Dall’Heysel a Real Tv, ancora in onda il dolore
del signor Conte
di Luca Bottura
Un tifoso juventino diffida la Rai a trasmettere
le immagini della finale col Liverpool nel 1985: la sua
sofferenza ripresa dal cameraman è diventata l’atroce simbolo
di quella tragedia.
A Mediaset gli chiesero pure una foto segnaletica.
Per identificarlo e, nel caso, espungerne l’immagine dagli
archivi. Eppure la faccia di Gaetano Conte ce la ricordiamo
tutti. E’ quel signore barbuto e un po’ sovrappeso che all’Heysel,
diciassette anni fa, reclamava aiuto sull'orlo della catastrofe.
Dietro di lui, la marea umana. Davanti, un muretto crollato.
Intorno, i due cameramen Rai che potevano dargli una mano
e invece continuarono a riprenderlo. Eleggendolo a simbolo
di quel maledetto Juventus-Liverpool, dei 39 che ne morirono,
di un pomeriggio che tolse per sempre l’innocenza al cosiddetto
gioco del calcio. Conte, un pescatore tarantino che quel
giorno stava proteggendo un parente disabile, oggi ha sessant’
anni. E non ne può più di essere un’icona, carne da archivio.
L'ultima volta è successo per "Sfide mondiali", qualche
sera fa. Il frizzantissimo quiz di Raitre. Ma il problema
è periodico. Due anni orsono, vivisezionato per il piacere
voyeuristico di "Real Tv" (avete presente ? Spettacolari
incidenti, plastiche carneficine, morti da antologia) prese
carta, penna e avvocato. Cercò di inibire l’uso della sua
immagine al duopolio televisivo. In cambio, ottenne un vago
interesse da Mediaset - "Ci mandi una foto", appunto - e
una sbrigativa risposta della Rai: è il diritto di cronaca,
bellezza. Ma il problema è con ogni evidenza un altro. E’
indiscutibile che quelle immagini siano un documento importante,
anche se ormai stanno agli hooligans come l’urlo di Tardelli
ai Mondiali dell’82: tutto lì ? Per Conte però sono veleno.
Ne aggravano lo stato latente di depressione (l'altra sera
è finito all’ospedale) e ne ravvivano il senso di abbandono
che provò all’epoca. Quando gli operatori non lo aiutarono
"e l'anno dopo vinsero pure un premio". Quando passò un
mese all'ospedale di Taranto, da solo, dopo che il ministro
De Michelis aveva fatto il bel gesto di riportarlo a casa.
Quando decise di non presentarsi alla visita che i Belgi
volevano imporgli per indennizzarlo delle costole rotte
e della gamba malmessa. Alla fine intascò il corrispettivo
di 1700 euro. Forse non è un caso che gli unici ad appassionarsi
della vicenda sono stati, ai tempi degli Europei di Belgio
e Olanda, quelli di "Beha a colori ". La radio contro la
tv. Il racconto contro la violenza dell'immagine. Del suo
uso estensivo, naturalmente contro i soliti ignoti. E senza
cavarne un ragno dal buco. Perché il sistema è questo: se
un sito Internet scrive che Azzurra Caltagirone è incinta
(e non è vero) deve profondersi in scuse per averla diffamata
con una notizia che di lesivo sembra non avere nulla. Se
un poveraccio diventa il jingle che introduce la violenza
negli stadi, affari suoi. Anche se chiede un po' di attenzione
per la sua salute. Flebilmente. Come all’Heysel. Se può
servire al dibattito, una piccola esperienza personale.
Lo scrivente ebbe l’onore e il privilegio di lavorare nella
redazione di Cuore, anni fa. Era l’epoca in cui Gilberto
Benetton si esibiva nudo sui cartelloni pubblicitari per
propagandare i suoi maglioni. Fu imitato da Vittorio Sgarbi,
sulla copertina dell’Espresso. Entrambi coprivano la parte
più incisiva del corpo. Cuore pubblicò allora la foto di
un metalmeccanico altrettanto nudo, ma con le mani aperte
in segno di resa: era più scandaloso ciò che aveva tra le
gambe o quello che non aveva in tasca ? Il "Nudo operaio"
fu un successo. La settimana dopo l'idea era quella di alzare
il tiro. Di utilizzare la foto aerea di una delle vittime
di Ustica, riprese dall'alto mentre galleggiavano a pelo
d’acqua, intitolandola così: "Nudo di Stato". Prima, nonostante
le migliori ed evidenti intenzioni, si consultò con l’associazione
familiari delle vittime. Quella copertina non è mai uscita.
14 luglio 2002
Fonte: L’Unità
ARTICOLI STAMPA e WEB LUGLIO 2002
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