ARTICOLI STAMPA e WEB GENNAIO
2019
Un fotografo ricorda l'Heysel: "Giocare fu la soluzione migliore"
Una Giornata Nazionale contro la Violenza nello Sport
ARTICOLI
STAMPA e WEB FEBBRAIO 2019
Marisa hai Amato
LA COMMEMORAZIONE
"Non dimenticare Heysel"
Comitato di Reggio Emilia renderà onore alla memoria di Erika Pioletti
e Marisa Amato
ARTICOLI
STAMPA e WEB MARZO 2019
Quella
notte all’ Heysel
Scontro tifosi Juve, la Sud: "Vergogna, infangati i morti dell'Heysel"
I 70 anni di Carmelo Di Pilla, fotoreporter isernino che sfuggì
alla morte nella strage...
BianconeroGranata: disegni dei bambini per ricordare Superga e l’Heysel
I disegni dei bimbi per Superga e Heysel
Superga, e Heysel, tragedie spiegate alle elementari
Platini sull'Heysel: "…Giocare fu giusto per salvare tante altre
vite"
Tragedia dell'Heysel, le confessioni di Platini
Insegnare l'Heysel nelle scuole: l'iniziativa
A 34 anni dall'Heysel e 70 da Superga: le tragedie nei disegni dei
bambini
Euro 2000, l'Heysel e un imbarazzante silenzio
La morte e il rispetto ci uniscano: ecco BianconeroGranata
ARTICOLI
STAMPA e WEB APRILE 2019
La violenza nel calcio non è stata debellata
Nucleo 1985: tappa a Bruxelles per rendere omaggio ai caduti
dell'Heysel
Una targa per le donne di piazza San Carlo
Dolore senza colore: a 70 anni da Superga e 34 dall'Heysel...
Un fotografo ricorda l'Heysel: "Giocare fu la soluzione
migliore"
Nick Didlick, candidato al premio Pulitzer per le
sue foto della tragedia dell'Heysel, prima della finale
di Coppa dei Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool,
è tornato a parlarne a Gazzetta.it. Queste le sue parole:
"Quel che è successo quel giorno non potrò mai dimenticarlo.
Io ero in un punto centrale dello stadio e ricordo una scena
che non avevo mai visto in vita mia: due settori pieni di
gente allargati così completamente aperti. Poco dopo capii
che quel buco tra tifosi inglesi e i tifosi della Juventus
c'era perché stava accadendo qualcosa nello stadio che li
spingeva. Ed era qualcosa che spingeva gli italiani in uno
stretto, piccolo, angolo fino a pressarli contro la recinzione.
Quindi ho iniziato a guardare in quella direzione perché
era davvero insolito quando vedi una separazione di quel
tipo. E mi avvicinai, da dentro il campo da gioco, fino
a quando il muretto collassò. Era un muretto non particolarmente
alto: 3 o 4 metri di altezza, se ricordo bene. Ma quel muretto
cadde improvvisamente, schiacciando i tifosi uno sopra l'altro.
Ricordo di aver pensato: "Non possono credere che facciano
giocare la partita. La gente non sa quello che è successo
qui ?" Capisco adesso, col senno di poi, che lo fecero perché
non volevano che gli inglesi potessero mischiarsi col resto
del pubblico. E probabilmente fu la decisione migliore in
quel momento, perché ha consentito a più polizia di entrare
nello stadio ed essere preparata per la fine della partita.
E questo almeno ha permesso di concludere l'evento abbastanza
bene alla fine, proprio per merito di quella decisione di
giocare la partita".
8 gennaio 2019
Fonte: Calciomercato.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
GENNAIO 2019
Una Giornata Nazionale contro la Violenza nello Sport
L’Associazione a Roma presso
la Presidenza del Consiglio dei Ministri per formulare la
proposta di una Giornata della Memoria. Presentato anche
il Progetto Museale-Scolastico di Domenico Laudadio.
Giovedì 24.01.2019 l’Associazione è stata ricevuta
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dallo staff
del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Giancarlo
Giorgetti (Ministro con Delega allo Sport). Nell'occasione
è stata avanzata la proposta di istituire annualmente una
"Giornata Nazionale contro la violenza nello sport", la
quale è stata accolta con favore. L'obiettivo condiviso
dall’Associazione con la Presidenza del Consiglio è quello
di creare una Giornata della Memoria che offra un momento
di riflessione ed educazione contro ogni forma di violenza
nello sport rivolgendosi in particolare ai giovani e agli
studenti. Nelle prossime settimane si lavorerà alla definizione
del programma comune datato per il mese di maggio. Qualora
non fosse possibile riuscirvi per quel periodo, la manifestazione
slitterà in altra data, ma con la volontà di avviare questo
percorso nel 2019. Presentato, inoltre, il progetto promosso
da Domenico Laudadio, approvato in assemblea nel 2018: una
Sala della Memoria da insediare in ambito museale in Italia
e un programma scolastico di informazione sulla strage dell'Heysel
rivolto alle medie inferiori e superiori nell'ottica di
una sensibilizzazione all'educazione civico-sportiva dei
giovani e giovanissimi studenti e atleti. Anche in questo
caso lo staff ministeriale si è detto disponibile a patrocinare
e, qualora possibile, anche a finanziare il progetto.
26 gennaio 2019
Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
GENNAIO 2019
Marisa hai Amato
di Domenico Laudadio
Parole, quasi una lettera dedicata alla Signora Marisa
Amato, scomparsa ieri per complicanze causate dalle
gravissime lesioni riportate nella folle calca del 3
giugno 2017 durante la proiezione della finale di Champions
League della Juventus sul maxi schermo in piazza San
Carlo a Torino.
Arduo intessere le trame di parole in un elogio funebre
senza ricomporre immagini di retorica in frasi abusate
dalla prammatica. Rischiosa l’impresa, magari di un
arazzo già noto da fare e disfare… La signora Marisa
Amato proprio non le merita ora che è già oltre il lessico
e il dolore, oggi che possiamo scriverle tutta la nostra
gratitudine e ammirazione per averci insegnato a lottare
innanzi al limite e a morire senza rinunciare fino all’ultimo
atto ad un respiro affrancato dai tubi. Ora che potremo
tranquillamente scriverle da tifosi, da cittadini, da
figli, in barba ai fronzoli stucchevoli dei convenevoli,
alternando il tu alla parola mamma, perché di una madre
si è trattato in questa luminosa scia che ha illuminato
per la via una famiglia da Beinasco a Torino.
Cara Marisa, questa solenne lezione, impartita dalla
forza con la quale hai affrontato nella sofferenza il
sortilegio di una condanna fatale all’infermità, buggerandola
con il tuo imperturbabile sorriso, è patrimonio dell’umanità.
Certo, non illudiamoci, il tesoro più prezioso lo conserveranno
per sempre e gelosamente Vincenzo con Danilo e Viviana
nello scrigno delle memorie più care. Blindato a quanti
morbosamente vorrebbero sperperarlo senza paravento
sui social, in furbesche trasmissioni strappalacrime
o sulle righe scarne del "chi-dove-come-quando" dei
cronisti. Sacro, è giusto, inviolabile così… A noi resterà
in eredità la tua speranza che il calcio unisca anche
le sponde opposte nella piena del Po e l’onta per come
tu abbia pagato salatissimo il conto alla ventura maledetta
di una Coppa, di una squadra e di uno sport che neanche
amavi, al gesto infame di 4 delinquentelli, alla dissennata
organizzazione della festa nel salotto buono del popolo.
Soltanto poco tempo fa, ostaggio di un’ambulanza, avevi
voluto essere presente in aula anche tu al processo
per costituirti dalla parte della civiltà contraria
ai barbari ed a chi non li ha preventivamente disarmati,
ma soprattutto difronte a chi ignorò che in argini saldi
e canali sgombri poteva defluire anche l’oceano. La
tua dignità abbia effetti miracolosi, un mantra etico
che risuoni limpido nelle coscienze di chi si assume
responsabilità civili e in chi le osteggia, dentro a
quanti vacillano sull’orlo dell’autocommiserazione ed
al bullo che li dileggia, nell’animo affranto di chi
riesce a malapena a sopravvivere sbarcando il lunario
esattamente come in quello di chi ne dovrà rendere conto
all’altro mondo.
Ma adesso mi taccio, Signora, non voglio più trattenerla
in queste righe del tutto arbitrarie di confidenza…
Mia Cara Marisa, per lei che ha combattuto la buona
battaglia, anche se non ha vinto, ora è tempo di pace.
6 febbraio 2019
Fonte: Giulemanidallajuve.com
Fonte Fotografia di Marisa Amato: Portaleitaliano.org
ARTICOLI STAMPA
e WEB FEBBRAIO 2019
LA COMMEMORAZIONE
"Non dimenticare Heysel"
di Romano Zampineti
Ieri mattina una cerimonia
davanti al Mirabello per ricordare le 39 vittime di
Bruxelles e le donne morte per gli incidenti a Torino.
REGGIO EMILIA - Come
ormai è consuetudine, prima della partita Sassuolo-Juventus,
ieri mattina si è svolto davanti al Monumento per non
dimenticare l'Heysel di via Matteotti, un momento di
incontro e di ricordo in memoria dei 39 angeli che hanno
perso la vita allo stadio di Bruxelles. Tra questi,
il reggiano Claudio Zavaroni. Ieri sono state ricordate
anche le due vittime della tragedia di Torino: Marisa
Amato, i cui funerali si sono svolti in settimana ed
Erika Pioletti. Poco alla volta sono arrivati esponenti
e tifosi dei vari Juventus Club di tutta Italia, tra
cui Emilia Bianconera, Juventus club Gianni Agnelli,
Mutina di Modena (rappresentato dal presidente Carlo
Cagiano), Juventus club Carpi, Juventus club Bologna,
Juventus club Nord/Est, Juventus club Ladispoli, Juventus
club Tivoli, tra cui Carlo Ricci superstite dell'Heysel.
I responsabili del Comitato Per Non Dimenticare Heysel,
la presidente Juliana Bodnari con il marito Rossano,
hanno ringraziato tutti per la presenza alla cerimonia
e dato appuntamento a tutti verso la fine di maggio,
per la commemorazione ufficiale nel 34esimo anniversario
della tragedia dell'Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985.
La data della cerimonia dipenderà dalla Juventus, ovvero
se raggiungerà la finale di Champions. Il Comitato non
si fermerà qui ma cercherà di mettere in cantiere altre
iniziative.
10 Febbraio 2019
Fonte: Gazzetta di Reggio
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO 2019
Comitato "Per Non Dimenticare Heysel" di Reggio Emilia
renderà onore alla
memoria di Erika Pioletti e Marisa Amato
di Mirko Di Natale
In occasione della
partita Sassuolo vs Juventus che si disputerà domenica
10 febbraio 2019, il Comitato "Per Non Dimenticare Heysel",
nella persona del presidente Iuliana Bodnari, organizzerà
un incontro davanti al Monumento alla Memoria sito nel
parco di via G. Matteotti, 2 (di fronte allo stadio
Mirabello) a partire delle ore 11 fino alle ore 15 per
onorare la memoria dei nostri 39 angeli. Il nostro pensiero
e le nostre preghiere saranno in ricordo di Erika Pioletti
e Marisa Amato, sfortunate vittime della tragedia Piazza
San Carlo. Nessuna persona è morta finché vive nel cuore
di chi resta. Invitiamo, perciò, i supporters di passaggio
a Reggio Emilia per un saluto in amicizia e per render
loro omaggio.
9 febbraio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO 2019
Quella notte
all’Heysel
Storia di Sopravvissuti
di Chiara Baffoni
Il 7 marzo 2019,
il Club Rotary di Guidonia Montecelio Distretto
2080 ha avuto il lieto piacere di accogliere la
testimonianza di due sopravvissuti alla tragedia
dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985 poco prima
della finale della coppa dei campioni di calcio
tra la Juventus e il Liverpool. Coraggiosi, intraprendenti
e con gli occhi colmi di verità e speranza. Un padre
e un figlio. Loro sono il Dott. Carlo e Fabio Ricci.
Una serata di verità, giustizia in cui il coraggio
di parlare e di testimoniare ancora una volta è
stato la chiave per condividere l’avvenimento e
far comprendere il dolore e la speranza, la volontà
di non dimenticare il passato ma di poter imparare
e migliorare da esso. Una nobile azione, dover ricordare
e ripercorre passo dopo passo quel momento. Parole
di saggezza con un peso come sassi di miniera, perché
ciò che è stato raccontato è verità, una storia
senza filtri. Carlo e Fabio hanno condiviso le loro
emozioni, percezioni e paure circa quel giorno.
Una partita importante, in cui già i tifosi britannici
più accesi incominciarono a spingere come un’onda
verso il settore Z, occupato in ampia parte dai
sostenitori della Juventus. I tifosi impauriti italiani
nel tentativo di fuggire dalle cariche violente
generate dagli hooligans si ammassarono contro il
muro opposto. Fu talmente tanta la pressione esercitata
dai gruppi britannici che coloro che si trovavano
in quella sezione si ritrovarono in posizione quasi
orizzontale l’uno sull’ altro, accalcati, con un
respiro superficiale e impedendo qualsiasi movimento
volontario. Furono 39 le anime a perdere la vita
tra cui 32 italiani e oltre 600 feriti. Doveva esser
una partita come le altre, un momento da condividere
con la propria famiglia e con i propri amici. Persone
riunite per un unico obiettivo, sostenere la propria
squadra, perché questo dona gioia, felicità e ristora
il cuore. Carlo e Fabio sono la dimostrazione della
vera forza di volontà e del coraggio che serve per
rimettersi in gioco, prendere in mano la propria
vita al fine di andare avanti. Pensare all’Heysel
sarà sempre una lacrima che ripercorre una ferita
ancora aperta ed è un bene che sia così. Non bisogna
dimenticare. Dimenticando si possono commettere
i medesimi errori. Solamente ricordando ed essendo
portavoce della storia si potrà migliorare il presente.
Parole che invitano alle nuove generazioni di seguire
e sostenere il calcio con rispetto e sportività.
Un ringraziamento speciale ai relatori per la loro
presenza e per aver condiviso la propria esperienza.
Un ringraziamento al presidente Michele De Stefano
per aver donato l’opportunità al Club di poter ascoltare
una testimonianza che tocca il cuore e rende più
nitida la storia. Infine si ringraziano tutti i
soci e i partecipanti della serata per la loro presenza
e per aver reso peculiare ed interessante la serata
attraverso domande e curiosità.
8 marzo 2019
Fonte: Rotaryguidonia.org
ARTICOLI STAMPA e WEB
MARZO 2019
Scontro tifosi Juve, la Sud: "Vergogna, infangati
i morti dell'Heysel"
Lo scontro continua.
Non si arresta la lotta tra il tifo della Juventus,
che ieri sera si è apertamente schierato in due
fazioni durante la gara contro l'Udinese. I cori
da una parte, la protesta dall'altra, con la Curva
Sud che è stata fischiata da tutto il resto dello
stadio non appena ha iniziato a cantare. Fazioni
opposte di uno stesso tifo, arrivate allo scontro
pubblico. Ma la questione non si arresta nemmeno
oggi, anzi. A gettare nuova benzina sul fuoco è
il gruppo della Sud Tradizione Antichi Valori con
un comunicato sul proprio profilo Facebook in cui
attacca tutti i presenti allo Stadium, coloro che
hanno fischiato la Curva al primo coro dopo il lungo
silenzio e la protesta: "Vergogna Allo Stadium!!!
Ieri sera avete toccato il fondo, siete entrati
in un tunnel senza uscita, quel tunnel che voi stessi
avete creato. Sostenere la squadra, stare vicino
ai propri idoli dovrebbe essere un onore, un privilegio.
Questo privilegio di sostenere il nome della Juventus
FC, la gloriosa storia e soprattutto quei 39 Angeli
che proprio oggi sono stati fischiati al 39esimo
minuto e tutto ciò è vergognoso! Avete capito bene,
in un momento che il cuore della tifoseria bianconera
"la curva Sud Scirea" da qualche tempo, come ben
noto a tutti, ha deciso di scioperare per i motivi
ormai noti. Ciò che è accaduto ieri possiamo definirlo
un atto vile, vergognoso e infame, proveniente da
quella parte di stadio, considerata dalla società
Juventus FC, tifosi modello, i quali con il comportamento
avuto stasera, hanno ribadito il loro "attaccamento"
a questa maglia, la nostra maglia!
9 marzo 2019
Fonte: Ilbianconero.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
MARZO 2019
I 70 anni di Carmelo Di Pilla, fotoreporter isernino
che sfuggì alla
morte nella strage dell’Heysel
di Maurizio Cavaliere
La sua foto, riverso
esanime, sui gradoni della morte dello stadio di
Bruxelles, la sera di Juventus-Liverpool, fece il
giro del mondo. "Mi risvegliai in ospedale diverse
ore dopo". Dagli anni Novanta lavora come fotografo
che, nonostante tutto, predilige gli eventi sportivi.
Ecco il ricordo di quella drammatica notte.
Compie oggi 70
anni uno dei fotografi più noti di Isernia e un
po’ di tutto il Molise. Auguri e lunga vita al nostro
amico, sempre cortese e disponibile, Carmelo Di
Pilla, quella vita che strinse con tutte le forze
fra le mani la sera del 29 maggio del 1985, la sera
in cui si riversarono nella curva di uno stadio
tutti i demoni più mostruosi del calcio, la sera
della strage dell’Heysel a Bruxelles. L’uomo che
vedete qui sopra, riverso esanime a terra, è proprio
lui. Un’immagine impietosa, agghiacciante, che venne
utilizzata da vari giornali italiani e stranieri
a corredo del drammatico titolo che sancì quella
orrenda pagina di morte allo stadio. Carmelo era
andato a Bruxelles in compagnia di tre amici di
Isernia. "Avevamo mangiato, e male, alla Grand Place
-ricorda - Poi ci avviammo verso lo stadio per seguire
trepidanti la finalissima di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool. Ricordo che scelsi io
il posto dove sedermi, era libero". Era un gradone
di cemento deteriorato nel famigerato "Settore Z",
quello che, intorno alle 19.20, venne invaso con
la violenza di un uragano dal maledetto magma umano
degli hooligans inglesi, molti dei quali ubriachi
e fuori di senno da diverse ore. Un assalto premeditato,
forse una vendetta, si dirà in seguito, dal momento
che tra quei delinquenti senza coscienza c’erano
anche tifosi di altre squadre britanniche, non solo
i Reds del Liverpool. Quello che successe subito
dopo è rimasto negli occhi di tutti noi che quella
sera eravamo davanti alla tv, pronti ad esultare
per un gol, e che invece ci ritrovammo costretti
a fare i conti, all’improvviso, e troppo giovani,
con la follia del genere umano. "Ci fu una prima
ondata fortissima che ci spinse via lontano - racconta
Carmelo Di Pilla - poi un’altra, devastante. Mi
ritrovai per terra, calpestato da decine di persone
e in balia dei movimenti di quell’onda di gente
inerme, schiantata dagli hooligans. Poi si spense
la luce… Non ricordo altro". Carmelo perse i sensi.
Nella foto lo vediamo in polo bianca, scomposto,
buttato sui gradoni del fatiscente stadio Heysel,
come un cadavere, braccia aperte e gambe piegate
innaturalmente: un Cristo caduto dalla croce. La
sua immagine, in quello scorcio di caos, tamburi,
morti, panico e sciarpe bianconere, fece il giro
del mondo. Ci "aprirono" la Gazzetta dello Sport
e il Tempo (la foto qui sopra) e anche alcuni giornali
francesi. Carmelo, per fortuna, non era morto. "Mi
risvegliai verso le 3 di notte in un letto di ospedale,
sempre a Bruxelles. Avevo ferite su tutto il corpo.
Avevo perso tutto: giacca, macchina fotografica
e soldi. Ma ero ancora vivo". Altre 500 persone
come lui vennero ricoverate in diversi ospedali
della capitale belga. Alcuni purtroppo morirono,
sopraffatti dall’ondata di morte generata dai pazzi
inglesi, senza dimenticare in questo contesto la
vergognosa impreparazione delle Forze dell’Ordine
belghe. Furono 39 le vittime, 32 delle quali italiane,
tifosi della Juve, bambini compresi. "Restai due
giorni in ospedale - dice ancora - vennero a trovarmi
il Presidente della Figc di allora, Federico Sordillo,
e Antonio Matarrese, che sarebbe stato il suo successore
dopo la parentesi Carraro. In corsia incontrai pure
Re Baldovino, con il quale scambiai qualche parola
in francese". Poi, Carmelo Di Pilla, il sopravvissuto,
poté tornare in Italia. "Era un volo militare, sull’aereo
c’era anche il Ministro (del Lavoro, ndr) De Michelis.
Quando in volo aprii un giornale francese, vidi
la mia foto, quell’immagine così drammatica e assurda".
Già, una foto, quello che poi avrebbe rappresentato
il risultato tangibile della sua professione. Carmelo
Di Pilla, infatti, dopo aver condotto per una dozzina
d’anni un negozio di alimentari, a Isernia, ha deciso
di riprendere la macchina fotografica e, dagli anni
Novanta, è impegnato come fotografo che, nonostante
tutto, ama e predilige gli eventi sportivi. È sempre
lo stesso, cortese e "sempre juventino". La tragedia
di quella notte gli è rimasta dentro ma anche la
voglia di essere vivo e testimone delle sue grandi
passioni. Buon compleanno Carmelo, auguri per tutto.
11 Marzo 2019
Fonte: Primonumero.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
MARZO 2019
Comunicato Stampa del Presidente della Circoscrizione
7 di Torino
BianconeroGranata:
disegni dei bambini per ricordare Superga e l’Heysel
di Luca Deri
Torino e Juventus,
le due principali società calcistiche della città,
da sempre divise da una sana rivalità sportiva,
ma unite da destini che ne hanno profondamente segnato
la storia. Storia fatta non solo di campionati e
coppe vinte, ma di condivisione di momenti tragici,
di atti di solidarietà estremi, di situazioni da
cui ripartire da zero; un’idea di sport rivolta
a superare con determinazione e serenità quelli
che possono essere gli ostacoli quotidiani della
vita: questo il messaggio che il progetto BianconeroGranata,
presentato dalla Safatletica in collaborazione con
l’Associazione Quelli di... Via Filadelfia e l'Associazione
Memoria Storica Granata, vuole trasmettere agli
alunni delle scuole primarie della Circoscrizione
7, nel cui territorio si trovano tante testimonianze
dei fatti che hanno segnato la storia delle due
società e che verrà illustrato Mercoledì 20 marzo
ore 18,30 presso la sede della Circoscrizione in
corso Vercelli 15. Le emozioni degli alunni verranno
rappresentate da disegni che nasceranno dalla loro
fantasia e dalle loro matite. Gli elaborati verranno
poi raccolti in un libro tematico che verrà donato
alle due società, ai dirigenti scolastici delle
scuole coinvolte e ovviamente agli alunni che gli
avranno dato forma. "Sul nostro territorio, dichiarano
Luca Deri e Nando D’Apice Presidente e Coordinatore
Sport Circoscrizione 7, sono presenti i simboli
indelebili delle due tragedie che hanno colpito
le due principali società calcistiche torinesi.
A Superga, luogo dello schianto dell’areo del Grande
Torino è presente la lapide commemorativa che ricorda
la tragedia così come nel quartiere Valdocco dal
2018 è ubicata piazzetta Vittime dello Stadio dell’Heysel
che ricorda il dramma dei 39 tifosi bianconeri morti
durante la finale di Coppa Campioni Juventus-Liverpool
del 1985. Per questo motivo, conclude Deri, vogliamo
che la memoria per queste due sciagure rimanga vivo
nelle nuove generazioni in modo che non si ripetano
più". "Un’iniziativa lodevole, dichiara Beppe Franzo,
Presidente Associazione "Quelli di ... Via Filadelfia"
che ci ha visti entusiasti aderenti e fiancheggiatori
della stessa, perché il ricordo di quelle tragedie
è parte integrante di una memoria collettiva da
tramandare ai posteri. L’Heysel e Superga sono drammi
che trascendono tempo e ubicazione geografica, che
vanno oltre la faziosità e il tifo calcistico. Sono
drammi diversi: uno inerente una Squadra, l’altro
i Tifosi, ma rappresentano entrambi il lato e il
risvolto drammatico del contesto calcistico". "Lo
sport non divide, affratella. Questo è il motto
del nostro Museo, conclude Domenico Beccaria, Presidente
"Associazione Memoria Storica Granata", e in questo
solco, quattro anni fa abbiamo realizzato la mostra
"70 Angeli in un unico cielo - Superga ed Heysel
tragedie sorelle". Per ricordare a tutti che tifare
pro è giusto, tifare contro è ammesso, ma senza
superare certi limiti invalicabili. Il rispetto
per i morti è dovuto sempre e comunque, senza se
e senza ma".
16 Marzo 2019
Fonte: Circoscrizione
7 di Torino
ARTICOLI STAMPA e WEB
MARZO 2019
CIRCOSCRIZIONE 7 Gli elaborati del progetto
"BianconeroGranata" diventeranno un libro.
I disegni dei bimbi per Superga e Heysel
I disegni
dei bimbi delle scuole per ricordare le tragedie
di Superga e dell'Heysel. È il messaggio lanciato
dalla Circoscrizione 7 attraverso il progetto BianconeroGranata,
presentato dalla Safatletica in collaborazione con
l'associazione Quelli di... Via Filadelfia e l'associazione
Memoria Storica Granata. L'evento verrà illustrato
domani alle 18.30 presso la sede di corso Vercelli
15. Le emozioni degli alunni verranno rappresentate
da disegni che nasceranno dalla loro fantasia e
dalle loro matite. Gli elaborati verranno poi raccolti
in un libro tematico che verrà donato alle due società,
ai dirigenti scolastici delle scuole coinvolte e
ovviamente agli alunni che gli avranno dato forma.
"Sul nostro territorio - dichiarano Luca Deri e
Nando D'Apice, presidente e coordinatore allo Sport
- sono presenti i simboli delle due tragedie che
hanno colpito le due società calcistiche torinesi".
A Superga, luogo dello schianto dell'aereo del Grande
Torino c'è la lapide commemorativa che ricorda la
tragedia e in zona Valdocco dal 2018 è ubicata piazza
Vittime dello Stadio dell'Heysel che ricorda il
dramma dei 39 tifosi bianconeri morti durante la
finale di Coppa Juve-Liverpool del 1985. "Per questo
motivo - conclude Deri - vogliamo che la memoria
di queste sciagure rimanga vivo nelle nuove generazioni,
in modo che non si ripetano più". Ph. Ver.
19 marzo
2019
Fonte: Cronacaqui
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
Il progetto di due associazioni di tifosi di Juve
e Toro per insegnare in cinque istituti della Circoscrizione
7 il rispetto degli
avversari.
Superga, e Heysel,
tragedie spiegate alle elementari
di Diego Molino
LA STORIA -
Insegnare le tragedie sportive del passato per formare
e far crescere i tifosi (e quindi gli uomini) del
domani. È il più nobile degli obiettivi quello che
si pone il progetto BianconeroGranata che ad aprile
coinvolgerà le scuole primarie della Circoscrizione
7. Sullo sfondo i fatti accaduti allo stadio Heysel
e lo schianto aereo alla Basilica di Superga, momenti
che hanno segnato irrimediabilmente la storia di
Juventus e Torino. Avvenimenti che verranno prima
raccontati in classe e che poi saranno trasformati
in disegni dalle matite degli alunni e raccolti
in un libro tematico il prossimo 15 maggio. "L'idea
è diffondere un messaggio di vicinanza e rispetto
fin dai primi anni di scuola, è un po' un modo per
rispondere alle offese che invece si ascoltano sugli
spalti degli stadi" spiega Marco Ivo, presidente
della società sportiva Safatletica che coordina
l'iniziativa. Sono cinque gli istituti individuati
per il progetto (Antonelli, Muratori, Aurora, Regio
Parco e Gozzi-Olivetti), per ciascuno parteciperanno
25 allievi a cui verrà raccontato il contesto in
cui si consumarono le tragedie e il loro significato
per la città. Una parte importante sarà svolta dalle
associazioni che da anni mantengono viva la memoria.
Come l'associazione "Quelli di… via Filadelfia"
che anche quest'anno organizzerà La Giornata della
Memoria delle Vittime dell'Heysel per le 39 vittime
di quel 29 maggio '85, finale di Coppa dei Campioni
fra Juventus e Liverpool. "Ricorderemo la figura
di Roberto Lorentini - dice il presidente Beppe
Franzo - era riuscito a scappare alla prima carica
degli hooligans ma perse la vita perché tornò indietro
a salvare un bambino rimasto ferito. Un esempio
di coraggio e generosità che gli valse la Medaglia
d'Argento al Valore Civile. A fare la sua parte
sarà anche l'associazione "Memoria Storica Granata"
che nel 2014 inaugurò la mostra "70 angeli in un
unico cielo, Superga ed Heysel tragedie sorelle".
"Speriamo che i piccoli alunni di oggi possano essere
dei buoni maestri per i loro figli, serve rispetto
reciproco fra le tifoserie" dice il presidente Domenico
Beccaria. Un messaggio che arriva nel settantesimo
anniversario di quel 4 maggio 1949, quando l'aereo
del Grande Torino si schiantò contro il muraglione
della Basilica di Superga. Vogliamo che la memoria
per queste due sciagure rimanga viva nelle nuove
generazioni, per questo abbiamo da subito sostenuto
il progetto" - dicono Luca Deri e Nando D'Apice,
presidente e coordinatore allo Sport della Circoscrizione
7.
20 marzo 2019
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
Giocare
fu giusto per salvare tante altre vite"
Nella sua lunga intervista rilasciata al
Corriere della Sera, Michel Platini, ex fuoriclasse
della Juventus, è tornato sulla tragica serata dell'Heysel:
"Sul campo non l’ho vissuta. Ho provato a vincere
la partita, nessuno in campo e negli spogliatoi
sapeva quello che succedeva e davanti a noi c’era
il Liverpool che voleva vincere. Mi sono sempre
chiesto cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa:
giocare fu giusto. Non solo per la gara, ma per
salvare tante altre vite. Come ci ho convissuto
? Male. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo
per far visita ai feriti in ospedale. I giornalisti
francesi hanno scritto che avevo ballato sulla pancia
dei morti, questo perché ho fatto il gol e ho espresso
la mia gioia. Sono stati momenti brutti e così me
ne sono andato lontano: era troppo difficile stare
a Torino".
20 marzo 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
Tragedia dell'Heysel, le confessioni di
Platini
L'ex fuoriclasse della Juventus
torna a parlare di una delle notti più
tristi della storia del calcio che lo ha
visto protagonista sul campo.
Il sogno
di consegnare il trofeo della Champions
League al capitano della Juventus nei panni
di presidente dell’Uefa è naufragato per
motivi indipendenti dalla sua volontà, ma
Michel Platini non molla. Intervistato dal
"Corriere della Sera", il tre volte Pallone
d’Oro è tornato a parlare della controversa
vicenda che l’ha portato fuori dal calcio,
nonostante la squalifica per presunti
pagamenti irregolari ricevuti da Sepp
Blatter sia stata prima ridotta da otto a
sei e poi a quattro anni e poi cancellata.
"Combatto sempre, non mi lascio piegare: un
giorno la giustizia arriverà. Ora il caso è
alla Corte dei diritti umani a Strasburgo:
non mi possono impedire di lavorare nel
calcio, ma non so che farò poi. Oggi me ne
frego della Fifa" ha detto Platini. Meglio
parlare di calcio giocato e magari proprio
della sua Juventus, che in lizza per vincere
l’agognata Champions c’è ancora dopo
l’impresa contro l’Atletico Madrid. Le Roi è
fiducioso, ma non si sbilancia: "È una
squadra fortissima fisicamente, una macchina
da guerra. Con Real, Bayern e Psg fuori le
prospettive di vittoria sono interessanti,
anche se la Juve in coppa non è mai
particolarmente fortunata, chissà…. Ho visto
Cristiano Ronaldo contro il Manchester
United a Torino: ha una mentalità e un
fisico eccezionali". Ma dire Juventus e
Champions League, anzi nella circostanza
Coppa dei Campioni, significa tornare con il
pensiero alla notte del 29 maggio 1985,
quella del primo trionfo dei bianconeri
nella manifestazione. Un trionfo soffocato
nel sangue delle 39 vittime della strage
dell’Heysel, tragedia che è ovviamente
scolpita nella memoria e nel cuore di
Platini, che rivendica però la correttezza
della decisione di disputare regolarmente
quella partita: "Sul campo non ho vissuto
quella partita. Ho provato a vincerla,
nessuno in campo e negli spogliatoi sapeva
quello che succedeva. Mi sono sempre chiesto
cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa, ma
credo che giocare fu giusto. Non solo per la
gara, ma per salvare tante altre vite. Sono
tornato a Bruxelles il giorno dopo per far
visita ai feriti in ospedale. I giornalisti
francesi hanno scritto che avevo ballato
sulla pancia dei morti, questo perché ho
fatto il gol e ho espresso la mia gioia.
Sono stati momenti brutti e così me ne sono
andato lontano: era troppo difficile stare a
Torino".
20 marzo
2019
Fonte:
Sport.virgilio.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
Insegnare l'Heysel nelle scuole:
l'iniziativa
"Insegnare le tragedie sportive del passato per
formare e far crescere i tifosi (e quindi gli
uomini) del domani". È questo il monito di un
bel progetto dal nome "BianconeroGranata" che -
come scrive La Stampa - ad aprile coinvolgerà le
scuole primarie della Circoscrizione 7. I fatti
accaduti allo stadio Heysel e lo schianto aereo
alla Basilica di Superga saranno i temi
principali da trattare come momenti che hanno
segnato irrimediabilmente la storia. Prima si
insegneranno in classe, poi saranno trasformati
in disegni dalle matite degli alunni e raccolti
in un libro tematico il prossimo 15 maggio.
Marco Ivo, presidente della società sportiva
Safatletica e coordinatore dell'iniziativa, ha
detto: "L’idea è diffondere un messaggio di
vicinanza e rispetto fin dai primi anni di
scuola, è un po’ un modo per rispondere alle
offese che invece si ascoltano sugli spalti
degli stadi". Cinque gli istituti individuati
per il progetto - Antonelli, Muratori, Aurora,
Regio Parco e Gozzi-Olivetti - nei quali
verranno scelti 25 allievi partecipanti.
Contributo fondamentale sarà dato dalle
associazioni che da anni mantengono viva la
memoria per queste due tragedie.
20
marzo 2019
Fonte:
Ilbianconero.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
A 34 anni dall'Heysel e 70 da Superga: le tragedie
nei disegni dei bambini
di Beppe Franzo
È nata quattro anni fa la "Giornata della
Memoria per le vittime dell’Heysel e di ogni manifestazione
sportiva".Quando anni addietro abbiamo dato impulso
alla "Giornata della Memoria per le vittime dell’Heysel
e di ogni manifestazione sportiva", la nostra Associazione
era al suo stato embrionale. Di lì a poco ci saremmo
strutturati e organizzati meglio, con motivazioni
e intenti ambiziosi. Ma anche con la consapevolezza
che qualcosa di più doveva essere fatto per rafforzare
la Memoria Storica. A tutti fu chiaro che l’Heysel
doveva avere maggior attenzione, per non farne sopire
il ricordo e tramandarlo così ai posteri. Il progetto
"BianconeroGranata" indetto dalla Circoscrizione
7 in collaborazione con la nostra Associazione,
"Quelli di ... Via Filadelfia", e quella della "Memoria
Storica Granata", dà vita a un concorso di disegni
dove i bambini delle elementari raffigureranno l’Heysel
e Superga. Iniziativa encomiabile, e non solo perché
da noi supportata. Per molti è stato come riaccarezzare
il tempo. Quei bambini che nell’allora pre-partita
a Bruxelles giocavano dinanzi a un pubblico in attesa
del grande evento, sono un flash back che riapre
molte ferite. Mai rimarginate. Le matite di altri
bambini saranno strumenti atti a raffigurare cosa
essi percepiscano a distanza di 34 anni da Bruxelles
e 70 da Superga, da quei racconti spesso tramandatati
di padre in figlio, con insieme anche i loro nonni.
Lorentini e Mazzola, per fare due nomi su tutti,
appartengono al cuore mistico della città del tifo.
Quella metropoli accarezzata tutti giorni dalla
Mole che osserva la vita dei cittadini torinesi.
Un monumento che è diventato il simbolo dell’evento,
nella doppia valenza bianconera e granata. Un’esternazione
grafica del binomio calcistico che caratterizza
la metropoli, con le proprie specifiche identità,
non solo sportive, ma anche culturali, identitarie.
Ognuna con i suoi morti, il proprio dolore. Rispettiamole.
Entrambe. Nel pensare ai reciproci insulti, da una
parte e dall’altra, mi viene da ricordare un episodio
sul fronte occidentale del 1914. Nella notte di
Natale, soldati tedeschi, britannici e francesi,
lasciarono le trincee per incontrarsi nella "terra
di nessuno" per fraternizzare. Furono celebrate
cerimonie religiose e sepolture dei caduti. Finita
la tregua ognuno tornò nella rispettiva trincea,
guerreggiando come prima. Nemici, come sempre, ma
con il reciproco rispetto per i morti. Emuliamoli.
22 marzo 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
Euro 2000, l'Heysel e un imbarazzante silenzio
di Claudio Leone
Cosa si può fare in quindici anni
? Molto, quasi tutto. Di certo, però, è
un lasso di tempo troppo breve per poter
dimenticare: le ferite vengono lenite, disinfettate
o cauterizzate. Eppure, la cicatrice resta
lì, visibile ad occhio nudo e sotto gli
occhi di tutti. Non c’ero, quel 14 Giugno
del 2000, al Re Baldovino di Bruxelles.
Perdonatemi, se per la prima volta abbandono
i panni del narratore esterno e parlo in
prima persona. Questo perché, in fondo,
in questo Monday Night racconto un po’ anche
di me, fuoriuscendo dai classici meccanismi
dello storytelling. Non c’ero, ma ho un
ricordo cruciale di quella sera: per la
prima volta nella mia vita, sentii parlare
dell’Heysel. Il Re Baldovino, infatti, altro
non era che il nuovo volto, sapientemente
ristrutturato per motivi di sicurezza, di
uno dei luoghi più tragici nella storia
del calcio italiano. Un nuovo nome usato
come pasta abrasiva, nel tentativo di cancellare
le tracce di una macchia troppo grande per
tutti. Ma sotto la scocca, vividi più che
mai, i graffi, tornati a galla in una fresca
sera di Nyon nel Dicembre del 1999. Nella
sede dell’UEFA, tutti compresero che l’urna
del sorteggio, beffarda come non mai, avrebbe
comportato un ritorno sul luogo del delitto.
14 Giugno del 2000, Belgio - Italia. Per
la prima volta, a quindici anni dalla strage,
la nazionale italiana sarebbe scesa in campo
a pochi passi da quel settore Z, ormai smantellato
e riconvertito a nuova vita. I bambini,
si sa, sono pervasi da una fanciullesca
curiosità. Davanti al televisore, chiesi
a chi mi era intorno perché si parlasse
così frequentemente dell’Heysel. In fondo,
per l’Italia, sarebbe stata una partita
come un’altra all’interno del cammino in
quell’Europeo. Non ho memoria - sono sincero
- delle risposte ricevute, ma ho un’immagine
fissa nella mia mente, che coincide con
quella riportata in alto: Maldini e Conte,
due mazzi di fiori e il resto della squadra
alle spalle. E in sottofondo, una canzone
disco emessa dagli altoparlanti dello stadio.
Fu tutto così surreale, incluse le parole
di Bruno Pizzul. La stessa voce che nel
1985 cercò di raccontare quanto stava accadendo
nell’attesa di quella finale di Champions
League tra Juventus e Liverpool, accompagnava
con tono sommesso la celebrazione, sordidamente
sovrastato dalle note musicali. In quella
serata, mi godetti lo spettacolo di una
nazionale effervescente, il gol di Stefano
Fiore e un’esultanza mai vista, tesa ad
indicare nome e numero termopressurizzati
sulla divisa. Fu solo il giorno dopo, tra
le righe delle pagine di un Corriere dello
Sport divenuto fedele guida calcistica della
mia infanzia (insieme a Calcio 2000, ma
non ditelo al direttore di 1000 Cuori Rossoblu…),
che scoprii dei 39 morti e di una gara portata
a termine in un’atmosfera surreale. Scoprii,
soprattutto, di un retroscena al limite
dell’omertoso. Di un’UEFA che rifiutò la
richiesta italiana di apporre la fascia
nera al braccio, di una serrata lotta con
la FIGC per avere la possibilità di ricordare
quanto occorso tre lustri prima. Della richiesta
di una commemorazione riservata solamente
a Maldini, capitano azzurro, e a Conte,
omologo juventino, seguita dal doveroso
rifiuto della delegazione azzurra, diretta
in massa verso una basica lapide marmorea
recitante una data, quella del 29 Maggio
1985, e un generico "in memoriam". Della
commozione dei giocatori, soli di fronte
ad un ingombrante passato, senza lo straccio
di un annuncio degli speaker e con un’inappropriata
musica da discoteca a dissacrare il momento.
E soprattutto, di un imbarazzante silenzio
delle medesime istituzioni che già nel 1985
decisero, incredibilmente, che lo show non
doveva essere fermato.
25 marzo
2019
Fonte:
1000cuorirossoblu.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
La morte e il rispetto ci uniscano: ecco BianconeroGranata
di Domenico Beccaria
Si chiama BianconeroGranata
e malgrado alle delicate orecchie di alcuni possa
suonare come una bestemmia, non lo è. Si tratta
invece di una bella iniziativa, lanciata dalla Circoscrizione
7, in collaborazione con l’associazione "Quelli
di Via Filadelfia" di matrice bianconera e la Memoria
Storica Granata. Con l’aiuto di audiovisivi e con
il supporto degli educatori scolastici, ai bambini
di alcune scuole della circoscrizione, verranno
raccontate le due tragedie, Heysel e Superga, che
in anni e modi diversi hanno funestato lo sport
cittadino, ma non solo. I giovani avranno modo di
conoscere e rielaborare la memoria di questi due
lutti e a loro volta rappresentarli, esternando
le emozioni che hanno in loro suscitato, tramite
i disegni che la loro fantasia e la loro sensibilità
gli suggeriranno. Questi ultimi verranno raccolti
in un libro, le cui prefazioni saranno scritte dai
responsabili degli enti promotori, ognuno per la
tragedia di sua appartenenza, anche se a me sarebbe
piaciuto il contrario. Al di là di quello che sarà
il risultato artistico e culturale di questa iniziativa,
mi preme sottolineare l’enorme valenza educativa
di cui essa si fa vettore. Spingere alla riflessione,
attraverso la conoscenza. Nessuno pensi di avere
il diritto di dire a questi giovani, la nostra speranza
per un futuro migliore, che cosa devono o non devono
pensare, che cosa devono o non devono dire, lungi
da noi. Sarebbe il modo peggiore di affrontare la
cosa. Nulla ha un rigetto maggiore di quello che
viene imposto con la forza, senza che ci sia una
assimilazione spontanea. Spiegare, far conoscere
e lasciare che siano loro a esprimere il dolore
per quello che è stato e l’orrore per l’uso vergognoso
che, da parte di molti in entrambi i campi, è stato
fatto negli anni per offendere e dileggiare il nemico
calcistico. Mi ha fatto un po’ effetto, durante
la seduta della commissione cultura della circoscrizione,
durante la quale è stata presentata l’iniziativa,
un intervento di una consigliera, in cui si cavillava
sulla differenza tra le due tragedie oggetto dell’iniziativa.
Vero, le due situazioni presentano difformità notevoli,
ma hanno alcuni comuni denominatori. Il fatto che
siano state legate ad eventi sportivi, che abbiano
colpito le due squadre cittadine, e soprattutto
la strumentalizzazione che ne è stata fatta negli
stadi di tutta Italia, sono quelli più evidenti.
Ma l’aspetto più importante di tutti, quello che
salta meno all’occhio, ma che ci dovrebbe maggiormente
accomunare, è la perdita di vite umane innocenti.
Eppure sono stati in molti, in campo letterario,
a ricordarci questo valore. Da John Donne, che nel
suo poema "per chi suona la campana", ci rammenta
che siamo tutti "…un pezzo del continente, una parte
del tutto…" fino al grande Totò, che nella sua Livella,
ribadisce che per quanto nobili possiamo essere
stati durante il nostro cammino terreno, "…ste pagliacciate
si fanno solo in vita: noi siamo seri… apparteniamo
alla morte !". E proprio in ossequio a questo, abbiamo
il dovere di fare tutto il possibile per dare gli
stimoli giusti ai giovani virgulti, che sono ancora
dritti e non devono piegarsi sotto il carico dell’odio
e dell’ignoranza. Nelle loro mani e nelle loro menti,
sta la speranza per il futuro.
27 marzo 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB MARZO 2019
La violenza nel calcio non è stata debellata
di Giuliano
Giulianini
Andrea
Lorentini, presidente dell'Associazione
Familiari Vittime dell'Heysel, racconta i
progetti di educazione sportiva per le scuole e
l'idea di una giornata nazionale contro la
violenza nello sport.
Secondo i dati
del Ministero dell'Interno durante la stagione
calcistica 2018/2019 gli episodi di violenza o
inciviltà legati alle partite di calcio
professionistico sono stati 120, in aumento
rispetto all'anno precedente. Il bilancio dei
feriti è stato di 46 persone tra i civili, 58
tra le forze dell'ordine, 17 tra gli addetti
alla sicurezza negli stadi. In tutto ci sono
stati 72 arresti e 1023 persone denunciate. La
violenza nello sport è un fenomeno tanto attuale
quanto paradossale, visto che riguarda un
aspetto della vita civile, lo sport appunto, che
dovrebbe rappresentare i valori dell'impegno,
della collaborazione e del rispetto per tutti.
Il 25 aprile, al Villaggio per la Terra di Villa
Borghese a Roma, campioni, esperti, giornalisti
e rappresentanti delle istituzioni sportive, si
confronteranno con il pubblico in un talk dal
titolo "Peace - Metti in campo lo sport !". Tra
gli ospiti Andrea Lorentini, giornalista di Tele
Etruria e presidente dell'Associazione Familiari
Vittime dell'Heysel. Lorentini è figlio di una
delle 39 vittime della strage di tifosi, in gran
parte italiani, avvenuta prima della finale di
Coppa dei Campioni del 1985. Oggi è attivo
nell'educazione dei ragazzi al rispetto
reciproco, contro gli eccessi dell'odio tra
tifoserie. L'intervista è stata trasmessa nel
programma "Ecosistema", rubrica radiofonica di
EarthDay.it, in onda ogni martedì su Radio
Vaticana Italia.
Andrea, dagli
anni ottanta è cambiato il mondo del calcio
rispetto alla violenza ? Purtroppo, dalle
cronache sembrerebbe di no, con episodi di
violenza più o meno gravi. In effetti sembrano
episodi meno frequenti che in passato, e
soprattutto meno organizzati, ma è realmente
così ?
"La violenza
nel calcio non è stata debellata. Un episodio
come quello dell'Heysel non si è più verificato,
però, anche in Italia, negli anni abbiamo avuto
comunque delle vittime della violenza legata al
mondo del calcio. Ricordiamo Paparelli,
ricordiamo Spagnolo, solo per citarne alcuni. È
un problema di cultura, oltre che di sicurezza
degli stadi, perché l'avversario viene visto
come un nemico, quindi spesso le tifoserie
tendono a vivere il momento della partita come
una guerra alle squadre rivali. Non ci si limita
al tifo o magari allo sfottò ironico, che può
essere anche divertente, ma si va oltre: spesso
si cerca lo scontro fisico, come a voler
delimitare un territorio. Purtroppo è un
problema di cultura al quale ancora non si è
trovato un rimedio. Come associazione, nel
nostro piccolo, cerchiamo di promuovere progetti
di educazione civico-sportiva per cercare di
incidere sulle giovani generazioni".
Tu lavori in un
contesto provinciale, ad Arezzo, in Toscana, una
storicamente regione "calda" da questo punto di
vista. Percepisci una differenza fra il tifo
intorno al calcio professionistico, di altissimo
livello, e quello dilettantistico o giovanile ?
C'è una diversa maturità, o comunque un diverso
controllo, un diverso grado di violenza fra
questi due mondi ?
"A livello
professionistico può fare più notizia. In
Toscana ci sono molte sfide di campanile, se
così le vogliamo definire, tra le squadre dei
vari capoluoghi della regione, soprattutto in
categorie come la Serie B e C, e anche a livello
giovanile. Io faccio il giornalista sportivo e
devo dire che anche nella provincia di Arezzo
abbiamo avuto alcuni episodi di violenza, non
solo nelle categorie dilettantistiche ma anche
nelle giovanili: aggressioni agli arbitri
piuttosto che episodi di violenza verbale,
magari in tribuna tra i genitori. Credo che la
violenza nel calcio esista a tutti i livelli
proprio perché non si riesce a vedere l'altro
semplicemente come un avversario. Ciò che
spaventa maggiormente, sul quale bisogna
lavorare, è che accadono spesso episodi nei
campionati giovanili, dove i ragazzi dovrebbero
invece vivere quei momenti soltanto come una
crescita personale".
L'Associazione
Familiari delle Vittime dell'Heysel incontra i
bambini delle scuole, proprio perché i problemi
culturali vanno risolti principalmente a scuola.
Come approcciate i bambini e i ragazzi ? Che
risposte ne ricevete ?
"Sviluppiamo
progetti legati principalmente all'educazione
civico-sportiva. Per esempio in questi anni
abbiamo promosso il progetto "Un pallone per la
memoria" e coinvolto varie scuole con iniziative
pratiche e ludiche, con i ragazzi che si
confrontano in tornei di calcio, pallavolo,
basket, anche di realtà differenti. In un nostro
progetto, ad esempio, abbiamo coinvolto un liceo
di Bruxelles con due licei italiani, anche per
mettere in correlazione ragazzi di lingue e
culture in parte differenti. Allo stesso tempo
sviluppiamo attività anche attraverso la nostra
testimonianza. All'Heysel ho perso mio padre,
che è stato insignito della medaglia d'argento
al valore civile. Spesso indipendentemente dal
fatto che sia mio padre, porto lui come esempio,
perché in un momento così drammatico, in cui tra
le persone era prevalso l'odio e non c'è stato
rispetto per la vita umana, in un momento così
buio, il suo è stato un esempio di altruismo.
Era un medico. Si era già salvato dalle prime
cariche dei tifosi inglesi. È tornato indietro
ed è stato travolto da una nuova carica mentre
prestava soccorso a dei tifosi. In particolare
ad un bambino che era rimasto ferito sugli
spalti. Cerco sempre di far capire ai ragazzi
che lo sport, il calcio, non è quello che è
accaduto all'Heysel, che anche in quei momenti
ci possono essere esempi per far capire loro
dove stanno il bene e il male. Io stesso ho
praticato lo sport e il calcio, nonostante il
calcio mi abbia privato di un genitore: uno dei
drammi peggiori che può provare una persona
nella propria esistenza. Ho vissuto lo sport
come momento di crescita, di socializzazione e
di sviluppo di relazioni che poi mi sono portato
avanti nel tempo. Ci sono ragazzi che a
tutt'oggi sono miei amici. Attraverso la mia
esperienza, e quella di altri associati,
cerchiamo di far capire ai ragazzi che lo sport
è qualcosa di positivo mettendoli insieme,
facendogli condividere delle giornate proprio
per sviluppare questo rispetto. Ci possono
essere agonismo e competizione, ma ci deve
essere sempre rispetto".
Come reagiscono
i bambini ?
"Devo dire che
c'è grande interesse e che le risposte sono
sempre positive. Di solito, siccome l'argomento
Heysel è abbastanza delicato, cerchiamo di
prepararli, facendo magari delle riunioni
preliminari con gli insegnanti, soprattutto se
ci troviamo a parlare con ragazzi più piccoli,
delle scuole elementari. Anche se di solito
privilegiamo scuole medie e scuole superiori,
perché comunque è un argomento abbastanza
delicato. Vediamo che i ragazzi sono attenti, ed
è soprattutto la nostra testimonianza a fare
molta breccia. Chiaramente sono delle piccole
gocce in un grande mare. Però, laddove siamo
riusciti a sviluppare la nostra testimonianza
anche con progetti concreti, poi abbiamo avuto
una risposta positiva, confermata
successivamente dagli insegnanti".
Secondo te c'è
modo di recuperare situazioni già compromesse ?
Per esempio i ragazzi che fanno sport, e calcio
in particolare, a livello agonistico ? Dove le
pressioni dell'ambiente, della squadra, della
società e anche dei genitori sono ancora
maggiori perché c'è la prospettiva di una
carriera e di un guadagno ? Si può ancora
intervenire per far capire che l'avversario è un
competitor e non un nemico ?
"Credo che sia
più complicato. Noi per questo abbiamo scelto un
target diverso, cercando proprio di intervenire
alla radice, quando ancora il ragazzo può essere
"modellato", detto in senso buono ovviamente,
rispetto a dei valori positivi. Quando poi lo
sport diventa business, e spesso ci sono di
mezzo il denaro e l'ambizione, allora farlo
coincidere con l'etica è più complicato. Anche i
genitori sono un tasto per certi versi dolente:
spesso sono loro che mettono pressione al
ragazzo, lo influenzano. Magari ribaltano nel
ragazzo quella che è la loro ambizione. Quindi
se lo ha messo in panchina l'allenatore diventa
incapace, o una persona che non lo sa
valorizzare. Parlando spesso con gli istruttori
ci rendiamo conto che per loro non è facile
gestire le regole in uno spogliatoio, in una
convivenza, quando il ragazzo è influenzato dal
genitore a casa, o anche durante la partita.
Questo è un vulnus che difficilmente si può
colmare. Ecco perché secondo me è necessario
intervenire a monte".
Invece per
intervenire a valle, con le istituzioni, state
proponendo una giornata di sensibilizzazione
nazionale su questo tema.
"Abbiamo
avviato dei contatti con l'attuale Governo.
L'idea ambiziosa è di istituzionalizzare una
giornata nazionale contro la violenza nello
sport, che ogni anno sia un momento di
riflessione, ma legato anche a progetti
concreti. Vedremo quello che poi riusciremo a
concretizzare. "Un pallone per la memoria" è un
progetto che abbiamo sviluppato con varie scuole
in questi anni. Lo abbiamo proposto anche
all'attenzione del Governo, in particolare del
sottosegretario Giorgetti che in questo momento
ha la delega allo sport, come spunto sul quale
lavorare per creare ogni anno un momento che sia
di riflessione ma anche un momento concreto in
cui i ragazzi si possano confrontare a livello
sportivo, seguendo determinati valori. Vedremo
quale sarà l'evoluzione".
9 aprile 2019
Fonte:
Eearthday.it
ARTICOLI STAMPA
e WEB APRILE 2019
Nucleo 1985: tappa a Bruxelles per rendere
omaggio ai caduti dell'Heysel
Prima di
Amsterdam c'è una tappa importante che il Nucleo
1985, uno dei gruppi ultras della Juventus, ha
voluto fare a Bruxelles. Come si vede su
Twitter, una delegazione di tifosi si è fermata
nella capitale belga per rendere omaggio ai
caduti dell'Heysel. Prima della partita di
questa sera contro l'Ajax in Champions League,
alcuni tifosi bianconeri hanno voluto
abbracciare idealmente i 39 tifosi bianconeri
caduti nella tragica notte del 29 maggio 1985.
10 aprile 2019
Fonte:
Ilbianconero.com
ARTICOLI STAMPA
e WEB APRILE 2019
Una via anche per Valentino Mazzola
Una targa per
le donne di piazza San Carlo
di Jacopo Ricca
La città
sblocca le pratiche per coltivare la memoria di
vicende, molto diverse tra loro, ma
profondamente sentite dai tifosi di Juventus e
Torino. A pochi giorni dal derby, anticipato al
3 maggio per evitare la concomitanza il giorno
successivo con la commemorazione per il
settantesimo anniversario della tragedia di
Superga, i capigruppo del consiglio comunale, in
un incontro informale che si è svolto ieri,
hanno infatti dato il via libera
all'intitolazione dei giardini di piazza
Galimberti, nel quartiere Lingotto, a Valentino
Mazzola, e alla posa di una targa in piazza San
Carlo che ricordi Erika Pioletti e Marisa Amato,
le due vittime del panico durante la finale di
Champions Juve-Real del 3 giugno 2017. I
rappresentati di maggioranza e opposizione hanno
trovato l'accordo e nella prossima riunione
della commissione Toponomastica ci sarà la
ratifica formale delle decisioni. Dopo le prese
di posizione del presidente del Toro, Urbano
Cairo, ma anche del figlio del Capitano degli
Invincibili, il campione dell'Inter Sandro
Mazzola, la scelta dell'amministrazione è stata
di ricordarlo non troppo lontano da quello
stadio Filadelfia che vide protagonista il
capitano degli Invincibili. A 600 metri dallo
stadio, ristrutturato dopo una battaglia di anni
e riaperto nel maggio 2017, ci sarà quindi il
giardino Valentino Mazzola, la cui cerimonia
ufficiale d'intitolazione potrebbe arrivare già
prima dell'estate. Anche sul fronte bianconero
si è smossa una vicenda su cui c'erano grandi
attese. Dopo gli appelli dei tifosi, in
particolare dell'associazione Quelli di... Via Filadelfia che si era rivolta alla sindaca
Appendino, e la morte della seconda vittima
della tragedia di piazza San Carlo, Marisa
Amato, scomparsa lo scorso gennaio, i capigruppo
hanno dato l’ok alla procedura per installare
una targa dove l'altra vittima, Erika Pioletti,
fu schiacciata dalla folla in fuga. La legge
prevede il vincolo dei dieci anni dalla morte
per i ricordi ufficiali, ma c'è la possibilità
di una deroga che, su richiesta della Città,
deve arrivare dal prefetto.
24 aprile 2019
Fonte: La
Repubblica (Torino)
ARTICOLI STAMPA
e WEB APRILE 2019
Dolore senza colore: a 70 anni da Superga e 34
dall'Heysel, a
Torino si viaggia "Uniti nel ricordo"
di Massimo De
Marzi
L'iniziativa è
del club Taxi Granata
& Friends: fino al 4
maggio (e dal 18 al 29 maggio), 70 tassisti
esporranno in auto un'immagine commemorativa
delle due tragedie che hanno colpito Torino e
Juventus: "la tragedia non è morire, ma
dimenticare".
La tragedia non
è morire, ma dimenticare. Questo è lo slogan,
perché ci sono dolori così profondi che vanno
oltre lo sport, i colori e le divisioni da
tifoseria. Una categoria in cui purtroppo
rientrano a pieno titolo le tragedie legate al
Grande Torino e allo Stadio Heysel di Bruxelles.
E così, in occasione del 70esimo anniversario
della Tragedia di Superga e del 34esimo
anniversario della Strage che si è verificata
poco prima della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool, il Club Taxi Granata &
friends organizza l'evento: "Uniti nel ricordo".
"Con questo evento - spiegano i responsabili -
intendiamo ricordare tutte le vittime delle
disgrazie a sfondo sportivo, e porre in evidenza
come queste colpiscano le emozioni di tutti. La
manifestazione si svolgerà in due tempi:
inizialmente dal 20 aprile al 4 maggio 2019,
anniversario di Superga, per poi riprendere e
proseguire dal 18 maggio al 29 maggio,
anniversario dell'Heysel". In questi due periodi
70 tassisti torinesi, come la somma delle
vittime di Superga e dell'Heysel, granata e non,
esporranno all'interno della loro auto
un'immagine fotografica dell'artista, nonché
tassista, Vincenzo Bruno, "che intende
simboleggiare il vuoto e la tristezza che
lasciano questi accadimenti; perché la tragedia
non è morire, ma dimenticare e può dividerci il
colore, ma ci unisce il dolore". Aderiscono
Associazione fra i familiari delle vittime
dell'Heysel, Associazione Quelli di Via
Filadelfia e Associazione Art in Taxi, Il Museo
del Grande Torino e della leggenda Granata. Con
il contributo della Cooperativa Taxi-Torino.
27 aprile 2019
Fonte:
Torinoggi.it
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