ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE
2019
Heysel, addio alla
mamma di Giusy Conti
Lettera a Commisso: "Non accetti la vergogna dei cori
sull'Heysel"
Cori contro i morti dell'Heysel alla festa della curva Fiesole,
la Fiorentina condanna
Festa della Fiesole, cori sull'Heysel: la condanna della
Fiorentina
Muore la mamma di una delle vittime dell'Heysel: la Juve invia
un telegramma
Heysel, telegramma della
Juventus per la mamma di Giusy
La Gazzetta, i cori sull’Heysel e il vero salto di qualità
NARDELLA, Cori Heysel ? Firenze è un'altra. Ora...
Cori Heysel, ora basta
Tweet Associazione su cori Heysel di Firenze
Commisso: "Mai più cori sull'Heysel e su Scirea"
Zuliani (JTV): "Non bisogna minimizzare cori, scritte e adesivi
sull'Heysel..."
VEDOVA SCIREA, Cori Heysel: ringrazio Commisso
Chirico accusa Barone: Sentiremo cori Heysel per 50 anni ancora
ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE
2019
L’appello dei tifosi dopo l’Heysel: "Restituire quella Coppa
sarà il nostro fiore all’occhiello"
Restituire ? Non sono d’accordo
Storia
di un Monumento
Il libro sull'Heysel riaccende il dibattito: la coppa è da
restituire ?
L'Heysel, il calcio come guerra e il dilemma della Juve: doveva
davvero esserci un vincitore ?
ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE
2019
Il parco di via Modena in memoria dell’Heysel
Addio a Dante Grassi, suo il cippo dell’Heysel
È morta
la mamma di Claudio Zavaroni la vittima reggiana dell'Heysel
Mosca
e i suoi Fratelli
ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE
2019
Heysel, 40 anni dopo. Mattioli: "La Juve fu costretta a giocare
!"
AREZZO
Heysel, addio alla
mamma di Giusy Conti
Addio alla mamma di
Giusy Conti, la studentessa morta all'Heysel il 29
maggio 1985, una delle 39 vittime nella calca dello
stadio di Bruxelles scatenata dagli hooligans prima
della finale Juventus - Liverpool. La signora Marisa
aveva 75 anni. Da quel giorno la sua vita fu
stravolta, poi nel suo cammino ha incontrato anche
la malattia. Negli ultimi giorni l'aggravamento,
venerdì 6 settembre si è spenta all'ospedale San
Donato di Arezzo. Lunedì i funerali a Rigutino alle
10.30. Una donna di straordinaria forza e coraggio.
Finite le lacrime, ha vissuto portando il sorriso
della sua Giusy che vide partire con la bandiera
bianconera per assistere alla finale della Coppa dei
Campioni, come si chiamava allora. "Mamma torno con
la Coppa", disse Giuseppina a Marisa mentre partiva
con babbo Antonio. E quella coppa insanguinata, per
la signora Marisa, aveva un valore speciale. La
mamma di Giusy nonostante la tragedia è rimasta
sempre legata al calcio e alla Juventus, che seguiva
con passione. Quella maledetta sera sentì per
televisione dei disordini ed ebbe un presentimento.
La notte le dissero che suo marito e la figlia erano
rimasti coinvolti. Al mattino riuscì a sentire per
telefono Antonio, che era in ospedale, e le dette la
terribile notizia. Travolto dalla folla, non era
riuscito a salvarla. La signora Marisa, sorretta
dalla fede, ha portato avanti la sua famiglia con
straordinaria energia e dedizione. Il Corriere di
Arezzo si stringe intorno al dolore del marito
Antonio e dei figli Giovanni e Francesco. Fu proprio
grazie al Corriere che un giorno Marisa poté
incontrare Marco Tardelli, uno degli idoli della sua
Giusy, quando era allenatore dell'Arezzo. E
stringendogli la mano si commosse.
7 settembre 2019
Fonte:
Corrierediarezzo.corr.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Lettera a Commisso: "Non accetti la vergogna dei
cori sull'Heysel"
di Giovanni Capuano
L'imbarazzante
video e il dovere di intervenire. Il nuovo
proprietario sfrutti l'amore dei tifosi viola per
imporre il rispetto delle 39 vittime.
Dear Mr Commisso,
questa è una lettera aperta a Lei che insieme alla
Fiorentina si è preso anche il cuore dei tifosi
viola. La adorano e vivono il suo arrivo in Italia
come una sorta di liberazione rispetto alla
tormentata storia con i Della Valle, sognano che
rifaccia grande la Viola e le hanno aperto oggi un
credito quasi illimitato. È un rapporto bellissimo
che ci auguriamo duri nel tempo, di pari passo con
il ritorno ai massimi livelli di una squadra e di
una città che sono nel cuore di tutti. È impossibile
non amare Firenze e non rispettarla, anche
nell'asprezza della rivalità campanilistica che - lo
avrà capito in fretta - è uno degli ingredienti
principali del nostro calcio. Oggi, caro presidente,
Lei ha la possibilità unica di poter parlare alla
sua gente facendosi ascoltare. Una situazione
invidiabile che Le chiediamo di spendere per
cancellare una delle vergogne che accompagna da
sempre Fiorentina-Juventus, la sfida più attesa dai
tifosi viola. Ci riferiamo alla colonna sonora che
accompagna questa rivalità con riferimento ai 39
morti della notte dell'Heysel, una delle pagine più
tragiche della storia dello sport italiano ed
europeo. Cori, scritte inneggianti a quel dramma. Un
repertorio osceno che nessuno è mai riuscito a
zittire, anno dopo anno, sfida dopo sfida, vergogna
dopo vergogna. Un video pubblicato sui social
network e girato alla festa degli ultras della Curva
Fiesole lo scorso 7 settembre riprende i suoi tifosi
cantare ancora una volta quel coro al cospetto del
suo braccio destro Joe Barone. Una scena brutta,
resa ancor più inaccettabile dalla coincidenza di
quella presenza sul palco. Caro presidente Commisso,
Le chiediamo di ribellarsi. Di non accettare la
logica di quei cori, di non giustificarli e di non
tollerarli, Lei che viene da un paese che ha una
cultura sportiva molto diversa e più civile rispetto
alla nostra. Prenda posizione pubblicamente, chieda
di cancellare la presenza di quei cori dallo stadio
Franchi, spenda la sua immagine e il suo credito per
una battaglia di civiltà non differibile. Il
silenzio non è ammesso. Dire "fate i bravi" non
basta. Lei oggi è il padrone di Firenze calcistica
ed è all'inizio di una stagione in cui vorrà
lasciare il segno portando a Firenze non solo soldi,
idee, progetti e calciatori ma anche un sistema di
valori nel quale si possa riconoscere. Cominciare
cancellando quella vergogna sarebbe il miglior
inizio. Non farlo assomiglierebbe a una resa
complice.
8 settembre 2019
Fonte: Panorama.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Cori contro i morti dell'Heysel alla festa
della curva Fiesole, la
Fiorentina condanna
L'episodio accaduto
durante la visita di Joe Barone all'iniziativa dei
tifosi.
Firenze, 8
settembre 2019 - Cori contro i morti dell'Heysel
sono partiti, durante la festa della curva Fiesole,
da un gruppo di tifosi della Fiorentina. I cori sono
finiti in un video che ha fatto il giro del web e
sono stati ripresi durante la visita alla festa del
braccio destro di Rocco Commisso, Joe Barone.
Roventi le polemiche. La Fiorentina ha commentato
sdegnata, stigmatizzando l'accaduto: "Fin dal primo
giorno il presidente Rocco Commisso è stato chiaro:
no a cori offensivi, violenti e razzisti. Dispiace
che finisca nel mirino una tifoseria come quella
viola e nello specifico quella della curva Fiesole
per colpa di pochi che hanno cercato di guastare
quella che era semplicemente una festa del nostro
tifo". La tragedia dello stadio Heysel avvenne a
Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni
del 1985 tra Juventus e Liverpool. Trentanove tifosi
juventini morirono negli
scontri provocati da tifosi del Liverpool.
(NdR: Nonostante 3 gradi di
processo e centinaia di fonti e testimonianze capita
ancora dopo 35 anni di leggere che i morti della
curva z si "scontrarono" con gli inglesi. È falso ed
offensivo per la loro memoria)
8 settembre 2019
Fonte: Lanazione.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Festa della Fiesole, cori sull'Heysel: la condanna
della Fiorentina
Brutto episodio in
occasione dei festeggiamenti dei sostenitori viola.
La società: "No a cori offensivi, violenti e
razzisti".
Brutto episodio in
occasione della festa privata della Curva Fiesole
quando sono stati cantati alcuni cori contro le
vittime della strage dell'Heysel. Il tutto è stato
ripreso in un video apparso sul profilo Facebook di
Fiorentina Community. Immediata la risposta del club
toscano: "Fin dal primo giorno il presidente
Commisso è stato chiaro: no a cori offensivi,
violenti e razzisti. Dispiace che finisca nel mirino
una tifoseria come quella viola e nello specifico
quella della curva Fiesole per colpa di pochi che
hanno cercato di guastare quella che era
semplicemente una festa del nostro tifo". Gli stessi
Joe Barone, braccio destro di Commisso, e Dario
Dainelli, dirigente ed ex giocatore viola, hanno
preso parte alla festa senza però udire, come
ribadito dal club, alcun coro relativo alla strage
nel corso della loro permanenza.
8 settembre 2019
Fonte: Gazzetta.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Muore la mamma di una delle vittime
dell'Heysel: la
Juve invia un telegramma
di Giuseppe
Giannone
La Juventus ha
inviato un telegramma di condoglianze alla famiglia
di Marisa Belardini, mamma di Giusy Conti, una delle
39 vittime della tragedia dell'Heysel, per la morte
della signora all'età di 75 anni. Marisa Belardini,
di Rigutino, paesino in provincia di Arezzo, è stata
ricordata con grande commozione da tutti i
cittadini, come riportato dal "Corriere di Arezzo".
Giusy Conti, figlia della Belardini, è deceduta
all'Heysel quando era solo una bimba, travolta dalla
folla. Papà Antonio, in quell'occasione, non poté
far nulla per salvarla.
9 settembre 2019
Fonte:
Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
AREZZO
Heysel, telegramma
della Juventus per la mamma di Giusy
Telegramma della
Juventus ai familiari di Marisa Belardini, la
mamma di Giusy Conti, una delle 39 vittime della
strage dell'Heysel. La morte della donna ha
suscitato grande commozione a Rigutino, dove
viveva, e in tutto l'Aretino dove i Conti sono
molto conosciuti e stimati. I funerali della
signora Marisa si sono svolti alle 10.30 a
Rigutino. Il club bianconero ha voluto
partecipare al dolore con un messaggio inviato
al marito Antonio e ai figli Giovanni e
Francesco. Marisa, che aveva 75 anni, ha
continuato ad amare il calcio e la Juventus
nonostante la tragedia, proprio perché la figlia
Giuseppina era innamorata di questo sport e
della sua squadra. Il 29 maggio 1985 era partita
per Bruxelles annunciando alla mamma: "Torno con
la coppa". E quella coppa dei Campioni, pur
insanguinata, per la signora Marisa era qualcosa
di sacro. Giusy venne travolta dalla calca nello
stadio maledetto, dopo l'attacco degli hooligans
del Liverpool. Babbo Antonio non riuscì a
proteggerla. Nei giorni successivi venne
restituita alla famiglia la macchina fotografica
della studentessa, 17 anni, che conteneva il
rullino con l'ultima foto: lei felice con la
bandiera della Juve sulle spalle come un
mantello. Nel massacro dell'Heysel, Arezzo
pianse anche per la morte del dottor Roberto
Lorentini, medico, che prima di perdere la vita
si prodigò per soccorrere persone rimase ferite.
9 settembre 2019
Fonte: Corrierediarezzo.corr.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
La Gazzetta, i cori sull’Heysel e il vero salto
di qualità
di Massimo
Zampini
1) Il racconto
dei fatti, intanto, perché non tutti seguono i
social
– alla festa
della curva Fiesole, qualche giorno fa, alcuni
tifosi viola hanno intonato i soliti cori
agghiaccianti contro le vittime dell’Heysel,
irridendo i "39 che non tornarono più" in quello
che è stato, a sentire il testo, "per noi viola
un giorno sacro". Sacro, insomma, il giorno in
cui morirono 39 persone, tra cui un bambino.
Nella difficilissima gara di imbecillità tra
tanti cori incredibili delle varie curve, questo
probabilmente conquista il primato assoluto;
– la Gazzetta
commenta questi cori con i giusti toni
("vergognosi") a pag. 19 ma poi, a pag. 33, con
un trafiletto che evidenzia il su e giù della
giornata, si rivolge ai tifosi viola con queste
parole: "Ragazzi, non sarebbe l’ora di fare un
salto di qualità e cambiare tema ?".
– Le parole
sono inappropriate per un coro così selvaggio:
ragazzi ? Cambiare tema ? Per Un salto di
qualità ? Perché, della qualità c’è già ma si
può fare meglio ? Toni e contenuti che sarebbero
comprensibili se riferiti ai tifosi di Juventus
e Inter che ancora battagliano su Calciopoli,
non se si festeggia "il giorno sacro" di un
massacro. Per questo, mostro il trafiletto sui
social e commento semplicemente così: "Gazzetta
durissima con quei ragazzi che per una volta
potrebbero pure cambiare tema per fare un bel
salto di qualità". Ovviamente senza offese,
limitandomi a ribadire le loro parole, che
suonano assurde a chiunque sappia di cosa stiamo
parlando.
– il giorno
successivo mi arriva la comunicazione di
Facebook: il post è stato segnalato e cancellato
per "contenuto protetto da copyright", con
ammonizione a non farlo più, pena la sospensione
dell’account. Il sito mi spiega come contestare
il provvedimento e mi propone di contattare una
persona di RCS che si occupa di questa vicenda:
se lo convinco, magari può ritirare la
segnalazione. Ovviamente non faccio alcuna delle
due cose: l’ultimo dei miei desideri è
confrontarmi con Facebook sul diritto d’autore e
forse l’ultimissimo è chiedere a RCS di tornare
sui propri passi, su una questione di questo
tipo. Mi limito a fare un post sui social,
spiegando la vicenda. Alcuni giornalisti, come
Fabio Ravezzani, la rilanciano con grande
indignazione, altri retwittano, altri mi danno
il loro parere in privato. Fine della storia. O
forse no, perché da qui si impongono alcune
brevi riflessioni.
2) I media, i
cori, le scritte (e quel gemellaggio)
Per me vale una
regola, sempre: se si tratta solo di qualche
scemo, sui social o allo stadio, certe
espressioni demenziali e offensive non vanno
riportate. Sui cori dei tifosi fiorentini e
l’Heysel, l’anomalia è l’assiduità e la
frequenza con cui viene cantato da 30 anni quel
coro infame oppure il più ambiguo e ipocrita:
"amo Liverpool". Cantato da tutta la curva da
decenni. Senza dimenticare l’incredibile
tentativo di gemellaggio con il Liverpool.
Proposta riportata
positivamente da diversi giornali nostrani
(leggete qui le parole di Repubblica !) ma
respinta al mittente dai reds, quando hanno
capito quanta infamia ci fosse dietro
quell’idea. Le responsabilità dei media, ai miei
occhi, sono dunque queste: troppo rilievo e
spazio per la facile indignazione relativa a
gesti isolati o poco più (mai riportare i 30
scemi che insultano un bimbo malato sui social;
lo stesso vale per le scritte sui muri: troppo
spazio a tre analfabeti che non contano niente e
scrivono contro Scirea) e invece leggerezza
inverosimile quando si festeggia quel "giorno
sacro", si cerca un gemellaggio (!) o si canta
"Amo Liverpool" (come accadrà sabato): qui, se
si decide di commentarli, non possono esserci
toni diversi da una condanna fermissima,
possibilmente seguita da una feroce campagna per
ottenere sanzioni, daspo e provvedimenti
analoghi per i protagonisti (ben visibili e
riconoscibili) più che per le squadre. Non c’è
spazio per toni quasi paterni, come
quell’infelice "ragazzi fate un salto di
qualità".
3) La
violazione del copyright
Detto questo,
io mi sarei volentieri fermato al mio solito
tweet polemico scritto in modo leggero, che vi
ho riportato all’inizio: era una delle tante
cadute di stile della Gazzetta di questi anni,
magari un ragazzino che ha scritto quella
scemenza (gravissima per il tema, ma pur sempre
una scemenza) e via. Se poi, però, invece di
fare un piccolo articoletto di spiegazioni di
quelle parole infelici, si procede a segnalarmi
per cancellare il post, allora le cose cambiano
e quel trafiletto assume un valore indecente sul
serio. Perché vuol dire che non è stata la
leggerezza di un ragazzino, ma sono parole
condivise dal giornale, che punta a tutelarle e
rivendicarne l’appartenenza invocando il
copyright non rispettato. Non voglio annoiare e
rifarmi alla mia professione di avvocato per
spiegare che le norme sul copyright, almeno fino
a quando non sarà realmente recepita e applicata
in Italia la recentissima e discussa direttiva
europea in materia, decisamente restrittiva, non
mirano a tutelare il diritto d’autore su un
minuscolo trafiletto non firmato a fine
giornale, unica parte del quotidiano a non avere
neanche la scritta "riproduzione riservata" a
fine testo. Trafiletto per di più riprodotto sui
social solamente per uso di critica e
discussione su una vicenda piuttosto delicata e
non certo per fini commerciali e di lucro e,
tantomeno, contenente contenuti in grado di
anticipare parti rilevanti del giornale,
disincentivando dunque i lettori all’acquisto.
Anche a prescindere da una noiosa dissertazione
legale su un tema controverso: a tutti voi
capita di vedere quotidianamente decine di
profili e gruppi che riproducono costantemente
sui vari social, le intere prime pagine, titoli
vari e articoli perfettamente leggibili. Altro
che trafiletti di tre righe senza neanche il
simbolo della riproduzione riservata. Il punto è
dunque un altro: RCS e la Gazzetta volevano
proprio che fosse rimossa quell’immagine sul
commento ai cori dell’Heysel, probabilmente
perché qualcuno si sarà vergognato e avrà
preferito non farla girare troppo segnalando il
diffusore, piuttosto che spiegare il senso di
quelle parole e chiudere limpidamente la
questione, su un tema così delicato. Ai lettori
ogni giudizio.
4)
Considerazioni finali
E’ una vicenda
squallida, dall’inizio alla fine: da chi fa quel
cori da subumani a chi li riporta con leggerezza
e poi segnala chi fa notare quella indebita
leggerezza; lasciamo pure perdere Facebook che
cancella senza comprendere alcunché della
vicenda. Chi può fare qualcosa ? I tanti tifosi
viola indignati per quei cori: è ora di
fischiare a più non posso anche l’ipocrita "amo
Liverpool" cantato da migliaia di persone. Può
farlo Commisso, che ha parlato molto bene (bravo
!) e però sabato se sente quei cori deve farlo
presente. Possono farlo società e forze
dell’ordine, perché chi canta neanche si
nasconde. Può farlo Cairo, presidente del Torino
e quindi inevitabilmente legatissimo alla
tragedia di Superga, ma anche editore di quella
Gazzetta che segnala chi fa presente i toni
sbagliati nel commentare quei cori sull’Heysel.
E poi, certo, i tifosi
di tutte le squadre, in quanto se un giorno ti
lamenti per i cori sui morti e il giorno dopo ti
auguri che muoiano tutti i rivali per un vulcano
o un’alluvione non rispetti in primis i tuoi
morti, perché così indebolisci le tue
(sacrosante) rivendicazioni. Buona partita a
tutti, allora. Sperando che prima o poi anche
certi giornali, oltre a quei "ragazzi", facciano
un vero e proprio salto di qualità, anche senza
cambiare tema.
11 settembre
2019
Fonte:
Juventibus.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
NARDELLA, Cori Heysel? Firenze è un'altra.
Ora...
L'edizione
odierna della Gazzetta dello Sport questa
mattina propone una lunga intervista al sindaco
di Firenze Dario Nardella, che torna sulle
polemiche legate ai cori contro i morti
dell'Heysel che sono stati scanditi pochi giorni
fa da alcuni tifosi viola nell'ambito della
festa della Curva Fiesole: "Firenze è un’altra.
Mi associo a Commisso nella condanna senza
minimi giri di parole. I cori offensivi,
violenti e razzisti vanno condannati sempre e
senza alcuna giustificazione. Ma dico di non
cadere nell’ipocrisia o in superficiali
generalizzazioni: è un problema che riguarda
tutte le città e tutte le tifoserie, in cui
vanno distinti, individuati e allontanati i
colpevoli. E a questi dobbiamo rivolgerci usando
il principio giuridico della responsabilità
personale, senza generalizzare. Individuati i
colpevoli, resta lo spirito di Firenze. Quello
che abbiamo visto in Piazza Santa Croce per
l’ultimo saluto a Davide Astori. Davanti al
dramma della morte non devono esistere
distinzioni. Commisso può aggiungere la sua
esperienza americana che fa della battaglia alla
violenza, fisica o verbale, un punto fermo in
tutte le discipline sportive. Da me avrà pieno
sostegno per ogni iniziativa che metta al centro
il rispetto. Uno stadio nuovo? Sono stato tra i
fautori della legge sui nuovi stadi del 2013.
Oggi porto avanti la stessa idea: uno stadio
moderno, con strumenti moderni, consente di
imporre un controllo maggiore. E diventa un
luogo trasversale perché frequentato più
volentieri anche dalle famiglie. Per Firenze
decideremo in pochi giorni, il Comune e Commisso
hanno idee chiare su tempi e modi".
(Fonte: La
Gazzetta dello Sport)
10 settembre
2019
Fonte:
Firenzeviola.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
IL CASO
Cori Heysel, ora
basta
di Matteo
Magrini
L’indignazione
dopo il video alla festa della curva Fiesole. Il
presidente della Figc Gravina: "Siamo pronti a
prendere provvedimenti qualora si ripetessero
episodi simili".
È sempre la
solita (bruttissima) storia. Fiorentina-Juventus
non riesce proprio a essere una partita normale.
E non è una questione di sana rivalità sportiva.
Quella c’è, c’è sempre stata e sempre ci sarà.
Impossibile chiedere ai tifosi viola e a quelli
bianconeri di vivere questo appuntamento come
fosse uno dei tanti. Quello che si può sperare,
invece, è che prima o poi scompaiano cori,
striscioni e comportamenti che, con lo sport (e
con i relativi sfottò) non hanno niente a che
vedere. Basta pensare, ad esempio, a quanto
successo in occasione dell’ultimo
Fiorentina-Juve, nel dicembre scorso, quando su
un muro vicino al Franchi comparve la scritta
"Heysel -39. Scirea brucia all’inferno". Un
episodio sul quale non è mai stata fatta piena
chiarezza, in particolare sui responsabili. E
ora, a pochi giorni da Fiorentina-Juve in
programma sabato pomeriggio, riecheggia l’eco di
quell’orrendo coro sull’Heysel. È accaduto
durante la festa della curva Fiesole: nella
serata di domenica, infatti, un video ha fatto
il giro del web. Pochi secondi nei quali si
vede, e soprattutto si sente, un gruppo di
ultras urlare quelle parole vergognose. Un fatto
che non è piaciuto per nulla alla Fiorentina,
che ha immediatamente condannato l’accaduto,
prendendone le distanze. "Fin dal primo giorno -
recita una nota del club viola - il presidente
Commisso è stato chiaro: no a cori offensivi,
violenti e razzisti. Dispiace che finisca nel
mirino una tifoseria come quella viola e nello
specifico quella della curva Fiesole per colpa
di pochi che hanno cercato di guastare quella
che era semplicemente una festa del nostro
tifo". Una festa alla quale, tra l’altro, ha
partecipato anche Joe Barone, braccio destro del
presidente della Fiorentina (che non era
presente al momento dei cori). Commisso nel
corso del forum con il Corriere Fiorentino, si è
esposto in maniera chiara sul tema. "Il primo
giorno che sono arrivato qui un gruppo di tifosi
- ha raccontato - mi ha chiesto un selfie e
nella foto hanno mostrato una sciarpa con
scritto "Juve merda". Io non lo sapevo e non mi
è piaciuto per niente. Tutti si devono
rispettare, sia le altre squadre che i tifosi".
Una presa di posizione che Gabriele Gravina,
presidente della Figc, accoglie a braccia
aperte. "Non posso che raccogliere le parole del
presidente Commisso - dice al Corriere
Fiorentino - perché sono segno di grande
intelligenza e sensibilità". Eppure,
evidentemente, ancora il messaggio non è stato
recepito. "Io però - aggiunge Gravina - credo
che tutte le parti in causa, noi come
Federazione e i presidenti degli altri club,
possano e debbano seguire la strada indicata da
Commisso, costruendo una rete di protezione per
i valori di dignità e rispetto dell’essere
umano". Di certo, sabato pomeriggio,
l’attenzione sarà alta. "Non voglio commentare
quanto successo alla festa dei tifosi, mi limito
a dire che la Federazione è pronta a prendere i
provvedimenti del caso qualora si verificassero
episodi di quel tipo". Quali ? Difficile dirlo
adesso. Troppi i fattori in gioco: la percezione
di eventuali cori, il referto degli ispettori
presenti sul campo, la ripetitività. Si può
andare, per intendersi, dalla multa (come
accaduto in occasione della prima giornata di
campionato per i cori contro i napoletani, per i
quali alla Fiorentina è stata recapitata una
multa di 10.000 euro), alla chiusura del settore
con sospensiva condizionale (in pratica sanzione
sospesa fino a un eventuale nuovo episodio) alla
chiusura senza sospensiva o, addirittura, alla
decisione di far giocare una o più partite a
porte chiuse. La domanda è: cosa può fare il
club viola ? Sensibilizzare i suoi tifosi,
spendersi (come ha già fatto Commisso) per
stigmatizzare certi comportamenti.
10 settembre
2019
Fonte:
Corrierefiorentino.corriere.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Tweet Associazione su cori Heysel di Firenze
(Arezzo
11.09.2019) "Apprezziamo le parole del
Presidente della Fiorentina che riteniamo un
ottimo punto di partenza per un cambio di rotta.
Adesso auspichiamo un coinvolgimento diretto
dell’Associazione per dare seguito a quanto
dichiarato da Commisso e per lanciare un segnale
concreto". Andrea Lorentini (Presidente Ass.
Familiari Vittime Heysel)
11 settembre
2019
Fonte:
Associazionefamiliarivittimeheysel.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Commisso: "Mai più cori sull'Heysel e su Scirea"
Il presidente della
Fiorentina parla di tutto e manda un messaggio
forte e chiaro a pochi giorni dalla sfida con la
Juve.
… (Omissis) …
Lei non usa il termine civile a caso. Che cosa
pensa dei cori sull’Heysel ?
"Non voglio più
sentirli né sull’Heysel né su Scirea. Si va
contro i miei principi. E non voglio più neanche
quelli contro il sud. Io sono calabrese, Joe
Barone è siciliano, Montella è napoletano,
attaccare i meridionali è attaccare noi. Non so
chi abbia fatto quei cori, non li conosco, ma
non voglio più sentirli. Ai leader della Fiesole
dico: controllate i pochi che lanciano quelle
urla. La Fiorentina è di tutti, mia, dei tifosi
e della Fiesole. Quei cori e la violenza no".
11 settembre
2019
Fonte:
Corrieredellosport.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Zuliani (JTV): "Non bisogna minimizzare cori,
scritte e
adesivi sull'Heysel, non sono solo 4 coglioni"
"Ritorna il
campionato e non ci facciamo mancare niente,
come al solito. Oltre la guerra dei tweet e
quelli (tanti) che sfruttano la situazione per
mettersi in mostra, dobbiamo parlare della
serietà del problema. Se tutti gli anni prima,
durante e dopo Fiorentina vs Juventus compaiono
scritte, appiccicano adesivi e cantano cori
offensivi sulla tragedia dell‘Heysel non bisogna
minimizzare perché non sono 4 coglioni ma
centinaia di pseudo persone. Invece che le
dichiarazioni post vogliamo fare qualcosa di
concreto per eliminare definitivamente questa
bestialità ? Mai troppo tardi per intervenire,
grazie". Questo il pensiero espresso dal
direttore di JTV Claudio Zuliani sulla sua
pagina facebook.
12 settembre
2019
Fonte:
Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
VEDOVA SCIREA, Cori Heysel: ringrazio Commisso
Mariella
Scirea, vedova di Gaetano, ha parlato al
Corriere dello Sport: "Ringrazio il presidente
viola Rocco Commisso per la sua denuncia ai cori
contro la tragedia dell'Heysel. Ricordo che
tempo fa, in occasione di una partita dei viola
in Polonia, i Della Valle mandarono una
delegazione sul luogo della scomparsa di mio
marito. L'anno scorso ero a Firenze, e in zona
stadio vidi delle scritte contro di lui: chi fa
certe cose non può essere un tifoso di calcio".
(Fonte: Corriere
dello Sport)
12 settembre
2019
Fonte:
Firenzeviola.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Chirico accusa Barone: Sentiremo cori Heysel per
50 anni ancora
Monta la
polemica in vista di Fiorentina-Juventus
Di tentativi di
distensione non se ne vedono ancora, più si
avvicina Fiorentina-Juventus e più l’impressione
è che la tensione cresca e non per l’aspetto
puramente sportivo. Le polemiche ataviche,
rinvigorite dai cori inneggianti all’Heysel
ascoltati in occasione della festa della
Fiesole, hanno riacceso un fuoco che covava
sotto la cenere e nonostante qualche presa di
posizione del presidente viola Commisso non si
respira ancora aria pulita sul tema. Le parole
dette da Joe Barone ("era una battuta il giro di
campo con Agnelli, non lo farei neanche per 2
miliardi di dollari") hanno avuto il potere di
rinfocolare le polemiche e di indignare Marcello
Chirico.
LO SFOGO - Il
giornalista di Il Bianconero, volto noto di
7Gold, si sfoga e attacca il dirigente viola,
accusandolo di avere nei confronti della Juve la
stessa considerazione che aveva chi c’era prima
alla Fiorentina, cioè i Della Valle che più di
una volta erano entrati in conflitto con
Agnelli.
Sostiene che risentendo
le parole di Barone "i cori dell’Heysel, le
scritte contro Scirea e altre turpitudini
continueremo a sentirli e a leggerle anche per i
prossimi 50 anni, perché la società Fiorentina
non intende educare la propria tifoseria". In
più aggiunge che l’attuale management dei
gigliati proprio non vuol entrare in conflitto
con la parte calda della sua tifoseria. Scrive
Chirico: "Che si fa, quindi, con "quelli che
sbagliano" ? Li si individua e li si allontana,
o li perdona ancora e li si protegge, insieme a
tutti gli altri ? Nel ricordare inoltre a Barone
che Andrea Agnelli non è solito fare giri di
campo prima delle partite, chiudo con un’ultima
osservazione: dal lontanissimo 1982 Fiorentina -
Juve è una gara a rischio che non si riesce
proprio, ogni volta, a non esasperare… Barone,
in questo senso, ha dato pure lui una mano".
LE REAZIONI -
Fioccano le reazioni sui social. Anche i tifosi
della Fiorentina commentano: "Da viola condanno
I cori sull’Heysel ma un giro di campo con
Agnelli mai, che schifo che orrore". Sul fronte
bianconero tanta rabbia: "Importante vincere.
Non ho mai visto Giorgio Chiellini intimorito
dai cori avversari. Anzi ! Quanti Chiellini ci
servirebbero!" o ancora: "Asfaltiamoli sul
campo. Il resto è roba da perdenti. Solo qualche
mese fa hanno sfiorato la serie B…." oppure:
"Abbiamo scoperto che un altro pi…è entrato nel
mondo del lavoro. Ma questo lo si sapeva già
prima che arrivasse in Italia. E l’ha confermato
appena arrivato a Firenze con le dichiarazioni
su Chiesa. I toni ed i modi sono da cafone" e
infine: "Ma è mai possibile che quando si gioca
con questa squadra di caratura nazionale e
internazionale 1000 volte inferiore alla nostra,
ci debbano essere queste sterili e puerili
discussioni ?".
12 settembre
2019
Fonte:
Sport.virgilio.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB SETTEMBRE
2019
Al Circolo della Stampa il libro di Agosti e De
Luna "Juventus Storia di una passione italiana".
L’appello dei
tifosi dopo l’Heysel: "Restituire
quella Coppa
sarà il nostro fiore all’occhiello"
La tragedia che
si consumò allo stadio Heysel di Bruxelles il 29
maggio 1985 fu, da molti punti di vista, il
simbolo di un calcio malato che si era
sviluppato in modo tumultuoso e sregolato nello
spazio di meno di un decennio, un calcio in cui
si era accumulata una pressione enorme,
economica e mediatica che stentava ad essere
percepita dai suoi finanziatori, promotori ed
organizzatori nella sua dirompente dimensione di
fenomeno di massa, e che, privo di un’efficace
governance internazionale, era lontano
dall’avere adeguata ad essa le sue strutture e
sue regole. Incidenti dentro e fuori gli stadi
erano all’ordine del giorno in quegli anni, non
solo in Italia. Il fenomeno dello hooliganismo
rappresentava una vera e propria piaga per il
calcio inglese. I fatti dell’Heysel sono noti e
ricostruiti ormai da diversi studi approfonditi.
Vi furono 39 vittime, 33 (NdR: 32) delle quali
italiane e 600 feriti. La partita si giocò e la
Juventus vinse 1-0. I giocatori, che si dissero
poi ancora ignari della tragica gravità degli
incidenti, alzarono la coppa esultanti nel
tradizionale giro del campo dei vincitori.
Ripartirono la notte da Bruxelles e a Torino
furono accolti la mattina del 30 maggio come
trionfatori da decine di migliaia di tifosi
(NdR: in verità erano poche decine di tifosi
all’aeroporto di Caselle). Ma l’impressione
destata da quei morti fu enorme. E grande - lì
per lì - fu il disagio perché tutto si era
svolto quasi come se nulla fosse accaduto. Tra
gli stessi tifosi juventini non mancarono
appelli a restituire la Coppa. Luigi Zoppi, di
Sesto Fiorentino, scrisse personalmente a Gianni
Agnelli un lungo accorato telegramma che così si
concludeva: "La prego, Avvocato, restituiamola
al mittente. Questo gesto sarà la nostra
"Coppa". Un trofeo unico e impareggiabile che
nessuno ha mai vinto. Ne andremo fieri ed
orgogliosi come il massimo dei risultati. Sarà
il fiore all’occhiello dello stile Juventus". La
Juventus non prese mai in considerazione questa
ipotesi. Gianni Agnelli stesso chiamò i morti di
Bruxelles "nostri caduti": non si poteva, disse,
sottrarre il trofeo a uomini e donne che da anni
lo sognavano e per il quale avrebbero dato ogni
cosa. Del resto a coprire i corpi di molte
vittime erano state bandiere e striscioni
bianconeri: come è stato scritto, "il mondo del
calcio rivendicava in questo modo la sua crudele
autonomia". Era, o era diventato,
un’organizzazione capace di metabolizzare le
peggiori tragedie. E l’Heysel non fece
eccezione. Tutto, la partita, la rituale
premiazione con la consegna della coppa alla
Juventus, l’esultanza dei giocatori e quella
sfrenata dei tifosi, avvenne come una sorta di
trance collettiva, indotta dal mantra "lo
spettacolo deve continuare". La verità è che il
calcio spettacolo, che ormai dettava le sue
leggi e sempre più le avrebbe dettate, non era
in grado di accettare una soluzione diversa.
29 ottobre 2019
Fonte: La
Stampa
ARTICOLI STAMPA
e WEB OTTOBRE
2019
Restituire ? Non sono d’accordo
di Beppe Franzo
Restituire ?
Non sono d'accordo. Lo sarei stato anni prima
quando quella Coppa trasudava ancora sangue e il
pianto di molti si mescolava alla fallace gioia
di alcuni, insensibili al dolore. "Vincere non è
l’unica cosa che conta" e lo dimostrarono 39
bare interrate, con corpi paonazzi, rimasti tali
nell’impeto del soffocamento. Sopravvivere a
quell’ordinaria follia fu invece lo stato di
necessità di molti che, salvi nel corpo, portano
ancora nell’animo lo strazio delle ferite. Per
tanti l’Heysel è qualcosa di più di un vecchio
stadio ribattezzato e tirato a lucido. Avrebbe
avuto un senso e sarebbe stato un gesto nobile
restituirla allora. Forse anche chiederne la non
assegnazione. Perché, a conti fatti, non è mai
stata vinta. Portata a casa, alzata al cielo per
incoscienza di qualcuno, con la complicità di
chi allora non seppe dare indicazioni
comportamentali. Restituirla ora sarebbe
insensato. Quella Coppa è il nostro Santo Graal,
custodisce il sangue dei martiri. Di coloro che
hanno perso la vita per inseguire un sogno, per
vivere una Passione. Niente può giustificare una
scelta avversa a chi perse la vita per una Fede,
seppure laica. Su quella Coppa, come atto di
coerenza, andrebbero incisi i nomi delle 39
vittime per rimanere perennemente esposta,
listata a lutto. Il 29 maggio di ogni anno
dovrebbe essere occultato ogni trofeo lasciando
esposto solo quello, a memoria di un dramma che
fa parte della Storia.
29 ottobre 2019
Fonte: Pagina
Facebook
ARTICOLI STAMPA
e WEB OTTOBRE
2019
Storia di un
Monumento
Ci apprestiamo
a celebrare il centoventiduesimo anno dalla
fondazione della Juventus, occasione per
ricordare tutte le vette sportive raggiunte
dalla Signora. E se nella storia vanno
annoverati tutti i momenti più significativi,
tra questi la notte dell'Heysel non può essere
trascurata, anzi deve avere uno spazio primario,
per noi e per i tifosi di tutto il mondo. La
storia è memoria, per questo oggi ospitiamo
volentieri un pezzo della presidente del
Comitato Per Non Dimenticare Heysel di Reggio
Emilia che cerca di mantenere intatto il ricordo
di trentanove fratelli che non ci sono più. A
voi la lettura di un impegno civile a tinte
bianconere.
"A Reggio
Emilia c'è un monumento che vuole conservare il
ricordo dei 39 tifosi bianconeri caduti a
Bruxelles nel 1985. È ubicato nel Parco di Via
G. Matteotti, all'altezza del civico numero 2,
proprio di fronte al vecchio stadio Mirabello,
ad appena cinquecento metri dalla stazione. La
storia del monumento alla memoria delle 39
vittime dell’Heysel comincia nell'estate del
Mondiale del 1990 a Verona dove la squadra belga
disputava le partite del suo girone. Lo scultore
fiammingo Gido Van Lessen presentò la sua opera
nell'ambito delle manifestazioni culturali. Alla
fine del Mondiale l'opera rimase nella città
scaligera per poi essere ceduta. Approdò così a
Reggio Emilia dove fu acquistata e donata al
Comune. La messa in dimora ebbe luogo nel 1991.
Per l'occasione venne organizzata una partita di
calcio tra Reggiana e Juventus, e poi...
l'oblio, la decadenza, la lenta ed inesorabile
distruzione delle steli. Il monumento era stato
concepito per stare nelle sale al riparo delle
intemperie. La mancanza di cure adeguate fece sì
che in poco più di quindici anni si avviasse a
diventare polvere perché nessuno se ne occupava,
men che meno il suo legittimo proprietario.
Tutti lo avevano abbandonato, mai se ne erano
occupati. Un monumento in ginocchio, quando nel
2007 dopo due anni di richieste al Comune si
aprì uno spiraglio, così nacque il Comitato Per Non Dimenticare Heysel. Fu restaurato e la prima
commemorazione fu celebrata il 1° Novembre 2008.
Eravamo in pochi a ricordare i tragici fatti del
29.05.1985. Abbiamo preparato una lettera
informando la Società Juventus FC la quale con
allora Presidente Cobolli Gigli rispose con una
lettera indirizzata al Comitato e una corona di
fiori. E ogni anno Juventus FC partecipa alla
commemorazione con una lettera del Presidente
che è nostra premura leggere, e un bouquet di
fiori. Vista la fragilità del Monumento, una
fedele riproduzione dei parapetti dove la gente
si appoggiava durante la partita, nel 2013
abbiamo preso la decisione di proteggerlo ancor
di più costruendo una copertura per impedire che
la neve potesse depositarsi sulle steli.
D'inverno quando le notti sono ghiacciate ogni
stele viene coperta essendo molto fragile e
fatta con materiali quali cemento, sabbia e
ferro che facilmente risentono delle intemperie.
Adesso il Monumento è monitorato costantemente e
non succederà mai più che l'incuria prenda il
sopravvento, ci prendiamo cura con impegno e
abnegazione. Alla base del gruppo c'è il
volontariato e l'autofinanziamento. Tantissimi
amici collaborano sostenendo il Comitato Heysel,
tra loro molti parenti delle vittime di quella
serata e lo scrittore Nereo Ferlat, scampato
alla follia di quella serata e che è presidente
onorario del Comitato. Abbiamo il nostro canale
Youtube dove troverete i nostri video delle
commemorazioni. Il vostro "Mi Piace" alla pagina
ufficiale FB è molto gradito".
Iuliana Bodnari
(Presidente Comitato Per Non Dimenticare Heysel
Reggio Emilia)
29 ottobre 2019
Fonte:
Giulemanidallajuve.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB OTTOBRE
2019
Il libro sull'Heysel riaccende il dibattito: la
coppa è da restituire ?
Il 29 maggio
del 1985 è stato uno dei punti più bassi del
calcio: a Bruxelles è andata di scena la
tragedia dell'Heysel che, purtroppo, rimarrà per
sempre nella storia per le 39 persone che hanno
perso la vita e i 600 feriti. La finale di Coppa
Campioni tra Juventus e Liverpool si è
trasformata in un incubo, i bianconeri vinsero
1-0 ma quello che succedeva in campo contava
poco. La Juve festeggiò la vittoria alzando la
coppa al cielo e facendo il classico giro di
campo, i giocatori non sapevano della gravità
degli incidenti e questo ha creato qualche
polemica negli anni successivi. La tragedia
dell'Heysel è uno dei passaggi trattati da Aldo
Agosti e Giovanni De Luna, nel loro libro "Juve,
storia di una passione italiana", presentato al
Circolo della Stampa e svelato in anteprima dal
quotidiano La Stampa, nel quale i due storici
ripercorrono le fasi più significative della
storia bianconera. L'APPELLO - Quella finale,
oltre ad essere stata una tragedia, diventò
anche un vero e proprio caso: alcuni tifosi già
allora chiesero di restituire la Coppa, Luigi
Zoppi da Sesto Fiorentino addirittura mandò un
telegramma al presidente Gianni Agnelli
pregandolo di riportarla indietro: "Quel gesto
sarà la nostra coppa. Un trofeo unico e
impareggiabile che nessuno ha mai vinto. Sarà il
nostro fiore all'occhiello". Ipotesi mai presa
in considerazione dalla Juventus. E a distanza
di anni, il dibattito è ancora aperto.
31 ottobre 2019
Fonte:
Ilbianconero.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB OTTOBRE
2019
L'Heysel, il calcio come guerra e il dilemma
della Juve: doveva
davvero esserci un vincitore ?
di Fernando
Pernambuco
"Juventus,
storia di una passione italiana" (UTET) in
realtà è molto di più di più di quanto contenuto
nel titolo. Gli autori, gli eminenti storici
Aldo Agosti e Giovanni De Luna, sono juventini
convinti e dichiarati, ma scelgono la loro
squadra come punto di vista, o di fuga, per
offrire una prospettiva sulle vicende
d’un’intera nazione e d’una società civile. La
Juventus, il calcio diventano la torretta da cui
guardare il paesaggio in movimento dal 1897, in
cui un gruppo di allievi del famoso Liceo
D’Azeglio fondò il primo nucleo di quella
squadra dal nome esotico, che, invece, era
latino. E da lì si dipana il filo attraverso la
prima guerra mondiale, il fascismo, il secondo
conflitto, fino all’immigrazione (snodo
fondamentale del tifo juventino), allo sviluppo
industriale. Non mancano certo i nomi, i
giocatori, gli allenatori (Combi, Parola,
Sivori, Charles, Platini...), l’avvocato
Agnelli. Non mancano gli 8 scudetti consecutivi.
E la Champions agognata quanto dannata. Il
dramma dell’Heysel riemerge prepotente, come una
ferita non ancora rimarginata. Non solo per il
dolore, il lutto, ma per un dilemma morale, che
per altro si pose già il giorno dopo quella
vittoria tragicamente macchiata di sangue. Non
furono pochi - si riportano lettere e prese di
posizione - i tifosi e gli opinionisti decisi a
chiedere alla società di rinunciare al trofeo,
di restituirlo come monito altissimo e severo
contro un gioco tramutato in barbarie. Il
critico apocalittico Pol Vandromme, nel saggio
"Le gradins du Heysel" scrisse: "La Bestia
insaziabile, nel labirinto dello stadio, aveva
mangiato carne e bevuto sangue. La violenza
aveva lanciato la sbobba alla canaglia
infuriata. Era l’attimo sacramentale in cui la
carne imputridisce, il sangue accaglia, il sole
nero copre il cielo di tenebre e colma la valle
di lacrime". Guy Debord, anni prima, ne "La
Società dello Spettacolo" aveva genialmente
preconizzato che tutto sarebbe diventato
immagine e che "la bestia dello spettacolo, alla
fine, si nutre di carne umana". Il massacro
ripropose sofisticate analisi sul sacrificio, la
furia, l’appartenenza tribale, che il calcio
risuscita (già Desmond Morris aveva aperto la
strada). Il sociologo Alessandro Dal Lago
scriverà pochi anni dopo, in "Descrizione d’una
battaglia": "Il calcio dà voce (trasformandole,
ritualizzandole, e cioè rendendone l’espressione
visibile, costante, prevedibile e formale) ad
aspettative, esigenze e tensioni paradossalmente
morali, che nella vita sociale ordinaria restano
allo stato latente, o sono confinate nell’ombra
della vita privata e anonima delle persone". Ci
volevano i 39 morti per mostrare la forza
dirompente del calcio capace di coniugare la
gioia alla consolazione, la passione alla morte
? L’Heysel si sarebbe rivelato una specie di
monumento ai lati oscuri dell’uomo, con donne e
bambini maciullati non in una guerra, bensì in
un evento sportivo. E comunque fu distrutto,
cancellato dai belgi, e solo una petizione
popolare impedì di abbattere anche il monumento
in ricordo dei morti. S’è detto, giustamente,
che proprio gli organizzatori e le autorità
belghe, con la fatiscenza degli impianti e
l’assoluta impreparazione, furono fra
corresponsabili dell’eccidio e tentarono di
tutto per coprire le proprie responsabilità. Ma
restano aperte le domande: si doveva giocare ?
Ci doveva essere un vincitore ? La guerra dice
che un vincitore c’è sempre, ma il calcio era
(è) una guerra? Rifiutare la Coppa non avrebbe
significato rifiutare la guerra e vincere
qualcosa di più grande di un grande trofeo?
Ovvero l’assoluta condanna di uno sport ormai
nell’abisso della barbarie? Forse non tutti
sanno che Boniperti si battè fino alla fine per
non far giocare la partita, per sospendere e
andarsene. Ma le autorità belghe furono
irremovibili, affermando che altri possibili
incidenti sarebbero stati responsabilità di chi
si rifiutava di giocare. Allora tutto ripiombò
nella logica militare. Il giornalista
Jean-Philippe Leclaire, in "Le Heysel. Una
tragédie européenne" riporta quello che gli
disse Morini, allora direttore sportivo della
Juventus: "Prima della partita, una volta deciso
di giocare, Trapattoni aveva chiesto ai suoi
giocatori di vendicare i morti sul campo.
Vincere era come andare a prendere la bandiera
del nemico nel suo campo". Sarebbe stato
possibile rinunciare alla vittoria, brandendo
bandiere insanguinate ? L’avvocato Agnelli dirà
che "Accettare la Coppa era doveroso per onorare
i caduti". Bobby Charlton dirà: "Mi vergogno di
essere britannico". E molti juventini pensarono
che i loro compagni di fede calcistica fossero
"i loro morti", così come gli antijuventini
intonarono danze derisorie (la più nota è: "Ti
ricordi lo Stadio Heysel?"). In un modo o
nell’altro (elaborazione del lutto, derisione
nichilistica, ragioni della politica) si voleva
dimenticare il fondo oscuro dell’uomo che
promanava dai corpi maciullati in uno stadio in
rovina. E poi c’era lo spettacolo che deve
sempre andare avanti, oltre, (grazie) alla
morte. Come disse Platini: "Quando muore
l’acrobata entrano i clown".
31 ottobre 2019
Fonte:
Calciomercato.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB OTTOBRE
2019
Il parco di via Modena in memoria dell’Heysel
PORTOMAGGIORE -
Sarà dedicato alla memoria delle vittime della
tragedia dello stadio Heysel il parco che si
trova a lato di via Modena a Portomaggiore. La
proposta era stata formulata nei mesi scorsi da
parte del consigliere comunale Roberto Badolato
e nel corso della riunione della giunta
dell’Unione Valli e Delizie è stata accolta.
Anche se per l’ufficialità serve il nulla osta
da parte della Prefettura di Ferrara. Ma la
strada che porta in direzione Parco Heysel 29
maggio 1985, questo il nome esatto che avrà
l’area verde attrezzata portuense, appare a
tutti gli effetti spianata. Come si ricorderà,
il 29 maggio di 34 anni fa accadde un vero e
dramma allo stadio di Bruxelles: prima dello
svolgimento della partita di Coppa dei Campioni
di calcio Liverpool - Juventus si verificarono
dei violenti scontri fra le tifoserie
(NdR: le vittime non
furono causate da nessuno scontro, ma
dall'aggressione a tifosi inermi da parte degli
inglesi) che portarono alla morte di 39
persone, di cui 32 di nazionalità italiana e
numerose decine di feriti.
2 novembre 2019
Fonte:
La Nuova Ferrara
ARTICOLI STAMPA
e WEB NOVEMBRE
2019
Addio a Dante Grassi, suo il cippo dell’Heysel
di Giacomo
Mosca
Giornalista
sportivo, fu lui a idearlo in memoria delle
vittime. Aveva 89 anni.
TORINO - È
morto, nella sua abitazione torinese, il
giornalista sportivo Dante Grassi. Aveva 89 anni
e da tempo era ammalato. Laureato in
architettura, per due mandati rappresentante dei
pubblicisti nel Consiglio dell’Ordine regionale,
ha svolto la professione giornalistica
soprattutto nel settore sportivo. Negli anni ’50
come collaboratore del Popolo Nuovo (all’epoca
quotidiano della Dc piemontese), poi come
corrispondente del Corriere Lombardo, della
Gazzetta del Sud e della Notte e, soprattutto,
come responsabile della redazione torinese di
Stadio che aveva fatto diventare palestra di
giornalismo per numerosi giovani poi passati a
importanti organi di informazione. Dal ’60 e per
oltre 10 anni, ha quotidianamente raccontato ai
lettori di Stadio le vicende della Juventus,
squadra che ha continuato a seguire da
dirigente-tifoso quando, in seguito alla fusione
di Stadio con Il Corriere dello Sport, aveva
ridotto al minimo l’attività di giornalista per
dedicarsi a tempo pieno a quella di architetto.
L’amico Giampiero Boniperti l’aveva infatti
nominato coordinatore dei Club di tifosi, carica
che aveva dovuto lasciare con l’arrivo al
vertice della società del trio
Giraudo-Moggi-Bettega. È opera sua il cippo
ricordo delle vittime dell’Heysel per anni
installato nella vecchia sede della Juventus.
Dante Grassi lascia la moglie Mariagrazia, i
figli Antonello e Jacopo, gli adorati nipoti
Lorenzo e Vittorio, la sorella Elsa, la cognata
Franca con i figli Lorenzo e Gianmaria.
4 novembre 2019
Fonte:
Giornalistitalia.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB NOVEMBRE
2019
Addio in città
È morta la
mamma di Claudio Zavaroni la vittima reggiana
dell'Heysel
REGGIO EMILIA -
È morta a 85 anni Adele Fontana, mamma di
Claudio Zavaroni, vittima reggiana della strage
dell'Heysel. Una mamma-coraggio, ruolo che le
era riconosciuto a Reggio visto l'impegno
profuso dopo aver perso il figlio nella tragedia
avvenuta prima della partita del 29 maggio 1985
per la finale di Coppa dei Campioni di calcio
fra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di
Bruxelles, in cui morirono 39 persone, di cui 32
italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Tra i
morti ci fu anche il fotografo reggiano Claudio
Zavaroni, del quale la madre Adele tenne sempre
vivo il ricordo, e al quale venne dedicata nel
2010 una mostra. La Provincia di Reggio gli
dedicò anche una palestra dello Zanelli, mentre
Reggio non ha mai dimenticato la strage,
trovando posto davanti al Mirabello per il
monumento in ricordo delle vittime. Eventi che
hanno sempre visto in prima linea Adele Fontana,
ricordata ieri sul gruppo facebook delle vittime
della strage. "Ci siamo conosciute poco prima di
restaurare il monumento - scrive luliana Bodnari
- Hai partecipato alla nostra prima
commemorazione del 1° novembre 2008. Da allora
sei sempre stata vicina a noi, presente a tutte
le commemorazioni tranne questa del 2019 che eri
già poco in forma. Donna straordinaria. Adesso
hai raggiunto i tuoi cari uomini".
10 novembre
2019
Fonte: Gazzetta di Reggio
ARTICOLI STAMPA
e WEB NOVEMBRE
2019
Mosca e i
suoi Fratelli
Donato è con Mirko e
Francesco uno dei tre dell’associazione "Quelli
di… Via Filadelfia" che hanno avuto l'onore di
partecipare alla cerimonia del 20 ottobre a
Mosca. Ha "buttato alcune impressioni a caldo,
di quelle che tornano e che dalla mente fanno
fatica ad andare via".
L'accoglienza.
Non faccio retorica. Sono eccezionali. LEV, il
capo della Banda del Leone, è stato un padre
putativo nei nostri 6 giorni a Mosca. Lui ed i
suoi magnifici ragazzi non ci hanno fatto
mancare nulla, non ci ha mai permesso di mettere
mano al portafoglio per nessuna evenienza. Ci
hanno offerto tutte le cene, gli spostamenti in
taxi, le bevute e sono stati a nostra completa
disposizione dalla mattina alla sera.
Impressionanti. Si parla spesso dell'ospitalità
Italica: bene, i russi non hanno nulla da
imparare in materia. Sembrano freddi, seriosi,
distaccati. Nulla è più falso. Hanno un senso
del rispetto, della famiglia e dell'ospitalità
incredibili. Ci hanno letteralmente "scortato"
per Mosca: dalla visita allo stadio dello
Spartak, alla partita contro il Rubin vista in
curva con loro. Musei, monumenti, passeggiate,
prospettive, bunker sovietici. Non c'è stata
richiesta che non sia stata esaudita nel modo
più completo.
20 ottobre. Una
giornata interamente dedicata alla memoria. Dal
mattino, con il torneo di calcetto fino a sera.
Il torneo vede la partecipazione di ogni
componente del tifo spartano. Hooligans, ultras,
squadre femminili, squadre improbabili e squadre
con giocatori professionisti, stranieri ospiti
dalla Serbia e dalla Lettonia (più noi
Italiani). Tutti uniti, tutti dalla stessa
parte. Si beve tanto e bene fin dalle luci
dell'alba e in breve tra i numerosi spettatori
il torneo diventa una scusa per fraternizzare e
scambiarsi regali (sciarpe, maglie, toppe,
adesivi, spille. Io ho ricevuto in regalo anche
un coltello !). Il pomeriggio ci si avvia verso
il vecchio e monumentale stadio Luzniki o Lenin,
come si chiamava ai tempi della tragedia.
L'atmosfera diventa bellissima e malinconica.
Tifosi spartani che compaiono da ogni angolo
della spianata antistante lo stadio. Piano piano
con la lentezza solenne dettata dalla
circostanza, si aggregano fuori dalla metro,
bevendo, salutandosi, raccontando aneddoti, con
i più giovani ad ascoltare le vecchie storie di
chi c'era, di chi è sopravvissuto, magari grazie
ad un cartone animato trasmesso sugli schermi.
Un cartone animato che fece perdere tempo al
nostro Lev, lo trattenne sugli spalti e gli
salvò la vita... Noi eravamo ragazzi ed un
cartone animato non lo avevamo mai ancora
visto...". Alle prime luci artificiali, in
silenzio, tutti ordinati, si marcia verso il
monumento, in un clima di commozione generale.
Poche parole, una preghiera, tanto silenzio, una
marea di rose rosse e la fiaccolata a salutare
tutti i caduti. Tutte le vittime degli stadi,
tutti gli spettatori finiti, loro malgrado,
vittime di tragedie più gradi di loro. Il resto
è pura riconoscenza, abbracci forti,
ringraziamenti con gli occhi lucidi. E tu, che
vorresti ringraziare loro per tutto, per le
emozioni, per l'accoglienza, ti senti
ringraziare per non aver fatto nulla di speciale
se non aver presenziato.
Andiamo avanti
da almeno 4 anni con questo scambio di
ospitalità con i Russi e ogni volta mi domando
cosa abbiamo fatto per meritare tutto questo
bene, tutto questo rispetto, da parte di uomini
e donne che vivono così lontano dall'Italia,
quando ancora in troppi stadi Italiani l'Heysel
è motivo di offesa e derisione ancora per tante
tifoserie che ci affrontano. Non so, forse
l'aver vissuto una simile tragedia ci rende
fratelli nel dolore, forse solo chi ha pianto i
propri morti può capire cosa voglia dire perdere
dei fratelli di gradinata. In ogni caso non
dimenticherò mai cosa hanno fatto e cosa fanno
ogni volta gli Spartani per noi, e questo è uno
stimolo a fare sempre di più. Meritano tutto, e
questa amicizia nata dal rispetto per il dolore
merita di durare per sempre. Questo è quanto.
Sorvolo sulle bevute, la festa di addio con
grigliata in nostro onore, gli scambi di
striscioni e tutto il resto. Una menzione
speciale per i Bianconeri della Torpedo, che ci
hanno fatto vivere un paio di avventure
indimenticabili intorno al loro bellissimo
stadio vintage. Sono amici degli Spartani, sono
una nobile decaduta, sono bianconeri e sono dei
grandi, non si può non volergli bene.
Ps. Mosca è
bellissima !
Donato VS
11 Novembre
2019
Fonte:
Associazione "Quelli di…Via Filadelfia"
ARTICOLI STAMPA
e WEB NOVEMBRE
2019
Heysel, 40 anni dopo. Mattioli: "La Juve
fu costretta a giocare !"
di Mattia
Chiriatti
La tragedia
dell'Heysel è un tema ancora molto attuale e non
sembra esserci fine alle polemiche. Il
giornalista Mario Mattioli ha dichiarato con un
post su Twitter che i giocatori della Juve
vennero costretti a giocare quella finale di
Coppa dei Campioni. Ancora oggi, quel tragico
evento divide l'opinione pubblica e dei tifosi.
Sono passati 40 anni, ma la tragedia dell'Heysel
è ancora viva nel ricordo di tutti i tifosi,
juventini e non solo. Fu uno degli incidenti più
tragici della storia del calcio, e avvenne
proprio durante una finale di Coppa dei
Campioni, vinta poi dalla Juventus contro il
Liverpool. "Io continuo a rispondere a chi
nonostante siano passati ormai 40 anni
continuano a chiedere se fu vera gloria.
Frequento alcuni giocatori juventini di quella
partita: Brio, Gentile, Tacconi, Tardelli,
Rossi, Prandelli e Boniek. Furono obbligati a
giocare !" sostiene Mario Mattioli su Twitter.
Un post di risposta a chi ancora continua a
chiedergli chiarezza che ha scatenato le
reazioni dei tifosi sui social. C'è chi sostiene
il giornalista, "Mario, lascia stare. Questa è
gente a cui frega un c… dei morti. A loro
interessa solo usarli per gettare fango sulla
Juve e sui suoi tifosi. Non si rendono conto che
gli unici a festeggiare sui morti sono proprio
loro". E ancora "La cosa più triste è che
probabilmente al 90% delle persone che te lo
chiede non importa assolutamente nulla delle
vittime. Semplicemente trova gusto nel dire che
la Juve dovrebbe avere una coppa in meno". C'è
anche chi ha vissuto quegli attimi di tensione:
"Io c’ero e comunque non posso dire che non fu
partita vera. E lo testimoniano diverse parate
di Tacconi che ricordo come se fosse ieri.
Naturalmente il clima era molto strano, questo
sì ma se non avessero fatto giocare Dio solo sa
cosa sarebbe successo… La tensione era a mille".
C'è anche chi parla di responsabilità: "Dico
sempre che quella Juve in finale ci arrivò
superando ostacoli importanti e, qualche mese
prima, aveva battuto proprio il Liverpool in
Supercoppa. Le morti dell’Heysel non sono certo
responsabilità della Juve. Si sarebbe vinto
comunque e di quella tragedia avremmo fatto a
meno". Ma c'è anche chi parla di colpevolezza:
"Festeggiarono una coppa su decine di cadaveri.
Se non conoscete vergogna, fate silenzio
almeno". E voi da che parte vi schierereste ?
18 dicembre
2019
Fonte:
Tribuna.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB DICEMBRE
2019
|
|