Heysel,
il simbolo del calcio allo sfacelo
di Aldo Grasso
Sarà l'effetto Calciopoli, sarà che certi
traumi non interiorizzati dalla collettività finiscono per ergersi
a simbolo dello sfacelo presente, sarà che i morti dimenticati in
fretta tornano sempre a reclamare qualcosa ma il lungo documentario
Heysel: requiem per una finale del regista belga Lode Desmet (Sky,
The History Channel, venerdì, ore 21) ha posto ancora una volta
alcune domande ineludibili: di fronte alla morte bisogna fermarsi
o continuare a giocare ? Il calcio è ancora uno sport ? Le grandi
tragedie non insegnano più nulla ? La mattina del 29 maggio 1985
la Grande Place di Bruxelles era già piena di bottiglie rotte e
la città pullulava di tifosi inglesi ubriachi in attesa di assistere
all' incontro tra la Juventus e il Liverpool per la finale della
Coppa dei Campioni. Alle 19.20, dentro lo stadio, centinaia di hooligan
eccitati dall'alcol iniziarono a minacciare i tifosi avversari e
a premere contro il "settore Z" che ospitava gli italiani. Il fragile
muro di cemento che separava le due tifoserie cedette all' improvviso,
nella calca successiva rimasero uccise 39 persone (580 i feriti).
Tra le cause della tragedia, la totale inadeguatezza dello stadio
Heysel e la mancanza di un minimo servizio di sicurezza. A tutti
sembrava ovvio che l' incontro sarebbe stato cancellato, ma l' Uefa
insistette perché la partita fosse giocata comunque, per motivi
di ordine pubblico. Due ore dopo gli scontri i giocatori tornarono
sul terreno di gioco. La Juve, con un rigore "inventato" battuto
da Platini, segnò il gol della vittoria in un' atmosfera paradossale,
resa opprimente dalla disperazione di chi aveva appena vissuto la
tragedia sugli spalti. Con alcuni protagonisti di allora, Lode Desmet
ha rivissuto sul posto quella infausta serata (solo la tv tedesca
si rifiutò di trasmettere la partita) ricostruendo alcune scene
decisive: l'incompetenza degli organizzatori, lo stato confusionale
del sindaco, la carenza dei soccorsi. Eppure, se vogliamo ancora
credere nel calcio bisogna ripartire proprio dall' Heysel, capire
perché si festeggiò, sulla bestialità, sulla disperazione, sui morti.
4 giugno 2006
Fonte: Corriere della Sera
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