Sentenza d'appello per i morti allo stadio di Juve-Liverpool
Heysel, altro scandalo
Un piccolo risarcimento, 6 anni dopo la
tragedia dell'Heysel, lo stadio di Bruxelles dove morirono 32
tifosi della Juventus travolti dagli "hooligans" del Liverpool,
continua, dopo quasi 6 anni, a sconvolgere la vita dei familiari
delle vittime. La notizia che la Corte di appello di Bruxelles
ha quantificato in complessivi 80 milioni di franchi (meno di
tre miliardi di lire) l'ammontare del risarcimento che l'Uefa e
la Federazione calcio belga dovranno sborsare, li ha
amareggiati. Nessuno dei familiari di Domenico Russo e
Giovacchino Landini, il primo di Moncalieri, il secondo di
Torino, si lamenta però, dell'esiguità del risarcimento. Ciò che
maggiormente li infastidisce è l'indifferenza seguita ai primi
momenti in cui tutti sembravano fare a gara nell'interessarsi di
loro e dei loro problemi. "Certo, sono con un bambino da
crescere e senza lavoro fisso - dice Tiziana Fecchio, 30 anni,
moglie di Domenico Russo che faceva l'elettricista - ma non so,
perché a Bruxelles non sono potuta andare, quanto mi toccherà".
Forse per pudore, lei che quando il marito morì era incinta di 7
mesi, non dice che, per tirare avanti, va a lavorare ad ore in
una casa privata. Aveva tentato, in passato, con la sorella Mara
di 35 anni, separata e madre di una bambina e con la quale
divide la casa, di gestire un negozio di alimentari, ma
dovettero chiudere. Il bambino - si chiama Domenico come il papà
- ha concentrato nella madre tutto il suo affetto ed è
impossibile per la donna stare troppo lontano da lui. E' seccata
e amareggiata anche Carola Bandiera, la moglie di Giovacchino
Landini, che quando morì aveva 50 anni e la lasciò sola con due
figli 15 e 22 anni da accudire. "Ho dovuto abbandonare la
trattoria che avevamo in via Spotorno e mio figlio sta facendo
il militare - dice - ma del risarcimento, in fondo, non
m'importa molto. Tutti si sono dimenticati presto di noi". A
concretizzare in argomenti l'amarezza delle due donne ci pensa
Otello Lorentini, aretino e presidente del comitato delle
vittime dell'Heysel che ha seguito e curato, a nome di tutti, la
vertenza legale. "Il processo penale di appello - dice - si
svolse nel giugno scorso ma, complici i Mondiali, nessun
giornale diede la notizia che avevamo ottenuto la condanna anche
dell'Uefa, assolta in primo grado. La causa del risarcimento,
invece, venne posticipata alla scorsa settimana. Al di là
dell'esiguità della cifra che ci dovranno versare, ciò che
scandalizza è che i giudici ci hanno dato dei "truffatori". Per
quantificare il danno si sono infatti basati sulle dichiarazioni
dei redditi presentate dalle vittime nell'84 e non su quelle
dell'85, come chiedevamo noi, perché, secondo loro, potevano
essere state "gonfiate". Anche chi, nei fatti dell'Heysel, non
ha perso la vita, ma ha riportato danni permanenti, non ha di
che gioire. A Carlo Duchene, ad esempio, che sopravvisse solo
grazie a un delicato intervento chirurgico alla testa, un paio
di anni fa l'Inps tolse la pensione d'invalidità. "Ho la mano
destra paralizzata - racconta Duchene che, almeno fino a qualche
tempo fa, faceva il parrucchiere - ma il medico alla visita di
controllo mi abbassò il "punteggio" di quel tanto da essere
privato della pensione". (b. min.)
24 gennaio 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA GENNAIO 1991
Sentenza
Heysel
Elemosina ai parenti dei morti
Oltre cinque anni e mezzo di attesa e
ieri i familiari delle vittime dell'Heysel hanno ricevuto la
notizia che non ha certo alleviato il loro dolore: riceveranno,
complessivamente, un risarcimento di ottanta milioni di franchi
belgi, qualcosa come tre miliardi di lire. Lo ha stabilito la
Corte d'Appello di Bruxelles. La richiesta della parte civile
era stata di cinquecento milioni di franchi, diciannove miliardi
di lire. Toccherà all'Uefa e alla federazione calcistica belga
pagare, giacché il 26 giugno del 1990 il segretario generale
dell'Uefa, Hans Bangerter, e il presidente dell'Unione calcio
belga, Albert Roosens, furono giudicati, in prima istanza,
responsabili della tragedia. Ma l'attesa dei familiari non può
dirsi conclusa. Uefa e federazione belga potrebbero ricorrere in
Cassazione contro la sentenza della corte d'appello, ritardando
non si sa di quanto ancora il risarcimento. Nella notte del 29
maggio del 1985, nello stadio di Bruxelles che doveva essere
"teatro" di un grande spettacolo sportivo, la finale di Coppa
Campioni tra la Juventus e il Liverpool, morirono a causa della
furia degli hooligans trentanove persone, trentadue delle quali
italiane. La corte d'appello di Bruxelles nella sua decisione ha
dunque quantificato in una cifra irrisoria il valore di una vita
umana troncata (poco meno di ottanta milioni per ognuna delle
vittime, se il risarcimento considerasse soltanto i morti, ma
nel conto sono compresi anche gli invalidi). Nel ricco mondo del
calcio un giocatore di tornei interregionali ha quotazioni ben
più alte. Il processo per i fatti dell'Heysel si iniziò a
Bruxelles nell'aprile del 1988. Sul banco degli imputati non
c'erano i trenta incriminati: ventisette hooligans inglesi e tre
tifosi belgi. Tutti conosciuti, identificati, arrestati e poi
rilasciati su cauzione (una cifra pari a quattro milioni di
lire). Un avvio di processo senza protagonisti, annunciò che i
tempi del dibattimento sarebbe stati assai lunghi.
24
gennaio 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA GENNAIO 1991
Sei anni dopo la tragedia dell'Heysel, il club inglese riammesso
in Europa
Per il Liverpool l'esilio è
finito
I "reds" di Souness forse in
Coppa Uefa '91-92.
LIVERPOOL - Dopo sei anni di
sospensione, legati alle responsabilità dei suoi scatenati
"ultras" nella notte dell'Heysel (Bruxelles 29 maggio '85, 39
tifosi morti dei quali 32 italiani), l'Uefa nel corso dei lavori
londinesi ha riaperto venerdì al Liverpool le porte dell'Europa.
Amnistia per i "reds", quando già dalla stagione in corso gli
altri club inglesi giocano le Coppe, con il Manchester United
verso la finale di Rotterdam contro la vincente fra Juve e
Barcellona (Coppa Coppe). Brian Robinson segretario generale e
boss del Liverpool, grande amico di Boniperti, ha accolto la
notizia con gioia misurata: "Tenete conto che in campionato
siamo secondi a cinque punti dall'Arsenal favorito per la Coppa
dei Campioni, che siamo fuori dalla stretta finale della Coppa
d'Inghilterra riservata a Tottenham o Nottingham già vincitori
con largo margine nelle semifinali di andata. A noi resta la
difesa del posto in Coppa Uefa". Come è noto, azzerati i
successi passati, il calcio inglese è ripartito da zero. Una
squadra per Coppa. Il vantaggio di sette punti sul terzo, il
Crystal Palace, fa credere che il Liverpool rientrerà nel calcio
internazionale con la prossima Coppa Uefa. "A questo punto -
afferma Robinson - mi auguro che nel torneo ci sia la Juventus.
Riaffrontarla vorrebbe dire ricordare e al tempo stesso
cancellare il tragico passato. Molti dei nostri tifosi, da
allora, vengono allo stadio con la maglia bianconera". Intanto,
dopo le inattese dimissioni di Kenny Dalglish, il Liverpool ha
già pensato al futuro assumendo come allenatore Graham Souness
(che lascia i Glasgow Rangers) con il quale sono già stati
stilati i progetti per la prossima campagna acquisti-cessioni.
P.J.
21
aprile 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
APRILE 1991
Alla riscoperta dei "Reds" che dopo sei anni di assenza dalle
Coppe si preparano a un grande futuro
Liverpool, ritorno dall'inferno
di Carlo Coscia
"Temevamo che l'Europa ci
dimenticasse".
LIVERPOOL. DAL NOSTRO INVIATO - Accanto
all'ingresso principale del sacro stadio di Anfield Road,
dedicato a Bill Shankly, il padre del grande Liverpool, c'è una
piccola nicchia, quasi un altare sempre coperto di fiori
freschi. Su una lapide di marmo stanno scritti i 95 nomi dei
tifosi dei Reds morti due anni fa nello stadio di Hillsborough
durante la semifinale di Coppa d'Inghilterra con il Nottingham
Forest. Gente travolta e calpestata dalla folla, schiacciata
contro la rete di protezione, giovani, donne, bambini, scene
strazianti di lutto e dolore. Una ferita che non si è ancora
chiusa. "Prima i tifosi pensavano di essere stati associati
troppo brutalmente alla tragedia dell'Heysel, di essere stati
criminalizzati, adesso hanno capito davvero cosa significhi
morire allo stadio: per questo il sì dell'Uefa non ha generato
euforia, a Liverpool, ma soltanto un senso di sollievo, come se
la decisione di riammettere la squadra in Europa fosse un atto
di giustizia. Sei anni di espiazione ci sembrano sufficienti".
Le parole sono di Peter Robinson, autorevole e potente
segretario generale dei Reds. Robinson rappresenta la continuità
dell'organizzazione societaria e tecnica, all'interno del club,
e la continuità è la vera forza del Liverpool. Grandi manager e
grandi uomini si sono succeduti negli ultimi vent'anni alla
guida della squadra. Bill Shankly, il grande vecchio, e poi Bob
Paisley, Joe Fagan che uscì in pianto dall'Heysel, Kenny
Dalglish, adesso Graeme Souness. Tutti con una cosa in comune:
la fedeltà ad un sistema. "Il calcio del Liverpool ha l'anima
europea e il cuore inglese", dice ancora Robinson, e l'idea
ereditata da Shankly, un insieme di vocazione internazionale e
di culto della tradizione, ha sempre funzionato. "Abbiamo vinto
più di ogni altra squadra nel Regno Unito. La nostra paura, in
questi sei anni di esilio, non era quella di chiudere con i
successi, dal momento che abbiamo conquistato tre campionati e
due Coppe d'Inghilterra. Avevamo paura di essere dimenticati
dall'Europa". Il giorno del perdono, nel pub di Albert tutto
dipinto di rosso che sta incollato allo stadio di Anfield, non
c'erano tifosi in attesa. Nessuna agitazione, nessuna bandiera.
Il Liverpool Echo, quotidiano cittadino del pomeriggio, non
aveva mandato neppure un inviato a Londra, dove si teneva
l'esecutivo dell'Uefa. "La gente non se la sentiva di far festa,
anche se in pratica Liverpool vive solo per il calcio. Il mio
primo pensiero, invece, è andato ai quattrini, all'apporto
finanziario che la partecipazione alle Coppe implica: nel
football moderno il denaro ha un'importanza vitale", dice Graeme
Souness, il nuovo manager dei Reds, l'uomo che ha preso il posto
di Kenny Dalglish, il quale si è dimesso a febbraio piegato
dallo stress. Adesso Dalglish vive ricco, appartato e di nuovo
felice. "Non ne potevo più, a volte mi sembrava di impazzire: mi
ha logorato la necessità di continuare a vincere", dice
Dalglish. Ma qualcuno giura che sui suoi nervi abbia pesato
soprattutto la difficoltà di tenere unita la squadra,
emotivamente molto coinvolta, dopo la tragedia di Hillsborough.
"Il calcio a Liverpool non è solo una questione di vita o di
morte: è qualcosa di assai più importante", soleva dire Bill
Shankly mettendo a nudo le profonde ferite di una città
emarginata, con il porto in crisi e avvilita da disoccupazione e
problemi sociali. Una città grigia, povera, patria del teppismo
da stadio e legata in maniera quasi morbosa ai suoi due unici
miti: i Beatles e il Liverpool. "Per chi conosce questo tipo di
realtà è facile capire quale inferno siano stati questi sei
anni", dice Souness adesso che in qualche modo si è riaperto un
filo di speranza. Souness arriva dai Rangers di Glasgow, di cui
era anche azionista (10%, 600 mila sterline di investimento,
quasi 1 miliardo e mezzo di lire, 3 milioni di ricavo) e la
scelta di tornare al club con il quale ha vinto tutto da
giocatore si è lasciata appresso una coda di polemiche. "L'ho
fatto per stare più vicino ai miei tre figli che vivono con la
madre nel Surrey", dice il nuovo manager che ha firmato un
contratto di cinque anni per 350 mila sterline a stagione, circa
850 milioni di lire. Ma forse i motivi sono altri, legati alla
nuova immagine internazionale che il club deve ricucirsi
addosso. Dice ancora Souness: "Il Liverpool in questi sei anni
ha ovviamente condotto una politica sportiva con orizzonti
limitati. Ora le cose devono cambiare anche se capisco che la
mancata partecipazione alle coppe sia stata un grosso danno
economico". Qualcosa come 20 milioni di sterline, si calcola,
circa 50 miliardi di lire. Lui, Graeme Souness, in 5 anni ai
Rangers, ha speso 15 milioni di sterline, che non sono poi tanti
se paragonati ai livelli italiani ma che sono una cifra
rilevante per il calcio britannico, dove per esempio non si
riescono a recuperare 45 miliardi per acquistare una società
prestigiosa come il Tottenham. Ma in Gran Bretagna il calcio non
attira il grande capitale, come nel Bel Paese: i ricchi, quelli
veri e desiderosi di frequentare lo sport con obiettivi sociali,
preferiscono magari investire in una scuderia di cavalli
piuttosto che in una squadra di pedatori. "Souness in ogni caso
ha esperienza internazionale", dice John Barnes. "Il nostro
futuro in Europa è assicurato". Champagne Charlie, lo chiamavano
quando giocava perché amava la vita brillante. Ai tempi della
Samp, due anni, Souness il lunedì amava andare a cavallo in
compagnia della moglie, o al campo da golf. Adesso viaggia su
una Mercedes 300 grigio chiaro e non rinnega il passato: "Forse
non ho fatto nulla per rendermi simpatico, in Italia, però ho
capito cosa significa il professionismo. Sotto questo aspetto
gli Inglesi hanno molto da imparare. Spero che la Samp vinca lo
scudetto. E spero che ci riesca anche il Liverpool. Sarebbe
bello ripartire da dove abbiamo lasciato, cioè dalla Coppa
Campioni. Del resto le coppe senza le inglesi valevano meno. Il
Milan non può essere considerato davvero la migliore squadra
d'Europa: gli è mancata la vittoria sul Liverpool". Graeme
Souness, che è tornato al vecchio amore anche per questo, non
sembra aver dubbi sul futuro felice in Europa. E neppure i
giocatori. "Siamo forti come nell'85, credo che i club europei
siano spaventati all'idea di incontrarci", dice Ian Rush. Ian ha
cancellato l'Italia: la lingua, facile impresa, e persino i
ricordi di una stagione infelice. "La Juventus è stata
sfortunata con il Barcellona", sussurra, ma si capisce che non
gli importa nulla. Martedì scorso, contro il Crystal Palace, ha
segnato il 25° gol della stagione, il 300° della carriera. Parla
come un leader. "I successi in Coppa Coppe del Manchester
United, alla prima partecipazione dopo la squalifica, ci rendono
ottimisti. Il Manchester è una buona squadra, però niente a che
vedere con noi del Liverpool: siamo molto più forti, dunque...".
Lascia il discorso in sospeso, con un vago sorriso, e si
affretta a entrare da Albert dove lo aspettano quattro tifosi e
una pinta di birra. Il vento addensa le nubi e l'aria è umida di
pioggia. La sagoma del vecchio stadio di Anfield Road sembra uno
scheletro rugginoso contro il cielo grigio.
29
aprile 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
APRILE 1991
Altri incidenti
Dopo 6 anni l'Heysel cancellato
di Curzio Maltese
Non ci saranno più incontri di calcio
nello stadio dell'Heysel di Bruxelles: la misura è colma. Lo ha
annunciato ieri un portavoce del ministero degli Interni belga.
La decisione è stata presa in seguito agli incidenti di sabato
scorso, durante la partita Bruges-Malines, finale di coppa
nazionale. Uno scenario d'inferno: il fumo dei lacrimogeni, le
ondate in fuga degli spettatori, le teste rotte e i cavalli
impazziti dei gendarmi. Due ore di guerriglia che hanno evocato
nell'opinione pubblica il ricordo rimosso di quella sera del 29
maggio 1985. Gli hooligans locali a un certo punto hanno
staccato interi blocchi di cemento e li hanno scagliati contro
la polizia che li caricava. Una delle cave di quei proiettili
era il settore TA, una sigla sotto la quale le autorità hanno
sepolto lo scomodo ricordo della curva Zeta, quella della
strage. Alla curva maledetta hanno cambiato il nome, lasciando
immutato il resto: la tenue rete di protezione, il muretto
ricostruito ma sempre posticcio, i gradoni scivolosi dove
trentanove persone furono massacrate per una coppa. Sono passati
sei anni e l'Heysel scompare dalla mappa del calcio. Dopo essere
scomparso dalle coscienze. La misura della vergogna era colma da
tempo, ben prima che se ne accorgesse il portavoce del ministro
belga. Chi ha voglia ancora d'indignarsi su questa vicenda può
stendere l'inventario delle ingiustizie. Da dove cominciare ?
C'è stata la liberazione dei teppisti inglesi, condannati con la
condizionale o assolti per insufficienza di prove. C'è stata
l'assoluzione tra gli applausi della dirigenza Uefa, del sindaco
Hervè Brouhon, che siede ancora sulla sua poltrona, e delle
autorità politiche, complici di una scelta irresponsabile. Ha
pagato per tutti un capitano dei gendarmi, Johan Mahieu: nove
mesi con la condizionale e 500 franchi di multa. Non c'è stato
il risarcimento alle famiglie delle trentanove vittime. Ora
all'insostenibile leggerezza di tutti i protagonisti della
storia, alla loro invincibile voglia di dimenticare, si aggiunge
l'ultimo tocco di beffa. Sei anni dopo, grazie a Bruges-Malines,
si scopre che lo stadio scelto per una "partita ad altissimo
rischio" - così era definita a ragione Juve-Liverpool nei
carteggi Uefa - non è abbastanza sicuro neppure per il piccolo
calcio belga. Non sono serviti i lavori di rifacimento che
occuparono l'anno seguente alla strage. Lo stadio, secondo gli
esperti, ha strutture troppo fragili e vetuste. Non si può
rimodernare, deve essere demolito e rifatto di sana pianta.
Soltanto adesso, alla luce di questa decisione, si può
apprezzare in pieno la criminosa decisione dell'Uefa di mandare
il calcio all'appuntamento con la tragedia. Sarebbe interessante
sapere che cosa ne pensano i padroni del pallone, che son
rimasti gli stessi. Ma naturalmente nessuno intende riaprire il
caso. E' probabile che tutto continui a filar liscio, come è
stato sinora. Cancellato l'Heysel, demolita di fatto e non solo
di nome la famigerata curva Zeta, smantellate le tribune, sarà
stata definitivamente rimossa anche l'ultima prova, l'ultimo
ricordo.
18
giugno 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA GIUGNO 1991
I cori di Firenze il presidente viola chiederà scusa alla Juve
Cecchi Gori agli ultras "Basta
con questi insulti"
FIRENZE - Quei cori lanciati dalla
curva Fiesole domenica sera, durante Fiorentina-Sampdoria, e
indirizzati contro la Juventus, contro il compianto Scirea e i
morti dell'Heysel sono stati la classica goccia che ha fatto
traboccare il vaso. Mario Cecchi Gori chiederà ufficialmente
scusa alla Juventus il 1° settembre, quando i viola saliranno a
Torino per la prima giornata di campionato. Il produttore
cinematografico ieri è stato durissimo nei confronti della curva
Fiesole: "Quei cori sono stati macabri, di cattivo gusto,
illogici, vanno deprecati. Purtroppo sono arrivati da una
minoranza alla quale gli altri sono andati dietro. Ho già
delegato un mio consigliere (Rigoletto Fantappié, ndr) perché
organizzi un incontro con i tifosi. Questa storia deve finire,
un comportamento del genere non è degno della Fiorentina, del
suo presidente e della città. A Torino avrò la possibilità di
porgere le mie scuse personali ai dirigenti bianconeri". Il
presidente della Fiorentina invierà anche una lettera alla
signora Scirea. Intanto, la Fiorentina ha trovato il nuovo
braccio destro del direttore sportivo Maurizio Casasco. Si
tratta di Amilcare Ferretti, a suo tempo vice di Radice e
collaboratore dello stesso Casasco, proprio a Torino. Ha avuto
anche un'esperienza a Casarano. Intanto il pretore del lavoro
Bronzini ha emesso un decreto ingiuntivo col quale ordina alla
Fiorentina il pagamento di 50 milioni all'ex ds Roggi.
Preoccupazione infine in casa viola per le condizioni del
terreno del Comunale, apparso domenica in pessimo stato. La
colpa sarebbe da attribuire ad un parassita. "Quattro mesi fa
era il migliore d'Italia - ha commentato l'allenatore Lazaroni -
Ora è bruttissimo...". a. r.
20
agosto 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
AGOSTO 1991
Le radici della rivalità che divide Fiorentina e Juve risalgono
all'immediato dopoguerra
Quando il tifo si trasforma in
odio
di Alessandro Rialti
FIRENZE - Giù fino alle radici
dell'odio. Parola troppo forte per raccontare una scheggia
calcistica ? No, perché l'odio è sentimento di inimicizia
persistente, la stessa che una parte di Firenze prova verso una
parte del mondo. E' la Firenze che si paluda di viola e che
preferisce vivere nella curva intitolata alla morbida e solare
collinetta di Fiesole. L'altra parte del mondo è quella che si
riconosce nel bianconero della Juventus. Non odio verso Torino,
ma verso la Vecchia Signora. L'odio di chi in modo macabro,
domenica scorsa, ha espulso dalla gola slogan di raro furore e
cattiveria. Centinaia di ragazzi che contavano in maniera
sordida fino a 39 per ricordare i morti allo stadio Heysel,
concludendo tutto con un "Hurrà". Centinaia di ragazzi che
sputavano sulla memoria di Gaetano Scirea. Che invitavano anche
gli altri settori dello stadio a schierarsi o a essere
condannati "quali Juventini". Follia improvvisa ? No, quest'odio
viene trasmesso generazione dopo generazione e ancora oggi
unisce i vecchi tifosi ai loro nipotini. Difficile rispondere
perché. Certo, le tensioni dei derby cittadini o regionali
esistono da sempre, ingredienti quasi indispensabili del mondo
del pallone. Eppure l'odio calcistico di Firenze ha qualche cosa
di unico. Vediamo di risalirne alle radici. Nasce dall'immediato
dopoguerra. Firenze è come accerchiata. Il tifo viola è in gran
parte relegato in città. Già nella periferia spuntano i tifosi
bianconeri che diventano assolutamente preminenti in provincia,
dominanti in regione. E Firenze galleggia in questo mare
bianconero. Un fenomeno non diverso da quello del Sud, anche in
Sicilia, Calabria, Puglia, i tifosi bianconeri si contano a
decine di migliaia, ma Firenze, da sempre, è in lotta con la sua
regione. E' assurdo riallacciarsi a riferimenti tanto storici e
lontani ? Forse no. Dal '50 al '53, la Juve vince tre scudetti,
la Fiorentina spunta fra le protagoniste e soffre i momenti di
successo bianconeri, le feste del "contado" (così vengono
dipinti i tifosi toscani della Juve, contadini avversi ai
cittadini della capitale dell'arte). Dalla stagione '56-'57,
dopo aver vinto il suo primo scudetto, a quella '59-'60, per
quattro volte di seguito la Fiorentina si deve accontentare del
secondo posto, due volte proprio dietro i bianconeri. E
l'inimicizia, viene coltivata con autentica passione. Lotta ai
"gobbi", sempre, comunque. Anche alla fine degli Anni Sessanta e
all'inizio del decennio seguente. Nella curva Fiesole allora si
assiepavano anche i ragazzi delle barricate, eschimi, jeans e
passamontagna. Una curva di "sinistra", anzi di "extrasinistra",
alcuni capi storici resistono ancora oggi, certo cambiati e
invecchiati. In decine si mobilitavano per gli allenamenti della
Nazionale. Fischi organizzati per Causio, allora l'obiettivo
principale. Ma anche Juve come potere, un'equazione ripresa, in
seguito, anche da un uomo di cultura quale Zeffirelli, capo del
popolo, accusatore di presunti illeciti, rapine calcistiche,
fino alle aule del tribunale. Un'altra dimostrazione di come
l'odio non sia soltanto di un piccolo settore della città, ma
forse sia dentro la città stessa. Ed ancora, odio alla metà
degli Anni Settanta, fino al Mondiale vinto in Spagna. Per i
fiorentini la Juventus era colpevole di aver marginalizzato
Antognoni. Prima Bettega, poi Tardelli, Cabrini, Scirea, Paolo
Rossi: avrebbero "boicottato" il biondo idolo di Firenze. E poi
l'incendio che divampò nel 1982. Il 16 maggio la Fiorentina
pareggia a Cagliari, un gol annullato a Graziani. La Juve vince
a Catanzaro con un rigore di Brady, conquistando, così, lo
scudetto per un punto sulla squadra viola. Anche qui accuse di
ingiustizia, di trame a danno della Fiorentina. Infine, ultimo,
il caso Baggio. Il ragazzino amato da una città, che dopo aver
promesso di resistere ai soldi, aveva capitolato. Un furto
secondo i tifosi viola, l'ultimo, insopportabile. E furono i
giorni della contestazione alla Nazionale, a Schillaci e
Marocchi. Forse ha ragione quella psicologa che ha giustificato
tutto dicendo "L'uomo ha bisogno di amare quanto ha bisogno di
odiare...". Ora Cecchi Gori ha chiesto scusa. Riuscirà a
ricondurre tutto all'interno di una rivalità logica ? Difficile
dirlo, giusto sperarlo.
21
agosto 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
AGOSTO 1991
Il caso del giorno "Se succederà ancora interromperò la partita"
Scende in campo Dunga a
condannare gli ultras
FIRENZE. Dopo la strigliata agli ultras
da parte di Cecchi Gori, anche Dunga, capitano della Fiorentina,
è entrato in merito agli slogan violenti lanciati durante
l'amichevole con la Sampdoria. I fatti si conoscono. Dalla curva
Fiesole sono partiti insulti che riguardavano la figura di
Gaetano Scirea, ex libero della squadra italiana campione del
mondo in Spagna nell'82 e della Juventus che negli Anni 80 ha
ottenuto molti successi e che è morto in un incidente stradale
in Polonia. Cori offensivi sono stati rivolti anche contro le
vittime dell'Heysel. Cecchi Gori si è ripromesso di chiedere
scusa alla Juventus in occasione della I giornata di campionato
in programma domenica 1° settembre a Torino e, frattanto, ha
invitato gli ultras a "smetterla con questi insulti". Dopodiché
ieri, Dunga ha lanciato un messaggio: "Bisogna assolutamente
rispettare la figura di Scirea, che è stato un uomo corretto,
che ha perfettamente rappresentato la nazionale italiana. E'
assurdo infangare la memoria di persone che non ci sono più.
Questo riguarda lui, come quei poveri tifosi che hanno perso la
vita in occasione della finale di Coppa dei Campioni contro il
Liverpool giocata nel 1985 a Bruxelles. Cercherò di parlare con
i leader della curva Fiesole, anche se credo che quegli slogan
siano stati lanciati da una minoranza, e pur se so benissimo
quanto sia forte la rivalità fra i tifosi viola e quelli della
Juventus. Dovesse succedere ancora, se dipendesse da me, sarei
pronto anche a interrompere per un paio di minuti la partita per
rivolgermi ai tifosi e chiedergli di smetterla con questa brutta
storia". (a. r.)
21
agosto 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
AGOSTO 1991
Zeffirelli cattivo maestro. II regista duramente punito dalla
Commissione disciplinare per le frasi offensive contro la Juve:
2 anni di inibizione per l’ex consigliere della Fiorentina
dimessosi dopo le polemiche, una multa alla società. La sua
difesa: "Il caso è stato ignobilmente montato da certa stampa"
Un Oscar in tribunale
di Federico Rossi
Due anni di inibizione a Franco
Zeffirelli e 20 milioni di ammenda alla Fiorentina. È la
sentenza della Commissione disciplinare della Lega calcio dopo
il deferimento del regista per l'ennesimo sfogo anti-juventino:
"Giustifico i tifosi della curva quando contano i morti
dell’Heysel". Zeffirelli non si è presentato davanti alla
Disciplinare, ma ha fatto presentare una memoria difensiva
contenente accuse alla stampa.
MILANO - "Inibizione per anni due a
carico dei sig. Franco Zeffirelli". Si conclude con questa dura
sentenza il corposo comunicato della Commissione disciplinare
della Lega calcio relativo al deferimento del regista fiorentino
in seguito ad una sua intervista comparsa il 4 settembre sul
quotidiano "La Repubblica". "Giustifico i tifosi della curva
quando contano i morti dell'Heysel". "Come passa Boniperti gli
arbitri si levano il cappello". "Siamo tornati ai vecchi tempi,
quando gli scudetti venivano assegnati prima del campionato".
Sono soltanto alcune delle frasi pronunciate in quell'occasione
da Zeffirelli durante una delle sue consuete esternazioni
anti-juventine. La giustizia calcistica ha voluto ora condannare
con un provvedimento "esemplare" quelle intemperanze verbali.
Una sentenza che però non colpirà II diretto interessato per il
semplice fatto che il regista ha già provveduto a farsi da parte
dimettendosi dalla carica di consigliere d’amministrazione della
Fiorentina dopo le "insistenze" del presidente Cecchi Gori. Per
responsabilità oggettiva paga, invece, la società viola che
dovrà versare un'ammenda di 20 milioni di lire in quanto al
momento dell’intervista Zeffirelli era ancora un dirigente del
club toscano. Prima di emettere la sentenza, la Disciplinare ha
ascoltato gli inquisiti. Zeffirelli non era presente a Milano, a
rappresentarlo c'era l'avvocato Gallavotti che ha consegnato una
memoria del regista alla Commissione. Con questo documento
Zeffirelli intendeva ottenere una "benevola" valutazione della
sua posizione, ma è dubbio che abbia raggiunto l’obiettivo
prefissato. Leggendo la memoria i giudici della Lega non si sono
trovati di fronte a un suo "pentimento", ma soltanto ad altri
strali polemici rivolti, questa volta, alla stampa. Zeffirelli
ha scritto che "le dichiarazioni apparse sul quotidiano "La
Repubblica" sono state ignobilmente montate da un intervistatore
telefonico che non ha neppure avuto la dignità professionale e
il coraggio civile di apporvi la propria firma". Il regista ha
continuato ad esternare il suo fervore anti-giornalistico
facendo riferimento ad una presunta campagna d’opinione contro
di lui "condotta con un incredibile spiegamento di mezzi degno
di miglior causa, dai giornali appartenenti precipuamente ad un
preciso gruppo editoriale". Individuato nella stampa il
bersaglio principale, Zeffirelli ha corretto il tiro su una
delle sue contestatissime frasi confermando che "al passaggio di
Boniperti gli arbitri si tolgono il cappello", ma non che "si
mettono a sedere". Il regista è entrato nel merito sostenendo
che "la parola sedere fu effettivamente pronunciata, ma in
tutt’altro contesto". E qui arriviamo al piano forte della sua
"linea difensiva". "Certi giornalisti - si legge nella memoria -
osservate attentamente, certi giornalisti e non gli arbitri, al
cospetto dell’avvocato Agnelli si genuflettono ponendosi col
sedere per aria come i pellegrini alta Mecca". Evidentemente, il
regista vedendo esaurirsi le sue possibilità polemiche
nell'ambiente calcistico sta pensando di fare una rumorosa
irruzione nel mondo dell’informazione. L'associazione stampa è
avvertita.
28 settembre 1991
Fonte: L’Unità
ARTICOLI STAMPA SETTEMBRE
1991
Confermate le condanne per la tragedia dell’Heysel
La corte di Cassazione belga ha
respinto i ricorsi dell’Uefa e del suo ex segretario, lo
svizzero Hans Bangerter, contro le condanne che avevano subito
per la strage dell’Heysel. Confermate anche le condanne contro
l’ex segretario della lega calcio belga, Albert Roosens e il
responsabile del servizio d’ordine, il capitano della
gendarmeria Mahieu. Con queste sentenze la cassazione ha chiuso
definitivamente i procedimenti giudiziari per la tragedia dello
stadio di Bruxelles avvenuta prima della finale di Coppa dei
Campioni tra la Juventus e il Liverpool del 29 maggio 1985, dove
morirono 39 tifosi dei quali 34 italiani.
17 ottobre 1991
Fonte: L’Unità
ARTICOLI STAMPA OTTOBRE 1991
L'Uefa
mantiene le sanzioni del dopo Heysel
In Belgio nessuna finale di
tornei internazionali
NEW YORK - L'unica notizia di giornata
in attesa del sorteggio dei Mondiali '94 di domenica riguarda la
decisione dell'Uefa di mantenere a tempo indeterminato le
sanzioni prese nel 1985 dopo la tragedia dell'Heysel, cioè di
vietare al Belgio l'organizzazione di finali del campionato
d'Europa e di Coppa. Per il resto tutto appare scontato, con i
giornalisti a bivaccare nei corridoi dell'Hotel Plaza a caccia
di inesistenti notizie e i signori del calcio a far finta di
prendere importanti decisioni su cose che in realtà sono già
state decise. Il sorteggio si avvicina e l'intenzione è di
offrire al pubblico americano, che del soccer se ne frega, uno
spettacolo tv degno delle tradizioni Usa, uno show pieno di
personaggi che sappia colpire l'immaginazione. Chissà poi, ha
detto Matarrese, che gli uomini di affari americani, oggi così
freddi, non colgano finalmente l'importanza del calcio, non
fiutino insomma la possibilità di far quattrini a palate. "Anche
se per ora siamo guardati e trattati come ospiti non graditi,
come marziani" ha aggiunto il presidente parlando di tradizioni
da battere, di situazioni complesse da affrontare. Insomma un
sacco di grane e l'eventualità che Usa '94 finisca in un bagno
solenne. Matarrese, in ogni caso, dato il ruolo, ha mostrato
incrollabile ottimismo. Con l'appoggio di Blatter, eminenza
grigia della Fifa, ha facilmente battuto il tedesco Neuberger
sui criteri da adottare per le teste di serie, il che mette
l'Italia abbastanza al sicuro da male sorprese. Tutto è già
deciso, anche le sei fasce di merito delle 38 squadre europee.
(c. co.)
6
dicembre 1991
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
DICEMBRE
1991
Rinvio a giudizio per Zeffirelli. Disse: "La Juve vinse sui
morti"
Il regista Franco Zeffirelli (nella
foto) è stato rinviato a giudizio per frasi diffamatorie sulla
Juventus riportale dal quotidiano "La Repubblica" a firma
Benedetto Ferrara. Zeffirelli, a sua volta, ha querelato Ferrara
per calunnia riferendosi a: "La Juventus si è dovuta arrampicare
sui cadaveri dell’Heysel per vincere la Coppa campioni". Il
processo è fissato per il 14 aprile prossimo.
10 dicembre 1991
Fonte: L’Unità
ARTICOLI STAMPA
DICEMBRE
1991
E il Belgio paga per l’Heysel e le sue vittime oltre 7 miliardi
Il ministero degli interni belga ha
reso noto che saranno indennizzate le famiglie delle vittime (39
morti di cui 32 italiani) e coloro che hanno riportato danni per
la strage dello stadio di Heysel, a Bruxelles, il 29 maggio
1985. I risarcimenti saranno versati già nelle prossime
settimane. Il totale degli indennizzi è più di 7 miliardi di
lire.
10 dicembre 1991
Fonte: L’Unità
ARTICOLI STAMPA
DICEMBRE
1991
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