JUVE/LA RICORRENZA
Ora l'Heysel
deve unire e non dividere
di Guido
Vaciago
A 34 anni
dalla tragedia in cui morirono 39 persone sono tante le
iniziative per non dimenticare: affinché le vittime non
siano solo tifosi della Juve ma appartengano a tutti quelli
che amano il calcio.
MEMORIA
E RISPETTO. Il 29 maggio è sempre una buona occasione per
fare il tagliando alla memoria, una piccola ma necessaria
manutenzione della coscienza nella data della tragedia dell’Heysel.
Sono passati 34 anni dal quel mercoledì nero del 1985, quando
a Bruxelles morirono 39 persone nello stadio che ospitava
la finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool;
dimenticarle o trascurarne il ricordo non è meno grave della
criminale demenza di chi ancora le insulta negli stadi.
Ma forse si può fare di più, andare oltre nel pensare quella
notte, metabolizzando ogni volta il dolore; si può iniziare
a parlare delle vittime senza indicarle come tifosi della
Juventus, ma semplicemente come tifosi o appassionati di
calcio, per comprendere fino in fondo che l’Heysel è una
tragedia di tutti quelli che amano questo sport, che l’Heysel
è un buco nero che ha inghiottito una parte dell’innocenza
di un popolo più ampio e globale. Sarebbe un altro passo
avanti, uno dei molti che per fortuna sono stati fatti da
allora perché se l’Heysel diventasse finalmente di tutti
e non solo dei tifosi juventini, non solo si combatterebbe
meglio l’aberrazione di chi sfrutta quelle morti per insultare,
ma si capirebbe che anche nella tragedia il calcio e lo
sport sono fatti per unire e non per dividere, per solidarizzare
e non per ghettizzare. Questa sera alle ore 21 nella Sala
delle Colonne del Comune di Torino, ve ne sarà un’eccellente
occasione grazie all’Associazione "Quelli di via Filadelfia"
di Beppe Franzo che, con il patrocinio del Comune, organizza
una serata con il giornalista Emilio Targia, autore del
libro "Quella notte all’Heysel" (tutto potrà essere seguito
in streaming sul sito di Radio Radicale ed è solo una delle
tante iniziative che sono state indette in tutta Italia
già dai giorni scorsi e che si svolgeranno anche nei prossimi,
come il Torneo di calcio per i bambini dello Juventus Club
Meda). Questa sera Targia terrà un monologo tratto dal suo
libro e ne seguirà un dibattito con i presenti in sala.
E una piccola scheggia di memoria impreziosirà la serata,
perché verrà proiettato un momento di una presentazione
del libro nel 2015. Ospite, in quell’occasione, era Felice
Pulici, l’ex portiere della Lazio e dell’Ascoli, che nulla
c’entrava con la tragedia del 1985 se non per il fatto di
essere uno sportivo sensibile, un uomo intelligente e una
persona degna. Pulici non conosce i dettagli della tragedia,
li ha appresi dal libro, che lo ha commosso. Quel giorno
vuole leggere uno dei passaggi più devastanti, quello in
cui nell’inferno della Curva Z, muoiono il piccolo Andrea
Casula e il padre Giovanni, partiti da Cagliari per assistere
insieme alla partita, una gita da sogno fra padre e figlio.
Pulici legge con trasporto, si commuove più volte, piange,
ma riesce a finire. Non sa che quella ragazza tra il pubblico,
anche lei visibilmente commossa, è la sorella di Andrea.
Oggi quelle immagini commuovono ancora di più al pensiero
che lo scorso dicembre è mancato anche Pulici. Ma quel momento
rimane e verrà rivissuto questa sera, proiettato insieme
ad altre immagini girate proprio da Targia quel tragico
29 maggio con la sua telecamera Super8. E quel momento sarà
importante per chi vorrà capire l’universalità della tragedia
dell’Heysel che, a 34 anni di distanza, deve diventare un
ricordo comune per il mondo del calcio. Come ha già iniziato
a fare domenica scorsa, quando è comparso un fiore meraviglioso
allo stadio Grande Torino sotto forma di bandiera granata
con la scritta "+39 rispetto". L’iniziativa è stata voluta
dal Museo del Grande Torino e della memoria granata, cui
va un plauso, e sembra il proseguimento di un bel dialogo
iniziato con lo striscione per i caduti di Superga apparso,
in occasione del derby, all’Allianz Stadium. Se non vogliamo
altri Heysel e se vogliamo un futuro più sano e salutare
per il nostro calcio questa è l’unica strada possibile:
memoria e rispetto. Sempre.
29 maggio
2019
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Il
sopravvissuto
"Il ricordo di 39 angeli resta vivo"
Significativo nel giorno dell'anniversario anche
il pensiero dl Nereo Ferlat, uno dei sopravvissuti della
Curva Z e oggi autore di libri, uno dei più bravi e attenti
manutentori della memoria, che spiega: "Aggiungiamo un altro
anno alla memoria di quella triste sera del 29 maggio 1985
dove allo Stadio Heysel di Bruxelles morirono 39 inermi
tifosi. Noi testimoni di quella mattanza dobbiamo sempre
tenere accesa la fiamma della memoria in modo che sia sempre
vivo il ricordo dei nostri 39 angeli. Quest’ anno sono rimasto
piacevolmente sorpreso dall'iniziativa di Domenico Beccaria
che ha esposto uno striscione con su scritto +39 rispetto
allo Stadio Grande Torino. Esempio di tifo etico e non becero
dove la morte non ha colore ma unisce tutti in un unico
abbraccio. Domani poi, a Cherasco, a Grugliasco, al Comune
dl Torino, ed in altri luoghi cl saranno diverse cerimonie
per ricordare le vittime dell’Heysel. Il 2 giugno ci sarà
la commemorazione al Monumento delle vittime a Reggio Emilia.
Breve, toccante e coinvolgente. Con interventi di testimoni
e con la partecipazione di parenti. Verrà di nuovo lanciato
il proclama: il seme è stato lanciato e pian piano tenendo
sempre viva la memoria ed educando le nuove generazioni
la piantina potrà crescere sana".
29 maggio 2019
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Juve,
34 anni fa la tragedia dell'Heysel
Sul sito bianconero l'omaggio ai 39 morti di Bruxelles.
Un "pensiero indelebile", anche a 34 anni di distanza.
La Juventus ricorda sul proprio sito internet "una delle
più orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello
sport" e si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell'Heysel,
"vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". "In
quel maledetto 29 maggio 1985 - scrive il club bianconero
- l'attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come
la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool
allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo
che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39
famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va
il nostro più grande abbraccio. Perché da quel maledetto
29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime dell'Heysel non
ha mai smesso di vivere nei nostri cuori". Anche il Liverpool
ricorda la tragedia dell'Heysel. Il club inglese ha depositato
dei fiori presso la lapide che ricorda le vittime, posta
fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell'Anfield, stadio
del Liverpool. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo
la tragedia dell'Heysel, mai dimenticata" - spiega Susan
Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del
Liverpool. "Sarà per sempre nella mente di tutti quelli
che tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno
perso la loro vita".
29 maggio 2019
Fonte: Ansa.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
29 MAGGIO
2019
L'anniversario
Heysel, 34 anni fa la tragedia. Il ricordo della
Juve: "Una follia senza spiegazioni".
Il 29 maggio 1985 prima della finale di Coppa dei
Campioni Juventus-Liverpool morirono 39 persone nello stadio
di Bruxelles. Trapattoni: "Essenziale ricordare". Tweet
anche del Liverpool e del Torino.
Trentaquattro anni fa, proprio oggi, il calcio europeo
piangeva la scomparsa di trentanove persone allo stadio
Heysel di Bruxelles. Accadde in una serata indimenticabile
e terribile, prima della finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. Quello che, dopo 34 anni, è ancora
un "pensiero indelebile". La Juventus ricorda sul proprio
sito "una delle più orribili tragedie che abbiano mai colpito
il mondo dello sport" e "si stringe nella memoria attorno
alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel, vittime innocenti
di una follia senza spiegazioni". "In quel maledetto 29
maggio 1985 - scrive il club bianconero - l’attesa di un
momento assoluto di festa sportiva, come la finale di Coppa
dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio
Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo che ha segnato
per sempre la nostra storia e quella di 39 famiglie. A loro,
in questo giorno di memoria, va il nostro più grande abbraccio.
Perché da quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle
39 vittime dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri
cuori". IL TRAP - Sulla panchina di quella Juventus sedeva
Giovanni Trapattoni che, attraverso il suo profilo twitter,
ha condiviso una foto con i nomi di tutte le 39 vittime.
Commentando: "Non si può tornare indietro. Per questo è
essenziale ricordare". Quella sera, nello stadio Heysel
di Bruxelles, i tifosi del Liverpool cominciano, a un’ora
dall’inizio della partita, a spingersi verso il settore
Z, pieno di tifosi italiani, sfondando le reti divisorie.
Gli spettatori, juventini e non, furono costretti ad ammassarsi
contro il muro opposto del settore della curva occupato
dagli Inglesi. Muro che, a seguito del troppo peso, crollò
di schianto, schiacciando numerose persone. Una tragedia
costata la vita a 39 persone, 32 delle quali italiane. Oltre
600 i feriti. LIVERPOOL e TORINO - Questa mattina anche
il Torino si è unito alla commemorazione. In un tweet il
club granata ha scritto "la memoria è tesoro e custode di
tutto", pubblicando la foto della lapide che ricorda le
vittime dell’Heysel con gli hashtag "Heysel" "respect".
Commosso ricordo anche da parte del Liverpool: il club inglese
ha depositato dei fiori presso la lapide che ricorda le
vittime, posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell’Anfield,
stadio del Liverpool. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo
la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata - spiega Susan
Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del
Liverpool. Sarà per sempre nella mente di tutti quelli che
tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno perso
la loro vita".
29 maggio 2019
Fonte: Gazzetta.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
HEYSEL,
Anche il Liverpool ha ricordato le vittime
(ANSA) - TORINO, 29 MAG - Anche il Liverpool ricorda,
a distanza di 34 anni, la tragedia dell'Heysel. Il club
inglese ha depositato dei fiori presso la lapide che ricorda
le vittime, posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish dell'Anfield,
stadio del Liverpool. "Oggi è un giorno importante, ricordiamo
la tragedia dell'Heysel, mai dimenticata - spiega Susan
Black, responsabile comunicazione dei Reds, sul sito del
Liverpool. Sarà per sempre nella mente di tutti quelli che
tifano Liverpool e ricorderemo sempre coloro che hanno perso
la loro vita".
29 maggio 2019
Fonte: Firenzeviola.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
LFC
marks 34th anniversary of Heysel Stadium disaster
Liverpool FC remembers
the 39 football fans who lost their lives at Heysel Stadium
in Belgium on this day 34 years ago.
The disaster occurred before the European Cup final
between Liverpool and Juventus on May 29, 1985, when events
in Block Z of the stadium tragically led to the deaths of
39 people - mostly Juventus supporters - and left hundreds
more injured. As a mark of respect to those who died, a
floral tribute was placed beside the Heysel memorial plaque
on the Sir Kenny Dalglish Stand at Anfield this morning
on behalf of the club by director of communications Susan
Black. "Today is an important day as we commemorate the
34th anniversary of the tragedy that unfolded at Heysel,"
said Black. "Heysel will be forever in the minds of everyone
connected with Liverpool Football Club and we will always
remember those who lost their lives. We use this moment
to pay our respects to all those who were impacted by the
events of that day". Flags across all club sites are being
flown at half-mast throughout the day, and access to the
Heysel memorial plaque has been made available to the public
via the Anfield Road entrance to the Sir Kenny Dalglish
Stand.
In Memoria e Amicizia, in Memory and Friendship
Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons
Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula,
Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conto, Dirk Daeneckx,
Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco
Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino
Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli,
Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino,
Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato,
Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese,
Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi,
Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu,
Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni.
Rest In Peace - You'll Never
Walk Alone.
29th May 2019
Fonte: Liverpoolfc.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
A
Liverpool si commemora la strage dell'Heysel
Il Liverpool non poteva fare altrimenti, e lo ha
fatto, nel suo stile.
di Marco Barone
Si ricorda nel sito dei Reds quel disastro che si
è verificato "prima della finale di Coppa dei Campioni tra
Liverpool e Juventus il 29 maggio 1985, quando gli eventi
nel Blocco Z dello stadio hanno tragicamente portato alla
morte 39 persone - per lo più sostenitori della Juventus
- e altre centinaia di feriti". Si giocava nel cuore dell'Europa,
Bruxelles. Quell'Europa unita nella diversità, ma che quel
giorno fu unita da una delle stragi più grandi nella storia
del calcio. La partita venne giocata ugualmente, nonostante
la tragedia appena consumata. Fu probabilmente la coppa
più amara vinta nella storia della Juventus. Come segno
di rispetto per coloro che sono morti, è stato posto dal
Liverpool un tributo floreale accanto alla targa commemorativa
dell'Heysel sullo stand Sir Kenny Dalglish ad Anfield in
questo 29 maggio per commemorare il 34° anniversario della
tragedia che si è svolta a Heysel". Le bandiere di tutti
i siti dei club sono state poste a mezz'asta per tutto il
giorno e l'accesso alla placca commemorativa di Heysel è
stato reso disponibile al pubblico attraverso l'ingresso
di Anfield Road allo stand di Sir Kenny Dalglish.
In Memoria e Amicizia dei 39 morti ed oltre 600
feriti.
Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons
Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula,
Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conto, Dirk Daeneckx,
Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco
Galli, Giancarlo Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino
Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli,
Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Bastino Mazzino,
Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato,
Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese,
Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi,
Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu,
Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni.
Riposa in pace - Non camminerai
mai da solo.
29 maggio 2019
Fonte: Calciomercato.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Toro ricorda le vittime dell’Heysel: "La memoria è
tesoro e custode di tutto"
Su Twitter l’omaggio
del Torino per i 34 anni della strage dell’Heysel, nella
quale morirono 39 tifosi prima di Juventus-Liverpool: il
messaggio del club granata 29 maggio.
1985-2019. Trentaquattro anni fa la strage dell’Heysel,
lo stadio di Bruxelles nel quale morirono 39 tifosi - italiani,
per la maggior parte - a seguito dei tragici (e criminosi)
fatti che precedettero la finale di Coppa Campioni tra Juventus
e Liverpool. Anche il Torino, su Twitter, ha voluto testimoniare
il proprio cordoglio nell’anniversario di quella serata
di sangue: La memoria è tesoro e custode di tutto", il messaggio
del club granata, accompagnato dalla foto della targa che
ricorda, là dove sorgeva l’impianto, le vittime.
29 maggio 2019
Fonte: Toro.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
+
39… Rispetto. Sempre.
di Domenico Beccaria
Mi concentro così sulla
tragedia che ha colpito il calcio in quella triste notte
di Bruxelles.
In questo week end del 25 e 26 maggio, ce ne sarebbe
da scrivere, gli argomenti non mancano certamente. Due anni
dell'inaugurazione del Filadelfia. L'addio al calcio di
Emiliano Moretti. La vicinanza cronologica all’anniversario
della tragedia dell’Heysel, 29 maggio 1985. Scientemente
decido di tralasciare, almeno per un attimo, la questione
Filadelfia. Le recenti elezioni regionali potrebbero aver
cambiato qualcosa nella linea di condotta finora seguita
dal governo regionale uscente, guidato da Sergio Chiamparino,
rispetto al nuovo di Alberto Cirio e ai primi di giugno
dovrebbe tenersi un CdA dopo mesi di silenzio. Altrettanto
scientemente chiedo a quel gran signore di Emiliano Moretti,
professionista serio e uomo vero, di portare pazienza e
cavallerescamente cedere il passo a chi da ormai trentaquattro
anni attende di essere lasciato in pace, con la sua memoria
ed il suo dolore. Mi concentro così sulla tragedia che ha
colpito il calcio in quella triste notte di Bruxelles. Ma
soprattutto rivolgo la mia attenzione a quell'uso distorto,
volgare, infamante ed infame che da più parti se ne è fatto,
per offendere e deridere tutta la tifoseria bianconera,
attraverso il dileggio verso trentanove esseri umani che
hanno perso la vita, innocenti vittime della follia hooligan.
Non sto a dilungarmi su quanto successo negli anni, tanto
è di dominio comune ed è inutile, anzi dannoso, dare ulteriore
spazio e visibilità a certa gentaglia, ricordando le loro
insulse bravate. Personalmente, ritengo che le parole, se
non sono seguite dai fatti, siano come le nuvole. Eteree
e destinate ad essere spazzate via dal primo refolo di vento.
Per dare loro peso, sostanza e durata, è necessario agire
in conseguenza ad esse. Per questo, il tre maggio, abbiamo
invitato il JMuseum a Superga, a presenziare alla posa della
targa del Museo Fiorentina a memoria degli Immortali e della
storica amicizia tra granata e viola, in compagnia del Museu
Benfica e del Museo River. La loro presenza ci ha riempito
di gioia ed ancora li ringraziamo. Per questo oggi, abbiamo
deciso di creare ed esporre una bandiera con la scritta
"SETTANTA ANGELI IN UN UNICO CIELO / +39 / RISPETTO, dove
la O di rispetto è stata sostituita dal logo del Museo del
Grande Torino. Per questo, queste bandiere sono state esposte
a Villa Claretta, sede del Museo del Grande Torino nel week
end del 25/26 maggio e lo saranno anche in quello del 1/2
giugno, che sono i due fine settimana a cavallo della ricorrenza.
Per questo, soprattutto, è stata da me esposta in tribuna
stampa, per tutta la durata della partita, da un’ora prima
circa del calcio d'inizio e fino alla fine. Per dare peso,
sostanza e durata all’imperitura memoria di questi 39 e
all'altrettanto imperitura negazione e condanna di chiunque
ne faccia un uso spregevole. Mi sono preso l'impegno e lo
manterrò con gioia, di presenziare alle commemorazioni del
29 a Grugliasco ed in Municipio a Torino e alla cerimonia
del 2 giugno a Reggio Emilia. Sono convinto che tra uomini
di buona volontà si possa gettare il seme della civiltà
e sono sicuro che questo seme attecchirà. Dobbiamo solo
avere il coraggio di perseverare su questa strada, lunga,
irta anche di ostacoli e difficoltà, ma che alla fine non
potrà che premiare il nostro sforzo. Continueremo, mi auguro,
ad affrontarci a viso aperto e senza sconti sul campo di
calcio, a creare le coreografie più belle e gli sfottò più
pungenti ed arguti, ma mai volgari o odiosi, perché questo
è il sale della vita. Ma lasciando i morti, di entrambe
le parti, di tutte le parti, a riposare in pace.
29 maggio 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel, il ricordo di Trapattoni e della Juventus
Il tecnico della famosa Coppa dei Campioni 1985
e la società bianconera dedicano un pensiero ai 39 tifosi
scomparsi tragicamente.
BRUXELLES (Belgio) - È sporca di sangue la prima
storica Coppa dei Campioni vinta dalla Juventus, contro
il Liverpool, nel 1985 a Bruxelles. Un successo mai festeggiato,
una gioia strozzata da una tragedia senza precedenti, tra
l'apoteosi della follia umana ed una colpevole disorganizzazione.
In pochi ricordano il calcio di rigore segnato da Michel
Platini al 58', impossibile togliersi dalla mente le scene
di panico, mentre gli hooligans spingono verso il settore
Z dell'Heysel ed il muro viene giù. Saranno 39 i morti,
di cui 32 italiani, oltre 600 i feriti, un'immagine indelebile
per tutti, uno shock mai del tutto metabolizzato dai protagonisti
di quell'assurda vicenda, costretti a giocare in un clima
surreale. La Juventus ricorda il 29 maggio 1985, a 34 anni
di distanza, postando su Twitter la targa dedicata alle
vittime, Giovanni Trapattoni, allenatore bianconero all'epoca
dei fatti, una foto coi nomi di ogni singolo sfortunato
spettatore, con la bellissima didascalia a corredo: "Non
si può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare".
29 maggio 2019
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Juventus e Trapattoni uniti nel ricordo dell'Heysel
Era il 29 maggio 1985 quando 39 tifosi perdevano
la vita in occasione della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool. A 34 anni di distanza la società
bianconera e l'allora allenatore del club ricordano la strage.
TORINO - "È un pensiero indelebile, che ci accompagna
tutto l'anno, ma che oggi, 29 maggio, si amplifica ancora
di più. A 34 anni di distanza da una delle più orribili
tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport, la
Juventus si stringe fortemente attorno alle famiglie delle
39 vittime innocenti di una follia senza spiegazioni", questo
quanto si legge su una nota sul sito ufficiale della Juventus
in ricordo della strage dell'Heysel avvenuta il 29 maggio
1985. "In quel maledetto 29 maggio 1985 - prosegue la nota
- l'attesa di un momento assoluto di festa sportiva, come
la finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool
allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un incubo
che ha segnato per sempre la nostra storia e quella di 39
famiglie. A loro, in questo giorno di memoria, va il nostro
più grande abbraccio. Perché da quel maledetto 29 maggio
1985 il ricordo delle 39 vittime dell'Heysel non ha mai
smesso di vivere nei nostri cuori". Al ricordo della
Juventus si unisce quello dell'allora tecnico bianconero
Giovanni Trapattoni, che attraverso il proprio profilo ufficiale
Twitter ha voluto divulgare questo messaggio: "Non si può
tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare". A
causa del crollo di un muro dello stadio Re Baldovino di
Bruxelles, oltre 600 persone rimasero ferite, 39, di cui
32 italiani, persero la vita in quella che rimane una delle
pagine più tristi che abbia mai colpito il mondo dello sport.
29 maggio 2019
Fonte: Corrieredellosport.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Tragedia dell’Heysel, Marchisio ricorda le vittime
Claudio Marchisio ha voluto ricordare le vittime
dell’Heysel nel giorno del triste anniversario della tragedia.
Nel giorno del 34° anniversario della Tragedia dell’Heysel,
Claudio Marchisio ha voluto ricordare le persone che persero
la vita in quel triste giorno per la storia della Juve e
del calcio. L’ex centrocampista bianconero ha scritto un
messaggio su Instagram ricordando i nomi delle vittime.
"Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera,
Andrea Casula, Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens,
Giuseppina Conto, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques
François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonnelli,
Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini,
Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco,
Sergio Bastino Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone,
Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio
Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo,
Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore,
Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio
Zavaroni. +39" ha scritto il Principino.
29 maggio 2019
Fonte: Juventusnews24.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel: Appendino
"ferita mai dimenticata"
Sindaca Torino "Un dovere il ricordo e il rispetto
delle vittime".
TORINO, 29 MAG - "Una ferita mai dimenticata dai
tifosi di tutto il mondo. Un dovere il ricordo e il rispetto
delle vittime". Lo sindaca di Torino, Chiara Appendino,
ricorda così, su Twitter, il 34esimo anniversario sulla
tragedia dell'Heysel.
29 Maggio 2019
Fonte: Lagazzettadelmezzogiorno.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Aspettando Tottenham-Liverpool, coi martiri dell'Heysel
nel cuore
di Marco Bernardini
Scrive bene il vecchio amico e collega Roberto Beccantini
quando con il suo "post" invita tutti i veri appassionati
di calcio a fare un minuto di assoluto silenzio nel corso
della giornata di oggi. Interviene con la solita grande
sensibilità di uomo autentico Giovanni Trapattoni firmando
sul suo account Twitter una frase semplice ma potente: "Tornare
indietro non è possibile. Per questo è essenziale ricordare".
Fa il suo dovere la società Juventus a pubblicare un lungo
e circostanziato comunicato per descrivere la più grande
tragedia che lo sport possa rammentare e per stringersi
intorno alle famiglie dei trentanove martiri caduti in una
notte assurda. Trentaquattro anni fa. Stadio Heysel di Bruxelles.
Dimenticare mai. Anche se, con il trascorrere del tempo,
le affettuose lontananze si fanno più sfocate o comunque
meno nitide. Per fortuna e per autodifesa dell’inconscio.
Troppo sangue e troppo dolore avevano imbrattato quella
che avrebbe dovuto rappresentare una festa per il calcio
internazionale. Rancore e odio però servono a nulla. Le
cose, da allora, sono profondamente mutate, almeno per ciò
che riguarda i feroci protagonisti di quella mattanza subita
non dagli ultras bianconeri, ma da tifosi tranquilli e per
bene. Quelli che il pallone era un gioco e che il destino
radunò nella "Curva Z" per trasformarli, loro malgrado,
in vittime sacrificali latori di un messaggio che avrebbe
fatto il giro del mondo, provvedendo a fare in modo che
le cose cambiassero almeno un poco. Anche la morte talvolta
può essere utile se ce la fa a cambiare la vita. Oggi e
da tempo gli hooligans non esistono più. Esiste il Liverpool,
come squadra e come società di ottimo calcio. Il team di
Klopp che, sabato, giocherà la prestigiosa finale di Champions
contro il Tottenham di Pochettino. Due allenatori "chiacchierati"
proprio in chiave Juventus. E proprio quel Liverpool che
fece, incolpevolmente, da miccia per l’esplosione della
follia dei suoi supporter ubriachi e strafatti. Una Coppa
del Campioni, così ancora si chiamava, che nessuno juventino
autentico trova il coraggio di elencare insieme con i tanti
trofei collezionati dalla Signora. Il gol, su rigore inesistente,
segnato da Platini non sarà mai una medaglia al valore,
ma una macchia insopportabile per la memoria. Nonostante
il peso insopportabile del masso che grava sui cuori e che
fa male nelle teste, dopo il minuto di silenzio davvero
partecipato, avviamoci ad attendere la finalissima di sabato
con animo sportivamente leggero, pensando al Liverpool di
oggi come la squadra della città che originò i pacifisti
Beatles. Faranno così anche i trentanove "spiriti". Anche
se, come scriveva il grande Vittorio Zucconi, gli spiriti
non dimenticano. Ma neppure odiano.
29 Maggio 2019
Fonte: Calciomercato.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Juventus, il ricordo a 34 anni dalla tragedia dell’Heysel
di Francesco Tripodi
Molte volte quando si parla di calcio restano impresse
nell’immaginario collettivo, serate magiche ed imprese memorabili.
Purtroppo però ci sono anche alcune pagine nere, che vorremo
solo poter cancellare, ma che invece restano lì, marchiate
a fuoco nella memoria comune, con un eterno ricordo degli
errori commessi e a un doloroso promemoria per non commetterne
più. Uno dei casi più eclatanti e sofferenti è quello che
riguarda la triste sera del 29 maggio 1985. Nella capitale
belga di Bruxelles si gioca la finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool. Il teatro di gioco è lo stadio
Re Baldovino, ribattezzato Heysel nel secondo dopo guerra.
Questa designazione desta molte perplessità: come potrebbe
quell’impianto fatiscente e antiquato contenere la distruttiva
furia degli hooligans inglesi ? Infatti quella scelta costò
la vita di 39 persone. Succede tutto circa un’ora prima
del fischio d’inizio. Un gruppo di tifosi del Liverpool
carica quelli che risiedevano nel Settore Z, destinato ai
tifosi italiani non organizzati e ad alcuni neutrali. L’irruenza
degli Inglesi porta un gruppo di persone ad ammassarsi contro
il muro che però non riesce a reggere il troppo peso e quindi
cade di schianto. Si capisce subito che la situazione è
gravissima: a fine serata il bilancio sarà di 39 vittime,
32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Comunque,
nonostante questa tragedia l’Uefa e la polizia belga decisero
di far giocare lo stesso la finale, che inizierà con più
di un’ora di ritardo. Così in un’atmosfera surreale è la
Juventus ad imporsi per 1-0 grazie al gol realizzato su
calcio di rigore dal francese Michel Platini. I bianconeri
si portano a casa la prima Coppa dei Campioni della loro
storia, ma la gioia per il trionfo viene oscurata dal cordoglio
per le vite andate perdute in quella maledetta sera. Un
"pensiero indelebile", anche a 34 anni di distanza. La Juventus
ricorda sul proprio sito internet "una delle più orribili
tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport" e
si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel,
"vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". Ecco
la nota del Club: È un pensiero indelebile, che ci accompagna
tutto l’anno, ma che oggi, 29 maggio, si amplifica ancora
di più. A 34 anni di distanza da una delle più orribili
tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport, la
Juventus si stringe fortemente attorno alle famiglie delle
39 vittime innocenti di una follia senza spiegazioni. In
quel maledetto 29 maggio 1985 l’attesa di un momento assoluto
di festa sportiva, come la finale di Coppa dei Campioni
tra i bianconeri e il Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles,
si trasformò in un incubo che ha segnato per sempre la nostra
storia e quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno
di memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da
quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39 vittime
dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei nostri cuori.
29 Maggio 2019
Fonte: Calciostyle.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
PJANIC: "Il dovere di ricordare, per onorare
chi
non c’è più ed evitare che simili follie si ripetano"
di Camillo Demichelis
Oggi, il mondo del calcio ricorda con profondo dolore
la tragedia dell'Heysel. Miralem Pjanic, attraverso il suo
profilo ufficiale di Instagram, ha ricordato le 39 vittime
di quella immane tragedia: "29/5/1985 - 29/5/2019 Il dovere
di ricordare, per onorare chi non c’è più ed evitare che
simili follie si ripetano. +39 #Heysel", ha scritto il numero
5 juventino
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Anniversario Heysel, il ricordo di Iuliana Bodnari:
"Da quel giorno nefasto nulla fu più come prima"
di Rosa Doro
Nel giorno del 34esimo anniversario della Tragedia
dell'Heysel, interviene Iuliana Bodnari, presidente e fondatrice
del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio Emilia":
"29 maggio 1985 - 29 maggio 2019. 34 anni sono passati e
da quel giorno nefasto nulla più fu come prima - esordisce
Bodnari. Quel giorno per l'intera umanità venne scritta
una delle pagine più buie della storia del calcio. Quel
giorno allo stadio Heysel, uno dei più fatiscenti del mondo
occidentale (nemmeno nei Paesi dell'Est esistevano stadi
così !) furono uccise 39 persone, un atto premeditato. Alle
19.30 cominciò il primo assalto, attaccare, ritirarsi, con
metodica tattica militare. In quel giorno perse la vita
anche il nostro caro concittadino Claudio Zavaroni, un ragazzo
allegro, sportivo, che provò in tutti i modi prima di crollare
in terra, a salvare altra gente quando fu travolto dalla
carica micidiale degli hooligans. Era andato a vedere una
partita di calcio, la sua inseparabile macchinetta fotografica
per cogliere quell’attimo fuggente di spensieratezza insieme
ai suoi amici di viaggio, un modo per festeggiare due giorni
dopo (31 maggio) il suo compleanno. Nessuno pagò veramente
per questo assassinio, qualche pena lieve nulla più. Furono
fatti processi all’Uefa e fu riconosciuta la sua responsabilità.
Tutta una serie di fattori che portarono a questo disastro
erano già nell'aria da tempo, erano segnali cui nessuno
per pigrizia, indifferenza, prestò la giusta attenzione.
Quel giorno lo sport fu coperto di sangue, quel giorno morirono
39 persone innocenti di cui 32 cittadini italiani, 4 belgi,
2 francesi e un irlandese. Col Comitato Heysel insieme a
tantissimi altri amici portiamo avanti la nostra convinzione
in uno sport leale, NO all'odio. Si dovrebbe ricordare questa
tragedia non solo il giorno dell'anniversario ma fare in
modo di programmare eventi a tema Heysel, cosa può succedere
quando manca la sicurezza, proiezioni docufilm, convegni
invitando scolaresche a lezioni di memoria. Forse un giorno
lo si potrà fare come un appuntamento fisso e doveroso.
A buon intenditor.... Un triste giorno per tutti. Poteva
capitare a chiunque. Purtroppo è capitato ai tifosi juventini.
Lasciate da parte l'astio e la rivalità per un giorno. Un
pensiero, una preghiera per 39 anime innocenti. "Nessuna
persona è morta finché vive nel cuore di chi resta" - conclude
la fondatrice del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio
Emilia" che dà appuntamento a tutti alla cerimonia annuale
in ricordo delle vittime dell'Heysel, in programma il 2
giugno alle 10.30 a Reggio Emilia, presso via G. Matteotti.
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
La Juventus ricorda la tragedia dell'Heysel
È un pensiero indelebile, che ci accompagna
tutto l’anno, ma che oggi, 29 maggio, si amplifica
ancora di più. A 34 anni di distanza da una delle più
orribili tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello
sport, la Juventus si stringe fortemente attorno alle
famiglie delle 39 vittime innocenti di una follia senza
spiegazioni. In quel maledetto 29 maggio 1985 l’attesa
di un momento assoluto di festa sportiva, come la finale
di Coppa dei Campioni tra i bianconeri e il Liverpool
allo stadio Heysel di Bruxelles, si trasformò in un
incubo che ha segnato per sempre la nostra storia e
quella di 39 famiglie. A loro, in questo giorno di
memoria, va il nostro più grande abbraccio. Perché da
quel maledetto 29 maggio 1985 il ricordo delle 39
vittime dell’Heysel non ha mai smesso di vivere nei
nostri cuori. (Fonte: Juventus.com -
Alessandra Stefanelli)
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Lorentini (Associazione Familiari Vittime dell'Heysel)
a "Stile Juventus":
"Vogliamo sviluppare una serie di progetti
di educazione civico-sportiva"
Ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione
"Stile Juventus", è intervenuto Andrea Lorentini, presidente
dell'Associazione Familiari Vittime dell'Heysel: "Quello
che è accaduto è accaduto per una serie di motivi ben precisi
che poi sono stati acclarati, ci sono state mancanze nella
gestione dell’ordine pubblico. Sono stati anni complicati,
fare memoria sull’Heysel è complicato. Vogliamo fare memoria
da un lato, ricordare le vittime troppo spesso dimenticate,
dileggiate e offese, ma anche andare oltre, fare testimonianza,
sviluppare una serie di progetti di educazione civico-sportiva.
Siamo andati in giro nelle scuole per raccontare ai ragazzi
quello che è accaduto. Noi vogliamo far vivere ai ragazzi
lo sport, il calcio e non solo nella maniera giusta perché
i valori dello sport vengono portati dietro tutta la vita".
C’è ancora tanta rabbia ? "La rabbia è un sentimento che
resta, è difficile dare un senso a questa cosa, ma attraverso
l’associazione noi cerchiamo di trasformare questa rabbia
in impegno civico. Il sentimento che c’è in noi è quello
di voler dare un senso alla memoria dei nostri cari. Abbiamo
chiesto al governo di istituzionalizzare un giorno all’anno
contro la violenza nello sport".
(Alessandra Stefanelli)
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Laudadio (Sala della Memoria Heysel) a
"Stile Juventus":
"Bel gesto da parte dei tifosi del Torino"
Ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione
"Stile Juventus", è intervenuto Domenico Laudadio, creatore
della Sala della Memoria Heysel: "C’è stato un gesto molto
molto bello da parte dei tifosi del Torino in occasione
dell’ultima partita. Sicuramente è un seme lanciato nel
terreno, poi i semi devono essere coltivati. È un gesto
molto bello che si inserisce in una settimana in cui ci
sono eventi molto belli a Torino e provincia".
(Alessandra Stefanelli)
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Vignola a RBN: "Con la testa di oggi all'Heysel
non avremmo giocato"
Ai microfoni di Radio Bianconera è intervenuto,
nel corso di "Avanti Madama", l’ex bianconero Beniamino
Vignola, che era in campo nella tragica serata dell’Heysel:
"Sono 34 anni che ripetiamo sempre le stesse cose, purtroppo
è l’unico modo per tenere viva la memoria. È stata una serata
particolare, ha segnato la storia della Juventus e il futuro
della Juventus. Aspettavamo quella vittoria da tanto tempo,
quella poteva essere la ciliegina sulla torta, c’era un
gruppo di giocatori che avevano vinto tutto. È stata una
serata molto difficile. Le due squadre non volevano giocare,
sono state forzate dalla polizia locale. Noi dal campo non
ci rendevamo conto di quello che succedeva, non potevamo
immaginare che fosse una cosa così grave. Con la testa di
adesso forse non l’avremmo giocata quella gara".
(Alessandra Stefanelli)
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Mariella Scirea a RBN: "L'Heysel ? Nessuno
si è
reso conto di quello che stava succedendo"
Ai microfoni di Radio Bianconera è intervenuta,
nel corso di "Avanti Madama", Mariella Scirea: "L’Heysel
? Probabilmente non si erano resi pienamente conto di quello
che stava succedendo, io avevo degli amici in curva e nessuno
si era accorto di niente. Anche mio marito quando salì su
quel traliccio disse di stare tranquilli che la partita
sarebbe stata giocata. Gli stessi giocatori non erano al
corrente di tutti i morti e di quello che era successo.
Io sono stata all’Heysel, è vero che lo stadio è stato ristrutturato
e ho provato delle emozioni fortissime. Ho chiuso gli occhi
e ho vissuto quei momenti anche se non ero presente. Nella
vita sono poche le emozioni così forti che puoi provare,
non oso immaginare cosa abbiano provato i familiari delle
vittime".
(Alessandra Stefanelli)
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
La Mole Antonelliana si illumina per ricordare le
39 vittime dell’Heysel
di Gianluca Oddenino
Iniziative speciali a Torino e in tutta Italia per
il 34° anniversario della tragedia allo stadio di Bruxelles,
prima di Juventus-Liverpool, che sconvolse il calcio. Anche
i tifosi del Toro omaggiano i caduti.
TORINO - Ricordare e onorare. Sono passati 34 anni
dalla tragedia dell’Heysel, dove morirono 39 tifosi bianconeri
prima della finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles tra
Juventus e Liverpool, ma il tempo non cancella le ferite
di quel terribile 29 maggio 1985. Anzi, la memoria è sempre
più forte e viva. Da Reggio Emilia a Meda, passando da Cherasco,
oggi si celebra la "Giornata della Memoria per le Vittime
dell’Heysel e di ogni manifestazione sportiva". Il momento
clou si terrà stasera a Torino, quando la Mole Antonelliana
sarà colorata di bianconero e con il logo "+39 Rispetto"
per ricordare chi perse la vita in quella maledetta notte
per una partita di calcio. L’evento, organizzato dall’Associazione
"Quelli di … Via Filadelfia", prevede anche la lettura del
monologo di Emilio Targia tratto dal libro "Quella notte
all’Heysel": appuntamento alle ore 21 nella Sala delle Colonne
del Comune di Torino in piazza Palazzo di Città. Non mancheranno
i fiori ai vari monumenti sparsi in Italia, oltre che fuori
l’ex stadio belga: a Torino l’appuntamento è nella piazzetta
compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino tra
i numeri civici 36 e 38, dove l’anno scorso è stato inaugurato
il monumento (NdR: Targa d’intitolazione della Piazzetta)
alle "Vittime dell’Heysel". Ci sarà anche il ricordo della
Juventus, virtuale e reale, mentre Giovanni Trapattoni sul
suo profilo Twitter ha già ricordato le 39 vittime juventine
con un messaggio sentito. Domenica scorsa, invece, i tifosi
del Toro avevano onorato la memoria bianconera allo stadio
Grande Torino con lo striscione "+ 39 Rispetto" esposto
durante la partita con la Lazio ed ora esposto al Museo
del Torino e della Leggenda Granata. Un omaggio che vale
doppio, a maggior ragione dopo lo striscione "Onore ai caduti
di Superga" esposto allo Stadium dalla curva ultrà della
Juve durante il derby del 3 maggio.
29 maggio 2019
Fonte: Lastampa.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel sempre nel cuore
di Roberto Renga
La partita tra Liverpool e Juventus non si doveva
giocare in quello stadio. Da qui si deve partire per ricordare
la tragica notte del 29 maggio del 1985. Persero la vita
trentanove persone. Persone, non tifosi della Juventus,
come la parte peggiore del teppismo da stadio ama ricordare
con cori e striscioni. L’Heysel e la famigerata curva "Z",
la curva della morte in diretta. Era riservata ai locali,
ma ci si ritrovarono gli italiani, per via di un’agenzia
senza scrupoli. In quel settore non un vero ingresso, ma
una porticina. E i poliziotti ? Un centinaio in tutto, come
a proteggere una scampagnata. Quaranta in curva, ma ventotto
presto fuori per cercare l’autore di un furtarello. Tra
italiani e inglesi solo una rete: non una divisione, ma
un invito a passare dall’altra parte. Forse furono due italiani
a dar fuoco a una bandiera del Liverpool, ma non basta a
spiegare la tragedia. Gli inglesi divennero una valanga
che travolse famiglie, padri, bambini. Tra gli inglesi,
si seppe poi, anche attivisti del National Front in trasferta
non disinteressata. Fu un massacro. Travolti, gli italiani
cercarono rifugio in un muro, ma cadde. Si spinsero verso
il campo e vennero fermati da poliziotti che non avevano
capito niente: bruciava il mondo e loro spegnevano un cerino.
Roberto Lorentini era un medico di Arezzo di trentuno anni.
Aveva trovato una via di uscita, ma si fermò. Un bambino,
Andrea, lo fissava da terra e il suo sguardo era una muta
richiesta di aiuto. Roberto e Andrea morirono insieme. È
Roberto l’eroe di quella maledetta notte. Ricordiamo lui,
tutti gli altri. Lo piango ancora.
29 maggio 2019
Fonte: Radioradio.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
I taxisti torinesi ricordano l'Heysel con "Graffi.
Una ferita mai rimarginata"
di Massimo De Marzi
L'iniziativa chiude "Uniti nel ricordo per non dimenticare",
commemorando la tragedia bianconera del 29 maggio 1985.
Oggi, presso il posteggio Sacchi, i taxisti torinesi
hanno voluto ricordare il dramma dell'Heysel a 34 anni di
distanza. Ecco quindi "Graffi. Una ferita mai rimarginata",
l'iniziativa che chiude "Uniti nel ricordo per non dimenticare",
commemorando la tragedia bianconera del 29 maggio del 1985,
prima della finale di Coppa Campioni tra Juve e Liverpool.
Le associazioni "Familiari Vittime Heysel", "Quelli di via
Filadelfia" e "Taxi Granata & Friends" hanno organizzato
la ricorrenza e Art in Taxi ne offre la sua interpretazione
con i "Graffi". Ideato da Luca Mattio. Realizzazione
tecnica Ermanno Di Sabato. Tecnica: stencil con terre nere.
Per coniugare l'arte e il ricordo, per non dimenticare una
delle più grandi tragedie della storia dello sport.
29 maggio 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
I taxisti granata ricordano le vittime della strage
dell'Heysel
di Marcello Ferron
Nel giorno del 34esimo anniversario della strage
dell'Heysel i taxisti granata hanno deciso di ricordare
le vittime organizzando l'evento "Una ferita mai rimarginata",
un'idea nata dal Toro Club "Taxi Granata & Friends",
in collaborazione con le associazioni "Art in Taxi", "Familiari
vittime dell'Heysel" e "Quelli di via Filadelfia". Come
riporta Tuttosport, dalle 8 alle 13, nel parcheggio riservato
ai taxi a Porta Nuova, i taxisti che aderiranno all'iniziativa
potranno applicare sul cofano dei loro taxi un graffio realizzato
con gli stencil e le terre nere, per ricordare le 39 vittime
dell'immane tragedia accaduta nello stadio belga il 29 maggio
1985, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus
e Liverpool. Un'iniziativa simile stata organizzata il 4
maggio, per onorare la memoria del Grande Torino, in occasione
del 70° anniversario della tragedia di Superga.
29 maggio 2019
Fonte: Torinogranata.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Trapattoni: "Heysel, non si può tornare indietro.
Essenziale ricordare"
di Ivan Cardia
A 34 anni dalla tragedia dell'Heysel, anche Giovanni
Trapattoni ricorda una pagina nera nella storia del calcio
europeo, della Juventus e anche sua a livello personale.
Il Trap era infatti il tecnico dei bianconeri che vinsero
la Coppa dei Campioni contro il Liverpool nella stessa sera
in cui sugli spalti dell'impianto di Bruxelles morivano
39 persone. Via Twitter, Trapattoni ha scritto: "Non si
può tornare indietro. Per questo è essenziale ricordare".
29 maggio 2019
Fonte: Tuttomercatoweb.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Strage dell’Heysel, oggi ricorre il 34° anniversario
di Van Anh Phan Thi
Sono già passati 34 anni dalla strage dell’Heysel,
in cui sono morte 39 persone, di cui 32 italiane, e sono
state feriti in più di 600. La tragedia, avvenuta il 29
maggio del 1985 prima della finale della Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool, ha permesso la ratifica in 42
Paesi della Convenzione europea sulla violenza e i disordini
degli spettatori durante le manifestazioni sportive, segnatamente
nelle partite di calcio. Ci fu la squalifica delle squadre
inglesi dalle coppe europee fino al 1990, ma il problema
hooligan continuò a lungo. Nel 2005, a vent’anni dalla strage,
Liverpool e Juventus si sono affrontate di nuovo nei quarti
di finale della Champions League. I tifosi del Liverpool
per l’occasione eseguirono una coreografia scrivendo sugli
spalti la parola "amicizia", ma alcuni tifosi juventini
non accettarono l’offerta di pace e accolsero l’entrata
in campo dei Reds dando le spalle ai giocatori. Qui di seguito
i nomi e l’età delle vittime: Rocco Acerra (28) - Bruno
Balli (50) - Alfons Bos (35) - Giancarlo Bruschera (35)
- Andrea Casula (10) - Giovanni Casula (44) - Nino Cerullo
(24) - Willy Chielens (41) - Giuseppina Conti (17) - Dirk
Daeneckx (38) - Dionisio Fabbro (51) - Jaques François (45)
- Eugenio Gagliano (35) - Francesco Galli (25) - Giancarlo
Gonnelli (45) - Alberto Guarini (21) - Giovacchino Landini
(50) - Roberto Lorentini (31) - Barbara Lusci (58) - Franco
Martelli (22) - Loris Messore (28) - Gianni Mastroiaco (20)
- Sergio Bastino Mazzino (38) - Luciano Rocco Papaluca (38)
- Luigi Pidone (31) - Benito Pistolato (50) - Patrick Radcliffe
(38) - Domenico Ragazzi (44) - Antonio Ragnanese (29) -
Claude Robert (27) - Mario Ronchi (43) - Domenico Russo
(28) - Tarcisio Salvi (49) - Gianfranco Sarto (47) - Amedeo
Giuseppe Spolaore (55) - Mario Spanu (41) - Tarcisio Venturin
(23) - Jean Michel Walla (32) - Claudio Zavaroni (28).
29 Maggio 2019
Fonte: Quotidianopiemontese.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
L'anniversario
La strage dell'Heysel: è stato un massacro in diretta
Latina - Il racconto dei superstiti tra cui l'avvocato
Gaetano Marino che il 29 maggio del 1985 erano a Bruxelles
per Juve-Liverpool.
Oggi è il 29 maggio del 2019, riproponiamo un'intervista
di qualche anno fa uscita sul nostro giornale chi quel giorno
era in Belgio a Bruxelles nello stadio Heysel dove ci fu
una strage in occasione della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool. Ecco la ricostruzione dell'avvocato
Gaetano Marino che quel giorno era all''Heysel.
Ci sono giorni strani e brutti che vorresti dimenticare.
Ma non puoi. È una questione di rispetto. Lo impone la memoria.
Oggi è il 29 maggio, oggi è il giorno dell'Heysel, un nome
che evoca una strage, ma di calcio. In 39 non sono più tornati
a casa. La loro sfortuna ? Quel maledetto settore Z, l'ultima
lettera dell'alfabeto, lo spicchio più diabolico di un impianto
fatiscente e contraddittorio. Dentro le reti da pollaio
a dividere i tifosi italiani dai Red devils del Liverpool,
fuori un bel parco, di un verde vivo e l'Atomium a fare
da cartolina da tabaccaio. Adesso quello stadio non c'è
più, è stato demolito e poi ricostruito, ha cambiato nome
come per rifarsi una vita. Sì ricominciare e si chiama Re
Baldovino, sua Maestà. Era un bel pomeriggio quel giorno
a Bruxelles. Il sole ancora alto che tramonta quando in
Italia è quasi buio e poi la Juve che due anni dopo la beffa
di Atene cerca la gloria più importante della sua storia
e l'unico trofeo che le manca in bacheca: è quella che una
volta si chiamava Coppa dei Campioni e adesso si chiama
Champions League perché fa più chic.
Un massacro in diretta
"Bruno ci sei ? Sei in linea", dice Gianfranco De
Laurentis dallo studio della Rai di Roma al collega Bruno
Pizzul. È lui l'inviato, è lui il telecronista che deve
raccontare la finale della Coppa dei Campioni tra la Juventus
di Platini che gioca senza sponsor sulla maglia, come era
all'epoca, e il Liverpool del portiere - marionetta Bruce
Grobbelaar, detentore del trofeo. Pizzul è solo, a quel
tempo non ci sono seconde voci, dalla sua postazione non
risponde subito, è indaffarato, sta succedendo qualcosa,
poi interviene. "È stato ripristinato il collegamento",
dicono a gesti dalla regia. L'audio è telefonico, non pulito,
con un inquietante fruscio in sottofondo. "La situazione
è degenerata sotto il profilo dell'ordine pubblico, il settore
dei tifosi è debordato nel settore degli juventini - dice
Pizzul con il suo tono inconfondibile ma questa volta stravolto
dall'emozione di dover raccontare non una finale ma un massacro
in diretta - nella calca della folla sono crollate le cancellate",
prova ad ipotizzare. È un'ipotesi perché c'è confusione
e non si capisce niente con le autorità del Belgio impreparate
e che non sanno cosa fare. Le notizie che arrivano sono
frammentarie, sul canale due della Rai con la scritta in
sovra impressione in diretta da Bruxelles, si vedono un
gruppo di poliziotti a cavallo sulla pista di atletica,
sono disorientati: prima vanno avanti e poi fanno una semicurva.
Noi di Latina
Quel giorno c'erano molte persone di Latina a Bruxelles
e un gruppo anche in curva Z, uno spicchio della curva dell'Heysel.
Da una parte verso il centro gli inglesi, ubriachi, aggressivi
e minacciosi, sono quelli che poi i media hanno chiamato
hooligan, a lato, al confine con la tribuna coperta ci sono
gli italiani ma non sono dei gruppi organizzati. Nella curva
opposta invece ci sono gli altri juventini quelli della
vecchia curva Filadelfia che hanno assistito anche loro
in diretta ad una strage. Non dimentica quel giorno l'avvocato
Gaetano Marino che all'epoca non aveva ancora 30 anni, prima
di quel mercoledì aveva visto altre due finali della sua
Juve: a Belgrado e poi quella di Atene, o meglio quella
che tutti ricordano per il perfido tiro di Magath. Partì
in aereo con una comitiva, tra cui l'avvocato Peppe Di Nardo,
l'imprenditore Virginio Moro e altre persone di Latina.
In curva Zeta
"Trovammo il biglietto all'ultimo momento, quello
del settore Zeta - racconta l'avvocato Marino che ad un
tratto si commuove quando pensa alla coreografia di Torino
con migliaia di cartoncini con i nomi dei morti per ricordare
quel giorno - sì, ero lì. A sinistra avevamo gli inglesi
che ad un certo punto iniziarono a lanciare sassi e pezzi
di cemento verso di noi, nel nostro settore c'erano dei
signori, tifosi normali, ci spostammo verso il muro e la
rete ad un certo punto che divideva i due settori si abbassò.
Fu un attacco premeditato, avevano coltelli, pietre e bastoni,
indietreggiamo verso il muro e persi di vista Peppe Di Nardo
che rividi dopo, nella calca aveva perso un mocassino".
Sono passati più di 30 anni ma il film di quella terribile
notte è vivo. "Ricordo un bambino che si aggrappò ai miei
jeans perché non trovava il papà e andai verso il muro,
alzai i gomiti in alto per fare da scaletta a gente che
si è lanciata e si è salvata per evitare la calca".
Esplosione di violenza
Lo scenario che si presenta sembra quello dello
scoppio di una bomba. "C'era polvere, persone che si lamentavano,
il bimbo ritrovò il papà ma i gradoni erano un tappeto di
persone, c'era chi si lamentava e chi era morto". Le notizie
che arrivano dall'Italia in quei minuti sono frammentarie,
in tribuna l'avvocato Gianni Agnelli in compagnia del suo
amico l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger
va via, le agenzie battono le notizie con i morti e dal
Belgio rimbalzano le polemiche sulla superficialità del
servizio d'ordine. È finito tutto all'improvviso è questo
quello che mi resta, sono riuscito ad andare a vedere la
partita in tribuna, ma a casa non avevo detto che avevo
il biglietto della curva Zeta. Poi dopo la partita arrivammo
a piedi in hotel e all'ingresso dei locali di Bruxelles
c'erano i vigilantes con i cani e ti chiedevano se eri italiano.
Se la risposta era sì allora potevi entrare, se eri inglese
invece no".
Cosa è stato l'Heysel
Anche Virginio Moro era nella curva Zeta e ricorda
ogni istante di quel giorno. Un inferno in uno stadio. "Sono
un tifoso del Milan ma in quel periodo seguivo le squadre
italiane che andavano in Coppa Campioni - racconta - era
un'occasione anche per visitare città che non avevi mai
visto. Se siamo vivi è una fortuna e siamo dei miracolati.
Io ho fatto un volo di sei metri da quel muretto che è crollato
e mi sono caricato un ferito sulle spalle, Massimo Giannolla,
anche lui di Latina che stava con noi. Mi sono accorto subito
che la situazione stava degenerando quando eravamo vicino
alla curva degli inglesi, sono volati dei razzi che solo
per caso non ci hanno preso, ci siamo spostati e sono arrivati
i sassi ma anche pezzi di cemento. La gente ha iniziato
a correre e si è creato il caos. Le sensazioni ? Mi è morto
un bambino accanto e tante persone sono svenute. Quando
vedevi uno che si rialzava significava che era vivo". Questo
è stato il 29 maggio del 1985 all'Heysel, uno stadio morto
anche lui insieme a 39 persone innocenti.
29 Maggio 2019
Fonte: Latinaoggi.eu
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Cabrini a TMW Radio: "Heysel, fu una tragedia"
di Giovanni Spinazzola
Antonio Cabrini, ex calciatore, ai microfoni di
TMW Radio, ha parlato della strage dell'Heysel.
Su quella finale di Coppa dei Campioni - "Non è
un bel ricordo, una sconfitta del mondo del calcio. Ha colpito
due squadre di grandissimo livello. C'è stata negligenza
da parte di chi gestiva l'ordine pubblico. Doveva essere
un giorno di festa ma si è trasformato in una tragedia".
29 maggio 2019
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel, le iniziative per non dimenticare
Come ogni anno, la Juventus ha partecipato a numerosi
momenti per testimoniare la sua vicinanza alle famiglie
delle vittime e un ricordo che è sempre vivo in tutti noi.
Anche quest’anno, come accade dal 2016, la Mole
Antonelliana ha ricordato la tragedia dell’Heysel, con la
proiezione della scritta "+39 RISPETTO". Il messaggio, comparso
dopo il tramonto sul monumento simbolo di Torino, è stata
una delle iniziative, sostenute dal Club, per vivere una
giornata che, ogni anno, per la Juventus significa ricordo.
Nel tardo pomeriggio di oggi, a Cherasco, il Club (rappresentata
da Gianluca Pessotto e dal Gonfalone ufficiale) ha deposto
un omaggio floreale sul Monumento a ricordo delle vittime
(iniziativa organizzata dall’associazione "Quelli di… Via
Filadelfia", la stessa che 3 anni fa ha promosso la proiezione
della scritta commemorativa sulla Mole). Sempre nel tardo
pomeriggio, commovente lettura dei nomi delle vittime di
Bruxelles, durante la cerimonia organizzata dallo Juventus
Official Fan Club Grugliasco e dal Comune di Grugliasco,
presso il "Giardino Vittime dell’Heysel"; nella Sala delle
Colonne del Palazzo di Città del Comune di Torino la commemorazione
si è invece svolta in serata. Non è finita: domenica prossima,
2 giugno, la Juventus presenzierà con il suo Gonfalone e
deporrà un omaggio floreale nel corso della cerimonia di
commemorazione organizzata a Reggio Emilia dal Comitato
"Per non dimenticare Heysel"; nell’occasione verrà letto
il messaggio di partecipazione al dolore delle famiglie
delle vittime da parte del Club.
29 maggio 2019
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
L’Heysel, la Storia, la Memoria
di Emilio Targia
La bellezza del calcio. In Inghilterra, del "Football".
Ci pensavo qualche giorno fa, mentre in campo a Liverpool
tutti piangevano dopo l’impresa contro il Barcellona in
Champions League. E quell’inno fantastico, "You’ll never
walk alone", e i brividi che si respiravano nell’aria, dentro
a quel coro avvolgente. "Come si può - mi chiedevo - trasformare
tutta questa bellezza in orrore ? Come si può deragliare
in modo così volgare e violento da una simile magia ?".
Come è potuto succedere, dunque, quel pomeriggio di 34 anni
fa ? Chi spense l’interruttore di quella gioia fanciullesca
per infilarci tutti dentro a un incubo assurdo ? Chi aumentò
i giri di quella giostra fino a farci finire dentro a un
frullatore impazzito ? Sappiamo chi. Sappiamo come. Sappiamo
della assurda concatenazione di errori e negligenze che
provocarono quella strage. Quello schiaffo che interruppe
la chimica di quella magia, di quell’attesa festante dentro
a un pomeriggio di luce e di migliaia di bandiere impazienti.
L’urlo di un ragazzo: "Guardate laggiù ! Nell’altra curva
! Gli inglesi caricano ! Caricano !". Poi le notizie che
rimbalzarono veloci, imprecise, frammentarie, concitate.
Mentre gli altoparlanti gracchiavano surreali inviti alla
"calma". L’unica pratica impossibile in quella centrifuga
di rabbia e paura. Altro che calmi. Eravamo arrabbiati.
Spaventati. Impotenti. E quello stadio, ormai, era come
una stanza satura di gas che poteva esplodere alla prima
scintilla. In cielo, beffardi, sfrecciavano addirittura
degli aerei militari. Un altro rumore assurdo e surreale
che piombò su di noi. I nostri pensieri angosciati rivolti
alle nostre famiglie, gli amici, ai quattrocento milioni
di persone che davanti alla tv scopriranno di essere in
diretta con una guerra e non con una finale di Coppa dei
Campioni. Lo stadio era un campo di battaglia, e sopra di
noi arrivarono anche alcuni elicotteri. Dei Puma bianchi
e rossi. "Il muretto non c’è più, è crollato ! È crollato
!" L’urlo disperato di una ragazza ci spinse a guardare
nuovamente verso il settore Z. Era vero, il muretto non
c’era più. Cristo santo. Saranno caduti di sotto ? Magari
si sono salvati proprio grazie al crollo. O erano troppo
in alto per sopravvivere ? Saranno caduti uno sull’altro
? Si moltiplicavano le domande, e come al solito, nessuno
poteva risponderci. Non in quell’attimo, non lì. Angoscia
senza risposta. L’odore di bruciato nell’aria infettava
le narici. Irritava la gola. Poi quel sussurro che passò
di bocca in bocca, e quando arrivò fu come un pugno nello
stomaco: "sono morti in 7 in quella calca". "No sono 20,
forse 21…". O forse sono di più. O forse non era vero. Nessuna
certezza. Ma era qualcosa che ti cambiava il respiro, il
battito del cuore. Come se il braccio di una gru ti agganciasse
e ti tenesse sospeso per un attimo sopra lo stadio, costringendoti
ad astrarre per capire, per comprendere, per salvarti. Un
attimo soltanto, poi la gru ti molla e ti ributta giù, in
quell’incubo, senza riguardo. Intanto, gli altoparlanti
dello stadio continuavano a diffondere messaggi personali:
"Francesco Rossi comunica al cugino Daniele di aspettarlo
di fronte all’ingresso tribune". E così via. Lentamente,
il prato sembrò svuotarsi. Confusamente. In sottofondo,
urla, cori, elicotteri. E gli zoccoli dei cavalli sulla
pista di atletica. Alle 21.30 su tutto quel rumore di fondo,
così estraneo a un campo di calcio, si appoggiò come un
abbraccio la voce di Gaetano Scirea, il capitano della Juventus.
Arrivò chiara e dolce, nonostante il riverbero metallico
dell’amplificazione: "La partita verrà giocata per consentire
alle forze dell’ordine di organizzare l’evacuazione del
terreno. State calmi, non rispondete alle provocazioni.
Giochiamo per voi". Dio. Finalmente una voce. Qualcuno che
ci parlò, che si rivolse a noi per dirci qualcosa, qualunque
cosa. Eravamo tutti prigionieri dentro a una specie di bolla.
Si accesero i riflettori, il prato sgombro. Sgombro ma non
libero. Circondato, piuttosto. Da centinaia di poliziotti
in assetto antisommossa. Almeno mille, o duemila, se non
di più. Avevamo forse sognato ? Galleggiavamo su qualcosa
che non capivamo. Ci guardavamo negli occhi l’uno con l’altro,
in preda alle domande e allo smarrimento. Cercavamo un linguaggio
comune. Un appiglio. Come congelati dentro quello stadio
che ormai era lontano da noi, lontano da tutto. Zombies
che camminavano sulle macerie di un sogno. Eravamo allo
stadio Heysel, ma anche altrove. In un non-luogo privo di
risposte certe. Guardammo la partita come attraverso un
vetro. Le immagini sfocate, l’audio attutito. Il tempo rallentato.
Tuttavia, tentammo ugualmente di agganciare il nostro sguardo
al pallone che rotolava, di farci catturare e "stordire"
da quella partita. Ne avevamo un disperato bisogno, per
metabolizzare qualcosa che era parecchio più grande di noi,
e che rischiava di travolgerci. Che ci aveva già travolto
e risucchiato. In cima al settore M della nostra curva,
un bengala rosso illuminò lo striscione dello Juventus Club
Torino, che non era stato rimosso come gli altri. Una illusione
di normalità. Dopo la partita, fecero uscire prima i tifosi
inglesi, con grande celerità. Continuammo a fissare i riflettori
dell’Heysel, il campo verde ormai vuoto e il rosso ocra
della pista di atletica, del tutto inghiottita dagli stivali
dell’esercito belga, che occupava ogni corsia. Dopo pochi
minuti non c’era più nessuno nel settore degli inglesi.
Il bloc Z restava intanto muto e deserto, immerso nel suo
dolore assurdo e innocente. Oggi. Oggi occorre preservare
la memoria di quella notte. Proteggerla dalle imprecisioni,
dalle infiltrazioni, dalle approssimazioni. Una volta, per
ricordarsi qualcosa di importante, si faceva un nodo al
fazzoletto. Non c’era il bip di un telefonino, ma un semplice
nodo di stoffa. Per la scrittrice americana Barbara Kingsolver
"la memoria è una faccenda complicata, è imparentata con
la verità ma non è la sua gemella". A me piace pensare che
si possa imbrigliare il destino di questa frase. Se non
sovvertirlo. E che nel caso dell’Heysel la memoria possa
diventare almeno sorella della verità. Possa provare a far
immaginare il dolore, quel dolore di cui nessuno parla mai.
Occorre educare alla memoria. E occorre fare manutenzione.
A me piace pensare alla manutenzione della memoria come
ad un lavoro in cui sporcarsi le mani quotidianamente, tra
grasso e bulloni, e viti e colla e chiodi e vernice. Fino
a quando, un bel giorno, chissà, nell’ennesima discussione
al bar o sui social su quel 29 maggio, la smetteranno di
rivolgersi a noi con le solite frasi fatte, e cominceranno
a chiederci, finalmente, di raccontare loro la vera storia
dell’Heysel. E la storia di Nino, di Andrea, di Francesco,
di Giuseppina, di Roberto, di Loris…
29 maggio 2019
Fonte: Juventibus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
34 anni fa la strage dell’Heysel. 39 tifosi della
Juventus morirono schiacciati
Trentaquattro anni sono già trascorsi dalla strage
dell’Heysel. Da quel 29 maggio 1985 quando, poco prima della
finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo
stadio Heysel di Bruxelles, perdevano la vita trentanove
persone, tifosi juventini in trasferta per la squadra del
cuore: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Oltre
600 furono inoltre i feriti di quella tragedia. Circa un’ora
prima della partita, alle 19:20, alcuni hooligan cominciarono
a spingersi verso il settore Z – che ospitava alcuni dei
tifosi italiani in trasferta – sfondando le reti divisorie
alla ricerca di una reazione da parte della tifoseria juventina.
Ma gli spettatori, impauriti dai tifosi inglesi e dal mancato
intervento delle forze dell’ordine belghe, che invece di
aiutare la folla ne ostacolavano la fuga verso il campo
manganellandoli, furono costretti ad arretrare, ammassandosi
contro il muro opposto al settore della curva occupato dai
sostenitori del Liverpool. Muro che crollò a causa del troppo
peso da sostenere. E fu strage. Una strage, costata la vita
a decine di tifosi, morti orribilmente, schiacciati sotto
le macerie o calpestati dalla folla in fuga. Oggi, per non
dimenticare una delle più terribili tragedie nella storia
del calcio, Torino ha voluto ricordare le sue vittime illuminando
nella notte ancora una volta la Mole Antonelliana con il
"+39", numero dei morti e prefisso italiano, dedicando agli
scomparsi anche il nome di una piazza.
29 maggio 2019
Fonte: Secoloditalia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
29 Maggio 1985: quella strage senza spiegazioni
dello Stadio Heysel. Il dolore e la vergogna
di Fabrizio Giusti
ACCADDE OGGI - La spaventosa violenza della finale
di Coppa dei Campioni a Bruxelles tra Juventus e Liverpool.
Quella partita si giocò comunque, nonostante 39
morti e oltre 600 feriti. Lo "spettacolo" di una finale
di Coppa dei Campioni andò avanti, il trofeo fu assegnato
e ci fu anche il tempo di una discussa e controversa esultanza
dei vincitori. Il commentatore italiano Pizzul accolse con
disappunto e rispetto per le vittime la decisione di disputare
l'incontro, promettendo al pubblico di commentarlo "in tono
il più neutro, impersonale e asettico possibile". Molti
italiani si chiesero perché. Ma quel che più rimane è l’orrore
di quella giornata inspiegabile e folle che macchiò di sangue
l’Heysel di Bruxelles, uno stadio probabilmente inadatto
a celebrare una manifestazione di portata internazionale
simile e in cui si separarono i tifosi delle due squadre
con una rete metallica, non dissimile da quella per i pollai.
Accadde il 29 Maggio 1985, la serata più indimenticabile
e terribile del calcio italiano: in programma la finale
della Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool.
Già prima dell'ingresso allo stadio c'erano state le prime
tensioni e le prime notizie allarmistiche, con gli "hooligans"
inglesi protagonisti di atti vandalici. 5mila tifosi
inglesi erano entrati senza biglietto. A vegliarli un numero
esiguo di agenti accanto alla recinzione fra i settori X
e Y (reds) ed il settore Z. Circa un'ora prima dell'inizio
della partita, i tifosi britannici, stipati in due settori
dello stadio, iniziarono a spingersi verso il settore Z,
occupato in gran parte da sostenitori della Juventus, con
l'obiettivo di invaderlo. L’azione di forza, violentissima
e furente, di fronte alla assoluta preparazione delle autorità,
ebbe la meglio e i tifosi italiani, nel tentativo di sfuggire
alle cariche degli hooligan, si ammassarono contro un muro
opposto. Nella ressa, alcuni si lanciarono nel vuoto per
evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di entrare
nel settore adiacente. Il muro poi crollò, travolgendo centinaia
di essere umani. I morti furono 39, dei quali 32 italiani,
quattro belgi, due francesi e un irlandese. Di quegli attimi,
speriamo mai più ripetibili, ricordiamo lo speaker dello
stadio e i capitani delle due squadre che invitarono alla
calma, l’atmosfera surreale che precedette l’incontro, il
fischio di inizio della partita quasi un'ora e mezzo dopo.
La decisione di giocare - si disse - fu presa dalle forze
dell'ordine belghe e dalla Uefa per evitare altre tensioni
e altri tafferugli. Molti giocatori juventini sostennero,
nel corso delle polemiche seguenti, di non essere a conoscenza
della reale entità della tragedia al momento di scendere
in campo. Quella sera sembrò tutto cupo e assente. Chi c’era
o chi vide, ricorda lo stridere delle immagini di una coppa
festeggiata e l’assoluto incubo in cui erano piovuti i cuori
di milioni di appassionati di calcio. Una tragedia che dovrebbe
ancora far riflettere chi usa lo sport, e soprattutto il
calcio come mezzo di visibilità per causare o diffondere
violenza organizzata. Questi i nomi delle persone che andarono
a vedere una partita e non tornarono più all’affetto delle
proprie famiglie: Rocco Acerra (28), Bruno Balli (50), Alfons
Bos (35), Giancarlo Bruschera (35), Andrea Casula (10),
Giovanni Casula (44), Nino Cerullo (24), Willy Chielens
(41), Giuseppina Conti (17), Dirk Daeneckx (38), Dionisio
Fabbro (51), Jaques François (45), Eugenio Gagliano (35),
Francesco Galli (25), Giancarlo Gonnelli (45), Alberto Guarini
(21), Giovacchino Landini (50), Roberto Lorentini (31),
Barbara Lusci (58), Franco Martelli (22), Loris Messore
(28), Gianni Mastroiaco (20), Sergio Bastino Mazzino (38),
Luciano Rocco Papaluca (38), Luigi Pidone (31), Benito Pistolato
(50), Patrick Radcliffe (38), Domenico Ragazzi (44), Antonio
Ragnanese (29), Claude Robert (27), Mario Ronchi (43), Domenico
Russo (28), Tarcisio Salvi (49), Gianfranco Sarto (47),
Amedeo Giuseppe Spolaore (55), Mario Spanu (41), Tarcisio
Venturin (23), Jean Michel Walla (32), Claudio Zavaroni
(28). "Qui ricordiamo le 39 vittime di Bruxelles il 29 -
5 - 1985, trucidate da brutale violenza. Quando onore, lealtà,
rispetto cedono alla follia, è tradita ogni disciplina sportiva.
Alla nostra memoria il compito di tenerla viva", recita
la frase scritta da Giovanni Arpino per il cippo visibile
all’interno della sede della Juventus. Tenerla viva, la
memoria, è un atto di civiltà.
29 maggio 2019
Fonte: Ilmamilio.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel, 34 anni fa la strage: tra i 39 juventini
morti anche Franco, 25enne di Calcio
di Mauro Paloschi
Mentre stava morendo, a Galli vennero rubati gli
oggetti in oro che indossava. Il ricordo di Juve e Liverpool.
Le immagini dell’epoca, con il commento di Bruno
Pizzul, raccontano di una serata di follia e dolore. 29
maggio 1985, la data tristemente nota per la strage dell’Heysel,
la tragedia sportiva più orribile di tutti i tempi. 39 le
vittime, tra loro anche Franco Galli, 25enne di Calcio.
I deceduti erano tifosi juventini, 32 dei quali italiani,
andati a Bruxelles con la speranza di festeggiare la prima
Coppa dei Campioni bianconera. Trovarono invece la morte
in modo assurdo, travolti dalla furia degli hooligans inglesi,
schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle gradinate,
poco prima che iniziasse la finale contro il Liverpool.
Morti anche a causa dell’inadeguatezza dello stadio Heysel
e dei servizi di sicurezza belgi. Un ricordo che a 34 anni
di distanza brucia ancora nel paese della Bassa. Come avevano
raccontato i suoi familiari a Bergamonews, Francesco, per
gli amici Franco, aveva solo 25 anni ed era l’ultimo di
dieci figli. La sua grande passione era la Juve. Aveva raggiunto
il Belgio con alcuni amici a bordo di un furgone. Circa
un’ora prima della partita, intorno alle 19, i tifosi del
Liverpool cominciarono a spingersi verso il settore da loro
occupato, lo Zeta, fino a sfondare le reti divisorie. Nella
ressa che venne a crearsi, alcuni si lanciarono nel vuoto
per evitare di rimanere schiacciati, altri cercarono di
scavalcare gli ostacoli ed entrare nel settore adiacente,
altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per
il troppo peso, moltissime persone rimasero schiacciate,
calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via
d’uscita. Tra loro anche Galli, rimasto sepolto sotto un
cumulo di gente e tra i primi a morire, come ricostruito
poi dagli inquirenti. Oltre al danno, la beffa. Quando la
sua salma arrivò a casa il giorno seguente, i genitori si
resero conto che gli erano stati rubati gli oggetti in oro
che indossava. Tra i quali una catenina d’oro che valeva
molto e a cui era molto legato, sostituita con una da bigiotteria.
Nel giorno del 34esimo anniversario della strage, la Juventus
ricorda sul proprio sito internet "una delle più orribili
tragedie che abbiano mai colpito il mondo dello sport" e
si stringe attorno alle famiglie dei 39 morti dell’Heysel,
"vittime innocenti di una follia senza spiegazioni". Anche
il Liverpool rende omaggio alle vittime, con un mazzo di
fiori sulla lapide posta fuori dalla curva Sir Kenny Dalglish
dell’Anfield, stadio del club inglese. "Oggi è un giorno
importante, ricordiamo la tragedia dell’Heysel, mai dimenticata
- spiega Susan Black, responsabile comunicazione dei Reds,
sul sito del Liverpool".
29 maggio 2019
Fonte: Bergamonews.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel 29 maggio 1985, ricordiamo il reatino
Gianni
Mastroiaco a 34 anni dalla scomparsa
A tre giorni da una nuova finale di Champions League,
che vedrà nuovamente contendersi la coppa la formazione
del Liverpool, oggi 29 maggio 2019, ricorre l’anniversario
della scomparsa di Gianni Mastroiaco, nato a Casette frazione
di Rieti, perito nella tragedia dell’Heysel durante un’altra
finale, quella di Coppa Campioni 1985 tra la Juventus e
proprio il Liverpool.
Quello che doveva essere uno spettacolo e una festa
si trasformò in una tragedia inaudita e mai dimenticata.
Gianni era tifoso dei bianconeri e quella sera sognava una
splendida vittoria della sua squadra preferita. Invece la
sua vita in quell’occasione purtroppo terminò prima di vedere
i bianconeri guidati da Michael Platini alzare la coppa
al cielo. Le redazioni di Rietinvetrina.it e Radiomondo
lo ricordano.
29 maggio 2019
Fonte: Rietinvetrina.it.
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Heysel 34 anni fa la tragedia: la Juve e i suoi
tifosi ricordano
Con la morte nel cuore il ricordo della Juve, di
Trapattoni e dei tifosi.
"I trentanove angeli dell’Heysel sono sempre con
noi". Una frase, un ricordo, una commemorazione che vive
ogni giorno, ogni mese e ogni anno nel cuore di tutti i
tifosi della Juventus. E che assume un valore particolare
tutti i 29 maggio da 34 anni a questa parte. Da quel maledetto
giorno che ha cancellato 39 vite per una partita, per la
stupidità dell’uomo, per qualche negligenza di troppo.
HEYSEL, LA JUVE IN MEMORIAM - Nel giorno del 34°
anniversario la Juventus non ha mancato il suo appuntamento
con la "memoria" con tanto di targa sui propri account ufficiali
e un ricordo particolare sul proprio sito: "A 34 anni di
distanza da una delle più orribili tragedie che abbiano
mai colpito il mondo dello sport, la Juventus si stringe
fortemente attorno alle famiglie delle 39 vittime innocenti
di una follia senza spiegazioni".
IL RICORDO DEL TRAP - C’è chi quel maledetto mercoledì
di 34 anni fa era in panchina a guidare la sua Juventus
nel suo giorno più importante calcisticamente, la finale
poi vinta contro il Liverpool con un rigore (discutibile)
segnato da Platini. Giovanni Trapattoni non può non ricordare
con dolore la sua unica Coppa Campioni vinta nel sangue
dell’Heysel (per motivi di ordine pubblico le due squadre
furono costrette a giocare). "Non si può tornare indietro.
Per questo è essenziale ricordare" ha scritto il Trap sul
suo profilo Twitter con tanto di nomi di tutte le 39 vittime
di quella follia.
JUVENTINI TRA RICORDI E LACRIME - E poi ci sono
loro, i tifosi, che sulle pagine social hanno voluto inviare
il proprio messaggio ai "39 angeli". In tanti, reduci, hanno
postato la foto del biglietto di quella finale maledetta,
magari parenti stessi delle vittime che hanno conservato
con loro l’ultimo ricordo del loro caro. E ci sono anche
le testimonianze dirette: "Quel giorno ero lì con la mia
famiglia, il biglietto quasi intatto è lì in un cassetto
a casa, nessuno potrà mai dimenticare…" scrive Gabriele;
"io non dimentico, ero presente e ci ho lasciato un amico"
scrive Paolo; "Nemmeno io posso dimenticare… Quella sera
c’ero, ma per fortuna nell’altra curva !" scrive Roberto;
"Io ero presente con mio papà... mio fratello e mia sorella…
ho perso le scarpe… ma tutti vivi per miracolo... eravamo
proprio vicino al muro che è crollato…" scrive Teto; "Come
dimenticare. Io ero presente. Grande dolore. Un bacio angeli
bianconeri" ricorda Alberto e così tanti altri.
UNA COPPA, UNA STRAGE, TANTI ERRORI - Ancora oggi
sono in molti a sottolineare gli sbagli di quella sera.
La vicinanza delle due tifoserie, le negligenze della polizia
belga e… della stessa Juventus. Tra haters e tifosi stessi
bianconeri in molti non perdonano, il fatto che si sia giocato,
e che poi si sia gioito, al gol e alla premiazione della
Coppa. "Mi ricordo benissimo, quella coppa non doveva essere
ritirata" scrive Antonietta; "Non riuscirò mai a capire
l’esultanza del rigore e l’ostentazione della Coppa in aeroporto.
Quel trofeo non ha nessun valore" per Walter; "Restituite
quella coppa. C’è il sangue di quelle 39 anime sopra" sentenzia
Dario.
29 maggio 2019
Fonte: Sport.virgilio.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
LA STRAGE ALLO STADIO
Reggio commemora Claudio morto 34 anni fa all'Heysel
Una commemorazione dei tifosi al memoriale della
strage dell’Heysel, In via Matteotti.
REGGIO EMILIA. Ricorre oggi il 34esimo anniversario
della "strage dell'Heysel", la tragedia avvenuta il 29 maggio
1985 poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni
tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles,
in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero
ferite oltre 600. Una tragedia in cui rimase ucciso anche
un reggiano, Claudio Zavaroni, 28 anni: un ragazzo allegro,
sportivo, che provò in tutti i modi a salvare altre persone
quando fu travolto dalla carica micidiale degli hooligans.
Era andato a vedere una partita di calcio, la sua inseparabile
macchinetta fotografica per cogliere quell’attimo fuggente
di spensieratezza insieme ai suoi amici di viaggio, un modo
per festeggiare due giorni dopo (31 maggio) il suo compleanno.
E come ogni anno il comitato "Per non dimenticare Heysel"
organizzerà, domenica, un momento per ricordare il giovane
reggiano deceduto 34 anni fa. La commemorazione avverrà
alle 10.30 in via Matteotti, davanti al monumento eretto
proprio in ricordo di quella strage. "Si dovrebbe ricordare
questa tragedia - spiega la presidente del comitato, luliana
Bodnari - non solo il giorno dell'anniversario ma fare in
modo di programmare eventi a tema Heysel per far capire
cosa può succedere quando manca la sicurezza". Quest'anno,
conclude, "compiamo 13 anni e ci impegneremo sempre di più
per proteggere e curare questo monumento, una simulazione
dei parapetti esistenti allora all'Heysel".
29 maggio 2019
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
I taxisti granata per l'Heysel
di Alberto Gervasi
A 34 anni dalla strage, un'encomiabile iniziativa
in collaborazione anche con l'associazione dei familiari
delle vittime.
Oggi a Porta Nuova l'evento "una ferita mai rimarginata"
e sul cofano delle auto un simbolo che ricorda la tragedia.
TORINO - Le 39 vittime dell'Heysel e le 31 di Superga
unite nel ricordo dei tifosi granata e bianconeri, perché
il dolore non conosce colore. Viaggiare in taxi a Torino,
oggi, significherà anche onorare la memoria delle vittime
delle due tragedie che hanno unito, e che uniscono ancora,
due tifoserie lontane per ideali e valori, ma che si mischiano
e finiscono per indossare la stessa maglia davanti alla
morte e alla sua assurdità. Da un'idea del Toro Club "Taxi
Granata & Friends", con la partecipazione delle associazioni
"Art in Taxi", "Familiari vittime Heysel" e "Quelli di via
Filadelfia", dalle 8 alle 13 di oggi, nel parcheggio riservato
ai taxi a Porta Nuova (lato via Sacchi), andrà in scena
l'evento "Una ferita mai rimarginata". I tassisti che aderiranno
all'iniziativa, infine, potranno applicare sul cofano delle
loro automobili un graffio realizzato con gli stencil e
le terre nere: il simbolo di una ferita, quelle per le 39
vite spezzate dal crollo del muro dello stadio Heysel durante
la finale di Coppa del Campioni fra Juventus e Liverpool
il 29 maggio del 1985, ancora aperta nel cuore dei tifosi
bianconeri e non solo. Un gesto importante che segue lo
striscione che domenica scorsa ha omaggiato le vittime della
Curva Z allo stadio Grande Torino, esposto da Domenico Beccaria,
presidente del Museo Granata. "Nessuno è padrone del dolore
ha detto il vicepresidente del TC Taxi Granata Gianpiero
Audisio. I morti dell'Heysel, insieme con quelli di Superga
e delle altre tragedie nel mondo del calcio, appartengono
a tutti". Già in occasione del 4 maggio scorso, per il 70°
anniversario della tragedia di Superga, i taxi torinesi
hanno girato in città con un'impronta granata disegnata
sul cofano, segno della memoria eterna per gli Invincibili.
Venerdì 31 maggio e sabato 1 giugno, a Mondovì, il Grande
Torino continuerà a essere protagonista delle iniziative
del locale Toro Club "Popolo Granata": venerdì alle 21,
al Teatro Baretti, andrà inscena lo spettacolo "Il Grande
Torino e altre storie di vita e di futbol; il giorno seguente,
gli impianti sportivi di Mondovì Piazza saranno intitolate
agli Invincibili, in un progetto interamente finanziato
dai soci del club granata monregalese.
29 maggio 2019
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO
2019
Grugliasco, commemorazione vittime dell’Heysel:
"Nessuno muore
veramente se vive nel cuore di chi resta"
di Massimo Bondì
Il sindaco Montà: "Il
rischio di altre vittime non è tollerabile e l’unione
nel ricordo tra quelle di Superga e quelle dell’Heysel è
una novità sana che marcia nella giusta direzione".
Ieri sera nel giardino
di Grugliasco dedicato ai 39 tifosi bianconeri morti 34
anni fa sugli spalti dello stadio Heysel di Bruxelles ha
avuto luogo la commemorazione alla quale ha partecipato
il presidente dello Juventus club locale Massimo
Paparella, l'assessora allo sport Gabriella Borio, i
rappresentanti delle famiglie delle vittime di quel
tragico evento ed uno della Juventus FC che ha letto la
drammatica lista dei loro nomi.
"Ero piccolo, avevo
otto anni, non capivo cosa stesse accadendo - ha detto
il sindaco Roberto Montà - e festeggiai al termine di
quella partita, i miei genitori non se la sentirono di
spiegarmi cos’era accaduto. Sulla targa del giardino c’è
scritto "Nessuno muore veramente se vive nel cuore di
chi resta" ed è un messaggio che dobbiamo portare nel
cuore: il linguaggio della violenza ci fa dimenticare
cosa significa andare allo stadio, luogo che dovrebbe
raccogliere solo l’entusiasmo pacifico delle tifoserie.
Sono in appalto i lavori di messa in opera destinati al
parco Aldo Moro che l’anno prossimo sarà segnato da quei
39 nomi. Il rischio di altre vittime non è tollerabile e
l’unione nel ricordo tra quelle di Superga e quelle
dell’Heysel è una novità sana che marcia nella giusta
direzione perché va oltre la semplice cerimonia
commemorativa". Furono l’attuale assessore Raffaele
Bianco ed il consigliere Luciano Lopedote che, pur
divisi dalla diversa fede calcistica fra Toro e Juve,
oltre due anni fa decisero di dare corso al progetto di
unire le due sponde opposte di un unico fiume della
memoria. Senza dimenticare che quest’anno il museo del
Grande Torino ha aderito all’evento "Uniti nel ricordo"
insieme alle associazioni "Familiari vittime
dell’Heysel", "Quelli di via Filadelfia" e "Art in taxi"
per ricordare tutte le vittime delle disgrazie legate al
mondo sportivo, col contributo della cooperativa "Taxi
Torino". E per la prima volta quest’anno nei rispettivi
stadi sono comparsi in curva striscioni di reciproca
solidarietà, un segno di civiltà che fa ben sperare.
30
maggio 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
Cherasco ricorda le vittime della strage dell’Heysel
La cerimonia,
organizzata dal comune e dall’associazione "Quelli di
via Filadelfia", commemora i 39 caduti di Bruxelles a 34
anni di distanza dalla tragedia.
Si è tenuta a Cherasco
nel pomeriggio di ieri, mercoledì 29 maggio, la
commemorazione annuale della tragedia dell’Heysel
organizzata dal comune e dall’associazione "Quelli di
via Filadelfia". Presso i giardini del santuario di
Madonna delle Grazie autorità e tifosi juventini si sono
ritrovati per un momento di raccoglimento in memoria
delle 39 vittime della strage del 29 maggio 1985,
originata da una folle carica degli hooligans inglesi
contro gli spettatori assiepati nel settore Z dello
stadio Re Baldovino di Bruxelles, dove di lì a poco si
sarebbe tenuta la finale di Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. Nella calca morirono trentadue
cittadini italiani, quattro belgi, due francesi e un
irlandese e oltre 600 persone rimasero ferite. Tre anni
fa il comune di Cherasco ha inaugurato nella zona dei
bastioni un monumento che ricorda le vittime di quella
terribile notte. La scritta scolpita sull’opera "+ 39
Nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta,
per sempre" è stata voluta e realizzata
dall’associazione "Quelli di via Filadelfia", che si
prefigge lo scopo di preservare la storia e la memoria
del tifo juventino. La cerimonia di ieri ha visto la
presenza anche dell’ex calciatore e attuale team manager
della Juventus Primavera Gianluca Pessotto, in
rappresentanza della società torinese. a.c.
30 maggio 2019
Fonte: Cuneodice.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
Ventinove maggio a Cherasco, per commemorare i caduti
dell’Heysel
La cerimonia di
commemorazione a Cherasco, ogni 29 maggio, per ricordare
le vittime di Bruxelles
di Cinzia Fresia
Il 29 maggio è una data
che ogni juventino ricorda con tristezza e dolore. In
quel giorno 39 persone innocenti hanno perso la vita a
Bruxelles durante una delle partite di calcio più attese
e più sentite, la finale di coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool. La tragedia non riguarda solo i
tifosi della Juventus: in realtà, dovrebbe appartenere a
tutte le persone che amano il calcio. Ed è in questa
data, in virtù del doloroso evento, che gli juventini
sentono la necessità di ritrovarsi e stare un po’
insieme. La tragedia dell’Heysel è oggi celebrata in più
luoghi, piazze e monumenti ad essi dedicati. Uno di
questi è il monumento a Cherasco, dove ogni anno dalla
sua inaugurazione l’associazione "Quelli di via
Filadelfia" - guidata dal suo leggendario Presidente,
Beppe Franzo - organizza una intensa commemorazione,
perché Franzo, in quel giorno maledetto, c’era. Le
splendide colline langarole fanno da cornice in questo
momento di ricordo in cui le parole diventano
protagoniste: dal discorso del Sindaco della cittadina
di Cherasco, fiero che il paese ospiti questo momento di
importante aggregazione, a quello del Parroco per sua
stessa ammissione tifoso del Torino. Il sentimento di
fratellanza invita alla preghiera e alla benedizione e
alla fine sempre la cara presenza di Gianluca Pessotto,
in rappresentanza della Società Juventus, che invoca il
rispetto per le 39 vittime in tutti gli stadi.
L’atmosfera che si respira è unica e i buoni sentimenti
prevalgono sulla tristezza. A cerimonia finita, si va a
casa con un senso di pace e serenità e con la voglia di
esserci l’anno che verrà.
30
maggio 2019
Fonte: Golditacco.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
La memoria di un sopravvissuto all’Heysel: "Non si può
morire in uno stadio"
di Vincenzo Pastore
Il 29 maggio 1985 è la
fine dell’innocenza sportiva. Trentanove morti allo
stadio Heysel di Bruxelles prima della finale di Coppa
dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Una partita
finita prim’ancora di iniziare. Non erano solo
juventini, non erano solo italiani. C’erano anche belgi,
francesi, irlandesi tra le vittime. Andrea Casula, il
più piccolo, 11 anni. La memoria si fa viva ogni anno,
non solo a maggio. Perché solo ricordando si possono
onorare quelli che oggi non ci sono più, solo non
dimenticando si può fare in modo che tragedie del genere
non si ripetano. Lo sa bene Massimo Tadolini, oggi
57enne di Bassano del Grappa, ma originario di Bologna.
Quel 29 maggio aveva 23 anni ed era, come oggi, un
grande tifoso della Juventus. "In quegli anni
frequentavo la curva della Juventus, provenivo da un
club bianconero di Bologna. A Bruxelles eravamo in 10,
con biglietti della curva juventina mentre c’era un
altro gruppo di Bassano che aveva acquistato pacchetto
completo (viaggio + biglietto partita) con un tour
operator. Ricordo che nella capitale belga non si
respirava un bel clima già dalla sera prima della
finale. A Bruxelles, infatti, fummo aggrediti dagli
inglesi, la città era in stato d’assedio, i tifosi del
Liverpool erano ubriachi. Bevevano fiumi di birra,
lasciavano a terra cataste di casse accumulate mentre
loro facevano attorno capannello di inglesi con
bicchieri in mano. Erano molesti con gli italiani e
molto aggressivi anche nei confronti, ad esempio, dei
clienti dei ristoranti. Non ho mai visto una cosa del
genere. Eravamo arrivati in Belgio con alcuni camper e
decidemmo di andare a dormire fuori città".
Il giorno dopo si gioca
la finale. Che cosa ricordi ?
"L’indomani, nel
pomeriggio, ci rechiamo verso lo stadio. Un gruppo si
dirige verso la curva Z, inizialmente riservato ai belgi
ma poi destinato ai biglietti comprati con i tour
operator italiani, l’altro prosegue verso il settore
juventino. Con me c’era anche Domenico Lazzarotto,
storico caporedattore del Gazzettino. Arrivati
all’Heysel ci accorgiamo subito di un trattamento
indecoroso delle forze dell’ordine, a cui addebito ciò
che poi sarebbe successo, oltre alla responsabilità dei
tifosi inglesi. Gli hooligans, infatti, entravano armati
completamente indisturbati, con bottiglie, sassi,
spranghe. Mentre noi, invece, dovevamo entrare in una
porticina di 80 cm: pensate solo a una curva intera che
passa da uno spazio così stretto. Si era creata una
sorta di imbuto, una cosa mai vista in tanti anni che
frequento gli stadi".
Quando degenera la
situazione ?
"I primi scontri si
verificano all’interno dello stadio verso le 19. Mentre
in campo si svolge una partita tra ragazzini, cominciano
le prime schermaglie quando segnava la squadra con la
maglia rossa o quella con la maglia bianca. Gli
hooligans iniziano a sparare razzi e lanciare pietre
contro la curva Z. Noi ci troviamo dall’altra parte
dello stadio, ma capiamo subito che stava succedendo
qualcosa di grave. Gli inglesi sfondano le protezioni
tra i due settori e iniziano a pressare contro il
muretto i tifosi italiani. Alcuni ragazzi entrano in
campo, arrivano sotto la curva degli inglesi e anche da
noi, ci accorgiamo che ci sono le prime vittime".
Nella curva della Juve
che atmosfera c’è ? Volevate che si giocasse o no
?
"La curva era spaccata,
alcuni di noi non volevano giocare perché era
impossibile continuare dopo quella tragedia. Altri,
invece, spingevano per giocare perché avevano pagato un
biglietto e non volevano tornare a casa. A un certo
punto sono arrivati i giocatori per cercare di riportare
la calma, mentre Scirea faceva un appello
dall’altoparlante. Forse la risposta più giusta era
andar via dallo stadio, schifati da quello che avevamo
visto, dovendo tener vivo il ricordo di questa tragedia.
Ripensandoci oggi è stato giusto giocare perché
altrimenti le vittime sarebbero state ancora di più.
All’Heysel non c’erano ambulanze, i poliziotti erano
pochissimi, mancavano i defibrillatori e i telefoni. Uno
stadio inadeguato e un apparato organizzativo
imbarazzante. È stato terribile, qui il tifo non
c’entra. Sono morte persone inermi per una partita di
calcio".
I festeggiamenti dei
giocatori dopo la vittoria sono sembrati fuori luogo.
"Sì, è vero, ma credo
che bisogna vivere direttamente le situazioni. I
giocatori della Juve furono catapultati in una
situazione ingestibile, erano pressati dalle attenzioni
mediatiche, l’Uefa aveva imposto di giocare. È vero che
si sapeva ci fossero dei morti, ma non che la tragedia
fosse di quelle proporzioni. Gli stessi calciatori hanno
poi dichiarato negli anni che non avrebbero voluto
giocare, ma furono obbligati a farlo. Non festeggiarono
solo loro, ma anche i tifosi in tutta Italia e fu
abbastanza oltraggioso".
Tornato a Bassano hai
deciso di portare avanti la memoria di quel giorno.
"Sì, la città ha pagato
un prezzo altissimo quel giorno con le morti di Mario
Ronchi e Amedeo Giuseppe Spolaore. Abbiamo subito
fondato un gruppo, Nucleo 1985, che dalla stagione
85-1986 non ha mai perso una partita della Juve in tutto
il mondo. Il nostro striscione è sempre presente allo
Stadium. Poi, nel 2015, in occasione del 30mo
anniversario, abbiamo realizzato un docufilm e
organizzato un torneo di calcio per le squadre
giovanili. Vi hanno partecipato anche i pulcini della
Juve e sono state coinvolte le scuole bassanesi. Abbiamo
organizzato una mostra che ha esposto anche i trentanove
disegni più significativi sulla tragedia, ne sono
arrivati oltre 1200".
Sono trascorsi 34 anni,
cosa ti resta di quel giorno ?
"Le immagini terribili
e la convinzione che la Juve avrebbe dovuto restituire
quella Coppa all’Uefa. C’è stato una sorta di tabù per
anni anche all’interno del club bianconero, per troppo
tempo si è fatta poca memoria. Va ringraziato Otello
Lorentini (fondatore dell’"Associazione familiari
vittime Heysel", padre di Roberto, una delle vittime, da
medico tornò indietro per salvare il piccolo Andrea
Casula, morirono entrambi) per la battaglia che ha fatto
contro l’Uefa, ottenendone la condanna".
30 maggio 2019
Fonte: Mondiali.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
34 anni dopo, ricordata la tragedia dell’Heysel
in Comune a Torino:
"Un sogno spogliato, violentato"
di Massimo De Marzi
Così Emilio Targia ha rivissuto la sera del 29
maggio 1985 e il dramma avvenuto prima di
Juve-Liverpool. Beppe Franzo: "+39 per ricordare quelle
vittime. Le tragedie vanno condivise da tutti, senza
distinzioni e colori".
Era piena la Sala Colonne del Comune di Torino
nella serata di ieri. Non per una conferenza stampa, ma
per rivivere, insieme, una notte che, chi c'era quel 29
maggio 1985, non potrà più dimenticare. La tragedia
dell'Heysel è stata una delle pagine più buie e nefaste
della storia del calcio. 39 vittime innocenti della
follia degli hoolingans inglesi nella curva Z dello
stadio di Bruxelles, prima della finale di Coppa dei
Campioni tra Juve e Liverpool. Beppe Franzo con la sua
associazione "Quelli...di via Filadelfia" ha voluto
organizzare una serata per tenere viva la memoria di
quel dramma nei confronti delle giovani generazioni.
Perché solo non dimenticando si potrà evitare che una
sciagura del genere possa ripetersi. La serata inizia
con la proiezione di un video, immagini in super 8 dai
colori sbiaditi, che riportano le lancette a quel
pomeriggio di 34 anni prima. "Ricordare per non
dimenticare", sottolinea Franzo nella sua introduzione,
dopo i ringraziamenti di rito. "E’ ora di finirla, da
parte delle altre tifoserie, pensando di attaccare la
Juve tirare in ballo quelle vittime. Troppe volte si
sono visti striscioni con scritto -39: per questo noi
abbiamo deciso di scrivere +39, come è il prefisso per
chiamare l’Italia, perché quelle persone, prima che
tifosi bianconeri, erano cittadini italiani". Per
fortuna, Franzo fa notare che ci sono stati segnali
incoraggianti, di segno diverso, in questi ultimi anni,
citando il progetto bianconerogranata e i 70 angeli, per
accomunare la tragedia di Superga a quella dell’Heysel,
cita in questo senso l’impegno dei taxisti torinesi.
"Speriamo che in futuro non siano più necessarie
manifestazioni come queste, perché vorrà dire che i
morti sono condivisi da tutti, senza colori e
distinzioni". Quindi la parola passa a Emilio Targia,
che rilegge molte pagine del suo libro "Quella notte
all’Heysel", facendo venire i brividi. Partendo dalla
gioia dell’arrivo prima a Bruxelles e poi allo stadio,
prima che attorno alle ore 19, guardando dalla curva
opposta, si trovò a vivere in presa diretta il dramma,
assistendo a "quell’onda rossa anomala che travolse
tutto nel settore Z", prima di vederne crollare una
parte. Poi le prime notizie che arrivavano, parlando di
alcuni feriti, quindi di 7 morti, successivamente di 21.
La voglia di scappare via, quella voce di capitan Scirea
che fece un appello in cui invitava alla calma e diceva
"giochiamo per voi", che servì a restituire un po’ di
calma, quando tutti erano in preda alla paura e allo
spavento. E dopo il frastuono di quella sera, con le
urla e le grida di dolore, con le cariche della polizia,
gli elicotteri, il rumore delle ambulanze, mentre alle
21.42 iniziava una partita fantasma, il giorno dopo
Targia ricorda di essere tornato allo stadio con in mano
un mazzo di margherite che, riuscendo a passare in mezzo
a poliziotti e agenti, andò a depositare in quello che
restava della curva Z: "Era il sogno spogliato,
violentato: salendo e poi scendendo dai gradini, feci
attenzione a non calpestare nulla in quello che era
diventato un campo di battaglia". Solo un calcio, alla
fine, ad un pezzo di muro che era finito tra i suoi
piedi. Poi vengono citati i nomi delle 39 vittime, prima
che un lunghissimo applauso e poi un minuto di silenzio
accompagnino alla fine di una serata vissuta col groppo
in gola. "Innaffiare le radici della memoria per non
dimenticare", conclude Beppe Franzo. Perché chi ha
vissuto l’Heysel lo porterà dentro per tutta la vita.
30 maggio 2019
Fonte: Torinoggi.it
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
Heysel, tutte le iniziative di commemorazione a
Torino
La città di Torino ha
reso omaggio alle 39 vittime della tragedia consumatasi
il 29 maggio 1985, finale di Champions tra Juve e
Liverpool.
Il 29 maggio 1985, allo
stadio Heysel di Bruxelles, va in scena la finale della
30esima edizione dell’allora Coppa dei Campioni, oggi
Champions League. A contendersi il trofeo dalle grandi
orecchie ci sono la Juventus di Michel Platini e il
Liverpool campione d’Europa in carica. Sugli spalti,
nelle ore precedenti al fischio d’inizio, si consuma
però l’impronosticabile tragedia: la furia degli
Hooligans inglesi sfonda la (fragile) recinzione e
invade il settore Z, uccidendo 39 tifosi. Come ogni anno
la città di Torino e la Juve hanno voluto dimostrare
vicinanza alle famiglie delle vittime. La Mole
Antonelliana, come nel 2016, ha reso omaggio all’evento
con la proiezione "+39 RISPETTO", mentre nel tardo
pomeriggio il club bianconero (rappresentato da Pessotto
e Gonfalone) ha deposto una composizione floreale sul
monumento a ricordo della strage. Sempre nel tardo
pomeriggio, presso il "Giardino Vittime dell’Heysel", lo
Juventus Fan Club Grugliasco e il Comune di Grugliasco
hanno letto i nomi delle 39 persone rimaste uccise
quella notte. Il tutto durante una commovente cerimonia.
30 maggio 2019
Fonte:
Juventusnews24.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
L'Heysel come Superga unisce nel ricordo juventini e
granata
Il palmo della mano
granata il 4 maggio, ieri i graffi. Un'iniziativa di Art
In Taxi in collaborazione con l'associazione Taxi
Granata & Friends per ricordare le vittime delle
tragedie di Superga ed Heysel. 70 taxi "graffiati" in
giro per Torino: un numero speciale come racconta
Gianpiero Audisio, vicepresidente di entrambi i club.
"Sono passati 70 anni da Superga e 70 sono le vittime
delle due tragedie. Mai come quest'anno ci sembrava
giusto unire granata e bianconeri nel ricordo".
Un'installazione davanti a Porta Nuova ha completato
l'evento. Ieri sera è stata illuminata la Mole con la
scritta +39 Rispetto a cura dell'associazione "Quelli di
via Filadelfia". A. m.
30 maggio 2019
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO
2019
ESCLUSIVA
Parla un testimone
dell’Heysel: "In quell’inferno la polizia
poi si accanì contro i
tifosi Juve invece di contenere gli inglesi"
Bianconeri Live
(Tribuna.com) ha intervistato in esclusiva Nicola
Luigini, tifoso Juventino di Modena, che ai tempi della
tragedia compiva 26 anni. Di seguito il suo racconto in
prima persona dell’incubo consumatosi in quella notte di
follia.
Cosa ti portava
all’Heysel per quella finale di Champions ?
"C’era una Juve forte,
speravamo di vincere la Champions League. Eravamo andati
anche a seguire le semifinali, ci credevamo…".
Che cosa è successo
quel giorno ?
"Già nel pomeriggio del
giorno precedente la finale c’erano stati un po’ di
tafferugli, molte attività erano rimaste chiuse. Il
giorno del match però sembrava tutto tranquillo, i
pullman ci portarono allo stadio, una lunga coda
all’ingresso, ma nulla di che. C’era un settore per i
tifosi italiani, uno per gli inglesi. Poi si diffuse la
voce che i posti in cui si consumò la tragedia non
dovevano essere venduti agli inglesi. La divisoria era
una rete da giardino, persino un bambino avrebbe potuto
tirarla giù. Appena entrati sulle gradinate ci rendemmo
conto dello stato di fatiscenza in cui versava lo
stadio, una situazione che non poteva essere considerata
normale nemmeno per gli standard di quegli anni. Il
pomeriggio iniziò con una partitella fra settori
giovanili in vista della grande finale. Già in quelle
ore però si vedevano strani movimenti sul lato della
tifoseria inglese e mancava un vero e proprio cordone di
polizia in quella zona: gli uomini in divisa che c’erano
visibilmente non erano in numero sufficiente per
monitorare la situazione. Quando accadde l’irreparabile,
i tifosi inglesi si riversarono nella zona in cui
sedevano tifosi misti che cercavano di proteggersi. Si
vedevano corpi cadere… Nel frattempo gli ultras della
Juve a loro volta erano riusciti a varcare le barriere e
a riversarsi in campo in cerca di una via di fuga. Molti
di noi andarono dalla polizia che stava a presidiare il
settore Juve per dire di andare a dare manforte ai
colleghi poliziotti che non riuscivano a presidiare la
situazione nel settore inglese. In tutta risposta la
polizia caricò i tifosi della Juve. Vidi gente uscire in
barella e a braccia, ma mai avrei immaginato che ci
fossero stati dei morti. Solo dopo mi resi conti di
quanto fosse grave la situazione".
È stato giusto giocare
ugualmente quella partita ?
"So che molti non
saranno d’accordo con quello che sto per dire, ma io
credo di sì. Le persone all’interno dello stadio non si
erano rese conto della gravità dell’accaduto, e in un
certo senso questo fu un bene. Tenendo conto
dell’inefficienza totale delle misure di sicurezza, se
la gente fosse uscita e avesse scoperto che c’erano
stati dei morti, sarebbe scoppiata una guerriglia e i
morti avrebbero potuto essere molti di più. Le violenze
si erano estese anche lontano dallo stadio: io e i miei
amici fummo aggrediti dai tifosi inglesi al rientro in
albergo. Erano sotto l’effetto di alcol, noi riuscimmo a
difenderci, ma eravamo sopraffatti dalla tristezza.
Festeggiammo la vittoria con poca voglia di farlo, solo
tempo dopo ci rendemmo conto che quel rigore non
esisteva e quella giornata, che doveva essere di festa,
non aveva più alcun valore. Non ci facevano nemmeno più
entrare ai ristoranti perché la gente credeva che la
colpa fosse degli italiani: c’era una confusione
generale".
Come fu il rientro
?
"Ci fermammo un giorno
in più per aspettare i feriti dimessi dagli ospedali, in
quell’occasione sentii racconti orrendi da parte delle
vittime rispetto a quello che avevano subito. Per me
nulla fu più lo stesso: non andai più in trasferta, non
seguii più la squadra allo stesso modo. Avrei molte
altre cose da raccontare, ricordi da condividere che si
confondono nella testa, ma forse può già bastare
questo".
Un grazie di cuore a
Nicola Luigini da parte della redazione per la
disponibilità e la gentilezza dimostrati in occasione
dell’intervista.
31 maggio 2019
Fonte: Tribuna.com
ARTICOLI STAMPA e WEB 31 MAGGIO
2019
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