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ARTICOLI GENNAIO-APRILE 2019
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ARTICOLI STAMPA e WEB GENNAIO-APRILE 2019
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GENNAIO-APRILE 2019
ARTICOLI STAMPA e WEB GENNAIO 2019

Un fotografo ricorda l'Heysel: "Giocare fu la soluzione migliore"

Una Giornata Nazionale contro la Violenza nello Sport

ARTICOLI STAMPA e WEB FEBBRAIO 2019

Marisa hai Amato

LA COMMEMORAZIONE  "Non dimenticare Heysel"

Comitato di Reggio Emilia renderà onore alla memoria di Erika Pioletti e Marisa Amato

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019

Quella notte all’ Heysel

Scontro tifosi Juve, la Sud: "Vergogna, infangati i morti dell'Heysel"

I 70 anni di Carmelo Di Pilla, fotoreporter isernino che sfuggì alla morte nella strage...

BianconeroGranata: disegni dei bambini per ricordare Superga e l’Heysel

I disegni dei bimbi per Superga e Heysel

Superga, e Heysel, tragedie spiegate alle elementari

Platini sull'Heysel: "…Giocare fu giusto per salvare tante altre vite"

Tragedia dell'Heysel, le confessioni di Platini

Insegnare l'Heysel nelle scuole: l'iniziativa

A 34 anni dall'Heysel e 70 da Superga: le tragedie nei disegni dei bambini

Euro 2000, l'Heysel e un imbarazzante silenzio

La morte e il rispetto ci uniscano: ecco BianconeroGranata

ARTICOLI STAMPA e WEB APRILE 2019

La violenza nel calcio non è stata debellata

Nucleo 1985: tappa a Bruxelles per rendere omaggio ai caduti dell'Heysel

Una targa per le donne di piazza San Carlo

Dolore senza colore: a 70 anni da Superga e 34 dall'Heysel...

Un fotografo ricorda l'Heysel: "Giocare fu la soluzione migliore"

Nick Didlick, candidato al premio Pulitzer per le sue foto della tragedia dell'Heysel, prima della finale di Coppa dei Campioni del 1985 tra Juventus e Liverpool, è tornato a parlarne a Gazzetta.it. Queste le sue parole: "Quel che è successo quel giorno non potrò mai dimenticarlo. Io ero in un punto centrale dello stadio e ricordo una scena che non avevo mai visto in vita mia: due settori pieni di gente allargati così completamente aperti. Poco dopo capii che quel buco tra tifosi inglesi e i tifosi della Juventus c'era perché stava accadendo qualcosa nello stadio che li spingeva. Ed era qualcosa che spingeva gli italiani in uno stretto, piccolo, angolo fino a pressarli contro la recinzione. Quindi ho iniziato a guardare in quella direzione perché era davvero insolito quando vedi una separazione di quel tipo. E mi avvicinai, da dentro il campo da gioco, fino a quando il muretto collassò. Era un muretto non particolarmente alto: 3 o 4 metri di altezza, se ricordo bene. Ma quel muretto cadde improvvisamente, schiacciando i tifosi uno sopra l'altro. Ricordo di aver pensato: "Non possono credere che facciano giocare la partita. La gente non sa quello che è successo qui ?" Capisco adesso, col senno di poi, che lo fecero perché non volevano che gli inglesi potessero mischiarsi col resto del pubblico. E probabilmente fu la decisione migliore in quel momento, perché ha consentito a più polizia di entrare nello stadio ed essere preparata per la fine della partita. E questo almeno ha permesso di concludere l'evento abbastanza bene alla fine, proprio per merito di quella decisione di giocare la partita".

8 gennaio 2019

Fonte: Calciomercato.com

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Una Giornata Nazionale contro la Violenza nello Sport

L’Associazione a Roma presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per formulare la proposta di una Giornata della Memoria. Presentato anche il Progetto Museale-Scolastico di Domenico Laudadio.

Giovedì 24.01.2019 l’Associazione è stata ricevuta presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dallo staff del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Giancarlo Giorgetti (Ministro con Delega allo Sport). Nell'occasione è stata avanzata la proposta di istituire annualmente una "Giornata Nazionale contro la violenza nello sport", la quale è stata accolta con favore. L'obiettivo condiviso dall’Associazione con la Presidenza del Consiglio è quello di creare una Giornata della Memoria che offra un momento di riflessione ed educazione contro ogni forma di violenza nello sport rivolgendosi in particolare ai giovani e agli studenti. Nelle prossime settimane si lavorerà alla definizione del programma comune datato per il mese di maggio. Qualora non fosse possibile riuscirvi per quel periodo, la manifestazione slitterà in altra data, ma con la volontà di avviare questo percorso nel 2019. Presentato, inoltre, il progetto promosso da Domenico Laudadio, approvato in assemblea nel 2018: una Sala della Memoria da insediare in ambito museale in Italia e un programma scolastico di informazione sulla strage dell'Heysel rivolto alle medie inferiori e superiori nell'ottica di una sensibilizzazione all'educazione civico-sportiva dei giovani e giovanissimi studenti e atleti. Anche in questo caso lo staff ministeriale si è detto disponibile a patrocinare e, qualora possibile, anche a finanziare il progetto.

26 gennaio 2019

Fonte: Associazionefamiliarivittimeheysel.it

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Marisa hai Amato

di Domenico Laudadio

Parole, quasi una lettera dedicata alla Signora Marisa Amato, scomparsa ieri per complicanze causate dalle gravissime lesioni riportate nella folle calca del 3 giugno 2017 durante la proiezione della finale di Champions League della Juventus sul maxi schermo in piazza San Carlo a Torino.

Arduo intessere le trame di parole in un elogio funebre senza ricomporre immagini di retorica in frasi abusate dalla prammatica. Rischiosa l’impresa, magari di un arazzo già noto da fare e disfare… La signora Marisa Amato proprio non le merita ora che è già oltre il lessico e il dolore, oggi che possiamo scriverle tutta la nostra gratitudine e ammirazione per averci insegnato a lottare innanzi al limite e a morire senza rinunciare fino all’ultimo atto ad un respiro affrancato dai tubi. Ora che potremo tranquillamente scriverle da tifosi, da cittadini, da figli, in barba ai fronzoli stucchevoli dei convenevoli, alternando il tu alla parola mamma, perché di una madre si è trattato in questa luminosa scia che ha illuminato per la via una famiglia da Beinasco a Torino.

Cara Marisa, questa solenne lezione, impartita dalla forza con la quale hai affrontato nella sofferenza il sortilegio di una condanna fatale all’infermità, buggerandola con il tuo imperturbabile sorriso, è patrimonio dell’umanità. Certo, non illudiamoci, il tesoro più prezioso lo conserveranno per sempre e gelosamente Vincenzo con Danilo e Viviana nello scrigno delle memorie più care. Blindato a quanti morbosamente vorrebbero sperperarlo senza paravento sui social, in furbesche trasmissioni strappalacrime o sulle righe scarne del "chi-dove-come-quando" dei cronisti. Sacro, è giusto, inviolabile così… A noi resterà in eredità la tua speranza che il calcio unisca anche le sponde opposte nella piena del Po e l’onta per come tu abbia pagato salatissimo il conto alla ventura maledetta di una Coppa, di una squadra e di uno sport che neanche amavi, al gesto infame di 4 delinquentelli, alla dissennata organizzazione della festa nel salotto buono del popolo.

Soltanto poco tempo fa, ostaggio di un’ambulanza, avevi voluto essere presente in aula anche tu al processo per costituirti dalla parte della civiltà contraria ai barbari ed a chi non li ha preventivamente disarmati, ma soprattutto difronte a chi ignorò che in argini saldi e canali sgombri poteva defluire anche l’oceano. La tua dignità abbia effetti miracolosi, un mantra etico che risuoni limpido nelle coscienze di chi si assume responsabilità civili e in chi le osteggia, dentro a quanti vacillano sull’orlo dell’autocommiserazione ed al bullo che li dileggia, nell’animo affranto di chi riesce a malapena a sopravvivere sbarcando il lunario esattamente come in quello di chi ne dovrà rendere conto all’altro mondo.

Ma adesso mi taccio, Signora, non voglio più trattenerla in queste righe del tutto arbitrarie di confidenza… Mia Cara Marisa, per lei che ha combattuto la buona battaglia, anche se non ha vinto, ora è tempo di pace.

6 febbraio 2019

Fonte: Giulemanidallajuve.com

Fonte Fotografia di Marisa Amato: Portaleitaliano.org

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LA COMMEMORAZIONE

"Non dimenticare Heysel"

di Romano Zampineti

Ieri mattina una cerimonia davanti al Mirabello per ricordare le 39 vittime di Bruxelles e le donne morte per gli incidenti a Torino.

REGGIO EMILIA - Come ormai è consuetudine, prima della partita Sassuolo-Juventus, ieri mattina si è svolto davanti al Monumento per non dimenticare l'Heysel di via Matteotti, un momento di incontro e di ricordo in memoria dei 39 angeli che hanno perso la vita allo stadio di Bruxelles. Tra questi, il reggiano Claudio Zavaroni. Ieri sono state ricordate anche le due vittime della tragedia di Torino: Marisa Amato, i cui funerali si sono svolti in settimana ed Erika Pioletti. Poco alla volta sono arrivati esponenti e tifosi dei vari Juventus Club di tutta Italia, tra cui Emilia Bianconera, Juventus club Gianni Agnelli, Mutina di Modena (rappresentato dal presidente Carlo Cagiano), Juventus club Carpi, Juventus club Bologna, Juventus club Nord/Est, Juventus club Ladispoli, Juventus club Tivoli, tra cui Carlo Ricci superstite dell'Heysel. I responsabili del Comitato Per Non Dimenticare Heysel, la presidente Juliana Bodnari con il marito Rossano, hanno ringraziato tutti per la presenza alla cerimonia e dato appuntamento a tutti verso la fine di maggio, per la commemorazione ufficiale nel 34esimo anniversario della tragedia dell'Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985. La data della cerimonia dipenderà dalla Juventus, ovvero se raggiungerà la finale di Champions. Il Comitato non si fermerà qui ma cercherà di mettere in cantiere altre iniziative.

10 Febbraio 2019

Fonte: Gazzetta di Reggio

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Comitato "Per Non Dimenticare Heysel" di Reggio Emilia

renderà onore alla memoria di Erika Pioletti e Marisa Amato

di Mirko Di Natale

In occasione della partita Sassuolo vs Juventus che si disputerà domenica 10 febbraio 2019, il Comitato "Per Non Dimenticare Heysel", nella persona del presidente Iuliana Bodnari, organizzerà un incontro davanti al Monumento alla Memoria sito nel parco di via G. Matteotti, 2 (di fronte allo stadio Mirabello) a partire delle ore 11 fino alle ore 15 per onorare la memoria dei nostri 39 angeli. Il nostro pensiero e le nostre preghiere saranno in ricordo di Erika Pioletti e Marisa Amato, sfortunate vittime della tragedia Piazza San Carlo. Nessuna persona è morta finché vive nel cuore di chi resta. Invitiamo, perciò, i supporters di passaggio a Reggio Emilia per un saluto in amicizia e per render loro omaggio.

9 febbraio 2019

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB FEBBRAIO 2019  

Quella notte all’Heysel

Storia di Sopravvissuti

di Chiara Baffoni

Il 7 marzo 2019, il Club Rotary di Guidonia Montecelio Distretto 2080 ha avuto il lieto piacere di accogliere la testimonianza di due sopravvissuti alla tragedia dell’Heysel, avvenuta il 29 maggio 1985 poco prima della finale della coppa dei campioni di calcio tra la Juventus e il Liverpool. Coraggiosi, intraprendenti e con gli occhi colmi di verità e speranza. Un padre e un figlio. Loro sono il Dott. Carlo e Fabio Ricci. Una serata di verità, giustizia in cui il coraggio di parlare e di testimoniare ancora una volta è stato la chiave per condividere l’avvenimento e far comprendere il dolore e la speranza, la volontà di non dimenticare il passato ma di poter imparare e migliorare da esso. Una nobile azione, dover ricordare e ripercorre passo dopo passo quel momento. Parole di saggezza con un peso come sassi di miniera, perché ciò che è stato raccontato è verità, una storia senza filtri. Carlo e Fabio hanno condiviso le loro emozioni, percezioni e paure circa quel giorno. Una partita importante, in cui già i tifosi britannici più accesi incominciarono a spingere come un’onda verso il settore Z, occupato in ampia parte dai sostenitori della Juventus. I tifosi impauriti italiani nel tentativo di fuggire dalle cariche violente generate dagli hooligans si ammassarono contro il muro opposto. Fu talmente tanta la pressione esercitata dai gruppi britannici che coloro che si trovavano in quella sezione si ritrovarono in posizione quasi orizzontale l’uno sull’ altro, accalcati, con un respiro superficiale e impedendo qualsiasi movimento volontario. Furono 39 le anime a perdere la vita tra cui 32 italiani e oltre 600 feriti. Doveva esser una partita come le altre, un momento da condividere con la propria famiglia e con i propri amici. Persone riunite per un unico obiettivo, sostenere la propria squadra, perché questo dona gioia, felicità e ristora il cuore. Carlo e Fabio sono la dimostrazione della vera forza di volontà e del coraggio che serve per rimettersi in gioco, prendere in mano la propria vita al fine di andare avanti. Pensare all’Heysel sarà sempre una lacrima che ripercorre una ferita ancora aperta ed è un bene che sia così. Non bisogna dimenticare. Dimenticando si possono commettere i medesimi errori. Solamente ricordando ed essendo portavoce della storia si potrà migliorare il presente. Parole che invitano alle nuove generazioni di seguire e sostenere il calcio con rispetto e sportività. Un ringraziamento speciale ai relatori per la loro presenza e per aver condiviso la propria esperienza. Un ringraziamento al presidente Michele De Stefano per aver donato l’opportunità al Club di poter ascoltare una testimonianza che tocca il cuore e rende più nitida la storia. Infine si ringraziano tutti i soci e i partecipanti della serata per la loro presenza e per aver reso peculiare ed interessante la serata attraverso domande e curiosità.

8 marzo 2019

Fonte: Rotaryguidonia.org

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

Scontro tifosi Juve, la Sud: "Vergogna, infangati i morti dell'Heysel"

Lo scontro continua. Non si arresta la lotta tra il tifo della Juventus, che ieri sera si è apertamente schierato in due fazioni durante la gara contro l'Udinese. I cori da una parte, la protesta dall'altra, con la Curva Sud che è stata fischiata da tutto il resto dello stadio non appena ha iniziato a cantare. Fazioni opposte di uno stesso tifo, arrivate allo scontro pubblico. Ma la questione non si arresta nemmeno oggi, anzi. A gettare nuova benzina sul fuoco è il gruppo della Sud Tradizione Antichi Valori con un comunicato sul proprio profilo Facebook in cui attacca tutti i presenti allo Stadium, coloro che hanno fischiato la Curva al primo coro dopo il lungo silenzio e la protesta: "Vergogna Allo Stadium!!! Ieri sera avete toccato il fondo, siete entrati in un tunnel senza uscita, quel tunnel che voi stessi avete creato. Sostenere la squadra, stare vicino ai propri idoli dovrebbe essere un onore, un privilegio. Questo privilegio di sostenere il nome della Juventus FC, la gloriosa storia e soprattutto quei 39 Angeli che proprio oggi sono stati fischiati al 39esimo minuto e tutto ciò è vergognoso! Avete capito bene, in un momento che il cuore della tifoseria bianconera "la curva Sud Scirea" da qualche tempo, come ben noto a tutti, ha deciso di scioperare per i motivi ormai noti. Ciò che è accaduto ieri possiamo definirlo un atto vile, vergognoso e infame, proveniente da quella parte di stadio, considerata dalla società Juventus FC, tifosi modello, i quali con il comportamento avuto stasera, hanno ribadito il loro "attaccamento" a questa maglia, la nostra maglia!

9 marzo 2019

Fonte: Ilbianconero.com

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

I 70 anni di Carmelo Di Pilla, fotoreporter isernino

che sfuggì alla morte nella strage dell’Heysel

di Maurizio Cavaliere

La sua foto, riverso esanime, sui gradoni della morte dello stadio di Bruxelles, la sera di Juventus-Liverpool, fece il giro del mondo. "Mi risvegliai in ospedale diverse ore dopo". Dagli anni Novanta lavora come fotografo che, nonostante tutto, predilige gli eventi sportivi. Ecco il ricordo di quella drammatica notte.

Compie oggi 70 anni uno dei fotografi più noti di Isernia e un po’ di tutto il Molise. Auguri e lunga vita al nostro amico, sempre cortese e disponibile, Carmelo Di Pilla, quella vita che strinse con tutte le forze fra le mani la sera del 29 maggio del 1985, la sera in cui si riversarono nella curva di uno stadio tutti i demoni più mostruosi del calcio, la sera della strage dell’Heysel a Bruxelles. L’uomo che vedete qui sopra, riverso esanime a terra, è proprio lui. Un’immagine impietosa, agghiacciante, che venne utilizzata da vari giornali italiani e stranieri a corredo del drammatico titolo che sancì quella orrenda pagina di morte allo stadio. Carmelo era andato a Bruxelles in compagnia di tre amici di Isernia. "Avevamo mangiato, e male, alla Grand Place -ricorda - Poi ci avviammo verso lo stadio per seguire trepidanti la finalissima di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Ricordo che scelsi io il posto dove sedermi, era libero". Era un gradone di cemento deteriorato nel famigerato "Settore Z", quello che, intorno alle 19.20, venne invaso con la violenza di un uragano dal maledetto magma umano degli hooligans inglesi, molti dei quali ubriachi e fuori di senno da diverse ore. Un assalto premeditato, forse una vendetta, si dirà in seguito, dal momento che tra quei delinquenti senza coscienza c’erano anche tifosi di altre squadre britanniche, non solo i Reds del Liverpool. Quello che successe subito dopo è rimasto negli occhi di tutti noi che quella sera eravamo davanti alla tv, pronti ad esultare per un gol, e che invece ci ritrovammo costretti a fare i conti, all’improvviso, e troppo giovani, con la follia del genere umano. "Ci fu una prima ondata fortissima che ci spinse via lontano - racconta Carmelo Di Pilla - poi un’altra, devastante. Mi ritrovai per terra, calpestato da decine di persone e in balia dei movimenti di quell’onda di gente inerme, schiantata dagli hooligans. Poi si spense la luce… Non ricordo altro". Carmelo perse i sensi. Nella foto lo vediamo in polo bianca, scomposto, buttato sui gradoni del fatiscente stadio Heysel, come un cadavere, braccia aperte e gambe piegate innaturalmente: un Cristo caduto dalla croce. La sua immagine, in quello scorcio di caos, tamburi, morti, panico e sciarpe bianconere, fece il giro del mondo. Ci "aprirono" la Gazzetta dello Sport e il Tempo (la foto qui sopra) e anche alcuni giornali francesi. Carmelo, per fortuna, non era morto. "Mi risvegliai verso le 3 di notte in un letto di ospedale, sempre a Bruxelles. Avevo ferite su tutto il corpo. Avevo perso tutto: giacca, macchina fotografica e soldi. Ma ero ancora vivo". Altre 500 persone come lui vennero ricoverate in diversi ospedali della capitale belga. Alcuni purtroppo morirono, sopraffatti dall’ondata di morte generata dai pazzi inglesi, senza dimenticare in questo contesto la vergognosa impreparazione delle Forze dell’Ordine belghe. Furono 39 le vittime, 32 delle quali italiane, tifosi della Juve, bambini compresi. "Restai due giorni in ospedale - dice ancora - vennero a trovarmi il Presidente della Figc di allora, Federico Sordillo, e Antonio Matarrese, che sarebbe stato il suo successore dopo la parentesi Carraro. In corsia incontrai pure Re Baldovino, con il quale scambiai qualche parola in francese". Poi, Carmelo Di Pilla, il sopravvissuto, poté tornare in Italia. "Era un volo militare, sull’aereo c’era anche il Ministro (del Lavoro, ndr) De Michelis. Quando in volo aprii un giornale francese, vidi la mia foto, quell’immagine così drammatica e assurda". Già, una foto, quello che poi avrebbe rappresentato il risultato tangibile della sua professione. Carmelo Di Pilla, infatti, dopo aver condotto per una dozzina d’anni un negozio di alimentari, a Isernia, ha deciso di riprendere la macchina fotografica e, dagli anni Novanta, è impegnato come fotografo che, nonostante tutto, ama e predilige gli eventi sportivi. È sempre lo stesso, cortese e "sempre juventino". La tragedia di quella notte gli è rimasta dentro ma anche la voglia di essere vivo e testimone delle sue grandi passioni. Buon compleanno Carmelo, auguri per tutto.

11 Marzo 2019

Fonte: Primonumero.it

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

Comunicato Stampa del Presidente della Circoscrizione 7 di Torino

BianconeroGranata: disegni dei bambini per ricordare Superga e l’Heysel

di Luca Deri

Torino e Juventus, le due principali società calcistiche della città, da sempre divise da una sana rivalità sportiva, ma unite da destini che ne hanno profondamente segnato la storia. Storia fatta non solo di campionati e coppe vinte, ma di condivisione di momenti tragici, di atti di solidarietà estremi, di situazioni da cui ripartire da zero; un’idea di sport rivolta a superare con determinazione e serenità quelli che possono essere gli ostacoli quotidiani della vita: questo il messaggio che il progetto BianconeroGranata, presentato dalla Safatletica in collaborazione con l’Associazione Quelli di... Via Filadelfia e l'Associazione Memoria Storica Granata, vuole trasmettere agli alunni delle scuole primarie della Circoscrizione 7, nel cui territorio si trovano tante testimonianze dei fatti che hanno segnato la storia delle due società e che verrà illustrato Mercoledì 20 marzo ore 18,30 presso la sede della Circoscrizione in corso Vercelli 15. Le emozioni degli alunni verranno rappresentate da disegni che nasceranno dalla loro fantasia e dalle loro matite. Gli elaborati verranno poi raccolti in un libro tematico che verrà donato alle due società, ai dirigenti scolastici delle scuole coinvolte e ovviamente agli alunni che gli avranno dato forma. "Sul nostro territorio, dichiarano Luca Deri e Nando D’Apice Presidente e Coordinatore Sport Circoscrizione 7, sono presenti i simboli indelebili delle due tragedie che hanno colpito le due principali società calcistiche torinesi. A Superga, luogo dello schianto dell’areo del Grande Torino è presente la lapide commemorativa che ricorda la tragedia così come nel quartiere Valdocco dal 2018 è ubicata piazzetta Vittime dello Stadio dell’Heysel che ricorda il dramma dei 39 tifosi bianconeri morti durante la finale di Coppa Campioni Juventus-Liverpool del 1985. Per questo motivo, conclude Deri, vogliamo che la memoria per queste due sciagure rimanga vivo nelle nuove generazioni in modo che non si ripetano più". "Un’iniziativa lodevole, dichiara Beppe Franzo, Presidente Associazione "Quelli di ... Via Filadelfia" che ci ha visti entusiasti aderenti e fiancheggiatori della stessa, perché il ricordo di quelle tragedie è parte integrante di una memoria collettiva da tramandare ai posteri. L’Heysel e Superga sono drammi che trascendono tempo e ubicazione geografica, che vanno oltre la faziosità e il tifo calcistico. Sono drammi diversi: uno inerente una Squadra, l’altro i Tifosi, ma rappresentano entrambi il lato e il risvolto drammatico del contesto calcistico". "Lo sport non divide, affratella. Questo è il motto del nostro Museo, conclude Domenico Beccaria, Presidente "Associazione Memoria Storica Granata", e in questo solco, quattro anni fa abbiamo realizzato la mostra "70 Angeli in un unico cielo - Superga ed Heysel tragedie sorelle". Per ricordare a tutti che tifare pro è giusto, tifare contro è ammesso, ma senza superare certi limiti invalicabili. Il rispetto per i morti è dovuto sempre e comunque, senza se e senza ma".

16 Marzo 2019

Fonte: Circoscrizione 7 di Torino

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CIRCOSCRIZIONE 7  Gli elaborati del progetto "BianconeroGranata" diventeranno un libro.

I disegni dei bimbi per Superga e Heysel

I disegni dei bimbi delle scuole per ricordare le tragedie di Superga e dell'Heysel. È il messaggio lanciato dalla Circoscrizione 7 attraverso il progetto BianconeroGranata, presentato dalla Safatletica in collaborazione con l'associazione Quelli di... Via Filadelfia e l'associazione Memoria Storica Granata. L'evento verrà illustrato domani alle 18.30 presso la sede di corso Vercelli 15. Le emozioni degli alunni verranno rappresentate da disegni che nasceranno dalla loro fantasia e dalle loro matite. Gli elaborati verranno poi raccolti in un libro tematico che verrà donato alle due società, ai dirigenti scolastici delle scuole coinvolte e ovviamente agli alunni che gli avranno dato forma. "Sul nostro territorio - dichiarano Luca Deri e Nando D'Apice, presidente e coordinatore allo Sport - sono presenti i simboli delle due tragedie che hanno colpito le due società calcistiche torinesi". A Superga, luogo dello schianto dell'aereo del Grande Torino c'è la lapide commemorativa che ricorda la tragedia e in zona Valdocco dal 2018 è ubicata piazza Vittime dello Stadio dell'Heysel che ricorda il dramma dei 39 tifosi bianconeri morti durante la finale di Coppa Juve-Liverpool del 1985. "Per questo motivo - conclude Deri - vogliamo che la memoria di queste sciagure rimanga vivo nelle nuove generazioni, in modo che non si ripetano più". Ph. Ver.

19 marzo 2019

Fonte: Cronacaqui

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Il progetto di due associazioni di tifosi di Juve e Toro per insegnare in cinque istituti della Circoscrizione 7 il rispetto degli avversari.

Superga, e Heysel, tragedie spiegate alle elementari

di Diego Molino

LA STORIA - Insegnare le tragedie sportive del passato per formare e far crescere i tifosi (e quindi gli uomini) del domani. È il più nobile degli obiettivi quello che si pone il progetto BianconeroGranata che ad aprile coinvolgerà le scuole primarie della Circoscrizione 7. Sullo sfondo i fatti accaduti allo stadio Heysel e lo schianto aereo alla Basilica di Superga, momenti che hanno segnato irrimediabilmente la storia di Juventus e Torino. Avvenimenti che verranno prima raccontati in classe e che poi saranno trasformati in disegni dalle matite degli alunni e raccolti in un libro tematico il prossimo 15 maggio. "L'idea è diffondere un messaggio di vicinanza e rispetto fin dai primi anni di scuola, è un po' un modo per rispondere alle offese che invece si ascoltano sugli spalti degli stadi" spiega Marco Ivo, presidente della società sportiva Safatletica che coordina l'iniziativa. Sono cinque gli istituti individuati per il progetto (Antonelli, Muratori, Aurora, Regio Parco e Gozzi-Olivetti), per ciascuno parteciperanno 25 allievi a cui verrà raccontato il contesto in cui si consumarono le tragedie e il loro significato per la città. Una parte importante sarà svolta dalle associazioni che da anni mantengono viva la memoria. Come l'associazione "Quelli di… via Filadelfia" che anche quest'anno organizzerà La Giornata della Memoria delle Vittime dell'Heysel per le 39 vittime di quel 29 maggio '85, finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool. "Ricorderemo la figura di Roberto Lorentini - dice il presidente Beppe Franzo - era riuscito a scappare alla prima carica degli hooligans ma perse la vita perché tornò indietro a salvare un bambino rimasto ferito. Un esempio di coraggio e generosità che gli valse la Medaglia d'Argento al Valore Civile. A fare la sua parte sarà anche l'associazione "Memoria Storica Granata" che nel 2014 inaugurò la mostra "70 angeli in un unico cielo, Superga ed Heysel tragedie sorelle". "Speriamo che i piccoli alunni di oggi possano essere dei buoni maestri per i loro figli, serve rispetto reciproco fra le tifoserie" dice il presidente Domenico Beccaria. Un messaggio che arriva nel settantesimo anniversario di quel 4 maggio 1949, quando l'aereo del Grande Torino si schiantò contro il muraglione della Basilica di Superga. Vogliamo che la memoria per queste due sciagure rimanga viva nelle nuove generazioni, per questo abbiamo da subito sostenuto il progetto" - dicono Luca Deri e Nando D'Apice, presidente e coordinatore allo Sport della Circoscrizione 7.

20 marzo 2019

Fonte: La Stampa

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Giocare fu giusto per salvare tante altre vite"

Nella sua lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Michel Platini, ex fuoriclasse della Juventus, è tornato sulla tragica serata dell'Heysel: "Sul campo non l’ho vissuta. Ho provato a vincere la partita, nessuno in campo e negli spogliatoi sapeva quello che succedeva e davanti a noi c’era il Liverpool che voleva vincere. Mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa: giocare fu giusto. Non solo per la gara, ma per salvare tante altre vite. Come ci ho convissuto ? Male. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo per far visita ai feriti in ospedale. I giornalisti francesi hanno scritto che avevo ballato sulla pancia dei morti, questo perché ho fatto il gol e ho espresso la mia gioia. Sono stati momenti brutti e così me ne sono andato lontano: era troppo difficile stare a Torino".

20 marzo 2019

Fonte: Tuttojuve.com

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Tragedia dell'Heysel, le confessioni di Platini

L'ex fuoriclasse della Juventus torna a parlare di una delle notti più tristi della storia del calcio che lo ha visto protagonista sul campo.

Il sogno di consegnare il trofeo della Champions League al capitano della Juventus nei panni di presidente dell’Uefa è naufragato per motivi indipendenti dalla sua volontà, ma Michel Platini non molla. Intervistato dal "Corriere della Sera", il tre volte Pallone d’Oro è tornato a parlare della controversa vicenda che l’ha portato fuori dal calcio, nonostante la squalifica per presunti pagamenti irregolari ricevuti da Sepp Blatter sia stata prima ridotta da otto a sei e poi a quattro anni e poi cancellata. "Combatto sempre, non mi lascio piegare: un giorno la giustizia arriverà. Ora il caso è alla Corte dei diritti umani a Strasburgo: non mi possono impedire di lavorare nel calcio, ma non so che farò poi. Oggi me ne frego della Fifa" ha detto Platini. Meglio parlare di calcio giocato e magari proprio della sua Juventus, che in lizza per vincere l’agognata Champions c’è ancora dopo l’impresa contro l’Atletico Madrid. Le Roi è fiducioso, ma non si sbilancia: "È una squadra fortissima fisicamente, una macchina da guerra. Con Real, Bayern e Psg fuori le prospettive di vittoria sono interessanti, anche se la Juve in coppa non è mai particolarmente fortunata, chissà…. Ho visto Cristiano Ronaldo contro il Manchester United a Torino: ha una mentalità e un fisico eccezionali". Ma dire Juventus e Champions League, anzi nella circostanza Coppa dei Campioni, significa tornare con il pensiero alla notte del 29 maggio 1985, quella del primo trionfo dei bianconeri nella manifestazione. Un trionfo soffocato nel sangue delle 39 vittime della strage dell’Heysel, tragedia che è ovviamente scolpita nella memoria e nel cuore di Platini, che rivendica però la correttezza della decisione di disputare regolarmente quella partita: "Sul campo non ho vissuto quella partita. Ho provato a vincerla, nessuno in campo e negli spogliatoi sapeva quello che succedeva. Mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa, ma credo che giocare fu giusto. Non solo per la gara, ma per salvare tante altre vite. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo per far visita ai feriti in ospedale. I giornalisti francesi hanno scritto che avevo ballato sulla pancia dei morti, questo perché ho fatto il gol e ho espresso la mia gioia. Sono stati momenti brutti e così me ne sono andato lontano: era troppo difficile stare a Torino".

20 marzo 2019

Fonte: Sport.virgilio.it

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

Insegnare l'Heysel nelle scuole: l'iniziativa

"Insegnare le tragedie sportive del passato per formare e far crescere i tifosi (e quindi gli uomini) del domani". È questo il monito di un bel progetto dal nome "BianconeroGranata" che - come scrive La Stampa - ad aprile coinvolgerà le scuole primarie della Circoscrizione 7. I fatti accaduti allo stadio Heysel e lo schianto aereo alla Basilica di Superga saranno i temi principali da trattare come momenti che hanno segnato irrimediabilmente la storia. Prima si insegneranno in classe, poi saranno trasformati in disegni dalle matite degli alunni e raccolti in un libro tematico il prossimo 15 maggio. Marco Ivo, presidente della società sportiva Safatletica e coordinatore dell'iniziativa, ha detto: "L’idea è diffondere un messaggio di vicinanza e rispetto fin dai primi anni di scuola, è un po’ un modo per rispondere alle offese che invece si ascoltano sugli spalti degli stadi". Cinque gli istituti individuati per il progetto - Antonelli, Muratori, Aurora, Regio Parco e Gozzi-Olivetti - nei quali verranno scelti 25 allievi partecipanti. Contributo fondamentale sarà dato dalle associazioni che da anni mantengono viva la memoria per queste due tragedie.

20 marzo 2019

Fonte: Ilbianconero.com

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

A 34 anni dall'Heysel e 70 da Superga: le tragedie nei disegni dei bambini

di Beppe Franzo

È nata quattro anni fa la "Giornata della Memoria per le vittime dell’Heysel e di ogni manifestazione sportiva".Quando anni addietro abbiamo dato impulso alla "Giornata della Memoria per le vittime dell’Heysel e di ogni manifestazione sportiva", la nostra Associazione era al suo stato embrionale. Di lì a poco ci saremmo strutturati e organizzati meglio, con motivazioni e intenti ambiziosi. Ma anche con la consapevolezza che qualcosa di più doveva essere fatto per rafforzare la Memoria Storica. A tutti fu chiaro che l’Heysel doveva avere maggior attenzione, per non farne sopire il ricordo e tramandarlo così ai posteri. Il progetto "BianconeroGranata" indetto dalla Circoscrizione 7 in collaborazione con la nostra Associazione, "Quelli di ... Via Filadelfia", e quella della "Memoria Storica Granata", dà vita a un concorso di disegni dove i bambini delle elementari raffigureranno l’Heysel e Superga. Iniziativa encomiabile, e non solo perché da noi supportata. Per molti è stato come riaccarezzare il tempo. Quei bambini che nell’allora pre-partita a Bruxelles giocavano dinanzi a un pubblico in attesa del grande evento, sono un flash back che riapre molte ferite. Mai rimarginate. Le matite di altri bambini saranno strumenti atti a raffigurare cosa essi percepiscano a distanza di 34 anni da Bruxelles e 70 da Superga, da quei racconti spesso tramandatati di padre in figlio, con insieme anche i loro nonni. Lorentini e Mazzola, per fare due nomi su tutti, appartengono al cuore mistico della città del tifo. Quella metropoli accarezzata tutti giorni dalla Mole che osserva la vita dei cittadini torinesi. Un monumento che è diventato il simbolo dell’evento, nella doppia valenza bianconera e granata. Un’esternazione grafica del binomio calcistico che caratterizza la metropoli, con le proprie specifiche identità, non solo sportive, ma anche culturali, identitarie. Ognuna con i suoi morti, il proprio dolore. Rispettiamole. Entrambe. Nel pensare ai reciproci insulti, da una parte e dall’altra, mi viene da ricordare un episodio sul fronte occidentale del 1914. Nella notte di Natale, soldati tedeschi, britannici e francesi, lasciarono le trincee per incontrarsi nella "terra di nessuno" per fraternizzare. Furono celebrate cerimonie religiose e sepolture dei caduti. Finita la tregua ognuno tornò nella rispettiva trincea, guerreggiando come prima. Nemici, come sempre, ma con il reciproco rispetto per i morti. Emuliamoli.

22 marzo 2019

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

Euro 2000, l'Heysel e un imbarazzante silenzio

di Claudio Leone

Cosa si può fare in quindici anni ? Molto, quasi tutto. Di certo, però, è un lasso di tempo troppo breve per poter dimenticare: le ferite vengono lenite, disinfettate o cauterizzate. Eppure, la cicatrice resta lì, visibile ad occhio nudo e sotto gli occhi di tutti. Non c’ero, quel 14 Giugno del 2000, al Re Baldovino di Bruxelles. Perdonatemi, se per la prima volta abbandono i panni del narratore esterno e parlo in prima persona. Questo perché, in fondo, in questo Monday Night racconto un po’ anche di me, fuoriuscendo dai classici meccanismi dello storytelling. Non c’ero, ma ho un ricordo cruciale di quella sera: per la prima volta nella mia vita, sentii parlare dell’Heysel. Il Re Baldovino, infatti, altro non era che il nuovo volto, sapientemente ristrutturato per motivi di sicurezza, di uno dei luoghi più tragici nella storia del calcio italiano. Un nuovo nome usato come pasta abrasiva, nel tentativo di cancellare le tracce di una macchia troppo grande per tutti. Ma sotto la scocca, vividi più che mai, i graffi, tornati a galla in una fresca sera di Nyon nel Dicembre del 1999. Nella sede dell’UEFA, tutti compresero che l’urna del sorteggio, beffarda come non mai, avrebbe comportato un ritorno sul luogo del delitto. 14 Giugno del 2000, Belgio - Italia. Per la prima volta, a quindici anni dalla strage, la nazionale italiana sarebbe scesa in campo a pochi passi da quel settore Z, ormai smantellato e riconvertito a nuova vita. I bambini, si sa, sono pervasi da una fanciullesca curiosità. Davanti al televisore, chiesi a chi mi era intorno perché si parlasse così frequentemente dell’Heysel. In fondo, per l’Italia, sarebbe stata una partita come un’altra all’interno del cammino in quell’Europeo. Non ho memoria - sono sincero - delle risposte ricevute, ma ho un’immagine fissa nella mia mente, che coincide con quella riportata in alto: Maldini e Conte, due mazzi di fiori e il resto della squadra alle spalle. E in sottofondo, una canzone disco emessa dagli altoparlanti dello stadio. Fu tutto così surreale, incluse le parole di Bruno Pizzul. La stessa voce che nel 1985 cercò di raccontare quanto stava accadendo nell’attesa di quella finale di Champions League tra Juventus e Liverpool, accompagnava con tono sommesso la celebrazione, sordidamente sovrastato dalle note musicali. In quella serata, mi godetti lo spettacolo di una nazionale effervescente, il gol di Stefano Fiore e un’esultanza mai vista, tesa ad indicare nome e numero termopressurizzati sulla divisa. Fu solo il giorno dopo, tra le righe delle pagine di un Corriere dello Sport divenuto fedele guida calcistica della mia infanzia (insieme a Calcio 2000, ma non ditelo al direttore di 1000 Cuori Rossoblu…), che scoprii dei 39 morti e di una gara portata a termine in un’atmosfera surreale. Scoprii, soprattutto, di un retroscena al limite dell’omertoso. Di un’UEFA che rifiutò la richiesta italiana di apporre la fascia nera al braccio, di una serrata lotta con la FIGC per avere la possibilità di ricordare quanto occorso tre lustri prima. Della richiesta di una commemorazione riservata solamente a Maldini, capitano azzurro, e a Conte, omologo juventino, seguita dal doveroso rifiuto della delegazione azzurra, diretta in massa verso una basica lapide marmorea recitante una data, quella del 29 Maggio 1985, e un generico "in memoriam". Della commozione dei giocatori, soli di fronte ad un ingombrante passato, senza lo straccio di un annuncio degli speaker e con un’inappropriata musica da discoteca a dissacrare il momento. E soprattutto, di un imbarazzante silenzio delle medesime istituzioni che già nel 1985 decisero, incredibilmente, che lo show non doveva essere fermato.

25 marzo 2019

Fonte: 1000cuorirossoblu.it

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

La morte e il rispetto ci uniscano: ecco BianconeroGranata

di Domenico Beccaria

Si chiama BianconeroGranata e malgrado alle delicate orecchie di alcuni possa suonare come una bestemmia, non lo è. Si tratta invece di una bella iniziativa, lanciata dalla Circoscrizione 7, in collaborazione con l’associazione "Quelli di Via Filadelfia" di matrice bianconera e la Memoria Storica Granata. Con l’aiuto di audiovisivi e con il supporto degli educatori scolastici, ai bambini di alcune scuole della circoscrizione, verranno raccontate le due tragedie, Heysel e Superga, che in anni e modi diversi hanno funestato lo sport cittadino, ma non solo. I giovani avranno modo di conoscere e rielaborare la memoria di questi due lutti e a loro volta rappresentarli, esternando le emozioni che hanno in loro suscitato, tramite i disegni che la loro fantasia e la loro sensibilità gli suggeriranno. Questi ultimi verranno raccolti in un libro, le cui prefazioni saranno scritte dai responsabili degli enti promotori, ognuno per la tragedia di sua appartenenza, anche se a me sarebbe piaciuto il contrario. Al di là di quello che sarà il risultato artistico e culturale di questa iniziativa, mi preme sottolineare l’enorme valenza educativa di cui essa si fa vettore. Spingere alla riflessione, attraverso la conoscenza. Nessuno pensi di avere il diritto di dire a questi giovani, la nostra speranza per un futuro migliore, che cosa devono o non devono pensare, che cosa devono o non devono dire, lungi da noi. Sarebbe il modo peggiore di affrontare la cosa. Nulla ha un rigetto maggiore di quello che viene imposto con la forza, senza che ci sia una assimilazione spontanea. Spiegare, far conoscere e lasciare che siano loro a esprimere il dolore per quello che è stato e l’orrore per l’uso vergognoso che, da parte di molti in entrambi i campi, è stato fatto negli anni per offendere e dileggiare il nemico calcistico. Mi ha fatto un po’ effetto, durante la seduta della commissione cultura della circoscrizione, durante la quale è stata presentata l’iniziativa, un intervento di una consigliera, in cui si cavillava sulla differenza tra le due tragedie oggetto dell’iniziativa. Vero, le due situazioni presentano difformità notevoli, ma hanno alcuni comuni denominatori. Il fatto che siano state legate ad eventi sportivi, che abbiano colpito le due squadre cittadine, e soprattutto la strumentalizzazione che ne è stata fatta negli stadi di tutta Italia, sono quelli più evidenti. Ma l’aspetto più importante di tutti, quello che salta meno all’occhio, ma che ci dovrebbe maggiormente accomunare, è la perdita di vite umane innocenti. Eppure sono stati in molti, in campo letterario, a ricordarci questo valore. Da John Donne, che nel suo poema "per chi suona la campana", ci rammenta che siamo tutti "…un pezzo del continente, una parte del tutto…" fino al grande Totò, che nella sua Livella, ribadisce che per quanto nobili possiamo essere stati durante il nostro cammino terreno, "…ste pagliacciate si fanno solo in vita: noi siamo seri… apparteniamo alla morte !". E proprio in ossequio a questo, abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per dare gli stimoli giusti ai giovani virgulti, che sono ancora dritti e non devono piegarsi sotto il carico dell’odio e dell’ignoranza. Nelle loro mani e nelle loro menti, sta la speranza per il futuro.

27 marzo 2019

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2019  

La violenza nel calcio non è stata debellata

di Giuliano Giulianini

Andrea Lorentini, presidente dell'Associazione Familiari Vittime dell'Heysel, racconta i progetti di educazione sportiva per le scuole e l'idea di una giornata nazionale contro la violenza nello sport.

Secondo i dati del Ministero dell'Interno durante la stagione calcistica 2018/2019 gli episodi di violenza o inciviltà legati alle partite di calcio professionistico sono stati 120, in aumento rispetto all'anno precedente. Il bilancio dei feriti è stato di 46 persone tra i civili, 58 tra le forze dell'ordine, 17 tra gli addetti alla sicurezza negli stadi. In tutto ci sono stati 72 arresti e 1023 persone denunciate. La violenza nello sport è un fenomeno tanto attuale quanto paradossale, visto che riguarda un aspetto della vita civile, lo sport appunto, che dovrebbe rappresentare i valori dell'impegno, della collaborazione e del rispetto per tutti. Il 25 aprile, al Villaggio per la Terra di Villa Borghese a Roma, campioni, esperti, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni sportive, si confronteranno con il pubblico in un talk dal titolo "Peace - Metti in campo lo sport !". Tra gli ospiti Andrea Lorentini, giornalista di Tele Etruria e presidente dell'Associazione Familiari Vittime dell'Heysel. Lorentini è figlio di una delle 39 vittime della strage di tifosi, in gran parte italiani, avvenuta prima della finale di Coppa dei Campioni del 1985. Oggi è attivo nell'educazione dei ragazzi al rispetto reciproco, contro gli eccessi dell'odio tra tifoserie. L'intervista è stata trasmessa nel programma "Ecosistema", rubrica radiofonica di EarthDay.it, in onda ogni martedì su Radio Vaticana Italia.

Andrea, dagli anni ottanta è cambiato il mondo del calcio rispetto alla violenza ? Purtroppo, dalle cronache sembrerebbe di no, con episodi di violenza più o meno gravi. In effetti sembrano episodi meno frequenti che in passato, e soprattutto meno organizzati, ma è realmente così ?

"La violenza nel calcio non è stata debellata. Un episodio come quello dell'Heysel non si è più verificato, però, anche in Italia, negli anni abbiamo avuto comunque delle vittime della violenza legata al mondo del calcio. Ricordiamo Paparelli, ricordiamo Spagnolo, solo per citarne alcuni. È un problema di cultura, oltre che di sicurezza degli stadi, perché l'avversario viene visto come un nemico, quindi spesso le tifoserie tendono a vivere il momento della partita come una guerra alle squadre rivali. Non ci si limita al tifo o magari allo sfottò ironico, che può essere anche divertente, ma si va oltre: spesso si cerca lo scontro fisico, come a voler delimitare un territorio. Purtroppo è un problema di cultura al quale ancora non si è trovato un rimedio. Come associazione, nel nostro piccolo, cerchiamo di promuovere progetti di educazione civico-sportiva per cercare di incidere sulle giovani generazioni".

Tu lavori in un contesto provinciale, ad Arezzo, in Toscana, una storicamente regione "calda" da questo punto di vista. Percepisci una differenza fra il tifo intorno al calcio professionistico, di altissimo livello, e quello dilettantistico o giovanile ? C'è una diversa maturità, o comunque un diverso controllo, un diverso grado di violenza fra questi due mondi ?

"A livello professionistico può fare più notizia. In Toscana ci sono molte sfide di campanile, se così le vogliamo definire, tra le squadre dei vari capoluoghi della regione, soprattutto in categorie come la Serie B e C, e anche a livello giovanile. Io faccio il giornalista sportivo e devo dire che anche nella provincia di Arezzo abbiamo avuto alcuni episodi di violenza, non solo nelle categorie dilettantistiche ma anche nelle giovanili: aggressioni agli arbitri piuttosto che episodi di violenza verbale, magari in tribuna tra i genitori. Credo che la violenza nel calcio esista a tutti i livelli proprio perché non si riesce a vedere l'altro semplicemente come un avversario. Ciò che spaventa maggiormente, sul quale bisogna lavorare, è che accadono spesso episodi nei campionati giovanili, dove i ragazzi dovrebbero invece vivere quei momenti soltanto come una crescita personale".

L'Associazione Familiari delle Vittime dell'Heysel incontra i bambini delle scuole, proprio perché i problemi culturali vanno risolti principalmente a scuola. Come approcciate i bambini e i ragazzi ? Che risposte ne ricevete ?

"Sviluppiamo progetti legati principalmente all'educazione civico-sportiva. Per esempio in questi anni abbiamo promosso il progetto "Un pallone per la memoria" e coinvolto varie scuole con iniziative pratiche e ludiche, con i ragazzi che si confrontano in tornei di calcio, pallavolo, basket, anche di realtà differenti. In un nostro progetto, ad esempio, abbiamo coinvolto un liceo di Bruxelles con due licei italiani, anche per mettere in correlazione ragazzi di lingue e culture in parte differenti. Allo stesso tempo sviluppiamo attività anche attraverso la nostra testimonianza. All'Heysel ho perso mio padre, che è stato insignito della medaglia d'argento al valore civile. Spesso indipendentemente dal fatto che sia mio padre, porto lui come esempio, perché in un momento così drammatico, in cui tra le persone era prevalso l'odio e non c'è stato rispetto per la vita umana, in un momento così buio, il suo è stato un esempio di altruismo. Era un medico. Si era già salvato dalle prime cariche dei tifosi inglesi. È tornato indietro ed è stato travolto da una nuova carica mentre prestava soccorso a dei tifosi. In particolare ad un bambino che era rimasto ferito sugli spalti. Cerco sempre di far capire ai ragazzi che lo sport, il calcio, non è quello che è accaduto all'Heysel, che anche in quei momenti ci possono essere esempi per far capire loro dove stanno il bene e il male. Io stesso ho praticato lo sport e il calcio, nonostante il calcio mi abbia privato di un genitore: uno dei drammi peggiori che può provare una persona nella propria esistenza. Ho vissuto lo sport come momento di crescita, di socializzazione e di sviluppo di relazioni che poi mi sono portato avanti nel tempo. Ci sono ragazzi che a tutt'oggi sono miei amici. Attraverso la mia esperienza, e quella di altri associati, cerchiamo di far capire ai ragazzi che lo sport è qualcosa di positivo mettendoli insieme, facendogli condividere delle giornate proprio per sviluppare questo rispetto. Ci possono essere agonismo e competizione, ma ci deve essere sempre rispetto".

Come reagiscono i bambini ?

"Devo dire che c'è grande interesse e che le risposte sono sempre positive. Di solito, siccome l'argomento Heysel è abbastanza delicato, cerchiamo di prepararli, facendo magari delle riunioni preliminari con gli insegnanti, soprattutto se ci troviamo a parlare con ragazzi più piccoli, delle scuole elementari. Anche se di solito privilegiamo scuole medie e scuole superiori, perché comunque è un argomento abbastanza delicato. Vediamo che i ragazzi sono attenti, ed è soprattutto la nostra testimonianza a fare molta breccia. Chiaramente sono delle piccole gocce in un grande mare. Però, laddove siamo riusciti a sviluppare la nostra testimonianza anche con progetti concreti, poi abbiamo avuto una risposta positiva, confermata successivamente dagli insegnanti".

Secondo te c'è modo di recuperare situazioni già compromesse ? Per esempio i ragazzi che fanno sport, e calcio in particolare, a livello agonistico ? Dove le pressioni dell'ambiente, della squadra, della società e anche dei genitori sono ancora maggiori perché c'è la prospettiva di una carriera e di un guadagno ? Si può ancora intervenire per far capire che l'avversario è un competitor e non un nemico ?

"Credo che sia più complicato. Noi per questo abbiamo scelto un target diverso, cercando proprio di intervenire alla radice, quando ancora il ragazzo può essere "modellato", detto in senso buono ovviamente, rispetto a dei valori positivi. Quando poi lo sport diventa business, e spesso ci sono di mezzo il denaro e l'ambizione, allora farlo coincidere con l'etica è più complicato. Anche i genitori sono un tasto per certi versi dolente: spesso sono loro che mettono pressione al ragazzo, lo influenzano. Magari ribaltano nel ragazzo quella che è la loro ambizione. Quindi se lo ha messo in panchina l'allenatore diventa incapace, o una persona che non lo sa valorizzare. Parlando spesso con gli istruttori ci rendiamo conto che per loro non è facile gestire le regole in uno spogliatoio, in una convivenza, quando il ragazzo è influenzato dal genitore a casa, o anche durante la partita. Questo è un vulnus che difficilmente si può colmare. Ecco perché secondo me è necessario intervenire a monte".

Invece per intervenire a valle, con le istituzioni, state proponendo una giornata di sensibilizzazione nazionale su questo tema.

"Abbiamo avviato dei contatti con l'attuale Governo. L'idea ambiziosa è di istituzionalizzare una giornata nazionale contro la violenza nello sport, che ogni anno sia un momento di riflessione, ma legato anche a progetti concreti. Vedremo quello che poi riusciremo a concretizzare. "Un pallone per la memoria" è un progetto che abbiamo sviluppato con varie scuole in questi anni. Lo abbiamo proposto anche all'attenzione del Governo, in particolare del sottosegretario Giorgetti che in questo momento ha la delega allo sport, come spunto sul quale lavorare per creare ogni anno un momento che sia di riflessione ma anche un momento concreto in cui i ragazzi si possano confrontare a livello sportivo, seguendo determinati valori. Vedremo quale sarà l'evoluzione".

9 aprile 2019

Fonte: Eearthday.it

ARTICOLI STAMPA e WEB APRILE 2019  

Nucleo 1985: tappa a Bruxelles per rendere omaggio ai caduti dell'Heysel

Prima di Amsterdam c'è una tappa importante che il Nucleo 1985, uno dei gruppi ultras della Juventus, ha voluto fare a Bruxelles. Come si vede su Twitter, una delegazione di tifosi si è fermata nella capitale belga per rendere omaggio ai caduti dell'Heysel. Prima della partita di questa sera contro l'Ajax in Champions League, alcuni tifosi bianconeri hanno voluto abbracciare idealmente i 39 tifosi bianconeri caduti nella tragica notte del 29 maggio 1985.

10 aprile 2019

Fonte: Ilbianconero.com

ARTICOLI STAMPA e WEB APRILE 2019  

Una via anche per Valentino Mazzola

Una targa per le donne di piazza San Carlo

di Jacopo Ricca

La città sblocca le pratiche per coltivare la memoria di vicende, molto diverse tra loro, ma profondamente sentite dai tifosi di Juventus e Torino. A pochi giorni dal derby, anticipato al 3 maggio per evitare la concomitanza il giorno successivo con la commemorazione per il settantesimo anniversario della tragedia di Superga, i capigruppo del consiglio comunale, in un incontro informale che si è svolto ieri, hanno infatti dato il via libera all'intitolazione dei giardini di piazza Galimberti, nel quartiere Lingotto, a Valentino Mazzola, e alla posa di una targa in piazza San Carlo che ricordi Erika Pioletti e Marisa Amato, le due vittime del panico durante la finale di Champions Juve-Real del 3 giugno 2017. I rappresentati di maggioranza e opposizione hanno trovato l'accordo e nella prossima riunione della commissione Toponomastica ci sarà la ratifica formale delle decisioni. Dopo le prese di posizione del presidente del Toro, Urbano Cairo, ma anche del figlio del Capitano degli Invincibili, il campione dell'Inter Sandro Mazzola, la scelta dell'amministrazione è stata di ricordarlo non troppo lontano da quello stadio Filadelfia che vide protagonista il capitano degli Invincibili. A 600 metri dallo stadio, ristrutturato dopo una battaglia di anni e riaperto nel maggio 2017, ci sarà quindi il giardino Valentino Mazzola, la cui cerimonia ufficiale d'intitolazione potrebbe arrivare già prima dell'estate. Anche sul fronte bianconero si è smossa una vicenda su cui c'erano grandi attese. Dopo gli appelli dei tifosi, in particolare dell'associazione Quelli di... Via Filadelfia che si era rivolta alla sindaca Appendino, e la morte della seconda vittima della tragedia di piazza San Carlo, Marisa Amato, scomparsa lo scorso gennaio, i capigruppo hanno dato l’ok alla procedura per installare una targa dove l'altra vittima, Erika Pioletti, fu schiacciata dalla folla in fuga. La legge prevede il vincolo dei dieci anni dalla morte per i ricordi ufficiali, ma c'è la possibilità di una deroga che, su richiesta della Città, deve arrivare dal prefetto.

24 aprile 2019

Fonte: La Repubblica (Torino)

ARTICOLI STAMPA e WEB APRILE 2019  

Dolore senza colore: a 70 anni da Superga e 34

dall'Heysel, a Torino si viaggia "Uniti nel ricordo"

di Massimo De Marzi

L'iniziativa è del club Taxi Granata & Friends: fino al 4 maggio (e dal 18 al 29 maggio), 70 tassisti esporranno in auto un'immagine commemorativa delle due tragedie che hanno colpito Torino e Juventus: "la tragedia non è morire, ma dimenticare".

La tragedia non è morire, ma dimenticare. Questo è lo slogan, perché ci sono dolori così profondi che vanno oltre lo sport, i colori e le divisioni da tifoseria. Una categoria in cui purtroppo rientrano a pieno titolo le tragedie legate al Grande Torino e allo Stadio Heysel di Bruxelles. E così, in occasione del 70esimo anniversario della Tragedia di Superga e del 34esimo anniversario della Strage che si è verificata poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, il Club Taxi Granata & friends organizza l'evento: "Uniti nel ricordo". "Con questo evento - spiegano i responsabili - intendiamo ricordare tutte le vittime delle disgrazie a sfondo sportivo, e porre in evidenza come queste colpiscano le emozioni di tutti. La manifestazione si svolgerà in due tempi: inizialmente dal 20 aprile al 4 maggio 2019, anniversario di Superga, per poi riprendere e proseguire dal 18 maggio al 29 maggio, anniversario dell'Heysel". In questi due periodi 70 tassisti torinesi, come la somma delle vittime di Superga e dell'Heysel, granata e non, esporranno all'interno della loro auto un'immagine fotografica dell'artista, nonché tassista, Vincenzo Bruno, "che intende simboleggiare il vuoto e la tristezza che lasciano questi accadimenti; perché la tragedia non è morire, ma dimenticare e può dividerci il colore, ma ci unisce il dolore". Aderiscono Associazione fra i familiari delle vittime dell'Heysel, Associazione Quelli di Via Filadelfia e Associazione Art in Taxi, Il Museo del Grande Torino e della leggenda Granata. Con il contributo della Cooperativa Taxi-Torino.

27 aprile 2019

Fonte: Torinoggi.it

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