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ARTICOLI GIUGNO-DICEMBRE 2018
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ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO-DICEMBRE 2018
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GIUGNO-DICEMBRE 2018
ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018

Calcio, trofeo Heysel: trionfa la Polizia di Stato sull’Aeronautica

Passione e beneficenza nel nome dei caduti dell’Heysel: una giornata con i tifosi...

La strage dell’Heysel ? Una vendetta premeditata, attuata contro gli italiani...

Torino ricorda le tragedie bianconere: organizzato torneo di beneficenza

Si sa tutto sull’Heysel ? Parla il presidente del Comitato "Per non dimenticare"

Heysel, 33 anni dopo: ma cos’è davvero la memoria ?

Parlamento europeo domani ricorda tragedia stadio Heysel

Il Parlamento UE ha ricordato la tragedia dell’Heysel

Calcio: Bruxelles, parlamento Ue ricorda 39 vittime stadio Heysel

Calcio: Parlamento Ue ricorda 39 vittime dello stadio Heysel

Heysel, l’Europarlamento ricorda le 39 vittime

A Bruxelles, nel ricordo dell’Heysel

Heysel: oggi a Bruxelles la commemorazione del Parlamento Europeo

29.05.1985. Nessuna persona muore veramente, se vive nel cuore di chi resta

Lo Juventus club Meda presente a Bruxelles a commemorare l’Heysel

ARTICOLI STAMPA e WEB LUGLIO 2018

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ARTICOLI STAMPA e WEB AGOSTO 2018

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ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2018

Grobbelaar racconta gli orrori della guerra e l'Heysel…

Sopravvissuto alla tragedia dell’Heysel, muore a soli 57 anni colpito da un malore…

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2018

Heysel, una lapide e nessuna risposta

Heysel, il commovente omaggio dei tifosi dello Spartak Mosca

Murale e striscione: i tifosi dello Spartak Mosca onorano l'Heysel

Tifosi, il rispetto è nel ricordo

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018

Heysel e Superga. Rispetto per sconfiggere un certo faziosismo giornalistico

Uomini di buona volontà...

La verità sull’Heysel dove morì Franco Martelli

Domani si parla della strage dell'Heysel: ospite a Todi Francesco Caremani

Quella notte all’Heysel vista da Todi

Esclusiva TJ: Iuliana Bodnari "Che amarezza quei volantini..."

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018

Appello di Guetta ai tifosi Viola: "Per favore niente Heysel"

Essere rivali non significa essere ignoranti. Con superiorità, lasciamo in pace i morti...

Firenze, Heysel e insulti a Scirea: scritte offensive prima di Fiorentina-Juve...

Shock al Franchi: messaggio contro i morti dell'Heysel e Scirea

Fiorentina-Juve, scritta choc su Heysel

Fiorentina-Juve: fuori dal Franchi scritte contro Scirea e vittime dell'Heysel

Fiorentina-Juventus, scritte contro Scirea e Heysel

L'amarezza di Mariella Scirea: "Nessuno merita quelle scritte vergognose...

Scirea e Heysel: "Scritte ingiuriose"

Scritte choc al Franchi: Firenze si ribella e si muove la Digos. E Marchisio...

Scritte contro Scirea, la condanna del sindaco di Firenze

Scritte vergognose, Allegri attacca: ''Chi ha scritto quelle frasi va arrestato''

"Le scritte su Heysel e Scirea c'erano da mesi"

Quel filo che unisce Scirea, l'Heysel e Davide Astori

Firenze, la città sputtanata da una banda di sciagurati

Via le scritte della vergogna su Heysel e Scirea

Dopo il Franchi scritta vergognosa anche a San Casciano: "-39". E, forse, la "firma"

Fiorentina-Juve, sdegno per le scritte. La vedova Scirea: "E' troppo"...

Insulti a Scirea, la moglie: "Io non li perdono"

Malagò: "Scritte contro Heysel e Scirea fanno sfigurare Firenze"

Scritte choc contro Scirea e l'Heysel: quante stranezze, qualcosa non torna

Scritte contro Scirea e tragedia Heysel, il retroscena inquietante...

Ora siamo noi i primi a volere la verità !

Dall'Heysel a Superga: l'infamia mascherata da tifo

ESCLUSIVA BONINI: "Nell’inferno dell’Heysel non ci accorgemmo di nulla…"

Chiellini: "Scritte Heysel e Scirea non contro la persona. Quello è odio verso la Juve"

Scritte Heysel e Scirea: dai video niente indizi. Per investigatori no mano degli juventini

Vergogna Torino, fuori dallo stadio: "Disonore ai morti dell'Heysel"

La squadra della Polizia di Stato di Siracusa ha vinto la seconda edizione del trofeo memorial Heysel di calcio, organizzato dal club Juventus di viale Zecchino. La manifestazione ha visto la partecipazione di quattro formazioni interforze e in finale se la sono giocata la Polizia contro l’Aeronautica. Nei tempi regolamentari, i poliziotti sono riusciti ad aggiuntare il pareggio 1-1 soltanto allo scadere dei tempi regolamentari, dopo avere subito il gol e l’espulsione di un calciatore. Ai calci di rigori (se ne tiravano 3 anziché 5 per squadra) hanno avuto maggiore lucidità dagli undici metri i poliziotti, allenati da Cesare Zerillo (vecchia gloria del Siracusa calcio) che si sono affermati 3-2. In precedenza l’aeronautica aveva avuto ragione della Guardia di Finanza e i poliziotti della compagine dei carabinieri. La squadra vincitrice ha portato a casa la coppa dalle grandi orecchie, la riproduzione perfetta della Champions League. Nel torneo riservato ai ragazzini classi 2004 e 2005, invece, hanno avuto ragione quelli del Real Siracusa che hanno superato ai calci di rigore i loro coetanei del Club Juventus. Ad arbitrare gli incontri a turno sono stati "fischietti" dell’Aics, Forcellini, Mangiafico e Torneo. Il momento più toccante della manifestazione, seguita sugli spalti da numerosi spettatori, è stata la cerimonia di ricordo delle vittime dell’assurda tragedia dello stadio Heysel in occasione della finale della coppa dei campioni del 1985 fra Juventus e Liverpool. 39 ragazzini sono sfilati in campo ognuno recando il nome della vittima di quella violenza subita dai tifosi italiani ad opera di un gruppo di hooligans inglesi.

4 giugno 2018

Fonte: Srlive.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Passione e beneficenza nel nome dei caduti

dell’Heysel: una giornata con i tifosi della Juventus

di Andrea Parisotto

Tifosi della Juventus, dello Spartak Mosca e dell’Avellino presenti al torneo di calcio a 5 organizzato dall’associazione "Quelli di… via Filadelfia". Una giornata per ricordare i caduti dell'Heysel, Erika Pioletti e gli amici scomparsi, il cui incasso verrà devoluto alla Fondazione per la ricerca sui tumori dell’apparato muscoloscheletrico e rari Onlus.

4 giugno 2018

Fonte: Torino.diariodelweb.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

La strage dell’Heysel ? Una vendetta premeditata, attuata

contro gli italiani per gli accoltellamenti di Roma-Liverpool

di Max Cannalire

Intervista a Maurizio Torrioli, nostro collega che fu testimone oculare della Strage dello Stadio Heysel di Bruxelles.

L’argomento non è dei più semplici. Maurizio Torrioli, padre del nostro collega Matteo, ha vissuto una bruttissima avventura, in occasione della finale della Coppa dei Campioni, in quel brutto 1985. Nessuno avrebbe ipotizzato quanto accaduto.

Eri partito come tanti appassionati per cercare di vivere una serata sportiva, indipendentemente dal risultato: quando abbiamo visto le immagini abbiamo capito la gravità dell’accaduto e di ciò che stava accadendo. Tu sei genitore di un nostro collega, ma eri partito come semplice sportivo. Una gravità inaudita.

"Hai parlato di Matteo, che aveva 3 anni, quando sono stato a Bruxelles, e questa è una cosa che mi ha colpito molto, nel corso di questi 33 anni che sono passati. Sono molto restio, a parlare di quella serata, di quella esperienza perché ancora oggi mi rifiuto di vedere le immagini in quanto mi sono trovato coinvolto e ho riportato delle ferite. Mi sono trovato schiacciato non fortunatamente nella parte bassa della Curva Z, dove c’erano le reti, ma dalla parte del muro, che siccome era fatiscente, e crollò fu quella, la nostra salvezza perché quando il muro crollò fui catapultato dalla spinta degli altri sulla pista di atletica, e ho sbattuto la testa, ho avuto qualche escoriazione ma, tutto sommato, me la sono cavata bene. I ricordi sono questi, allucinanti, di una serata che doveva essere una festa e invece è stata una tragedia".

Quante volte ci hai ripensato, tutti questi anni ?

"Non sono quasi più andato allo stadio, in tutti questi anni. Non me la sono sentita, di andare a vedere le partite. Ho paura anche dei posti affollati, sono diventato claustrofobico. Ho anche risentito, da questo punto di vista. Di quella sera ho dei ricordi non molto nitidi nel senso che quando caddi vagavo per il campo come un fantasma, e mi sono ritrovato addirittura sotto, negli spogliatoi, dove stavano i calciatori, perché la partita stava per cominciare. E da solo vagavo per Bruxelles per cercare di chiamare casa. All’epoca non c’erano i telefonini e io cercavo un posto per avvisare i miei familiari. Sono riuscito a salire su un’ambulanza, poi dal posto di pronto soccorso chiamai, e tutti erano in apprensione, tranquillizzando mia moglie, papà, mamma. Anche se devo dire che Pizzul non drammatizzò molto la questione, fu molto bravo. La notizia dei 39 morti non fu data nell’immediato, il conteggio delle vittime".

Che arrivò durante la partita, effettivamente.

"Riuscii a chiamare, mi feci curare le ferite che avevo poi firmai e andai via. Ero scalzo, avevo perso le scarpe, la borsa con tutti i documenti. Andavo in giro per Bruxelles con tutti i vestiti strappati, e con i gendarmi che ci cacciavano via perché pensavano fossimo stati noi Italiani, a causare tutta quella tragedia".

Come hai fatto, a rientrare ?

Non so come ho ritrovato i miei compagni, sul pullman che ci aveva portato allo stadio. Mi sono messo dentro all’automezzo e non ho visto nemmeno la partita: ho aspettato che finisse la partita, che rientrassero i miei compagni. In quattro eravamo rimasti feriti e gli altri cinque non avevano subìto danni. E da lì ci hanno riportato in aeroporto e siamo tornati a casa".

Tu, sempre senza scarpe ?

"Sì, senza scarpe, privo di documenti. Quando sono arrivato all’aeroporto davo l’immagine di un disperso, a Ciampino, fu una mattinata particolare. Con i familiari che arrivarono a prendermi: tutti, mia moglie, i miei genitori, quando mi videro rimasero impressionati dallo stato in cui versavo. Anche se avevo riportato a casa la pelle, che era già una grande cosa".

Quale spiegazione ti sei dato, negli anni, cioè come è possibile che Polizia belga e UEFA abbiano sottovalutato il pericolo che si conosceva bene, degli hooligans ?

(Maurizio Torrioli precisa) ..."Poi ti dirò perché è successa quella carneficina. Partiamo dall’inizio. Quando siamo arrivati ci fecero scendere a Ostenda perché a Bruxelles arrivavano aerei da tutte le parti, perché arrivano tifosi da ogni dove, soprattutto gli Juventini, perché per gli Inglesi era più semplice, attraversando la Manica. Ed erano più controllabili, da questo punto di vista. Noi avevamo prenotato con un’agenzia di viaggi, i nostri biglietti erano delle tribune. Poi ci comunicarono che avessero, all’arrivo, solo la disponibilità della Curva Z, che sono quelli dove andranno i tifosi neutrali, ci dissero. I Belgi, sarebbero andati lì. Abbiamo detto "Va bene, visto che siamo qui cosa facciamo ? Andiamo a vedere la partita poi riparleremo con le agenzie che hanno organizzato il viaggio". Quando arrivammo lì ci accorgemmo che fosse una trappola, perché la curva Z perdeva pezzi, le strutture erano ammaccate, era inadatto. Noi Italiani siamo stati perquisiti. Verso le 7 meno un quarto arrivarono gli hooligans, entrarono travolgendo tutto, senza controlli, ricordo nitidamente che parecchi di loro avevano i sacchi neri, quelli della spazzatura, erano pieni di birra. Una cosa vergognosa. Abbiamo cominciato a temere, perché da quella parte c’eravamo noi, con le famiglie, persone tranquille, che non avevano nessuna intenzione di fare la guerra agli hooligans. Verso le 7 e mezza, erano colmi di birra, ubriachi; hanno cominciato con le fionde a tirare biglie di ferro. Corpi contundenti che hanno causato le ferite ad alcuni. Poi hanno caricato perché erano abituati a fare la guerra negli stadi. Noi, da quella parte, anziché rispondere, non eravamo abituati allo scontro, indietreggiavamo, per scappare, verso la rete che delimitava il campo, alcuni, chi, lateralmente, come me, spinto verso il muro. Che sotto la spinta di tutti i tifosi venne giù, e dico pure fortunatamente, è crollato. Era talmente vecchio che non ha resistito alla spinta della gente. Sono caduto di sotto, da 3-4 metri sono caduto giù e mi sono salvato da quell’eccidio, in cui la gente è morta soffocata lì sotto, incastrata, perché quelli che spingevano avevano paura degli hooligans".

Maurizio, a distanza di anni, credi, come tuo pensiero, che la partita dovesse essere per forza giocata, in quelle condizioni ?

"Poi dirò una cosa. Quella partita, per me, non è mai esistita. Credo che la Juventus, per quanto mi riguarda, non ha mai vinto, quella coppa. Perché non si può vincere una cosa sportiva con quasi 40 morti. Io non me la sento. Non so se la società, se Boniperti, abbiano fatto bene o male. Non mi interessa. Io, da sportivo, da tifoso, per me, quella coppa non mi appartiene. Perché non si vince una coppa in quella maniera. La cosa che mi ha fatto male è che dovesse essere una giornata di festa, per tutti quanti!".

Posso dirti che è stato il punto di non ritorno della decenza, nel mondo del calcio e che da lì c’è stato un lentissimo regredire dell’etica, dei comportamenti, dell’importanza della salute, dell’essere umano ?

"Sì perché siamo andati sempre peggiorando. Il risultato sportivo, sinceramente, non aveva nessuna importanza. L’unica cosa che contava, e che purtroppo è rimasta nel tempo, è il dolore di quei familiari, di quei 39 angeli, che io chiamo così, che hanno dovuto patire la perdita di un caro, che era andato a vedere una partita. E che invece si è ritrovato a tornare in Italia dentro a una bara, in circostanze drammatiche".

Il pensiero va inevitabilmente a un amico, un giovane radiocronista, che eri tu, Maurizio Torrioli, e al tuo delfino, al tuo successore, al collega Matteo, che è qui, di fianco a noi, in redazione, Radio Cusano Campus, e che lavora in altri settori…

"Fortunatamente", dice, sorridendo.

In base a ciò che è successo all’Heysel, ti è mai venuta la tentazione, che sarebbe stata umana, di sconsigliarlo, di fare il radiocronista sportivo ?

"Guarda, io non l’ho indirizzato, Matteo: ha fatto tutto da solo. È rimasto tifoso del Monterotondo poi fortunatamente negli ultimi anni fa cose diverse, che non riguardano il mondo del Calcio. Ne sono molto contento anche se a livello di Calcio dilettantistico, scrive di Calcio; ma non è che quella esperienza mi potesse suggerire di dirgli di non farle. Non me la sono sentita perché era pure bravo, e appassionato, già da quando era sedicenne".

(Maurizio Torrioli conclude con una decisa precisazione) ..."Voglio dire una cosa, che è passata sempre inosservata. La Strage di Bruxelles, che io chiamo così, era premeditata. Gli hooligans sono venuti lì per uccidere gli Italiani. E lo dico con grande serenità, sono certo, di questo. Perché non attaccavano gli Juventini ma la caccia era agli Italiani. Dopo ho scoperto, in un video su YouTube, perché vollero vendicare gli accoltellamenti della finale Roma-Liverpool. Questa è la verità che io so, che nessuno dice, e contro la quale nessuno mi convincerà del contrario. Altrimenti non si spiega tutta quella ferocia nei confronti di gente che era andata lì non per fare la guerra. Avrei capito uno scontro tra ultrà, che sono abituati. Hanno attaccato le famiglie, in modo vigliacco. È stata una vendetta premeditata".

4 giugno 2018

Fonte: Tag24.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Torino ricorda le tragedie bianconere: organizzato torneo di beneficenza

di Mauro Munno

Si è tenuto quest’oggi a Torino un torneo di calcio a 5, in ricordo delle tragedie bianconere, che ha visto coinvolti i tifosi di diverse società. I dettagli.

Bellissima iniziativa promossa dall’associazione "Quelli di… Via Filadelfia" che ha organizzato a Torino un torneo di calcio a cinque in onore delle vittime dell’Heysel, di Erika Pioletti e di tutti gli altri angeli bianconeri. Presenti all’evento, il cui incasso sarà devoluto alla Fondazione per la ricerca sui tumori dell’apparato muscoloscheletrico e rari Onlus, diversi sostenitori della Juventus, dello Spartak Mosca e dell’Avellino.

4 giugno 2018

Fonte: Juventusnews24.com

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Spazio Domenico Romeo:

Si sa tutto sull’Heysel ? Parla il presidente del Comitato "Per non dimenticare"

Trentanove morti, di cui trentadue italiani e seicento feriti circa in seguito al crollo della famigerata "curva Z".

Non sono i numeri di un attacco terroristico, ma le risultanze di quanto accaduto il 29 maggio del 1985 prima della gara di finale di coppa dei campioni Juventus-Liverpool. La tragedia accaduta ha lasciato, nel tempo, scorie di dolore, memoria obliata, silenzio e polemiche. Si sono consumati fiumi d’inchiostro in ogni media del mondo per tantissimi anni, si sono scritti libri, si sono ascoltate più versioni contrastanti fra loro. Ma su quella sera si sa proprio tutto ? Ne parliamo con Iuliana Bodnari, presidente del Comitato "Per non dimenticare l’Heysel", un Comitato nato a Reggio Emilia da qualche anno per ricordare le vittime di quella tragedia ed affinché non si disperda il ricordo.

Come nasce l’idea del Comitato ?

"Il "Comitato Per Non Dimenticare Heysel" nasce spontaneamente, senza scopi di lucro, nel 2007. A Reggio Emilia si trova un monumento unico nel suo genere, opera dello scultore fiammingo Gido Vanlessen. Fatto di 39 steli, 32 con i colori dell’Italia, 4 del Belgio, 2 francesi e 1 irlandese. Questi steli sono simili a quelli vicini lo stadio. È stato portato a Reggio Emilia nel 1991, messo in dimora, dopo essere stato donato al Comune che è il legittimo proprietario. Dopo 10/15 di anni, dimenticato da tutti, si stava sgretolando, era a pezzi, stava per diventare polvere. Ci siamo costituiti in un Comitato formato dai nostri amici di infanzia, di tutte le fedi calcistiche. Noi non odiamo, ma ricordiamo. Questo è il nostro credo "non ci sono colori ma solo arcobaleno". Così siamo andati in Comune e abbiamo chiesto al proprietario di restaurarlo, riportarlo alla sua bellezza di prima e ci siamo riusciti nel nostro intento. Fu restaurato e la prima commemorazione l’abbiamo celebrata il 1° novembre 2008. Con pochi intimi e la mamma Adele e la zia Lella, la famiglia di Claudio Zavaroni, la nostra unica vittima reggiana, aveva 28 anni. Abbiamo stipulato un contratto di comune accordo sulla manutenzione "ordinaria" e quella "straordinaria". Non contenti e per proteggerlo ancora di più contro gli agenti climatici d’inverno, la neve in particolare, si è deciso di fare una copertura. Dopo la presentazione al Comune, il progetto è stato approvato a settembre 2013, dando poi il via ai lavori. Ho parlato con Rossano e deciso di mettere tutti i nostri risparmi per poter pagare da subito il materiale, operai, non avremmo mai pensato che partisse una gara di solidarietà per dare una mano al Comitato. Quando ci penso mi vengono ancora i brividi, io avrei scommesso intorno ai 5 anni e non tutta la somma investita, invece no ! I club proponevano lotterie, cene di beneficienza pro comitato. Juventus Football Club ci ha dato una grossa mano mandandoci materiale autografato. È stato straordinario ed in poco più di 2 anni siamo rientrati. Non dimenticherò mai quello che hanno fatto gli amici, come il gruppo "Nucleo 1985 presenti all’ Heysel, il Presidente Massimo Tadolini che non ci conosceva nemmeno, ma è arrivato alla commemorazione con un cartone pieno di magliette con la scritta "nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta". Come il gruppo "Via Filadelfia 88" che ha fatto una cena sociale pro comitato e tantissimi altri. Adesso abbiamo amici che vengono da tutta Italia. Non smettiamo di dire: "fate il tifo non contro, cantiamo solo per la Juventus". Vengono molte famiglie, all’inizio quando vieni per la prima volta l’impatto è a dir poco devastante, vedere 39 steli come fossero ognuna una persona cara, ascoltare la musica, le poesie, i racconti dei sopravvissuti, non è facile per loro assistere e non lo sarà mai. Sono persone fragilissime anche dopo 33 anni".

Esistono altri Comitati, in Italia, che rievocano la tragedia dell’Heysel ?

"Non esistono altri Comitati in Italia, solo associazioni"

A distanza di 33 anni che idea si è fatta di quella sera ?

"Quella sera ero davanti alla tv a casa con amici. Mi ricordo che era terribile non sapere cosa stesse succedendo. Quella negligenza delle autorità belghe e dell’UEFA che dà il suo benestare a quello stadio fatiscente che per sempre sarà ricordato come l’Heysel, cambiare il nome non serve a nulla. Impreparati, come sono anche tuttora. Penso che tutto era stato calcolato nei minimi dettagli, premeditato dai reds, d’altronde anche la Thatcher lo dirà, sarà l’ultima apparizione in ambito pubblico del Liverpool in seguito al giuramento prestato dai loro tifosi dopo la finale vinta contro la Roma, in Italia (ricordiamoci l’anno prima a Roma quando un loro tifoso fu accoltellato). Quella serata con i morti per terra si doveva giocare assolutamente, altrimenti sarebbe stato uno scontro frontale e forse anche i cadaveri sarebbero aumentati".

I festeggiamenti di fine gara li ritiene inopportuni o figli di una non conoscenza di quanto accaduto ?

"La partita si doveva giocare, i nostri erano già sotto la doccia convinti che non giocassero, ma li hanno obbligati. Allucinante. Capisco benissimo lo stato dei giocatori sotto choc che vedevano arrivare i feriti nei loro spogliatoi, le voci del momento riportavano un numero imprecisato di morti, la verità si è saputa dopo. Capisco l’esultanza di Platini, ma non quella all’uscita dell’aereo ove, presumo, lì sapevano più o meno che la situazione era gravissima. Se fossi stata io a scendere gli scalini dell’aereo avrei tenuto la coppa stretta al cuore e nient’altro. Nel dopo partita regnava l’incertezza, per tale motivo posso capire l’esultanza e siccome ancora non c’erano cellulari tutto era gestito malissimo, ma non in malafede".

Che progetti riserva il Comitato nell’arco dell’anno solare ?

"Di progetti ne ho tantissimi, mancano quelli che dovrebbero assicurarti un certo appoggio visto che il portafoglio del tesoriere è vuoto. Bisogna che i miei interlocutori, che hanno i mezzi e le potenzialità economiche, si occupino dell’aspetto economico ed io del materiale da fornire. Ho iniziato quest’anno di nuovo a bussare alle porte. Cominciano ad aprirsi, gli incontri inizieranno in autunno, settembre/ottobre, poi con la Regione ne programmiamo altre. Una che m’interessa assai è con una biblioteca di Reggio Emilia, la vice direttrice è entusiasta del mio progetto della memoria Heysel con tanto di "docufilm". Un mio sogno è quello di entrare nelle scuole e raccontare. C’è molto ancora da fare, ma bisogna non mollare, insistere, avere la consapevolezza che se si vuole si può".

Ritiene che questa tragedia sia stata oggetto di oscurantismo o delegittimazione nel corso del tempo ? Se sì, da parte di chi secondo lei (enti, istituzioni sociali o calcistiche, etc) ?

"L’unico che si è battuto per far condannare l’UEFA e lo Stato belga per le loro colpe è stato Otello Lorentini che era all’Heysel con suo figlio Roberto Lorentini, vittima e medaglia d’argento al valor civile per essere tornato indietro quando si era già salvato. Quest’ultimo è tornato sui suoi passi per salvare, si presume, Andrea Casula quando sono stati travolti dall’attacco criminale, assassino degli hooligans. Heysel per troppi anni è stato tabù, è regnato troppo tempo un silenzio assordante. Ma si dovrebbe fare ancora molto di più, il margine di lavoro è enorme. Condannare qualsiasi manifestazione o atteggiamenti non consoni, cori beceri, proteggere di più tutte le tragedie e farle rispettare cominciando, in primis, dalle società di calcio. È tempo che i presidenti di club si assumano la responsabilità di dire: "adesso basta, chi sgarra pagherà". Ma nessuno lo farà. Spero che qualcosa sia cambiato anche nei viola dopo la morte di Astori, che capiscano cosa vuol dire perdere un proprio caro e non vedere mai più certi adesivi a tutti gli incroci, marciapiedi, o la scritta riportante sulle magliette "-39". Ma dobbiamo smettere noi di cantare contro, altrimenti non si arriva a nulla. Siamo primi della classe in tutto, allora dobbiamo imparare a rispettare anche noi se pretendiamo rispetto da altri. Se si parla, se si fa molto di più affinché le vittime dell’Heysel non vengano mai più denigrati, la memoria non più calpestata, se tutti chiedono il rispetto per questa tragedia e per tutte le tragedie, è solo grazie a noi tifosi. Il calcio non divide, ma affratella ".

C’è qualche persona vittima della tragedia di Bruxelles che intende adesso ricordare in una narrazione breve ?

"Il mio amico Claudio Zavaroni, uno di noi, la meglio gioventù. Il migliore in tutto quello che faceva, era sempre il primo, un vero leader che si faceva voler bene da tutti ed i più piccoli volevano essere come lui da grandi. Alle elementari era bravo, abbastanza. La mamma Adele era fiera del suo figliol prodigo, felice perché la casa era sempre piena di amici, un va e vieni di ragazzi e ragazze. Il suo migliore amico si chiamava "Profeta". Figlio unico, Claudio era il cocco della nonna che stravedeva per lui, anche se voleva sembrare severa. A scuola aveva un professore che gli piaceva la fotografia e gli ha insegnato tutti i trucchi del mestiere. Claudio era poi diventato più bravo del maestro. Andava su per le colline a fotografare facce di contadini, bellissime foto in bianco e nero. Nato a Cervarezza conosceva bene il medio rurale. Come fotografo oramai era conosciuto ed apprezzato nell’ ambiente. Con un paio di amici aprono uno studio fotografico di moda, le riviste erano piene delle sue foto, ma siccome era ambizioso voleva lavorare per sé stesso. Sapeva come intrappolare l’attimo fuggente di un movimento di vestito, lo sguardo delle modelle, la foto era la sua passione. Un giorno arriva a casa sua l’amico Profeta di nome e di fatto, su di giri perché le agenzie di viaggio proponevano i pacchetti della più attesa partita dell’anno "niente popo di meno che" la finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e Liverpool a Bruxelles, stadio Heysel, il 29 maggio 1985. Claudio era un appassionato di sport e anche sportivo, avendolo praticato. Nel calcio fece l’arbitro, severissimo e leale. Così quel giorno si deciderà il loro destino, inconsapevoli andarono incontro alla sorte. La nonna non era mica tanto d’accordo: "così lontano, no !". Non gli garbava per niente e si vedeva dalla faccia, ma Claudio sapeva come stregarla e la nonna si rilassò. E così Adele preparò i panini, mise tutto il necessario con tanto amore. Cominciarono poi i consigli, a valanga. L’indomani si parte, sveglia all’alba, raggianti di felicità, tutto programmato e sotto controllo, si parte: "ciao mamma, ciao nonna, ciao tutti ". Ecco il pullman, e vai, si parte. Arrivano allegri questi ragazzotti italiani, con sciarpe al collo, bandiere e canti. Ci si incammina, si passa davanti all’Atomium, ed ecco lo stadio. Finalmente ! Sono dentro quando prima del fischio d’inizio della tanto attesa partita, parte la prima carica dei reds hooligans annebbiati dall’alcool. Cominciano tutti a scappare, a spingersi, panico totale tra le famiglie con anche qualche bambino. Loro due si guardano e capiscono che sono in pericolo, potevano essere travolti dalla folla impaurita. Invece di arretrare, Claudio capisce e vuole aiutare le persone, salvarle da quell’ attacco. Lui che era un ragazzo alto, un "armadio" (come si dice da queste parti), viene travolto dalla seconda ondata micidiale, devastante. Claudio viene travolto, cade e non si rialzerà più. Questi reds sapevano come uccidere, attaccavano e si ritiravano. Si sente un boato quando il muro cede e con lui anche le vite umane spezzate come fuscelli. Profeta si salva per il rotto della cuffia, invece Claudio rimane a terra con la bocca aperta in cerca di aria. Il suo migliore amico scappa via lontano, sotto choc, non si ricorda come si chiama, chi è. Gira senza meta, dorme dove può. Torna a casa e non si ricorda nemmeno di Adele, in uno stato comatoso. La nonna si chiude in sé stessa e da quel giorno non parlerà più. Claudio è dato per disperso. Allora la zia Lella, che non è mai andata da nessuna parte, va a Bruxelles a cercare il loro amato Claudio e quando arriva lo trova, ma in una barra di legno. Rientrano in Italia, è la zia che accompagna il nipote nel suo ultimo viaggio. Quello che doveva diventare il suo studio di lavoro sarà la sua camera ardente. Dato per disperso, lo riconosce da una foto la zia che sviene".

Così come avviene per la rievocazione della tragedia di Superga in cui si onora il Grande Torino (il quattro maggio di ogni anno), la data del 29 maggio si ricorda con quel raccoglimento necessario da parte di tutti, perché il calcio, se vissuto in forma sana, nella sua funzione sociologica riesce a unire nei valori al di là dei colori d’appartenenza. Il dovere della memoria è quello di capire gli errori del passato affinché le generazioni, consapevoli di quanto accaduto, possano abbracciare veri e fervidi dettami etici. Ricordare non è importante: è l’unica cosa che conta …

11 giugno 2018

Fonte: Lameziainstrada.com

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Heysel, 33 anni dopo: ma cos’è davvero la memoria ?

di Sébastien Louis

La memoria è una tematica importante nel mondo del tifo, che sia fatta di ricordi felici come quando c’è da celebrare una vittoria sportiva o per ricordare un evento più difficile come un lutto. Per il popolo juventino il 29 maggio coincide contemporaneamente con questi due sentimenti contrapposti. Quel maledetto giorno del 1985 si disputò infatti l’infame partita tra la Juventus e il Liverpool. Una partita importantissima per diverse ragioni, prima di tutto perché fino a quell’anno le squadre inglesi dominavano il continente a livello calcistico, come testimonia la finale dell’anno prima in cui il Liverpool s’impose allo stadio Olimpico contro la Roma. Per tanti italiani in Belgio, che in larga parte tifavano Juve, quella partita rappresentava un sogno. Quello di vedere da vicino la loro squadra e i tanti talenti che essa annovera, come Michel Platini, figlio di immigrati italiani proprio come loro. Mercoledì 29 maggio questi tifosi bianconeri convogliarono a Bruxelles, a qualche decina di chilometri delle diverse città minerarie della Vallonia dove i loro padri erano arrivati a vendere la propria forza lavoro, da Liegi ma anche Marcinelle, Charleroi o La Louvière. Immigrati provenienti da tutto lo Stivale, meridionali e settentrionali venuti a lavorare in condizioni difficilissime, in questo Paese. Questo mercoledì soleggiato del 1985 sembrava davvero diverso, le temperature erano calde nella capitale belga e per un giorno non esistevano "maledetti immigrati", come venivano considerati da una parte della popolazione locale. Non esistevano calabresi, siciliani, friulani, pugliesi o toscani ma un unico popolo, quello bianconero, orgoglioso di riabbracciare i propri connazionali venuti apposta dall’Italia e tutt’insieme celebrare l’eventuale agognato trionfo della loro squadra in campo.

Mario era uno di questi, nello specifico uno dei tanti tifosi della Juve riusciti nell’impresa di trovare biglietti inizialmente destinati al pubblico neutrale belga. Biglietti dunque non della curva destinata al cuore pulsante del tifo organizzato bianconero, ma in un settore distante, di fronte al grosso degli juventini, accanto alla curva riservata ai britannici. Poche ore separano questa gente dall’ingresso nella storia. Non per il loro tifo caloroso, per il loro entusiasmo ma semplicemente perché si ritroveranno nel settore sbagliato. Il loro dramma si consumerà in mondovisione, l’unica colpa è quella che per caduta subiscono per le disastrose lacune degli organizzatori e per gli assalti degli hooligan inglesi. Nemmeno capiranno quanto andrà succedendo nel settore adiacente e di sicuro quello che vedono non c’entra niente con l’idea che avevano di vivere lo stadio e partecipare a questa partita. Mentre alcuni giovani tifosi inglesi cercheranno di aggredirli, li divide da loro solo una rete di pollaio; gli agenti che dovrebbero garantire la loro incolumità non ci sono, le poche uniformi presenti non servono a niente. La memoria del popolo dei Reds è diversa. L’anno prima erano stati vittime di aggressioni e agguati a Roma. Non si aspettavano questa accoglienza ostile nella Capitale italiana. Ma, sul campo sono stati loro a vincere e alzare la Coppa dei Campioni. I più pensano che adesso, a questi "maledetti italiani", toccherà ricordare quel giorno, è venuto il tempo della vendetta per loro. Il famoso "Taking the End" (prendi la Curva, avversaria ovviamente), da una decina d’anni lo sport preferito degli hooligan in un vetusto stadio come l’Heysel trova sicuramente campo aperto d’attuazione.

Joey ed i suoi amici arrivati senza biglietti, capiscono subito quanto facilmente siano aggirabili i controlli e in pochi minuti si ritrovano tutti insieme dentro la curva rossa. La giornata per la banda di Joey era già perfetta, a chiudere il cerchio mancavano solo due cose: una sciarpa bianconera da portare come vessillo agli amici rimasti a Liverpool, una vittoria simbolica ovviamente, alla quale far poi seguire quella sul campo sportivo. Sulla Grand-Place alcuni ragazzi italiani, con uno stile particolare e striscioni offensivi si erano già fatti avanti per lo scontro, ma la polizia belga presente in centro aveva subito convinto tutti a rimandare il confronto a quando la situazione lo avrebbe permesso. Quello che la banda di Joey ancora non sa è che il settore accanto a loro, pieno di italiani e non di spettatori belgi, come era previsto dagli organizzatori, non c’entra niente con i ragazzi visti in mattinata, pronti allo scontro e che per ironia della sorte, come nome di battesimo hanno l’inglesissimo "Fighters". Quando Joey e i suoi amici decidono di caricare, l’eccitazione collettiva motiva tanto quanto la memoria dell’anno prima. L’accoglienza ostile di Roma, le aggressioni sulla strada dello Stadio Olimpico, la bandiera del Liverpool rubata e buttata nel Tevere, gli accoltellati, tutte immagini ancora vive per loro. E così come tanti, come troppi, spingono la rete e appena questa cade si precipitano a picchiare il primo tifoso che trovano di fronte, senza chiedersi perché nessuno di loro risponda alle provocazioni. In pochi minuti il panico si diffonde nel Settore Z. Sotto l’occhio delle telecamere, questa porzione di stadio diventa famosa nel mondo intero. Questo pezzo di cemento vecchio e cascante, già pieno di sciarpe e di bandiere bianconere lasciate cadere a terra. Questi tifosi juventini che cercano disperati una via di fuga. La polizia belga prova ad impedire ai tifosi italiani in fuga di entrare sul campo: gli ordini sono ordini, così in sella ai loro cavalli, manganelli alla mano, prova a respingerli.

Mario, ventidue anni è uno di questi tifosi. Originario di Turi aveva lasciato la sua città, la sua famiglia e gli amici per cercare un avvenire migliore. Seguendo un cugino venuto alcuni anni fa a Charleroi che l’estate, quando torna al Paese con il suo macchinone, fa sempre una certa impressione. Al di là delle suggestioni, Mario non aveva tanta scelta, l’immigrazione è l’unica via per un’esistenza degna. Poi, con i soldi che guadagna nella pizzeria del cugino può aiutare la sua famiglia rimasta in Italia. I primi mesi in Belgio sono stati difficilissimi. La popolazione non è molto accogliente con questi "Macaroni", come vengono soprannominati gli italiani. La regione di Charleroi non c’entra niente con i bei paesaggi della Puglia. Per non parlare del clima. Tutto sembra grigio e il calore della sua terra, della sua gente manca ancora di più. Ad attutire fortunatamente la nostalgia ci pensa il bar, il circolo dove la domenica, fra connazionali, si segue il calcio italiano e soprattutto quella Juve per la quale Mario ha una grande passione. Questa stagione in cui la squadra bianconera è arrivata fino in finale di Coppa Campioni, rende più sopportabili le umiliazioni e le difficoltà della vita quotidiana in Belgio. Quest’anno poi, Mario potrà vedere la sua amata Juve dal vivo ed è un incentivo in più a tenere duro. La finale della Coppa dei Campioni si disputa infatti a Bruxelles, a sessanta chilometri della sua città di adozione. Mario si è organizzato con gli amici dello "Juventus Club Belgio", ha preso un giorno di ferie per godersi una giornata storica. I biglietti non sono stati un problema, procurati da un collega di lavoro sul mercato nero: i bagarini ci sono anche qua e non sono mica tutti italiani… Biglietti in tasca e sciarpa al collo, in questo caldo 29 maggio, Mario si sente diverso. Non più un "terrone", un "Macaroni", ma un tifoso della Vecchia Signora come tutti. Stasera il popolo bianconero vuole dimenticare l’umiliazione di due anni prima ad Atene e riprendersi quella coppa perduta con l’Amburgo. La Juventus deve vincere per salvare la sua stagione. In campionato non è mai riuscita ad inserirsi nella lotta per lo scudetto. Mario ricorda il cammino europeo seguito passo sul televisore del circolo. La semifinale col Bordeaux è stata più difficile dal previsto, ma alla fine ce l’hanno fatta. Ce l’abbiamo fatta, come usano dire i tifosi sentendosi parte in causa nel tutto. Sarà in finale, un anno dopo avere vinto la Coppa delle Coppe. Poi di fronte c’è il Liverpool che la Juve ha già incrociato quattro mesi prima, nella finale di Supercoppa Europea. Il 16 gennaio i bianconeri si imposero 2-0 contro i Reds, grazie a due goal di Zbigniew Boniek, divenendo così la prima squadra italiana a vincere questo trofeo. Con tanti sogni nella testa, Mario approda a Bruxelles, tra migliaia di connazionali, alcuni in Belgio da decenni, altri venuti apposta dall’Italia, ma anche dalla Germania, dalla Francia, dal Lussemburgo e dall’Olanda. Riesce a riconoscere persino gli accenti della sua provincia. Anche i tifosi del Liverpool sono tanti. Si fanno notare subito, quasi tutti a torso nudo, arrossati sotto il sole di maggio. Le bottiglie vuote si contano a centinaia per le vie della capitale belga e tante cominciano a volare per aria. La giornata appare subito più tesa del previsto così Mario, col suo biglietto in tasca, decide di avviarsi verso lo stadio Heysel, quattro ore prima della partita. Con suo cugino decidono di entrare al più presto nel Settore Z di cui possiedono il biglietto, anche perché vogliono guadagnarsi un posto con la visuale migliore sul campo. Per la partita si aspettano 60.000 spettatori. Quando Mario entra nella curva, resta sbalordito di fronte alla struttura: è vero che non frequenta da tanto gli spalti, ma questo stadio sembra davvero molto vecchio. Accanto a loro ci sono i tifosi dei Reds. Fuori li avevano già incrociati e Mario ha preferito nascondere la sua sciarpa bianconera dovendo passare in mezzo a loro che aspettavano di fronte ai Settori X e Y, ritenendo la provocazione inutile e quando raggiunge la porta d’ingresso del settore Z è piuttosto contento. Dentro è un tripudio di bandiere bianconere e tante sono quelle rosse alla sua sinistra. Dopo qualche minuto le memorie e le storie personali di Mario e di Joey andranno ad incrociarsi. Ognuno avrà ovviamente una versione posteriore molto diversa, ma una cosa è sicura: questa serata rimarrà dentro di loro per tutta la durata delle loro vite.

Facciamo ora un poderoso salto in avanti, dal 29 maggio 1985 al 29 maggio 2018. Sono passati esattamente 33 anni da questa storia che ho tentato di ricostruire in maniera verosimile, intrecciando con la fantasia due destini ipoteticamente contrapposti. Mi ritrovo così alle ore 19.00 all’entrata di quello stesso stadio, presso la tribuna, invitato da un ragazzo attivo all’interno della sezione Belgio del gruppo "Tradizione", ho dunque la possibilità di vedere da vicino la commemorazione di quella tragedia. Come tutti i nati negli anni ’70 ricordo quella serata. La memoria mi porta indietro a quando ero un bambino di sette anni e vedevo scorrere le immagini degli incidenti di quella partita. Non capivo niente di quello che stava succedendo a Bruxelles. Oggi invece sappiamo tutto di quanto avvenuto in quei momenti. E devo dire la verità: è un po’ strano essere lì. Ho sempre problemi con le commemorazioni, perché dentro ognuno di noi la memoria non funziona mai allo stesso modo. Si può dire tutto quello che vogliamo, ma dietro il senso di colpa latente e indefinito che ci obbliga a rimanere in silenzio per un minuto o più, cos’è davvero la memoria ? Siamo in pochi, una trentina di persone. A dire il vero, non mi ero minimamente posto il problema del numero dei presenti. Ci sono soprattutto ragazzi del Belgio, juventini, ultras e tifosi, ma anche due ragazzi venuti apposta dall’Italia e qualche ragazzo dei "Green Boys", ultras de La Louvière, una squadra che milita nel 4° livello del calcio belga. Ci viene permesso accesso al luogo della cerimonia per meno di mezz’ora. Sembra quasi un favore che ci fanno e fa riflettere che nel 2018 la sicurezza sia diventata una ragione di Stato. Ma soprattutto serva come pretesto a tanti per non farti entrare in un luogo dove non è previsto nessun evento di rilievo e questa fretta indotta puzza un po’ di censura e non meno di cinismo. La sezione Belgio di "Tradizione" ha fatto confezionare una corona di rose. Si passa il portone e entriamo. Del vecchio stadio dell’Heysel, edificato nel 1930 per il centenario del regno del Belgio, non rimane quasi più niente, tranne un pezzo della sua facciata d’origine. All’inizio degli anni ’90, il governo locale decise di ricostruire totalmente l’impianto che venne pure ribattezzato "Roi Baudouin", alla morte del re del Belgio nel 1993. Arriviamo alla lapide sulla tribuna con i nomi delle 39 vittime, inaugurata nel 2005 per il ventennale della catastrofe. C’è pure il nome del sindaco che l’ha fatta affiggere, una cosa che sicuramente si potevano risparmiare. Non ho mai visto su nessun monumento il nome del sindaco che l’ha inaugurato. Cosa deve ricordare davvero la storia ? I suoi attori principali o chi tenta di usarla per proprio tornaconto ? Ma lascio perdere queste domande retoriche e mi fisso a guardare i nomi delle vittime. Li leggo uno a uno e penso che queste 39 persone non si sono più svegliate la mattina del 30 maggio 1985, che 39 famiglie sono state ferite per sempre, che 39 esseri umani hanno visto interrompersi il loro destino e tutto questo per il solo fatto di essere andati allo stadio. Ci fermiamo lì e dopo qualche minuto ci spostiamo in un altro luogo, presso il famigerato Settore Z. I ragazzi tirano fuori i loro striscioni e li mettono attorno alla seconda targa. Ci sono i drappi della sezione Belgio di "Tradizione", lo striscione dell’ex gruppo "Bruxelles Bianconera", quello dei "NCS" (Noi Ci Siamo), uno stendardo con i colori gialloverdi dei gemellati del Den Haag e una sciarpa di un ragazzo del "Nucleo". Poi, vicino la targa fissata sul luogo dove una volta c’era il famoso muro del Settore Zeta, un ragazzo di "Bruxelles Bianconera" fa un piccolo discorso. Le sue parole ricordano la lotta del "Comitato per le vittime dell’Heysel" affinché fosse commemorato degnamente quell’evento drammatico. Perché nei mesi e negli anni che si sono succeduti, tanti avrebbero preferito dimenticare quanto accaduto. Senza l’ostinazione di quella gente che ha reso simbolicamente ma eterno il ricordo, racchiudendolo in una lapide, in una targa quelle morti sarebbero state pian piano metabolizzate e poi dimenticate. Come dice giustamente questo ragazzo: "Dobbiamo essere qua per non fare dimenticare al Belgio, allo Stato, anche alla Juve e ai tifosi la nostra storia, da dove veniamo e quello che il nostro popolo ha vissuto". Ecco, la maledetta memoria, quella che permette che non cadano nel nulla questi 39 nomi, queste 39 vite. E dunque oggi forse ci saranno "solo" trenta persone di fronte alla targa sul muro del Settore Zeta a Bruxelles, ma questa gente ha di sicuro la fortuna e il pregio di sapere cosa voglia dire, trentatré anni dopo, la memoria. Poi, dopo un minuto di silenzio che sembra durare molto di più, torniamo alla lapide dove la cerimonia sta per finire. I due ragazzi juventini, venuti apposta dall’Italia, vengono invitati a farsi avanti e leggere uno per uno i nomi delle vittime. Sono due voci che nessuno, tranne una trentina di persone, può sentire, ma non importa se siano in pochi a sentire pronunciare questi nomi, l’importante è che queste persone in un modo o nell’altro ci siano ancora.

12 giugno 2018

Fonte: Sportpeople.net

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Parlamento europeo domani ricorda tragedia stadio Heysel

Su iniziativa Alberto Cirio (Ppe). Corona fiori, poi in aula.

BRUXELLES - Il Parlamento europeo, in occasione del 33esimo anniversario della tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, ricorderà domani le 39 persone che morirono il 29 maggio del 1985, poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Alle ore 9.30, allo stadio di Bruxelles, verrà deposta una corona di fiori sotto la lapide che ricorda i nomi delle vittime. Alle 11.30 ci si sposterà, poi, all'Europarlamento (Sala A3F383) per un momento di approfondimento sulla sicurezza degli eventi sportivi. L'iniziativa è promossa dall'eurodeputato Alberto Cirio, riferisce una nota, precisando che saranno presenti Andrea Lorentini, presidente dell'Associazione Familiari Vittime dell'Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell'Associazione Quelli di Via Filadelfia. Accanto a loro anche il gonfalone della Juventus, con Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus. Oltre ad alcuni testimoni e i rappresentanti di vari club bianconeri.

18 giugno 2018

Fonte: Ansa.it

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Il Parlamento UE ha ricordato la tragedia dell’Heysel

Commemorazione a Bruxelles con la Juventus e i familiari delle vittime. Una rosa anche per Erika Pioletti, travolta in Piazza San Carlo. L’eurodeputato Cirio: "Nel bilancio Ue sia data priorità anche alla sicurezza di scuole e impianti sportivi".

A 33 anni dalla tragedia dell’Heysel, oggi il Parlamento europeo ha ricordato le vittime della drammatica finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985, quando, poco prima dell'inizio del match tra Juventus e Liverpool, persero la vita 39 persone. L’iniziativa è stata promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio, insieme all’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel e "Quelli di Via Filadelfia", con i presidenti Andrea Lorentini e Beppe Franzo. Presente anche il gonfalone della Juventus, accompagnato da Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus. Con loro anche i rappresentanti di vari club bianconeri e alcuni testimoni. Proprio sotto la lapide che allo stadio di Bruxelles ricorda i nomi delle vittime, è stata deposta una corona di fiori insieme a una rosa bianca in memoria di Erika Pioletti, la giovane travolta l’estate scorsa in Piazza San Carlo, a Torino, durante la finale di Champions League. Dopo la commemorazione, la delegazione si è spostata all’Europarlamento per un momento di approfondimento sull’eredità storica e normativa lasciata dall’Heysel e la sicurezza degli eventi sportivi. "Questo è un tema sempre attuale e non scontabile - ha sottolineato l’eurodeputato Alberto Cirio. Lo affrontiamo qui a Bruxelles perché, nel bilancio Ue, deve essere data priorità anche alla sicurezza di scuole e impianti sportivi. Vanno garantiti fondi agli Stati affinché i comuni possano fare gli interventi sulle proprie strutture. Un genitore deve sapere che, quando i suoi figli sono a fare sport, sono in un luogo sicuro". "Il nostro è un impegno a ricordare - ha commentato Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum - ma anche uno stimolo a fare. A far sì che queste cose non si ripetano e a creare delle strutture di sicurezza, prevenzione ed educazione adeguate. Affinché le nuove generazioni, che non conoscono nulla di certi avvenimenti, sappiano, ricordino e imparino. E le vecchie generazioni evitino di cadere negli stessi errori". "La Juventus all’Heysel rappresentava l’Italia, quindi questa deve essere considerata una tragedia italiana - ha aggiunto Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus. Sarebbe bello che i rappresentanti di altre società sportive potessero partecipare a questo momento di memoria ed emozione". Tra i ricordi anche quelli di Nereo Ferlat, uno dei sopravvissuti dell’Heysel: "Non posso dimenticare le urla dei tanti disperati che cercavano la salvezza e l’immagine dei corpi accatastati. Bisogna continuare ogni anno ad aggiungere un tassello, in modo che le generazioni future possano capire che con la violenza non si ottiene nulla, non solo sui campi sportivi, ma in tutti i campi della vita". "Credo che l’eredità dell’Heysel sia innanzitutto, dal punto di vista processuale, la condanna della Uefa, che da quel momento è responsabile degli eventi che organizza, cosa che prima non accadeva - ha sottolineato Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel. Dal punto di vista personale l’Heysel mi lascia in eredità anche il gesto di mio padre, che è morto nel tentativo di salvare un bambino rimasto ferito negli spalti". "Dobbiamo tramandare ai posteri quanto avvenuto all’Heysel - ha aggiunto Beppe Franzo, presidente dell’Associazione "Quelli di Via Filadelfia". Perché sia un monito e affinché rimanga accesa la fiamma di queste 39 vittime".  R.G.

19 giugno 2018

Fonte: Torinosportiva.it - Torinoggi.it - Cuneodice.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Calcio: Bruxelles, parlamento Ue ricorda 39 vittime stadio Heysel

Bruxelles, 19 giugno (AdnKronos) - Come ogni anno, Bruxelles e il Parlamento Europeo hanno ricordato oggi la tragedia dello Stadio Heysel, avvenuta la notte del 29 maggio 1985, che costò la vita a 39 persone. A 33 anni da quella finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool, nella capitale belga si è svolto oggi un doppio momento di ricordo e approfondimento: prima, al mattino, proprio all'altezza del settore dello stadio dove tutto successe, dove oggi c'è una lapide commemorativa in memoria dei tifosi scomparsi, davanti alla quale è stata deposta una corona di fiori. E poi, a seguire, all’europarlamento, dove si è svolto un momento di incontro dedicato alla sicurezza negli eventi sportivi. All'iniziativa promossa dall'eurodeputato Alberto Cirio erano presenti Gianluca Pessotto, team Manager della Primavera bianconera, e Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum. Hanno inoltre preso parte Andrea Lorentini, presidente dell’associazione Familiari Vittime dell'Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell'associazione Quelli di Via Filadelfia, insieme a testimoni di quella notte e a una rappresentanza dei tifosi bianconeri.

19 giugno 2018

Fonte: Adnkronos

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Calcio: Parlamento Ue ricorda 39 vittime dello stadio Heysel

Cirio (Fi), Fondi Ue per la sicurezza negli impianti sportivi.

BRUXELLES - L'Europa deve garantire risorse economiche ai Paesi che vogliono metter in sicurezza gli impianti sportivi e le scuole. È il messaggio dell'eurodeputato di Forza Italia Alberto Cirio nella tavola rotonda che ha organizzato al Parlamento europeo per ricordare il 33° anniversario della tragedia dello stadio Heysel, in cui 39 persone morirono tra gli spalti della finale di Champions League tra la Juventus e il Liverpool. "Il Parlamento Ue può dare delle linee di indirizzo nella gestione dei fondi europei da parte delle regioni, pur lasciando libertà di azione ai Paesi membri - ha dichiarato Cirio. Sulla sicurezza non si risparmia", ha aggiunto, augurandosi che la Commissione europea sostenga concretamente l'opera di sensibilizzazione del Parlamento Ue. "Soprattutto in un momento di crisi, l'Europa deve aiutare i comuni" a rinnovare gli impianti "per garantire ai nonni e alle mamme che quando i loro figli sono a scuola o allo stadio a fare sport, siano in posto sicuro". Al seminario erano presenti anche Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus, Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Andrea Lorentini, presidente dell'Associazione Familiari Vittime dell'Heysel. "Partendo da questo evento tragico - ha detto Lorentini che all'Heysel ha perso il padre - cerchiamo di mantenere vivo il ricordo delle vittime in Italia e in Europa e dare il nostro contributo a riflessioni sull'educazione civica e sportiva". Lorentini ha concluso ringraziando il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, anch'egli juventino, che "quando era commissario europeo, si era battuto con il comune di Bruxelles perché fosse eretta una lapide a memoria delle vittime e qualche anno dopo aveva chiesto che la lapide fosse mantenuta, quando si parlava di distruggere lo stadio per costruire un nuovo progetto immobiliare". In mattinata la delegazione, prima di spostarsi al Parlamento europeo, ha deposto sotto la lapide una corona di fiori insieme a una rosa bianca in memoria di Erika Pioletti, la giovane travolta l'estate scorsa in Piazza San Carlo, a Torino, durante la finale di Champions League.

19 giugno 2018

Fonte: Ansa.it

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Heysel, l’Europarlamento ricorda le 39 vittime

di Gianluca Oddenino

Un convegno e una commemorazione alla lapide dello stadio di Bruxelles, alla presenza della Juventus, a 33 anni di distanza dalla strage prima della finale di Coppa Campioni.

Per non dimenticare mai. Il ricordo dell’Heysel resta vivo nella Juve, che ogni 29 maggio ricorda la tragedia del 1985 prima della finale di Coppa Campioni contro il Liverpool, ma adesso anche nello stesso stadio di Bruxelles in cui morirono 39 persone. Oggi il Parlamento Europeo, nella capitale belga, ha voluto onorare le vittime della strage con un doppio momento di ricordo e approfondimento: prima, al mattino, proprio all’altezza del settore dello stadio dove tutto successe, dove oggi c’è una lapide commemorativa in memoria dei tifosi scomparsi, davanti alla quale è stata deposta una corona di fiori. E poi, a seguire, all’Europarlamento, dove si è svolto un momento di incontro dedicato alla sicurezza negli eventi sportivi. All’iniziativa, promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio, erano presenti Gianluca Pessotto, Team Manager della Juve Primavera e Paolo Garimberti, Presidente dello Juventus Museum. Hanno inoltre preso parte Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell’Associazione Quelli di Via Filadelfia, insieme a testimoni di quella notte e a una rappresentanza dei tifosi bianconeri. Allo stadio era presente anche il gonfalone juventino, mentre una corona di fiori veniva deposto alla base del monumento insieme a una rosa bianca in memoria di Erika Pioletti, la giovane travolta l’estate scorsa in Piazza San Carlo, a Torino, durante la finale di Champions League. "Partendo da questo evento tragico - ha detto Lorentini, che all’Heysel ha perso il padre - cerchiamo di mantenere vivo il ricordo delle vittime in Italia e in Europa e dare il nostro contributo a riflessioni sull’educazione civica e sportiva". Lorentini ha ringraziato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, anch’egli juventino, che "quando era commissario europeo, si era battuto con il comune di Bruxelles perché fosse eretta una lapide a memoria delle vittime e qualche anno dopo aveva chiesto che la lapide fosse mantenuta, quando si parlava di distruggere lo stadio per costruire un nuovo progetto immobiliare".

19 giugno 2018

Fonte: La Stampa.it - Ilsecoloxix.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

A Bruxelles, nel ricordo dell’Heysel

La capitale belga e il Parlamento Europeo hanno ricordato oggi il dramma della Finale di Coppa dei Campioni del 1985.

Come ogni anno, Bruxelles e il Parlamento Europeo hanno voluto ricordare oggi la tragedia dello Stadio Heysel, l’incredibile notte del 29 maggio 1985 che costò la vita a 39 persone. A 33 anni da quella Finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool, nella capitale belga si è svolto oggi un doppio momento di ricordo e approfondimento: prima, al mattino, proprio all’altezza del settore dello stadio dove tutto successe, dove oggi c’è una lapide commemorativa in memoria dei tifosi scomparsi, davanti alla quale è stata deposta una corona di fiori. E poi, a seguire, all’Europarlamento, dove si è svolto un momento di incontro dedicato alla sicurezza negli eventi sportivi. All’iniziativa, promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio, erano presenti, ad accompagnare il gonfalone della Juventus, Gianluca Pessotto, Team Manager della Primavera e Paolo Garimberti, Presidente dello Juventus Museum. Hanno inoltre preso parte Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell’Associazione Quelli di Via Filadelfia, insieme a testimoni di quella notte e a una rappresentanza dei tifosi bianconeri.

19 giugno 2018

Fonte: Juventus.com

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Heysel: oggi a Bruxelles la commemorazione del Parlamento Europeo

di Silvia Sanmory

È stata una tragedia trasversale, che ha coinvolto nazioni diverse, dall’Italia che ha pagato il tributo maggiore in quanto a numero di vittime alla Francia, al Belgio e all’Irlanda e i loro morti.

L’Heysel e i suoi trentanove tifosi volati via, una tragedia trasversale anche perché non ha riguardato solo il club bianconero ma l’interno mondo del calcio, ammutolito di fronte agli accadimenti di quel 29 maggio 1985, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Oggi, come da diversi anni, il Parlamento Europeo ha ricordato l’Heysel con un doppio appuntamento: alle 9,30 è stata deposta una corona di fiori in quello che un tempo era il settore Z dove si è perpetuata la tragedia e dove c’è una lapide commemorativa; successivamente si è tenuto un incontro sulla sicurezza degli eventi sportivi all’Europarlamento. L’iniziativa, promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio, ha avuto tra i partecipanti Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, Beppe Franzo, presidente dell’Associazione Quelli di Via Filadelfia; presente il gonfalone della Juventus, con Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus. Molti i rappresentanti di vari club bianconeri e i testimoni presenti alla giornata. "Ci sono state tre fasi distinte nella tragedia dell’Heysel - ha ricordato Beppe Franzo che ho raggiunto a Bruxelles - dopo una prima fase di incredulità e di shock, di metabolizzazione di un evento ancora oggi in parte con verità da chiarire c’è stata la fase del mantenimento del ricordo; la stessa Juventus nella figura di Andrea Agnelli si è attivata per questo e i vari club bianconeri, ognuno in modo diverso, ha contribuito a questo mantenimento. Oggi siamo nella terza fase, la storicizzazione dell’Heysel. Stiamo tramandando la tragedia alla memoria futura; basti pensare ad esempio alle opere intitolate alla tragedia e ai suoi morti in giro per l’Italia, dal campo di calcio a Moncalieri intitolato a Domenico Russo alla recentissima piazzetta Vittime dell’Heysel a Torino".

19 giugno 2018

Fonte: Golditacco.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

29.05.1985. Nessuna persona muore veramente, se vive nel cuore di chi resta

di Beppe Franzo

Quel lontano 29 maggio 1985, a morire sulle gradinate dell’Heysel, vi furono anche cittadini non italiani: belgi, francesi, nordirlandesi. È stata una tragedia europea.

Perché è stata, soprattutto, una tragedia europea. Quel lontano 29 maggio 1985, a morire sulle gradite dell’Heysel, vi furono anche cittadini non italiani: belgi, francesi, nordirlandesi. La giornata a loro ricordo, avvenuta martedì scorso nel Parlamento europeo, ha evidenziato l’unicità di quell’infausto evento. Unica per mal gestione, per lacunosa organizzazione logistica, per assoluta non curanza dell’odio profondo tra le due tifoserie che si apprestavano a sbarcare dalla terra d’Albione e dalla Penisola italiana. Pressapochismo e lassismo che paiono essere una costanza in Belgio, se si analizza l’estrema insufficienza di controlli, alla luce degli attentati coordinati a Bruxelles del marzo 2016. La giornata, voluta dall’Onorevole Alberto Cirio e condivisa dal Presidente del Parlamento, l’Onorevole Tajani, ha riacutizzato, da alcuni anni a questa parte, l’interesse internazionale verso quelle 39 vittime innocenti. Le vite di molte famiglie subirono, all’epoca dei fatti, un radicale cambio di prospettiva, con inquietudini e dubbi che assalirono quelle donne rimaste vedove, quei figli lasciati orfani. Le parole di Andrea Lorentini, in rappresentanza dei famigliari delle vittime, hanno ricordato quei tragici momenti, evidenziando le responsabilità oggettive dell’Uefa. Il Presidente del JMusem, dottor Garimberti, ha, dal lato suo, abbozzato un interessante parallelismo tra quanto avvenuto all’Heysel e la tragedia che ha colpito la tifoseria dello Spartak Mosca il 20 ottobre 1982 allo Stadio Luzniki, recentemente ristrutturato per i Mondiali di Calcio. Il "percorso della Memoria", ha viaggiato attraverso differenti fasi: la metabolizzazione dell’evento, il suo Ricordo e la sua storicizzazione. L’analisi di questi differenti periodi, ha accompagnato il mio intervento, fatto a nome dell’Associazione "Quelli di ... Via Filadelfia". Il Ricordo struggente di quegli attimi, è invece stato affidato al racconto di Nereo Ferlat, il "miracolato del Settore Z". A Pessotto è quindi toccato il compito di chiudere la commemorazione. Il team manager juventino ha evidenziato la necessità di ricondurre l’evento calcistico alla sua più naturale dimensione: quella del divertimento e della mera passione sportiva. Non si potrà dimenticare l’Heysel, neanche volendo, ma occorre che la Storia di quanto avvenne quella sera venga tramandata alle future generazioni nella più assoluta e coerente veridicità. È un monito, ma anche e principalmente un doveroso impegno, a cui non possiamo sottrarci. Per non dimenticare.

+ 39 RISPETTO

22 giugno 2018

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Lo Juventus club Meda presente a Bruxelles a commemorare l’Heysel

di Corrado Marelli

Come ogni anno, Bruxelles e il Parlamento Europeo hanno voluto ricordare oggi la tragedia dello Stadio Heysel, che l’incredibile notte del 29 maggio 1985 costò la vita a 39 persone.

A 33 anni da quella Finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool, nella capitale belga il 19 giugno si è svolto un doppio momento di ricordo e approfondimento: prima, al mattino, è stata deposta una corona di fiori proprio all’altezza del settore dello stadio dove tutto successe, davanti alla lapide commemorativa in memoria dei tifosi scomparsi. E poi, a seguire, all’Europarlamento, dove si è svolto un momento di incontro dedicato alla sicurezza negli eventi sportivi. All’iniziativa, promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio, erano presenti, ad accompagnare il gonfalone della Juventus Gianluca Pessotto, Team Manager della Primavera e Paolo Garimberti, Presidente dello Juventus Museum. Hanno inoltre preso parte Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell’Associazione "Quelli di via Filadelfia", insieme a testimoni di quella notte e a una rappresentanza dei tifosi bianconeri. Lo Juventus Club di Meda, che ogni anno organizza il torneo alla memoria dell’evento, era presente con il suo presidente Romeo Radice.

24 giugno 2018

Fonte: Medinforma.info

ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2018  

Grobbelaar racconta gli orrori della guerra e l'Heysel:

"Gli juventini lanciarono coltelli, la UEFA ci obbligò a giocare"

Bruce Grobbelaar, portiere del Liverpool negli anni 80, ha raccontato in un'intervista alla BBC gli orrori vissuti durante la guerra in Rhodesia e alcuni retroscena sulla tragica finale dell'Heysel. Queste le sue parole, riportate su Twitter dal giornalista Tancredi Palmeri: "Nella guerra civile in Rhodesia l’esercito mi mandava a rastrellare rivoltosi. Sono stato costretto ad ammazzare. Ho visto i miei amici morire. Quando ne parlo, non riesco a dormire per tre settimane. Nella finale dell’Heysel non volevamo giocare. La UEFA ci costrinse per evitare ulteriori disordini. Mi ricordo che scesi in campo e dovetti spostare due coltelli conficcati nel prato che avevano lanciato i tifosi juventini".

22 settembre 2018

Fonte: Tuttonapoli.net

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2018  

Sopravvissuto alla tragedia dell’Heysel, muore

a soli 57 anni colpito da un malore per strada

In tanti hanno detto addio a Flavio Negri

Lutto a Villa San Carlo - Lutto a Valgreghentino per la scomparsa di Flavio Negri. A stroncarlo a soli 57 anni un malore fatale: i soccorsi, infatti, sono intervenuti tempestivamente nella mattinata dello scorso 18 settembre, ma per Flavio, che si era sentito male a Villa San Carlo, a pochi passi dalla sua abitazione, c’è stato ben poco da fare. Volto noto in paese l’uomo, che era anche volontario della locale sezione dell’Avis. Sopravvissuto alla tragedia dell’Heysel - Tanti venerdì hanno detto addio al 57enne molto conosciuto anche per essere uno dei "sopravvissuti" alla tragedia dell’Heysel. Negri infatti, quel maledetto 29 maggio 1985 era Bruxelles per assistere alla partita di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus. Una partita che si trasformò in tragedia: nel crollo di uno spalto e nella ressa morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Proprio Negri fu tra i feriti.

24 settembre 2018

Fonte: Giornaledilecco.it

ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2018  

Heysel, una lapide e nessuna risposta

di Omar Gargantini

La Svizzera giocherà domani contro il Belgio nel tristemente noto Stadio dell'Heysel

Una lapide, fredda anche in una giornata come quella di oggi insolitamente temperata. Una lapide, discreta, in un angolo di quello che allora era il settore Z. Una lapide, con una data e null'altro. Perché altro non serve per ricordare quella drammatica serata. Nel silenzio il rumore dei ricordi, i brividi di immagini indelebili, le sembianze della tragedia che continua a vivere nella memoria. Di chi è sopravvissuto, di chi era davanti alla TV e soprattutto di chi ha perso un padre, un figlio, un amico. Trentanove vittime, ricordate con una seconda lapide poco distante. E noi tutti a continuare a chiederci perché. Senza risposte. La lapide ricorda le 39 persone morte il 29 maggio 1985 allo stadio dell'Heysel a Bruxelles, prima della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Oggi quello stesso impianto - totalmente ristrutturato e rinominato Stadio Re Baldovino - ospita tutte le partite casalinghe della Nazionale belga.

11 ottobre 2018

Fonte: Rsi.ch

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2018  

Heysel, il commovente omaggio dei tifosi dello Spartak Mosca

di Mauro Munno

Elegante gesto dei tifosi dello Spartak Mosca che ricordano le vittime dell’Heysel con un murales e uno striscione.

I tifosi dello Spartak Mosca si sono dimostrati dei veri e propri maestri di rispetto. I supporters del club russo, che ha da pochissimo esonerato l’ex bianconero Massimo Carrera, hanno voluto omaggiare doppiamente le 39 vittime dello stadio Heysel. Nel primo caso con un murales* in cui vengono contemporaneamente ricordati i 66 morti della tragedia dello stadio Luzniki, nel secondo con uno striscione esposto allo stadio: "29.05.85. Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta".

* NDR: Autore del Murales è Mirco dell'Associazione Quelli di... Via Filadelfia

22 ottobre 2018

Fonte: Juventusnews24.com

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2018  

Murale e striscione: i tifosi dello Spartak Mosca onorano l'Heysel

Un meraviglioso attestato di stima e rispetto reciproco quello mostrato dai tifosi dello Spartak Mosca nei confronti della Juventus e dei supporter bianconeri. Il club russo, che ha esonerato nei giorni scorsi l'ex allenatore bianconero Massimo Carrera, resta vicino alla Vecchia Signora almeno sugli spalti e nei cuori dei propri appassionati.

IL MURALES - Come riportato da La Maglia Bianconera, i tifosi dello Spartak hanno ricordato le 39 vittime dello stadio Heysel, morte la sera del 29 maggio del 1985 prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, con un murales*, in cui si commemorano insieme anche i 66 morti della tragedia dello stadio Luzniki di Mosca del 20 ottobre del 1982.

LO STRISCIONE - Allo stadio, poi, ecco anche uno striscione da parte dei supporter russi, con la scritta: "29.05.85 Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta". Un modo meraviglioso di ricordare le vittime bianconere di quella tragica notte, a sancire un bellissimo rapporto tra le due tifoserie.

* NDR: Autore del Murales è Mirco dell'Associazione Quelli di... Via Filadelfia

22 ottobre 2018

Fonte: Ilbianconero.com

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2018  

Tifosi, il rispetto è nel ricordo

di Nereo Ferlat

Caro Direttore, visto ciò che è successo in questi giorni dove  da più pulpiti si chiede scusa per offese ricevute e rinviate al mittente: dove si rischia di far esplodere il prossimo derby in concomitanza delle festività natalizie, dove sui social sta montando una rabbia ingiustificata, dove si sta spalmando di violenza verbale quello che dovrebbe essere solo un evento sportivo e basta, dove stanno spuntando da entrambe le parti striscioni e cori (tutti colpevoli), vorrei segnalare che ci sono anche granata e juventini che da anni stanno cercando di tendersi una mano e di combattere ogni forma di violenza nel nome dello sport. Insieme si è fatta una mostra itinerante "70 Angeli in un unico cielo", dove erano accomunati in un unico abbraccio i 31 caduti di Superga ed i 39 di Bruxelles insieme; ogni 29 maggio ci si ritrova a Reggio Emilia al monumento eretto a ricordo delle vittime di quella tragedia in terra belga; insieme si va nelle scuole a parlare ai giovani di queste tragedie affinché non accadano mai più e perché si tifi solo per e non contro. Il calcio va vissuto senza farsi forza con un coro o uno striscione per infangare chi è morto per rincorrere un sogno dietro ad un pallone.

28 ottobre 2018

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB OTTOBRE 2018  

Heysel e Superga. Rispetto per sconfiggere un certo faziosismo giornalistico

Da entrambe le parti. Senza retorica, senza buonismo. Con la rispettiva presunzione e consapevolezza di essere Unici. Di essere Altro.

Il Derby è ormai prossimo. Sarebbe cosa nobile, da parte delle rispettive tifoserie, schiaffeggiare moralmente un certo faziosismo giornalistico, dando prova di grande Civiltà. Quella che latita dovunque, elusa non solo dal lessico imperante, ma dall’agire quotidiano. Negli ultimi anni, pur rivendicando la propria identità e fierezza, sbandierando la differenza dall’avversario, le due Curve cittadine si sono prodigate in manifestazioni di rispetto dinanzi all’altrui dolore. In Curva Sud, lo striscione "Onore ai caduti di Superga" e il mazzo di fiori sotto il Settore Ospiti allo Stadium in ricordo di Fabio il Nero, sono stati contraccambiati con uno striscione della Maratona a incitamento della mia persona, in lotta per riprendermi da un grave incidente stradale. Era il 2015. Il Derby "inquisito" da certi pennivendoli era già alle spalle e tutt’altra aria aleggiava sugli spalti. Che non era, ribadisco, quella del "vogliamoci bene" a tutti i costi, perché la stracittadina è quella di sempre, con "Granata bastardi" da un lato e "Gobbi di merda" dall’altro. Come sempre, più di sempre. Derby dopo Derby. Perché, calcisticamente parlando, è giusto così. Ma l’ERA DEL RISPETTO è un percorso obbligato. Almeno per chi ha Dignità e Onore. Nonostante tutto (e tutti), sono in molti coloro che posseggono tali doti, al di là della sciarpa che indossano. Scanniamoci tra vivi, se reputiamo di volerlo fare, ma diamo Dignità e Rispetto ai morti. Lasciamo perdere i cattivi maestri, superiamo la meschinità, perché se percorriamo quella strada, non daremo mai una svolta, ma torneremo sempre e comunque al "dente per dente". Così facendo, si dovrebbero sprecare le scuse, oltre che per Superga, anche per l’Heysel, per Fortunato, per Scirea, per il redivivo Pessotto, per Ale e Ricky. Non vogliamo dare o ricevere scuse. Non ci interessa, non fanno parte del nostro modo d’essere. Siamo avvezzi a un certo mondo e siamo consapevoli che il passato si supererà solo con i gesti concreti del prossimo futuro. Prodighiamoci, la sera del 15 dicembre, a non insultare reciprocamente i rispettivi Morti. Aerei e bandiere inglesi seppelliamole per sempre. RISPETTO. Da entrambe le parti. Senza retorica, senza buonismo. Con la rispettiva presunzione e consapevolezza di essere Unici. Di essere Altro.

9 novembre 2018

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018  

Uomini di buona volontà...

di Domenico Beccaria

La civiltà, l'educazione, il rispetto e l'onore, sono sentimenti che hanno un loro valore assoluto, non relativo, che dà lustro più a chi li attua che a chi li riceve.

Ho letto con grande interesse l'articolo del mio amico Beppe Franzo, per la rubrica "Via Filadelfia 88". Devo dire che, fatte salve alcuni aspetti, il contenuto è condivisibile, soprattutto in prospettiva dell’imminente derby di metà dicembre. Sarebbe certamente cosa nobile e opportuna, da parte di entrambe le tifoserie, dare prova di civiltà, ma non per schiaffeggiare moralmente un certo faziosismo giornalistico, quanto perché sia giusto e dovuto farlo. La civiltà, l'educazione, il rispetto e l'onore, sono sentimenti che hanno un loro valore assoluto, non relativo, che dà lustro più a chi li attua che a chi li riceve. Se da una parte la teoria finemente insinuata da Beppe, ovvero che l'inchiesta di Report abbia, sia mirata ad attaccare la squadra, la società, la Famiglia, tutto sommato è abbastanza veritiera, dall'altra è altrettanto veritiero che i fatti su cui si basa sono tanto reali quanto odiosi e non fanno onore a chi se ne è reso protagonista. Non mi dà alcun fastidio sentirmi dare del bovino, anche se sarebbe più corretto dire taurino, perché comunque rientra in quella sfera di sfottò più o meno di buon gusto che in una rivalità cittadina ci possono stare, tanto che i "bovini" granata ricambiano dando degli "ovini" ai bianconeri e la cosa finisce lì. Quello che invece stona clamorosamente, sono le offese ai morti, che non hanno alcun diritto di cittadinanza tra persone che fanno dell’onore e della mentalità ultrà una ragione di vita. Anzi. Che non hanno nessun diritto di cittadinanza tra chiunque, punto e basta. Pensare di offendere qualcuno, già sapendo che ti costerà una cifra che non ti pesa pagare, è infame. E in questa ottica, caro Beppe, sostenere che il derby inquisito è anteriore a quello in cui ci sono stati segnali di distensione, è un difficoltoso tentativo di arrampicarsi sugli specchi, per difendere una posizione indifendibile. Sarebbe quasi come sostenere che i lager di Hitler o i gulag di Stalin, tutto sommato non sono così gravi, perché nel frattempo Germania e Russia hanno dato segnali di democratizzazione. L’Olocausto è stato un orrore di valore assoluto, incancellabile dalla memoria, specialmente se si vuole evitare che certi abomini si ripetano e lo stesso vale per le Purghe staliniane. Allo stesso modo, gli striscioni ed i cori su Superga ed Heysel, sono porcate che non dovrebbero mai essere esistite, non strumenti di offesa dell'avversario. Se, come tutti auspichiamo, riusciremo a mettere fine a cori e striscioni, resterà comunque indelebile la vergogna che siano esistiti. Se si vuole schiaffeggiare moralmente certo faziosismo giornalistico, il modo migliore è di evitare comportamenti che offrano lo spunto ai giornalisti faziosi di prodursi in facili attacchi. Offrire scuse, non è segno di debolezza, ma di forza e soprattutto crea le fondamenta su cui costruire un futuro libero da certe vergogne. Per quanto ci riguarda, Beppe, a me fa piacere ricordare che ci siamo conosciuti grazie alla mostra "Settanta Angeli in un unico Cielo - Superga ed Heysel tragedie sorelle", che il Museo del Grande Torino ha allestito in collaborazione con la "Sala della Memoria Heysel", proprio per denunciare questa infamia e cercare di porvi fine. Senza questo primo passo, non ci saremmo incontrati e, almeno per quanto mi riguarda, sarei più povero intellettualmente, non avendo avuto modo di confrontarmi con un avversario intelligente, con cui il campo del confronto sembra non aver confini. Da quanto abbiamo avuto modo di sentire dalle intercettazioni, pare evidente che qualche responsabilità, per azioni od omissioni, la società le abbia. Offrire le proprie scuse, sarebbe un bel modo di dire che è ora di farla finita con certe schifezze. Mettiamo un punto a quanto è stato e lavoriamo insieme per un futuro basato su Onore e Rispetto reciproco. "Prodighiamoci, la sera del 15 dicembre, a non insultare reciprocamente i rispettivi Morti. Aerei e bandiere inglesi seppelliamole per sempre. RISPETTO. Da entrambe le parti. Senza retorica, senza buonismo. Con la rispettiva presunzione e consapevolezza di essere Unici. Di essere Altro". E perdonami due volte. La prima per averti "rubato" la chiusura, qui sopra riportata tra virgolette e la seconda per la battuta sdrammatizzante che segue: Per una volta è un granata a rubare...

15 novembre 2018

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018  

La verità sull’Heysel dove morì Franco Martelli

di Gilberto Santucci

A Todi, venerdì 23 novembre, alle 21, all'Hotel Villaluisa presentazione del libro di Francesco Caremani promossa dal rinnovato Juventus Club.

Sono trascorsi più di 33 anni da quella notte del 29 maggio 1985 quando a Bruxelles, durante la finale di Coppa di Campioni, perse la vita anche il giovane tifoso tuderte Franco Martelli (a cui la città ha intitolato lo stadio di calcio di Pontenaia). I più giovani non ricordano o magari addirittura non sono a conoscenza che anche Todi fu toccata da quella tragedia che vide morire 39 persone. Non lo hanno però dimenticato gli amici e i tifosi bianconeri che a Franco Martelli hanno intitolato il fan club, di recente rinnovato con alla guida il neo presidente Daniele Caporali. All’insegna della passione, la stessa che animava Franco, ma anche della memoria e dell’impegno, lo Juventus Club inaugura il suo nuovo corso venerdì 23 novembre con un incontro di festa ma anche di rispettosa riflessione. All’Hotel Villaluisa, infatti, si terrà, alle ore 21, aperta a soci, simpatizzanti e quanti altri interessati, la presentazione del libro "Heysel: le verità di una strage annunciata" scritto dal giornalista juventino Francesco Caremani, autore di numerosi saggi sportivi ed oggi firma del Fatto Quotidiano, del Corriere Fiorentino (edizione toscana del Corriere della Sera), de "Il Calcio Illustrato" e di Radio Vaticana. Pubblicato per la prima volta nel 2003, riproposto poi in edizione aggiornata e disponibile anche in lingua inglese, è l’unica opera riconosciuta dall’associazione dei familiari delle vittime. Il libro ricostruisce quanto successo in quelle drammatiche ore ma soprattutto quello che accadde dopo, nei lunghi anni del processo che ha portato alla condanna di una dozzina di hoolingans del Liverpool, per pene dai 4 ai 5 anni di reclusione, aprendo uno squarcio anche sull’accertamento delle responsabilità indirette di Uefa e polizia belga, delle quali in Italia si è scritto poco o nulla. Dura ma sempre rispettosa nei confronti di ciascuno dei morti italiani, è una lettura che non può mancare sugli scaffali di un tifoso doc, sia esso bianconero o meno. Per l’occasione il Club ha ritrovato anche la pubblicazione che, un anno dopo la tragedia, fu realizzata dagli amici e dalla famiglia Martelli per ricordare Franco. Un opuscolo dove il dolore e il rimpianto per la prematura scomparsa si accompagna ai ricordi per l’amore sconfinato per la sua squadra del cuore. Lo stesso con il quale lo Juventus Club ha organizzato la serata del 23 novembre.

21 novembre 2018

Fonte: Iltamtam.it

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018  

di Antonello Menconi

Al via le attività del neonato Juventus Club Todi intitolato a "Franco Martelli", il giovane tifoso tuderte che perse la vita nel 1985 allo stadio dell’Heysel. E proprio a Martelli e al ricordo di quella tragedia sarà dedicata la giornata di presentazione ufficiale del club fissata per domani, venerdì, alle ore 21, presso la sala convegni dell’Hotel Villaluisa. Nell'occasione si rivivranno emozioni e ricordi di una serata che mai verrà dimenticata. "La nostra volontà - dice il presidente del Club Daniele Caporali - è quella di promuovere momenti di incontro e di promozione della cultura sportiva che possano andare oltre le trasferte e, i pur importanti, momenti di ritrovo per vedere insieme alle partite. L’obiettivo è di stimolare occasioni di riflessione e di aggregazione utili soprattutto ai tifosi più giovani". Nella serata di domani, venerdì, sarà ospite a Todi il giornalista e scrittore Francesco Caremani, vincitore di vari premi ed autore di una decina di libri, tra cui "Heysel, le verità di una strage annunciata", che sarà presentato e dibattuto a 33 anni da quella notte di sangue e di dolore per lo sport tutto, che rappresenta una ferita mai del tutto rimarginata. Il 16 dicembre, sempre al Villaluisa, si terrà invece la cena di Natale del club, con in programma una tombola con premi bianconeri ed un’asta finale sempre in salsa juventina. Entro la fine dell’anno, il 29 dicembre, è in programma infine la prima trasferta per assistere alla partita Juventus-Sampdoria, con trasferimento in autobus, ingresso allo stadio e visita al museo. Nel frattempo, in attesa del taglio del nastro, il Club tuderte ha preso parte ad un contest fotografico promosso dalla società torinese, iniziativa che ha fatto maturare l’idea della realizzazione di un calendario tuderte bianconero.

22 novembre 2018

Fonte: Perugia24.net

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018  

Quella notte all’Heysel vista da Todi

di Gilberto Santucci

L'inaugurazione dello Juventus Club intitolato a Franco Martelli con la presentazione del libro di Francesco Caremani ha permesso di raccogliere testimonianze dirette inedite.

Dopo tanto tempo si è tornati a parlare di Heysel a Todi con la presentazione del libro di Francesco Caremani, ospite dello Juventus Club intitolato alla memoria di Franco Martelli, tuderte, una delle 39 vittime di quella tragedia, un volume che ha squarciato il silenzio su una materia dura, difficile, dolorosa e che testimonia quanto sia complicato in Italia coltivare in alcuni casi la memoria, che è materia complessa e che non può ridursi ad una targa, ad una messa, ad una cerimonia commemorativa di faccia. Serve ricordare per non dimenticare, ricordare per capire e perché non accada mai più: altrimenti la memoria diventa solo un feticcio da stadio. È lo spirito che ha animato la serata di venerdì all’Hotel Villaluisa, caratterizzata non solo dagli interventi del Sindaco Ruggiano, che ha portato il saluto dell’avvocato Vedovatto che si è occupato del processo a Bruxelles, e dell’assessore allo sport Ranchicchio, ma anche di alcuni testimoni di quella notte, compagni del viaggio di andata con Franco Martelli. Dopo un’appassionata ricostruzione di Francesco Caremani, al tavolo sono stati invitati a parlare uno dopo l’altro Vittorio Spazzoni, Massimo Mosca e Giampiero Sargeni, i quali hanno raccontato il loro Heysel, aggiungendo aneddoti che, a 33 anni di distanza, hanno procurato profonda partecipazione nella platea. Particolarmente toccante quello di Sbarra, che ha accettato di parlare per la prima volta in pubblico di quanto vissuto nella notte del 29 maggio 1985. "La memoria è un lavoro quotidiano - ha detto Caremani - è soffermarsi a ripensare a Franco Martelli e agli altri non solo il 29 maggio. La memoria è andare nelle scuole, parlare con i giovani, fargli capire cos’è stato l’Heysel per il calcio contemporaneo, iniziando a ripulire l’argomento dai luoghi comuni trovati in Rete e dalle falsità prorogate/propagate nel tempo, spesso in malafede, in Italia e all’estero. E dopo questo lavoro di ripulitura raccontare le verità (non la Verità !), le tante piccole, a volta minuscole, verità di ciò che è accaduto, del perché, di come poteva essere evitato, del processo, delle responsabilità e poi di chi si è comportato bene e chi male con le vittime e i loro familiari". Una scelta difficile e non scontata quella di intitolare lo Juventus Club a Franco Martelli, in una città che ha saputo comunque dedicargli anche lo stadio di calcio di Pontenaia. Una scelta in parte sofferta anche quella di inaugurare il nuovo corso del Club con un argomento tanto delicato e controverso, ma che alla fine si è confermata preziosa per riflettere sullo sport di ieri e di oggi e per ribadire che il focus di quella tragedia sono soltanto i 39 morti e nient’altro. "Esistono verità fattuali e processuali inequivocabili e per un discorso serio sull’Heysel, per una memoria compiuta, si parte da qui", ha concluso Caremani.

25 novembre 2018

Fonte: Iltamtam.it

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018  

Esclusiva TJ: Iuliana Bodnari

di Mirko Di Natale

"Che amarezza quei volantini, il sindaco Nardella dovrebbe evitare questo scempio. Fiorentina-Juventus sarà in memoria di Davide Astori e dei 39 angeli denigrati".

Sulle colonne di Tuttojuve.com, Iuliana Bodnari, presidente e fondatrice del "Comitato Per Non Dimenticare Heysel Reggio Emilia", si è sfogata sulla continua vergogna che quei volantini provocano nei confronti delle vittime dell'Heysel. Ecco il suo sfogo: "Volevo esternare la mia amarezza, come ho fatto in questi giorni anche con il sindaco Nardella, dopo che ho saputo che Firenze è stata tappezzata da volantini contro i 39 angeli della tragedia dell'Heysel. Come primo cittadino dovrebbe essere lui a far cambiare questo scempio. Nel 2019 saranno 34 anni che queste persone non riescono a riposare in pace perché derise, perché calpestate, perché manca il rispetto per la loro memoria e non solo la cultura civica e sportiva, perché non c'è educazione, perché domani dovrà essere la partita in memoria di Davide Astori e della tragedia Heysel in cui persero la vita quei 39 angeli denigrati. Quel giorno tutti abbiamo pianto per la morte del compianto Astori, tutta Firenze applaudiva i giocatori della Juve presenti al funerale dopo aver appena giocato l'incontro di Champions League. Avevano noleggiato un aereo proprio per non mancare in memoria del rispetto che nutrivano verso di lui. Era questo il testamento sportivo di Davide, un insegnamento che avevano promesso di rispettare. E lo hanno fatto. Sono convinta che si può e si deve cambiare, si può ancora costruire qualcosa di buono. Che sia così difficile aprire le porte della comprensione ?".

30 novembre 2018

Fonte: Tuttojuve.com

ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2018  

Appello di Guetta ai tifosi Viola: "Per favore niente Heysel"

Ve lo chiedo per piacere: non fate cori sull’Heysel, non fatemi vergognare di essere fiorentino e tifoso viola.  Odiamo sportivamente la Juve e fermiamoci lì, non infanghiamo ancora una volta la memoria di quei 39 poveri corpi italiani calpestati dalla furia inglese in una tragica notte di maggio di oltre 33 anni fa. Pensate a Davide Astori, a quello che avrebbe detto e pensato lui di questi cori infami. Il capitano che venne omaggiato in un triste e a suo modo bellissimo mattino di marzo dai giocatori della Juve, che dormirono quattro ore dopo una loro storica vittoria a Londra, presero un aereo privato e vennero a piangere insieme a noi in Piazza Santa Croce. Vorrei che la sua tragedia servisse almeno a questo: fischiamo, saltiamo al solito grido, diciamo quello che vogliamo ai protagonisti di oggi, ma lasciate stare chi non c’è più e non date un ulteriore dolore a mogli, madri, padri e figli.

1 dicembre 2018

Fonte: Tuttomercatoweb.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Essere rivali non significa essere ignoranti

Con superiorità, lasciamo in pace i morti dell’Heysel

di Matteo Fabiani

Era il 29 Maggio del 1985 quando la Juventus vinse la Coppa dei Campioni contro il Liverpool nello stadio Heysel di Bruxelles. Più che di quella vittoria però, si ricordano le 39 vittime di quella tragica giornata, morte a causa di un crollo di un muro che li schiacciò. Ogni anno, durante Fiorentina-Juventus, alcuni tifosi ricordano in maniera orribile e vergognosa questo avvenimento, sbeffeggiando le vittime con cori, striscioni e adesivi. Firenze non è, e non deve essere, questo. I morti non si toccano, i morti non hanno né colori e né bandiera. Tra le 39 vittime c’erano molti ragazzi e bambini che sono deceduti seguendo la propria squadra del cuore, insultarli è come ucciderli di nuovo. "Anche loro lo fanno, anche i tifosi della Juventus cantano contro Firenze" si legge spesso. Gli imbecilli, purtroppo, ci sono da tutte le parti. Dimostriamo ancora una volta cosa significa essere civili, facciamo vedere al mondo di essere superiori e di non abbassarci alle provocazioni. Gli sfottò ci devono essere, fanno parte del calcio. Chi è sotto terra però, lasciamolo riposare in pace. I nomi delle vittime dell’Heysel: Rocco Acerra 28 anni - Bruno Balli 50 anni - Alfons Bos 35 anni - Giancarlo Bruschera 35 anni - Andrea Casula 10 anni - Giovanni Casula 44 anni - Nino Cerullo 24 anni - Willy Chielens 41 anni - Giuseppina Conti 17 anni - Dirk Daeneckx 38 anni - Dionisio Fabbro 51 anni - Jaques François 45 anni - Eugenio Gagliano 35 anni - Francesco Galli 25 anni - Giancarlo Gonnelli 45 anni - Alberto Guarini 21 anni - Giovacchino Landini 50 anni - Roberto Lorentini 31 anni - Barbara Lusci 58 anni - Franco Martelli 22 anni - Loris Messore 28 anni - Gianni - Mastroiaco 20 anni - Sergio Bastino Mazzino 38 anni - Luciano Rocco Papaluca 38 anni - Luigi Pidone 31 anni - Benito Pistolato 50 anni - Patrick Radcliffe 38 anni - Domenico Ragazzi 44 anni - Antonio Ragnanese 29 anni - Claude Robert 27 anni - Mario Ronchi 43 anni - Domenico Russo 28 anni - Tarcisio Salvi 49 anni - Gianfranco Sarto 47 anni - Amedeo Giuseppe Spolaore 55 anni - Mario Spanu 41 anni - Tarcisio Venturin 23 anni - Jean Michel Walla 32 anni - Claudio Zavaroni 28 anni.

1 dicembre 2018

Fonte: Labaroviola.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Firenze, Heysel e insulti a Scirea: scritte offensive

prima di Fiorentina-Juve. Allegri: "Andrebbero arrestati"

di Maria Strada

Nei pressi dello stadio Franchi compaiono scritte di insulti agli juventini morti in Belgio e all’ex capitano bianconero scomparso in un incidente stradale.

"Heysel, -39" e "Scirea brucia all’inferno". A Firenze, poco prima di Fiorentina-Juventus, comparse incresciose scritte contro i bianconeri nei pressi dello stadio Franchi. I riferimenti sono ai tifosi bianconeri scomparsi negli incidenti a Bruxelles prima della finale di Coppa Campioni con il Liverpool, nel maggio 1985, e all’ex capitano della Vecchia Signora Gaetano, morto bruciato in un incidente stradale in Polonia nel 1989. Secondo i primi accertamenti effettuati dalle autorità competenti, si tratterebbe di scritte offensive lasciate nei mesi scorsi e mai eliminate. In serata il sindaco di Firenze Dario Nardella ha annunciato la rimozione delle "vergognose" scritte. Occorre dire anche che nello stadio sono comparsi striscioni da parte dei tifosi di casa in sostegno di Gianluca Vialli, l’ex attaccante bianconero che, nelle scorse settimane, ha confessato al Corriere della Sera di aver avuto un tumore e di stare combattendo. Tra le prime, irate, reazioni, all'episodio, già prima della partita si era registrata quella del vicepresidente della Juventus Pavel Nedved: "È difficilissimo dare un commento. Nel giorno in cui i nostri giocatori, con il cuore, vanno a omaggiare il capitano della Fiorentina (Davide Astori, morto all’improvviso lo scorso marzo, ndr), viene oltraggiato il nostro storico capitano Gaetano Scirea. È inaccettabile, triste, diseducativo e vergognoso. Ma non è un problema di Firenze, è di tutti gli stadi". Durante l’incontro non sono mancati i richiami alla vergogna da parte di politici, come l’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, e dopo è arrivato anche il lapidario giudizio di Max Allegri: "Chi ha scritto certe cose andrebbe quasi arrestato ma finché avvengono cose così senza trovare una soluzione è un qualcosa di diseducativo". Intanto, la Curva Fiesole, quella del tifo viola, ha dedicato la coreografia a Riccardo Magherini, un fiorentino e tifoso della squadra morto nel 2014 per infarto durante un fermo dei carabinieri. Proprio nelle scorse settimane la Cassazione aveva assolto i carabinieri presenti all’evento perché "non potevano prevedere la morte" del 43enne. questo aveva portato i legali della famiglia a parlare di un "nuovo caso Cucchi". Magherini, aveva ricostruito il Corriere fiorentino, nella notte tra il 3 e il 4 marzo 2014, viene segnalato mentre dà in escandescenze e mentre chiede aiuto. Interviene una pattuglia dei carabinieri che lo immobilizza pancia a terra, ma occorreranno almeno 12 minuti prima che gli venga prestato soccorso. L’uomo morirà soffocato.

1 dicembre 2018

Fonte: Corriere.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Shock al Franchi: messaggio contro i morti dell'Heysel e Scirea

C'è un particolare riprovevole da segnalare a poche ore dalla partita tra Fiorentina e Juventus, riguardante i 39 tifosi bianconeri morti prima della finale di Coppa dei Campioni vinta dai bianconeri contro il Liverpool il 29 maggio del 1985. All'ingresso del settore ospiti dello stadio Artemio Franchi campeggia infatti un'oltraggiosa scritta nei confronti dei supporter morti nell'occasione: "Heysel -39. Scirea brucia all'inferno !". INSULTO A SCIREA - Oltre a fare riferimento ai morti allo stadio di Bruxelles, dunque, un meschino insulto a Gaetano Scirea, difensore della Juventus tra il 1974 e il 1988, morto in un tragico incidente d'auto in Polonia, dove era stato inviato per visionare un avversario di Coppa Uefa della Juventus, da allenatore in seconda. E IL COMUNE ? - L'edificio sopra il quale si trova il messaggio è di proprietà del comune di Firenze insieme all'intero impianto. Nessuno, però, è ancora intervenuto a coprire questa indegna rappresentazione da parte dei tifosi viola. O meglio, ci hanno provato alcuni tifosi bianconeri, prima con del nastro isolante e poi con una modifica ricca di ulteriori veleni.

1 dicembre 2018

Fonte: Ilbianconero.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Fiorentina-Juve, scritta choc su Heysel

"Heysel -39. Scirea brucia all'inferno !". È questa la scritta shock, poi rimossa, apparsa oggi fuori dallo stadio Franchi di Firenze prima della partita Fiorentina-Juventus. La scritta oltraggiosa offende la memoria dei 39 tifosi bianconeri morti prima della finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool del 29 maggio del 1985 allo stadio Heysel. Insultata anche la memoria di Gaetano Scirea, difensore della Juventus morto in un tragico incidente d’auto in Polonia il 3 settembre del 1989. Dopo la segnalazione, sono scattate immediate le indagini della Digos della Questura di Firenze per identificare gli autori della scritta oltraggiosa. La polizia, apprende l'AdnKronos, sta cercando di risalire ai responsabili della scritta fatta con lo spray e a tal fine saranno visionate anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. "Una squadra di pronto intervento ha cancellato le scritte vergognose su Scirea e Heysel fuori dal #Franchi, opera di qualche idiota che non rappresenta il vero cuore di Firenze", ha poi annunciato in un tweet il sindaco di Firenze, Dario Nardella. "Difficile commentare scritte così, quando il nostro capitano omaggia quello della Fiorentina e loro oltraggiano la memoria di Scirea. È inaccettabile, triste, diseducativo e vergognoso. Non lo dico per fare polemica, ma lo dico per risolvere un problema che non è di Firenze, ma di tutti gli stadi". Queste le parole del vicepresidente della Juventus, Pavel Nedved, che ha commentato così la scritta choc. Prima del fischio di inizio della sfida valida per la 14esima giornata di campionato il capitano bianconero Chiellini ha voluto deporre un mazzo di fiori sotto la curva Fiesole per ricordare Davide Astori.

1 dicembre 2018

Fonte: Adnkronos.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Fiorentina-Juve: fuori dal Franchi scritte contro Scirea e vittime dell'Heysel

Fuori dallo stadio dei viola sono apparse due scritte offensive nei confronti della squadra bianconera con pesanti riferimenti alla tragedia dell'Heysel del 29 maggio 1985 e alla scomparsa dello storico capitano juventino. Le scritte, cancellate poco prima del fischio d'inizio, recitano testualmente: "Heysel -39, Scirea brucia all'inferno".

FIRENZE - Si tinge di vergogna l'attesa di Fiorentina-Juventus. A poche ore dall'inizio del match, fuori dallo stadio Franchi sono comparse due scritte offensive nei confronti della squadra bianconera che recitano testualmente: "Heysel -39, Scirea brucia all'inferno". L'oltraggioso riferimento è alla tragedia dell'Heysel, quando prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool nel maggio del 1985 morirono 39 tifosi (di cui 32 italiani). Ma la scritta fuori dal Franchi non risparmia nemmeno la memoria di Gaetano Scirea, storico capitano juventino che perse la vita in un tragico incidente stradale il 3 settembre del 1989, quando l'auto su cui viaggiava venne tamponata e prese fuoco a causa della presenza di alcune taniche di benzina nel bagagliaio. Sono scattate immediate, dopo la segnalazione, le indagini della Digos della Questura di Firenze per identificare gli autori della scritta. Sulla vicenda, intanto, è arrivato anche il commento di Pavel Nedved, dirigente della Juventus. "Difficile commentare - ha detto l'ex Pallone d'Oro - quando il nostro capitano omaggia il capitano della Fiorentina (Davide Astori, ndr) loro oltraggiano la memoria del nostro. Vergognoso. Non è un problema di Firenze ma di tutti gli stadi". Il riferimento di Nedved è al gesto di Giorgio Chiellini che nel corso del riscaldamento pre-partita ha depositato un mazzo di fiori sotto la Curva Fiesole in rappresentanza di tutta la squadra per ricordare Davide Astori, scomparso tragicamente lo scorso 4 marzo. Le scritte sono state cancellate poco prima del fischio d'inizio e, come specifica la Fiorentina in una nota, si trovavano fuori dall'area di prefiltraggio e quindi in una zona non di competenza del club viola. RENZI: "FRASI INDEGNE DI FIRENZE E DELLA SUA STORIA" - "Chi ha scritto le frasi contro Gaetano Scirea e contro i morti dell'Heysel non è degno di Firenze e della sua storia di civiltà. Un gesto idiota, da condannare senza esitazione da parte di tutti. Bene ha fatto il sindaco Nardella a dare ordine di rimuoverle subito". Così il senatore del Pd ed ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in una dichiarazione resa alla stampa sulle scritte offensive all'esterno del "Franchi" nei confronti dell'ex giocatore Gaetano Scirea, ed "inneggianti" la tragedia dell'Heysel nel pre-partita di Fiorentina-Juventus.

1 dicembre 2018

Fonte: Repubblica.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Fiorentina-Juventus, scritte contro Scirea e Heysel

Allegri: "Da arresto" - Nedved sulle scritte (poi cancellate): "Triste, diseducativo e inaccettabile".

Fuori dallo stadio Franchi, poco prima di Fiorentina-Juventus, sono comparse scritte che offendono la memoria dei 39 tifosi morti all'Heysel (1985, finale di Champions contro il Liverpool) e l'ex capitano bianconero Scirea, scomparso in un incidente d'auto nel 1989. Le scritte sono state in seguito cancellate e il club viola ha preso le distanze dal gesto. Questo il commento di Massimiliano Allegri: "È una questione di educazione e di rispetto, non dipende dalle singole tifoserie, ma da persone singole. Chi ha scritto certe cose andrebbe quasi arrestato ma finché avvengono cose così senza trovare una soluzione è un qualcosa di diseducativo". NEDVED: "VERGOGNOSO" - "È difficilissimo commentare: nel giorno in cui i nostri giocatori con il cuore vanno ad omaggiare il capitano della Fiorentina (Astori, ndr), viene oltraggiato un nostro storico capitano, Gaetano Scirea. È inaccettabile, triste, diseducativo e vergognoso. Non è un problema di Firenze, ma di tutti gli stadi" ha detto Pavel Nedved, vicepresidente Juve. A. DELLA VALLE: "CONDANNIAMO LE SCRITTE" - "Come società, condanniamo con forza il contenuto delle scritte ingiuriose e irrispettose nei confronti dell'ex capitano della Juventus Gaetano Scirea e delle vittime dell'Heysel". Sono le parole del patron viola Andrea Della Valle al termine di Fiorentina-Juventus riportate dal sito viola.

1 dicembre 2018

Fonte: Sportmediaset.mediaset.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

L'amarezza di Mariella Scirea: "Nessuno merita

quelle scritte vergognose, mi sento indifesa"

La moglie e vedova di Gaetano Scirea, a Corriere.it, non nasconde il proprio dolore e sgomento per le vergognose scritte contro il marito e contro le vittime dell'Heysel comparse ieri nei pressi dello stadio Franchi di Firenze prima di Fiorentina-Juventus: "Nessuno merita quelle scritte, ma ancora meno mio marito per quello che ha dato al calcio italiano. Non provo nemmeno rabbia. Solo tristezza". "Mio figlio Riccardo dice di lasciare perdere, perché quelle scritte indecenti e vergognose sono frutto di pochi cretini. Ma questo è troppo, anche perché non è la prima volta. E sono stanca, provo tristezza e dolore". Così Mariella Scirea, vedova del compianto ex capitano della Juventus, commenta con sgomento e dolore le scritte vergognose contro il marito e contro le vittime dell'Heysel comparse ieri nei pressi dello stadio Franchi di Firenze prima di Fiorentina-Juventus. La vedova Scirea a Corriere.it ha parlato di "un fulmine a ciel sereno, perché avevamo lavorato proprio perché fosse una serata per ricordare due difensori, due campioni, due uomini morti così giovani (Scirea e l'ex capitano viola Davide Astori, ndr). Per questo sono rimasta così colpita". "Nessuno merita quelle scritte, ma ancora meno mio marito per quello che ha dato al calcio italiano. Mi sento indifesa, come se non si potesse far nulla di fronte a questa desolazione: mi rendo conto che viviamo in un mondo strano, senza più rispetto nemmeno per i morti. Non provo nemmeno rabbia. Solo tristezza". Mancini: "Frasi incommentabili, squallido dare peso a queste persone". A margine del sorteggio delle qualificazioni di Euro 2020 svoltesi a Dublino, anche il ct azzurro Roberto Mancini ha commentato le vergognose ingiurie ai danni di Gaetano Scirea e delle vittime della tragedia dell’Heysel: "Scritte Firenze ? Sono cose incommentabili a cui non dare neanche peso perché daremmo coraggio a persone squallide che scrivono queste cose". Anche Claudio Marchisio da San Pietroburgo ha condannato le vergognose le scritte offensive contro le vittime dell'Heysel e contro Gaetano Scirea apparse ieri a Firenze in occasione di Fiorentina-Juventus. "Le linee del campo possono disegnare il palcoscenico di una sana rivalità. Il resto rischia di essere uno spettacolo disgustoso. La deriva verso il baratro che si percepisce anche da così lontano".

1 dicembre 2018

Fonte: Eurosport.com

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Fiorentina-Juventus, Andrea Della Valle condanna offese

Scirea e Heysel: "Scritte ingiuriose"

Le scritte che hanno offeso la memoria dei 39 tifosi morti all'Heysel e l'ex capitano bianconero, scomparso in un incidente d'auto nel 1989 hanno provocato la dura reazione di Andrea Della Valle. Allegri durissimo nei confronti degli autori del gesto: "Chi l'ha fatto va arrestato".

A Firenze prima della sfida contro i bianconeri sono comparse alcune volgari scritte contro lo storico capitano della Juventus Gaetano Scirea e le vittime della tragedia dell'Heysel. Al termine della partita del Franchi sono arrivate le dure parole di condanna di Andrea Della Valle: "Come società condanniamo con forza il contenuto delle scritte ingiuriose e irrispettose nei confronti dell'ex capitano della Juventus Gaetano Scirea e delle vittime dell'Heysel". Condanna anche dal sindaco di Firenze Dario Nardella, attraverso il proprio profilo Twitter: "Una squadra di pronto intervento ha cancellato le scritte vergognose su Scirea e Heysel fuori dal Franchi, opera di qualche idiota che non rappresenta il vero cuore di Firenze". L'allenatore della Juventus Massimiliano Allegri è stato molto duro nei confronti degli autori del vergognoso gesto: "E' una questione di educazione e di rispetto, non dipende dalle singole tifoserie, ma da persone singole. Chi ha scritto certe cose andrebbe quasi arrestato ma finché avvengono cose così senza trovare una soluzione è un qualcosa di diseducativo". Parole simili utilizzate anche da Pavel Nedved prima della partita: "Difficile commentare scritte così, quando il nostro capitano omaggia quello della Fiorentina e loro oltraggiano la memoria di Scirea. È inaccettabile, triste, diseducativo e vergognoso. Non lo dico per fare polemica, ma lo dico per risolvere un problema che non è di Firenze, ma di tutti gli stadi".

1 dicembre 2018

Fonte: Sport.sky.it

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Scritte choc al Franchi: Firenze si ribella e si muove la Digos. E Marchisio...

Presa di posizione del sindaco contro gli insulti a Scirea e alle vittime dell'Heysel, mentre le forze dell'ordine hanno avviato un'indagine. L'ex calciatore della Juventus sui social: "È una deriva verso il baratro".

FIRENZE - "Le scritte apparse a Firenze (prima di Fiorentina-Juventus 0-3, ndr) sono incommentabili. Non bisogna dargli peso, altrimenti diamo coraggio a delle persone squallide". Anche Roberto Mancini, ct dell'Italia, ha preso posizione sul messaggio choc tracciato con lo spray contro lo storico capitano bianconero Gaetano Scirea e le vittime dell'Heysel, apparso a qualche centinaio di metri dallo stadio Franchi, fuori dalla zona di prefiltraggio dei tifosi. La Digos di Firenze ha acquisito i filmati delle telecamere per risalire agli autori. In un primo momento si era pensato che la vergognosa scritta fosse vecchia e riportata all'attenzione dalle immagini messe in circolo via web e sui social in concomitanza con la sfida, da sempre accesa, fra viola e bianconeri. FIRENZE SI RIBELLA - Il fatto che le forze dell'ordine già ieri abbiano avviato un'indagine ha confermato invece il contrario come pure il Comune che, insieme alla Fiorentina, ha attivato immediatamente una squadra di pronto intervento per rimuovere in pochi minuti la scritta "opera di qualche idiota che non rappresenta il vero cuore di Firenze" ha rimarcato via Twitter il sindaco Nardella. La stessa società viola ha subito preso le distanze con fermezza dall'episodio, dal presidente onorario Andrea Della Valle ("come società condanniamo con forza il contenuto di queste scritte ingiuriose e irrispettose verso l'ex capitano della Juventus Gaetano Scirea e delle vittime dell'Heysel") all'allenatore Stefano Pioli che proprio nel 1985 giocava nella squadra bianconera. Pure oggi all'interno del clan viola si respiravano rabbia e amarezza insieme però alla convinzione che un solo gesto, per quanto vergognoso, non deve macchiare una società e una città intere. Resta l'amaro in bocca per tutto il calcio italiano. "È una deriva verso il baratro che si percepisce anche da molto lontano...", il messaggio dell'ex juventino Marchisio, ora a San Pietroburgo.

2 dicembre 2018

Fonte: Tuttosport.com

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Scritte contro Scirea, la condanna del sindaco di Firenze

"​Una squadra di pronto intervento ha cancellato le scritte vergognose su Scirea e Heysel fuori dal #Franchi, opera di qualche idiota che non rappresenta il vero cuore di Firenze. #FiorentinaJuve", con queste parole Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha commentato su Twitter le scritte apparse fuori dallo stadio Artemio Franchi prima del match tra Fiorentina e Juventus.

2 dicembre 2018

Fonte: Calciomercato.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Scritte vergognose, Allegri attacca: ''Chi ha scritto quelle frasi va arrestato''

di Antonio Prisco

L'allenatore della Juventus si è scagliato duramente contro gli autori delle scritte sui muri nei pressi dello stadio Franchi di Firenze: ''Chi le ha fatte sarebbe quasi da arrestare. Ci vuole educazione''.

Massimiliano Allegri, nel post match di Juventus-Fiorentina ha attaccato duramente gli autori delle scritte vergognose sulla tragedia dell'Heysel e sulla bandiera bianconera Gaetano Scirea. È un fiume in piena Massimiliano Allegri, non basta il record di 40 punti raggiunto dalla sua squadra per fargli trovare il sorriso. Il tecnico toscano si è scagliato con grande durezza sulle scritte ignobili comparse sui muri dello stadio Artemio Franchi commentando così: ''Chi le ha fatte sarebbe quasi da arrestare. Ci vuole educazione''. Chiarisce non riguarda le tifoserie nello specifico ma è un malcostume radicato nelle persone: ''È una questione di persone, educazione e rispetto, non dipende dalle singole tifoserie, ma da persone singole. Stasera è stata una partita meravigliosa sul piano tecnico, tattico, con un pubblico meraviglioso. Chi ha scritto certe cose non dico che andrebbe arrestato, ma quasi''. Bisogna ripartire educando le nuove generazioni secondo Allegri: ''Finché avvengono cose così senza trovare una soluzione è un qualcosa di diseducativo. Si passa col pullman e vedo genitori che pigliano i figli in mano e li tirano contro il pullman. Non c'è da scherzare. Se è normale una cosa del genere: il figliolo quando sarà grande, piglierà il suo figliolo e lo tirerà contro il pullman. Quindi bisogna darsi una regolata".

2 dicembre 2018

Fonte: Ilgiornale.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

"Le scritte su Heysel e Scirea c'erano da mesi"

Lo riferisce il quotidiano fiorentino "La Nazione"

Le scritte "inneggianti" la tragedia dell'Heysel, nella quale morirono trentanove persone (in gran parte tifose della Juventus), e gravemente offensive nei confronti dell’ex calciatore della Juventus Gaetano Scirea (morto in un incidente stradale nel 1989, in Polonia), incise su una cabina elettrica all'esterno dello stadio "Franchi", e rilanciate con alcune foto apparse sui social tra sabato e domenica, erano risalenti ad alcuni mesi fa: lo riferisce "La Nazione". La stessa società viola - si legge sempre sul quotidiano toscano - precisa che tali scritte che si trovavano al di fuori dell'area di prefiltraggio dello stadio "Franchi", non erano dunque competenza della Fiorentina. Le scritte sono state fatte cancellare poco prima del fischio di inizio di Fiorentina-Juventus. "Una squadra di pronto intervento ha cancellato le scritte vergognose su Scirea e Heysel fuori dal Franchi, opera di qualche idiota che non rappresenta il vero cuore di Firenze", ha scritto in un tweet il sindaco della città toscana Dario Nardella.

2 dicembre 2018

Fonte: Sport.virgilio.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Quel filo che unisce Scirea, l'Heysel e Davide Astori

di Alessandro Franchetti

Le scritte vergognose fuori dal Franchi e una lezione da imparare. Perché dentro l'assenza c'è un comun denominatore ancora più grande...

La prima cosa che viene in mente è che sia il gesto di un ragazzino. Non solo perché un uomo, si spererebbe leggermente più saggio, non avrebbe mai scritto quelle cose. Ma anche perché chi ha l'età per aver visto, o sentito, Gaetano Scirea, e vissuto la terribile notte dell'Heysel non sarebbe stato in grado di scindere quelle tragedie da quella che ha colpito Davide Astori. Le scritte fuori dal Franchi che hanno calpestato la memoria di uomini e famiglie - perché così vanno intesi - non possono essere derubricate alla voce bravata, ma - speriamo - nemmeno possono essere immaginate come il gesto offensivo e idiota di un uomo maturo. Non dovrebbe contare, ma conta. Gaetano Scirea non era molto diverso da Davide Astori. Questo, innanzitutto, bisognerebbe spiegare a quell'imbrattatore codardo. Era misurato come Astori, in certo senso invisibile come Astori, educato come Astori, padre come Astori, legato ai colori della sua maglia come Astori e, in ultimo, capitano come Astori. Capitano proprio per tutte queste qualità umane che sono state poi anche di Davide. In questo senso, dentro una distanza temporale significativa, Scirea e Astori hanno una estrema vicinanza di modi e sentimenti. C'è dell'altro ed è ancora un filo che unisce e che proprio Firenze dovrebbe comprendere così a fondo. All'Heysel c'erano le famiglie. Non sono morti ultras facinorosi - ben inteso, non avrebbe fatto differenza - ma il vicino di casa con cui prendersi in giro al bar, il padre e il figlio, la bambina tifosa e il collega d'ufficio. All'Heysel non è stata una battaglia tra bande, orribile ma combattuta ad armi pari. In quel lungo pomeriggio e per tutta la serata a essere aggredite e poi colpite e poi massacrate sono state le famiglie. Famiglie come quella meravigliosa di Davide Astori, ancora una volta. E sono rimaste vedove madri come Francesca Fioretti, donne così intensamente innamorate e ferite da lasciare a tutti noi parole toccanti, ricordi intensi e un dolore magari lontano ma vivo sotto la pelle e sui bordi degli occhi. Non sappiamo se la soluzione invocata da Allegri sia giusta, non sappiamo se per certe persone, per certe schifezze, serva realmente una punizione esemplare, "quasi la galera" ha detto Max. Ma sappiamo che ogni volta, per ogni parola insulsa spiaccicata su un muro, le cicatrici di anni che se ne vanno senza portare mai via del tutto la sofferenza si riaprono lasciando sgorgare sangue. Per questo a quel ragazzino - ci rifiutiamo di chiamarlo uomo - bisognerebbe far incrociare gli occhi di Mariella Scirea o dei padri che non hanno più figli, delle madri che non hanno più mariti, degli uomini tutti che non hanno più il fratello o l'amico. Per questo a quel ragazzino basterebbe far vedere da vicino cosa ti lascia addosso la morte. Anche se ha il volto dolce di Francesca Fioretti o la mano vuota della sua piccola Vittoria. Per questo, sopra ogni cosa, è necessario che provi vergogna. Per sentire e capire. Una volta per tutte.

2 dicembre 2018

Fonte: Sportmediaset.mediaset.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Firenze, la città sputtanata da una banda di sciagurati

di Marco Bernardini

Trascorrono gli anni, cambiano le mode, cadono tanti tabù e svaniscono persino le ideologie. Purtroppo esiste una situazione che pare immutabile e a pagarne il prezzo è una città come Firenze, stupenda e colta per storia e costumi, ma vergognosamente incivile e disgustosamente becera quando a prenderla in ostaggio è la solita banda di sciagurati che si definiscono tifosi della Fiorentina. Accade puntualmente ogni volta che allo stadio "Franchi" è in cartellone la sfida con la Juventus. La scellerata tradizione è stata rispettata. Sui muri dell’impianto sportivo toscano le ormai stantie e puzzolenti scritte per infangare i caduti all’Heysel con l’aggiunta, questa volta di una dicitura da brividi per tutto lo sport mondiale: "Scirea brucia all’inferno". Fatti coprire, poi, dalla dirigenza della Fiorentina, quando ormai la vergognosa offesa aveva fatto il giro del mondo. Dentro lo stadio, in curva Fiesole, un coro che vorrebbe essere una sorta di sfottò ma che in realtà è un inno alla sragione "Amo Liverpool". È la risposta, selvaggia, al gesto di grande civiltà che capitan Chiellini a nome di tutta la società bianconera, aveva compiuto andando a depositare un mazzo di fiori proprio sotto il settore ultras viola come omaggio alla memoria del grande e onesto Astori. Seguito dai cori e dagli applausi al minuto 13 di tutto il settore ospiti bianconero. Esempi virtuosi, macchiati a fine partita da altrettanti idioti che han poi pensato bene di reagire insultando i tifosi viola tirando in ballo in senso spregiativo la razza ebrea. Sembra impossibile, ma pare che nella testa dei fanatici fiorentini altro non vi sia che un sentimento di odio immotivato verso tutto ciò che lascia presagire un qualcosa di bianconero anche se, oltre al suo allenatore attuale Pioli, altri grandi personaggi come Gentile e Trapattoni per citarne solamente un paio arrivavano da quella "zona innominabile" perché juventina. Nessuno e niente dimostra di possedere il coraggio e la forza per interrompere questo processo perverso il quale, alla fine, nuoce soltanto alla città e al suo nome letteralmente sputtanato nel mondo. Ci aveva provato e ci stava riuscendo Pier Cesare Baretti, l’unico presidente della Fiorentina il quale con un lavoro capillare di convincimento e di persuasione aveva imposto regole ferree e precise per una svolta davvero rinascimentale della tifoseria viola con lo scopo ultimo di trasformare la passione in un movimento "pro" e non "contro". Il progetto di Baretti morì insieme con lui precipitando dal cielo su un piccolo aereo da turismo. E con l’arrivo di Vittorio Cecchi Gori e le sue sceneggiate in piedi sulla balaustra della tribuna un fuoco tornò a essere un incendio di proporzioni apocalittiche. Le scritte di questa nuova commedia degli orrori, che peraltro non sono state fatte cancellare dalla municipalità anche lei per questo colpevole in quanto a distratta connivenza, dimostrano ancora una volta come e perché coloro i quali usano proditoriamente il linguaggio dell’insulto e dell’infamia per "dimostrarsi forti" non vinceranno mai niente. La sorte premia la lealtà e la correttezza di pensiero. Chi agisce al contrario si porta sfiga da solo.

2 dicembre 2018

Fonte: Ilbianconero.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Via le scritte della vergogna su Heysel e Scirea

di Andrea Giannattasio

Come annunciato in serata dal sindaco di Firenze Dario Nardella, sono state immediatamente rimosse le vergognose scritte in Viale Paoli in riferimento alle tragiche morti dei 39 juventini nella finale di Champions League dello stadio Heysel e dello storico difensore juventino Gaetano Scirea. Queste le foto realizzate da FirenzeViola.it con il muro già ripulito dalle oscenità che hanno già fatto il giro del mondo.

2 dicembre 2018

Fonte: Firenzeviola.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Dopo il Franchi scritta vergognosa anche

a San Casciano: "-39". E, forse, la "firma"

SAN CASCIANO - Purtroppo la scritta, in rosso, comparsa nella mattinata di oggi, domenica 2 dicembre (o almeno così ci pare, non l’avevamo mai notata in precedenza) a San Casciano fa capire che l’emulazione del peggio è sempre presente. E come capita in questi casi: scriverne o non scriverne ? Ma il nostro lavoro è quello di fare cronaca. Raccontarvi quanto accade nel nostro territorio: anche se in casi come questi lo sport viene usato come pretesto per il peggio, c’entra davvero poco. Niente. Qui poi siamo di fronte a una scritta su uno dei muri più "in vista" di San Casciano, in viale Pertini, sotto la ex Lastraioli, lungo la circonvallazione che viene percorsa anche da e per la zona empolese. Ed è qui che dopo la scritta vergognosa, contro l’ex capitano della Juventus Gaetano Scirea e i morti dello Stadio Heysel, comparsa prima di Fiorentina-Juventus di sabato 1 dicembre, è apparsa in tutta la sua vergogna. Un eloquente "-39", che sembra proprio far riferimento alle persone morte in quella drammatica sera belga. E, poco lontano, sempre con la stessa vernice rossa, quella che potrebbe essere anche la "firma". Si legge infatti "Quelli di sempre Firenze". Speriamo che in qualche modo si venga a capo di chi può essere stato: noi di SportChianti, intanto, ci diamo disponibili anche a ridipingere quel tratto di mura per cancellarla.

2 dicembre 2018

Fonte: Sportchianti.it 

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Fiorentina-Juve, sdegno per le scritte

La vedova Scirea: "E' troppo". Indaga la Digos

Acquisiti i filmati delle telecamere per rintracciare il colpevole.

Firenze, 2 dicembre 2018 - Quando è troppo è troppo. Quelle scritte vergognose comparse fuori dallo stadio "Franchi" che inneggiano ai 39 morti dell'Heysel e alla morte di Gaetano Scirea continuano a suscitare lo sdegno unanime del mondo del calcio e non solo. E la rabbia arriva anche e soprattutto da Firenze, dove i tifosi veri non vogliono essere associati a porcherie del genere. Il Comune le ha fatte cancellare, ma la ferita resta. Soprattutto in un giorno in cui la Juventus ha reso omaggio a Davide Astori sia in campo, con Giorgio Chiellini che ha deposto un mazzo di fiori in ricordo del capitano, e anche sugli spalti, con il coro dei tifosi bianconeri. C'è da credere che il 99,9% dei tifosi viola si senta umiliato per essere accostato a scritte ignobili, che hanno ferito la famiglia Scirea e quella dei tifosi morti all'Heysel. Forse l'autore delle scritte dovrebbe imparare a memoria questi nomi: Giovacchino Landini di Capannori, Roberto Lorentini e Giuseppina Conti di Arezzo, Bruno Balli di Prato, Giancarlo Gonnelli di Ponsacco. Sono i nomi dei cinque toscani che partirono per vedere una partita di calcio e tornarono in una bara. E poi dovrebbe studiare la carriera di Gaetano Scirea, forse il più forte libero della storia del calcio o comunque tra i primi tre. E soprattutto un signore, come di rado capita di vederne. Intanto la Digos di Firenze sta acquisendo i filmati delle telecamere installate in strada per risalire all'autore o agli autori della scritta. Che peraltro in origine era stata scritta con una H al posto della C... LE REAZIONI - Intanto non si fermano le reazioni alle scritte. Una su tutte, quella di Mariella Scirea, vedova del grande Gaetano, morto nel 1989 in un incidente stradale in Polonia. "Mi sento indifesa, questo è troppo", ha detto a corriere.it. È indecente e vergognoso. Nessuno merita questo, ma ancora meno mio marito per quello che ha dato al calcio italiano", ha dichiarato ricordando il difensore della Juve e della Nazionale. "Mio figlio Riccardo dice di lasciare perdere, perché quelle scritte indecenti e vergognose sono frutto di pochi cretini", ha dichiarato Mariella Scirea che si trovava a Firenze per una festa degli Juventus club, "ma questo è troppo, anche perché non è la prima volta. E sono stanca, provo tristezza e dolore". È stato come un fulmine a ciel sereno", ha aggiunto, "nessuno merita quelle scritte, ma ancora meno mio marito per quello che ha dato al calcio italiano. Mi sento indifesa, come se non si potesse far nulla di fronte a questa desolazione: mi rendo conto che viviamo in un mondo senza più rispetto nemmeno per i morti". Tra i tanti messaggi di solidarietà è arrivato quello di Rita Antognoni, la moglie dell'ex capitano della Fiorentina, ora dirigente viola, che su Facebook si è detta "veramente addolorata per quelle bruttissime scritte". "Gaetano oltre ad essere stato un grandissimo campione era un uomo sensibile, buono ed onesto". "Sono cose incommentabili a cui non dare neanche peso perché daremmo coraggio a persone squallide che scrivono queste cose", ha detto il ct della Nazionale Roberto Mancini ai microfoni di RaiSport. "Le linee del campo possono disegnare il palcoscenico di una sana rivalità. Il resto rischia di essere uno spettacolo disgustoso. La deriva verso il baratro che si percepisce anche da così lontano", ha scritto l'ex juventino, oggi allo Zenit, Claudio Marchisio in un post su Instagram. Pavel Nedved ha detto: "È difficilissimo commentare, nel giorno in cui i nostri giocatori con il cuore vanno ad omaggiare il capitano della Fiorentina, viene oltraggiato un nostro storico capitano, Gaetano Scirea. È inaccettabile, triste, diseducativo e vergognoso. Non è un problema di Firenze, ma di tutti gli stadi". "Una squadra di pronto intervento ha cancellato le scritte vergognose su Scirea e Heysel fuori dal Franchi, opera di qualche idiota che non rappresenta il vero cuore di Firenze", scrive in un tweet il sindaco Dario Nardella. "Chi ha scritto le frasi contro Gaetano Scirea e contro i morti dell'Heysel non è degno di Firenze e della sua storia di civiltà. Un gesto idiota, da condannare senza esitazione da parte di tutti. Bene ha fatto il Sindaco Nardella a dare ordine di rimuoverle subito", afferma il senatore Matteo Renzi. Ci va giù duro anche Allegri: "È una questione di educazione e di rispetto, non dipende dalle singole tifoserie, ma da persone singole. Chi ha scritto certe cose andrebbe quasi arrestato ma finché avvengono cose così senza trovare una soluzione è un qualcosa di diseducativo". LA SOCIETA' - "Come società condanniamo con forza il contenuto delle scritte ingiuriose e irrispettose nei confronti dell'ex capitano della Juventus Gaetano Scirea e delle vittime dell'Heysel", dice Andrea Della Valle al termine della gara Fiorentina-Juventus attraverso i canali ufficiali del club. Con lui, anche il tecnico viola Stefano Pioli aveva poco prima condannato fermamente la vergognosa scritta.

2 dicembre 2018

Fonte: Lanazione.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Insulti a Scirea, la moglie: "Io non li perdono"

Mariella Scirea contro gli autori dell'ignobile scritta sul muro del Franchi di Firenze: "E' violenza, né io né la mia famiglia meritavamo questo".

ROMA - "Io non li perdono, ho avuto solo un forte dolore al cuore, io so quanto Gaetano fosse amato dagli juventini". Mariella Scirea, la vedova dell'ex capitano della Juventus, Gaetano Scirea, condanna con fermezza la scritta apparsa su un muro del Franchi prima di Fiorentina-Juventus ("Heysel -39, Scirea brucia all'inferno"). "La violenza non è solo menare le mani è anche queste scritte, credo che né io e né la mia famiglia meritavamo questo. Non c'è un fatto personale, ma la scritta brucia perché Gaetano è bruciato veramente in quella macchina in Polonia". Mariella Scirea non si tira indietro, così come non si era tirato indietro l'allenatore della Juventus Massimiliano Allegri che nell'immediato dopo partita, vinta con grande autorevolezza dalla sua squadra.  "E' una questione di educazione e di rispetto - aveva detto Allegri - non dipende dalle singole tifoserie, ma da persone singole. Chi ha scritto certe cose andrebbe quasi arrestato ma finché avvengono cose così senza trovare una soluzione è un qualcosa di diseducativo". Un episodio che ha scatenato reazioni di indignazione. Claudio Marchisio, 25 anni alla Juventus con una breve parentesi a Empoli ha scritto su Instagram: "Le linee del campo possono disegnare il palcoscenico di una sana rivalità. Il resto rischia di essere uno spettacolo disgustoso. La deriva verso il baratro che si percepisce anche da così lontano". "Come società condanniamo con forza il contenuto delle scritte ingiuriose e irrispettose nei confronti dell'ex capitano della Juventus Gaetano Scirea e delle vittime dell'Heysel". Lo ha detto Andrea Della Valle al termine della gara Fiorentina-Juventus attraverso i canali ufficiali del club.

3 dicembre 2018

Fonte: Repubblica.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Malagò: "Scritte contro Heysel e Scirea fanno sfigurare Firenze"

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha espresso il proprio parere sulla scritta choc tracciata con lo spray contro lo storico capitano bianconero Gaetano Scirea e le vittime dell'Heysel, apparso a qualche centinaio di metri dallo stadio Franchi, fuori dalla zona di prefiltraggio dei tifosi, prima della partita di Fiorentina-Juventus: "Quanto accaduto sabato fuori dallo stadio Franchi è veramente incredibile. Credo si sia trattato di una iniziativa isolata di pochissimi individui che ovviamente hanno fatto sfigurare una intera città e tifoseria, e questo non può che essere clamorosamente di biasimo perché c'è una doppia componente che riguarda Scirea e anche le vittime dell'Heysel. Non ci sono parole. Credo che le prime persone a essere scioccate siano il sindaco di Firenze e il presidente Andrea Della Valle, anche perché io ero stato ai funerali di Astori ed era stato impressionante il lungo applauso della tifoseria all'arrivo della rappresentanza della Juventus".

3 dicembre 2018

Fonte: Calciomercato.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Scritte choc contro Scirea e l'Heysel: quante stranezze, qualcosa non torna

di Giacomo Brunetti

Una foto che ha fatto il giro del mondo: un edificio adibito al controllo della corrente elettrica e le scritte incriminate riguardanti Gaetano Scirea e le vittime dell'Heysel. Il tutto a fare da contorno a Fiorentina-Juventus, vinta nettamente dalla formazione di Allegri. L'indignazione popolare ha messo sotto i riflettori l'accaduto, condannato a più riprese e sul quale è stata aperta un'inchiesta. Non ci sono telecamere che riprendono quel punto esatto, ma sono al vaglio degli inquirenti alcune registrazioni della zona attigua in Viale Paoli. LE REAZIONI - La città di Firenze, attraverso il proprio Sindaco, si è mossa nei minuti antecedenti alla partita per rimuovere le scritte, tanto che durante la sfida queste erano già scomparse. "Questi individui sono innanzitutto nemici di Firenze: danneggiano l'immagine di una città e di una tifoseria intera, che mi auguro possano prendere posizione su questo tema", ha commentato lo stesso primo cittadino Dario Nardella. "Alcuni passaggi non mi sono chiari - dichiara invece Federico De Sinopoli, presidente dell'Associazione Tifosi Fiorentini - perché sono apparse poche ore prima della partita in una zona che era già presidiata dalle Forze dell’Ordine e nella quale possono passare solo i tifosi della Juventus. Dubito che siano riusciti a transitarvi dei sostenitori della Fiorentina. Quando qualcuno mi darà la certezza che il colpevole è un tifoso viola allora ne potrò riparlare, per ora è una vicenda che mi crea imbarazzo", mentre in tanti si sono distaccati dal giudicare l'intero ambiente gigliato, colpendo quelli che sono stati definiti, a più riprese - anche dalla vedova Scirea - "semplici imbecilli". INCONGRUENZE - E partendo dalle parole di De Sinopoli si aprono alcuni retroscena legati alle scritte incriminate. In primo luogo, è lecito premettere che esiste una fazione sostenente la presenza da mesi di tali offese sul muro in questione. Detto ciò, se invece fossero state dipinte poche ore prima del fischio d'inizio, allora la situazione non quadrerebbe: l'area di Viale Paoli era chiusa e adibita solamente alla tifoseria ospite nel giorno della partita ed è stata bonificata fin dalla sera prima, mentre l'opera manca di una firma o di una rivendicazione successiva (la firma presente fuori dal "casottino" è preesistente). Solitamente, i gruppi organizzati della Fiorentina lasciano il segno d'appartenenza sui più disparati messaggi. Inoltre, la scritta è stata corretta, dato che il nome "SCIREA" porta un cambiamento rispetto a "SH", evidente sotto. RISPETTO RECIPROCO - Atti e scene deprecabili, prive di un senso logico e di quel rispetto che ancora, nel 2018, non è stato raggiunto. Firenze è finita nell'occhio del ciclone in un boomerang mediatico altrettanto ingiusto. Come ripetuto, un gesto di un singolo non quantifica l'essenza di una città, al primo posto in questo campo per il comportamento nella vicenda Astori, visto anche l'applauso ai calciatori della Juventus nel giorno del funerale, oppure per la coreografia in sostegno della giustizia per Magherini esposta all'ingresso in campo proprio sabato scorso. Inoltre, gli stessi tifosi bianconeri, nei minuti finali della gara contro la SPAL, hanno intonato cori come "Un solo grido, un solo allarme, Firenze in fiamme, Firenze in fiamme", salvo poi accostare i fiorentini agli ebrei nel corso della sfida del "Franchi". Dunque, ce n'è per tutti. Ed è ora di dire basta.

3 dicembre 2018

Fonte: Calciomercato.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Scritte contro Scirea e tragedia Heysel, il retroscena

inquietante: "In quella zona passavano solo juventini"

Le scritte contro l’ex bandiera della Juve Gaetano Scirea e contro le vittime (39) della tragedia avvenuta allo stadio Heysel nel 1985, apparse nelle ore precedenti alla sfida tra Fiorentina e Juventus di sabato 1 dicembre, non hanno ancora dei responsabili. C’è chi ha collegato l’episodio all’odio che va avanti da anni tra la tifoseria viola e quella juventina, ipotizzando che a scrivere quelle parole vergognose fosse stato qualche pseudo tifoso viola. Tuttavia c’è un’altra versione dei fatti che va approfondita. A offrire un punto di vista completamente diverso rispetto alle prime ipotesi e ricostruzioni diffuse è stato Federico De Sinopoli, presidente dell’Associazione Tifosi Fiorentini che ha avanzato dubbi su alcuni "passaggi" definiti "poco chiari". Le scritte secondo De Sinopoli "sono apparse poche ore prima della partita in una zona che era già presidiata dalle Forze dell’Ordine e nella quale possono passare solo i tifosi della Juventus. Dubito che siano riusciti a transitarvi dei sostenitori della Fiorentina. Quando qualcuno mi darà la certezza che il colpevole è un tifoso viola allora ne potrò riparlare, per ora è una vicenda che mi crea imbarazzo".

5 dicembre 2018

Fonte: Vocedinapoli.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Ora siamo noi i primi a volere la verità !

di Stefano Del Corona

Le scritte infami contro Scirea e i morti dell’Heysel non ci sono più da diverse ore come dimostra anche la foto che abbiamo scattato il pomeriggio del 3 dicembre e che mettiamo in calce a questo articolo, ma la storia resta. Resta perché, e lo abbiamo sottolineato a più riprese, molti elementi non tornano. Chi ha scritto quelle oscenità ? E perché lo ha fatto ? C’era per davvero la voglia di mandare un messaggio alla Juventus laddove il dente ancora duole e parecchio dopo molti anni ? Vogliamo la verità, siamo noi, intesi non solo come Fiorentinanews.com, ma come cittadini di Firenze e tifosi viola al contempo, a chiedere che ci siano dati nomi e cognomi, perché, se per davvero si tratta di un nostro "figlio" vogliamo essere noi a dirgli per primi quello che si merita questo farabutto. Ma nel contempo, essendo anche passati nel "luogo del delitto" non possiamo che ribadire i molti elementi incongruenti emersi finora. Primo fra tutti: ci sono molte testimonianze sul fatto che la mattina della partita non ci fossero ancora queste scritte che sono state fatte dunque a poche ore dalla gara stessa. E quella zona, quella davanti agli impianti sportivi dell’Affrico, è interdetta ai tifosi della Fiorentina e riservata alla tifoseria ospite. Non solo, chi l’ha fatta si è pure premunito di avvertire in pratica in tempo reale le agenzie che hanno dato risalto all’intera faccenda. Una dinamica che aggiunge anomalia all’anomalia. La sigla 1926 che si vede sulla foto fatta sabato scorso era presente già da tempo in zona e quindi i ragazzi del gruppo più numeroso della Fiesole non hanno certo rivendicato l’accaduto. Volendo possiamo prendere anche il font utilizzato per "decorare" la cabina incriminata. Un font molto diffuso nella destra italiana, ma che non ha preso piede a Firenze. Ora aspettiamo risposte, pronti a qualsiasi evenienza: cospargerci il capo di cenere e chiedere scusa, oppure rivendicare con ancora maggior forza la civiltà della nostra città e della nostra tifoseria che si è (quasi) sempre tenuta lontana dai guai nel corso degli ultimi dieci anni.

6 dicembre 2018

Fonte: Fiorentinanews.com

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Dall'Heysel a Superga: l'infamia mascherata da tifo

di Vocenerazzurra

"Peso" è una parola che, a seconda del contesto, può assumere diversi significati. Nel gergo della fisica è una forza, nel linguaggio comune è più associato al concetto di massa e, se accostato a particolari termini, può acquistare accezioni più figurate come pressione psicologica (ad esempio il peso delle responsabilità) o importanza (come nel caso del peso di un azionista). Ad ogni modo indica sempre qualcosa che tende a schiacciare: come fa un muro che ti crolla addosso o nel modo in cui una folla, confusa, spaventata e in cerca di una via di fuga, ti calpesta e ti lascia senza fiato. Questa è stata la sensazione che hanno provato le vittime dell’Heysel prima di chiudere definitivamente gli occhi. Pesanti possono essere persino delle semplici parole quando non si riesce a misurarle, anzi: le si espone in bella vista su una parete e il dolore, mitigato quanto più possibile dal tempo, riaffiora rapido rievocando quei momenti, come un vaso di Pandora che si apre improvvisamente e riversa il suo contenuto, sebbene parlare di speranza, dopo aver letto certi contenuti, appare difficoltoso.  Il bilancio di -39, che sovrastava la frase incriminata alla vigilia di Fiorentina-Juventus e che si riferiva alla vicenda datata 1985, è un dato preciso ma costituisce la totalità delle persone scomparse in quel tragico avvenimento. I deceduti non furono tutti juventini: se la dicitura voleva essere un modo per colpire il mondo della Vecchia Signora, ha invece solo mostrato un'ignoranza anche di tipo matematico. Questo non è un attacco ai sostenitori viola perché coloro che si sono macchiati di tale nefandezza non possono essere classificati tifosi e perché purtroppo questi personaggi inficiano il panorama calcistico senza distinzioni geografiche. L'episodio fiorentino deve far riflettere ma non deve far passare in secondo piano tutti i beceri rimandi a quell’evento accaduti precedentemente, senza tralasciare, ad esempio, un agghiacciante "Acciaio scadente: nostalgia dell’Heysel" comparso, ahimè, nella curva dell’Inter nell’ottobre 2011 durante un derby d’Italia in risposta a degli altrettanto deplorevoli cori contro Facchetti; nell’elenco dei presenti, che non fecero più ritorno a casa dalla serata di Bruxelles, c’erano anche Tarcisio Salvi e Mario Ronchi, interisti anch’essi. Nell’immoralità avrebbero potuto informarsi in modo più dettagliato. Si può giocare a far cambiare significato a molte parole ma "bruciare" è un verbo che spaventa, non si scherza con il fuoco. Se le comuni ustioni che ci si può provocare in cucina sono dolorose, non possiamo nemmeno immaginare quanto sia terribile essere avvolti dalle fiamme, soprattutto viaggiando all’interno di una Fiat 125 con un bagagliaio pieno di taniche di carburante, quando solo la morte può porre fine ad una sofferenza atroce. Non ho avuto la fortuna di vedere Scirea ai suoi tempi, l’ho potuto ammirare solo in qualche video, ma, ascoltando i racconti di chi ha avuto l’onore di assistere al suo periodo di attività, mi ha sempre colpito l’aggettivo con il quale più frequentemente si cercava di descriverlo: buono. Eppure si poteva porre l’accento sulle sue indiscusse qualità tecnico-tattiche o sulla sua capacità di essere un leader taciturno… Se esiste un inferno, sicuramente non può essere abitato dai buoni e mi dispiace per gli artefici della scritta comparsa a Viale Paoli a Firenze, ma l’unica cosa che continuerà ad ardere è la passione che gli amanti sani dello sport avranno per gli atleti come il capitano della Juventus e della nazionale. Interagiamo con un altro lemma del dizionario. "Schianto", per esempio, è un vocabolo a primo acchito più simpatico di quelli già menzionati, ma è anch’esso polisemantico. Divertente quando vuole simboleggiare una bellezza che colpisce in modo particolare, meno gradevole quando descrive un dolore lancinante. Nell’utilizzo più frequente, però, è inteso come un rumore fragoroso in seguito ad una collisione o ad una caduta rovinosa; siamo abituati a sentire questa parola, in senso allegorico, quando qualcuno narra la veloce discesa di un titolo in borsa o il crollo in classifica di una società sportiva. Tuttavia, nel banale parlato, incute paura e spesso si associa a disgrazie; come quella che ha colpito il Grande Torino, ponendo fine, in un boato, ad una delle leggende più belle dello sport. Quel particolare schianto, così istantaneo e fatale, non ha lasciato ai malcapitati neanche il tempo di soffrire ma ha provocato una ferita straziante nel cuore dei loro cari e di chiunque si fosse affezionato alla favola granata. Ho visitato la lapide a suffragio dei caduti di quel disastro: in quel luogo, che sovrasta il capoluogo piemontese, vi sono perfettamente sintetizzate le maggiori caratteristiche con cui dovremmo accostarci a tragedie simili: silenzio e rispetto. Le azioni infami di alcuni pseudotifosi, non hanno come sfondo solo le vicende appena ricordate ma rivangano le sciagure più disparate: alcune sono personali, altre hanno dei connotati ben più ampi ma vengono rimarcate per coltivare odio politico, razziale o culturale. Nonostante sia una piccolissima minoranza quella che organizza tali scempi, riesce spesso a mettere in cattiva luce un determinato gruppo o di un’intera tifoseria. Tornando alla nostra meravigliosa lingua, infine, non esistono solo singole parole che possono variare accezione a seconda del contesto ma si può effettuare la stessa operazione anche con intere espressioni. Una dimostrazione ? "Mandare a quel paese": può essere inteso come favorire il viaggio di qualcuno verso una determinata meta, magari attraverso l’uso di un particolare mezzo di trasporto, ma può anche indicare il modo con cui i tifosi veri dovrebbero maledire e isolare coloro che si rendono protagonisti di questi atti vili.

6 dicembre 2018

Fonte: Vivoperlei.calciomercato.com

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

ESCLUSIVA BONINI: "Nell’inferno dell’Heysel non ci accorgemmo di nulla…"

di Fabio Marzano

L’ex giocatore bianconero ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva alla nostra redazione.

TORINO - (Omissis) Cosa pensa delle scritte di Firenze ? "Come si fa a pensare. Purtroppo c’è gente che non conosce la vergogna, questo non è calcio. Offendere delle persone che purtroppo hanno perso la vita per sfortuna. Non voglio parlare di Gaetano giocatore ma dell’uomo che era, era un esempio sotto tutti gli aspetti. Questa è gente che non merita rispetto e non bisogna nemmeno parlarne altrimenti gli daremmo valore. Questa è gente che non ha nemmeno senso parlarne. Forse non hanno conosciuto Gaetano Scirea o dei tifosi che hanno perso la vita per andare a vedere una partita senza mai più fare ritorno. Persone che scappavano non per scontri tra tifosi ma per i lanci di oggetti che vi erano da una tifoseria all’altra. Lanciavano sassi, se c’erano i veri tifosi forse con gli scontri ci sarebbero stati meno morti, invece scappando via si è scatenato l’inferno. Non erano i veri tifosi juventini che nelle provocazioni vai a cercare lo scontro fisico, qui scappavano via, non erano neanche tifosi. Era gente tranquilla che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lo stadio non era sicuramente a norma". Vi eravate accorti della gravità della situazione prima del match ? "Non sapevamo niente. C’era gente che arrivava negli spogliatoi e ci dicevano che c’erano 50/100 morti, non si capiva nulla. Noi eravamo negli spogliatoi vicino alla curva della Juve e quindi dalla parte opposta, e i tifosi di quella curva non sapevano nulla quindi figurati se riuscivamo a saperlo noi. Ci sono stati alcuni tifosi che vedevano tutto quello che stava succedendo ma noi eravamo chiusi all’interno degli spogliatoi. Ce ne siamo accorti soltanto quando è finita la partita che siamo andati in albergo e abbiamo visto i filmati in televisione di tutto quello che era successo". Neanche durante il giro di campo a fine partita avete captato qualcosa ? "No assolutamente no, altrimenti non vai a festeggiare quella Coppa. Non sapevamo assolutamente nulla, non si può festeggiare una Coppa dove sono morte 40 persone. Per fortuna abbiamo giocato sennò succedeva veramente il finimondo con molti più morti di quanti ce ne sono stati. I tifosi dell’altra curva non sapevano nulla, se venivano a sapere che la partita non si sarebbe giocata perché c’erano state tutte queste vittime, poteva succedere veramente qualcosa di ancora più grande". (omissis)

6 dicembre 2018

Fonte: Juvenews.eu

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Chiellini: "Scritte Heysel e Scirea non contro

la persona. Quello è odio verso la Juve"

Torna sulle scritte fuori dal Franchi il capitano della Juve Giorgio Chiellini: "Scritte non contro la persona, quello è odio verso il club".

"Quelle scritte non sono contro la persona, quello è odio verso il club". Il capitano della Juventus, Giorgio Chiellini, torna sulle scritte choc comparse fuori dal Franchi, a Firenze, contro i caduti dell’Heysel e Gaetano Scirea. "Il calcio è una valvola di sfogo - osserva il difensore - Speriamo che piano piano si riesca a educare al tifo positivo e non all’odio verso gli altri. Poter essere paragonato a Scirea, non tanto nello stile di gioco quanto nei valori che porto avanti, mi rende orgoglioso", aggiunge Chiellini, che ha ereditato la fascia da capitano da Buffon. Così riporta l’Ansa.

13 dicembre 2018

Fonte: Fiorentina.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Scritte Heysel e Scirea: dai video niente indizi

Per investigatori no mano degli juventini

Non arrivano aiuti dai video delle telecamere di sorveglianza a Firenze. E per gli investigatori non sarebbero state scritte dagli juventini.

Nessun indizio utile dalle telecamere di sorveglianza sistemate attorno allo stadio Franchi, nella zona del pre-filtraggio vicina all’ingresso del settore ospiti dove la sera della gara contro la Juventus sono state rinvenute (e subito cancellate, con la ferma condanna di tutto il club viola, con il patron Andrea Della Valle in testa) scritte choc sulla tragedia dell’Heysel e contro Scirea. Il vice presidente della Fiorentina Gino Salica aveva subito chiamato la vedova, Mariella Scirea per esprimere la propria solidarietà e vicinanza dopo un simile gesto. La frase, stando ai riscontri effettuate degli inquirenti, sarebbe apparsa uno o due giorni prima della partita. L’ipotesi che potesse essere stata scritta dagli stessi tifosi bianconeri è stata esclusa da parte degli stessi investigatori.  Così riporta il Corriere Dello Sport.

14 dicembre 2018

Fonte: Fiorentina.it

ARTICOLI STAMPA e WEB DICEMBRE 2018  

Vergogna Torino, fuori dallo stadio: "Disonore ai morti dell'Heysel"

Il calcio italiano fa i conti con una nuova vergogna, di uno stampo già visto più e più volte. Dopo le scritte di Firenze - "Scirea brucia", "Heysel -39" - che un paio di settimane fa avevano caratterizzato le ore precedenti alla partita, ecco un altro episodio molto grave. Fuori dallo Stadio Olimpico di Torino, infatti, è stata rinvenuta la scritta: "Disonore ai morti dell'Heysel". In realtà si tratta della modifica di un'iniziale "opera" dei tifosi bianconeri, che in colore nero omaggiava i morti del 29 maggio 1985, corretta in seguito dai sostenitori del Torino con spray color granata.

15 dicembre 2018

Fonte: Ilbianconero.com

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