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ARTICOLI 29-31 MAGGIO 2018
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29-31 MAGGIO 2018
ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018

Heysel, il ricordo è sempre vivo

"Heizeldrama" 33 anni dopo, la cicatrice di Bruxelles

Il giorno del ricordo

Liverpool ricorda vittime Heysel: "tragedia mai dimenticata"

Heysel, 33 anni dopo: il mondo del calcio ricorda le 39 vittime

Il Torino ricorda le vittime dell’Heysel: "Respect"

Da oggi Torino avrà "Piazza Vittime dello stadio Heysel"

Torino ricorda le vittime dell’Heysel con una piazza

Una piazza per ricordare le vittime dell'Heysel

Torino, ecco la piazza dedicata alle vittime dell'Heysel

Heysel, Torino dedica una piazza alle 39 vittime

Heysel, una piazza 33 anni dopo la strage

Heysel, piazza Torino dedicata a vittime

Vittime dello stadio Heysel: il potere della memoria

Torino ricorda le vittime dell'Heysel: inaugurata una piazza in centro

Da oggi Torino avrà "Piazza Vittime dello stadio Heysel"

Torino ricorda le vittime dell’Heysel con una piazza

A Torino inaugurata Piazzetta Vittime dello Stadio Heysel

"Studiate l’Heysel"

Sarto e l'Heysel dimenticati a Porto Viro

Heysel, la vedova Salvi: "Dopo 33 anni aspetto ancora il vero risarcimento"

La protesta di una vedova: "Aspetto ancora il risarcimento, rischio lo sfratto"

LFC marks 33rd anniversary of Heysel Stadium disaster

Liverpool ricorda vittime Heysel: "tragedia mai dimenticata"

Lorentini: "Ok la piazza per l’Heysel, ma la Juve può ricordare di più i 39 morti"

Heysel #persempre: quei momenti nel Bloc Z

Storia del tifoso juventino Marco Manfredi, lo smemorato dell'Heysel

"Una tragedia nazionale non può cadere nell’ oblio": intervista a Nereo Ferlat

Vittime dello stadio Heysel: il potere della memoria

Il ricordo del tragico Heysel: la Juventus omaggia le 39 vittime del 1985

Chi inizia e chi finisce

Heysel, la tragedia allo stadio che nessuno dimenticherà

Heysel, i social abbracciano il mondo bianconero: il ricordo della tragedia

La strage dell’Heysel: il dramma di Juventus-Liverpool - 29 maggio 1985

Heysel, 33 anni dopo il ricordo della strage

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018

"Ho un solo grande desiderio: restare vicino al mio Tarcisio"

Heysel, un’altra strage oltraggiata dall’oblio

L’Heysel e i miei 33 anni d’inferno

Una piazza ricorda le vittime dell'Heysel

Le vittime dell'Heysel ora hanno una piazzetta "Finiti gli anni dell'oblio"

Torino ricorda le vittime dell’Heysel intitolando una piazza alle 39 vittime

Calcio, tutto pronto al De Simone per il secondo trofeo Heysel

Il Parlamento Ue dedica il 19 giugno ai tifosi morti

ARTICOLI STAMPA e WEB 31 MAGGIO 2018

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Heysel, il ricordo è sempre vivo

Sono trascorsi 33 anni da una delle notti più drammatiche della nostra storia. Accadde tutto circa un’ora prima di Juventus-Liverpool. Il 29 maggio 1985, Bianconeri e Reds erano quasi pronti a scendere in campo per dare vita a un’emozionante Finale di Coppa dei Campioni, ma poco dopo le 19 successe qualcosa cui trovare un senso è difficile, anzi impossibile, anche oggi, a 33 anni di distanza. Successe tutto in pochi, pochissimi minuti: l’assalto di una frangia di esagitati hooligans, la folla che si spostò per cercare riparo ma trovò invece il crollo di parte del Settore Z dello stadio: un settore che, in memoria di quella notte di pazzia, non fu mai più ricostruito. Sono passati 33 anni ma è impossibile, ancora oggi, comprendere quello che successe. Capire come in un battito di ciglia una serata di festa si sia trasformata in una delle più immani tragedie della storia dello sport, come una notte di pallone, palpitazione, sorrisi e lacrime, legate però solo al calcio, si sia potuta trasformare in un lungo e straziante pianto. Lungo come il conteggio delle vittime, 39: i trentanove angeli dell’Heysel che sono sempre con noi.

29 maggio 2018

Fonte: Juventus.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

"Heizeldrama" 33 anni dopo, la cicatrice di Bruxelles

di Geert Foutré

In questo giorno 33 anni fa Bruxelles fu colpita dall’Heizeldrama, la "Strage di Bruxelles", un dramma con 39 morti fra cui 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un nord-irlandese che viveva in Belgio. Un racconto delle persone dimenticate.

Hilde Maes aveva 25 anni ed era incinta di 4 mesi quando suo marito Dirk Daeninckx (27) guidava un pulmino pieno di tifosi di calcio, da Tielt a Bruxelles, per partecipare alla finale della Coppa dei Campioni. Con Dirk che lavorava come tecnico di laboratorio Hilde ogni tanto andava a vedere le partite in casa del K.V. Kortrijk. Liverpool-Juventus a suo marito non interessava, ma una finale della prima Coppa Europea, l’antesignana della Champions League che si svolgeva in Belgio (un posto in piedi costava solo 300 franchi - 7,5 euro) era un affare. In una bella giornata primaverile, il 29 maggio 1985, alle 19 di sera, si scatenò l’inferno sul lato sinistro della tribuna principale. Nei settori X e Y c’erano i tifosi inglesi del Liverpool. Un po’ più avanti c’era il settore Z che era un settore neutrale per i tifosi belgi. L’interesse dei tifosi belgi non era grande, e perciò gli italiani che vivevano in Belgio comprarono tanti biglietti per parenti e conoscenti in Italia, dove la richiesta per i biglietti era più grande rispetto ai 14.000 posti. Il settore Z era pieno di tifosi della Juventus. Questo era un pugno nell’occhio per i tifosi del Liverpool. Dato che la polizia non era presente, gli Inglesi hanno rotto la rete da pollaio mettendo in fuga quelli del settore Z. Alle 19.15 gli Inglesi lanciarono le prime pietre, alle 7.24 l’assalto e il panico, alle 19.27 tutto era finito. Risultato: 38 morti, 455 feriti. Alcuni giorni dopo morì uno dei feriti. Hilde Maes aveva un presentimento vedendo le immagini della partita. Sapeva che Dirk aveva preso un biglietto per il settore Z e non era sorpresa quando di notte, a casa in Ruiselede, veniva svegliata da 2 poliziotti. "Mi ricordo ancora cosa ho detto: "Non mentirmi, so che è morto !". I poliziotti l’hanno sconsigliata fortemente di identificare la salma, compito poi assunto da suo padre e dal suocero. Cinque mesi dopo è nata sua figlia Dymphna. Successivamente Hilde ha iniziato una nuova vita con il suo attuale marito Marc, con il quale ha avuto altri tre figli. L'anno scorso è rimasta scioccata quando il suo sguardo si è fermato su una foto di una vecchia rivista (Sport Voetbalmagazine) con una retrospettiva sul dramma dell'Heysel. La foto mostrava un uomo che piangeva ed era confortato da un amico. A terra giacevano i cadaveri. La somiglianza tra l’uomo piangente e Dirk era sorprendente. In verità, quando ha visto una versione ingrandita della foto, ha capito che la persona non era suo marito. Né lei, né i suoi genitori o suoceri hanno mai visto un referto autoptico. Dymphna, la figlia di Dirk, è diventata mamma qualche mese fa e Hilde nonna.

Rudy Chielens non sospettava niente quando il mercoledì sera 29 maggio vide la finale della Coppa Europa in diretta, che suo fratello di 4 anni più grande (Willy, 41) era tra le vittime. Né lui, né suoi genitori ci pensavano anche perché non erano nemmeno sicuri che Willy fosse allo stadio. "Mi aveva detto: "Se vuoi, piccolo, puoi venire con me a Bruxelles" ma io avevo troppi impegni". Willy che viveva con i genitori a Roeselare lavorava come operaio in una carrozzeria. Nei fine settimana i fratelli seguivano il loro club preferito, il Club Brugge. Willy era presidente del club dei tifosi del Brugge a Roeselare, così ha potuto ottenere i biglietti per quella finale. Durante la notte è arrivata una telefonata da Bruxelles, ma in quel momento non sapevano se Willy fosse ancora vivo. Il giorno dopo, nel pomeriggio, la polizia ha annunciato la morte. "Nostro cugino era militare a Bruxelles, gli abbiamo chiesto d’andare a vedere la salma con un dettaglio sul piede per poter riconoscere Willy. Ha confermato la terribile notizia". Rudy non ha mai più messo piede in uno stadio. Non più al Club, né a livello provinciale, dove ha giocato a calcio nel De Ruiter Roeselare. "Guardo solo la TV. Non abbiamo mai sentito niente da nessuno tranne una corona di lutto dall’allora Ministro della Pubblica Istruzione Daniel Coens. Come se tutti ci avessero dimenticati".

La terza vittima belga, il soldato professionista Alfons Bos (35), aveva chiesto al suo migliore amico Harry Crommen dopo aver vinto i biglietti per la finale dalla radio gratuita per la quale lavorava. "Fons era appassionato di calcio ed eventi", dice Harry, un altro ex-soldato che ora vive in Francia. "Quando era di stanza in Germania, aveva un abbonamento per il Colonia. Fons era ovunque dove accadeva qualcosa. Non poteva stare lontano dalla chitarra e suonava in varie orchestre. Quella finale a Bruxelles: ovviamente lui doveva essere presente. Dovevo partire da Jambes e ci saremmo incontrati a Bruxelles, ma per me era troppo complicato. Non c’erano cellulari o GPS allora. Andò con un amico che conosceva del circolo di pesca locale. Sua moglie Delphine gestiva la club house del club di pescatori". Fons ha lasciato una moglie e due bambini piccoli.

Il quarto cittadino belga era l'allora 32enne Jean-Michel Walla dell'Hainaut, vicino a Bergen. Ha lasciato una moglie e un figlio di due anni. Oggi preferiscono non guardare indietro ai fatti di allora.

29 maggio, 2018

Fonte: Sport/Voetbalmagazine

Si ringrazia vivamente per la cortese traduzione: Marscha Bonnema e Alina Lucchesi

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Il giorno del ricordo

Dall’intitolazione di una piazzetta, alla recita di un poema, passando per la scritta "+39 Rispetto" sulla facciata della Mole: tantissime le manifestazioni in città per celebrare la memoria delle 39 vittime dell’Heysel.

La scritta "+39 Rispetto" proiettata sulla Mole Antonelliana ha concluso la lunga e intensa giornata dedicata al ricordo della tragedia dell’Heysel, avvenuta 33 anni fa, il 29 maggio 1985. Una giornata che si è aperta questa mattina nel quartiere Borgo Dora con l’intitolazione alle Vittime dell’Heysel della piazzetta sita tra Lungo Dora Agrigento e Strada del Fortino, cui ha partecipato, in rappresentanza della Juventus, Gianluca Pessotto. Le commemorazioni sono proseguite in serata nella Sala delle Colonne del Comune di Torino, dove è stato recitato il monologo di Gianluca Favetto, tratto dal libro "Il giorno perduto", per ricordare i trentanove tifosi che persero la vita nello stadio di Bruxelles. Quindi, ecco la scritta "+39 Rispetto", voluta dell'associazione Quelli di... Via Filadelfia, proiettata sulla Mole, monumento simbolo di Torino. Le manifestazioni in ricordo di quella tragica sera erano già iniziate nelle scorse settimane. Il 13 maggio infatti, a Moncalieri, era stato intitolato l’impianto sportivo comunale, oggi denominato "Vignotto", a Domenico Russo, una delle vittime, mentre, il 25 maggio, Gianluca Pessotto aveva partecipato a un'altra cerimonia tenutasi nei giardini del Santuario "Madonna delle Grazie", a Cherasco. Il prossimo momento dedicato alla memoria delle vittime si terrà il 19 giugno a Bruxelles, dove il presidente dello Juventus Museum Paolo Garimberti e Gianluca Pessotto depositeranno un simbolico mazzo di fiori da parte della Juventus di fronte alla lapide che ricorda i caduti dell'Heysel. Tanti momenti per tenere vivo e forte il ricordo di quei 39 tifosi scomparsi tragicamente in quel maledetto 29 maggio di 33 anni fa. 39 angeli che saranno sempre con noi.

29 maggio 2018

Fonte: Juventus.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Liverpool ricorda vittime Heysel: "tragedia mai dimenticata"

di Danilo Loria

Il Liverpool ricorda le 39 vittime dell’Heysel nel giorno del 33° anniversario della tragedia, avvenuta il 29 maggio 1985 nel giorno della finale di coppa dei campioni tra i Reds e la Juventus.

L’amministratore delegato del club inglese, Peter Moore, questa mattina ha posto una corona di fiori ai piedi della targa commemorativa affissa all’esterno dello stadio di Anfield. "Ricorderemo sempre chi ha perso la vita quel giorno all’Heysel, una tragedia che non sarà mai dimenticata. E oggi il Liverpool onora tutti coloro che sono stati colpiti", le parole di Moore. Le bandiere del Liverpool sventoleranno a mezz’asta per tutto il giorno in tutte le sedi del club e l’accesso alla targa commemorativa sarà aperto al pubblico. Il Liverpool pubblica inoltre i nomi di tutte le vittime della tragedia dell’Heysel, accompagnate dalla scritta "Rest in Peace - You’ll Never Walk Alone". (AdnKronos)

29 maggio 2018

Fonte: Calcioweb.eu

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

JUVENTUS LA TRAGEDIA

Heysel, 33 anni dopo: il mondo del calcio ricorda le 39 vittime

La Juventus ripercorre sul suo sito il dramma del 29 maggio 1985 a Bruxelles. Tweet di cordoglio da parte del Torino e del Liverpool. Post di Marchisio e del sindaco Chiara Appendino.

29.05.2018 MILANO - "Accadde tutto circa un'ora prima di Juventus-Liverpool. Il 29 maggio 1985, bianconeri e Reds erano quasi pronti a scendere in campo per dare vita a un'emozionante Finale di Coppa dei Campioni, ma poco dopo le 19 successe qualcosa cui trovare un senso è difficile, anzi impossibile, anche oggi, a 33 anni di distanza". Ed inevitabilmente scorrono le lacrime. La Juventus ha ricordato sul suo sito internet la tragedia in cui persero la vita 39 persone, "i trentanove angeli dell'Heysel che sono sempre con noi". IL RACCONTO "Successe tutto in pochi, pochissimi minuti: - scrive la Juventus - l'assalto di una frangia di esagitati hooligans, la folla che si spostò per cercare riparo ma trovò invece il crollo di parte del Settore Z dello stadio: un settore che, in memoria di quella notte di pazzia, non fu mai più ricostruito (NdR: in realtà fu cambiato il suo nome, ma il muretto crollato fu riassestato). Sono passati 33 anni ma è impossibile, ancora oggi, comprendere quello che successe. Capire come in un battito di ciglia una serata di festa si sia trasformata in una delle più immani tragedie della storia dello sport, come una notte di pallone, palpitazione, sorrisi e lacrime, legate però solo al calcio, si sia potuta trasformare in un lungo e straziante pianto". CORDOGLIO. Su Twitter anche il ricordo di uno degli juventini di lunga data, Claudio Marchisio: "Nessuno potrà mai dimenticare quel giorno maledetto. Una notte, quella del 29 maggio 1985, che ha cambiato per sempre le vite di 39 famiglie, segnate dalla perdita dei loro cari, vittime innocenti di una follia. A loro va il mio pensiero". Il sindaco del capoluogo piemontese Chiara Appendino non dimentica e cinguetta: "La data di una tragedia per il mondo dello sport. Oggi, con il sostegno della Juve e l'associazione Quelli di Via Filadelfia, la Città di Torino imprime questo ricordo sulla Mole e onora la memoria e il rispetto di quel giorno". "Rispetto" twittato anche da parte del Torino e del Liverpool.

29 maggio 2018

Fonte: Gazzetta.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Il Torino ricorda le vittime dell’Heysel: "Respect"

Il messaggio social di solidarietà oltre i colori del club granata, a 33 anni di distanza dalla tragedia.

Ci sono eventi che vanno oltre le rispettive passioni, momenti negativi che devono unire al di là dei colori: è il 29 maggio 2018, sono passati 33 anni dalla tragedia che vide perire 39 tifosi bianconeri allo stadio Heysel, là dove si erano recati per seguire la finale di Champions League 1985 disputata contro il Liverpool. Uno dei drammi sportivi più consistenti degli ultimi decenni. E questa mattina il Torino FC ha voluto ricordare le vittime di quella sera, senza dilungarsi in particolari argomentazioni ma con un gesto che vale più di molte parole: "Respect" il messaggio apparso sul profilo social ufficiale del club granata. Un tweet di solidarietà verso i nemici di sempre, ma in occasioni come questa i colori devono - giustamente - essere accantonati.

29 maggio 2018

Fonte: Toronews.net

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Da oggi Torino avrà "Piazza Vittime dello stadio Heysel"

Alle 11 di oggi, martedì 29 maggio, la piazzetta compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino verrà dedicata alle Vittime dello stadio Heysel. Trascorsi 33 anni da quella sera del 29 maggio 1985, quando a Bruxelles si "giocava" la finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool in un raccapricciante e stridente mix di morte e "trionfo" sportivo (che di sportivo quella sera ben poco aveva), ricorderà ufficialmente di qui a qualche ora le 39 persone (32 delle quali italiane) che persero la vita schiacciati dalla disorganizzazione prim’ancora che dalla calca umana. La cerimonia avrà luogo presso la biblioteca civica "Italo Calvino". Nella stessa biblioteca, dal 29 maggio al 30 giugno, verrà allestita la mostra "Per non dimenticare Heysel", di Massimo Tadolini. Alla cerimonia interverranno il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, il presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri, il dirigente della Juventus Gianluca Pessotto, il presidente dell’Associazione dei famigliari vittime dell’Heysel Andrea Lorentini e la presidente del Comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel" Iuliana Bodnari.

29 maggio 2018

Fonte: Torinosportiva.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Torino ricorda le vittime dell’Heysel con una piazza

di Paolo Morelli

Intitolato uno spazio di fronte alla Biblioteca "Calvino" a 33 anni dalla tragedia. Appendino: "La memoria va mantenuta".

Ci sono voluti 9 anni, da quando la proposta entrò per la prima volta nel consiglio della Circoscrizione 7, ma da oggi le vittime dello stadio Heysel di Bruxelles saranno ricordate con una piazza. Si tratta dello spazio tra la Biblioteca "Calvino" e strada del Fortino, intitolato alle 39 persone che hanno perso la vita durante la finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985, che sancì la vittoria della Juventus sul Liverpool, macchiata però dalla tragedia. I responsabili furono gli hooligans della squadra inglese, che attaccarono il settore juventino costringendo alla fuga diverse centinaia di persone, fino al crollo di una parte della tribuna. Ci furono 39 morti, di cui 32 italiani, e circa 600 feriti. "Questa è una strage rimossa - ha commentato Fabio Versaci, presidente del Consiglio comunale di Torino - un ricordo che infastidisce, come se le vittime appartenessero solo a una tifoseria. Sentire ancora oggi negli stadi cori contro questa tragedia lascia l’amaro in bocca". Un sentimento condiviso anche dalle altre persone presenti, che hanno riempito la sala conferenze della "Calvino". La biblioteca ospita anche una mostra, curata da Massimo Tadolini, con foto e ritagli di giornale per raccontare quella che è considerata una vera e propria strage. Sono presenti anche dei disegni realizzati da alcuni bambini. L’esposizione sarà visitabile fino al 30 giugno. L’evento ha cambiato anche la concezione della sicurezza all’interno degli impianti sportivi. "C’è ancora molto da fare in questo senso - ha aggiunto Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juventus e ora dirigente sportivo - ma fa piacere vedere che oggi ci sia tanta gente qui. Bisogna piangere per una sconfitta, non per i morti". La questione riguarda soprattutto la memoria, aspetto sottolineato da Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione familiari delle vittime dell’Heysel, e da Iuliana Bodnari, presidente del Comitato Reggio Emilia per la memoria dell’Heysel. "Ricordiamo molto bene quanto accaduto - ha concluso Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7 - per quella che si trasformò nella più triste delle tragedie. Gli stadi devono essere luoghi sicuri per le famiglie, lo sport deve esaltare i valori positivi nel rispetto dell’avversario. Gli insulti alle tragedie, tutte, dovrebbero essere perseguiti dalle società". Deri ha poi riservato un ricordo a Erika Pioletti, che ha perso la vita durante i fatti di Piazza San Carlo del 3 giugno 2017. "Spero - ha spiegato - che una volta chiarite tutte le questioni giudiziarie si possa posare una targa in sua memoria". "La tragedia - ha poi commentato, dopo la cerimonia con il Gonfalone del Comune, la sindaca Chiara Appendino - riguarda tutta la comunità, non solo torinese. La memoria va mantenuta. Speriamo, come sottolineato anche dalle altre persone intervenute, che famiglie e bambini vedano questa piazza e chiedano che cosa è accaduto in passato". In occasione del 33° anniversario della tragedia dell’Heysel, il 19 giugno anche il Parlamento europeo ricorderà le 39 vite spezzate il 29 maggio del 1985, a Bruxelles, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. L’iniziativa è promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio. Saranno presenti Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell’Associazione Quelli di Via Filadelfia. Accanto a loro anche il gonfalone della Juventus, con Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus. "Da anni, ormai, il nostro impegno è rivolto alla difesa della memoria - sottolinea l’eurodeputato Alberto Cirio - perché non possiamo accettare che si dimentichi ciò che è avvenuto qui a Bruxelles. Allo stesso tempo dobbiamo educare e sensibilizzare, perché la cronaca ci ricorda costantemente quanto la sicurezza negli eventi sportivi rimanga una priorità". Dopo un incontro al Parlamento Ue, verrà deposta una corona di fiori sotto la lapide che, davanti allo stadio di Bruxelles, ricorda i nomi di tutte le vittime.

29 maggio 2018

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Una piazza per ricordare le vittime dell'Heysel

Inaugurata a Torino. Questa sera la Mole verrà illuminata con "+39 rispetto".

Trentatré anni dopo, Torino dedica una piazza alle vittime dello stadio Heysel.  Questa mattina, martedì 29 maggio, anniversario della tragedia che costò la vita a 39 tifosi della Juventus, è stata intitolata una piazzetta compresa fra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino. Come riporta La Repubblica, in serata sulla facciata della Mole Antonelliana sarà proiettata la scritta "+39 rispetto", il logo nato dall’idea dell’Associazione Quelli di… Via Filadelfia. Alle 21, invece, nella sala delle Colonne di Palazzo di Città, le vittime dell’Heysel saranno ricordate con il monologo "Un giorno perduto" di Gianluca Favetto e le musiche di Fabio Barovero. Il 29 maggio del 1985, durante la finale di Coppa dei Campioni fra la Juventus di Platini e il Liverpool, persero la vita 39 tifosi bianconeri. La Juventus ricorda così, sul suo sito internet, la tragedia: "I 39 angeli dell'Heysel sono sempre con noi. Sono passati 33 anni ma è impossibile, ancora oggi, comprendere quello che successe. Capire come in un battito di ciglia una serata di festa si sia trasformata in una delle più immani tragedie della storia dello sport, come una notte di pallone, palpitazione, sorrisi e lacrime, legate però solo al calcio, si sia potuta trasformare in un lungo e straziante pianto".

29 maggio 2018

Fonte: Lasesia.vercelli.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Torino, ecco la piazza dedicata alle vittime dell'Heysel

Torino ricorda la tragedia dell'Heysel dedicando una piazza alle 39 vittime. L'intitolazione nel 33esimo anniversario, questa mattina, a pochi passi dalla Dora. Un momento importante, dice la sindaca Chiara Appendino, "per diffondere la memoria, che è futuro, per tutta la comunità, non solo torinese". "Con questa piazza Torino vuole aiutare la memoria e il rispetto", sottolinea il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, secondo cui lascia l'amaro in bocca sentire e vedere ancora oggi negli stadi inneggiare a quella tragedia". Di "poco rispetto per queste vittime" e della "necessità di educare tutti quelli che amano questo sport bellissimo" parla Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juve e ora dirigente, per il quale "far conoscere questa tragedia, anche grazie a questa piazza, aiuterà a migliorare il calcio". "Finora si è fatto ancora troppo poco - conclude Andrea Lorentini, presidente dell'associazione famigliari delle vittime - questa piazza è un gesto concreto che fissa la memoria".

29 maggio 2018

Fonte: Tuttosport.com - Ilmessaggero.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Heysel, Torino dedica una piazza alle 39 vittime

Torino ricorda la tragedia dell'Heysel dedicando una piazza alle 39 vittime degli scontri tra tifosi avvenuti nella finale di Coppa dei Campioni di calcio del 29 maggio 1985. L'intitolazione nel 33esimo anniversario, questa mattina, a pochi passi dalla Dora. Un momento importante, dice la sindaca Chiara Appendino, "per diffondere la memoria, che è futuro, per tutta la comunità, non solo torinese". "Con questa piazza Torino vuole aiutare la memoria e il rispetto", sottolinea il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, secondo cui lascia l'amaro in bocca sentire e vedere ancora oggi negli stadi inneggiare a quella tragedia". Di "poco rispetto per queste vittime" e della "necessità di educare tutti quelli che amano questo sport bellissimo" parla invece Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juve e ora dirigente, per il quale "far conoscere questa tragedia, anche grazie a questa piazza, aiuterà a migliorare il calcio". "Finora si è fatto ancora troppo poco - conclude Andrea Lorentini, presidente dell'associazione famigliari delle vittime - Questa piazza è un gesto concreto che fissa la memoria".

29 maggio 2018

Fonte: Ilmessaggero.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Oggi l'inaugurazione in lungo Dora Agrigento

Heysel, una piazza 33 anni dopo la strage

di Andrea Parodi

La storia Questa mattina alle 11 una cerimonia alla Biblioteca Civica Italo Calvino ricorderà le 39 vittime dello stadio Heysel, luogo della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool nel 1985. Esattamente 33 anni dopo la tragedia il Comune di Torino intitolerà alla loro memoria una piazzetta tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino. Alla cerimonia "interverranno la sindaca Chiara Appendino, il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, il dirigente della Juve, Gianluca Pessotto, il presidente dell'Associazione dei famigliari vittime dell’Heysel, Andrea Lorentini e la presidente del Comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel". La vittima torinese Sulle rive della Dora aleggerà soprattutto la memoria di Giovacchino Landini, l'unico torinese tra le vittime di quella folle notte. Il 29 maggio 1985 Giovacchino non aveva ancora compiuto 50 anni. Era arrivato a Torino negli anni '60 da Capannori, provincia di Lucca, e nel quartiere Lingotto aveva aperto una trattoria toscana molto apprezzata. È il nipote Fabrizio a raccontare la sua storia e stamattina rappresenterà la famiglia accompagnando Andrea Lorentini, il presidente dell'"Associazione tra i Familiari delle Vittime dell'Heysel", anche lui un orfano di quella serata. La moglie di Landini è scomparsa da qualche anno. I figli Andrea e Monica da tempo si sono trasferiti in Liguria. "La morte di mio zio è stata uno choc, che ho vissuto in diretta - racconta Fabrizio - perché nel cuore della notte di quel 29 maggio si presentarono due giornalisti per intervistare mia zia, mia vicina di casa. Fui richiamato dalle urla: in famiglia l'abbiamo scoperto così. Mio zio non era un violento e mai potevamo pensare che si trovasse in quel settore". Così come per Landini nessuna delle vittime dell'Heysel era un ultras ma semplici tifosi scelti dal destino per l'appuntamento più tragico. Il sopravvissuto La tragedia dell’Heysel venne raccontata per la prima volta da un torinese. Anche lui, Nereo Ferlat, si trovò schiacciato nella bolgia. "L’ultima curva" è il titolo del suo libro, un instant book ripubblicato tre anni fa per il trentennale. "Mi trovai completamente schiacciato, invocai Padre Pio e subito dopo fui spinto verso l'alto, uscendo dall'inferno come un tappo di champagne. Un miracolato ? Forse sì. Quella notte vidi immagini che non dimenticherò mai". Messo in salvo sul campo da gioco Ferlat puntò sulla tribuna stampa per raggiungere un altro torinese. Carlo Nesti seguiva la diretta per Radio Rai come seconda voce di Enrico Ameri. "Dopo l'Heysel, per me, è cambiato il rapporto con il calcio. Quel giorno era come fosse due secoli fa come lentezza della circolazione delle notizie - racconta Nesti. Non c'erano internet e cellulari. Giungevano notizie terribili difficili da annunciare e dagli spalti arrivavano i tifosi sopravvissuti perché non vi erano altri mezzi per avvisare i familiari". Lo stadio a Moncalieri Sul cemento sgretolato dell’Heysel cadde anche Domenico Russo, un siciliano di 25 anni che viveva a Moncalieri con la moglie, incinta al quinto mese. Suo figlio ora ha 33 anni e venti giorni fa ha inaugurato il campo sportivo che la sua città ha intitolato alla memoria del padre. "La memoria è importante" - ripete Fabrizio Landini. "Oggi ci sono giovani tifosi juventini che non conoscono quella strage, non sanno cosa è successo, il perché. È essenziale tenerla viva per sperare in un futuro migliore".

29 maggio 2018

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

(ANSA) - TORINO, 29 MAG - Torino ricorda la tragedia dell’Heysel dedicando una piazza ai 39 morti. L’intitolazione nel 33° anniversario, questa mattina, a pochi passi dalla Dora. Un momento importante, dice la sindaca Chiara Appendino, "per diffondere la memoria, che è futuro, per tutta la comunità, non solo torinese". "Con questa piazza Torino vuole aiutare la memoria e il rispetto", sottolinea il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, secondo cui lascia l’amaro in bocca sentire e vedere ancora oggi negli stadi inneggiare a quella tragedia". Di "poco rispetto per queste vittime" e della "necessità di educare tutti quelli che amano questo sport bellissimo" parla Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juve e ora dirigente, per il quale "far conoscere questa tragedia, anche grazie a questa piazza, aiuterà a migliorare il calcio". "Finora si è fatto ancora troppo poco - conclude Andrea Lorentini, presidente dell’associazione famigliari delle vittime - questa piazza è un gesto concreto che fissa la memoria".

29 maggio 2018

Fonte: Ansa.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Vittime dello stadio Heysel: il potere della memoria

di Federico Dagostino

Si è tenuta questa mattina la cerimonia di intitolazione della "Piazzetta Vittime dello stadio Heysel", tra Lungo Dora Agrigento e Strada del Fortino. Ricorre infatti oggi il 33° anniversario della tragedia avvenuta il 25 maggio 1985, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, giocata allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, tra cui 36 uomini, due donne e un bambino di 11 anni e rimasero ferite più di 400 persone di ogni nazionalità, di cui 257 in modo grave. I fatti di quella tragica e indimenticabile sera hanno inizio alle 19.08, quando gli hooligans del Liverpool assaltano il tristemente famoso settore Z dello stadio Heysel, settore che doveva essere dedicato agli spettatori belgi ma i cui biglietti erano stati rivenduti a tifosi di varie nazionalità, soprattutto italiani. È alle 19.15 che si consuma il tragico epilogo, il momento in cui il muro che delimita il settore Z crolla sotto il peso della folla in panico che tenta di fuggire dalla carica dei tifosi inglesi, tra i quali erano presenti 4000-5000 tifosi senza biglietto. Inadeguati infatti i controlli all’ingresso dello stadio e inadeguate le misure di sicurezza: dei 1300 gendarmi dichiarati nel piano di sicurezza, soltanto 400 erano effettivamente presenti all’Heysel al momento degli scontri. La partita si inizia a giocare alle 21.35, dietro insistenza delle autorità belghe per motivi di ordine pubblico, e viene vinta dalla Juventus per 1 a 0. Ma non è questo ciò che viene ricordato di quella serata tragica, una serata durante la quale lo sport è passato in secondo piano. Durante la cerimonia di intitolazione, è il presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci il primo a invitare a non dimenticare, sottolineando l’importanza del ricordo e delle immagini di quella sera, utili come testimonianza "della partita della morte", di "una partita di calcio che diventa teatro di morte". Sono il ricordo e la memoria i temi trainanti della cerimonia, un ricordo che viene troppo spesso infangato da cori e striscioni negli stadi. Gianluca Pessotto, dirigente sportivo della Juventus, rimarca il poco rispetto che c’è ancora in Italia nei confronti di questa tragedia, una tragedia di tutti, che non appartiene a nessuna tifoseria, una tragedia italiana ed europea, troppo spesso messa da parte e dimenticata. "Per non dimenticare Heysel" è anche il titolo della mostra grafica di Massimo Tadolini, intervenuto oggi, realizzata nel 2015 in onore del 30° anniversario della tragedia e riproposta, fino al 30 giugno, alla Biblioteca Civica Italo Calvino, proprio davanti alla Piazzetta Vittime dello stadio Heysel. All’intitolazione era presente anche la sindaca Chiara Appendino che ha ribadito l’importanza del ricordo e ha espresso la sua vicinanza e quella della Città ai familiari delle vittime. Sono intervenuti, durante la cerimonia, anche il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, il presidente del comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel", Iuliana Bodnari e il presidente dell’Associazione Familiari vittime dell’Heysel, Andrea Lorentini.

Alice Amari - Università di Torino

29 maggio 2018

Fonte: Comune.torino.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Torino ricorda le vittime dell'Heysel: inaugurata una piazza in centro

In occasione del 33° anniversario della tragedia dell'Heysel, la città di Torino ha intitolato una piazza alle 39 vittime della follia hooligan.

Conservare la memoria, attraverso gesti simbolici ma tangibili. È quello che è successo a Torino, in occasione del 33° anniversario della tragedia dell'Heysel, nella quale morirono 39 tifosi (32 dei quali italiani) schiacciati dalla ressa creata nel settore Z dello stadio di Bruxelles, pochi minuti prima dell'inizio della Finale di Coppa dei Campioni 1985 tra Juventus e Liverpool. La città di Torino ha deciso di onorare le vittime di quella tragedia immane, che cambiò per sempre la storia del calcio, con l'intitolazione di una strada nel centro della città: per la precisione, uno slargo ubicato tra LungoDora Agrigento e strada del Fortino: uno spazio che da oggi si chiama "Piazzetta Vittime dell'Heysel". Alla cerimonia hanno partecipato, oltre al sindaco di Torino Chiara Appendino, il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, il presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri, il dirigente della Juventus Gianluca Pessotto, il presidente dell’Associazione dei famigliari vittime dell’Heysel Andrea Lorentini e la presidente del Comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel" Iuliana Bodnari.

29 maggio 2018

Fonte: Goal.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Da oggi Torino avrà "Piazza Vittime dello stadio Heysel"

Alle 11 di oggi, martedì 29 maggio, la piazzetta compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino verrà dedicata alle Vittime dello stadio Heysel. Trascorsi 33 anni da quella sera del 29 maggio 1985, quando a Bruxelles si "giocava" la finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool in un raccapricciante e stridente mix di morte e "trionfo" sportivo (che di sportivo quella sera ben poco aveva), ricorderà ufficialmente di qui a qualche ora le 39 persone (32 delle quali italiane) che persero la vita schiacciati dalla disorganizzazione prim’ancora che dalla calca umana. La cerimonia avrà luogo presso la biblioteca civica "Italo Calvino". Nella stessa biblioteca, dal 29 maggio al 30 giugno, verrà allestita la mostra "Per non dimenticare Heysel", di Massimo Tadolini. Alla cerimonia interverranno il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci, il presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri, il dirigente della Juventus Gianluca Pessotto, il presidente dell’Associazione dei famigliari vittime dell’Heysel Andrea Lorentini e la presidente del Comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel" Iuliana Bodnari.

29 maggio 2018

Fonte: Torinosportiva.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

TORINO OGGI

Torino ricorda le vittime dell’Heysel con una piazza

di Paolo Morelli

Intitolato uno spazio di fronte alla Biblioteca "Calvino" a 33 anni dalla tragedia. Appendino: "La memoria va mantenuta".

Ci sono voluti 9 anni, da quando la proposta entrò per la prima volta nel consiglio della Circoscrizione 7, ma da oggi le vittime dello stadio Heysel di Bruxelles saranno ricordate con una piazza. Si tratta dello spazio tra la Biblioteca "Calvino" e strada del Fortino, intitolato alle 39 persone che hanno perso la vita durante la finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985, che sancì la vittoria della Juventus sul Liverpool, macchiata però dalla tragedia. I responsabili furono gli hooligans della squadra inglese, che attaccarono il settore juventino costringendo alla fuga diverse centinaia di persone, fino al crollo di una parte della tribuna. Ci furono 39 morti, di cui 32 italiani, e circa 600 feriti. "Questa è una strage rimossa - ha commentato Fabio Versaci, presidente del Consiglio comunale di Torino - un ricordo che infastidisce, come se le vittime appartenessero solo a una tifoseria. Sentire ancora oggi negli stadi cori contro questa tragedia lascia l’amaro in bocca". Un sentimento condiviso anche dalle altre persone presenti, che hanno riempito la sala conferenze della "Calvino". La biblioteca ospita anche una mostra, curata da Massimo Tadolini, con  e ritagli di giornale per raccontare quella che è considerata una vera e propria strage. Sono presenti anche dei disegni realizzati da alcuni bambini. L’esposizione sarà visitabile fino al 30 giugno. L’evento ha cambiato anche la concezione della sicurezza all’interno degli impianti sportivi. "C’è ancora molto da fare in questo senso - ha aggiunto Gianluca Pessotto, ex calciatore della Juventus e ora dirigente sportivo - ma fa piacere vedere che oggi ci sia tanta gente qui. Bisogna piangere per una sconfitta, non per i morti". La questione riguarda soprattutto la memoria, aspetto sottolineato da Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione familiari delle vittime dell’Heysel, e da Iuliana Bodnari, presidente del Comitato Reggio Emilia per la memoria dell’Heysel. "Ricordiamo molto bene quanto accaduto - ha concluso Luca Deri, presidente della Circoscrizione 7 - per quella che si trasformò nella più triste delle tragedie. Gli stadi devono essere luoghi sicuri per le famiglie, lo sport deve esaltare i valori positivi nel rispetto dell’avversario. Gli insulti alle tragedie, tutte, dovrebbero essere perseguiti dalle società". Deri ha poi riservato un ricordo a Erika Pioletti, che ha perso la vita durante i fatti di Piazza San Carlo del 3 giugno 2017. "Spero - ha spiegato - che una volta chiarite tutte le questioni giudiziarie si possa posare una targa in sua memoria". "La tragedia - ha poi commentato, dopo la cerimonia con il Gonfalone del Comune, la sindaca Chiara Appendino - riguarda tutta la comunità, non solo torinese. La memoria va mantenuta. Speriamo, come sottolineato anche dalle altre persone intervenute, che famiglie e bambini vedano questa piazza e chiedano che cosa è accaduto in passato". In occasione del 33° anniversario della tragedia dell’Heysel, il 19 giugno anche il Parlamento europeo ricorderà le 39 vite spezzate il 29 maggio del 1985, a Bruxelles, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. L’iniziativa è promossa dall’eurodeputato Alberto Cirio. Saranno presenti Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, e Beppe Franzo, presidente dell’Associazione Quelli di Via Filadelfia. Accanto a loro anche il gonfalone della Juventus, con Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Gianluca Pessotto, team manager della Primavera Juventus. "Da anni, ormai, il nostro impegno è rivolto alla difesa della memoria - sottolinea l’eurodeputato Alberto Cirio - perché non possiamo accettare che si dimentichi ciò che è avvenuto qui a Bruxelles. Allo stesso tempo dobbiamo educare e sensibilizzare, perché la cronaca ci ricorda costantemente quanto la sicurezza negli eventi sportivi rimanga una priorità". Dopo un incontro al Parlamento Ue, verrà deposta una corona di fiori sotto la lapide che, davanti allo stadio di Bruxelles, ricorda i nomi di tutte le vittime.

29 maggio 2018

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

A Torino inaugurata Piazzetta Vittime dello Stadio Heysel

La piazzetta compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino, nei pressi della biblioteca civica "Italo Calvino" (Circoscrizione 7), da questa mattina è intitolata alle Vittime dello stadio Heysel. Durante la cerimonia, nella quale sono intervenuti il presidente del Consiglio Comunale, Fabio Versaci, il presidente della Circoscrizione, Luca Deri, il dirigente della Juventus, Gianluca Pessotto, il presidente dell’Associazione dei famigliari vittime dell’Heysel, Andrea Lorentini e la presidente del Comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel", è stata ricordata la tragedia avvenuta 33 anni fa, durante la quale morirono 39 persone, prima della finale di Coppa dei Campioni, Juventus Liverpool. Versaci ha sottolineato l’importanza del ricordo e delle immagini di quella sera come testimonianza "della partita della morte", di "una partita di calcio che diventa teatro di morte". Sono il ricordo, ha evidenziato, che viene troppo spesso infangato da cori e striscioni negli stadi. Pessotto ha rimarcato come ci sia ancora poco rispetto per questa tragedia "che non appartiene a nessuna tifoseria, una tragedia italiana ed europea, troppo spesso messa da parte e dimenticata". Dopo lo scoprimento della targa, alla quale ha preso parte anche la sindaca Chiara Appendino, è stata inaugurata la mostra "Per non dimenticare Heysel", di Massimo Tadolini che sarà visitabile nei seguenti giorni e orari: lunedì 15.00/19.45 - martedì e mercoledì h. 14.00/19,45 - da giovedì a sabato dalle 8.15/14.00.

29 maggio 2018

Fonte: Quotidianopiemontese.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Ferlat sopravvissuto a Bruxelles: "dopo 33 anni quella lezione deve insegnarci a rifiutare l'odio"

"Studiate l’Heysel"

di Guido Vaciago

"Il 29 maggio 1985 morirono anche tre interisti. Assurdo che il tifo sia sempre più spesso contro e non a favore".

Le urla gli resteranno per sempre nella testa. "Non si cancellano. Così come le immagini di quei secondi che mi capitano di rivedere come in moviola, rivivendo ogni volta la stessa angoscia". Trentatré anni fa, il 29 maggio del 1985, Nereo Ferlat era a Bruxelles, con un biglietto della Curva Z dello stadio Heysel da una parte e un destino benigno dall’altra. Dell’immane tragedia di quella notte Ferlat è un sopravvissuto. E non sa bene neppure lui come. Ha il ricordo della folla che lo solleva per aria "come un tappo di champagne" e la visione della rete di recinzione del campo che finalmente cede e permette a molti di trovare la salvezza, "purtroppo anche calpestando corpi di coloro che non ce l’avevano fatta". La tragica crudezza della notte dell’Heysel va rivissuta ogni anno, perché il tempo non la trasformi in un’icona asettica o in un santino, da celebrare o peggio ancora da insultare. L’Heysel è paura, sangue e morte, tutte tremendamente vere. Lo deve aver presente chi ricorda e lo deve sapere chi infama. Perché l’Heysel è una lezione da studiare anche a 33 anni di distanza, anzi forse soprattutto a 33 anni di distanza. "Siamo ancora qui a odiare. Significa che il senso di quella notte non l’abbiamo capito ancora molto bene. Negli stadi e sui social ci sono ancora troppa rivalità e astio. Il tifo è quasi tutto contro e sempre meno a favore della propria squadra. Sono logiche perverse e malate. Bisogna ripassare la lezione dell’Heysel. Sono felice che si ricordino le vittime di Bruxelles ad ogni partita della Juventus, meno entusiasta dell’idea che lo si faccia gridando "odio Liverpool". Perché l’odio è proprio quello che dobbiamo sconfiggere per evitare altri Heysel", spiega Ferlat. Naturalmente ancora più atroce è chi insulta la memoria di quei morti. "I tifosi avversari non capiscono, anche loro probabilmente non sanno di quello che parlano o cantano". Perché quella notte non sono morti 39 juventini, ma 39 appassionati di calcio, 39 persone che potevano amare qualsiasi squadra e la cui vita è stata spezzata in uno stadio dal destino e dalla colpevole incompetenza delle autorità belga. "Ci sono anche tre interisti fra le 39 vittime. Persone che avevano accompagnato amici juventini", spiega Ferlat, rendendo ancora più assurdo il gesto di chi insulta pensando di insultare la Juventus in senso lato. "Bisogna educare. Sì, l’unica via d’uscita è l’educazione. Spesso vado nelle scuole a raccontare ai ragazzi l’esperienza dell’Heysel, un fatto accaduto molti anni prima della loro nascita, ma che può insegnare loro qualcosa. È incoraggiante la loro reazione, mi fanno domande e sono sempre molto interessati. Io cerco di spiegare loro quanto la passione per il calcio sia una cosa positiva, ma vada vissuta in un modo consapevole e civile. Sono ottimista, quei semi gettati un giorno germoglieranno. Certo, poi se vado a vedere una partita di calcio giovanile, il comportamento dei genitori mi imbarazza". Dalla cultura dell’insulto, infatti, nasce la violenza verbale che può facilmente trasformarsi in violenza autentica. Ripetere un Heysel, oggi, è più difficile perché "passi in avanti per quanto piccoli ne sono stati fatti", concorda Ferlat, ma - attenzione! –  non è impossibile rivivere una notte così nera se non si inverte una preoccupante tendenza che, anche attraverso i social, trasmette e propaga l’odio. "Domenica ero a Reggio Emilia per la commemorazione davanti al monumento che ricorda le vittime. C’era tanta gente, molte bandiere e vessilli mandate dai club, anche una del Liverpool. Oggi verrà inaugurata una piazza a Torino e nel museo della Juventus c’è una stele davanti alla quale ci si può raccogliere in preghiera. È importante ricordare, ma lo è ancora di più imparare da questi ricordi". Altrimenti c’è il rischio che quei 39 amici muoiano un’altra volta.

29 maggio 2018

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Sarto e l'Heysel dimenticati a Porto Viro

di Emiliano Milani

Solo nel 2017 con Giacon Sindaco il Comune ha ricordato la vittima e lanciato la proposta di intitolare il nuovo stadio.

CALCIO - Giusto un anno fa, l'allora primo cittadino di Porto Viro Thomas Giacon, a cornice della proiezione del docufilm, curato dai supporters Juve 1897, intitolato "Per non dimenticare Heysel" presentò alla cittadinanza il progetto in essere del nuovo stadio comunale. L'impianto sportivo, una volta ultimato, avrebbe dovuto essere intitolato al concittadino Gianfranco Sarto, una delle vittime dell'Heysel. Lo stadio di Bruxelles, in Belgio, dove nel 1985 morirono 39 tifosi che erano andati ad assistere alla finale di Coppa campioni fra Juventus e Liverpool.

La serata dell’anno scorso. "Una decisione per far comprendere ai giovani che lo sport deve essere occasione di gioia e di competizione, ma non di violenza e di morte - spiegò allora Giacon - un modo di ricordare che la memoria di chi non è tornato da quella finale di coppa dei campioni di calcio non è certo morta sui gradini di quello stadio". È passato un anno, l’amministrazione comunale è cambiata e l’impianto non è stato ultimato, portando con sé anche l’incompiutezza dell’intitolazione. Ma al di là di questo, che non vuole essere assolutamente un atto di accusa a chi si è da poco insediato alla guida della città, da quel maledetto 29 maggio del 1985 di Bruxelles e di quella finale di coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool che costò la vita a 39 persone, tra cui il portovirese Sarto, di anni ne sono passati 33 e Porto Viro (prima diviso in Contarina e Donada) e tutte le sue amministrazioni, eccetto la parentesi Giacon, sembra essersene sempre dimenticata.

I familiari a Reggio. Oggi ricorre l’anniversario e per i famigliari ad ogni 29 maggio si riapre una ferita che il tempo non potrà mai rimarginare. La cura migliore ? Il ricordo e l’affetto. Domenica il figlio di Sarto, Roberto, insieme alla famiglia si è recato per il quarto anno a Reggio Emilia, città colpita dalla morte di Claudio Zavaroni, dove, insieme a tantissime altre persone ha partecipato alla commemorazione delle vittime davanti ad un bel monumento dedicato alla tragedia, posizionato di fronte allo stadio Mirabello. L’augurio è che ciò si possa realizzare quanto prima anche a Porto Viro e la memoria di Gianfranco e di chi come lui non è tornato da quella finale rimanga viva, perché, al di là di ogni colore e bandiera, nessuna persona è morta finché è nei cuori di chi resta.

29 maggio 2018

Fonte: Ilgazzettino.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

IL CASO

Heysel, la vedova Salvi: "Dopo 33 anni aspetto ancora il vero risarcimento"

Lo racconta Marie Andries, la vedova del bresciano Tarcisio Salvi, una delle 39 vittime dell’Heysel durante finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 1985.

"A distanza di 33 anni ancora attendo un risarcimento vero per la morte di mio marito". Lo racconta Marie Andries, la vedova del bresciano Tarcisio Salvi, una delle 39 vittime dell'Heysel durante finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985. "Avevamo una pizzeria e quattro figli quando mio marito è morto. Mi sono pagata il viaggio in Belgio, il trasporto della salma, ho pagato sette milioni ad un'associazione per le pratiche legale e poi ho dovuto vendere il locale per andare avanti", racconta la donna, oggi 83 anni. "L'immagine di mio marito schiacciato tra la folla è stata mostrata in tv e sui giornali. Da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre. Ora rischio lo sfratto perché non ho più nulla. I miei figli non sono mai stati aiutati, hanno ricevuto due milioni di lire a testa. Una miseria quando invece dal Belgio erano stati promessi un milione e 300mila franchi mai arrivati. Ho ancora tutti i documenti. Della strage dell'Heysel - racconta - si sono lavati le mani tutti. Autorità e mondo dello sport".

29 maggio 2018

Fonte: Brescia.corriere.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Heysel, 33 anni fa la tragedia

La protesta di una vedova: "Aspetto ancora il risarcimento, rischio lo sfratto"

29 maggio 2018 - Cade oggi l’anniversario numero 33 della tragedia dell’Heysel: il 29 maggio 1985 39 tifosi (32 gli italiani) morirono nel settore Z dello stadio di Bruxelles, schiacciati contro le balaustre o precipitati dalle gradinate, poco prima che iniziasse la finale di Coppa Campioni fra Juventus e Liverpool, poi vinta dai bianconeri grazie al rigore di Platini al 58′. Negli anni diverse le iniziative per ricordare le vittime, tra cui la targa a Torino posta nel 2005, ricordata oggi tramite Twitter dalla società granata (NdR: Bruxelles). Purtroppo, l’anno scorso, anche l’oltraggio della spazzatura su uno dei ricordi nella capitale belga. Quella coppa inseguita da 30 anni dalla Juventus arrivò nel contesto di quella tragedia. E ci fu anche spazio per le polemiche, perché quella coppa fu festeggiata. In un’intervista alla RAI di qualche anno fa Marco Tardelli ha dichiarato: "Era impossibile rifiutarsi di giocare, ma non dovevamo andare a festeggiare, l’abbiamo fatto e sinceramente chiedo scusa". Per motivi di ordine pubblico, ritenendo che fermare la partita avrebbe ingigantito il caos (e dunque peggiorato un bilancio già tragico) la decisione della UEFA fu che si continuasse. LA VEDOVA CHIEDE IL RISARCIMENTO. C’è poi anche il risvolto della vita dei familiari che a volte è cambiata radicalmente anche dal punto di vista economico. In particolare, alza oggi la voce Marie Andries, oggi 83enne, vedova del bresciano Tarcisio Salvi, una delle vittime. Queste le sue dichiarazioni, riportate da ANSA: "A distanza di 33 anni ancora attendo un risarcimento vero per la morte di mio marito. Avevamo una pizzeria e 4 figli quando mio marito è morto. Mi sono pagata il viaggio in Belgio, il trasporto della salma, ho pagato sette milioni a un’associazione per le pratiche legali e poi ho dovuto vendere il locale per andare avanti. L’immagine di mio marito schiacciato tra la folla è stata mostrata in tv e sui giornali. Da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre. Ora rischio lo sfratto perché non ho più nulla. I miei figli non sono mai stati aiutati, hanno ricevuto 2 milioni di lire a testa. Una miseria quando invece dal Belgio erano stati promessi un milione e 300mila franchi mai arrivati. Della strage dell’Heysel si sono lavati le mani tutti. Autorità e mondo dello sport".

29 maggio 2018

Fonte: Todaysport.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

29th May 2018

LFC marks 33rd anniversary of Heysel Stadium disaster

Liverpool FC today remembers the 39 football fans who lost their lives at Heysel Stadium in Belgium on this day 33 years ago.

The disaster occurred before the European Cup final between Liverpool and Juventus on May 29, 1985, when events in Block Z of the stadium tragically led to the deaths of 39 people - mostly Juventus supporters - and left hundreds more injured. As a mark of respect to those who died, a floral tribute was placed beside the Heysel memorial plaque on the Kenny Dalglish Stand at Anfield this morning by the club’s chief executive, Peter Moore. "We will always remember those who lost their lives on this day at Heysel and use this moment to pay our respects," said Moore. "Heysel is a tragedy that will never be forgotten, and today Liverpool Football Club honours all of those impacted". Flags across all the club’s sites are being flown at half-mast throughout the day and access to the Heysel memorial plaque has been made available to the public via the Anfield Road entrance to the Kenny Dalglish Stand.

In Memoria e Amicizia, in Memory and Friendship. Rocco Acerra - Bruno Balli - Alfons Bos - Giancarlo Bruschera - Andrea Casula - Giovanni Casula - Nino Cerullo - Willy Chielens - Giuseppina Conti - Dirk Daenecky - Dionisio Fabbro - Jacques François - Eugenio Gagliano - Francesco Galli - Giancarlo Gonnelli - Alberto Guarini - Giovacchino Landini - Roberto Lorentini - Barbara Lusci - Franco Martelli - Loris Messore - Gianni Mastroiaco - Sergio Bastino Mazzino - Luciano Rocco Papaluca - Luigi Pidone - Benito Pistolato - Patrick Radcliffe - Domenico Ragazzi - Antonio Ragnanese - Claude Robert - Mario Ronchi - Domenico Russo - Tarcisio Salvi - Gianfranco Sarto - Giuseppe Spolaore - Mario Spanu - Tarcisio Venturin - Jean Michel Walla - Claudio Zavaroni. Rest In Peace - You'll Never Walk Alone.

29th May 2018

Fonte: Liverpoolfc.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Liverpool ricorda vittime Heysel: "tragedia mai dimenticata"

di Danilo Loria

Il Liverpool ricorda le 39 vittime dell’Heysel nel giorno del 33° anniversario della tragedia, avvenuta il 29 maggio 1985 nel giorno della finale di coppa dei campioni tra i Reds e la Juventus.

L’amministratore delegato del club inglese, Peter Moore, questa mattina ha posto una corona di fiori ai piedi della targa commemorativa affissa all’esterno dello stadio di Anfield. "Ricorderemo sempre chi ha perso la vita quel giorno all’Heysel, una tragedia che non sarà mai dimenticata. E oggi il Liverpool onora tutti coloro che sono stati colpiti", le parole di Moore. Le bandiere del Liverpool sventoleranno a mezz’asta per tutto il giorno in tutte le sedi del club e l’accesso alla targa commemorativa sarà aperto al pubblico. Il Liverpool pubblica inoltre i nomi di tutte le vittime della tragedia dell’Heysel, accompagnate dalla scritta ‘Rest in Peace - You’ll Never Walk Alone’. (AdnKronos)

29 maggio 2018

Fonte: Calcioweb.eu

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Lorentini: "Ok la piazza per l’Heysel, ma la Juve può ricordare di più i 39 morti"

di Valerio Barretta

Se un pallone è rosso, si può comunque giocare a calcio. Se è rosso sangue, meglio di no. Il pallone della finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985 tra Juventus e Liverpool di sangue ne era intriso. Poco prima della partita i tifosi inglesi caricarono il settore Z dello stadio Heysel di Bruxelles. Quella fetta di cemento era destinata ai bianconeri. Questi ultimi, impauriti, si accalcarono verso un muricciolo che crollò sotto il loro peso. I morti furono 39, 32 italiani. Oggi 29 maggio, a 33 anni di distanza, il Comune di Torino li ha voluti ricordare intitolando loro una piazzetta compresa tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino. La cerimonia si è tenuta presso la biblioteca civica "Italo Calvino". Oltre ai familiari delle vittime e ai superstiti della tragedia, erano presenti anche la sindaca Chiara Appendino e il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci. C’era anche il presidente della Associazione familiari vittime Heysel, Andrea Lorentini. Andrea è figlio di Roberto, un medico aretino che morì nello stadio belga. Roberto era sopravvissuto alla prima carica dei tifosi del Liverpool, ma tornò indietro per soccorrere un ragazzo calpestato dalla folla. Il secondo assalto degli hooligans gli fu fatale.

Andrea, l’intitolazione di una piazza torinese alle vittime dell’Heysel arriva 33 anni dopo la strage: secondo lei perché c’è voluto così tanto tempo ?

"Perché si è sempre cercato di dimenticare l’Heysel. Questa è una vicenda strumentalizzata ancora oggi e su cui non si è mai fatto memoria nella maniera giusta. Mi fa comunque piacere che il Comune sia arrivato a questo passo. Questa piazza rappresenterà un momento di riflessione per tutti coloro che vi passeranno".

Che opinione ha dell’atteggiamento della società Juventus a riguardo ?

"Prima della presidenza di Andrea Agnelli il ricordo dell’Heysel è stato zero. Da quando è arrivato (nel 2010, ndr), sono state celebrate due messe: un po’ poco. Dopo 33 anni non c’è una memoria condivisa tra la Juventus e i familiari delle vittime. Se la Juventus vorrà impegnarsi a commemorarle, che lo faccia in maniera sentita e spontanea. Infatti non chiediamo niente alla società: lavoriamo per conto nostro affinché quel dramma non venga dimenticato".

Il ricordo dell’Heysel è uno degli obiettivi della vostra associazione.

"Sì, noi familiari cerchiamo di tenerlo vivo. A fatica, perché - lo ripeto - si è sempre voluto mettere una pietra sopra alla tragedia. La nostra associazione parte dalla memoria della strage per poi sviluppare una serie di progetti di cultura civica e sportiva lavorando con le scuole e cercando di promuovere un modo sano di vivere lo sport, che è condivisione e non odio".

Già, l’odio. I 39 morti sono stati più volte oggetto di cori e striscioni infamanti da parte delle tifoserie anti-juventine. Secondo lei il dolore dell’Heysel è partigiano ?

"Purtroppo viene percepito come tale, ma non dovrebbe esserlo. Non si tratta di una tragedia juventina, bensì italiana ed europea. È una tragedia di tutti: questo è il messaggio che la nostra associazione cerca di veicolare. Poi, è inconfutabile che i tifosi della Juventus facciano molto per ricordare le vittime: ma lo fanno anche in risposta a certe curve che si lasciano andare a comportamenti vergognosi".

Quando sente i cori offensivi, è più arrabbiato o frustrato perché non può evitarli ?

"Direi entrambe le cose sullo stesso piano. Da un lato c’è l’amarezza nel rendersi conto che l’Italia è a un livello imbarazzante di cultura sportiva. Dall’altro, ho la conferma che l’attività della nostra associazione sia importante: siamo una piccola goccia in un mare, e la battaglia per promuovere una visione più sana dello sport non dipende certo da noi. Ma far riflettere negli incontri un centinaio di ragazzi può essere importante. Su di loro si può intervenire, sugli adulti assolutamente no".

Che punizione darebbe a chi oltraggia la memoria della tragedia ?

"Non mi viene in mente nessuna sanzione specifica. Quello che serve è la certezza della pena, e che siano condanne severe. Servirebbe anche da parte delle società una presa di distanza importante dalle tifoserie, cosa che però non avviene mai, perché le dirigenze preferiscono mantenere dei rapporti buoni con le curve".

Non ha mai conosciuto suo padre. Come vorrebbe che fosse ricordato ?

"Come un esempio, perché è morto aiutando gli altri. Un esempio dal quale ripartire, da prendere come punto di riferimento. E sono certamente orgoglioso di quello che mio padre ha fatto".

29 maggio 2018

Fonte: Futura.news.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Heysel #persempre: quei momenti nel Bloc Z

di Emilio Targia

ll giorno seguente, il 30 maggio del 1985, volli tornare allo stadio Heysel. Forse perché ancora non avevo capito quel che era successo, non lo avevo realizzato. Forse solo per istinto, per una urgenza del cuore, per gli insondabili motivi che spingono tutti noi a gesti che sentiamo come irrinunciabili, urgenti, doverosi. Entrare, con un mazzo di margherite in mano, non fu facile. Ma alla fine, dopo aver alzato parecchio i toni della voce, gli agenti mi fecero entrare. Una volta dentro, mi ritrovai in un silenzio irreale. Guardare il bloc Z faceva gelare il sangue. Un attimo, serviva un bel respiro. Attraversai la pista di atletica e raggiunsi la curva. Di fronte, uno spettacolo difficile da dimenticare. Le gradinate erano un vero e proprio campo di battaglia. Il vento sibilava e sbatteva contro il nastro di plastica bianca e rossa che delimitava l’area della strage. Era l’unico rumore che spezzava quel silenzio terribile. Mi avvicinai con discrezione. In terra una lunga sequenza di sciarpe, bandiere strappate, brandelli di vestiti, giornali. E poi panini ancora incartati nel cellophane, calzini, bottigliette, cappellini, cinture, felpe, occhiali, buste di plastica. E scarpe. Tante scarpe. Il sogno di tanti tifosi spogliato. Offeso. Violentato. Salii sulle gradinate, lentamente, passando sotto la recinzione di plastica. I gendarmi lì intorno mi fissarono, senza fermarmi. Raggiunsi il punto in cui il muretto cedette. Gli oggetti a terra erano tantissimi. Fu una sensazione terribile, come camminare sopra un sudario, su una gigantesca sindone di cemento andato a male. Rallentai ancora il passo, per non disturbare quel luogo ancora così fresco di dolore. Le balaustre di ferro erano completamente piegate. Il peso della folla in fuga le aveva divelte come fossero state di burro. Tutto, era di burro, in quello stadio. Continuai a salire con circospezione, quasi in punta di piedi, senza calpestare nessuno degli oggetti in terra, che fotografavano in modo impressionante quel che era accaduto poche ore prima. Quegli oggetti sembravano fissarmi. Sembravano urlare, dentro a quel silenzio assurdo. Macerie di guerra, eppure oggetti vivi. "Voglio solo abbracciarvi" pensavo tra me e me. Lasciare un mazzo di fiori, interrompere per un istante quello strazio senza senso. E senza amore. Senza perché. Solo un po’ di calore nel gelo di quella curva che nessun sole riuscirà più a scaldare. Posai il mio mazzo di margherite vicino al muretto crollato e restai lì, in ginocchio, di fronte a quell’abisso. Non so per quanto. Forse 5 minuti, forse di più. Chiusi gli occhi, pensai e ripensai alla sera precedente, forse sciolsi una preghiera. Poi scesi piano le gradinate, fissai ancora tutti quegli oggetti in terra, che ancora sembravano chiedere aiuto. Feci fatica ad andare via. Mi sentivo in colpa. Avrei voluto restare lì, a proteggere quel luogo, quegli oggetti, quelle sciarpe. Il vento che aumentava alle spalle mentre scendevo dal Settore Z disegnava una specie di sibilo, di respiro, quasi un lamento. Mi vennero i brividi. Alla fine mi girai, per accomiatarmi con un ultimo sguardo da quella curva maledetta. E mi inchinai ad accarezzare l’ultimo gradino, come fosse una cosa viva. In mezzo alle sciarpe e alle scarpe, sassi, vetri, bulloni. L’arsenale operaio degli assassini. I proiettili a buon mercato degli hooligans.

29 maggio 2018

Fonte: Juventibus.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

 Storia del tifoso juventino Marco Manfredi, lo smemorato dell'Heysel

di Roberto Bordi

Rimasto coinvolto nei tafferugli dello stadio di Bruxelles, dove morirono 39 persone, Manfredi svenne e fu scambiato per un cadavere. Uscito dall'ospedale in stato confusionale, tornò a casa con mezzi di fortuna. Dell'Heysel nessun ricordo.

Agli occhi delle autorità belghe, responsabili della peggior gestione dell'ordine pubblico mai vista in uno stadio di calcio, Marco Manfredi era la quarantesima vittima dei tafferugli dell'Heysel. Ma Manfredi, tifoso juventino di 40 anni che nella vita di tutti i giorni faceva l'autista all'ospedale di Moncalieri, non era morto: era solo svenuto. Dopo il suo avventuroso ritorno a casa, nove giorni dopo la strage che ha cambiato per sempre la storia del calcio, una foto lo ritraeva vicino a un gruppo di cadaveri ammassati alla buona nei pressi dello stadio. Lui però era ancora vivo. Riavvolgiamo il nastro. 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles si gioca la partita più attesa della stagione. I tifosi della Juventus sperano che sia la volta buona: dopo la delusione di Atene di due anni prima - sconfitta contro l'Amburgo - "questa volta la Coppa dei Campioni può essere nostra". Anche Marco Manfredi lo pensa. E fregandosene della minaccia rappresentata dai tifosi del Liverpool - gli hooligans che solo l'anno prima avevano messo Roma a ferro e fuoco in occasione della finale di Coppa dei Campioni - compra con due amici i biglietti per la partita. Non sa ancora che sarà l'ultima della sua vita. La storia è nota. Lo stadio dell'Heysel è vecchio e malandato. Alcune centinaia di tifosi juventini vengono sistemati nel settore Z, a fianco della curva avversaria. Un errore da dilettanti che costerà molto caro. Prima del match gli hooligans cercano lo scontro con gli ultras bianconeri. Che però sono sistemati dall'altra parte dello stadio. Infatti, nel famigerato settore Z ci sono famiglie con bambini e cani sciolti. E basta. Quando gli Inglesi scavalcano la recinzione, gli Juventini si muovono in massa nella direzione opposta. Nasce una calca spontanea che travolge tutti. Un massacro. Alla fine si conteranno 39 morti. "A noi ne risultano 40", comunicano le autorità belghe. Per fortuna, se così si può dire, il morto si trasforma in disperso. Si chiama Marco Manfredi, lavora come autista all'ospedale di Moncalieri ed è sparito nel nulla. La famiglia lo cerca disperatamente, ma nessuno dice di averlo visto. Fino a quando un uomo con la barba lunga, i capelli arruffati e i vestiti sporchi viene visto aggirarsi in evidente stato confusionale davanti all'ospedale Le Molinette di Torino. È lui, Manfredi. Lo riconosce un collega. Che gli chiede dove fosse finito. "Giravo il mondo", dice. "E lo stadio ?", gli chiedono. "Non lo so", la sua risposta appena sussurrata. Manfredi non ricorda nulla della strage di Bruxelles. Racconta soltanto di essere partito da Torino con due amici. Poi il buio. Pian pianino, gli inquirenti ricostruiscono la sua storia. Coinvolto nei tafferugli, Manfredi ha perso conoscenza. Portato in ospedale, si risveglia e convince i medici di stare bene: viene dimesso. L'autista di Moncalieri ha poche certezze. Capisce di trovarsi a Bruxelles e si ricorda di venire da Torino. In tasca ha pochi soldi. Sopravvive e si muove con alcuni espedienti. Infila una multa dietro l'altra (con i controllori che fanno finta di niente) e trangugia quel poco che riesce a rimediare: mele, pezzi di pane, croste di formaggio. La sua traversata nel deserto dura nove giorni. Poi il lieto fine. Quando è già a casa, Famiglia Cristiana pubblica una foto dell'Heysel. La moglie Rosita e mamma Carla lo riconoscono: ha il volto e il corpo parzialmente nascosti da una coperta, ma è Marco. Attorno a lui, una distesa di cadaveri. Per fortuna, di quei tragici momenti Manfredi non ricorda nulla. Da allora, il calcio non lo ha più interessato. Contava solo una cosa: era ancora vivo.

29 maggio 2015

Fonte: Ilgiornale.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

"Una tragedia nazionale non può cadere nell’oblio": intervista a Nereo Ferlat

di Daniela Russo

In occasione del triste anniversario della tragedia di Bruxelles ascoltiamo la testimonianza di Nereo Ferlat, sopravvissuto al massacro della Curva Z dell’Heysel e portatore di un significativo messaggio.

La memoria è un muscolo che va esercitato, ci dicevano sempre a scuola. Ma la memoria è anche una risorsa, un bene da tramandare affinché non si dimentichi; e la tragedia dell’Heysel, quel 29 maggio 1985, è uno di quegli eventi che nessuno dovrebbe permettersi di ignorare. Ben lo sa Nereo Ferlat, che da quello stadio in quella stessa notte è uscito - soltanto per miracolo - indenne. Da trentatré anni ormai si è assunto il compito, la responsabilità di preservare la memoria di una tragedia calcistica che ha segnato per sempre la storia della Juventus ma che riguarda tutto l’universo del calcio. L’idea di scrivere subito un libro ("L’ ultima curva"), la partecipazione attiva alle commemorazioni e a tutti gli eventi legati alla vicenda belga che portò via 39 persone, di cui 32 italiani; il forte legame con il "Comitato per non dimenticare l’Heysel", di cui abbiamo tempo fa  in questa redazione illustrato il compito: sono soltanto alcuni dei modi in cui Nereo ogni anno si impegna per fare in modo che tutti, specie i più giovani, possano capire che quel  "-39", che sovente campeggia negli stadi senza criterio alcuno, nasconde un enorme significato: non è uno sfottò, e non possiamo permettere che diventi tale.

Nereo, ci aiuta a ricostruire cosa successe quel giorno ?

"Io ero a Bruxelles già a mezzogiorno, quel 29 maggio. Per le strade della città incontravamo già gruppi di tifosi dei Reds che dall’aspetto e dal comportamento sembravano già carichi e facinorosi. Al momento dell’ingresso allo stadio, sono riusciti a introdurre di tutto all’interno: proprio lì accanto c’era un cantiere al quale si poteva accedere senza alcun problema. Allora i controlli certo non erano come oggi… Ad un certo punto hanno incominciato a arretrare e avanzare, proprio come una carica. Una moltitudine, una folla che si muove quasi a voler sollevare una guerriglia. Eppure la curva Z era piena di famiglie, nessuno che avesse intenti bellicosi. Ho visto tantissima gente arrivare, eravamo tutti impauriti. Ho gridato: "Scappiamo", poi il delirio: sentivo chiaramente che nel fuggire c’erano già persone a terra. Non avevo più aria né saliva, ho cominciato a pregare convinto che sarei morto: paradossalmente, il crollo del muretto è stato provvidenziale.  Sono stato sbalzato in aria, mi sono ritrovato accanto a una crocerossina che mi ha dato dell’acqua e mi ha aiutato a riprendermi. Poi mi sono diretto verso la tribuna stampa, là dove Pizzul si prodigava per dare notizie ai tanti telespettatori in ansia. A lui ho portato testimonianza di quanto stava accadendo".

Una vicenda terribile che oggi viene accomunata a un banale sfottò da stadio…

"Sì, è pazzesco questo risvolto che ha assunto l’Heysel. Questo accade perché molti ignorano i fatti, i più giovani soprattutto. Altri conoscono la vicenda solo in modo marginale, ignorandone la portata. Chi ha visto, chi ha assistito dovrebbe incaricarsi della responsabilità di divulgare la verità in modo che non venga banalizzata. L’Heysel è stata una tragedia nazionale. Non è solo un dolore che riguarda la Juventus".

La struttura dell’impianto era davvero così terribile come si dice ?

"Assolutamente. Dava l’impressione di potersi sbriciolare da un momento all’ altro. Fatiscente, inadeguato a un evento di tale portata. I pezzi di porfido si staccavano con una facilità impressionante, si vedeva crescere l’erba tra gli spalti: tutto gridava al degrado. Non era nemmeno la prima volta che quello stadio veniva imputato: nel 1980, in occasione di Arsenal-Benfica valida per la Coppa delle Coppe, l’allenatore della squadra inglese aveva sottolineato la pericolosità della struttura. La Uefa tuttavia ritenne opportuno ignorare la cosa…".

La Uefa tra l’altro ha glissato a lungo sulla sua responsabilità.

"Ci sono voluti anni per avere l’ufficialità della sentenza e più di 200 viaggi a Bruxelles da parte di Otello Lorentini (padre di Roberto, una delle vittime di quella notte, n.d.r.), intenzionato insieme ad altri familiari a rendere giustizia ai poveri defunti e a far emergere la verità sulla Uefa, che ha lasciato per troppo tempo che fosse la Juventus ad assumersi la maggior parte delle colpe. Alla Juve è stato detto di tutto per aver accettato di disputare la partita: ma non c’erano alternative, svuotare lo stadio avrebbe trasformato il tutto in un’ecatombe. L’ordine pubblico andava salvaguardato, e non poteva certo farlo la polizia locale, tra l’altro giunta in ritardo a cercare di contenere l’impatto degli Hooligans. Sia la Juventus sia il Liverpool hanno giocato, non hanno recitato una farsa: hanno fatto ciò che era stato chiesto anche per quelle povere persone, non c’è alcuna colpa in questo. Sicuramente, per quanto io ne sappia, i bianconeri non avrebbero voluto giocare".

Quando è nata l’idea di raccontare tutto nel suo libro ?

Praticamente da subito. Quando sono rientrato a casa, ho rivisto la partita e compreso la portata di quello che era accaduto, nello stesso tempo mi rendevo conto che tutto cadeva nel dimenticatoio troppo velocemente. E mi sono detto che non andava bene, che non dovevo permettere che si dimenticasse una cosa così: una tragedia, non soltanto per la Juve. Non dimentichiamo che tra gli italiani c’erano anche tre tifosi dell’Inter, che si erano recati allo stadio per accompagnare i loro cari. È una tragedia nazionale e calcistica, senza colori".

Anche la Juventus è uscita dal suo lungo silenzio…

"Al Museum ora c’è una sala tutta dedicata all’Heysel, in cui si racconta tutto dettagliatamente (NdR: Una stele con i nomi delle vittime, senza spiegazioni); inizialmente in piazza Crimea a Torino fu subito eretto un monumento. Le commemorazioni si svolgono anche in altre città, ove si radunano i parenti delle vittime. Da questo punto di vista il "Comitato" di Reggio Emilia svolge un lavoro encomiabile, grazie a Iuliana e Roberto Garlassi".

Proprio domenica Nereo Ferlat ha partecipato alla cerimonia di Reggio Emilia, patria custode del celebre monumento ai caduti dell’Heysel. Un luogo di ritrovo tenuto vivo dall’amore: dall’amore per la memoria, per il rispetto, per il dolore. Perché il 29 maggio non è una data solo bianconera: è, come ha detto il nostro amico, una tragedia di tutti quelli che amano e vivono il calcio. E anche di chi non lo ama. Tutti, in qualche modo, siamo chiamati a tramandarne il ricordo. Noi oggi sentiamo di doverlo fare così: con le parole di chi, neanche volendo, potrà mai dimenticare.

29 maggio 2018

Fonte: Golditacco.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Vittime dello stadio Heysel: il potere della memoria

di Federico Dagostino

Si è tenuta questa mattina la cerimonia di intitolazione della "Piazzetta Vittime dello stadio Heysel", tra Lungo Dora Agrigento e Strada del Fortino. Ricorre infatti oggi il 33° anniversario della tragedia avvenuta il 25 maggio 1985, poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, giocata allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone, tra cui 36 uomini, due donne e un bambino di 11 anni e rimasero ferite più di 400 persone di ogni nazionalità, di cui 257 in modo grave. I fatti di quella tragica e indimenticabile sera hanno inizio alle 19.08, quando gli hooligans del Liverpool assaltano il tristemente famoso settore Z dello stadio Heysel, settore che doveva essere dedicato agli spettatori belgi ma i cui biglietti erano stati rivenduti a tifosi di varie nazionalità, soprattutto italiani. È alle 19.15 che si consuma il tragico epilogo, il momento in cui il muro che delimita il settore Z crolla sotto il peso della folla in panico che tenta di fuggire dalla carica dei tifosi inglesi, tra i quali erano presenti 4000-5000 tifosi senza biglietto. Inadeguati infatti i controlli all’ingresso dello stadio e inadeguate le misure di sicurezza: dei 1300 gendarmi dichiarati nel piano di sicurezza, soltanto 400 erano effettivamente presenti all’Heysel al momento degli scontri. La partita si inizia a giocare alle 21.35, dietro insistenza delle autorità belghe per motivi di ordine pubblico, e viene vinta dalla Juventus per 1 a 0. Ma non è questo ciò che viene ricordato di quella serata tragica, una serata durante la quale lo sport è passato in secondo piano. Durante la cerimonia di intitolazione, è il presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci il primo a invitare a non dimenticare, sottolineando l’importanza del ricordo e delle immagini di quella sera, utili come testimonianza "della partita della morte", di "una partita di calcio che diventa teatro di morte". Sono il ricordo e la memoria i temi trainanti della cerimonia, un ricordo che viene troppo spesso infangato da cori e striscioni negli stadi. Gianluca Pessotto, dirigente sportivo della Juventus, rimarca il poco rispetto che c’è ancora in Italia nei confronti di questa tragedia, una tragedia di tutti, che non appartiene a nessuna tifoseria, una tragedia italiana ed europea, troppo spesso messa da parte e dimenticata. "Per non dimenticare Heysel" è anche il titolo della mostra fotografica di Massimo Tadolini, intervenuto oggi, realizzata nel 2015 in onore del 30° anniversario della tragedia e riproposta, fino al 30 giugno, alla Biblioteca Civica Italo Calvino, proprio davanti alla Piazzetta Vittime dello stadio Heysel. All’intitolazione era presente anche la sindaca Chiara Appendino che ha ribadito l’importanza del ricordo e ha espresso la sua vicinanza e quella della Città ai familiari delle vittime. Sono intervenuti, durante la cerimonia, anche il presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, il presidente del comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel", Iuliana Bodnari e il presidente dell’Associazione Familiari vittime dell’Heysel, Andrea Lorentini. (Alice Amari - Università di Torino)

29 maggio 2018

Fonte: Comune.torino.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Il ricordo del tragico Heysel: la Juventus omaggia le 39 vittime del 1985

di Alessandra Curcio

33 anni fa, il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, durante la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, persero la vita 39 persone. La società bianconera ricorda le vittime della strage.

Una tragedia che ha segnato la storia del calcio europeo e la vita di decine di famiglie italiane. Nel 1985, prima del fischio iniziale di Juventus-Liverpool allo stadio Heysel, in Belgio, una parte della tifoseria del Liverpool si riversò in massa sulla tribuna dove si trovavano i tifosi italiani. La ressa provocò lo sfondamento delle reti divisorie, il cedimento di una parte della tribuna, e la conseguente tragica morte di 39 persone, quasi tutti italiani. Oltre 600 persone rimasero ferite in una delle notti più buie della storia bianconera. Per evitare ulteriori drammatici risvolti, la partita si giocò ugualmente e un rigore di Platini consegnò l’amara vittoria alla Juventus. Anche la Città di Torino ha ricordato l’anniversario della strage dell’Heysel con vari omaggi alle vittime. Innanzitutto questa mattina alle 11, una piazzetta è stata intitolata ai 39 scomparsi. Erano presenti anche la sindaca Chiara Appendino e il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci. In serata, poi sulla facciata della Mole Antonelliana sarà proiettata la scritta "+39 rispetto". Alle 21, invece, nella Sala delle Colonne di Palazzo di Città, le vittime dell’Heysel saranno ricordate con il monologo "Un giorno perduto" di Gianluca Favetto e le musiche di Fabio Barovero.

La Juventus ricorda le vittime dell’Heysel: le parole che omaggiano i 39 angeli. Dopo le parole rivolte ad Umberto Agnelli in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, sul sito della Juventus compare il ricordo che la società bianconera dedica ogni anno alle vittime della tragica notte dell’Heysel: "Accadde tutto circa un’ora prima di Juventus-Liverpool. Il 29 maggio 1985, bianconeri e Reds erano quasi pronti a scendere in campo per dare vita a un’emozionante Finale di Coppa dei Campioni, ma poco dopo le 19 successe qualcosa cui trovare un senso è difficile, anzi impossibile, anche oggi, a 33 anni di distanza. Successe tutto in pochi, pochissimi minuti. L’assalto di una frangia di esagitati hooligans, la folla che si spostò per cercare riparo ma trovò invece il crollo di parte del Settore Z dello stadio: un settore che, in memoria di quella notte di pazzia, non fu mai più ricostruito. Sono passati 33 anni ma è impossibile, ancora oggi, comprendere quello che successe. Capire come in un battito di ciglia una serata di festa si sia trasformata in una delle più immani tragedie della storia dello sport, come una notte di pallone, palpitazione, sorrisi e lacrime, legate però solo al calcio, si sia potuta trasformare in un lungo e straziante pianto".

29 maggio 2018

Fonte: Juvelive.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Chi inizia e chi finisce

di Domenico Beccaria

Ero a casa, con mio padre e attendevamo di assistere alla finale di Coppa dei Campioni, come si chiamava allora, che si disputava allo stadio Heysel di Bruxelles, tra la Juventus e il Liverpool.

Sono passati trentatré anni ma sembra ieri. Le immagini un po' sfocate in bianco e nero che arrivavano dal Belgio e riempivano d’orrore i televisori ed i cuori di tutti gli italiani, non si possono cancellare dalla mente di chi le ha viste. Ero a casa, con mio padre e attendevamo di assistere alla finale di Coppa dei Campioni, come si chiamava allora, che si disputava allo stadio Heysel di Bruxelles, tra la Juventus e il Liverpool. Mio padre, granatissimo ma vecchio stampo, aveva lo spirito nazionalista che lo portava a simpatizzare sempre e comunque per il concorrente italiano che disputava il successo allo straniero. Io, altrettanto granata, ma moderno, ero apertamente schierato per i rossi britannici, perché per quanto nazionalista potessi essere, ero disposto a fare eccezione se a rappresentare il tricolore erano loro, gli acerrimi rivali cittadini. Ma quella sera era destino che lo sport passasse in secondo piano rispetto alla tragedia umana che si stava consumando attorno a quel fatiscente impianto, che sarebbe stato indegno anche dei combattimenti tra gladiatori dell'antica Roma, non solo di una finale europea di fine Novecento. Non eravamo preparati a una cosa così. Nessuno lo era. I corpi ammassati uno addosso all'altro, a bramare un soffio d'aria e un centimetro di spazio, che potevano significare la differenza tra la vita e la morte. Qualcuno giaceva esanime a terra, con un amico o un parente che cercava di dargli conforto. Qualcun altro invece era riverso al suolo per sempre, la fragile fiammella che era in lui spenta per sempre. Un padre che piange la figlia è l'immagine che cristallizza tutto questo orrore e lo sintetizza al meglio. Chilometri su chilometri, fatica, sacrificio, ma anche gioia e speranza, travolti da un'insensata carica di bestie ubriache di birra e di sangue. Non voglio stare qui ora a cercare le responsabilità, che appaiono fin troppo chiare agli occhi di chiunque. La storia, anche se non i tribunali, hanno detto a chiare lettere chi e dove ha sbagliato, tanto che da quel giorno si è innescato un lento ma inesorabile processo, che ha portato agli stadi moderni e "sicuri" di oggi. Ma un paio di considerazioni lasciatemele fare. L'unica cosa che ha lasciato più allibiti della tragedia è stato che, alla faccia di tutto e tutti, si sia disputata una partita di calcio e si sia consegnata e, ahimè, da parte di molti, anche festeggiata una coppa. Ordine pubblico, si disse allora e si ripete oggi. Sarà, ma a posteriori si sarebbe potuto, anzi dovuto, dichiarare nulla la finale, non aggiudicando il trofeo e contestualmente devolvere, primo ma doveroso risarcimento, l'intero incasso della serata, biglietti, diritti tv e quant'altro, alle vittime e alle famiglie. La seconda considerazione va all'uso infame e carognesco della tragedia e del dolore, messo in campo in molti stadi italiani, per deridere e offendere gli avversari bianconeri. E noi granata, mettiamoci pure una mano sulla coscienza, la nostra parte l'abbiamo fatta, senza tirarci troppo indietro. Non ci pareva vero, dopo trentasei anni di areoplanini e di cori su Superga, di poterci prendere una rivincita sugli odiati nemici, che per ferirci e offenderci non avevano esitato ad oltraggiare la memoria degli Immortali. E anche di Meroni e Ferrini. Ora toccava a noi, avevamo il coltello dalla parte del manico e la ferita che sanguinava era la loro. Stolti e miopi, non ci siamo resi conto che due cose sbagliate non ne facevano una giusta. Ci sono voluti anni di sedimentazione delle scorie, di metabolizzazione del dolore reciproco, di maturazione umana, per arrivare a capire tutto questo. Non smetterò mai di ringraziare gli amici, sì, amici bianconeri Domenico Laudadio, Francesco Caremani, Beppe Franzo, Iuliana Bodnari, Rossano Garlassi, Nereo Ferlat e Fabrizio Landini e mi scuso per tutti gli altri che non riesco a citare qui, con i quali abbiamo dato inizio e poi proseguito in questo cammino di conoscenza, poi di comprensione e infine di redenzione. Con loro siamo cresciuti insieme, stimolandoci un l'altro a tirare fuori il nostro lato migliore e a diffonderlo a tutti. La mostra "Settanta Angeli in un unico Cielo - Superga ed Heysel tragedie sorelle", realizzata con il mio "Fratellino - Direttore" Giampaolo Muliari in collaborazione col duo Laudadio e Caremani, ha avuto una gestazione tribolata, con mille discussioni se la gente fosse pronta a capire oppure no. Ma bisognava farla, erano in settanta, da lassù, a chiedercelo e con loro c'era tutto il buon senso del mondo, quello cui bisognerebbe attingere a piene mani prima di aprire bocca o muovere le mani. Oggi quella mostra è diventata itinerante e credo che molti passi avanti siano stati fatti da entrambe le parti, ma molti ce ne sono ancora da fare, insieme, e pur mantenendo intatte le rispettive identità e differenze, come la leale competizione agonistica sportiva prevede. Ma li faremo tutti, fino all'ultimo. Perché non conta chi ha avuto la vigliaccheria di iniziare ad offendere, ma chi avrà il coraggio di finirla.

29 maggio 2018

Fonte: Torinoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

BRUXELLES

Heysel, la tragedia allo stadio che nessuno dimenticherà

di Roberto Morandi

A distanza di 33 anni, è ancora viva la memoria, tra i tifosi presenti allo stadio e non solo. Quel giorno alla finale Juventus-Liverpool c'erano anche alcuni varesini.

A distanza di 33 anni, ancora viva è la memoria della strage dell’Heysel. Un dramma che coinvolse semplici tifosi, che toccò ogni parte d’Italia, che ha segnato le famiglie di trentanove persone ma anche la vita di centinaia di sopravvissuti. "29 maggio 1985 ore 19,00: un giorno come un altro per un bambino di 10 anni" racconta ad esempio il nostro lettore Andrea, a cui la tragedia è rimasta impressa nella memoria e che questa mattina ci ha inviato la foto della lapide commemorativa presente allo stadio dell’omonimo quartiere di Bruxelles. "Ero in cortile con i miei amici a giocare con il pallone sognando la finale di Coppa Campioni, Juventus-Liverpool che si stava per disputare a Bruxelles. Finito il nostro sogno, con i miei amici di infanzia ci prepariamo per andare a vivere la realtà di quella partita, che purtroppo in un breve momento diventa un terribile incubo". "Alle 19.20 alcuni Hooligans si spinsero con forza nella curva Z occupata da alcuni italiani. Impauriti gli italiani cercarono di fuggire e il muro di cinta crollò per il troppo peso. Stavamo assistendo non ad una serata di gioia e sport, ma ad una tragedia con immagini di disperazione, gente sperduta e dolore, in cui morirono 39 persone di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. La pagina più brutta nella storia del calcio. Per non dimenticare". La strage fu l’apice, in termini di violenza, del fenomeno degli hooligan inglesi, tra anni Ottanta e Novanta. La strage nello stadio di Bruxelles viene spesso erroneamente associata alla più grave strage in ambito sportivo mai avvenuta in Europa, quella di Hillsborough a Sheffield (inizialmente attribuita agli hooligan, si dimostrò poi causata da imperizia della polizia). Morì anche un tifoso originario di Varese, Giancarlo Bruschera, 34enne di Taino, a cui è stato dedicato il campo sportivo del paese. Nel 2010 Varese News ha curato uno speciale, in occasione del 25° anniversario, con due storie di tifosi presenti quel giorno.

29 maggio 2018

Fonte: Varesenews.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Heysel, i social abbracciano il mondo bianconero: il ricordo della tragedia

29 maggio 2018, trentatré anni dopo la tragedia di Heysel. Oggi, in quel giorno del 1985, si giocava la finale di Coppa dei Campioni - l'attuale Champions League - tra Juventus e Liverpool. Il match sarebbe iniziato da lì a pochi minuti, quando la tifoseria dei Reds sugli spalti dello stadio belga, l'Heysel di Bruxelles - oggi stadio Re Baldovino -, decise di attaccare i sostenitori della Vecchia Signora. In quei brutali e feroci attimi morirono 39 persone, di cui 32 italiani, e rimasero feriti in 600. Tra le vittime ci furono anche 4 sardi: si tratta di Giovanni Casula e del figlio Andrea, cagliaritani; di Mario Spanu, emigrato di Perfugas, e Barbara Lusci, di Domusnovas. Un tragico caos, un caso senza precedenti fino ad allora, che sconvolse il calcio europeo e mondiale. L'epilogo della vicenda fu ancora più drammatico, quasi grottesco: la partita si giocò lo stesso, mezz'ora dopo, in un'atmosfera pazzesca. Fu un calcio di rigore battuto da Platini a stabilirne il risultato. Tremendo. Un dolore tremendo fu quella giornata. Un dolore che continua e si rinnova ogni 29 maggio, nella memoria e nei racconti di chi c'era; nelle celebrazioni di chi non vuole dimenticare le vittime di una vera e propria strage avvenuta durante una serata che sarebbe dovuta essere di solo sport. Così, oggi, il mondo juventino in primis, sui social, commemora quella data. Senza parole, tanto quelle in certi casi non servono: sul profilo Twitter del club bianconero campeggia una sola foto, quella della targa che riporta la fatidica data. Anche le istituzioni hanno voluto far sentire la loro voce. Il sindaco di Torino, Chiara Appendino, scrive sulla sua pagina: "Heysel, 29 maggio 1985. La data di una tragedia per il mondo dello sport. Oggi, con il sostegno della Juventus e dell’associazione "Quelli di via Filadelfia", la città di Torino imprime questo ricordo sulla Mole e onora la memoria e il rispetto di quel giorno". Il primo cittadino fa riferimento alla scritta "+39 Rispetto" comparsa sulla Mole antonelliana (un rito, oramai) e l'intitolazione di una piazzetta nel quartiere di Borgo Dora che costituiscono le celebrazioni con cui Torino ricorda la tragedia. Anche Claudio Marchisio ha ricordato i morti dell'Heysel in un suo cinguettio di questa mattina: "Nessuno potrà mai dimenticare quel giorno maledetto. Una notte, quella del 29 maggio 1985, che ha cambiato per sempre le vite di 39 famiglie, segnate dalla perdita dei loro cari, vittime innocenti di una follia. A loro va il mio pensiero". Da segnalare anche il gesto dei tanto "odiati" rivali granata. Il profilo ufficiale del Torino posta la foto con i nomi di chi scomparve in quella tragica serata. Perché alla fine, anche le rivalità calcistiche scompaiono di fronte a eventi drammatici di quella portata.

29 maggio 2018

Fonte: Unionesarda.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

di Matteo Nobili

Il 29 maggio 1985 si giocò la tragica finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel, dove persero la vita 39 persone.

Spesso quando si parla di calcio restano impresse nell’immaginario collettivo, serate magiche ed imprese memorabili. Purtroppo però ci sono anche alcune pagine buie, che vorremo solo poter cancellare, ma che invece restano lì, marchiate a fuoco nella memoria comune, ad eterno ricordo degli errori commessi e a doloroso promemoria per non commetterne più. Uno dei casi più eclatanti è quello che riguarda la triste sera del 29 maggio 1985. Nella capitale belga di Bruxelles si gioca la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Il teatro della gara è lo stadio Re Baldovino, ribattezzato Heysel nel secondo dopo guerra. Questa designazione desta molte perplessità: come potrebbe quell’impianto obsolescente e antiquato contenere la distruttiva furia degli hooligans inglesi? Infatti non può, e complice anche la negligenza della polizia belga quella scelta costò la vita di 39 persone. Il tutto accade circa un’ora prima del fischio d’inizio. Un gruppo di tifosi del Liverpool carica quelli che risiedevano nel Settore Z, destinato ai tifosi italiani non organizzati e ad alcuni neutrali. L’impeto degli inglesi porta un gruppo di persone ad ammassarsi contro il muro che però non riesce a reggere il troppo peso e quindi cede di schianto. È subito chiaro a tutti che la situazione è gravissima: a fine serata il bilancio conterà 39 vittime, 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Tuttavia, nonostante questa tragedia si decide di giocare lo stesso la finale, che inizierà con più di un’ora di ritardo. Così in un’atmosfera irreale è la Juventus ad imporsi per 1-0 grazie al gol realizzato su calcio di rigore dal francese Michel Platini. I bianconeri si portano a casa la prima Coppa dei Campioni della loro storia, ma la gioia per il trionfo viene offuscata e infine annichilita del cordoglio per le vite andate perdute in quella maledetta sera.

29 maggio 1985

Fonte: Calcionews24.com

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

Heysel, 33 anni dopo il ricordo della strage

Era il 29 maggio 1985, allo stadio di Bruxelles era in programma la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. In seguito a un assalto della tifoseria inglese persero la vita 39 persone e 600 rimasero ferite. Tra le vittime ci fu Tarcisio Salvi che morì schiacciato dalla folla. La vedova denuncia: "Ancora attendo un risarcimento vero".

29 maggio 2018. Trentatré anni dopo. Il ricordo e le polemiche per una strage che ha segnato la storia del calcio europeo e la vita di decine di famiglie italiane. Era il 29 maggio 1985 e allo stadio Heysel di Bruxelles era in programma la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Tutto accadde in pochissimo tempo: prima del fischio iniziale, una parte della tifoseria del Liverpool si riversò in massa sulla tribuna dove si trovavano i tifosi italiani, sfondando le reti divisorie. Sugli spalti dello stadio Heysel, a causa della tragica ressa che causò il cedimento di una parte della stessa tribuna, persero la vita 39 persone, quasi tutti italiani (tra le vittime ci furono 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese).  E oltre 600 persone rimasero ferite. La partita, per decisione dei dirigenti UEFA, d'accordo con la polizia belga, si giocò ugualmente e un rigore di Platini segnò la vittoria della Juventus. Le richieste delle famiglie. "A distanza di 33 anni ancora attendo un risarcimento vero per la morte di mio marito". Lo racconta Marie Andries, la vedova del bresciano Tarcisio Salvi, una delle 39 vittime dell'Heysel durante finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985. "Avevamo una pizzeria e quattro figli quando mio marito morto - ha detto la donna 83enne - Mi sono pagata il viaggio in Belgio, il trasporto della salma, ho pagato sette milioni ad un'associazione per le pratiche legali e poi ho dovuto vendere il locale per andare avanti". "L'immagine di mio marito schiacciato tra la folla è stata mostrata in tv e sui giornali. Da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre. Ora rischio lo sfratto perché non ho più nulla. I miei figli non sono mai stati aiutati, hanno ricevuto due milioni di lire a testa. Una miseria quando invece dal Belgio erano stati promessi un milione e 300mila franchi mai arrivati. Ho ancora tutti i documenti. Della strage dell'Heysel - racconta la vedova - si sono lavati le mani tutti. Autorità e mondo dello sport".

29 maggio 2018

Fonte: Rainews.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 29 MAGGIO 2018  

 "Ho un solo grande desiderio: restare vicino al mio Tarcisio"

di Jacopo Manessi

"Sono passati 33 anni da quel giorno. Oggi ho un grande desiderio: tornare a vivere a Borgosatollo, dove Tarcisio è sepolto. Stargli vicino. O, al massimo, a San Gervasio dove abita l'unica mia figlia rimasta in provincia di Brescia". Non sarà mai una giornata come le altre, il 29 maggio, per Marie Andries. Il ricordo è lì, insieme a un nome stampato a lettere granitiche nella memoria di tutti - sportivi e non - come una delle pagine più buie della nostra civiltà: Heysel. C'è chi l'ha chiamato l'olocausto del calcio, ma lei lo ricorda come il giorno in cui perse il marito Tarcisio Salvi, una delle 39 vittime dei fatti avvenuti durante la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Uno spartiacque: prima una vita regolare, dopo la conoscenza avvenuta in Belgio, paese di origine della donna, tra scuola e discoteca, l'innamoramento, il trasferimento in Italia e la vita lavorativa condivisa. Con una pizzeria da mandare avanti insieme ("Ci venivano tanti nomi importanti della vita bresciana, imprenditori e politici", ricorda). Tutto finito in una notte di fine maggio. "Mio marito non era neppure juventino, anzi teneva all'Inter. Ricordo ancora quella sera, i tentativi disperati di chiamare il numero istituito per i parenti delle persone coinvolte, ma senza fortuna. Avevo visto le sue immagini sdraiato a terra, schiacciato dalla folla". Ma cosa è successo da allora ? Poco, o nulla, per lei. "Ci sono persone che potevano permettersi avvocati importanti, e hanno avuto risarcimenti cospicui - spiega Marie, che oggi ha 83 anni - anche di 300 milioni di lire a un solo anno dai fatti. Noi abbiamo avuto qualcosa, ma poco. Ai miei quattro figli ne hanno dati 2 a testa: è per loro che chiedo giustizia. E non è tutto: ho dovuto pagare il viaggio in Belgio, il trasporto della salma, le pratiche legali e, alla fine, sono stata costretta a vendere la nostra pizzeria per andare avanti". Oggi Marie vive a San Polo, in un alloggio ricevuto dal Comune di Brescia che però preferirebbe lasciare. Lo racconta con modi garbati e accoglienti, tra le fotografie del marito e le riviste dell'epoca, dopo una lunga intervista con una troupe televisiva, durata 2 ore. "Non ho ancora mangiato - riesce a scherzare. Vorrei solo potermi trasferire e tornare a vivere a Borgosatollo. Tarcisio è originario del paese, e per questo è stato sepolto lì. So che il Comune mette a disposizione degli alloggi per gli anziani: sono una signora perbene, chiederei solo un colloquio con il sindaco (Giacomo Marniga) per parlare della cosa e vedere che possibilità ci sono". Amarezza e dolore restano. Impossibile scrollarseli di dosso, insieme a quello scomodo senso di ingiustizia che ha accompagnato tutta la vicenda Heysel. Dagli errori logistici alle carenze strutturali, sino all'assordante silenzio di chi avrebbe dovuto intervenire e, invece, ha taciuto. Ma nemmeno il tempo può intaccare la memoria. "Mio marito era un grande uomo. Faceva tutto lui, mandava avanti la nostra attività anche se la licenza era intestata a me. Non ho più avuto nessuno: mi manca terribilmente".

30 maggio 2018

Fonte: Bresciaoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

Heysel, un’altra strage oltraggiata dall’oblio

C’è qualcosa di peggio del dolore per un lutto ? Sì, l’oblio, anzi l’indifferenza, parenti stretti dell’ingiustizia. Chiedetelo a Marie, che ha perso il grande amore della vita per una partita di calcio: suo marito era uno dei 39 morti dell’Heysel. E nel perverso circolo vizioso di "tutti colpevoli, nessun colpevole", dopo 33 anni non ha ricevuto alcun risarcimento. Per riportare in patria la salma fu costretta a pagare all’epoca una somma esorbitante che minò l’attività di famiglia. Quella maledetta finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, le ha portato via davvero tutto. No, in verità a Marie qualcosa è rimasto: il tenero ricordo del marito. Tanto che a 83 anni non anela al denaro, sogna di tornare ad abitare a Borgosatollo dove è sepolto il grande amore della sua vita e recrimina solo per l’oblio e l’indifferenza, i parenti stretti dell’ingiustizia che sono peggio di un dolore per un lutto.

30 maggio 2018

Fonte: Bresciaoggi.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

L’Heysel e i miei 33 anni d’inferno

Brescia, la vedova di una vittima con quattro figli: "Solo promesse"

di Paolo Cittadini

Brescia - Tutto nella sua vita è cambiato la sera del 29 maggio di 33 anni fa quando suo marito Tarcisio Salvi perse la vita insieme ad altre 38 persone all’interno dello stadio Heysel di Bruxelles, prima che iniziasse la finale di Coppa dei Campioni di calcio tra la Juventus, la squadra per cui ha sempre fatto il tifo, e il Liverpool. (NdR: Tarcisio Salvi era tifoso interista) Tarcisio fu una delle due vittime bresciane di quella sera di follia all’interno del vetusto e inadeguato stadio belga scelto dall’Uefa per ospitare la gara vinta poi dalla Juventus. "Quella sera ero nella nostra pizzeria di via Cucca, in città - ricorda Marie Andries, nata 82 anni fa proprio in Belgio e vedova del tifoso juventino morto schiacciato nella calca. La mia normalità è finita allora. Io e mio marito avevamo quattro figli, due nati in Belgio dove ci siamo conosciuti ancora da ragazzini (insieme erano cresciuti nel quartiere di Anderlecht dove la famiglia di Tarcisio era emigrata subito dopo la guerra e dove la signora Marie ha sempre vissuto prima di trasferirsi a Brescia) e due in Italia, la più piccola allora aveva 11 anni. Nei giorni successivi ci sono arrivati tanti attestati di vicinanza, sembrava che il mondo fosse a nostra disposizione. Poi con il passare del tempo la solidarietà è finita e le promesse si sono perse nel vento". Così come i risarcimenti spesso promessi, ma mai completamente arrivati. "I soli soldi che ci hanno dato subito sono quelli messi a disposizione dal governo britannico (una quindicina di milioni di lire) - ricorda la signora che vive in un appartamento al nono piano della torre Cimabue nel quartiere di San Polo - Qualcosa è arrivato anche da una fondazione vicina alla Juventus. Solo per pagare i legali che ci seguivano per conto dell’associazione dei familiari delle vittime italiane di quella serata ho dovuto versare 7 milioni di lire. Abbiamo ricevuto troppo poco davvero, soprattutto per i miei figli che hanno perso il papà". La autorità del Belgio avevano promesso circa 40 milioni di lire di risarcimento, gliene sono arrivati solo una decina: due a testa per ognuno dei figli. "Per fare fronte alle spese e alla vita di tutti i giorni un paio di anni dopo la tragedia ho dovuto vendere la nostra pizzeria - ricorda commossa la signora Marie, mescolando il dialetto bresciano con il fiammingo - Da 33 anni aspetto giustizia. La chiedo soprattutto per i miei figli che dall’Italia non hanno avuto nulla se non solo tante promesse, mai mantenute. Vorrei che qualcuno mi aiutasse per fare arrivare questo appello alle autorità italiane ed europee". I problemi per Marie non sono finiti. "Ho una pensione di circa 600 euro e fino a qualche tempo pagavo al Comune 500 euro di affitto per l’appartamento che subito dopo la tragedia mi hanno dato - racconta - Ora faccio fatica a pagare. Vorrei una abitazione più comoda, magari a Borgosatollo, il paese di origine del mio Tarcisio. Ma sono morosa, e fin quando sarò in questo stato non posso chiederne un’altra".

30 maggio 2018

Fonte: Ilgiorno.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

Inaugurata ieri a Torino

Una piazza ricorda le vittime dell'Heysel

TORINO - Da ieri Torino ha una piazza dedicata alle vittime della tragedia dell'Heysel. È stata inaugurata alla presenza della sindaca Appendino, insieme con il presidente del Consiglio Comunale, Fabio Versaci, il presidente della Circoscrizione, Luca Deri, il dirigente della Juventus, Gianluca Pessotto, il presidente dell'Associazione dei famigliari vittime dell'Heysel, Andrea Lorentini e la presidente del Comitato di Reggio Emilia "Per non dimenticare Heysel. La piazza si trova in una zona compresa tra Lungo Dora Agrigento e Strada del Fortino, tra i numeri civici 36 e 38 e ricorda la drammatica notte del 29 maggio 1985, nella quale morirono 39 persone che erano andate a Bruxelles per assistere alla finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool. La vergognosa inadeguatezza dell'impianto e la totale disorganizzazione delle autorità belga misero a contatto nel famigerato settore Z, dove il crollo di un muretto aumentò il numero delle vittime. A Torino prima dell'inaugurazione di ieri, le vittime erano ricordate da una stele all'interno del museo della Juventus. Mentre in molte altre città italiane ci sono monumenti commemorativi (il più importante a Reggio Emilia davanti al vecchio stadio Mirabello) o intestazioni di vie e piazze. Contestualmente alla dedica della piazza, è stata inaugurata la mostra "Per non dimenticane Heysel di Massimo Tadolini che sarà visitabile nella Biblioteca Civica Italo Calvino, proprio davanti alla nuova piazza nei seguenti giorni e orari: lunedì 15.00/19.45 - martedì e mercoledì h. 14.00/19,45 da giovedì a sabato dalle 8.15/14.00.

30 maggio 2018

Fonte: Tuttosport

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

 L'INAUGURAZIONE A 33 ANNI DALLA STRAGE

Le vittime dell'Heysel ora hanno una piazzetta. "Finiti gli anni dell'oblio"

di Andrea Parodi

L’iter durato 9 anni ha avuto il sostegno bipartisan. "Per troppo tempo è sembrato un dramma solo juventino".

Sono trascorsi esattamente trentatré anni e la Città di Torino ha ricordato formalmente le 39 vittime della notte dell'Heysel. Con un'intensa cerimonia la nuova piazza tra lungo Dora Agrigento e strada del Fortino da ieri è intitolata alla terribile sera del 29 maggio 1985, quando poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool si trasformò in una tra le più grandi tragedie dello sport europeo. Proposta condivisa. Un iter lungo e complesso quello che ha portato alla cerimonia di ieri. La prima proposta per un riconoscimento toponomastico per l'Heysel fu lanciata nel 2009 da una cordata bipartisan tra Forza Italia e PD. Quell'anno furono i consiglieri della circoscrizione 7 Francesco Poerio e Luca Deri (attuale presidente della 7) insieme ai consiglieri comunali Massimo Mauro e Andrea Tronzano a muovere le acque. Il progetto si arenò per qualche anno, con la possibilità di proporre una zona prossima alla Continassa, vicino alla nuova sede della Juventus. Il progetto è stato poi ripreso a quattro mani nel 2016, nuovamente tra due forze politiche contrapposte: Fabio Versaci, MSS, attuale presidente del Consiglio Comunale, e Io stesso Luca Deri (PD). Versaci ricorda ancora quel giorno di dicembre del 2017: "Una volta individuata la piazza abbiamo organizzato un sopralluogo con il presidente Deri: sotto una fitta pioggia si è definito insieme che doveva diventare il luogo che la Città avrebbe dedicato alla memoria dei 39 dell'Heysel". Rivalutare la memoria Deri ha sottolineato che "questa piazza si trova nello stesso territorio circoscrizionale di Superga e presto presenteremo un concorso per le scuole a ricordo di queste due tragedie". Versaci rivolgendosi ai parenti delle vittime e alle due associazioni presenti, quella dei Familiari presieduto da Andrea Lorentini e al "Comitato per non dimenticare l'Heysel" coordinato da luliana Bodnari, ha ripetuto "la Città vi è vicina, non vi dimenticheremo". La sindaca Appendino ha ribadito "la memoria è futuro e va costruita ogni giorno". Nereo Ferlat, il sopravvissuto di Torino che da anni si spende per la memoria dell’Heysel, è soddisfatto. "Sono finiti gli anni dell'oblio e cominciano quelli del ricordo. Per troppo tempo questa tragedia è stata identificata con la sola tifoseria juventina e mai come un dramma nazionale o europeo". Versaci elencando le regioni di provenienza delle vittime, ha precisato che "rappresentano tutta Italia e la cosa che più fa male è vedere che ancora oggi molte tifoserie utilizzano il nome Heysel per offendere". La mostra La memoria è allenata anche da una mostra, curata da Massimo Tadolini e ospitata nella Biblioteca Italo Calvino fino al 30 giugno. Attraverso grafie, articoli, disegni e ricordi illustra una pagina di storia dello sport, una tragedia per tutta Europa.

30 maggio 2018

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

Torino ricorda le vittime dell’Heysel intitolando una piazza alle 39 vittime

Con una cerimonia a Torino a cui ha preso parte anche Andrea Lorentini è stata intitolata una piazza alle vittime dello stadio Heysel.

Nel giorno in cui anche Arezzo ricordava le vittime dello stadio Heysel a 33 anni di distanza, Torino ha dedicato una piazza ai tragici fatti della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. All’appuntamento era presente il sindaco di Torino, Chiara Appendino, oltre ad una delegazione della Juventus con Gianluca Pessotto. Presente anche Andrea Lorentini, in rappresentanza dell’associazione fra i familiari delle vittime. "La memoria è fatta di simboli - ha detto Andrea Lorentini - una memoria a volte scomoda. Ci sono voluti 33 anni perché una piazza venisse intitolata a Torino per ricordare le vittime dell’Heysel. Adesso però non è tempo di rivangare il passato ma pensare piuttosto al presente e al futuro. Questo è un giorno che fissa la memoria in questo luogo e tutti coloro che passeranno in questa piazza potranno riflettere su quanto accaduto".

30 maggio 2018

Fonte: Arezzonotizie.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

 Calcio, tutto pronto al De Simone per il secondo trofeo Heysel

Sarà lo stadio Nicola De Simone da scenario alla seconda edizione del memorial "Heysel 1985 Champions cup". Sabato e domenica, infatti, sul manto in erba sintetica si affronteranno quattro formazioni giovanili mentre domenica in campo scenderanno le rappresentative dell’Aeronautica, dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato. Si tratta di una competizione per ricordare le vittime della violenza allo stadio Heysel, in occasione della finale della coppa dei campioni tra la Juventus e il Liverpool, disputata il 29 maggio 1985. "33 anni dopo - dice Salvo Speranza, presidente del club Juventus Official Fan club Heysel 1985 - rimane indelebile nei nostri cuori il sacrificio di quei tifosi bianconeri che andarono in Belgio per assistere alla finale e tenere per i colori bianconeri e non sono più tornati a casa, rimasti schiacciati dalla furia degli hooligans". La novità di quest’anno è costituita dal trofeo messo in palio. "E’ una riproduzione perfetta della Champions League - dice Speranza - la famosa coppa dalle grandi orecchie, che verrà assegnata alla squadra che si aggiudicherà il mini torneo". La presentazione delle squadre avverrà domattina alle 10 nella sede del club in viale Zecchino, in concomitanza con il sorteggio degli accoppiamenti. Il primo incontro è previsto per le 16 di sabato, l’altra semifinale, invece, è prevista a seguire. Saranno impegnati ragazzini delle classi 2004 e 2005. Domenica alle 14 la finale per il terzo posto e alle 15 la finale del torneo riservato ai ragazzini. Alle 16 di domenica, invece, in campo le squadre per la prima semifinale interforze. La finalissima è prevista alle 18.30 e a seguire le premiazioni.

30 maggio 2018

Fonte: Srlive.it

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

BRUXELLES

Il Parlamento Ue dedica il 19 giugno ai tifosi morti

Anche il Parlamento europeo ricorderà le 39 vite spezzate il 29 maggio 1985, a Bruxelles, prima della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, e lo farà il 19 giugno. All'iniziativa promossa dall'eurodeputato Alberto Cirio, saranno presenti Andrea Lorentini, presidente dell'Associazione "Familiari Vittime dell'Heysel" e Beppe Franzo, presidente dell'Associazione "Quelli di Via Filadelfia". Accanto a loro il gonfalone della Juve, con Paolo Garimberti, presidente dello Juventus Museum, e Gianluca Pessotto. Dopo un incontro al Parlamento Ue, verrà deposta una corona di fiori sotto la lapide che ricorda i nomi di tutte le vittime.

30 maggio 2018

Fonte: La Stampa

ARTICOLI STAMPA e WEB 30 MAGGIO 2018  

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