JUVENTUS CLUB Prima la commemorazione allo stadio, poi
le partite di calcio e pallavolo Tre tornei per
ricordare la strage dell'Heysel MEDA (ggc) Tre tornei
per ricordare la strage dell'Heysel. Hanno preso il via
mercoledì 29 maggio, con la tradizionale commemorazione
alla presenza di don Angelo Fossati allo stadio "Città
di Meda", gli appuntamenti dell'iniziativa "29.5.85 alla
memoria", organizzata dallo "Juventus Club" con il
patrocinio del Comune e della Regione per commemorare i
39 tifosi morti nel 1985 poco prima dell'inizio della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool
allo stadio Heysel di Bruxelles. Il 3 giugno è stato
dato il fischio di inizio alla quarta edizione giovani
con la dedica "Un gol per Filippo", che si concluderà
l'8 giugno: in campo le categorie 2007-2009-2011.
Domenica 9 giugno, invece, sarà la volta della 13esima
edizione del torneo tra tifosi Juventus a cui
parteciperanno una squadra del Deen Hag (Olanda) e una
dell'Avellino. Infine, novità di quest'anno, la prima
edizione del torneo di beach volley serale, al via il 2
giugno. 2 giugno 2019 Fonte: Giornale di
Seregno
ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2019
Fiori, musica e parole davanti al Mirabello,
per non dimenticare le
39 vittime dell’Heysel
In tantissimi hanno
partecipato alla manifestazione rendendo omaggio al
monumento di via Matteotti, l’unico in Italia. LA CERIMONIA. Sono
state ricordate ieri mattina, davanti al monumento
costruito davanti allo stadio Mirabello per non
dimenticare l'immensa tragedia avvenuta il 29 maggio
1985, le 39 vittime dello stadio Heysel di Bruxelles,
tra le quali il fotografo reggiano Claudio Zavaroni. La
cerimonia si è svolta, ironia della sorte, all'indomani
del trionfo del Liverpool in Champions League, con i
tifosi dei Reds profondamente cambiati rispetto agli
Hooligans che 34 anni fa causarono la morte dei tifosi
italiani prima della finale di Coppa dei Campioni
celebrati da tutti per il loro comportamento allo stadio
di Madrid. Ieri mattina, in via Matteotti, sono stati
letti i nomi delle vittime, alle quali è stato reso
omaggio con mazzi di fiori e con l'Ave Maria di
Schubert, cantata da Elisa Gibertoni, e la lettera
inviata al Comitato Per non dimenticare HeyseI dalla
Juventus Fc, rappresentata anche dalla presenza del
gonfalone bianconero. Hanno partecipato all'evento i
rappresentanti di moltissimi club bianconeri, come
quelli di Bologna, Meda, Gattinara, Patina, Nord Est,
Abruzzo, Ladispoli, Grugliasco, Val Taro, Giulianova,
Mutina, Castelfiorentino, Padova, Toscana e Riccione.
Sono intervenuti anche presidente e vicepresidente del
Museo Grande Torino, Domenico Mecu Beccaria e Giampaolo
Muliari, Omar Rottoli con una interpretazione artistica
del suo monologo alla memoria delle 39 vittime. "Tutti
gli anni - commenta luliana Bodnari, presidente del
Comitato Heysel - sempre più gente partecipa alla
commemorazione. Questo è il 13esimo anniversario della
nascita del comitato, che non ha scopi di lucro e vuole
valorizzare l'immagine del monumento, organizzare
convegni per conoscere questa vicenda tragica, perché
non si possa mai più ripetere". 3 giugno 2019 Fonte: Gazzetta di
Reggio
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Il ricordo a 34 anni dalla terribile notte di Bruxelles
"Heysel tragedia di tutti" di Guido Vaciago Toccante cerimonia di
commemorazione al monumento di Reggio Emilia con il
presidente del museo granata Beccaria insieme al
comitato vittime. Sono passati 34 anni
dalla tragedia dell'Heysel, ma le cerimonie per
ricordarne le vittime non sono meno toccanti. Quella di
Reggio Emilia, dove è sorto un monumento per ricordarle
proprio davanti allo stadio Mirabello, è sempre una
delle più importanti e anche ieri è stata toccante e
partecipata. C’era anche il presidente del Museo Grande
Torino Domenico Beccaria che ha speso parole importanti
e ha donato la bandiera granata con la scritta "+39
rispetto" che già era stata esposta allo stadio, dopo
che lo striscione per onorare i Caduti di Superga era
comparso nella curva Juventina durante il derby. "Rabbrividisco quando sento dire che il 29 maggio è una
data triste per la storia della Juventus, perché lo è
per tutto il calcio mondiale, proprio come il 4 maggio.
Un concetto Importante che, finalmente, sembra trovare
sempre maggiore condivisione nel variopinto mondo del
tifo, nel quale non sempre purtroppo le tragedie hanno
avuto il rispetto dovuto". È importante, quindi, che
arrivino costantemente dei segnali forti, come la
presenza di Beccaria (e di Giampaolo Muliari direttore
del museo granata) a Reggio Emilia o quella di Paolo
Galimberti, presidente del JMuseum, alle commemorazioni
per i 70 anni di Superga. A Reggio Emilia ci sono state
tante testimonianze anche alla presenza di familiari
delle vittime. Alcuni come Emanuela Casula hanno mandato
una lettera. Mentre la Juventus ha inviato una
composizione di rose e un rappresentante con lo
stendardo ufficiale della società. Il monumento di
Reggio Emilia è sorto perché una delle vittime di quella
notte fu il fotografo reggiano, allora 23enne, Claudio
Zavaroni. Formato da 39 steli, fu realizzato ispirandosi
ai piletti dello stadio Heysel. L'ideatore dell'opera è
l'artista fiammingo Gido Vanlessen, mentre l'ingegner
Tolmino Menozzi e Il designer Ivan Fontanesi del verde
pubblico del Comune di Reggio Emilia ne hanno curato
l'inserimento in loco. Dal 1990, quando l'opera arrivò a
Reggio Emilia, quell'angolo all’ombra del Mirabello è
diventato per sempre uno dei posti più importanti per
tenere accesa la memoria e non spegnerla mai. 3 giugno 2019 Fonte: Tuttosport
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Calcio: memorial Heysel e presentazione del libro,
l’ex difensore della
Juve Sergio Brio in città Si disputerà domenica
prossima, 9 giugno, dalle ore 9, allo stadio Nicola De
Simone di Siracusa, la terza edizione del Memorial
Heysel 1985, organizzato dal Club Doc Heysel Siracusa
con il patrocinio del comitato provinciale Aics. Alla
manifestazione prenderanno parte le formazioni
esordienti di Real Siracusa A e B, il Sortino calcio e
RG Siracusa. Venerdì 7 giugno, alle ore 19,30, nella
sede dell’Aeronautica militare di via Elorina,
nell’ambito del torneo di calcio giovanile, sarà
presente, con Luigia Casertano, l’ex difensore della
Juventus, Sergio Brio che presenterà il libro
autobiografico, "Sergio Brio, l’ultimo stopper". 5 giugno 2019 Fonte: Siracusaoggi.it
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La nuova struttura
dedicata alla memoria del ventenne studente
universitario morto il 29 maggio 1985 nella tragedia
dell'Heysel. MESAGNE - Nei giorni
scorsi è stato inaugurato formalmente il Palatennis
"Alberto Guarini" nell’ambito del Circolo Tennis "Dino
De Guido" di Mesagne, ormai sodalizio d’eccellenza del
tennis pugliese. L’intitolazione della nuova struttura
al giovane Alberto Guarini ha un profondo significato
soprattutto affettivo oltre che culturale e sociale. Il
29 maggio del 1985, allo stadio "Heysel" di Bruxelles,
nella tragedia causata dagli hooligan inglesi prima
dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio
tra le squadre della Juventus e del Liverpool trovarono
la morte 39 persone, 37 (NdR: 32) delle quali di
nazionalità italiana, tra queste il giovanissimo Alberto
Guarini mentre il padre Bruno rimaneva gravemente
ferito. Proprio a conclusione del 1985, il Circolo
ospitava una interessante conferenza del giudice
costituzionale Renato Dell’Andro, del quale fu discepolo
Dino De Guido, socio fondatore e primo vice presidente
del sodalizio, scomparso prematuramente nel 1976, al
quale il club mesagnese è intitolato; il tema della
conferenza era strettamente inerente all’evento appena
vissuto: "Sport e democrazia". Il 28 gennaio 1986, su
iniziativa di molti amici della famiglia Guarini,
unitamente ad alcune associazioni sportive e non, si
costituiva la Fondazione "Alberto Guarini", nel ricordo
del giovane universitario appena ventenne. La presidenza
della nascente fondazione veniva affidata a Gino
Sconosciuto, legato alla famiglia Guarini da un vincolo
di profonda, amicizia. Dopo 32 anni di vita e di
attività, la Fondazione Guarini decideva di devolvere
l’intero patrimonio residuo al Circolo Tennis "Dino De
Guido" di Mesagne affinché il sodalizio potesse
procedere alla copertura dei campi 3 e 4 con una
struttura pressostatica amovibile nei mesi estivi per
consentire ai frequentatori della Scuola addestramento
tennis di svolgere l’attività didattica anche nel
periodo autunno-invernale. Altro scopo, istituire una
borsa di studio "Alberto Guarini" consistente nel
finanziare annualmente la partecipazione ad uno stage di
addestramento presso un centro estivo nazionale della
Fit per un allievo della Scuola addestramento Tennis
distintosi per i risultati tecnici e comportamentali.
Infine, abbinare il tradizionale appuntamento annuale
del Torneo nazionale open di tennis al Memorial "Alberto
Guarini" che, giunto alla sua 19^ edizione, quest’anno
si svolgerà dal 7 al 16 giugno. La cerimonia di
inaugurazione della struttura, alla presenza di un folto
pubblico di soci e appassionati del tennis, è iniziata
con gli interventi del presidente della Fondazione, Gino
Sconosciuto, e del presidente del Circolo Tennis "Dino
De Guido", Nicola De Guido. Si è proceduto, quindi, al
momento più emozionante della cerimonia, alla presenza
della famiglia di Alberto, della mamma Lucia, della sua
unica sorella Paola e del nipote Gabriele, al quale è
stato riservato il compito del taglio del nastro
inaugurale della nuova struttura, a cui è seguita la
benedizione impartita da don Angelo Galeone, decano dei
sacerdoti mesagnesi. Da ultimo, quale migliore
rappresentazione dello spirito dell’obiettivo raggiunto,
i bambini e i ragazzi della Scuola addestramento tennis
2018/2019, si sono esibiti sotto la guida del loro staff
tecnico. Erano presenti il presidente del Comitato
Regionale Fit, Francesco Mantegazza, i consiglieri
regionali Enzo Sferra e Alessandro Dell’Aquila, il
delegato provinciale Fit, Francesco Ruggiero, e il
delegato provinciale del Coni, Oronzo Pennetta. 5 giugno 2019 Fonte:
Brindisireport.it
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Mesagne, inaugurato nel Circolo Tennis "De Guido" il
Palatennis "Alberto Guarini" Nei giorni scorsi è
stato inaugurato formalmente il Palatennis "Alberto
Guarini" nell’ambito del Circolo Tennis "Dino De Guido"
di Mesagne, ormai sodalizio d’eccellenza del tennis
pugliese. L’intitolazione della nuova struttura al
giovane Alberto Guarini ha un profondo significato
soprattutto affettivo oltre che culturale e sociale; il
29 maggio del 1985, allo stadio "Heysel" di Bruxelles,
si disputava la finale di Coppa dei Campioni di calcio
tra le squadre della Juventus e del Liverpool. Alberto
Guarini, il padre Bruno, peraltro, socio fondatore del
Circolo mesagnese, e numerosi tifosi italiani, erano in
quello stadio in un clima di gioioso entusiasmo, quando,
ancor prima dell’inizio dell’incontro, gli "hooligans"
inglesi, ubriachi e violenti, scatenavano la propria
follia, aggredendo gli inermi tifosi italiani. Perdevano
la vita tragicamente 39 persone, 37 (NdR: 32) delle
quali di nazionalità italiana. Alberto perdeva la sua
giovane vita schiacciato letteralmente dalla folla
delirante e il padre Bruno rimaneva gravemente ferito;
rientrerà a Mesagne solo dopo qualche mese di cure
prestate, prima a Bruxelles e dopo a Bologna. Proprio a
conclusione di quell’infausto 1985, il Circolo ospitava
una interessante conferenza del giudice costituzionale
on. Prof. Renato Dell’Andro, del quale fu discepolo Dino
De Guido, socio fondatore e primo vice presidente del
sodalizio, scomparso prematuramente nel 1976, al quale
il club mesagnese è intitolato; il tema della conferenza
era strettamente inerente all’evento appena vissuto: "Sport e democrazia". Il 28 gennaio 1986, su iniziativa
di molti amici della famiglia Guarini, unitamente ad
alcune associazioni sportive e non, si costituiva la
Fondazione "Alberto Guarini", che, nel ricordo di
Alberto, giovane universitario appena ventenne,
sportivo, dolce e amante dello sport, si proponeva come
obiettivo primario, quello di rappresentare un monito
nei confronti di qualsivoglia degenerazione nello sport,
attraverso opportune iniziative culturali, sociali e
sportive soprattutto rivolte ai giovani e al territorio.
La presidenza della nascente fondazione veniva affidata
al dott. Gino Sconosciuto, legato alla famiglia Guarini
da un vincolo di profonda, affettuosa e storica
amicizia; la sua presidenza è stata ininterrotta sino
all’atto conclusivo, quando, dopo 32 anni di vita e di
tanta apprezzabile attività, la Fondazione decideva di
devolvere l’intero patrimonio residuo al Circolo Tennis
"Dino De Guido" di Mesagne affinché il sodalizio potesse
procedere alla copertura dei campi n. 3 e 4 con una
struttura pressostatica removibile nei mesi estivi per
consentire ai frequentatori della Scuola Addestramento
Tennis di svolgere l’attività didattica anche nel
periodo autunno-invernale, senza interruzioni dovute
alle avverse condizioni atmosferiche; istituire una
borsa di studio "Alberto Guarini" consistente nel
finanziare annualmente la partecipazione ad uno stage di
addestramento presso un centro estivo nazionale della
FIT per un allievo della Scuola addestramento Tennis che
si sia distinto per i risultati tecnici e
comportamentali; abbinare il tradizionale appuntamento
annuale del torneo Nazionale Open di Tennis al Memorial
"Alberto Guarini" che, giunto alla sua 19^ edizione,
quest’anno si svolgerà dal 7 al 16 giugno. La cerimonia
di inaugurazione, alla presenza di un folto pubblico di
soci e appassionati del tennis, è iniziata con gli
interventi del Presidente della Fondazione Gino
Sconosciuto e del Presidente del Circolo Tennis "Dino De
Guido" Nicola De Guido i quali, ciascuno per le proprie
competenze, hanno dettagliato l’evoluzione dell’
operazione che ha visto come obiettivo precipuo,
l’unione delle forze e la condivisione di un progetto
comune che, fortemente sostenuto dalla famiglia Guarini,
potesse degnamente ricordare la figura di Alberto. I due
relatori hanno voluto pubblicamente ringraziare la
dott.ssa Notaio Augusta Massari che ha supportato il
progetto sotto l’aspetto giuridico e procedurale, con
passione e professionalità. Si è proceduto, quindi, al
momento più emozionante della cerimonia, alla presenza
della famiglia di Alberto, della mamma Lucia, della sua
unica sorella Paola e del nipote Gabriele, al quale è
stato riservato il compito del taglio del nastro
inaugurale della nuova struttura, a cui è seguita la
Santa Benedizione impartita da don Angelo Galeone,
decano dei sacerdoti mesagnesi. Da ultimo, quale
migliore rappresentazione dello spirito dell’obiettivo
raggiunto, i bambini e i ragazzi della Scuola
Addestramento Tennis 2018/2019, si sono esibiti sotto la
guida del loro staff tecnico. Erano presenti il
presidente del Comitato Regionale FIT Francesco
Mantegazza, i consiglieri regionali Enzo Sferra e
Alessandro Dell’Aquila, il Delegato Provinciale FIT
Francesco Ruggiero e il Delegato Provinciale del CONI
Oronzo Pennetta; messaggi augurali sono pervenuti dai
due consiglieri nazionali FIT Donato Calabrese e Isidoro
Alvisi che, nel corso degli anni, hanno sempre fatto
sentire la loro amichevole vicinanza al sodalizio
mesagnese.
Il Palatennis "Alberto Guarini", d’ora in
avanti, dovrà costituire un insostituibile contenitore
di solidarietà, amicizia e bellezza interiore, nel segno
dei valori più esaltanti che lo sport deve
necessariamente donare alle nuove generazioni. 5 giugno 2019 Fonte:
Brindisicronaca.it - Ilgazzettinobr.it
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e WEB GIUGNO 2019
Mesagne: inaugurato il palatennis "Alberto Guarini"
intitolato a una vittima dell’Heysel Nei giorni scorsi è
stato inaugurato formalmente il Palatennis "Alberto
Guarini" nell’ambito del Circolo Tennis "Dino De Guido"
di Mesagne, ormai sodalizio d’eccellenza del tennis
pugliese. L’intitolazione della nuova struttura al
giovane Alberto Guarini ha un profondo significato
soprattutto affettivo oltre che culturale e sociale; il
29 maggio del 1985, allo stadio "Heysel" di Bruxelles,
si disputava la finale di Coppa dei Campioni di calcio
tra le squadre della Juventus e del Liverpool. Alberto
Guarini, il padre Bruno, peraltro, socio fondatore del
Circolo mesagnese, e numerosi tifosi italiani, erano in
quello stadio in un clima di gioioso entusiasmo, quando,
ancor prima dell’inizio dell’incontro, gli "hooligans"
inglesi, ubriachi e violenti, scatenavano la propria
follia, aggredendo gli inermi tifosi italiani. Perdevano
la vita tragicamente 39 persone, 37 delle quali di
nazionalità italiana. Alberto perdeva la sua giovane
vita schiacciato letteralmente dalla folla delirante e
il padre Bruno rimaneva gravemente ferito; rientrerà a
Mesagne solo dopo qualche mese di cure prestate, prima a
Bruxelles e dopo a Bologna.
Proprio a conclusione
di quell’infausto 1985, il Circolo ospitava una
interessante conferenza del giudice costituzionale on.
Prof. Renato Dell’Andro, del quale fu discepolo Dino De
Guido, socio fondatore e primo vice presidente del
sodalizio, scomparso prematuramente nel 1976, al quale
il club mesagnese è intitolato; il tema della conferenza
era strettamente inerente all’evento appena vissuto:
"Sport e democrazia".
Il 28 gennaio 1986, su
iniziativa di molti amici della famiglia Guarini,
unitamente ad alcune associazioni sportive e non, si
costituiva la Fondazione "Alberto Guarini" , che, nel
ricordo di Alberto, giovane universitario appena
ventenne, sportivo, dolce e amante dello sport, si
proponeva come obiettivo primario, quello di
rappresentare un monito nei confronti di qualsivoglia
degenerazione nello sport, attraverso opportune
iniziative culturali, sociali e sportive soprattutto
rivolte ai giovani e al territorio. La presidenza della
nascente fondazione veniva affidata al dott. Gino
Sconosciuto, legato alla famiglia Guarini da un vincolo
di profonda, affettuosa e storica amicizia; la sua
presidenza è stata ininterrotta sino all’atto
conclusivo, quando, dopo 32 anni di vita e di tanta
apprezzabile attività, la Fondazione decideva di
devolvere l’intero patrimonio residuo al Circolo Tennis
"Dino De Guido" di Mesagne affinché il sodalizio potesse
procedere alla copertura dei campi n. 3 e 4 con una
struttura pressostatica removibile nei mesi estivi per
consentire ai frequentatori della Scuola Addestramento
Tennis di svolgere l’attività didattica anche nel
periodo autunno-invernale, senza interruzioni dovute
alle avverse condizioni atmosferiche; istituire una
borsa di studio "Alberto Guarini" consistente nel
finanziare annualmente la partecipazione ad uno stage di
addestramento presso un centro estivo nazionale della
FIT per un allievo della Scuola addestramento Tennis che
si sia distinto per i risultati tecnici e
comportamentali; abbinare il tradizionale appuntamento
annuale del torneo Nazionale Open di Tennis al Memorial
"Alberto Guarini" che, giunto alla sua 19^ edizione,
quest’anno si svolgerà dal 7 al 16 giugno. La cerimonia
di inaugurazione, alla presenza di un folto pubblico di
soci e appassionati del tennis, è iniziata con gli
interventi del Presidente della Fondazione Gino
Sconosciuto e del Presidente del Circolo Tennis "Dino De
Guido" Nicola De Guido i quali, ciascuno per le proprie
competenze, hanno dettagliato l’evoluzione dell’
operazione che ha visto come obiettivo precipuo,
l’unione delle forze e la condivisione di un progetto
comune che, fortemente sostenuto dalla famiglia Guarini,
potesse degnamente ricordare la figura di Alberto. I due
relatori hanno voluto pubblicamente ringraziare la
dott.ssa Notaio Augusta Massari che ha supportato il
progetto sotto l’aspetto giuridico e procedurale, con
passione e professionalità.Si è proceduto, quindi,
al momento più emozionante della cerimonia, alla
presenza della famiglia di Alberto, della mamma Lucia,
della sua unica sorella Paola e del nipote Gabriele, al
quale è stato riservato il compito del taglio del nastro
inaugurale della nuova struttura, a cui è seguita la
Santa Benedizione impartita da don Angelo Galeone,
decano dei sacerdoti mesagnesi. Da ultimo, quale
migliore rappresentazione dello spirito dell’obiettivo
raggiunto, i bambini e i ragazzi della Scuola
Addestramento Tennis 2018/2019, si sono esibiti sotto la
guida del loro staff tecnico. Erano presenti il
presidente del Comitato Regionale FIT Francesco
Mantegazza, i consiglieri regionali Enzo Sferra e
Alessandro Dell’Aquila, il Delegato Provinciale FIT
Francesco Ruggiero e il Delegato Provinciale del CONI
Oronzo Pennetta; messaggi augurali sono pervenuti dai
due consiglieri nazionali FIT Donato Calabrese e Isidoro
Alvisi che, nel corso degli anni, hanno sempre fatto
sentire la loro amichevole vicinanza al sodalizio
mesagnese.
Il Palatennis
"Alberto
Guarini", d’ora in avanti, dovrà costituire un
insostituibile contenitore di solidarietà, amicizia e
bellezza interiore, nel segno dei valori più esaltanti
che lo sport deve necessariamente donare alle nuove
generazioni. Circolo "Dino De Guido"
6 giugno 2019 Fonte: Noinotizie.it
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e WEB GIUGNO 2019
Calcio,
Sergio Brio a Siracusa: "Il nostro calcio
era migliore, questa terra è stupenda" di Manuel Bisceglie C’è chi gli chiede
chi sarà l’allenatore della Juventus ("oramai penso
Sarri…"), chi da tifoso sfegatato gli mostra con
orgoglio un tatuaggio bianconero sulla coscia ("ma
io non li concepisco perché siamo cresciuti in altra
generazione, oggi quando vado in spiaggia mi sento
fuori luogo…") e chi, come Elio Gervasi, ripercorre
aneddoti in campo fra l’ex guardalinee di Serie A e
Sergio Brio, protagonista all’Aereonautica militare
nella presentazione del suo libro "L’ultimo
stopper", nell’ambito del Memorial di calcio
amatoriale in ricordo delle vittime dell’Heysel
organizzato dallo Juve club siracusano di Salvo
Speranza in collaborazione con l’Aics. Luigia
Casertano ha "accompagnato" Sergio Brio nella
stesura di questo libro ed apre la serata ricordando
le finalità sociali e solidali di questo evento. Ma
il grande protagonista è stato l’ex difensore della
Juve che vinse tutto negli anni ‘80 elogiando
Siracusa: "È stupenda, molto simile alla mia Lecce,
ricca di storia e fascino. Noi del sud siamo molto
calorosi e lo siete anche voi. Questa è una terra
fantastica, poi è molto juventina. Questo libro
racconta la storia proprio di un ragazzo del sud che
riuscì a farcela. L’ultimo stopper, perché? Non per
presunzione ma quando ho smesso io, il ruolo è
cambiato, sono nati i due difensori centrali, è
cambiato molto il calcio ma in peggio, più
resistenza e velocità, ma allora c’erano più
giocatori di qualità e tutti volevano venire in
Italia per cui da noi era molto valorizzato, magari
meno muscolare ma più bello. Il ruolo era certamente
delicato, l’ultimo stopper deve essere la persona
che capisce bene i momenti perché il ruolo è molto
delicato come tutti gli altri del resto. Oggi
racconto un calcio diverso, quando ero a Lecce ed
ero alle prime armi sentivo che il pallone si
sarebbe sgonfiato prima o poi e vedo che oggi visti
i tanti problemi è così". E a chi gli chiede
dell’Heysel, Brio risponde: "Heysel come si vive ?
Male, ogni anno è un ricordo pesante anche in
ricordo delle vittime e di quelle famiglie". 7 giugno 2019 Fonte:
Siracusaoggi.it
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e WEB GIUGNO 2019
Calcio giovanile, spettacolo al "De Simone"
nel ricordo dell’Heysel.
Il via dato da Sergio Brio di Manuel Bisceglie Sigurtà e Speranza
regalano il trofeo di calcio amatoriale giovanile
allo Juve Club Heysel in ricordo delle vittime
dell’Heysel dopo il 2-0 in finale contro la Riccardo
Garrone, il Real Siracusa si aggiudica il terzo
posto dopo aver vinto ai rigori (9-8) contro il
Sortino. Le quattro squadre hanno dato vita oggi
alla manifestazione di calcio giovanile svoltasi
allo stadio De Simone, per la quale il calcio
d’inizio era stato dato da Sergio Brio. L’ex
difensore della Juventus era già stato il
protagonista venerdì all’Aereonautica militare in
occasione della presentazione del proprio libro per
una due giorni tra cultura e sport organizzata dallo
Juve Club di Salvo Speranza in collaborazione con
l’Aics di Siracusa di Enzo Nassetta. 9 giugno 2019 Fonte:
Siracusaoggi.it
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e WEB GIUGNO 2019
Memorial Heysel – Curva Sud presente al fianco di
Juve e Den Haag La Curva Sud
Avellino presente a Gela al fianco della Juve e del
Den Haag Una giornata
stupenda all’insegna dello sport e della
fratellanza. Quest’oggi a Meda, i tifosi biancoverdi
della Curva Sud, insieme ai tifosi juventini ed
olandesi dell’Ado Den Haag, si sono incontrati per
il 14esimo memoriale in onore delle vittime del
Heysel. Una giornata di sport che rafforza il legame
tra le tifoserie, quest’anno presenti in numerosi
spalti italiani (li ricordiamo a Rieti nella finale
dello spareggio col Lanusei e con la Lupa Roma) a
sostegno della rinascita biancoverde. "Rispettiamo
chi ci rispetta" è stato lo slogan usato dalle 3
tifoserie, unite ormai da un forte gemellaggio e
unione. 9 giugno 2019 Fonte:
Sportavellino.it
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e WEB GIUGNO 2019
Tre tornei per non dimenticare con lo Juventus Club
Meda Calcio e beach
volley per ricordare la strage dell'Heysel,
l'edizione giovani dedicata a Filippo Finocchio. Tre tornei
all’insegna dello sport, dell’amicizia e del
ricordo. Un successo la manifestazione "29.5.85 alla
memoria" organizzata dallo "Juventus Club" con il
patrocinio del Comune e della Regione allo stadio
"Città di Meda" per ricordare la strage dell’Heysel.
Due tornei di calcio, uno dedicato a Filippo
Finocchio. Tre manifestazioni sportive per
commemorare i 39 tifosi morti nel 1985 poco prima
dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool allo stadio di Bruxelles.
Sabato 8 giugno si è conclusa la quarta edizione del
torneo giovanile con la dedica "Un gol per Filippo",
in ricordo di Filippo Finocchio, il promettente
calciatore per anni in forza all’Ac Meda scomparso a
soli 15 anni per un tumore. A trionfare nella
categoria 2007 "Sisport Juventus", mentre nelle
categorie 2009 e 2011 il "Renate". Domenica 9
giugno, invece, tutti in campo per la 13esima
edizione del torneo tra tifosi Juventus a cui hanno
partecipato una squadra del Deen Hag (Olanda) e una
dell’Avellino. A vincere lo "Juventus Club
Cermenate".
Novità il torneo di beach volley,
soddisfatto lo Juventus Club Meda.
Infine, novità di
quest’anno, la prima edizione del torneo di beach
volley serale, vinto dalla squadra "Meda drift". "È
andato tutto benissimo, è sempre una grande
emozione. Grazie a tutti i partecipanti e a chi ha
contribuito all’organizzazione dell’iniziativa",
commenta soddisfatto il presidente dello "Juventus
Club" Romeo Radice. 10 giugno 2019
Fonte:
Giornaledimonza.it
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e WEB GIUGNO 2019
Il calcio dei tifosi
di
Beppe Franzo
Il torneo del JC Meda, giunto alla 13ma
edizione onora, al pari di quello dell’Associazione
Quelli di... Via Filadelfia, la Memoria delle
Vittime dell’Heysel.
Come ormai avviene da molti anni a Meda, a
Torino e in altre città, giugno è il mese del
"Calcio giocato". Non quello professionistico,
giunto ormai all’epilogo stagionale, ma quello dei
tifosi. Dei tanti ragazzi che per un’intera stagione
hanno macinato chilometri al seguito della propria
squadra e ora indossano gli scarpini per quei
quattro calci al pallone che sono molto di più di
una semplice sgambettata. Il torneo del JC Meda,
giunto alla 13ma edizione onora, al pari di quello
dell’Associazione Quelli di... Via Filadelfia, la
Memoria delle Vittime dell’Heysel. E non solo la
loro, visto che a Meda si ricorda anche la figura di
Rez e a Torino anche le vittime del Luzhniki di
Mosca e, come nella presente edizione, le figure di
Erika Pioletti, Marisa Amato e Antonio Megalizzi.
Gli stessi momenti di sentita partecipazione, sono
il "Memorial Bussatori" a Bassano del Grappa e il
"Torneo Manu con Noi" di Carrara. A Bassano le
squadre si affrontano per non dimenticare "il
Guaguaro" e la tragedia di Bruxelles del maggio
1985, da cui nacque il gruppo oggi chiamato
"Nucleo". A Carrara vivono nella memoria e nello
spirito dei partecipanti, Emanuele Boni ed Enrico
Carlesi, recentemente scomparso. Tornei sentiti,
partecipati, agonisticamente combattuti, anche se in
questo caso "Vincere non è l’unica cosa che conta",
ma prevale il Ricordo, la Memoria, la voglia e lo
spirito di aggregazione in nome di un ideale.
Nobile. La riprova di questa insita "nobiltà" di
cuore, sta nel fatto che i vari organizzatori si
prodigano in maniera gratuita all’organizzazione
degli eventi, donando i proventi sul territorio ad
associazioni e organizzazioni di volontariato.
Chiude come sempre questa lunga sfilza di tornei
amatoriali estivi, quello organizzato dai "Drughi"
dove, come ormai avviene da diversi anni, si
contendono il primato le varie Sezioni del Gruppo.
14 giugno 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB GIUGNO 2019
Torneo dei tifosi della Juve per ricordare le
vittime
bianconere:
raccolti fondi per i bambini disabili
di Andrea Perisotto
Dall’Heysel a
Marisa Amato ed Erika Pioletti, passando per Antonio
Megalizzi e i tifosi del Lužniki: ricordo e raccola
fondi per la onlus "La Perla" nel torneo organizzato
dai tifosi bianconeri.
"Siete sempre con
noi, siete sempre con noi: non vi lasceremo mai". E’
un coro rivolto al cielo forte e potente quello
eseguito dai tifosi della Juventus che
oggi, domenica 16 giugno, si sono ritrovati ai campi
Olympic di Collegno per un torneo di calcio a 5 in
memoria dei caduti bianconeri. I tifosi, tra
pallone, birra e bambini in festa, hanno omaggiato
le vittime dell’Heysel, del Luzhniki di Mosca
(tragedia gemella), Marisa Amato, Erika Pioletti e
Antonio Megalizzi. Un’occasione per tenere vivo il
ricordo dei caduti bianconeri ma anche per fare
beneficienza: i proventi del torneo infatti, al
netto delle spese di gestione, verranno infatti
devoluti interamente all’onlus "La Perla" che si
occupa di sostegno a bambini affetti da disabilità.
Non è la prima volta che gli ultras bianconeri si
ritrovano e ricordano le loro vittime: giunto alla
quarta edizione, il torneo organizzato
dall’associazione "Quelli di … via Filadelfia" vede
la presenza di quasi tutti i gruppi di tifosi
juventini e la partecipazione dei tifosi
dell’Avellino, del Den Haag e dello Spartak Mosca.
Quest’ultimi infatti condividono con i supporters
bianconeri il dramma di una tragedia: quella dello
stadio Lužniki di Mosca. Anche quest’anno, per la
quarta volta, la parte calda del tifo bianconero è
riuscita, con il torneo, a lasciare un segno
tangibile di solidarietà. Un’iniziativa
particolarmente apprezzata anche da Danilo D’Ingeo,
figlio di Marisa Amato: "Noi li ringraziamo, hanno
fatto tanto anche per ottenere una targa in memoria
di mia mamma". Ed è Beppe Franzo, presidente di
"Quelli di … via Filadelfia", a spiegare le ragioni
che hanno portato al torneo di oggi: "Volevamo
organizzare tutte le vittime legate alla Juventus,
direttamente e indirettamente". Sulla targa in
ricordo di Erika Pioletti e Marisa Amato, vittime
della serata del 3 giugno 2017, Franzo ribadisce:
"L’abbiamo voluta e richiesta, è doveroso che un
evento così tragico faccia parte della memoria
collettiva di una città per sempre".
16 giugno 2019
Fonte: Torinoggi.it
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e WEB GIUGNO 2019
Torna in teatro la tragedia dell'Heysel
Unico narratore:
David Gramiccioli
Torna la tragedia dell'Heysel nella sua
versione teatrale raccontata dal più bravo narratore
italiano del momento: David Gramiccioli.
39 vite spezzate
all'interno di uno stadio dove si doveva disputare
la gara più importante per clubs di calcio, la
finale di quella che oggi si chiama Champions
League. Le due squadre più forti al mondo per
quell'epoca, la più umana ed annunciata delle
tragedie, perché su quella notte volteggiavano i
fantasmi degli incidenti verificatisi l'anno primo a
Roma in occasione della finale di Coppa dei Campioni
proprio tra Roma e Liverpool, ma anche quelli di 5
mesi prima del 29 maggio 1985 che turbarono la
finale di Super Coppa Europea che si disputò a
Torino tra Juventus e Liverpool. Oltraggioso nei
confronti delle vittime e dei loro familiari parlare
di tragica fatalità, sarebbe bastato tener conto di
quanto abbiamo riportato per evitare questa strage.
Gramiccioli narra tra memoria sportiva e storica,
con garbo e maestria, ne accentua i tratti salienti
senza mai appesantire un dolore che è già
insostenibile. Il ricordo si intreccia alle parole,
la commozione al senso più nobile ed alto della
poesia, la voce del narratore ammanta di teatro la
storia. Imperdibile. Sabato prossimo 22 giugno ad
Alba (Cn) Ore 18,30 TEATRO DELL'ALBA HOTEL Corso
Asti, 5 In occasione del 50esimo dello Juventus
official fan club Alba Pompeia Gianluca Pessotto.
20 giugno 2019
Fonte:
Notizienazionali.it
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e WEB GIUGNO 2019
"Quelli di ... via Filadelfia", solidarietà
bianconera
in ricordo delle vittime
di piazza San Carlo
I soldi raccolti
con il torneo di calcio a 5 donati all'associazione
onlus La Perla.
di Cristina Palazzo
"Quelli di… via
Filadelfia" donano il ricavato del torneo di calcio
a 5 all’associazione onlus "La Perla". Oggi una
delegazione del gruppo nato per preservare la storia
e la memoria del tifo juventino della curva omonima,
ha deciso di devolvere i 2.500 euro raccolti durante
il torneo che ha visto partecipare team da tutto il
mondo, per donarli alla realtà che da anni si occupa
di volontariato sul territorio. Il torneo era stato
dedicato alla memoria delle vittime della strage
Heysel e dello stadio Luzhniki, al giovane
giornalista Antonio Megalizzi ucciso nell’attentato
di dicembre a Strasburgo, ma anche alle vittime di
piazza San Carlo, Erika Pioletti e Marisa Amato. E
proprio la onlus "I sogni di Nonna Marisa" si è
unita alla causa donando 500 euro". Un doveroso e
sentito ringraziamento agli organizzatori, ai
collaboratori, a quanti si sono prodigati
attivamente alla buona riuscita dell’evento. Oltre
alla onlus a ricordo della signora Amato, che
sorriderà felice da lassù - dicono "Quelli di… via
Filadelfia" - Tutti insieme si Vince. E mai Vittoria
più meritata è stata raggiunta, facendo felici chi
ne ha bisogno".
2 luglio 2019
Fonte:
Repubblica.it
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e WEB LUGLIO
2019
Parla Carpitelli, sopravvissuto all’Heysel: "Non ho
mai voluto vedere nulla
di quella notte prima di
7-8 anni. Mio fratello mi cercava tra i cadaveri"
di Fabio Marzano
Gianni Carpitelli,
tifoso juventino e sopravvissuto all’inferno
dell’Heysel, ha rilasciato delle dichiarazioni in
esclusiva alla nostra redazione.
TORINO - Sono
trascorsi quasi 35 anni da quando è stata scritta
una delle più brutte pagine della storia del calcio,
quando il 29 maggio del 1985 allo stadio Heysel di
Bruxelles, perdevano la vita 39 persone, in
occasione della finale di Champions League tra
Juventus e Liverpool. Ancora oggi però, quella
drammatica e tragica notte non viene mai dimenticata
e anzi, ogni anno viene commemorata dai parenti
delle vittime e da tutto il popolo bianconero. A
tenere vivo il ricordo è stato un tifosissimo della
Vecchia Signora, Gianni Carpitelli che quella serata
infernale l’ha vissuta sulla sua pelle, riuscendo
però a salvarla e a tornare in Italia da solo,
quando era ancora un minorenne.
Cosa rappresenta la
Juve per lei ?
"La Juventus per me
è la vita. A livello sportivo ha sempre
rappresentato qualcosa che va oltre il tifo. È la
mia seconda pelle, va al di là di una partita di
calcio. L’ho sempre sentita in maniera particolare,
quando ero giovane chiaramente molto di più, ora tra
lavoro e famiglia sono un po’ limitato ma è sempre
al centro dei miei pensieri".
Questo senso di
appartenenza ai colori bianconeri, è incrementato
dopo quella tragica notte ?
"No. Io avendola
vissuta in prima persona e avendo rischiato di non
tornare quella notte sono rimasto un po’ deluso da
tutto l’ambiente circostante, politica compresa. Per
quanto riguarda la squadra, io quella partita non
l’ho vissuta perché, fortunatamente mi trovavo in
tutt’altro posto dallo stadio nel momento in cui
stavano giocando. Non ho mai voluto vedere niente di
quella notte prima dei 7-8 anni, non ci riuscivo.
Però non ho mai avuto un distacco dalla squadra dal
punto di vista sportivo anche se per me quella Coppa
non esiste. Per quanto riguarda quella serata e
quella partita ho rimosso tutto, però l’attaccamento
alla squadra e ai colori è rimasto tale. Ho rivisto
tutte le finali negli anni successivi, sia in tv che
andando allo stadio. L’unico momento in cui ho avuto
veramente paura quella notte è stato quando mi hanno
trascinato fuori lo stadio e mi hanno caricato su
una camionetta insieme a due tifosi inglesi. Mi
hanno messo le manette e siamo partiti a 200
all’ora. Io ho avuto paura perché non conoscendo le
leggi del Belgio e non sapendo perché ero finito lì,
facevo anche pensieri folli del tipo: "Ora ci
portano in un campo e ci sparano", in quei frangenti
pensi a tutto. Poi fortunatamente, avendo studiato
francese a scuola, sono riuscito a cavarmela e la
notte mi hanno rilasciato".
Che atmosfera si
respirava prima del match ? Temevate gli inglesi o
pensavate di passare una serata di sport ?
"Noi siamo partiti
con il pullman da Firenze e abbiamo saputo che
qualcosa non andava con i biglietti solamente a
Strasburgo. Ci siamo fermati lì la notte a mangiare
una cosa e a bere una birra insieme agli altri
tifosi. Ci hanno voluto dare gli ultimi biglietti
rimasti che erano quelli per la curva Z e solo
allora abbiamo appreso che si trattava del settore
accanto ai tifosi inglesi. Però lì per lì l’abbiamo
presa in maniera molto tranquilla, senza neanche
pensarci troppo. Poi la mattina successiva abbiamo
saputo che ci furono alcuni incidenti e tafferugli
nella piazza centrale di Bruxelles. Io mi ricordo
benissimo che feci una battuta del tipo: "Si
dovrebbe restare qui a guardarla in tv", pensandoci
dopo con il senno di poi, ti rendi conto che era
destino. Arrivati fuori dallo stadio si vedeva già
che c’erano dei casini, con gente sdraiata a terra.
Prima della partita in quella situazione li, speri
di non pensarci e vai dentro, poi però una volta
entrato, quando mi sono reso conto delle condizioni
che c’erano all’interno, con una rete da pollaio che
divideva noi dai tifosi inglesi e con soli 3
poliziotti, ti accorgi in che situazione delicata ti
trovi.
Io sono stato fortunato
perché sono riuscito a farmi trascinare verso il
basso, dove c’era una porticina che affacciava sulla
pista di atletica, dove inizialmente i poliziotti
non facevano neanche passare e provavano a chiudere,
siamo riusciti a passare in circa 20 persone e io
sarò stato il 19esimo, un vero colpo di fortuna.
Solo che a differenza degli altri che sono andati
tutti sotto la tribuna dei giornalisti, dove c’erano
le ambulanze per farsi medicare, io sono andato
dalla parte opposta della curva. Questo perché due
anni prima ero ad Atene e avevo conosciuto 3 ragazzi
di un fan club della Juve che erano lì anche loro e
speravo che magari vedendomi mi riconoscessero, ma
era una follia. Era un’atmosfera da guerriglia,
sapevamo degli Hooligans, però cerchi sempre di non
pensarci finché non lo provi realmente. Le gradinate
si rompevano come fossero pezzi di carta, credo non
ci sia stato neanche il momento di pensare più a
niente, se non il fatto di indietreggiare e cercare
di ripararsi. Nella mischia ho perso anche mio
fratello e l’ho ritrovato dopo due giorni a casa,
per farti capire in che clima eravamo, ognuno
pensava a salvare sé stesso".
Cosa è accaduto
realmente all’interno del settore Z ?
"Mi ricordo
vagamente alcune cose. Mi ricordo che siamo entrati
dentro lo stadio ed è accaduto poco tempo dopo che
noi eravamo li. Loro iniziarono prima a fare dei
cori, poi secondo me, quando la curva era
completamente piena, quando anche l’alcool era
risalito bene e noi invece eravamo ancora pochi
tifosi, con molti spazi vuoti, li è successo il vero
dramma. Credo mancasse circa un’ora e mezzo prima
che la gara iniziasse. Dopo un po’ abbiamo iniziato
a vedere questo lancio di oggetti di qualsiasi tipo
che ci sfioravano le teste, poi dalla parte alta
dello stadio ci siamo accorti che gli inglesi
avevano iniziato a sfondare la rete e a passare nel
nostro settore, con sassi, bottiglie rotte, aste
delle bandiere e da lì sinceramente non ho più visto
nulla, se non in televisione. Mi sono ritrovato in
questa ondata di gente, saremo state circa 5000
persone e non potevi andare dove ti pareva, ma
venivi trascinato dalla folla, questo era
testimoniato dal fatto che altrimenti anche le 39
vittime sarebbero volute andare in tutt’altro posto.
La mia salvezza è stata il fatto che io sono stato
spinto verso il basso, vicino alla porta della pista
di atletica dalla quale sono riuscito ad uscire.
Altri invece si sono buttati verso l’alto dove erano
gli inglesi e si sono salvati. Diciamo che ognuno ha
usato la sua tattica per mettersi in salvo, ma chi
era veramente al centro di quel settore, ha passato
l’inferno. Poteva andare peggio ma poteva andare
anche molto molto meglio".
Lei una volta
arrivato sulla pista di atletica, si è accorto
subito della situazione o pensava che ci fossero
solo dei feriti ?
"No, io in teoria
ero convinto non ci fossero neanche i feriti. In
quel momento pensavo a salvarmi, ho detto tra me e
me vado di là per via dei ragazzi di Atene che
dicevo prima, ma è stato un gesto stupido se ci
penso ora. Se fossi andato sotto la tribuna magari
mi sarei reso conto più da vicino cosa fosse
realmente accaduto, o per lo meno sarei riuscito a
mettermi in contatto con mio fratello e i miei
genitori e forse sarebbe andata meglio. Io non mi
sono reso conto di nulla all’inizio. Durante la
notte però, ho visto che arrivavano in continuazione
a portare dei sacchi neri vicino alla cella dove ero
io, tutti contenenti abiti insanguinati. Chiesi
gentilmente cosa fosse successo a un gendarme e lui
mi rispose in maniera squallida: "Ci sono stati
degli incidenti, ci sono stati dei morti", poi fece
una battuta e disse: "Cosa te ne frega tanto avete
vinto". Me lo ricordo molto bene perché se potessi
tornare indietro lo prenderei a calci. Avevo solo 17
anni, stavo passando una notte da incubo ma sapevo
che prima o poi mi avrebbero rilasciato perché non
avevo fatto nulla".
Da tifoso juventino
e avendo vissuto quella serata, lei condanna o
giustifica il gesto di Platini ?
"Sono molto
combattuto su questa cosa. Avendo vissuto la serata
e se non ci fosse stato quello che è accaduto, da
sportivo dico che è un gesto che chiunque farebbe se
segna un gol in finale di Champions, da quel punto
di vista posso anche capire. Riportando il nastro
indietro però penso che quella partita non l’avrei
mai fatta giocare. C’è stata veramente mancanza di
ordine pubblico, lo stadio crollava a pezzi, non
c’erano poliziotti, è stato sottovalutato veramente
tutto, compreso il fatto di mettere gli italiani
accanto agli inglesi. Per quanto riguarda
l’esultanza in sé per sé ti ci devi trovare, perché
per uno sportivo segnare un gol così importante può
essere comprensibile che reagisca cosi. Certo però,
mi sarei risparmiato di scendere all’aeroporto di
Torino con la Coppa in mano. Sinceramente io l’avrei
lasciata nella stiva dell’aereo".
Molti giocatori
hanno sempre dichiarato di non essersi accorti di
nulla, pensi che sia possibile ?
"Io non credo
proprio. Chiunque potesse interessarsi dell’accaduto
si sarebbe reso conto che fosse accaduto qualcosa,
magari non capivi se ci fossero stati morti, però
che fosse successo qualcosa di serio era inevitabile
capirlo. Un conto poi è essere protagonisti in curva
e un conto è esserlo all’interno, dove hai tutti gli
occhi del mondo addosso e i vertici dell’UEFA
presenti, che ti pressano per far sì che la partita
venga giocata, è sempre tutto da valutare.
Documentandomi poi posso dirti che non mi è piaciuto
anche il gesto dello stesso Boniperti".
Come è riuscito poi
a tornare in Italia ?
"Io sono riuscito
perché la mattina successiva alla stazione di
Bruxelles, ho sentito due persone parlare italiano,
un giornalista de La Stampa e un padre con il
figlio. Mi hanno prestato i soldi per arrivare in
Lussemburgo, altrimenti poi non li avrebbero avuti
per tornare loro. A me bastava uscire dal Belgio,
potevano mandarmi anche in Finlandia basta che
uscissi da lì, era il mio unico desiderio. A
Lussemburgo alcuni poliziotti del posto mi
comprarono il biglietto e riuscii a tornare in
Italia. Nel frattempo i miei genitori erano già
all’aeroporto di Pisa per andare a Bruxelles,
convinti di venirmi a prendere in una bara perché
non avevano più notizie mie di nessun tipo, né dai
morti, né dai feriti gravi, mio fratello non
riusciva a dargli spiegazioni. Io sono riuscito ad
avvisare a casa, a una nostra amica di famiglia che
era rimasta lì a prendere le telefonate. Di
conseguenza avvisò la polizia italiana della mia
chiamata e riuscii poi a ritrovare la mia famiglia.
Dal mercoledì sera io sono tornato di sabato mattina
alle 4″.
Gli eventi di
quella notte hanno poi causato degli effetti
collaterali sulla vita quotidiana ?
"Io forse no. Poi
ognuno di noi pensa di essere sempre invincibile,
comunque a livello pratico non ne ho risentito in
maniera particolare. Io dopo quella partita sono
andato da solo a Monaco in treno, a vedere la
partita contro il Borussia, sono andato a Manchester
da solo a vedere quella con il Milan, insomma ho
sempre continuato ad andare allo stadio e a fare le
mie cose. ho partecipato a manifestazioni di ogni
tipo e posso dire che l’ho catalogato come un
incidente di percorso. Mio fratello invece è rimasto
segnato, va ancora in cura dallo psicologo, lui poi
ha trascorso il tempo a sollevare i cadaveri per
vedere se mi trovava in mezzo ai corpi delle persone
morte e questo credo lo abbia traumatizzato. Non
riesce più a fare la fila neanche per andare a fare
la spesa, poi ha un carattere spigoloso e differente
dal mio. Forse alcune cose che io non ho visto a lui
hanno cambiato il corso delle cose".
Ringraziamo
cortesemente Gianni Carpitelli per la disponibilità.
15 luglio 2019
Fonte: Juvenews.eu
ARTICOLI STAMPA
e WEB LUGLIO
2019
Supercoppa Europea: la Juve si congratula con il
Liverpool, tifosi divisi
Quando i nomi di
Juventus e Liverpool vengono accostati è normale,
financo scontato, che possano nascere dei malumori.
Per molti tifosi bianconeri i fatti accaduti il 29
maggio del 1985 allo Stadio Heysel di Bruxelles
restano una ferita aperta: 39 morti per una partita
di calcio non si dimenticano ed i responsabili o,
comunque, chi è legato ai colori dei Reds non potrà
mai essere supportato. Non stupiscono perciò le
reazioni che parte della tifoseria bianconera ha
espresso al post di congratulazioni pubblicato dalla
Juve in favore del Liverpool, fresco vincitore della
Supercoppa Europea.
15 agosto 2019
Fonte:
Ilbianconero.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB AGOSTO
2019
Agnelli ricorda le vittime dell’Heysel: "Sempre nei
nostri cuori"
Il presidente della
Juve a Liverpool per una riunione dell’Eca ha
postato una foto della targa commemorativa in onore
dei 39 tifosi che persero la vita il 29 maggio del
1985.
"Always in our
hearts" ("sempre nei nostri cuori"). Questo il tweet
con cui il presidente della Juventus, Andrea
Agnelli, ha oggi voluto ricordare le vittime della
tragedia dell’Heysel. Il presidente si trova a
Liverpool per una riunione dell’Eca e ha postato una
foto della targa commemorativa in onore dei 39
tifosi che persero la vita il 29 maggio del 1985,
prima della finale di Coppa Campioni tra la Juventus
e il Liverpool.
16 agosto 2019
Fonte:
Torino.corriere.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB AGOSTO
2019
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