ieri sera a Torino per spiegare, ricordare, riflettere sulla violenza insieme assurda ed atroce che allo stadio di Heysel ha corrotto quello che si anticipava come uno del momenti più generosamente significativi della cronaca calcistica e che invece ha segnato, con le sue vittime, uno dei suoi drammi più angosciosi. E' di fronte a questa realtà così difficile da comprendere, così dura da affrontare, che Torino e Liverpool scambieranno oggi pomeriggio "il segno della pace". Spiega il vicario generale, monsignor Peradotto: "Abbiamo scelto la Consolata, luogo sacro tra i più amati della città, dove da sempre i Torinesi sono abituati a raccogliersi in preghiera per celebrare le ricorrenze più significative e superare le vicende più dolorose. In passato, guerre e stragi di peste quali quella, di cui ricorre in questi giorni il 150° anniversario, che convinse i Decurioni di allora ad assumersi il compito di celebrare ogni anno, a spese pubbliche, le Quarantore di settembre. E adesso, la strage di Bruxelles. All'altare, con i religiosi della curia torinese guidati dal cardinale Ballestrero, l'arcivescovo cattolico Worlock cui spetterà il compito di pronunciare l'omelia ed il vescovo anglicano Sheppard, che parteciperà alle "intenzioni di preghiera".

 

Uniti nel raccoglimento di una liturgia cui le prime anticipazioni di ieri regalano le cadenze, la solennità ed insieme la disarmante affettuosità di un ex voto. Precisa monsignor Peradotto: "Siamo entrati in contatto con la chiesa di Liverpool sin dalle prime ore dopo la tragedia grazie a suor Gregoria, delle Figlie di San Paolo, che lassù è servita di collegamento tra noi ed i tre vescovi ausiliari che, assente l'arcivescovo, si sono immediatamente messi in rapporto con noi con la più sincera adesione". Ma suor Gregoria e la provvidenza del suo perfetto bilinguismo sono rimaste a Liverpool. Ed è per questo che in Curia, ancora incerta la presenza del cardinal Ballestrero, pressato da precedenti impegni legati alla Cei e da una serie di visite previste presso il clero di Lonzo, che nelle ultime ore è stata invece ufficialmente confermata, gli ultimi dettagli della cerimonia han potuto essere definiti soltanto nella nottata di ieri grazie alla collaborazione del sottosegretario al Pontificio Consiglio per i Laici Peter Coughlan. Sottolinea intanto il vicario generale: "In nome del cardinale, sono felice che questo incontro avvenga nell'ambito dell'attuale novena in onore della Consolata, patrona di Torino e della sua diocesi. Mi sembra importante che questa messa di fraternità possa coincidere con una cerimonia che, all'antivigilia del 20 giugno, rientra nelle tradizioni religiose più sentite della città. Mi sembra inoltre di grande significato la partecipazione dei gruppi laici e dei giovani che in massa hanno aderito al nostro invito prima ancora di conoscere il significato e il valore che gli daranno gli amici di Liverpool". Sono considerazioni oggi condivise con gratitudine da tutta la delegazione inglese. Ha spiegato al suo arrivo il vescovo Sheppard: "Sono stato uomo di sport e sono adesso uomo di fede. Ciò che più mi auguro è di incontrare qui tanti giovani e di potermi sentire in loro sintonia in quest'occasione di dolore e di riconciliazione". Ha aggiunto l'arcivescovo Worlock: "Anch'io porto a Torino il saluto di tanti giovani, ma desidero sottolineare inoltre il particolare messaggio di amicizia che mi è stato affidato da tantissime famiglie di Liverpool per le donne di Torino e del Piemonte, sconvolte nel loro affetti più cari dalla vicenda di Bruxelles. E' una tragedia che ha inciso profondamente sia sulla comunità cattolica di Liverpool che su quella anglicana. Nelle nostre due cattedrali, incredibili folle hanno atteso per ore ed ore di poter firmare i registri di solidarietà esposti subito dopo il dramma, raccolte in muti cortei che si sono ripetuti giorno dopo giorno. E' questo silenzio, questa pietà commossa e costernata, che noi intendiamo offrire a Torino e alla sua Consolata". Fonte: La Stampa © 18 giugno 1985 Fotografie: Stampa Sera © L'Unità ©

 

John Welsh invitato dal Club-Juve alla partita

E domani alla "Filadelfia" l'inglese coraggioso

di Luciano Borghesi

Stamattina, a Palazzo Civico, Liverpool ha espresso tutto il suo dolore. C'erano anche i parenti di Landini e Russo, morti nello stadio di Bruxelles. L'incontro ripreso in diretta dalla rai e trasmesso in eurovisione.

Liverpool ha espresso il più sentito dolore per la tragedia di Bruxelles. Lo ha fatto, stamane, a Palazzo Civico, per voce di quattro autorità: quella politico amministrativa di Hugh Dalton, presidente del consiglio comunale, quelle religiose dell'arcivescovo cattolico Worlock e del vescovo anglicano David Sheppard, quella sportiva del vicepresidente del Liverpool calcio Korkish. Parole pesate nella scelta di ogni aggettivo, frasi calcolate in ogni pausa, in una sala rossa che si è fatta immediatamente silenziosa. I rappresentanti di Torino hanno ascoltato, cercando di comprendere fino in fondo lo stato d'animo che ha spinto "la delegazione di pace" a Torino. Tra loro, i parenti di alcune delle 38 vittime dell'inferno di Heysel, c'erano le famiglie Landini e Russo. Si è avvertito l'imbarazzo del non si può più tornare indietro. Molti occhi chini sotto sguardi che hanno cercato di scrutare la vergogna di chi deve rappresentare anche le azioni ingiustificabili di tifosi detti "hooligan". La Rai ha ripreso in diretta le immagini e le voci sono state diramate in Europa. Molti fotografi a immortalare questa insolita cerimonia ufficiale, mentre inviati inglesi e italiani hanno scritto per intero gli interventi. La cerimonia ha cercato più volte di scrollarsi la formalità, di superare il gelido imbarazzo che in genere dividono componenti diverse negli stati d'animo, qui, ma, in generale, anche nella storia e nella cultura. Dai discorsi del sindaco Giorgio Cardetti, del vicario generale della Curia don Franco Peradotto, del vicepresidente della Juventus Remo Giordanetti, del presidente del Coni per il Piemonte Vittore Catella una prima possibilità di riprendere il dialogo tra città che hanno anche certe affinità, e purtroppo vivono momenti difficili per la crisi economica. Da Torino non potevano giungere espressioni di perdono e di comprensione. Inviti a far forza su quei sentimenti sì. E' la volontà di capire, non di giustificare. Perché tutto quanto è stato vissuto e visto non finisca in tombe da dimenticare. Doloroso è imparare una lezione da scene di gente schiacciata che tendeva le mani. Verso mezzogiorno la delegazione di Liverpool si è trasferita al salone Seat. Hanno risposto alle domande dei giornalisti. Nel pomeriggio la visita alla Juventus. La gente di Liverpool incontra il presidente Boniperti, giocatori e tifosi. Piercarlo Perruquet ha invitato John Welsh a essere presente, domani sera, alla partita Juventus-Milan. Welsh sarà in curva Filadelfia con migliaia di tifosi bianconeri. "Sarà probabilmente l'ultima partita di calcio cui assisterò. - dice Welsh - Sono troppo scosso non credo che riuscirò a riprendermi". Fonte: Stampa Sera © 18 giugno 1985 (Testo © Fotografia)

 

"Son qui per dirgli grazie m'ha salvato la vita"

Donne, uomini, ragazzi davanti al Municipio assiepati per vedere la delegazione inglese. Arnaldo Bononi, 52 anni, è arrivato da Fiesso Umbertiano, in provincia di Rovigo, con la figlia Roberta.

Sono venuti in un paio di centinaia, stamattina sulla piazza del Municipio, "per vedere" la delegazione inglese: donne, uomini, ragazzi. Molti arrivati lì apposta, altri passati per caso, di ritorno dal mercato con le sporte piene. E fra quella piccola folla assiepata sotto il sole - controllata da polizia, carabinieri e vigili urbani - si animavano discussioni, si facevano commenti: amari, arrabbiati, rassegnati, tristi. Qualcuno all'Heysel c'era, e raccontava, qualcuno ha vissuto "il massacro" in diretta tv, e ne parlava accorato. Fra chi "c'era", Arnaldo Bononi, 52 anni, arrivato da Fiesso Umbertiano, in provincia di Rovigo, insieme con la figlia Roberta soltanto per salutare e ringraziare ancora John Welsh, il tifoso inglese che gli ha salvato la vita: "Ero incastrato, la gente impazzita mi passava sulla schiena e mi calpestava - ricorda -. Se non ci fosse stato lui a tirarmi fuori non sarei qui". Intorno a Bononi, un capannello di amici e di curiosi: "Non dovrebbero essere gli inglesi a chiedere scusa, ma i belgi - dice Gino Nicosia -. La colpa è tutta della loro disorganizzazione". E Arnaldo Bonomi assentisce: I  gendarmi hanno rotto gli stendardi dei reds: quella è stata la scintilla che ha provocato il disastro. Gli inglesi hanno reagito e si sono buttati su di noi, i pochi italiani vicini, per fare altrettanto con le nostre bandiere. Una leggerezza inammissibile da parte della polizia". Ma che significato ha, adesso, la visita della delegazione a Torino ? E' Roberta Bononi, 20 anni, studentessa universitaria, a rispondere: "Credo serva a placare gli animi, a far capire che non è sensato prendersela con gli inglesi. Quella violenza fa parte anche della nostra società. La sola differenza è che Oltremanica si beve di più". In sala rossa i sindaci e i vescovi pronunciavano i loro discorsi: "Siamo qui a manifestare un dolore difficile da esprimere, un dolore che viene dal cuore. Questa visita era l'unico modo che avessimo per farlo" diceva Hug Dalton, primo cittadino di Liverpool, ma fuori ci si chiedeva: "Apprezziamo pure il gesto e non vogliamogliene, ma i nostri morti ? Che cosa consola le famiglie delle vittime ? La retorica, forse ?". E a don Peradotto, che al microfono ha parlato del "male che viene dal cuore dell'uomo" proponendo e proponendosi di "costruire animi nuovi e spiriti non violenti" e auspicando "fratellanza fra i popoli", sembrano far eco Enzo e Sergio, venditori ambulanti ventenni. "Noi all'Heysel c'eravamo e alla partita andiamo anche qui. Li è stata colpa della polizia, da noi queste cose non succedono perché la tifoseria è ben controllata dalla polizia e dai carabinieri. Ma la violenza è la stessa. Una violenza che sta dentro tanti di noi e creata proprio dalla società, la stessa società che dovrebbe cercare almeno di trovare dei rimedi". E.FER. Fonte: Stampa Sera © 18 giugno 1985 Fotografia: L'Unità ©

 

Hanno portato il loro giornale in edizione bilingue

"Siamo oppressi dal dolore"

Duemila copie del "Liverpool Echo".

"I nostri cuori sono oppressi dal dolore" dice la prima pagina dell'edizione straordinaria del "Liverpool Echo", arrivata insieme alla delegazione coll'aereo atterrato ieri a Caselle. Gli inglesi ne hanno portato con sé duemila copie, hanno cominciato a distribuirle all'aeroporto, e oggi le daranno a tutti quelli che incontreranno. E' un altro modo di parlare a Torino, di dare avvio a quel dialogo difficile che ieri, mentre il pullman di Liverpool correva verso un albergo del centro, scavava rughe d'inquietudine e una vaga preoccupazione sulla faccia gioviale del co-sindaco Derek Hatton, su quella austera del capo della municipalità, Hugh Dalton, su quelle dei consiglieri e dei rappresentanti delle squadre di calcio, su quelle del vescovi. Il giornale è in edizione bilingue, e riporta una piccola antologia dei pezzi e dei titoli usciti nei giorni successivi alla tragedia dello stadio, più l'editoriale scritto "a caldo", il giorno dopo: "Anno dopo anno, che fosse buono o cattivo, i tifosi del Liverpool non hanno mai dovuto tornare a casa di soppiatto per la vergogna. Fino ad oggi..." esordisce l'articolo di fondo. "E adesso c'è questo. Quattrocento milioni di spettatori di tutto il mondo sono stati testimoni delle scene nauseanti di violenza di ieri sera. Preghiamo affinché anch'essi capiscano, come noi, che c'è una schiacciante maggioranza di tifosi del Liverpool che preferirebbe dire addio al calcio piuttosto che essere associati a quello che è successo ieri sera". Poi un titolo a tutta pagina: "Quanti morti vale un incontro di calcio?", e una mascherina che percorre le pagine dedicate alla tragedia, e ripete le due parole chiave di quel giorno: "La vergogna e il dolore". Il paginone centrale è tutto di © Fotografie: sono le immagini delle solenni messe per i morti e per la riconciliazione celebrate due sabati fa nella cattedrale cattolica di Cristo Re e in quella anglicana. Una bambina, inginocchiata, ha il cappelluccio della squadra del Liverpool. Le immagini del dolore, quelle della tragedia e quelle dell'orgoglio si alternano. Ma il Liverpool Echo ha anche qualche cosa da mostrare al mondo: il viso, ad esempio, di John Welsh, il tifoso che ha salvato la vita a una ragazza italiana in quel settore Z dello stadio Heysel trasformato in un inferno. C'è la notizia che al barista di Liverpool è stata offerta una vacanza in Italia, c'è, data con grande rilievo, la lettera che una mamma di Liverpool, Thelma Campbell, aveva scritto a "Stampa Sera" per dire tutto il suo dolore e la sua pena, e che il nostro giornale ha pubblicato due lunedì fa. "Siamo preoccupati - E gli italiani accusano ricevuta" dice il titolo. Poi, ancora immagini di funzioni religiose e infine, in ultima pagina, un messaggio "Ai Torinesi, da una piccola scuola di Liverpool". "Molti bambini della scuola di St Brigid's imparano l'italiano. La loro insegnante, la signorina Irene Davenport, ha scritto a loro nome al presidente della squadra di calcio della Juventus per esprimere il loro rincrescimento per i fatti che sono avvenuti a Bruxelles. "...Ora inviano questo messaggio di pace - un segno di speranza per il futuro - a tutta la gente di Torino" spiega il giornale. Poi, il testo firmato dai ragazzi: "Siamo una scuola media cattolica di Liverpool con 350 alunni ed ogni alunno è un grande tifoso delle nostre due squadre famose Everton e Liverpool. Tuttavia, i nostri alunni e gli insegnanti erano rimasti molto male dopo la tragica serata a Bruxelles l'altra settimana e vi vorremmo esprimere il nostro cordoglio e simpatia per quello che avete sofferto. Parecchi dei nostri alunni studiano la lingua italiana ed abbiamo già molti corrispondenti d'una scuola media di Gualtieri, vicino Bologna. Abbiamo fatto una messa in scuola per i morti e i feriti di Bruxelles e preghiamo per un rapporto migliore tra le nostre due città. Vi preghiamo di accettare le nostre più sentite condoglianze". M. BAU. Fonte: La Stampa © 18 giugno 1985 Fotografie: Stampa Sera ©

 

Ieri poco dopo le 18 la delegazione di Liverpool all'aeroporto

A Caselle tra inquietudine e commozione

Sono qui per capire e farsi capire.

Sulla pista dell'aeroporto di Caselle, alle 18,12 di ieri: aperto il portello, dal Jet 9412 della Dan Air (una compagnia privata britannica) schizzano letteralmente fuori una dozzina di persone fra fotografi, operatori televisivi della BBC e giornalisti inglesi, disponendosi in circolo davanti alla scaletta. Trenta metri più in là, tenuti a bada da un cordone di agenti, i loro colleghi italiani tumultuano: "Ehi, e noi ? Fateceli vedere, spostatevi, lasciateci avvicinare"... La prima ad affacciarsi, timida e un po' impacciata di fronte alla ressa rumoreggiante e spintonante, è Marie Welsh, la moglie di John, il tifoso inglese che in quella tragica sera allo stadio Heysel di Bruxelles ha contribuito a salvare non poche vite umane. Lei ha in braccio la bambina e tiene per mano il maschietto (Marie e John anche loro): sorride, sollevata, al marito che è arrivato ad attenderli da Roma e sale la scaletta ad abbracciarla. Poi, tutti insieme, la prima foto per soddisfare le esigenze dei mass media, e la prima dichiarazione: "Voglio esprimere la mia solidarietà ai disoccupati di Torino, anch'io e mia moglie lo siamo - dice, un po' a sorpresa. - Quella di domani sarà forse l'ultima partita di calcio che vedrò". Comincia con questa immagine familiare la "missione di pace e riconciliazione" voluta dalla città di Liverpool, e ben accolta dai Torinesi, per cercare di ricucire il tessuto di amicizia strappato in modo crudele venti giorni fa nell'inferno provocato dalle centinaia di irresponsabili hooligans scatenati, ebbri di alcol ma soprattutto di violenza. Trentotto morti, in un'occasione che doveva essere di festa e divertimento, "l'incontro dell'anno fra due delle migliori squadre di calcio europee". Poco dopo il presidente del consiglio comunale di Liverpool, Hugh Dalton, affrontando per la prima volta la raffica di domande, chiarirà il significato di quello che è stato definito il "ponte aereo della pace": " I nostri sentimenti sono di dolore e solidarietà. Ciò che è accaduto è irreparabile e incancellabile, ma è importante ricostruire un ponte fra Torino e Liverpool. L'anno scorso, a Roma, in un momento analogo, ci fu una grande festa dello sport. A Bruxelles ha prevalso quella violenza che tutti noi cerchiamo in ogni modo di combattere". E il vescovo anglicano David Sheppard, ex campione di cricket: "C'è un grande senso di pena a Liverpool. Per noi venire qui è come portare il nostro cordoglio a degli amici". Poi l'ufficialità, le strette di mano con gli assessori torinesi Elda Tessore (sport) e Francesco Mollo (rapporti internazionali), demandati ad accogliere la delegazione inglese, i responsabili dell'organizzazione di questo incontro che nessuno avrebbe voluto veder avvenire in simile circostanza, trascinano via gli ospiti. Con Dalton, Sheppard e i Welsh ci sono altre venticinque persone: l'arcivescovo cattolico Derek Worlock, il vicesindaco Derek Hatton, il vicepresidente del "Football Club Liverpool" Corkish, il direttore dell'Everton, l'altra  squadra di calcio della grande città inglese, il condirettore del quotidiano Liverpool Echo, Vincent Kelly, e consiglieri comunali, un folto gruppo di politici (laboristi, conservatori, liberali, non del tutto d'accordo fra loro, sull'aereo ci sono state accuse, rivolte ai laboristi, di "voler strumentalizzare politicamente la missione"; e le striminzite 4000 sterline, otto milioni e mezzo di lire, raccolte a Liverpool per aiutare le famiglie delle vittime, non appaiono gran cosa neppure a chi è incaricato di devolverle), e giornalisti, che portano duemila copie di un'edizione speciale in italiano del giornale di Liverpool, sulla cui prima pagina spiccano le parole "I nostri cuori sono oppressi dal dolore". Fuori dell'ufficialità, la risposta di Torino, della gente, dei familiari delle due vittime torinesi e delle altre, di coloro "che c'erano" e della massa che ha assistito alla tv, "in diretta", a quello spettacolo desolante, si conoscerà comunque stasera, quando alle 18,15 gli arcivescovi cattolico e anglicano di Liverpool celebreranno col cardinal Ballestrero la Messa nella chiesa della Consolata. Di tutti gli appuntamenti previsti sarà questo il momento più autentico. Al di là della retorica e dei discorsi ufficiali, la possibilità di ricominciare a convivere senza rancori, anche inespressi, si vedrà poi: quando si potrà constatare, oltretutto, se la tragedia dell'Heysel sarà "servita" almeno a cambiare radicalmente il modo di vivere il calcio. M. SP. Fonte: La Stampa © 18 giugno 1985 Fotografia: Stampa Sera ©

 
 

Liverpool a Torino con un messaggio di amicizia

Ieri l’arrivo, oggi l’incontro con la giunta - "Non si può riparare al male, ma si può costruire un ponte di fratellanza".

(DALLA NOSTRA REDAZIONE) TORINO - "Abbracciamo la città di Torino con spirito di fratellanza. Quello che è successo contiene in sé qualcosa di irreparabile. Non possiamo riparare al male, a tutto ciò che è stato fatto, tuttavia possiamo costruire un ponte di amicizia che unisca le nostre due città". Parole semplici, asciutte, che vanno diritte al cuore. Le scandisce il sindaco di Liverpool, Hugh Dalton, davanti a un nugolo di cine-operatori, fotografi, giornalisti, che lo circondano, lo assediano, mentre si rivolge alla rappresentanza del comune di Torino. In anticipo sulla tabella d’arrivo, il volo della "DAN AIR", decollato da Liverpool alle 16.09, con a bordo la delegazione della città inglese, atterra dolcemente sulla pista di Caselle. Dal "messaggero di pace" discendono primi fra tutti Maria e Richard Welsh, rispettivamente moglie e zio di John Welsh, il "salvatore" dell'Heysel, l’uomo che con coraggio ha salvato la vita ad una decina di Italiani travolti, in quei venti minuti di terrore nel settore "Z" dello stadio di Bruxelles. La donna stringe a sé i suoi bimbi: John e Maria, di tre e due anni. Suo marito, atterrato poche ore prima, proveniente da Roma, ha dichiarato: "Porto la solidarietà di tutti i disoccupati di Liverpool a quelli di Torino". La morsa del fotografi si stringe fulmineamente, quasi a chiudere in un budello la scaletta dell'aereo, da cui discendono in rapida successione tutte le personalità della delegazione di Liverpool. Dal sindaco Dalton ai membri del consiglio comunale, dall'arcivescovo cattolico Derek Warlock al reverendo anglicano Davide Sheppard, ai dirigenti della società calcistica del Liverpool. Ad attendere tutti, gli assessori comunali Elda Tessore e Francesco Mollo, il console inglese a Torino, mister Wicks, ed il "minister" (una sorta di vice ambasciatore o ambasciatore in seconda) mister Fitrherbert. Le parole che cogliamo nella grande ressa sono di prammatica poiché, come ha spiegato il console Wicks che ha svolto la funzione di portavoce del gruppo, la conferenza stampa è prevista oggi, nell'incontro che la delegazione avrà a Palazzo Civico con il sindaco Cardetti e quattro assessori. Il più loquace si è rivelato II reverendo Sheppard, che ha affermato: "Siamo a Torino per esprimere II nostro cordoglio. Il nostro dolore per tante vittime innocenti di una tragedia. Auspico che domani (oggi per chi legge NdR) nella funzione religiosa al Santuario della Consolata vi siano tanti giovani, perché grande è il significato della parola fratellanza". Ed è una chiave di lettura anche del laburista di sinistra Derek Hatton, vice capogruppo al comune di Liverpool, che in volo ha dichiarato a giornalisti inglesi: "Il primo ministro Thatcher ha strumentalizzato la tragedia dello stadio come una seconda guerra delle Falkland". Sull'aereo non sarebbero mancate polemiche e scambi velenosi tra i sette laburisti, da una parte, con i conservatori e liberali alleati dall'altra. Questi ultimi accusano a loro volta i laburisti di aver strumentalizzato la missione di pace. Una ulteriore prova di come, anche in questa triste circostanza, vecchi e sordidi rancori non siano rimasti a casa. Per la cronaca, i rappresentanti di Liverpool hanno inviato un incaricato a Bruxelles per controllare le misure di sicurezza che esistevano nel tragico stadio, allo scopo di concordare con i torinesi una denuncia nei confronti degli organizzatori. M. R. Fonte: L’Unità © 18 giugno 1985 Fotografia: Stampa Sera ©

 

Con la delegazione che vuole ricostruire l'amicizia umiliata dalla tragedia di Bruxelles

Da Liverpool a Torino sul jet della pace

di Enrico Singer

TORINO - A Liverpool l'aereo rulla puntuale sulla pista, alle 3 del pomeriggio, sotto la pioggia. In un attimo il porto e le villette brune della periferia spariscono dietro le nuvole. Il viaggio della riconciliazione a Torino è cominciato. E' dal giorno successivo alla strage nello stadio Heysel di Bruxelles che gli amministratori della città inglese, i dirigenti della squadra dei "reds", il vescovo cattolico e quello protestante, hanno lavorato per arrivare a questo giorno. Hanno scelto la delegazione (28 persone), hanno preso contatti, preparato discorsi. Adesso che il jet è in volo sono tutti tesi. Sperano di essere capiti ma l'esame da superare è duro. "Quei trentotto morti pesano a Liverpool e in Inghilterra come in Italia", dice Derek Hatton, il vicesindaco che è stato uno dei più convinti sostenitori del viaggio. "Vogliamo scongiurare una guerra tra città, tra italiani e inglesi. A Torino speriamo di incontrare anche i familiari di qualcuna delle vittime di Bruxelles per testimoniare il nostro cordoglio sincero. Non cerchiamo scuse ma comprensione. Dobbiamo lavorare insieme per ricostruire l'amicizia, per eliminare dubbi assurdi: la violenza di un gruppo di teppisti non può condannare un Paese". Anche gli altri rappresentanti del consiglio comunale di Liverpool insistono su questo tema: la violenza di una minoranza va isolata. Per una volta, sono d'accordo i laboristi (che governano la città). I conservatori e i liberali, tutti presenti nella delegazione. Raccontano i mille episodi di solidarietà, cercano di descrivere lo sgomento che la città continua a vivere. Hanno portato centinaia di lettere che gente comune ha scritto al municipio e ai giornali, i disegni che i bambini di una scuola — la St. Brigids's — hanno realizzato in classe. Due funzionari li tengono arrotolati su una delle poltrone dell'aereo: si intravedono volti che piangono e scritte di pace. "Li regaleremo ad una scuola di Torino", dicono. Hatton parla anche di iniziative concrete. Mostra un documento che vuole sottoporre, oggi, alle autorità di Torino e ai dirigenti della Juventus. E' una relazione dell'ufficio tecnico del Comune di Liverpool: l'ha realizzata un perito che, cinque giorni fa, è stato a Bruxelles. Nove fogli che dimostrerebbero l'inadeguatezza delle strutture dello stadio Heysel. Nel discorso riemerge la polemica inglese contro l’UEFA. "La follia degli hooligans è la prima responsabile, certo, ma in quello stadio non si doveva giocare una partita così". Secondo Hatton sarebbe venuto il momento di ragionare su tutte le responsabilità "perché tragedie simili non si ripetano". Una critica dura è rivolta anche al governo di Margaret Thatcher. Il tono si accende, il confronto politico a Liverpool, bastione laborista, è forte. "Ci hanno già regalato la guerra delle Falkland - dice Derek Hatton - ora la disoccupazione. I fenomeni di violenza, gli sbandati sono soprattutto colpa di una certa politica". Ma sull'aereo della riconciliazione prevalgono voci più pacate, anche se a Londra le dichiarazioni di Hatton avranno un seguito. Sono i due vescovi di Liverpool, che siedono uno accanto all'altro, a insistere sul messaggio di fratellanza che la delegazione vuole portare in Italia. Ricordano che quando il Papa visitò la città inglese, tre anni fa, entrò e si fermò in preghiera sia nella cattedrale cattolica che in quella anglicana: "Oggi siamo qui insieme per esprimere i sentimenti più profondi della nostra popolazione, delle due Chiese. Sentimenti di dolore e di speranza". L'arcivescovo cattolico, monsignor Derek Worlock, concelebrerà una messa con il cardinale Ballestrero: "Ripeterò ai giovani di Torino quello che ho detto ai giovani di Liverpool, dallo sport dobbiamo bandire la violenza". E il vescovo anglicano, reverendo David Sheppard (che è stato nazionale inglese di cricket), annuisce. L'aereo si avvicina a Torino. I ventotto componenti della delegazione sembrano preoccupati. Rispondono alle domande ma poi, quando scoprono che il giornalista che hanno di fronte è italiano, chiedono pareri, impressioni. "Come ci accoglieranno ? E' vero che c'è tanto risentimento ?". I meno abituati a trovarsi al centro dell'interesse (sul jet ci sono 34 giornalisti e decine di telecamere) sono la moglie e lo zio di John Welsh, il tifoso del Liverpool che, nello stadio di Heysel, ha aiutato gli italiani mettendo in salvo otto persone. John è già in Italia: tornerà a casa con i suoi. La moglie, Marie, ha portato con sé i due bambini. E' frastornata. "Mio marito un eroe ? Non so, lo hanno scritto i giornali inglesi. Credo che abbia fatto soltanto quello che qualsiasi essere umano avrebbe dovuto fare". Alle sei del pomeriggio il "Boeing" si posa sulla pista dell'aeroporto di Caselle. Il pilota, al consueto saluto, unisce un augurio particolare: "Successo per la vostra missione". Si aprono le porte. Ancora giornalisti, telecamere, fotografi: il viaggio di riconciliazione è arrivato alla sua meta. Fonte: La Stampa © 18 giugno 1985 Fotografie: L'Unità ©

Lunedì la delegazione inglese arriverà a Torino

Missione da Liverpool in viaggio d'amicizia

Autorità municipali, religiose, sportive - Il programma della visita.

C'è un programma di massima per il viaggio di "amicizia e riflessione, che la delegazione di Liverpool compirà a Torino lunedì, martedì e mercoledì prossimi. Lo hanno reso noto, quasi contemporaneamente, le autorità inglesi e quelle italiane. Il gruppo, che arriverà a Torino nel pomeriggio di lunedì, sarà composto da una ventina di persone con a capo il presidente del Consiglio comunale Hugh Dalton, l'arcivescovo Derek Worlock e il vescovo David Sheppard. Fra di loro undici membri del consiglio municipale (otto laburisti, due liberali e un conservatore), membri del Parlamento e del sindacato, rappresentanti dei football clubs Liverpool ed Everton, giornalisti di numerose testate. E' annunciata anche la presenza di John Welsh, il barista di 27 anni che a Bruxelles fu tra i più attivi nel soccorrere i tifosi italiani schiacciati nella calca: dovrebbe, nell'occasione, incontrare alcuni feriti. Tutti gli appuntamenti ufficiali sono concentrati nella giornata di martedì: alle 10, nella Sala consiliare di Palazzo Civico, è in programma un incontro (che si annuncia particolarmente affollato) con l'Amministrazione comunale e con le massime autorità civili, militari, religiose, sociali e sportive; nel pomeriggio (in orario e luoghi ancora da definire) la delegazione sarà ricevuta dalla Juventus e forse anche dal Torino Calcio mentre più tardi (alle 18,15) è previsto un rito religioso alla Consolata, con la probabile partecipazione del cardinale Ballestrero. La delegazione lascerà l'Italia nella mattinata di mercoledì. Da Liverpool giunge intanto notizia di serrate indagini per l'identificazione dei tifosi che potrebbero essere stati all'origine degli incidenti. L'esame al rallentatore di oltre 50 ore di filmati forniti alla polizia di Liverpool dalla televisione belga ha permesso di compiere notevoli progressi: sarebbero almeno una ventina gli "hooligans" in procinto di essere identificati. Alcuni dei loro nomi sono stati fatti da sconosciuti. Fra pochi giorni dovrebbero intanto giungere a Liverpool poliziotti e magistrati di Bruxelles che stanno indagando su quanto accaduto all'Heysel stadium. Fonte: La Stampa © 12 giugno 1985 Fotografie: Bbc.com © Torino.corriere.it ©

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