Dalglish torna in Europa dopo la tragedia dell'Heysel
di Antonio Corsa
Kenny Dalglish è, senza
farla lunga, uno dei giocatori britannici più forti di tutti
i tempi ed, al tempo stesso, un allenatore leggendario (per
lui 4 Scudetti vinti, 3 con il Liverpool). E’ proprio ad
Anfield che lo scozzese ha scritto le pagine più belle della
sua carriera: 512 presenze e 172 gol da giocatore con i
Reds, poi l’esperienza come allenatore dal 1986 al 1991.
Già, dal 1986. Prese il posto di allenatore lasciato libero
da Joe Fagan subito dopo la terribile notte del 29 maggio
1985, la notte dell’Heysel nella quale persero la vita 39
tifosi italiani. Oggi, a distanza di 9394 giorni dal suo
debutto come allenatore, Kenny si troverà di nuovo ad allenare
il club dei suoi sogni, il Liverpool (è subentrato all’esonerato
Roy Hodgson a stagione in corsa), nuovamente in Europa (Europa
League, contro lo Sparta Praga). E la memoria dei giornalisti
inglesi non può non andare al fatto che - proprio a seguito
dell’Heysel - questa gioia gli fu negata causa squalifica
internazionale imposta alle squadre inglesi proprio su iniziativa
di Margaret Thatcher. Per colpe non sue, gli ricordano i
giornalisti. Gli chiedono se abbia provato rimorso, o fastidio,
per tutto questo. Se si sia sentito vittima di un eccesso
di punizioni. Se fossero giuste. E come abbia preso il fatto
di non aver potuto partecipare ad esempio col suo Liverpool
1987-88 (vincitore della Championship) alla Coppa Campioni.
"Vorrei che la squalifica non fosse mai esistita, perché
avrebbe significato che non sarebbe mai successo niente
ad Heysel. L’Heysel è stata una tragedia terribile. Così
tante persone hanno perso la loro vita durante una partita
di calcio ed è stato giusto che qualcuno sia stato punito.
Non ho mai avuto rimpianti. Ho più rimpianti per quello
che è successo ad Heysel che per non aver allenato il Liverpool
in Europa. Oggi ho una seconda chance per riprovarci, ma
ci sono delle persone che non ne avranno una a causa di
quello che è successo". Questo è Kenny Dalglish. Nonostante
abbia criticato la Thatcher e i suoi metodi ("politici")
in una sua recente biografia, non ha mai voluto passare
per un’altra "vittima" della tragedia dell’Heysel. Né ha
mai ritenuto il suo Liverpool ingiustamente penalizzato.
Anzi, per citare un passaggio del libro, che ho personalmente
letto e consiglio, Kenny dice: "Ho visto i tifosi italiani
piangere, mentre, a mani nude, colpivano il nostro pullman;
e percepivo la crudezza delle loro emozioni". Poi, citando
Bill Shanky, altro leggendario manager del Liverpool degli
anni sessanta e settanta (famoso il suo detto: "Il calcio
non è una questione di vita o di morte. E' una cosa molto
più importante"), Kenny scrive: "Non ho mai smesso di stimare
Shankly. Ma questa volta aveva sbagliato. Il calcio non
può essere mai una cosa più importante". Onore a Kenny,
dunque. Giocatore leggendario, allenatore leggendario, persona
seria cui va tutta la nostra stima.
17 febbraio 2011
Fonte: Uccellinodidelpiero.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2011
Heysel: Juve, riportali a casa
di Vincenzo Ricchiuti
C’è un motto latino che
usano gli uomini per fare di se stessi e delle proprie miserie
qualcosa di più complesso e talvolta duraturo chiamato civiltà.
Questo motto recita in due parole, "Parce sepulto", un concetto
molto più simile ad una speranza che a un esercizio di stile.
Dai pace a chi non è più. Tienili fuori dalle beghe di chi
rimane. Perdona loro l’assenza e se puoi non perdonarla
a chi resta. L’atteggiamento verso l’Heysel a distanza di
ventisei anni non è mai cambiato. E’ quello dei poliziotti
allo stadio. S’è visto la gente morire. S’è respinto con
forza chi ha cercato di segnalare quanto successo. Forse
perché l’Heysel è una storia dove non si salva nessuno e
allora non si salvi nemmeno il ricordo. Lei, Andrea Agnelli,
avrà mille scuse per non rispondere a questa come alle altre
lettere come questa. Gliele anticipo io. Vedremo. Faremo
qualcosa in merito. Anzi. Stiamo già facendo. Anzi. E’ stato
già fatto. Anzi e per questo. La lettera è inutile. Non
rispondiamo. Tanto che rispondiamo a fare. Si tranquillizzi.
Non sarebbe una novità. Risponderne quando si parla d’Heysel
è l’ultima cosa che la gente s’aspetta. Stia sereno dunque.
Renda inutile semmai il consiglio dei tanti professionisti
d’uomini e business che vestiti di pelo s’affretteranno
a metterla in guardia. Lei è uomo d’affari cresciuto a corte.
Un uomo così non ha bisogno d’aiuto per non dare aiuto.
Un uomo del tipo suo è una garanzia in materia. Conosce
tanto. Conosce il potere sin dalla culla, la vacuità delle
parole da quando non ha mantenuto le proprie e si vive uguale,
il cinismo delle promesse vane a fin di bene sin da quando
per illuder davvero nessuno ha perduto le sue di illusioni.
Conosce bene l’indifferenza alla morte da quando l’ha vista
a casa sua. Non c’è bisogno le insegnino la smemoratezza.
Il ricordo dei morti ma come, quelli che hanno mentito quando
giuravi non moriranno, quelli che in fondo han tradito promesse
che non hanno mai fatto. Se poi si ricorda, li riporti a
casa. E se le viene più facile messa così, se ne freghi
anche del motto latino. Se ne freghi pure dei morti, quegli
scappati, che quelli la pace ce l’hanno comunque. Faccia
così. Dia pace a quelli rimasti. Altro che risparmiare.
Come fosse una vendetta. La prenda come una cosa solo per
vivi.
26 aprile 2011
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
APRILE 2011
Tifosi Juve ad Agnelli: "Dov'è il ricordo dell'Heysel ?"
di Andrea Bonino
In occasione del 25° anniversario
della strage dello stadio Heysel, il 29 maggio 2010, davanti
ai familiari delle vittime Andrea Agnelli aveva promesso
un luogo per ricordare queste persone, da crearsi nella
nuova casa bianconera, ovvero nel nuovo stadio di ormai
prossima inaugurazione. Ad oggi, a pochi mesi dall'inaugurazione
del nuovo impianto sorto sulle ceneri del Delle Alpi, i
tifosi bianconeri chiedono lumi in merito, visto che il
silenzio regna da parte della società e, ad oggi, non sembra
esserci spazio per il monumento "a ricordo di quei morti"
di cui parlò Jean Claude Blanc durante i lavori dell'assemblea
societaria al Lingotto, lo scorso 27 ottobre 2010. I
tifosi bianconeri vogliono capire e hanno deciso di scrivere
una lettera aperta al rampollo della famiglia Agnelli, ora
a capo della Signora. "Sui mass media, su periodici e organi
massmediatici, si parla spesso delle nuove strutture integrate
al complesso, tra cui supermercati, sale cinematografiche
e luoghi simili, ma della sala della memoria non abbiamo
più sentito notizie in merito" recita il comunicato congiunto
dei supporters bianconeri. "Dalle vostre parole - prosegue
il comunicato - si evidenzia, in entrambi, la volontà di
dare finalmente il giusto tributo a quei 39 caduti di Bruxelles,
per sempre nel cuore della nostra tifoseria". Tutti i tifosi
chiedono al presidente di onorare la promessa fatta, a riprova
di quello stile che si chiama "Juventus", e hanno deciso
di riunirsi e raccogliere, in calce alla lettera, le firme
dei gruppi più significativi (comprese le famiglie dei caduti
attraverso il comitato Heysel) che hanno aderito singolarmente
all'iniziativa, e non solo: club, associazioni e spazi web
tra i più importanti e conosciuti, che raccolgono decine
di migliaia di iscritti. E non è tutto. I supporters juventini
chiedono la creazione della sala della memoria nel nuovo
stadio di Venaria dedicata ai 39 angeli, con ingresso libero,
al fine di "onorarne il martirio e tramandare ai posteri
un insegnamento di umana civiltà contro la barbarie", e
chiudono la lettera reclamando l'aggiunta nel sito ufficiale
della Juventus di una pagina dedicata all'Heysel.
6 maggio 2011
Fonte: Calciomercato.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Marrone (Pd) "Heysel, un via per ricordarne le vittime"
Una via di Torino per le
vittime dell'Heysel. E' questa la proposta che è stata lanciata
ieri in occasione della presentazione del libro "Via Filadelfia
88. Una storia una curva", scritto da Beppe Franzo ed edito
da Novantico. Una proposta caldeggiata da anni da tutta
la Torino juventina e che, nel corso della serata a Cascina
Marchesa promossa dal Fuan e moderata dal giornalista Marco
Traverso, è stata rilanciata dal vice coordinatore cittadino
del Pdl, Maurizio Marrone, candidato in Consiglio Comunale.
Quell'episodio è una ferita profonda e lacerante per la
città e in particolare per i tifosi bianconeri ha ricordato
Marrone. Credo che sia giusto che il Comune onori quei tifosi
immortalando la loro memoria con l'intestazione di una via,
magari proprio vicino al nuovo stadio della Juventus che
sta nascendo sulle ceneri del vecchio Delle Alpi". A Bruxelles,
il 29 maggio 1985, persero la vita 39 persone, che aspettavano
di assistere alla finale di Coppa dei Campioni tra Juventus
e Liverpool. E proprio di memoria parla il libro di Franzo
scritto, come ha sottolineato l'autore, "per me e molti
altri che a quel numero civico ci siamo dati appuntamento
per lunghi anni quando la nostra squadra del cuore giocava
in casa. Questo libro - ha spiegato Franzo - narra
l'arco di tempo da fine anni '70 ai primi anni '90, vissuti
da me tra i gruppi ultras della tifoseria bianconera. Per
i protagonisti di allora, spesso identici tra loro al di
là di bandiere e stendardi, ideologie politiche e differenti
posizioni sociali, potrà essere un salto a ritroso nel tempo.
(RT)
12 maggio 2011
Fonte: Il Giornale
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Comunicato ufficiale Juventus Football Club
Heysel, per non dimenticare
Juventus Football Club
intende commemorare nel nuovo stadio i 39 caduti dell'Heysel,
che persero la vita in occasione della finale di Coppa dei
Campioni, il 29 maggio 1985 a Bruxelles. Sono due le iniziative
che la società bianconera ha intrapreso perché il ricordo
di questa tragedia rimanga vivo per tutti gli appassionati
che frequenteranno il nuovo impianto. Nell'area della Stella
dedicata al Capitano di quella notte drammatica, Gaetano
Scirea, situata in prossimità della Tribuna Est, saranno
intitolate 39 stelle. Ognuna di esse ricorderà la tragica
circostanza: sotto al nome della persona, infatti, sarà
riportata la dicitura Heysel, 29-5-1985. Nelle giornate
durante le quali non sono previste partite, tale area potrà
essere aperta in occasione di cerimonie o manifestazioni,
previa autorizzazione da parte di Juventus Football Club.
All'interno del Museo, che sarà completato nella primavera
del 2012, è già prevista una zona dedicata ai fatti di quella
notte. Juventus Football Club ha deciso che i famigliari
delle vittime potranno sempre accedere gratuitamente al
museo. A tal fine la Società contatterà le associazioni
e i famigliari per poter stilare una lista nominativa dei
congiunti che potranno usufruire di tale agevolazione. A
quasi 26 anni da quella partita con il Liverpool, l'amarezza
e il dolore per quelle 39 vittime è vivo nel cuore di tutti
i tifosi, i dipendenti, i dirigenti e i calciatori, che
hanno il privilegio di portare addosso i colori bianconeri.
20 maggio 2011
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Reggio Emilia ricorda la tragedia dell' Heysel
Il 29 maggio 1985, allo
stadio Heysel di Bruxelles, 39 persone innocenti persero
la vita in una delle serate più cupe della storia del calcio.
Oggi, a Reggio Emilia, si è tenuta una toccante commemorazione
in memoria delle vittime di quella follia. Il "Comitato Per Non Dimenticare Heysel", supportato dallo Juventus Club
"Città del tricolore", ha organizzato una cerimonia, nei
pressi del vecchio stadio, di fronte al monumento "Per non
dimenticare l’Heysel", che con le sue trentanove steli ricorda
il tragico evento. Sono intervenute le autorità locali e,
in rappresentanza della Juventus, Mariella Scirea e Ezio
Morina, rispettivamente Presidente e Responsabile del Centro
di Coordinamento Club, che hanno portato con loro una lettera
del presidente Agnelli, testimonianza della partecipazione
della società al dolore e al ricordo. La signora Scirea,
moglie del grande Gaetano, capitano della Juventus all’Heysel,
si è commossa nel ripensare a quella tragedia: "Ho incontrato
la mamma di Claudio, un ragazzo scomparso quella sera a
Bruxelles e mi sono sentita molto vicina a lei. Il nostro
dolore è legato al ricordo e non ci abbandonerà mai. E le
vittime di quella sera sono sempre presenti nel nostro cuore
e non ci si dimenticherà di loro: lo dimostrano lo striscione
apparso allo stadio nell’ultima partita della Juventus,
la lettera del presidente, la mia presenza qui e soprattutto
questa celebrazione. Questa deve essere una giornata del
ricordo, ma anche uno stimolo, per far sì che i giovani
non dimentichino cosa e accaduto e imparino a costruire
un futuro diverso, nel quale la violenza non trovi luogo".
"Quella sera ero presente all’Heysel - ha ricordato Ezio
Morina - e pregavo che non fosse vero, mi auguravo di trovarmi
in un tragico film. Purtroppo era realtà e mai avrei pensato
di assistere a simili scene in uno stadio. Tutti noi abbiamo
un ricordo indelebile di quanto accadde e proviamo un dolore
profondo nel pensare alle 39 persone innocenti, vittime
di un’assurda follia".
28 maggio 2011
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Nel Museo bianconero un'area dedicata alla tragedia
Il Museo della Juventus,
che sarà completato nella primavera del 2012, dedicherà
un’area ai tragici fatti della notte del 29 maggio 1985,
quando 39 persone persero la vita allo stadio Heysel di
Bruxelles, dov’era in programma la finale di Coppa dei Campioni
con il Liverpool. Juventus Football Club ha deciso che i
famigliari delle vittime potranno sempre accedere gratuitamente
al museo. A tal fine la Società contatterà le associazioni
e i famigliari per poter stilare una lista nominativa dei
congiunti che potranno usufruire di tale agevolazione.
A quasi 26 anni da quella
partita con il Liverpool, l'amarezza e il dolore per quelle
39 vittime è vivo nel cuore di tutti i tifosi, i dipendenti,
i dirigenti e i calciatori, che hanno il privilegio di portare
addosso i colori bianconeri.
29 maggio 2011
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
39 stelle
nel Nuovo Stadio
Juventus Football Club
intende commemorare nel Nuovo Stadio i 39 caduti dell'Heysel,
che persero la vita in occasione della finale di Coppa dei
Campioni, il 29 maggio 1985 a Bruxelles.
Nell'area della Stella
dedicata al capitano di quella notte drammatica, Gaetano
Scirea, situata in prossimità della Tribuna Est, saranno
intitolate 39 stelle. Ognuna di esse ricorderà la tragica
circostanza: sotto al nome della persona, infatti, sarà
riportata la dicitura Heysel, 29-5-1985. Nelle giornate durante
le quali non sono previste partite, tale area potrà essere
aperta in occasione di cerimonie o manifestazioni, previa
autorizzazione da parte di Juventus Football Club.
29 maggio 2011
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Mai più un altro
Heysel
Sono passati 26 anni, ma
la memoria non può affievolirsi, il dolore non si può cancellare.
Bruxelles, 29 maggio 1985: il calcio conosce una delle più
atroci tragedie della sua storia. La finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool, quella che doveva essere
una festa di sport, si trasforma in una serata di follia. Prima che la partita inizi,
gli hooligans inglesi assaltano i tifosi italiani situati
nel settore Z dello stadio Heysel. E’ un impianto vetusto,
con gravi problemi strutturali, e non regge l’urto della
violenza dei teppisti, né il tentativo di fuga dei pacifici
sostenitori bianconeri. E’ una strage: 39 morti e oltre
600 feriti. L’Uefa decide di far disputare la partita per
evitare che la situazione degeneri ulteriormente, non può
esserci calcio in simili momenti. La Juventus vince la sua
prima Coppa dei Campioni, ma non può esserci gioia.
C’è solo un senso di confusione,
di smarrimento, di incredulità, nel vedere come la follia
abbia trasformato uno stadio in un teatro di guerra. Perché
? E’ la domanda cui, ancora oggi non si può dare risposta.
Oggi, a 26 anni di distanza, ci si può solo unire nel ricordo
delle 39 vittime, abbracciare i loro cari e soffocare le
lacrime con un grido: "Mai più !".
29 maggio 2011
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
... E saranno
sempre con noi
Importante news Heysel:
finalmente il ricordo dei nostri angeli torna a "casa".
Finalmente posso dire,
dopo 26 anni, che la società si è incamminata, sulla giusta
strada, per rendere il ricordo dei nostri 39 Angeli, indelebile
nell'eternità, facendosene carico e coscienza. Ringrazio
il Presidente che si è mosso in prima persona, mettendosi
in gioco, in modo importante con la sottoscritta e con noi
tifosi. Il comunicato di settimana scorsa è solo una parte...
Oltre a quanto già scritto nelle news del sito ufficiale,
che riporto a fine nota, si sta vedendo, più avanti, a stadio
nuovo terminato e funzionale, di predisporre un angolo della
memoria accessibile a tutti e gratuito, ovviamente, in collaborazione
con noi tifosi. Noi ci metteremo una targa degna dell'occasione
perché la presa di coscienza sia anche da parte di tutti
i nostri tifosi... E non è tutto... Si sta vedendo anche
di cercare di dare un'accelerazione ad un'altra iniziativa
aperta l'anno scorso e ancora in essere... Ovvero l'intestazione
di una via a Torino, per i caduti dell'Heysel... (vedi gruppo
creato l'anno scorso https://www.facebook.com/group.php?gid=122904714391297).
Si muoverà anche la JUVE. Visto che tra l'altro ora c'è
un sindaco Gobbo e non più granata. E se si uniscono le
forze… Si può fare. Abbiamo anche richiesto che il 29 maggio
venga aperto il museo gratuitamente a tutti e sia una giornata
della memoria vera con iniziative che coinvolgano i tifosi,
mirate al ricordo e al rifiuto di quella violenza assassina.
Infine, mi è stato anticipato che durante la cerimonia di
inaugurazione del nuovo stadio, ci sarà anche un momento
molto bello (per come mi è stato descritto) per ricordare
l'Heysel... Perché volenti o nolenti fa comunque parte della
nostra storia. Insomma sulla carta e a parole tante buone
cose. E ne prendiamo atto. In ogni caso è stato fatto un
gran passo avanti... E di questo ribadisco ringrazio il
Presidente. Ora aspettiamo i fatti... Noi non dimentichiamo
e sarà nostro dovere (non solo diritto) di andare alla verifica
fra un po' di tempo. Ma spero e mi auguro che questa volta
non ce ne sia bisogno. E confido molto su questo Presidente.
Solo su di lui. Ringrazio chiunque ha appoggiato l'iniziativa
e ci ha creduto da subito e non ha mai mollato in questi
anni, quando le nostre richieste cadevano nel silenzio...
E l'Heysel era entrato in una sorta di oblio dove il ricordo
non era previsto. Speriamo e lo dico a nome di tutti i tifosi
e gruppi ultras che hanno aderito che quanto si stia facendo
sia gradito alle famiglie delle vittime. Non è molto ma
è fatto con il cuore. Credetemi.
Un ringraziamento a tutti
voi… E comunque teniamo sempre la guardia alta.
NOI NON DIMENTICHIAMO !
29 MAGGIO 1985 - 29 MAGGIO
2011
Annamaria Miss RadioJuveWeb
26 maggio 2011
Fonte: RadioJuveweb
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
La Juve ricorda le vittime dell'Heysel
di Marina Salvetti
In occasione del 26° anniversario
la lettera del presidente bianconero, Agnelli: "Stadio e
museo, spazio per loro. Ai 39 angeli sarà dedicata una stella
nel nuovo impianto".
TORINO, 29 maggio - In
memoria dei 39 angeli che persero la vita all’Heysel. A
26 anni della tragica notte di Bruxelles i tifosi che morirono
prima della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool,
in una delle pagine più tristi della storia del calcio,
sono stati ricordati a Reggio Emilia. Il Comitato Per Non Dimenticare Heysel, supportato dallo Juventus Club Città
del tricolore, ha organizzato una cerimonia, nei pressi
del vecchio stadio, di fronte al monumento "Per non dimenticare
l’Heysel", che con le trentanove steli ricorda il tragico
evento. Alla commemorazione è intervenuta anche la mamma
di Claudio Zavaroni, una delle vittime, un ragazzo di 28
anni, fotografo di Reggio Emilia. MAI SOLI - E’ toccato
al responsabile degli Juve Club Doc Ezio Morina, in rappresentanza
della Juventus insieme con Mariella Scirea, leggere la lettera
del presidente bianconero Andrea Agnelli. "Come ogni anno
la Juve ricorda con cordoglio e commozione le vittime della
tragedia dell’Heysel. L’anno scorso, in occasione del 25°
anniversario, ho avuto il piacere di stringere la mano e
mostrare tutto il mio affetto ai parenti delle vittime riunite
a Torino. Quest’anno abbiamo reso pubblica un’iniziativa
della quale andiamo molto orgogliosi: i nostri 39 angeli
saranno presenti nella nuova casa bianconera. Nello stadio
che inaugureremo in estate, infatti, abbiamo deciso di dedicare
a ogni vittima una stella vicina a quella di Gaetano Scirea,
capitano della squadra in quella tragica notte. E anche
nel museo della Juventus, che vedrà la luce nel 2012, è
stato studiato uno spazio dedicato alla loro memoria". Due
spazi per tenere vivo il ricordo e non lasciare soli i familiari:
nello stadio le 39 stelle troveranno posto in prossimità
della Tribuna Est, nel museo sarà allestita una sezione
che ripercorrerà i tragici fatti di quella notte. EDUCARE
I GIOVANI - Il presidente Agnelli ha poi voluto rivolgersi
direttamente al presidente del Comitato Enzo Cerlini e al
presidente dello Juve Club Città del tricolore Andrea Mattioli,
organizzatori della celebrazione: "A voi va un grande applauso
per la perseveranza con la quale portate avanti un progetto
che, partendo dalla tragedia che ci ha colpiti, ha come
obiettivo l’educazione civica e sociale di chi si avvicina
al mondo del calcio". Una lezione e un esempio per i posteri,
come ricorda Mariella Scirea: "Questa deve essere una giornata
del ricordo, ma anche uno stimolo per far sì che i giovani
non dimentichino cosa è accaduto e imparino a costruire
un futuro diverso, senza violenza".
29 maggio 2011
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Grazie Presidente
di Antonio Corsa
I 39 morti dell'Heysel
verranno ricordati nel nuovo stadio (e non solo).
E’ difficile raccontare
le emozioni provate negli ultimi giorni. Il tema dell’Heysel
è da sempre stato un tabù per la Juventus, colpevolmente.
Puntuali, ogni 29 maggio, sono sempre arrivati i comunicati
in ricordo delle vittime, a volte (non sempre) le corone
di fiori, le belle parole nelle cerimonie ufficiali. Le
iniziative vere e spontanee, però, in 26 anni, si possono
però contare sulle dita di una mano. E’ un rapporto divenuto
difficile, quello con chi ha perso dei cari: tanto silenzio,
il distacco dal mondo del calcio (anzi, dal mondo), dalla
Juve. Da quando mi hanno coinvolto attivamente Domenico
Laudadio (oggi più che mai è obbligatorio visitare la sua
Sala della memoria virtuale) e Annamaria L. di Orgoglio
Gobbo (che andrebbe ringraziata a vita), il pensiero di
una madre sofferente o di un figlio che ancora non si dà
pace è di quelli che mettono i brividi. Ma ancora di più
lo è ascoltare i commenti (potete immaginare la loro durezza)
di queste persone nei confronti della Juventus, la stessa
squadra che tutti noi supportiamo con passione e che loro
di contro sono arrivati ad odiare. Ti spiazza. Ti fa sentire
piccolo, stupido, fuori luogo. E’ uno schiaffo morale che
fa molto più male più di uno vero. Ho avuto modo di ascoltare
per telefono - e credetemi è un’esperienza forte - la testimonianza
diretta di chi ha perso un parente o un amico, sono stato
testimone indiretto della freddezza dei comportamenti tenuti
fino a poco tempo fa e dell’odio di chi ha accumulato rancore
per così tanto tempo che dalla società non accetterebbe
più nemmeno un telegramma. Ma qualcosa in cuor suo forse
se l’aspetta e spera ancora venga fatto, e comunque a prescindere
va fatto. Ho infine constatato amaramente come spesso il
possibile acquisto di un calciatore importasse mediamente
al tifoso bianconero cento volte più di un (non) gesto di
umanità e conforto, tra l’altro dovuto. Eppure non ci può
essere gioia se nel cuore uno spazio te lo occupa questa
situazione irrisolta. Non si può esultare più come prima
per un gol, non si gioisce più come prima per un acquisto,
si vede tutto diversamente. E’ per questo che, dopo anni
di silenzio, si è cercato un dialogo, l’ennesimo. Si è promossa
prima una lettera aperta al Presidente Agnelli nella quale
si chiedeva un ricordo ufficiale per le 39 persone scomparse.
Un atto dovuto, non chiesto, promesso, in ritardo. E’ stata
una bellissima esperienza che ha visto coinvolti (quasi)
tutti i rappresentanti dei principali forums bianconeri,
blogs, siti internet, associazioni, gruppi organizzati,
radio. E’ stato un vanto poter sottoscrivere una lettera
firmata da diverse famiglie delle vittime, dare voce e visibilità
ad una situazione che lasciava amarezza. La Juventus, a
sorpresa, ha risposto. Non solo: l’ha fatto con i fatti,
annunciando due iniziative molto belle: 39 stelle dello
stadio saranno dedicate alle vittime (con nome, cognome,
la scritta Heysel e la data maledetta), oltre all’allestimento
di una sala della memoria nel museo bianconero che verrà
inaugurato nell’aprile del 2012. Dopo anni, questa promessa
è stata un’esplosione di emozioni (contrastanti per alcuni:
è inevitabile) per tutti i coinvolti. Un inizio, più che
un contentino. E lo si è percepito nettamente, tanto che
il dialogo è continuato (grazie al Presidente Agnelli in
persona), ci si sono scambiati pareri, proposte (certe cose
accadono anche se non se non ci si fa pubblicità), si è
cercato di lavorare assieme per rendere ancora più significativa
l’iniziativa della società e, addirittura, si è potuto constatare
come in serbo ci sia dell’altro (che per correttezza non
rivelo). Finalmente. Finalmente si è percepito, netto, l’interesse
della Juventus nel cambiare le cose. Finalmente, netta,
si è percepita l’umanità e la Juventinità di un Presidente
che non ha mostrato affatto distacco, anzi. Non era facile
per lui riaprire questa pagina dolorosa, a lungo tenuta
chiusa per non farsi male. Ci voleva tanto coraggio. Guardare
in faccia un parente dei 39 è difficile, ti mette paura,
ti lascia senza respiro. Ma la grandezza di un uomo e di
una società si vede anche dall’affrontare le situazioni,
le belle e le brutte. E, se ciò dovesse accadere in futuro,
sono convinto segnerà la vita di tutti, irrimediabilmente.
Col presente articolo non mi resta perciò che ringraziare
Andrea Agnelli anche a nome degli altri soggetti che si
sono interessati per quanto fatto e quanto ancora verrà
fatto in futuro (ci si augura tutti sia il primo passo).
A volte per sentirsi orgogliosi non serve vincere una partita
o una Coppa (che non diventi una scusa, però). A volte può
bastare sapere che si è fatta una cosa giusta, che ti ha
riempito il cuore di gioia, che ha colmato una lacuna che
per troppo tempo ti ha impedito di guardare avanti una volta
per tutte. Al Presidente si è chiesto di poter esporre nel
nuovo stadio una targa acquistata dai tifosi e in rappresentanza
dei tifosi, e di poter istituire, ogni 29 maggio, una "Giornata
della memoria" per poter commemorare in maniera opportuna
le vittime e, al tempo stesso, per poter organizzare convegni
ed eventi volti a sensibilizzare i giovani sulla non violenza,
affinché quella tragedia non sia solo un ricordo, ma un
impegno a fare in modo che certe cose non accadano più.
E’ stata promessa la massima disponibilità e volontà di
venirsi incontro. Grazie, perciò. Non si è salvata la stagione
sportiva, ma la faccia sì. Forza Juve, oggi più forte di
ieri. E un abbraccio a chi ha perso un angelo e oggi sarà
travolto da un inconsolabile dolore.
29 maggio 2011
Fonte: Uccellinodidelpiero.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO
2011
Madonna di Campagna
Allo stadio un giardino
per ricordare l'Heysel
Giardino vittime dell'Heysel.
Potrebbe chiamarsi così una porzione dell'area circostante
il nuovo stadio della Juventus, che verrà inaugurato l'8
settembre sulle ceneri del Delle Alpi. A promuovere l'intitolazione,
che ricorda i tifosi bianconeri morti travolti dalla carica
degli hooligans del Liverpool e schiacciati contro le transenne
dello stadio belga il 29 maggio del 1985, sono dal 2009
due ordini del giorno bipartisan partiti da Circoscrizione
7 e Comune e un'approvazione della commissione toponomastica,
con tanto di sopralluogo che aveva individuato l'area al
di fuori del nuovo impianto come zona adatta alla nuova
denominazione. A rilanciare la proposta sono in questi giorni
i firmatari dell'ordine del giorno della Sette, Luca Deri
e Francesco Poerio: "La vicenda dell'intitolazione ha subito
ritardi non motivati, ma l'apertura dello stadio è l'occasione
perfetta per il ricordo di quei 39 morti, 32 dei quali italiani".
6 agosto 2011
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA e WEB
AGOSTO
2011
Adesso squalificateli
!
di Massimo Reina
Ci risiamo. A meno di un
anno - come ogni anno verrebbe voglia di aggiungere, a dire
il vero - i tifosi della Fiorentina non hanno perso occasione
di farsi riconoscere, raggiungendo a un certo punto, senza
offesa, l'apice della vigliaccheria e della follia. In occasione
della partita Fiorentina - Parma, ad un certo punto della
gara sono infatti partiti dei farneticanti cori inneggianti
alla strage dello stadio Heysel e contro le povere vittime
juventine di quella tragedia. Questo "malcostume", chiamiamolo
così, tutto fiorentino, inteso come sostenitori della squadra
gigliata, viene portato avanti da anni senza che nessuno
abbia mai trovato giusto prendere provvedimenti contro questo
intollerabile atto di crudeltà. E il "fenomeno" riguarda
tutto il Franchi, non solo una frangia di ultras come qualcuno
poi vorrebbe far credere. Tutto lo stadio sente e tanti
anche in tribuna cantano. Basti ricordare nel lontano 1989,
a pochi mesi dalla morte tragica e terrificante del povero
Gaetano Scirea, i deliranti striscioni esposti nella curva
fiorentina con scritto "Brucia, Gai, brucia", ripresi all'epoca
anche dai fotografi e da alcuni quotidiani sportivi. Tra
gli applausi, pare secondo le cronache del tempo, di mezzo
stadio. O i cori beceri dello scorso anno a Torino, quando
i soliti noti di cui sopra si presentarono al Comunale,
fra un'offesa e l'altra verbale, anche con delle maglie
rosse "celebrative" con su scritto "- 39", riferendosi ovviamente
sempre alle vittime dell'Heysel. In fondo è facile prendersela,
a parole si intende, contro dei poveri cristi morti tragicamente,
coperti dal silenzio tombale dei soliti media menefreghisti.
E in un Paese come il nostro pieno di "rambi da tastiera",
che si fanno forti dietro a un computer, nell'anonimato
della loro camera, o dietro una folla di loro simili, pronti
a spalleggiarli. Quello di mercoledì scorso non è quindi
un episodio isolato, insomma, e non è più tollerabile. Specie
poi quando addirittura qualcuno di questi "signori" trova
pure la brillante idea di vantarsi di quanto fatto sui principali
siti di video-sharing mondiale, come per esempio Youtube,
dove è apparso un video ripreso proprio allo stadio Franchi
con la gente felice a cantare i sopraccitati cori, prontamente
poi rimosso dallo stesso "cuor di leone" che lo aveva inserito,
evidentemente timoroso poi di subire qualche denuncia. Ma
la cosa che dà profondamente fastidio, che irrita e disgusta
più dei cori di questo tipo è, come accennato sopra, il
silenzio complice dei media nazionali e locali, della RAI,
di Mediaset e di Sky. In un mondo in cui ci sono decine
di telecamere, microfoni e inviati, pronti a riprendere
e registrare ogni soffio di vento, nessuno guarda caso sente
mai questi cori. Ma è pronto a riportare un coro contro
Balotelli, un goffo tentativo di scappellotto a Di Vaio
o uno starnuto di Marotta. Nessuno parla invece di questa
vicenda, come non ne parlarono lo scorso anno, né in televisione
né sui giornali o sui siti dei principali quotidiani nazionali.
Nessuno come sempre ha visto niente, in un clima di omertà
e connivenza degna delle peggiori storie di mafia. Le tv
e i politici italioti, evidentemente, sentono e vedono solo
quel che gli conviene, soprattutto se serve a gettare fango
contro una sola squadra, la Juventus, e i suoi tifosi. Tutto
il resto non conta, tutto il resto è lecito e sacrosanto.
Anche prendersela coi morti. Ma noi non ci stiamo ed è arrivato
il momento che qualcuno prenda delle decisioni serie e severe,
e la smetta di nascondersi dietro a un dito, come da abitudine.
La Juventus, i suoi milioni di tifosi, le famiglie delle
vittime di quella immane tragedia che fu l'Heysel meritano
rispetto e tutela da parte di TUTTI ! A partire proprio
da quelle istituzioni troppo spesso abituate a fare solo
il gioco e gli interessi di certi presidenti in odore di
santità, che vivono in zona Milano. Come se gli altri non
esistessero. Altre tifoserie, per molto meno, si sono viste
infliggere severe punizioni. Cosa dirà ora il sindaco di
Firenze, Renzi ? E le autorità fiorentine e nazionali ?
Noi azzardiamo una risposta, scontata: niente ! E se qualcuno
gli domanderà qualcosa inizieranno i soliti giri di parole,
le solite scuse, le solite arrampicate sugli specchi per
giustificare ciò che non può essere giustificato. Ciò che
andrebbe condannato senza distinzioni di sorta, indipendentemente
dal tifo, dalla città o dalle vittime di questa autentica
follia. Ma non accadrà. Come sempre. In fondo, e lo dimostrano
tutte le domeniche i media e gli arbitraggi, alla Juve e
agli juventini si può fare di tutto, anche le cose più becere.
26 settembre 2011
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
SETTEMBRE
2011
Gaetano torna a
casa
Sono i particolari a fare
di un’opera un capolavoro. E lo Juventus Stadium, che capolavoro
è, a tutti gli effetti, ora ha davvero tutte le carte in
regola per definirsi tale. L’ultimo, preziosissimo tassello
è arrivato questo pomeriggio dalla Conferenza dei Capigruppo
del Consiglio comunale che ha stabilito all’unanimità che
l’attuale Corso Grande Torino venga intitolato a Gaetano
Scirea. "Un campione del mondo e un simbolo di sportività
e lealtà", ha sottolineato con grande soddisfazione il presidente
Agnelli, intervenuto all’incontro. Era presente anche Annamaria
Licata, rappresentante del Comitato "Per non dimenticare
Heysel" di Reggio Emilia e la Commissione ha stabilito che
le vittime di Bruxelles verranno ricordate nell’ambito del
progetto di riqualificazione dell’area della Continassa.
L’attuale Corso Grande Torino si sposterà nei pressi dello
Stadio Olimpico, davanti alla Curva Maratona, mentre resta
ancora da valutare a chi verrà intitolata l’attuale via
Gaetano Scirea, a Mirafiori Sud. Ora si dovrà solo attendere
martedì 8 novembre, quando si riunirà la Commissione Toponomastica
che ratificherà la decisione. Da quel giorno, l’indirizzo
dello Juventus Stadium sarà Gaetano Scirea e il capolavoro
sarà completo.
28 ottobre 2011
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE
2011
Scirea e i 39 angeli
tornano a casa: emozioni,
retroscena e protagonisti di
un "capolavoro"
di Antonio Corsa
Ci sono storie che meritano
di essere raccontate, a volte anche facendo un piccolo torto
alla riservatezza e alla genuina umiltà di chi le ha vissute
da protagonista. E’ il caso, ad esempio, di quanto successo
ieri all’amica Annamaria Licata (credetemi: non fosse stato
per l’omaggio del sito ufficiale bianconero, non ne avreste
letto il nome da nessuna parte), che ha vissuto ieri un’esperienza
indimenticabile coronando un sogno non solo suo e del comitato
"Per non dimenticare Heysel" di Reggio Emilia che rappresentava,
ma dell’intera tifoseria bianconera. Si è fatta portavoce
di tutti noi per incassare un grandissimo doppio risultato:
riportare "a casa" Gaetano Scirea e (a breve) le vittime
dell’Heysel. Partiamo dalla cronaca, ovvero dal comunicato
apparso sul sito ufficiale bianconero. "Sono i particolari
a fare di un’opera un capolavoro. E lo Juventus Stadium,
che capolavoro è, a tutti gli effetti, ora ha davvero tutte
le carte in regola per definirsi tale. L’ultimo, preziosissimo
tassello è arrivato questo pomeriggio dalla Conferenza dei
Capigruppo del Consiglio comunale che ha stabilito all’unanimità
che l’attuale Corso Grande Torino venga intitolato a Gaetano
Scirea. "Un campione del mondo e un simbolo di sportività
e lealtà", ha sottolineato con grande soddisfazione il presidente
Agnelli, intervenuto all’incontro. Era presente anche Annamaria
Licata, rappresentante del Comitato "Per non dimenticare
Heysel" di Reggio Emilia e la Commissione ha stabilito che
le vittime di Bruxelles verranno ricordate nell’ambito del
progetto di riqualificazione dell’area della Continassa.
L’attuale Corso Grande Torino si sposterà nei pressi dello
Stadio Olimpico, davanti alla Curva Maratona, mentre resta
ancora da valutare a chi verrà intitolata l’attuale via
Gaetano Scirea, a Mirafiori Sud. Ora si dovrà solo attendere
martedì 8 novembre, quando si riunirà la Commissione Toponomastica
che ratificherà la decisione. Da quel giorno, l’indirizzo
dello Juventus Stadium sarà Gaetano Scirea e il capolavoro
sarà completo". Un capolavoro, invero, che parte da lontano.
Proviamo a mettere ordine: I primi contatti, ora è possibile
raccontarli, sono iniziati il maggio scorso per poi proseguire
con intensità sempre più frequente nei mesi successivi.
Hanno abbracciato simbolicamente due momenti importanti:
l’anniversario della commemorazione delle vittime dell’Heysel
(29 maggio) e l’inaugurazione del nuovo stadio (8 settembre),
la nostra "casa". La Juventus ha prima, indirettamente,
risposto pubblicamente alla lettera aperta pubblicata a
fine aprile scorso e sottoscritta dai principali spazi web
bianconeri (nonché da diverse famiglie delle vittime); poi,
è iniziato un percorso che si è fondato principalmente sulla
voglia, finalmente, dopo 26 lunghi anni, di chiudere una
ferita che era ancora aperta, con un passato che doveva
smettere di essere vissuto tra paure, tabù e imbarazzo.
E qui entra in gioco un altro protagonista della vicenda:
Andrea Agnelli. E’ lui che infatti ha garantito che ad esempio,
durante l’inaugurazione del nuovo stadio, ci fosse un momento
per le vittime dell’Heysel. E’ lui che ha concretamente
voluto e portato avanti il dialogo, in prima persona. Ed
è anche e soprattutto grazie a lui che la situazione delle
"vie" si è definitivamente sbloccata. "Abbiamo un grande
Presidente, ve lo garantisco. Non è come suo padre, né come
suo zio, è ancora altro: lui è Andrea Agnelli. Era quanto
di meglio potesse capitarci dopo questi anni difficili per
noi juventini. Di lui ti colpisce la tenacia e la forza
che mette nelle cose, il fatto che ci creda e, per quanto
partito in sordina perché il meno conosciuto della Famiglia,
è più forte di quanto si possa pensare. E’ una sorpresa
quando lo conosci e sono convinta che con il piglio e la
volontà che ci mette nelle cose andrà lontano !". Così Annamaria,
che ha imparato ad apprezzarlo. Un omaggio che sottoscrivo,
e, vi assicuro, è fatto da gente affatto mielosa o facilmente
impressionabile. Ma quando ce vole ce vo’ ! Trovate una
buona ricostruzione degli eventi nell’edizione odierna di
Tuttosport (cartaceo), cui vi rimando. In breve: alcuni
consiglieri comunali già da tempo avevano portato avanti
una richiesta per intitolare alle vittime di Bruxelles una
via della Città di Torino, una via "pubblica". Era già tutto
pronto, approvato dalla toponomastica e in attesa dell’ultima
"firma". Era in una zona relativamente vicina allo stadio,
e andava pure bene, ma non dove il cuore sognava fosse.
Ad ogni modo, per un motivo o per un altro, l’ultimo passo
non lo si riusciva a fare. La situazione è andata avanti
per un po’, finché finalmente la Juventus ha deciso di assumersi
l’onere e l’onore di ospitare proprio all’interno dell’area
della Continassa, quindi nello "spazio stadio" privato,
una via commemorativa con adiacente un luogo dedicato alla
memoria. Si sono aperte perciò delle porte fino ad allora
chiuse, con uno scenario era troppo bello per lasciarselo
sfuggire. Come spiegato infatti in Conferenza da Annamaria,
che ha ringraziato comunque i promotori bipartizan dell’iniziativa
"comunale", prima ancora che dalla città di Torino, sarebbe
stato emotivamente "forte" appunto se i 39 angeli bianconeri
fossero stati accolti - come proposto dalla Società bianconera
- proprio dalla stessa Juventus. La "loro" Juventus. Chi
ha perso la vita quel giorno era infatti juventino, e non
necessariamente torinese (anzi...). Nel cuore di quelle
persone, "casa" non era la città di Torino, ma la Juventus
stessa. L’immagine simbolica di vederli tornare "a casa",
perciò, avrebbe avuto un significato infinitamente più grande
della pur apprezzata proposta "pubblica". Più di una via
all’interno della città, magari decontestualizzata e per
questo più "fredda", finalmente, queste persone avrebbero
potuto idealmente fare ritorno dove nel cuore di noi tifosi
sono sempre rimasti: tra di noi. Protetti e custoditi dalla
stessa Juventus, anche dai vandali che, purtroppo, ancora
oggi sono sempre in agguato (a Reggio Emilia ne sanno qualcosa...).
Stessa sorte toccherà a Gaetano Scirea. Ci si era ritrovati
infatti, per una serie di circostanze, col nuovo stadio
bianconero formalmente situato in Via Grande Torino. Per
carità, e ci tengo a precisarlo: lo stesso Andrea Agnelli
ha più volte ribadito ai presenti come non fosse affatto
un problema per lui, mostrando grande rispetto per la storia
del Torino e per quanto quella squadra abbia rappresentato
proprio per la storia della città. Però, e in questo si
concordava tutti, sarebbe stato probabilmente più giusto
se i tifosi delle rispettive squadre avessero avuto la possibilità
di rendere ancora più speciale il proprio stadio intitolandone
la via a qualcosa o qualcuno che li rappresentasse, che
li unisse, che li rendesse unici. E’ così che Corso Grande
Torino è stato "spostato" nei pressi dello Stadio Olimpico,
davanti alla Curva Maratona (bella cosa anche questa), mentre
la via principale del nuovo stadio bianconero, su proposta
(accettata) dei capigruppo, si è deciso di intitolarla all’indimenticabile
Gai. Sarà perciò lo Juventus Stadium di Corso Gaetano Scirea,
e l’accostamento è di quelli che ti mettono il cuore in
pace. Queste le emozioni provate da Iuliana Bodnari, segretaria
tuttofare del Comitato, che ha voluto rilasciarmi questo
messaggio: "Oggi a Reggio Emilia c’era il sole e sono andata
a fare un giro aspettando una telefonata. Di solito vado
sempre a controllare se fosse tutto bene al nostro monumento
e quando non riesco io ci va Rossano (il marito, tesoriere
del Comitato, ndr). Il telefono suona e sento la voce della
mia amica (Annamaria, ndr) che mi dice "Pronto, Giulia,
siamo andati alla grandissima !". L’emozione di leggere
la lettera, tutte le richieste del Comitato e della Juve
accettate con grande entusiasmo dalla giunta Comunale… Poi
quando Anna mi ha detto che il C.so Grande Torino si chiamerà
C.so Gaetano Scirea non ho capito più niente, sono stata
travolta dall’emozione. I nostri 39 Angeli avranno finalmente
un posto nella casa della Juventus !". Un’emozione pura,
grande, sincera. Una cosa bella, giusta, che ha ulteriormente
riavvicinato "la gente della Juventus" alla Juventus. E
ci voleva, davvero. Grazie a tutti e tre e al Comitato.
29 ottobre 2011
Fonte: Uccellinodidelpiero.com
ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE
2011
Una via per Scirea
di Andrea Rossi
Ora il puzzle della toponomastica
è completo. O quasi. Il tassello mancante l'hanno piazzato
ieri pomeriggio i capigruppo del Comune, il presidente della
Juve Andrea Agnelli e Annamaria Licata, rappresentante del
comitato "Per non dimenticare Heysel" appoggiando la proposta
di Andrea Tronzano, Pdl: intitolare l'attuale corso Grande
Torino, che scorre proprio in faccia al nuovo stadio juventino,
a Gaetano Scirea, un monumento della storia bianconera.
Era la tessera mancante: qualche settimana fa in Comune
avevano deciso di intitolare al Grande Torino la piazzetta
dietro la curva Maratona dell'Olimpico, oggi dedicata al
comico Macario, che sarebbe stato "trasferito" pochi metri
lontano, di fronte al Teatro dei Ragazzi. Resta un rebus:
a Torino una via per Gaetano Scirea c'è già. E' a Mirafiori
Sud. Bisognerà trovare un rimedio. C'è già un'ipotesi: dedicarla
a Vittorio Pozzo, il ct della nazionale di calcio vincitore
di due mondiali, oltre che allenatore del Toro per dieci
anni. E le vittime dell'Heysel ? Per loro un memoriale alla
Continassa, vicino allo stadio.
29 ottobre 2011
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE
2011
Quello striscione interista che rimpiange l'Heysel
? Simbolo del nostro calcio
di Tony Damascelli
Il lenzuolo esposto al
Meazza contiene parole miserabili e ignoranti, ma è rappresentazione
del nostro calcio: quello che rifiuta la tessera del tifoso
ma si riconoscere con insulti e lancio di petardi.
Il ranking Uefa. Una di
quelle cose che assilla i dirigenti del nostro calcio. L’Italia
non può permettersi di partecipare con tre sole squadre
alla Champions e l’Euroleague va onorata sempre e meglio.
Insomma l’Europa ci maltratta in politica ma nel football
deve rispettarci perché siamo noi che portiamo denari, siamo
noi che abbiamo fatto la storia. Questa la propaganda. Poi
arrivano le partite del campionato e allora odi e vedi i
botti delle bombe carta, dei fumogeni, dei petardi durante
Roma-Milan, stadio Olimpico mica piazza san Giovanni. Poi
arriva la madre di tutte le sfide, allo stadio Meazza di
San Siro Milano, e in uno dei settori del tifo interista
appare uno striscione sul quale hanno scritto: "Acciaio
fragile, nostalgia dell’Heysel". Accenni all’inchiesta sulla
struttura del nuovo impianto juventino, memoria dei trentanove
morti nel maledetto stadio belga prima della finale con
il Liverpool. Roba bella, di gran classe, "simpatica" per
utilizzare un aggettivo caro a Moratti Massimo. Un ispettore
della Federcalcio ha provveduto a far rimuovere, nel secondo
tempo, il lenzuolo mentre gli espositori sono rimasti al
loro posto per incitare con affetto e gentilezza la loro
squadra, riservando forse qualche rutto agli avversari.
Credo che il vero guaio non siano le parole miserabili e
ignoranti di quel messaggio, in parallelo con l’esistenza
degli scriventi, ma, piuttosto, il fatto che certi striscioni
e, con essi, fuochi di artificio, possano entrare all’interno
degli stadi e che nessuno, tra gli astanti, a parte gli
addetti della Federcalcio, provi un minimo senso di vergogna,
di ribrezzo, di rigetto, anzi sghignazzando, come iene,
alla lettura e partecipando ai cachinni. È il nostro calcio,
bellezze, è il nostro meraviglioso dodicesimo uomo, è quello
che rifiuta la tessera del tifoso ma ama farsi riconoscere
dagli insulti, dalle coltellate, dal lancio di petardi e
mortaretti, è la "scemografia" che accompagna le esibizioni
delle squadre italiane nelle coppe europee, siamo noi l’unica
isola fumante della discarica continentale (forse i greci,
forse qualche zona portoghese). Controllate le immagini
dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna,
a parte risse e incidenti fuori dagli stadi nei quali la
legge viene rispettata e nei casi peggiori porta all’intervento
duro delle forze dell’ordine e a sanzioni severissime. Se
ci fossero organi disciplinari rigorosi scatterebbe una
multa pesante a carico dei soliti noti, avendo costoro biglietto
nominale. Dico un milione di euro, come minimo, cifra che
andrebbe girata ai parenti delle vittime dell’Heysel, così
come i botti dell’Olimpico dovrebbero aver frastornato i
padroni americani del club e depresso il neodirettore generale
Baldini Franco, reduce dal fair play britannico. Ma è inutile
chiedere severità a chi non sa assumere una decisione se
non a babbo morto, a chi non sa gestire un’assemblea di
lega, a chi dovrebbe intitolare la sala consigliare della
federazione a Ponzio Pilato, a chi reagisce con maleducazione
alla critiche della stampa. Forse ci meritiamo i botti di
Roma, forse il lenzuolo lercio di Milano è il segno di riconoscimento
del nostro football. Una bandiera ficcata nella melma. In
cima al ranking Uefa.
31 ottobre 2011
Fonte: Il Giornale
ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE
2011
di Francesco Caremani
Ho scritto il libro sull’Heysel
nel 2003 e l’ho ripubblicato nel 2010 ("HEYSEL le verità
di una strage annunciata", Bradipolibri editore). L’ho scritto
perché conoscevo Roberto Lorentini (medico, uno dei 39 morti,
medaglia d’argento al valor civile per essere deceduto tentando
di salvare un connazionale), ma soprattutto perché in diciotto
anni nessuno aveva messo mano alla memoria di quella tragedia.
Il coinvolgimento personale, professionale e anche il fatto
(non so quanto trascurabile) di essere stato il primo a
squarciare il velo d’omertà che copriva la strage di Bruxelles
mi spinge oggi a fare alcune considerazioni dopo l’ennesimo
striscione che ha violentato la memoria e la dignità di
39 persone (32 delle quali italiani), morte ammazzate per
una partita di calcio. Generalmente trovo poco professionale
scrivere in prima persona, a maggior ragione quando, in
qualche modo, si è parte in causa, ma tra le cose che posso
citare a mia discolpa una mi sta particolarmente a cuore:
il fatto che Emanuela Casula, la quale all’Heysel ha perso
padre e fratello, abbia definito il mio libro la sua personale
Bibbia. Per i più giovani. Il 29 maggio 1985, prima della
finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, 39 persone
muoiono sotto l’attacco e i colpi degli hooligans inglesi.
Loro gli assassini, le autorità belghe e l’Uefa i mandanti
di una strage che poteva essere evitata: organizzando meglio
sicurezza e polizia (meno di dieci agenti presidiavano la
rete che separava le belve dalle famiglie…), scegliendo
un altro stadio e non vendendo agli italiani, in maggioranza
tifosi bianconeri, i biglietti del settore Z, terra di nessuno
in fondo al mare del tifo (?) inglese. Quello che pochi
sanno (come tante altre cose, come tante altre patrie tragedie)
è che Otello Lorentini, dopo aver perso l’unico figlio,
Roberto, insieme con le altre trentuno famiglie italiane
ha fondato ad Arezzo l’Associazione dei familiari delle
vittime e con un giovane avvocato italo belga, Daniel Vedovatto,
ha dato battaglia agli hooligans (difesi dai migliori avvocati
di Londra), al Belgio e all’Uefa. Citandola direttamente
in Appello (quando in primo grado erano stati tutti assolti)
e facendola condannare in Cassazione. Una sentenza che ha
fatto giurisprudenza (ma quanti la ricordano ?), rendendo
il governo del calcio europeo finalmente responsabile di
quello che faceva e se oggi andate a vedere le finali di
Champions col biglietto elettronico e in completa sicurezza
dovreste dire grazie a lui. Il resto sono 39 storie di famiglie
distrutte dal dolore che hanno cercato di spingere la notte
più in là per sopravvivere. Otello Lorentini è un piccolo
grande eroe italiano, dimenticato, così come l’Heysel e
le sue vittime. Dimenticati da tutti (istituzioni calcistiche
in testa) per motivi diversi, basti pensare che la Juventus
(per chi se lo stesse chiedendo e per tutti quelli cui piace
rilasciare carte d’identità e d’appartenenza: sono juventino)
c’ha messo 25 anni per organizzare una messa e una cerimonia
e quando l’8 settembre scorso hanno inaugurato il nuovo
stadio (dove dovrebbe sorgere una Sala della memoria sull’Heysel,
grazie a Domenico Laudadio: saladellamemoriaheysel.it) si
sono dimenticati d’invitare alcuni parenti delle vittime,
tra cui Otello. Premessa. Non amo gli ultrà, forse non ho
fatto in tempo a diventarlo (avevo quindici anni quando
è morto Roberto), e disistimo quei colleghi che si nutrono
della loro claque (ma l’Ordine non dovrebbe vigilare ?).
Considero il loro (qualunque sia la fede e i colori che,
a parole, dicono di venerare) modo di pensare e d’insultarsi
a vicenda barbaro, una guerra tra bande che non salva nessuno,
dove tutto può essere utilizzato contro: dal terremoto ai
serial killer, dai grandi ex alla tragedia dell’Heysel.
Difficile meravigliarsi, pur provando un dolore fisico ogni
volta, quando giornalisti dei più grandi quotidiani italiani,
fanno loro stessi gli ultrà confondendo Calciopoli con quella
coppa e la sua restituzione: tristi pennivendoli di un linguaggio,
quello da stadio, che fa parte ormai della vita di tutti
i giorni. L’Heysel è stato uno spartiacque nel calcio mondiale,
c’è un prima e un dopo, ma la cosa peggiore è che proprio
l’Italia, che è stata vittima sacrificale, ha dimenticato
e quello che è accaduto dopo nel calcio nostrano n’è la
dimostrazione. Non scrivo per chiedere chissà quale moratoria
o nuovo rinascimento morale, credo sempre meno nell’uomo,
soprattutto quando è in branco. Semplicemente mi limito
a sottolineare alcune cose. Non è vero che sono quattro
coglioni e basta, perché contro la Juventus e l’Heysel si
sono cimentate quasi tutte le curve italiane, faccio prima
a dire quali non l’hanno fatto. E chi sta in silenzio ad
ascoltarli è coglione quanto loro. Ci sono i video (perché
si riprendono pure i dementi), ci sono le fotografie con
le magliette con scritto -39, c’è quella canzone infame
e lo striscione degli interisti è solo l’ultima triste cornice
in ordine temporale. A proposito: Mario Ronchi di Bassano
del Grappa, uno dei 32 Italiani morti a Bruxelles, era tifoso
dell’Inter ed era andato a vedere la finale di Coppa dei
Campioni insieme ai suoi amici juventini… Altri tempi, altra
tempra. Per tutti voi, invece, non c’è perdono e nemmeno
per chi tace, così come per quei colleghi che usano l’Heysel
come una clava anti juventina, ma nemmeno per quelli che
ogni volta ricordano la strage in modo sbagliato, senza
documentarsi. L’Heysel, purtroppo, è diventato il monumento
alla memoria mancata e a un calcio italiano che s’è nutrito
dei peggiori appetiti ultrà invece di cambiare radicalmente.
Non è più un monito, è passato troppo tempo, ma la vostra
imperitura vergogna e il vostro fallimento come uomini e
come sportivi. Il primo che commenta questo articolo tirando
fuori Facchetti o cose simili allora non avrà capito niente
di quello che ho scritto, perché mi pare evidente che ho
enunciato un principio: per me ciò che vale per l’Heysel
vale anche per tutte le altre infamie che in questi anni
sono stato costretto ad ascoltare dentro e fuori gli stadi
italiani. A me della vostra guerra tra bande non me ne frega
nulla e sapete qual è la cosa buffa miei cari ultrà ? (soprattutto
quelli in giacca e cravatta; pur non volendo fare di tutta
l’erba un fascio…) Che il calcio (nel bene e nel male) va
avanti anche senza di voi: siete come i cartelloni pubblicitari,
le coreografie servono al grande spettacolo televisivo,
finito vi rimettono nello sgabuzzino. Tanto della memoria
(quella vera) e del rispetto per i morti non saprete mai
che farvene.
8 novembre 2011
Fonte: Linkiesta.it
ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE
2011
Comminate multe irrisorie: in passato i settori
sono stati chiusi
Dall'Heysel ai cori razzisti
le curve della vergogna
di Massimiliano Nerozzi
TORINO - Tira di nuovo
una brutta aria negli stadi italiani, a meno che l'ultima
settimana non sia stata particolarmente sfortunata, radunando
una notevole concentrazione di imbecilli e razzisti. Striscioni
"vergognosi e inqualificabili" a San Siro per Inter-Juve,
aggettivazione del presidente di Lega Maurizio Beretta,
cori razzisti a Firenze contro Sinisa Mihajlovic e altri
canti antisemiti, mercoledì, dalla curva della Lazio. Se
del peggio non v'è classifica, si può iniziare dalle scritte
issate dentro lo stadio Meazza, di certo lo spot più visto.
Striscione poco ironico e molto sintetico sul presidente
bianconero Andrea Agnelli, un altro sulle 39 vittime dello
stadio Heysel, 1985, la notte di Liverpool-Juve, abbinato
all'indagine sul nuovo impianto bianconero. Ieri, il giudice
sportivo Gianpaolo Tosel ha deciso le ammende: all'Inter,
20.000 euro. Il minimo della pena prevista dal Codice di
giustizia sportivo, e senza diffida, perché "la società
ha concretamente operato con le forze dell'ordine a fini
preventivi e di vigilanza". Uno sconto che sta diventando
come le attenuanti generiche: si concede a tutti. Come per
l'ammenda di 10.000 euro alla Juve per cori "costituenti
discriminazione razziale contro un giocatore avversario"
(Maicon). Altri poco eleganti, alla memoria di Facchetti,
sono sfuggiti. "Premesso che siamo di fronte a una vergogna
assoluta - dice Beretta - la nostra sensazione è che in
genere questi fenomeni siano in diminuzione, segno che l'azione
di prevenzione e repressione sta funzionando. Fermo restando
che si è trattato di un episodio inqualificabile, da parte
di gente che vuole il male del calcio, ci sono state altre
70.000 persone che hanno dato esempio di grande civiltà".
La situazione generale è in miglioramento anche per il dirigente
di polizia Roberto Massucci, vice presidente operativo dell'Osservatorio
del Viminale: "Le nuove norme e i controlli stanno dando
risultati, certo era parecchio che non si vedevano striscioni
così brutti". Requisire la voce per i cori, non è possibile,
ma pure scovare i lenzuoli è dura: "Gli striscioni non possono
entrare - continua Massucci - ma a volte alcuni sono facili
da nascondere e vengono fatti dentro l'impianto". Rafforzati
i controlli, si inizia a discutere sulla segnalazione degli
episodi e sulle sanzioni. Nel turno infrasettimanale, la
Lazio è stata multata di 7.000 euro per un coro razzista.
Senza indicazione di recidiva. Eppure basterebbe cliccare
su youtube, mica frugare in segreti archivi, e guardarsi
il video "Su cantiamo tutti insieme giallorosso ebreo":
sul luogo della registrazione ci sono pochi dubbi. Un anno
fa, per i cori razzisti (recidivi) contro Balotelli, fu
chiusa la curva della Juve. Non a caso, dopo gli striscioni
di San Siro, i tifosi bianconeri si sono scatenati sul web:
e il "Comitato Per Non Dimenticare Heysel" sta valutando
se citare per danni morali l'Inter, spiega uno dei membri,
Annamaria Licata, 45 anni, la metà dei quali passati a tifare
in curva. Perché, dice, l'Heysel non è pallone, ma una tragedia.
8 novembre 2011
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE
2011
Valle Savio
Cena juventina in memoria
dell’Heysel
Attestato per gli 11 della
vallata che erano a Bruxelles. E uno di loro era omonimo
di una delle 39 vittime.
S.PIERO - Dopo la "frizzante"
serata estiva con Giampiero Mughini la sezione d’Alto Savio,
intitolata a Gaetano Scirea, dello Juventus Club doc di
Forlì, organizza per domani sera una cena per soci e simpatizzanti,
ad Alfero al Piccolo Hotel. Nel corso della cena il Club
consegnerà un attestato ai soci che erano presenti il 29
maggio 1985 a Bruxelles, allo stadio Heysel, per assistere
alla finalissima di Coppa dei Campioni tra la Juventus,
appunto e il Liverpool. Sono in tutto 11, come i componenti
di una squadra di calcio. Quanto accaduto in quella serata,
con la morte di 39 persone e oltre 600 feriti tra i tifosi
juventini è rimasto nei loro occhi per molto tempo e per
molti è stato complicato riavvicinarsi al "gioco" del calcio.
Del tutto particolare la situazione che si è verificata
per uno di loro, il cui nome corrispondeva con quello di
uno dei deceduti. La sua famiglia era stata tranquillizzata,
perché era riuscito a telefonare da Bruxelles per rassicurare.
Ma in casa la mattina dopo arrivarono diversi messaggi di
condoglianze. Chi fosse interessato a partecipare può prenotarsi
telefonando. (al.me.)
8 dicembre 2011
Fonte: Corriereromagna.it
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DICEMBRE 2011
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