Heysel: morto
ex n.1 comitato vittime
Scomparso Lorentini, da
presidente dedicò vita a ricerca verità
(ANSA) - AREZZO, 11 MAG - Si è spento
nella sua casa di Arezzo, ad 89 anni, Otello Lorentini, per anni
presidente dell'associazione dei familiari delle vittime
dell'Heysel: suo figlio Roberto, medico 31enne, fu tra i 32
italiani che persero la vita nello stadio belga il 29 maggio
1985, mentre cercava di soccorrere una persona a terra e per
questo medaglia d'argento al valor civile. Lorentini aveva
dedicato la vita a cercare la verità sulla tragedia, avvenuta in
occasione della finale di Coppa Campioni Juve-Liverpool.
11 maggio 2014
Fonte: (Ansa)
Corrieredellosport.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
La Juventus
ricorda Otello Lorentini
Il cordoglio della società per
la scomparsa del presidente dell'associazione dei familiari
delle vittime dell'Heysel.
La Juventus
ricorda Otello Lorentini, per anni Presidente dell'associazione
dei familiari delle vittime dell'Heysel. Lorentini si è spento
questa mattina, all'età di 89 anni nella sua casa di Arezzo.
Suo figlio Roberto, perse la
vita a Bruxelles il 29 maggio 1985, mentre cercava di soccorrere
un altro tifoso e per questo fu insignito della Medaglia
d'Argento al Valor Civile.
11 maggio 2014
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Tifosi bianconeri in lutto, è scomparso Otello
Lorentini, padre del medico eroe dell'Heysel
Ecco parole di Annamaria Licata,
esponente della curva bianconera, tramite la sua pagina
Facebook: "Oggi bruttissima notizia da parte di Andrea
Lorentini: Otello Lorentini nonno di Andrea e padre di Roberto
Lorentini, il medico eroe scomparso all’Heysel, ci ha lasciato.
Lui è stato il padre di tutte le vittime, il padre di tutte le
battaglie in tribunale contro l’UEFA... E contro i silenzi e
l'ignoranza... Il padre di tutti quei tifosi che nel corso del
tempo si sono avvicinati alla tragedia, hanno capito quello che
è stato e dopo anni di silenzi… Hanno iniziato ad alzare la
voce, insieme a lui. Di lui ricorderò sempre la sua forza, la
sua saggezza e i suoi occhi color mare nel quale ti ci perdevi.
Un grande Uomo... Che è andato ad arricchire il paradiso di
umanità, ma nello stesso tempo, ha svuotato il mondo di un'anima
speciale. Che riposi in pace insieme a Roberto e agli altri
Angeli dell’Heysel. Il mio abbraccio, e penso anche quello di
tutto popolo bianconero, alla famiglia Lorentini ed in
particolare Andrea Lorentini. Oggi il mio cuore soffre... E non
avete idea di quanto".
11 maggio 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Il
lutto. Addio Lorentini, simbolo della lotta contro la violenza
negli stadi
di Francesco Caremani
Suo figlio Roberto perse la
vita il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel, prima della finale
di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool.
AREZZO - Si è spento domenica notte
Otello Lorentini, 89 anni, l’uomo che, insieme all’avvocato
italobelga Daniel Vedovatto, ha sconfitto l’Uefa (sentenza
storica che ha fatto giurisprudenza) nelle vesti di presidente
dell’"Associazione tra le famiglie delle vittime di Bruxelles",
dove il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel, prima della finale
di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool morirono 39 persone, di
cui 32 italiani (e 4 toscani), per colpa degli hooligans
inglesi, delle autorità politiche e sportive belghe e dell’Uefa:
tra le vittime anche suo figlio Roberto. Otello è morto nel
giorno del compleanno del nipote Andrea e tra le braccia
dell’altro nipote Stefano per una crisi cardiaca che è stata
fatale, viste le sue condizioni di salute. Stefano e Andrea, i
due nipoti orfani che lui ha cresciuto come un padre.
OTELLO PERSE SUO FIGLIO ALL'HEYSEL -
Otello, infatti, all’Heysel perse l’unico figlio Roberto, medico
di 31 anni medaglia d’argento al valor civile per essere morto
tentando di salvare un connazionale, molto probabilmente la
vittima più piccola: l’undicenne Andrea Casula. Da quel momento,
come ha scritto in un comunicato il Comune di Arezzo, esprimendo
il proprio cordoglio per la scomparsa di un grande aretino, ha
trasformato il proprio dolore in battaglia civile. Prima creando
l’Associazione, poi citando l’Uefa direttamente nel processo
quando in primo grado in Belgio erano stati tutti assolti,
infine sconfiggendola e rendendola responsabile della
manifestazione che organizzava e organizza. Tutto questo perché
non si dava pace e perché non poteva accettare di avere perso un
figlio per una partita di calcio. Otello, oltretutto, era tifoso
della Fiorentina, ma andava sempre con Roberto a vedere la
Juventus nelle finali di coppa per amore verso il figlio e per
il gusto del viaggio.
LA BATTAGLIA DI OTELLO - Dall’ultimo è
tornato solo, ma con dentro tanta di quella forza e dignità che
hanno prevalso sul dolore, riuscendo anche a stracciare quel
velo di omertà che in Italia e in Europa, dalla Figc alla Lega,
dalla Juventus (meno in questi ultimi anni) all’Uefa, ha sempre
tentato di far dimenticare quello che era accaduto all’Heysel il
29 maggio 1985. Per merito di Otello Lorentini oggi quella data
viene continuamente ricordata e reso omaggio ai 39 morti che
grazie a questo piccolo, grande, uomo hanno ottenuto giustizia e
la dignità di una memoria compiuta. Il funerale sarà celebrato
nella chiesa di Sant’Agnese (via Alessandro dal Borro 49,
Pescaiola) ad Arezzo martedì 13 maggio, alle ore 15.
12 maggio 2014
Fonte:
Corrierefiorentino.corriere.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Ultimo addio a Otello
Lorentini
Delegazione Juventus presente
ai funerali.
Si sono svolti questo pomeriggio i
funerali di Otello "Lello" Lorentini scomparso lo scorso 11
maggio. Nella chiesa di Sant’Agnese in Pescaiola, gli aretini si
sono stretti al dolore della famiglia per un ultimo saluto al
numero uno dell’associazione "Vittime dell’Heysel". Una vita
intera dedicata alla lotta contro la violenza negli stadi e un
grande impegno civico che lo ha portato molto spesso a farsi
promotore in prima persona di importanti iniziative. Questo
pomeriggio, anche una delegazione della Juventus ha reso omaggio
a Lorentini partecipando al funerale.
13 maggio 2014
Fonte: Arezzonotizie.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Stadium: striscione per l'Heysel. Nella festa si ricordano le
vittime
Nel giorno della festa
bianconera i tifosi ricordano le vittime della tragica finale di
Bruxelles.
TORINO - Un ricordo per le vittime
dell'Heysel nel giorno del 32° scudetto. A metà del primo tempo,
poco dopo il gol di Llorente è comparso in Curva Sud un lungo
striscione "Onore agli angeli bianconeri: 29/5/1985: noi non
dimentichiamo". La data è quella della tragica finale di
Bruxelles prima della quale morirono 39 tifosi.
18 maggio 2014
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Per non dimenticare mai
di Stefania Camilla Caretto
Cari amici bianconeri, proprio nel
giorno della finale - derby di Champions League, il nostro
pensiero non può che volare a ventinove anni fa, alla nostra
prima Coppa dei Campioni e soprattutto a quella serata di follia
britannica, serata che nessun Juventino potrà e dovrà mai
dimenticare. Bruxelles, stadio Heysel, 29 maggio 1985. All’epoca
ero già tifosa e con papà, quella sera, ero pronta davanti alla
tv a tifare per la mia Juve. Beh, di quell’evento, sinceramente,
ricordo tutto meno che la partita. Nessun tifoso vero, secondo
me, ricorda il match, la vittoria della Coppa. Io avevo soltanto
sette anni ma non ho mai dimenticato le immagini dei feriti,
dello stramaledetto settore Z, della carica di quelle carogne.
Per noi il 29 maggio 1985 è e sarà sempre un giorno di lutto, di
dolore, di lacrime. Per noi sarà sempre il giorno in cui
morirono trentanove innocenti. Sarà sempre il giorno dei nostri
trentanove angeli.
Pochi giorni fa ci ha lasciato Otello
Lorentini, già Presidente dell’associazione dei familiari delle
vittime dell’Heysel nonché padre di uno di loro, Roberto, medico
aretino trentunenne, che morì mentre soccorreva un altro tifoso.
Roberto fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Civile.
Lorentini, dal giorno in cui perse il figlio, iniziò a
combattere contro la violenza nel calcio, cercando, tra le altre
cose, di far emergere la verità su quella sera: grazie al suo
impegno e a quello dell’Associazione di cui era Presidente,
riuscì ad ottenere, nel 1990, la condanna dell’Uefa per la
pessima gestione di quella finale tra Liverpool e Juventus.
Nonostante l’ottimo contributo di
Otello Lorentini e di tutti coloro che ne hanno seguito
l’esempio, gli stadi sono ancora pieni di imbecilli che
espongono striscioni su quella tragedia, che ci sventolano in
faccia la Union Jack o le sciarpe del Liverpool. E’ così, lo
fanno per attaccare la Juve, per prenderci per i fondelli. A
proposito della tragedia di Bruxelles e dell’ignoranza di chi
continua a sbeffeggiare i 39 morti, tempo fa chiesi all’amico
Beppe Franzo, presente all’Heysel, perché nessuno capisca (o
ricordi) che gli inglesi non ce l’avevano con gli juventini in
quanto tali, ma in quanto italiani. Avrebbe potuto esserci
chiunque nel famigerato settore Z. "Innanzitutto, praticamente
tutti ti chiedono cos’è successo a Bruxelles, segno che
nonostante i molti libri scritti e le trasmissioni
sull’argomento, ciò che successe non è ancora così evidente e
chiaro. In realtà alcuni compresero l’identificazione tra
juventini e italiani. La prima partita, dopo la tragedia, fu
Milan - Juve di Coppa Italia. Un gruppo di tifosi rossoneri
(forse i Commandos Tigre) ci accerchiarono per parlarci, per
capire. Prima della partita, portarono uno striscione in campo
in segno di solidarietà per i caduti dell’Heysel. Ci furono
anche molti ultrà del Toro che ci aspettarono al ritorno da
Bruxelles, per cercare di capire cos’era successo e dimostrare
la loro solidarietà. [...] E’ triste, comunque, che ancora oggi
molti non abbiano capito che poteva esserci qualsiasi altra
squadra italiana, lì, e sarebbe successa la stessa identica
cosa. L’odio, come hai sottolineato tu, era radicato nei
confronti dei tifosi in quanto italiani, non in quanto
juventini" (Due parole con... Beppe Franzo - prima parte). A distanza di ventinove anni, il
ricordo dei 39 angeli non può e non deve sfumare. Dopo la
toccante mostra "Settanta angeli in un unico cielo: Heysel e
Superga, tragedie sorelle", un’altra iniziativa onorerà le
vittime di Bruxelles. Proprio Beppe Franzo ed altri amici
bianconeri, in occasione della Giornata della memoria, istituita
dal Comune di Torino, nel 2013, dibatteranno di calcio e
condanna di ogni forma di violenza in ambito sportivo, proprio
in ricordo di chi morì all’Heysel. Invito tutti i miei amici a
partecipare a questa importante commemorazione che si terrà
sabato 31 maggio, alle ore 18, presso la Sala delle Colonne a
Palazzo Civico (Piazza Palazzo di Città - Torino). Tutti uniti
per non dimenticare mai.
24 maggio 2014
Fonte: Signorainrosa.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Giornata della memoria
31/5/2014
ESCLUSIVA TJ - Beppe Franzo ci
racconta l'evento del 31 maggio a Torino in ricordo delle
vittime dell'Heysel.
Beppe Franzo, già noto ai
lettori di TuttoJuve per la sua vena di tifoso-scrittore, ci
illustri il significato dell'iniziativa che ti vede tra i
promotori il 31 maggio a Torino in ricordo delle vittime
dell'Heysel ?
"La Giornata della Memoria in ricordo
delle 39 vittime dell'Heysel e di ogni forma di violenza in
ambito sportivo è stata indetta dal Comune di Torino nel 2013,
con mozione presentata da Stefano Lo Russo, Maurizio Marrone,
Salvatore Sbriglio. Approvata pochi giorni prima della
commemorazione della tragedia dell'Heysel, l'anno scorso è stato
simbolicamente osservato un minuto di silenzio in consiglio
comunale, rinviando l'organizzazione degli eventi agli anni
successivi. Non avendo però riscontrato la volontà da parte
delle istituzioni, salvo alcuni sporadici casi, di dar luogo a
qualsivoglia forma di commemorazione, abbiamo sottoposto una
bozza di progetto all'attenzione dei vari consiglieri e
assessori. Dopo un travaglio non facile, si è pianificato la
serata-evento con interventi che reputo di indubbio interesse.
Lo scopo è di dichiarare ufficialmente aperto l'anno che porta
al trentennale dell'anniversario dell'infausta notte di
Bruxelles, auspicando per il prossimo evento il giusto interesse
attorno ad un anniversario che è una pagina nera non solo per i
tifosi juventini, ma per l'Italia tutta e, oserei dire, per
l'intera Europa, corresponsabile delle negligenze delle allora
autorità calcistiche ed istituzionali".
Per te, per molti di voi,
soliti a bazzicare le gradinate della Curva, cosa ha
rappresentato e rappresentato oggi l'Heysel ?
"Per Noi che potremmo definirci i
ragazzi dell’85 (allora avevo vent'anni), l'Heysel è una ferita
aperta che mai, credo, si potrà rimarginare. Una stilettata
all'altezza del cuore, che ha dato un duro colpo alla nostra
passione, che ha fatto vacillare per molto tempo le nostre
certezze, le consapevolezze, il senso d'appartenenza, la nostra
voglia di far tifo. Noi, ultras, ci trovammo in quel contesto
per la prima volta di fronte ad un punto di non ritorno,
prendendo consapevolezza che di calcio si può anche morire. Una
morte orrenda, una fine da non augurare neanche al peggiore
nemico. Non il triste epilogo di uno scontro tra fazioni, tra
gruppi rivali, ma una bieca e assurda aggressione contro tifosi
che, fuggendo dallo scontro, autoproclamavano la loro resa. Una
simile aggressione sfugge ad ogni canone di logica ultras,
rifugge da ogni morale ed etica di scontro che, comprensibile o
meno, animava ed anima la contrapposizione tra gruppi rivali.
L'hooliganismo mostrò, in quel contesto, il suo vero volto:
scelleratezza, ubriachezza molesta, totale assenza di dignità.
L'appellativo di animali non apparve in quel contesto
fuorviante".
Sarai mai disposto a perdonare
?
"Sono cattolico, conosco le ragioni del
perdono. Se umanamente posso perdonare chi si è dimostrato
pentito dimostrandolo coi fatti negli anni a seguire, non posso
accettare il perdono collettivo, istituzionale. Ritenere
l'Heysel una pagina chiusa, sigillata con un abbraccio tra le
parti, reputo sia piena ipocrisia. Mi attengo comunque ai voleri
degli allora famigliari delle vittime, gli unici che possono
aver diritto di parola sulla questione. Non sono uno che si
prodiga a distribuire odio e diffondere zizzania, e credo sia
doveroso lasciare ai posteri una decisione che andrà presa
estraniando la passionalità. Chi non ha vissuto gli eventi,
potrà forse fare delle valutazioni più ponderate delle nostre.
Noi non possiamo dimenticare".
Qualcosa per concludere ?
"Siamo pronti a festeggiare e,
giustamente, a gioire degli eventi vittoriosi. L'essere
Juventini, vuole dire anche stringersi fraternamente nei momenti
delle difficoltà e del dolore. Questo è uno degli eventi più
nefasti della storia bianconera, per proporzioni il più tragico.
Quella coppa insanguinata, per quanto costi sacrificio farlo,
sia finalmente, dopo tanti anni, non un momento da rimuovere
dalla nostra storia, ma parte integrante della stessa. Seppur
negativa, seppur drammatica, quella triste sera deve continuare
ad essere ricordata. In Onore e nel ricordo di chi non c'è più e
che quella coppa non ha mai potuto vedere alzarsi in cielo. Là,
dove oggi sono i nostri magnifici 39 Angeli bianconeri. Vi
aspettiamo, sabato 31 maggio alle 18, alla Sala delle Colonne
del Comune di Torino (piazza Palazzo di Città)".
25 maggio 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Sabato in Comune
La commemorazione della
tragedia dell'Heysel
TORINO - Tra dodici mesi saranno
trascorsi 30 anni dalla tragedia dell'Heysel, e a Torino sponda
bianconera già si pensa a una commemorazione speciale, a una
stele da inaugurare nella zona della Continassa. Un luogo dove i
tifosi possano recarsi per rivolgere un pensiero o una preghiera
alle 39 persone morte nello stadio di Bruxelles. Anche
quest'anno, comunque, presso la Sala delle Colonne del comune di
Torino (piazza Palazzo di Città), sarà onorata la memoria delle
vittime dell'Heysel. L'appuntamento è per sabato alle ore 18:
gli ospiti animeranno un dibattito moderati da Beppe Franzo
(responsabile del gruppo Facebook "Via Filadelfia 88"). Tra gli
altri interventi si ascolterà quello di Darwin Pastorin,
direttore di Quartarete Tv nonché editorialista di Tuttosport.
Assieme al popolare giornalista discuteranno Domenico Laudadio
(custode del museo multimediale www.saladellamemoriaheysel.it),
Angelo e Fabrizio Landini (fratello e nipote della vittima
dell'Heysel Giovacchino), Nereo Ferlat (autore del libro
"L'ultima Curva), il fotografo Salvatore Giglio e la promotrice
della "Memoria Heysel" Annamaria Licata.
25 maggio 2014
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
L'Heysel, da Torino a Reggio Emilia
A Torino e a Reggio Emilia, due eventi
strettamente collegati tra loro, entrambi dedicati al ricordo
delle 39 vittime dell'Heysel. Per celebrarne la commemorazione,
per onorarne degnamente la memoria e per auspicare che qualunque
forma di violenza scompaia definitivamente dalle manifestazioni
sportive.
Torino, sabato 31 maggio 2014 - ore
18,00 Presso "Sala delle Colonne", piazza Palazzo di Città,
Torino Giornata della memoria (con il patrocinio del Comune di
Torino) in ricordo delle 39 vittime dell’Heysel e per la
condanna di ogni forma di violenza in ambito sportivo.
Partecipanti al dibattito: Darwin Pastorin (giornalista e
scrittore, direttore Quartarete TV) Domenico Laudadio (custode
Museo virtuale multimediale www.saladellamemoriaheysel.it)
Angelo e Fabrizio Landini (fratello e nipote di Giovacchino
Landini, vittima Heysel) Nereo Ferlat (reduce curva Z Heysel,
autore del libro "L’ultima Curva") Salvatore Giglio (fotografo
storico Juventus, testimone della strage) Annamaria Licata
(promotrice Memoria Heysel e petizione pro monumento Bruxelles)
Moderatore del dibattito: Beppe Franzo (scrittore, autore del
libro "Via Filadelfia 88") Ingresso libero.
Reggio nell'Emilia, domenica 1 giugno
2014 - ore 10,30. Davanti al monumento "Per non dimenticare
Heysel", parco via G. Matteotti, Stadio Mirabello, Reggio
Emilia. In caso di maltempo: Stadio Mirabello (tribuna coperta
"Claudio Zavaroni") Commemorazione vittime dell'Heysel (con
cittadini, associazioni, sportivi e società sportive).
Organizzato dal comitato "Per non dimenticare Heysel" e dal
comitato "Orgoglio Reggiano Onlus". Insieme dal 2011, sono
impegnati, oltre alla beneficenza di utilità civica e sociale,
nella condivisione con l'intera città della memoria dei tragici
fatti accaduti il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di
Bruxelles. Una strage che costò la vita a 39 persone, tra le
quali il reggiano Claudio Zavaroni. Il loro operato è volto a
promuovere i valori della non violenza e della responsabilità
nella vita civile e nello sport. Programma: Si inizia con
l'esecuzione dell'inno d'Italia e il benvenuto del Comitato ai
presenti, poi, l'esecuzione alla tromba de "Il silenzio". Dopo
la poesia "Fermate gli orologi", l'omaggio floreale al monumento
e la lettura dei nomi delle 39 vittime. La benedizione del
monumento e della sua nuova copertura (alla quale dedicammo un
pezzo alcuni mesi fa), con la descrizione della stessa. A
seguire, sono previsti letture di articoli, poesie e pezzi
dedicati, oltre a numerosi interventi di autorità, artisti e
amici, che parteciperanno offrendo il loro ricordo e un pensiero
in memoria delle vittime dell'Heysel. Infine, il saluto e il
ringraziamento del Comitato ai partecipanti, con buffet messo a
disposizione dal forno Bonaretti.
28 maggio 2014
Fonte: Juventinovero.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
"Heysel... dalla A alla Z" Poppi, sabato 31 maggio
di Francesco Caremani
Sabato 31 maggio, nella Sala dei
Convegni del Castello dei Conti Guidi a Poppi (Arezzo), dalle
ore 16 si svolgerà il convegno "Heysel... dalla A alla Z"
organizzato dallo Juventus Club Doc Casentino. A ventinove anni
di distanza dalla tragica notte dell’Heysel, nella quale
morirono 39 persone, di cui 32 italiani, prima della finale di
Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool, i ragazzi del club hanno
voluto ricordare e riflettere su quei momenti e sulla loro
eredità, umana e sportiva. Video e testimonianze dirette di
casentinesi sopravvissuti alla curva Z apriranno i lavori che
saranno condotti dal giornalista Massimiliano Cocchi. Relatori
della serata: il giornalista e scrittore Roberto Renga, che non
ha bisogno di ulteriori presentazioni; Andrea Lorentini,
giornalista e orfano di Roberto, una delle vittime di Bruxelles,
medaglia d’argento al valor civile per essere morto tentando di
salvare un connazionale; Francesco Caremani giornalista e autore
del libro "HEYSEL, le verità di una strage annunciata". "Tenere
viva la memoria dell’Heysel è un impegno che porterò avanti con
grande forza e determinazione nel nome di mio padre Roberto e
nel ricordo di mio nonno Otello, scomparso pochi giorni fa -
sottolinea Andrea Lorentini. Raccogliere il testimone di
quest’ultimo è una grossa responsabilità, ma è doveroso da parte
mia e della mia famiglia proseguire sulla strada da lui
tracciata in tutti questi anni. Il sacrificio di Roberto e la
forza di Otello rappresentano due esempi che devono guidarci nel
cammino per uno sport e un calcio non violento. Combattere ogni
forma di violenza è un dovere morale e civile di ogni uomo. Il
convegno organizzato dallo Juventus Club Doc Casentino è
l’occasione per riflettere ancora una volta sulla tragedia di
Bruxelles. Per non dimenticare. Per non ripetere mai più un
altro Heysel. È molto positivo, inoltre, che questa iniziativa
abbia avuto impulso da un gruppo di giovani, di ragazzi che
amano lo sport e che vogliono vivere la loro passione per il
calcio e la Juventus in maniera sana". Sarà un momento per
comprendere cos’è stato l’Heysel, cosa ha rappresentato per il
calcio europeo e mondiale, per ricordare la battaglia di Otello
Lorentini, presidente dell’Associazione italiana delle vittime,
e la storica sentenza che condannò l’Uefa. Ma soprattutto perché
questo è un pezzo molto importante di storia bianconera, per non
dimenticare le 39 stelle e perché nessuno possa più morire per
una partita di calcio.
29 maggio 2014
Fonte: Juventus Club Doc Casentino
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
di Domenico Laudadio
29° anniversario della Strage
dell’Heysel. E’ il primo senza il Presidente Otello Lorentini,
fondatore dell’"Associazione tra i familiari delle vittime
dell’Heysel", scomparso recentemente, proprio il giorno del
compleanno del nipote, Andrea. Il gruppo "Via Filadelfia 88" di
Beppe Franzo e il mio "Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it" ne onorerà la memoria durante la
"Giornata in ricordo delle vittime dell'Heysel e di condanna di
ogni forma di violenza in ambito sportivo" da noi promossa a
Torino in data 31 maggio 2014 alle ore 18.00 presso la "Sala
delle colonne" in Piazza Palazzo di città.
Nelle immagini di repertorio lo
intravedi vagare intontito fra le macerie e i corpi dei feriti e
dei morti, annichilito dal dolore e dalla disperazione: ha
appena perso suo figlio, medico neo assunto quello stesso
pomeriggio con un telegramma dall’ospedale di Arezzo. Beffarda e
crudele troppe volte è la sorte... Eppure era fuori pericolo,
già in salvo, ma Roberto era tornato indietro in Curva Z,
onorando il giuramento di Ippocrate, a fare il medico fino
all’ultimo, nell’atto di rianimare un bimbo in fin di vita,
forse proprio Andrea Casùla, prima di essere travolto e morire
sotto un'altra carica degli "Animals" d’Inghilterra. Medaglia
d’argento al valore civile. L’oro sarebbe costato troppo caro
allo stato e le pensioni in Italia si danno più a certi falsi
invalidi che agli eroi... Otello era toscano, un piccolo grande
guerriero di Arezzo, l’uomo di grande onore e fermezza che ha
cresciuto come un padre due nipoti, gli orfani di un giovane
tifoso, innamorato di sua moglie, affezionato alla "vecchia
signora", bàlia del calcio italiano. Aggregò in un’associazione
la maggior parte dei familiari delle vittime dell’Heysel ed
affrontò insieme a loro il processo a Bruxelles, dividendone le
spese e l’umiliazione di un primo giudizio che non tributò loro
equità e giustizia. Ma Otello non era certamente uomo di resa.
Si rialzò subito in piedi con orgoglio e affrontò in appello con
il piglio testardo della fede e quel gigante spavaldo e impunito
da sempre, come fosse Davide contro Golia. L’U.E.F.A fu
sorprendentemente condannata, anche in cassazione, e da quella
sentenza a oggi ritenuta responsabile ovunque della sicurezza
nell’organizzazione degli eventi calcistici. Un capolavoro di
giurisprudenza, ma nulla al confronto dell’amore e della
dedizione nutriti fino all’ultimo per la sua famiglia,
sconquassata da una tragedia assurda, ingiustificabile quanto
incomprensibile.
Così dolcemente lo ha ricordato la
nostra Annamaria Licata, nota tifosa bianconera, ma soprattutto
donna sensibile e autentica filantropa della Memoria dei caduti
dell’Heysel che lo incontrò in Bruxelles nel 2005 alla cerimonia
solenne del ventennale dalla strage: "Lui è stato il padre di
tutte le vittime, il padre di tutte le battaglie in tribunale
contro l’UEFA... E contro i silenzi e l'ignoranza... Il padre di
tutti quei tifosi, che nel corso del tempo si sono avvicinati
alla tragedia... Hanno capito quello che è stato e dopo anni di
silenzi... Hanno iniziato ad alzare la voce, insieme a lui. Di
lui ricorderò sempre la sua forza, la sua saggezza e i suoi
occhi color mare nel quale ti ci perdevi. Un grande Uomo... Che
è andato ad arricchire il paradiso di umanità, ma nello stesso
tempo, ha svuotato il mondo di un'anima speciale".
Adesso che anche lui si è arreso alla
nera "sorella" del Cantico delle Creature ci ha lasciato in
generosa eredità il suo carisma e l’esempio di come vivere lo
sport, olimpicamente, ma senza le pastoie ridicole di una
burocratica e farisaica ipocrisia. Era molto schietto e diretto,
Otello. Niente fronzoli, lo costatò molto bene anche la
Juventus. In particolar modo il suo "Presidentissimo" Boniperti
a cui non gliele mandò di certo a dire sulla questione della
Coppa da restituire, rivendicandogli piccato l’unica reale
proprietà del sangue di suo figlio... Non ha perdonato vent’anni
dopo ad Arezzo quel ragazzaccio sedicente pentito di Liverpool
che aveva causato la morte di Roberto e degli altri caduti. Gli
disse: "...non sono ancora pronto". Ma ora che è nell’immenso di
un perdono più grande non serviranno più le parole, gli basterà
soltanto un raggio di sole. Ciao, Otello, 39 volte grazie.
29 maggio 2014
Fonte: Giulemanidallajuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Heysel, per non dimenticare 39 angeli saliti in cielo
Il 29 maggio del 1985 la
tragedia in Belgio in occasione della finale di Coppa Campioni
fra Juventus e Liverpool.
TORINO - (e.e.) Per non dimenticare,
oggi e per l'eternità. In memoria dei 39 angeli bianconeri
saliti in cielo, il 29 maggio del 1985. Per non dimenticare e
affinché non si ripeta una simile tragedia. Era la finale di
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool e la furia degli
hooligans travolse i tifosi della Vecchia Signora che da tutta
Europa erano approdati a Bruxelles. Doveva essere una festa, la
conquista del trofeo. Invece, fu il successo più triste della
storia. Anche il Liverpool, oggi, con un messaggio diffuso dopo
la mezzanotte, ricorda ed esprime amicizia e fratellanza. Nel
nome dei trentanove caduti dal cuore juventino.
29 maggio 2014
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Ventinove anni da
quella sera
di Nino Ori
No, quella sera non ero là, c'erano
però tanti miei amici. Per fortuna sono tornati tutti a casa, a
differenza di altri che non ce l'hanno fatta. Segnati (alcuni
anche fisicamente) da ciò che avevano visto, da quello che
avevano vissuto, direttamente o indirettamente. Alcuni non sono
più riusciti ad entrare in uno stadio, altri ci hanno messo
molti anni.
Non credo ci sia un modo sensato (o
almeno, non riesco a trovarlo) per onorare la memoria delle
vittime di quella sera: siamo troppo piccoli di fronte a queste
cose. Forse il silenzio è l'unica forma di vero rispetto. Di
certo, non comprendo la necessità di rispondere alla pazzia
omicida con l'odio incondizionato e generalizzato, con "English
animals", "odio Liverpool" e similari. Per la follia criminale
di qualche centinaio di delinquenti, non credo si debbano
detestare un'intera città o un intero popolo, o addirittura
condannare un'intera nazione. Non dimenticare è ben diverso dal
manifestare un odio da guerra santa. Le faide lasciamole a chi
si nutre di odio.
La ferita dell'Heysel è aperta, certo:
lo sarà sempre. Ma non è con l'ostentazione della necessità di
odiare e di contrapporsi che la si chiude. Essere nemici non ci
migliorerà, e non gioverà al ricordo di chi non c'è più. Non è
solo un problema culturale. Finché non si superano certe
logiche, continueremo a vedere le magliette e le scritte col
"meno 39", e sentiremo i cori e gli slogan infamanti. E
continueremo sempre a darla vinta all'idiozia di chi straparla
di esultanze, di rigori fuori area, di coppe insanguinate, di
partite da rigiocare. Chi si ostina a non volerlo capire finisce
inconsapevolmente per avallare i comportamenti di chi dileggia e
infama da decenni quelli che ritiene essere i morti degli altri.
Quella tragedia è stata troppo spesso e
da troppe persone (e per troppo tempo, anche in casa nostra)
colpevolmente dimenticata, o addirittura nascosta. Da molti
viene tuttora dileggiata. Perché è considerata una tragedia di
parte, una tragedia juventina, e non una tragedia di tutti...
Come se perfino i morti avessero un colore o una fede sportiva.
Non sono "i nostri" morti, magari da contrapporre a quelli degli
altri. Non sono nostri quei 39 angeli: non appropriamocene.
Continuiamo a ricordarli e ad onorarne la memoria, ma
prendiamone atto. Appartengono alle proprie famiglie, non a noi.
Forse basterebbe un po' più di rispetto, anche e soprattutto
verso di loro.
29 Maggio 2014
Fonte: Juventinovero.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
PER NON DIMENTICARE: 29 anni fa la strage dell'Heysel
di
Tommaso Salerno
29 Maggio 1985, una delle date più
tristi della storia calcistica europea. Ventinove anni fa,
nell’inferno dell’Heysel, 39 tifosi bianconeri se ne andavano,
in una serata di scellerata follia. La storia la conosciamo già,
i responsabili non meritano nemmeno di essere menzionati. Il
dolore di chi ha vissuto quelle ore di terribile angoscia
descrive la gravità del dramma che ha strappato alle famiglie
padri, madri, figli, semplici appassionati di uno sport per cui
non è logico morire. Tante le lacrime versate in questi 29 anni,
in cui il ricordo di quella notte immonda rimane insinuato
dentro il cuore di ogni sportivo, in particolare in quello dei
tifosi bianconeri che non devono e, soprattutto non vogliono
dimenticare chi, per quei colori, adesso non è più in mezzo a
noi; chi, per pura follia del "prossimo", non ha potuto godere
delle gioie di avere la prima fidanzatina, di sedersi accanto al
padre e guardare la partita insieme, di aprire un album di foto
e raccontare ai nipotini i ricordi della propria vita, di andare
con la famiglia allo stadio; chi, adesso, ci guarda dal cielo e
continua a piangere per il male che ha visto e che ha subito, in
quella pazza sera di Maggio dell’85; chi spera che ciò che è
successo non si ripeta mai più. Rocco Acerra, Bruno Balli,
Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula,
Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conti, Dirk Daenecky,
Dionisio Fabbro, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo
Gonnelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto
Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni
Mastroiaco, Sergio Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi
Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi,
Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo,
Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore,
Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio
Zavaroni: trentanove angeli vestiti di bianconero continuano a
fare il tifo dalle tribune del paradiso.
29 maggio 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
L'altra Heysel
di Antonio Corsa
Di racconti, documentari e ricordi dei
39 morti di quel tragico 29 maggio di 29 anni fa è giustamente
pieno il web (fatevi un giro sul sito dell'amico Domenico
Laudadio, la Sala della Memoria Heysel) e i tifosi bianconeri,
da sempre, non smettono di mostrare rispetto, onore e
solidarietà per le vittime (non tutte italiane, non tutte
tifose, non tutte bianconere) e le loro famiglie. Oggi però
vorrei dedicare questo mio breve tributo non solo a loro, mai
dimenticati, ma anche a tutte le "vittime silenziose": a chi
quel giorno era lì ed è tornato a casa, a chi era lì ed è
rimasto ferito nel corpo o nel cuore, a chi era a casa e ha
aspettato ore interminabili (in certi casi giorni, provate a
immaginare) per riuscire a mettersi in contatto con i propri
cari, o a ricevere la tragica notizia. A loro, un abbraccio
grande così come grande è l’abbraccio per Giuseppe e i suoi
familiari. Vi riporto un estratto di un articolo pubblicato da
Marco Edoardo Sanfelici nel blog La Signora in Rosa.
Leggetevelo, capirete se possibile ancora di più la portata di
tale immane tragedia e le cicatrici che molti dei presenti hanno
dovuto sopportare nel silenzio.
"Un popolo però si connota anche per i
suoi eroi, per coloro che alla causa hanno pagato un prezzo
altissimo e non parlo dei campioni in campo ! Mi riferisco
all’amico e compagno di tifo GIUSEPPE PIPPA, che ci la lasciato
il 28 aprile, a solo 58 anni, la cui storia vale la pena di
essere raccontata. E’ stato l’epilogo di un lungo calvario
iniziato la sera maledetta della finale di Bruxelles, quando per
salvare un bimbo sardo a lui vicino, nella calca causata dalla
folle carica degli Hooligans, è caduto dagli spalti, riportando
serie ferite e restando in coma per 15 giorni. Pareva che la
ripresa procedesse senza particolari problemi, consentendogli di
costruire una famiglia e riprendere la sua attività; ed invece
un destino terribile lo aspettava beffardo. Dolori sempre più
evidenti lo portarono a dovere interrompere il lavoro ed a
subire una diagnosi durissima: calcificazione delle vertebre per
tutta la schiena e la degenerazione conseguente in PARKINSON.
Nonostante 10 anni di sofferenze e di lungo inesorabile
peggioramento, Giuseppe non ha MAI abbandonato la passione per
la sua, la nostra JUVENTUS, restando membro dello Juventus Club
TORRI DEL BENACO (VR), a tal punto da ispirare qualcuno a far sì
che ad accompagnarlo nell’altra vita fosse una fedele compagna,
testimone di un’atroce assurdità, in una sera di maggio di 28
anni fa: la bandiera che Giuseppe sventolava all’Heysel. Ora che
il suo soffrire ha avuto fine, la comune fede calcistica ed una
stima immensa che va aldilà del mero tifo, fanno sì che ci
stringiamo attorno alla famiglia così duramente provata ed a
parziale conforto della signora Sandra e dei figli Marco e
Mario, ci sia concesso pensare a Giuseppe PIPPA come ad un eroe
silenzioso, che ha fatto della sua esistenza una testimonianza
di ciò che vuol dire "MAI MOLLARE", da vero juventino, senza
bisogno di riflettori e di interviste. Ora che il pietoso elenco
dei morti dell’Heysel si è aggiornato a 40, avremo un motivo in
più per condannare chi ancora profana lo loro memoria negli
stadi. Lo dobbiamo a Giuseppe, lo dobbiamo a ciascuno degli
altri 39. Che il peso della terra ti sia, vi sia, lieve !"
29 maggio 2014
Fonte: Juventibus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
29
anni fa la strage dell’Heysel, la tragedia
che non puoi raccontare a un
bambino
di Angelo Damiano
Non è facile parlare dell’Heysel, per
niente. L’ho capito in questi anni, seguendo il calcio in tutte
le sue forme ed in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più
oscure. L’ho capito quando mi sono trovato a raccontare
dell’Heysel a qualche bambino che mi chiedeva delucidazioni a
riguardo. Come si fa a spiegare ad un bambino che 39 persone
sono morte perché erano andate a vedere una partita di calcio ?
E come si fa a spiegare ad un bambino che ogni volta che vai a
Firenze un gruppo di idioti ironizza su quella tragedia
esponendo uno striscione con scritto "-39" ? E come fai a
spiegare ad un bambino che a fine aprile i tifosi bianconeri
sono stati accolti a Napoli dal coro "Ti ricordi lo stadio
Heysel, le bandiere del Liverpool, diecimila son partiti, 39 non
tornan più, era il giorno del gran massacro per noi ultras un
giorno sacro". No, ad un bambino non puoi spiegarglielo
l’Heysel. Perché l’Heysel è paura, è terrore, è spavento, ma è
anche indignazione. Non credo di esagerare quando dico che
quella dell’Heysel è forse la strage meno commemorata del mondo
dello Sport, per motivi oscuri e forse inimmaginabili. Ho visto
pagine di giornali strabordare di titoloni ad effetto quando un
gruppo di balordi decise di esporre striscioni di cattivissimo
gusto allo Stadium (quelli su Superga, per capirci); mi hanno
propinato trasmissioni del lunedì sera incentrate praticamente
solo e soltanto su quei pessimi striscioni, ma non mi è mai, e
ribadisco mai, capitato di leggere da qualche parte
l’indignazione di qualcuno per le offese ai morti dell’Heysel.
Un po’ come se quella Juventina fosse una strage di Serie B. Ma
l’Heysel c’è, l’Heysel esiste, ha lasciato i suoi segni
indelebili, e per quanto una parte della stampa voglia tentare
di nasconderli (o quantomeno di non darne risalto), quei segni
sono visibili ancora oggi. Non si può spiegare l’Heysel ad un
bambino, ma lo si può educare ad essere una persona diversa.
Diversa da chi va allo stadio per chiedere la libertà di un
assassino, diversa da chi va allo stadio per lanciare bombe
carta, diversa da chi finge di dimenticare una strage perché per
un motivo o per un altro parlare di quella strage può provocare
grattacapi. Si può educare un bambino a dire "Odio i violenti",
piuttosto che insegnargli "Odio Liverpool", ed infine si può
educare un bambino a non dar peso a chi parla di quel massacro
come se fosse "un giorno sacro". Perché insulta i morti solo chi
ha paura dei vivi.
29 maggio 2014
Fonte: Calciomercato-juve.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
"Le tragedie non hanno bandiere", anche il Torino ricorda Heysel
di Francesco Gregorace
"Le tragedie non hanno bandiere, non
hanno campanilismi. 29.5.1985, Heysel. 29.5.2012, Emilia. Rip".
E’ il testo di un tweet con il quale il Torino ha voluto rendere
omaggio ai 39 tifosi della Juventus periti nella tragedia dello
stadio di Bruxelles dove si erano recati per assistere alla
finale di Coppa Campioni fra i bianconeri ed il Liverpool. La
società granata ha ricordato anche il terremoto in Emilia di due
anni fa.
29
maggio 2014
Fonte: Calcioweb.eu
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Una partita di calcio senza un sorriso: l’Heysel 29 anni dopo
Un ricordo dell'Heysel a 29
anni di distanza...
di Giuseppe Andriani
Gli anni
delle prime apparizioni della Nintendo, della perestrojka, della
Guerra Fredda e delle olimpiadi di Los Angeles boicottate. Tra
Cernobyl, Reagan presidente degli USA, i funerali di Berlinguer.
Gli anni ’80, e calcisticamente gli anni degli Hooligans. 1985:
l’anno dell’Heysel. Della curva Z, del crollo di un settore che
ha schiacciato sotto il proprio peso sostenuto dall’ignoranza
bambini, uomini e ragazzi. Tifosi. TRA LETTERE E NUMERI -
Rimangono i numeri: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1
irlandese. Morti, schiacciati sotto il peso della Curva Z
crollata. Le curve delle due squadre erano contrapposte, ma in
quelli che oggi definiremmo "Distinti", accanto alla curva
inglese, c’era una parte della tifoseria bianconera. Non il
movimento ultras, ma semplicemente tifosi che avevano acquistato
il biglietto, anche in Italia. Caricati dagli hooligans, che
volevano lo scontro, i tifosi bianconeri provarono la fuga verso
il campo ma la polizia per un assurdo motivo di ordine pubblico
invece di lasciare il via libera caricò a propria volta. Fin
quando il muro del Settore Z non è crollato, tra chi è rimasto
schiacciato e chi si è buttato nel vuoto per provare ad evitare
la tragedia. CHIAMATELA STRAGE - Chiamiamola strage. Perché con
600 feriti e 39 morti, non si potrebbe definire diversamente. La
partita si giocò, in una decisione eticamente sbagliata ma
dettata dalla volontà di evitare che il tutto si trasformasse in
uno scontro di dimensioni epiche. I calciatori ammisero di aver
saputo solo in parte la verità al momento. Vinse la Juve, con un
rigore contestato. E poi festeggiò. Chiederanno scusa ad anni di
distanza, prima
Platini, poi anche Tardelli.
Il tutto in un contesto surreale, paradossale. Vincere una
Champions e non avere nulla da festeggiare. DAL SOGNO ALL’INCUBO
- La Juve, quella che negli anni ’80 si chiamava ancora Coppa
dei Campioni, l’aveva sognata a lungo. L’avevano sognata tutti i
tifosi, di notte e di giorno. Poi si erano organizzati, alla
volta di Bruxelles. Il sogno era diventato un incubo in quel
macello umano, non riconducibile a nessuna manifestazione
sportiva. Solo sangue e morte. Senza nemmeno la magia di poter
festeggiare quello che da un sogno era diventato un incubo. COSA
RESTERA’ ? - "Cosa resterà di questi anni ’80 ?" cantava Raf. Di
questi momenti nulla. O forse qualcosa resterà. Un’immagine
scolpita nella testa di ogni sportivo, per far sì che non si
ripeta mai più. Resterà una coppa sporca di sangue, sognata e
poi maledetta. Fino all’inverosimile. Resterà l’urlo spezzato di
chi era andato a vedere una partita di calcio. Resta quello che
è morto dentro chiunque ha potuto vedere quelle immagini. Un
calcio che per molti bambini non sarebbe stata più la stessa
cosa. 29 anni dopo, il 29 Maggio, porta con sé la stessa
tristezza, la stessa malinconia. Una partita di calcio in cui
alla fine non c’era voglia di sorridere. Perché ?
29 maggio 2014
Fonte: Sportcafe24.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
JUVENTUS FC Heysel, il giorno del silenzio
Il 29 maggio del 1985, 39
persone innocenti persero la vita a Bruxelles. Non le
dimenticheremo mai.
Il 29 maggio è giorno del silenzio,
della memoria, della commozione. Non può esserci spazio per
altro dal 1985, quando allo stadio Heysel di Bruxelles si
consumò la tragedia che ha segnato per sempre 39 famiglie, la
Juventus e chiunque ami il calcio. Il ricordo delle vittime
innocenti, strappate ai loro cari da quell'assurda follia, ci
accompagna sempre, da ventinove anni. Oggi è il momento della
preghiera, ma ogni giorno sentiamo il dovere di onorarne la
memoria. E quel mazzo di fiori deposto ai piedi del monumento di
Reggio Emilia lo scorso 28 aprile, le stelle dello Stadium o la
parte del J-Museum dedicata, sono il nostro modo di dire loro:
"Non vi dimenticheremo mai".
29 maggio 2014
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
ESCLUSIVA TJ -
Stefano Tacconi:
"Si deve continuare a ricordare
la strage dell'Heysel
Sicurezza ? Ci vogliono leggi
più severe"
di Christian Pravatà
Nel 29° anniversario della strage
dell’Heysel, in cui persero la vita 39 persone prima della
finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, la redazione
di Tuttojuve.com ha contattato in esclusiva Stefano Tacconi,
portiere dei bianconeri in quella triste giornata. A 29 anni di
distanza da quell’incidente oggi tutto il mondo calcistico tiene
forte il ricordo dell'Heysel. E’ una giornata particolare in cui
si devono continuare a ricordare le 39 vittime di quella
bruttissima pagina di storia. Non si può pensare però che si
possa morire durante una partita di calcio. Dopo 29 anni che
cosa è cambiato a livello di sicurezza negli stadi ? "Purtroppo
non è assolutamente cambiato niente, perché ci vogliono leggi
severe. Bisognerebbe per certe persone "buttare via la chiave".
Non è possibile che certi personaggi violenti che non c'entrano
nulla con il Calcio possano continuare ad entrare allo stadio,
ripeto, bisognerebbe vedere le chiavi arrugginire...".
29 maggio 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
La dolorosa tragedia dell’Heysel e la morte del piccolo Andrea
di Matteo Brancati
Il 29 maggio del 1985, prima
della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool,
morirono 39 tifosi bianconeri.
"Papà, andiamo a vedere la finale ?".
"Certo che andiamo. Gioca la Juve". Un dialogo che, da lì a
poco, sarebbe stato uno degli ultimi tra un padre e Andrea, un
giovanotto di 11 anni, in partenza per Bruxelles. Lì, nella
popolosa cittadina belga si disputava il 29 maggio del 1985 la
finale di Coppa dei Campioni tra Bianconeri e Liverpool. Due
squadre alla ricerca di una vittoria importante, prestigiosa per
rimpinguare il proprio palmarès. L’attesa era spasmodica, si
attendeva quell’ultimo atto da giorni, con l’emozione che saliva
ora dopo ora, minuto dopo minuto. C’erano moltissimi tifosi allo
stadio "Heysel", con la presenza di famiglie e sostenitori
neutrali che erano andati ad ammirare le gesta di Platini e
compagni. Qualcosa, però, un’ora prima del match non andò per il
verso giusto. I supporter più caldi della squadra inglese, i
cosiddetti "hooligan" , tentarono il contatto con quelli
bianconeri sistemati dalla parte opposta dell’impianto sportivo,
senza riuscirci e causando una ressa infernale nella quale molti
tifosi italiani furono schiacciati al muro apposto al settore
occupato dai sostenitori britannici. In quei frangenti regnava
il caos, con alcune persone che si lanciarono dagli spalti per
scampare al pericolo, mentre altri tentarono, invano, di
scavalcare e posizionarsi in un altro settore dello stadio. In
tutto questo il muro, tutto d’un tratto, crollò, causando la
morte di 39 persone che rimasero intrappolate e schiacciate
dalla folla che scappava impaurita. Furono attimi tragici,
dolorosi che, ancora oggi, nessuno può dimenticare. Andrea era
lì, voleva vedere la finale della sua Juventus dal vivo, con
felicità, gioia, voglia di esultare al gol di un elemento
bianconero. In quella tragica notte, il ragazzo con addosso la
casacca di "Madama" perse la vita, a causa di un comportamento
inspiegabile da parte di qualcuno che si era recato in Belgio
solo per creare violenza, disordini. Adesso Andrea, insieme agli
altri 38 angeli bianconeri non c’è più. Non ha visto il gol di
Platini, la Champions League vinta contro l’Ajax nel ’96, le tre
finali perse contro Borussia Dortmund, Real Madrid e Milan, i
molti Scudetti, la Serie B, la rinascita con Antonio Conte in
panchina. Siamo sicuri, però, che da lassù sarà fiero di tutto
questo e lui, ma non solo, non vorrà più vedere o sentire
tragedie immani come quelle dell’Heysel.
29
maggio 2014
Fonte: Blogdisport.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
29 anni dall’Heysel: un ricordo senza odio, falsità e ipocrisia
di Valerio Brandi
Oggi sono 29. Non è il numero degli
scudetti della Juventus perché quel numero è stato superato da
un pezzo. Parliamo dei 29 anni passati dal 29 maggio 1985. 39
morti per una partita di calcio, di cui a fine articolo
ricorderemo i nomi, senza citarne la nazionalità. Perché i morti
non hanno bandiera, sono tutti uguali, e per tutti bisogna
portare rispetto. Rispetto. Parola sconosciuta per gran parte
dell’Italia, che se non lo mostrava allora, figuriamoci oggi. In
questi 29 anni sono stati talmente tanti gli insulti, per usare
un eufemismo, nei confronti di questi morti, che elencarli tutti
sarebbe impossibile. I primi arrivarono a Firenze e a Roma.
All’epoca non c’erano i social network, così l’inciviltà delle
persone si poteva conoscere grazie agli striscioni e ai cori da
stadio. Strano che tanta ignoranza provenga da due delle città
più ricche di cultura della penisola, significa che i tempi di
Dante Alighieri e di Cicerone sono davvero finiti. "39 gobbi di
meno" e "Grazie Liverpool" sono il riassunto dei primi episodi
di mancanza di rispetto nei confronti della strage dell’Heysel.
Tutto questo perché ? Può l’odio sportivo per la Juventus
trasformare le persone peggio degli animali ? (non è giusto
compararli a loro, dato che anche gli animali piangono le loro
perdite). Evidentemente sì. Un odio che va a braccetto con
l’ipocrisia. La più evidente riguarda la classifica delle
stragi. Così come oggi c’è ancora chi giustifica il Nazismo
perché "i comunisti hanno fatto più morti", e viceversa, anche
nel calcio vi sono delle morti di serie A e serie B. Gli stessi
che ogni anno ricordano i morti di Superga, e si scandalizzano
quando una tifoseria gli manca di rispetto, sono i primi ad
insultare, tutto l’anno, la strage dell’Heysel e altre disgrazie
bianconere come quella di Scirea, o quella quasi avvenuta di
Pessotto. Problema di tutti, precisiamo. Deplorevoli sono anche
i tifosi Juventini che non rispettano Superga, così come quella
di Hillsborough. Purtroppo l’Heysel non ha insegnato niente
anche a molti di loro. Dopo quella notte, in buona parte della
tifoseria bianconera è nato il desiderio di vendetta, che dopo
29 anni non si è ancora placato. Ma la vendetta non è giustizia,
provoca solo altro dolore. È anche dalla vendetta che è nato
l’Heysel. Quattro anni fa, Tony Evans, vecchio Hooligan dei
Reds, raccontò la sua su quella notte, e sui motivi per cui è
arrivata. Le sue parole possono sintetizzarsi così:
"Odiavamo gli italiani dalla finale di
Roma. Una lunga catena di eventi ha portato all’Heysel. Gli
accoltellamenti e i pestaggi subiti a Roma, l’alcol, la nostra
aggressività, l’inefficienza della polizia e uno stadio
fatiscente. Senza uno di questi anelli nella catena maledetta
forse quel giorno sarebbe passato senza incidenti. Ma il torto
era nostro. Il torto era mio. Prima della gara gruppi di giovani
in motorino avevano dato la caccia ai nostri tifosi, coltelli in
mano. E, dopo la partita, fummo vittima della rabbia di Roma,
tra sangue, angherie e umiliazioni. Ci eravamo detti che la
storia non si sarebbe ripetuta. La nostra rabbia non era diretta
solo agli italiani. La stampa britannica aveva praticamente
ignorato gli eventi dell’Olimpico l’anno prima... Liverpool, in
quegli anni, era una città marginalizzata e odiata dal resto del
Paese... Ero con mio fratello quando, in un vicolo del centro,
ci siamo imbattuti in un gruppo di tifosi juventini, sei o
sette, quasi tutti ventenni. Erano seduti davanti a un bar,
atteggiandosi un po’ da duri, un po’ da fichi. Il mio sguardo
incrociò uno dei loro. "Dai, brutto stronzo, dimmi qualcosa",
ringhiai. Lui niente. Ma ormai il tono, l’umore di quella
giornata, era fissato... Noi del Liverpool eravamo in tanti, ci
sentivamo sicuri. Bevevamo e cantavamo a torso nudo sotto il
sole. Ma poi, complice l’alcol, tutto cambiò. Partimmo a piedi
per lo stadio. Ovunque c’erano tafferugli. Eravamo ubriachi ma
anche in quello stato capimmo che lo stadio era fatiscente. Alle
entrate non vi erano praticamente controlli. Tutt’ora, 25 anni
dopo, ho ancora intatto il biglietto di quella serata. Entrammo
nel settore Y, accanto al maledetto settore Z e si capì subito
che eravamo in troppi... Tra i due settori c’era un fitto lancio
di oggetti. In realtà nulla di inusuale per gli standard di
quegli anni. Guardammo con invidia gli spazi nel settore Z che
era mezzo vuoto, mentre il nostro, complici i molti tifosi senza
biglietto, era strapieno. Mi assentai per qualche minuto per
fare pipì. Al ritorno vidi che la rete che separava i due
settori era caduta e che molti dei nostri erano passati in
quello adiacente. Più sotto e nell’angolo più lontano stavano
morendo 39 persone... Un muro è crollato, tutto qui. Io queste
parole le ho sentite e le ho ripetute tantissime volte. Ma sono
menzogne".
Tony Evans ha raccontato gran parte di
quello che c’è da dire. Perché lui c’era, ha visto, e sa. Chi
c’era quella notte, sa. Non io, che non ero ancora nato, ma
molti di quelli che oggi sono miei grandi amici, sì. Mentre non
c’erano tutti quelli che non fanno altro che parlare a
sproposito di questa vicenda. I discorsi come al solito vanno a
finire sullo stile Juve, sul fatto che i giocatori hanno giocato
e festeggiato la Coppa. In poche parole, a queste persone
dispiace solo che la Juve alla fine abbia vinto la Coppa
Campioni. Dei morti non gliene mai fregato nulla, se ancora oggi
affermano orgogliosi di aver goduto per quei caduti, e sperano
che una cosa del genere succeda di nuovo. Discorsi che fanno
ancor più rabbia, visto che distorcono la realtà. E allora è
giusto raccontarla di nuovo, magari per chi è in buonafede e se
in passato ha detto cose sbagliate su questo fatto, è stato solo
perché l’ha sentito raccontare da persone accecate solamente
dall’odio nei confronti della Juventus. Il primo colpevole di
tutto quanto si chiama Uefa. Ospitare una finale di Coppa
Campioni in uno stadio fatiscente, e senza la dovuta sicurezza,
è stata una scelta infelice che purtroppo, come spesso succede,
non ha insegnato nulla, altrimenti non avremmo avuto 5 anni più
tardi l’Hillsborough. Il settore X, occupato dagli Hooligans del
Liverpool, ma anche da quelli del Chelsea, era a fianco al
settore Z. Un settore occupato non dal tifo organizzato
bianconero, ma da quello più tranquillo, come le famiglie, e
diviso non da una solida vetrata, ma da una rete da pollaio, per
usare il giusto termine di paragone. Così, nel momento in cui i
tifosi del Liverpool decisero di "venire a contatto" con quelli
bianconeri, la strage fu inevitabile. Spaventati, gli ospiti del
settore Z cercarono riparo in maniera rocambolesca. Quelli che
riuscirono ad entrare in campo furono ricacciati dalle forze
dell’ordine belghe che, oltre ad essere poche per un tale
evento, non avevano capito per niente la situazione. Quelli che
non riuscirono a trovare proprio riparo in campo, si ammassarono
lungo il muro che delimitava il settore Z. Sotto il peso dei
tifosi, il muro crollò. E la strage si consumò lì. E la partita
? Né Juve e né Liverpool volevano giocarla, ma la Uefa non era
d’accordo. Timorosa che un rinvio avrebbe causato ancor più
problemi, riferì alle società che fino a quel momento c’era
stato solo un morto, e se decidevano di non giocare, quella
persona morta, e tutte le altre che potevano arrivare, sarebbe
diventata una loro responsabilità. Un ricatto che ha funzionato
alla grande. Infatti, da quel giorno, la massa ricorda soltanto
che la partita fu giocata, che Platini segnò su rigore
inesistente e che la Juve festeggiò la Coppa, senza rinunciarvi.
Nessuno ricorda il ricatto avvenuto, nessuno ricorda la pessima
gestione della finale, nessuno ricorda i soccorsi che sono
arrivati tardivamente. O meglio, solo in pochi ricordano. Quelli
onesti intellettualmente, che anche se non erano presenti si
sono informati sull’accaduto, basandosi sui fatti e non
sull’odio popolare.
In aiuto può venire il bellissimo libro
di Emilio Targia "Heysel, prove di memoria", grazie al quale il
sottoscritto ha potuto sapere la verità sull’accaduto. Le
critiche ai festeggiamenti o alla coppa in bacheca non possono
avere tutto questo peso, perché rinunciare alla Coppa non
avrebbe riportato in vita i morti. La Juventus, come già detto,
non voleva giocare, quindi era pronta a rinunciare a qualunque
trofeo. E se il 22 maggio viene ricordato dai tifosi bianconeri
come il giorno della vittoria della Coppa Campioni a Roma, il 29
dello stesso mese si ricordano solo le vittime di quel giorno di
29 anni fa. La Coppa del 1985 è a Torino, così come la
Supercoppa Europea fantasma di quello stesso anno, come simbolo
del ricordo delle vittime di quel giorno. Nessuno ricorda la
prestazione di Boniek o di Platini, ma solo chi perse la vita
per la violenza e la disorganizzazione che c’era, e c’è ancora,
nel calcio. Ogni anno a Torino si organizzano manifestazioni di
ricordo, così come, all’Heysel e a Torino, ci sono targhe
dedicate alla loro memoria. Eventi e monumenti per non
dimenticare, e per far sì che queste tragedie non succedano più.
Abbiamo citato tutti questi casi di ipocriti insulti perché non
fanno altro che offendere la memoria di queste innocenti
vittime, e quindi non è giusto che la facciano franca. Detto
questo, non ci resta che concludere con i nomi delle persone
scomparse, che verranno ricordate per sempre dalle persone per
bene, in memoria e amicizia: (Omissis lista caduti).
29 maggio 2014
Fonte: Tribunaitalia.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Heysel, la tragedia di
tutti !
di Francesco Alessandrella
C’è una data, forse due, nella vita di
ogni uomo che sono destinate a cambiare la sua vita. Il 29
maggio del 1985, sono diventato uomo. A 15 anni ho abbandonato
la poesia del calcio, l’allegria del gioco, la spensieratezza
dell’essere un ragazzo, e sono diventato uomo. Più o meno verso
le 8 di sera, a casa di amici del liceo, con una pizza davanti,
sono diventato uomo. Ed essere uomo è portare nel cuore per
sempre quel momento. Non è disamorarsi di quello sport, ma è
guardarlo con occhi diversi. Con gli occhi di chi ha visto
l’inferno e vuole raccontarlo a chi non c’era, di chi, attonito
davanti alla televisione, cercava un perché. È seguire ogni
singola partita portando nel cuore ognuno di quei 39. E provare
a far sì che non accada mai più. Oggi sono 29 anni da quel
momento e le sensazioni sono ancora vive come se fosse accaduto
la settimana scorsa. Tanto è stato scritto e tantissimo ancora
ci sarebbe da scrivere sull’Heysel. Ma una cosa, una in
particolare, ogni anno balza agli occhi in maniera nitida e
prepotente. I morti di Bruxelles continuano, chissà perché, ad
essere dei "morti di parte". La tifoseria, la Società (da
qualche anno a questa parte, per la verità), i siti bianconeri
sono, da ieri, un fiorire di ricordi, messaggi, cordoglio. Ho
provato a visitare profili Twitter e siti ufficiali delle altre
squadre italiane, oggi. Ho imparato che è il compleanno di
Hernanes, che ieri sono state presentate le nuove maglie
giallorosse, che in edicola ci sono le statuette dei giocatori
azzurri, che forse i rossoneri hanno il terzo allenatore in
quattro mesi. Nessuno si è sentito in dovere di dedicare un solo
rigo alla tragedia, come se, appunto, la cosa riguardasse solo
la Juve e non l’intero movimento calcistico italiano. Anzi, solo
il Torino ha voluto ricordare le vittime di quel giorno
unendole, chissà perché, a quelle del terremoto in Emilia del
2012. Poi, il silenzio assoluto. "I morti sono vostri,
piangeteveli voi", sembra dire quel silenzio. Eppure, quanto
avrebbe fatto bene all’intero movimento un accenno, uno solo, a
quella tragedia; sarebbe stato un modo per coinvolgere i propri
tifosi e far capire loro che quei morti sono morti di tutti e
come tali vanno rispettati e non calpestati di nuovo e, magari,
provare a partire da qui per ricostruire un tessuto che,
dall’Heysel in poi, si è andato sfilacciando sempre di più.
Capita, quindi, quasi paradossalmente, che il ricordo più
commovente da parte di altre squadre, provenga proprio dal
Liverpool che, nel ricordo dei 39 angeli, parla di "Memoria e
Amicizia". E bastano quei 140 caratteri scarsi per capire che da
quel maledetto giorno di 29 anni fa il calcio italiano e quello
inglese hanno imboccato due strade diverse. E solo una,
sfortunatamente, era quella giusta.
29 maggio 2014
Fonte: Spaziojuve.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Heysel 29
anni dopo, abbiamo perso tutti
di Paolo Pegoraro
Ventinovesimo anniversario
della tragedia dell'Heysel, dove trovarono la morte 39 tifosi,
di cui 32 italiani. Il mondo del calcio, dall'Italia
all'Inghilterra, si stringe attorno al ricordo di quelle vittime
innocenti e s'interroga sulla legittimità di disputare
manifestazioni sportive al cospetto di eventi tragici.
Sono le 18.30 del 29 maggio 1985 e la
situazione allo stadio Heysel di Bruxelles - dove è in programma
la finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus - è
completamente fuori controllo. Come sottolineerà l’impeccabile
Bruno Pizzul in cronaca "non sussistono i più elementari
principi di ordine pubblico". Già, l’intervento delle autorità
belghe è a dir poco tardivo e inadeguato nonostante alla vigilia
della partita la gendarmeria avesse dichiarato lo stato
d’assedio in città e millantato cavalli di frisia di medievale
memoria. Le recinzioni tra le tifoserie sono fragili, gli spalti
fatiscenti, la birra tra i tifosi del Liverpool, i famigerati
hooligans, scorre a fiumi: l'elettricità nell'aria lì, lì, per
deflagrare. E infatti gli hooligans inseguono i tifosi
bianconeri fino all’estremità degli spalti, inducendo alla fuga
persino i gendarmi; presi dal panico i tifosi italiani si
ammassano nell’angolo più lontano e basso del famigerato Settore
Z, schiacciati l’uno sull’altro contro un muro. Quel muro in
seguito crollerà e a salvarsi saranno solo i tifosi intrappolati
perché quelli rimasti schiacciati troveranno la morte. Saranno
39 le vittime. A 29 anni di distanza la tragedia dell’Heysel
resta una ferita apertissima perché allora "abbiamo perso tutti"
come ha riassunto lucidamente il portiere di quel Liverpool
Bruce Grobbelaar. A distanza di 29 anni continua senza sosta il
dibattito sulla legittimità di quella partita. Aveva senso
giocare ? Chi è favorevole invoca le possibile tragiche
conseguenze di una difficoltosa evacuazione dei tifosi, chi è
contrario invoca il buon senso al cospetto dell'illogicità di
uno spettacolo che deve continuare ad ogni costo, anche di
fronte ai morti: vinsero i primi e la Uefa avrebbe sparso il
verbo del show must go on a ogni latitudine. Non continuarono
invece - a giocare - le squadre inglesi perché furono
squalificate per cinque anni dalle competizioni europee, mentre
dei venticinque tifosi del Liverpool imputati per la strage,
solo cinque di loro (NdR: 9 in appello con sentenza confermata
in cassazione) furono poi condannati a cinque anni di
reclusione, gli altri assolti per mancanza di prove. La vittoria
della Juventus e i successivi festeggiamenti dei giocatori
insieme a tifosi, visti ora, paiono surreali e tremendamente
stridenti con l’orrore e la morte in tribuna; ma da Platini a
Tardelli, a Tacconi tutti i protagonisti di allora hanno avuto
modo di dissociarsi dall’esultanza seguita alla strage e, anni
dopo, le parole di Marco Tardelli risultano eloquenti: "Non l’ho
mai sentita mia come Coppa quella del 1985; una sconfitta per il
calcio, lo sport e non solo. Chiedo scusa a tutti". Troppo
spesso la memoria di quei 39 innocenti vittime è stata
beceramente calpestata così come quella delle vittime di altri
stragi impossibili da dimenticare. Per quanto la cronaca
sportiva degli ultimi giorni/mesi non sia incoraggiante, per
fortuna c’è ancora qualcuno disposto a seminare un po' di sana
cultura sportiva per risollevare le sorti di questo sport così
contraddittorio, comunque tuttora il più bello al mondo. È il
caso della mostra congiunta Superga-Heysel ideata dal
giornalista-scrittore aretino Francesco Caremani, presso il
Museo del Grande Torino, per non dimenticare due tragedie che
appartiene alla memoria di tutti noi, nessuno escluso.
29 maggio 2014
Fonte: It.eurosport.yahoo.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
29 years on:
Heysel remembered
Liverpool Football Club today remembers the 39 football
fans who lost their lives at Heysel Stadium in Belgium on this
day 29 years ago.
As a mark of respect to those who died, club flags will be flown
at half-mast all day, while a floral tribute will be placed at
the foot of the Heysel Memorial Plaque in the Centenary Stand at
Anfield this morning. The tragedy unfolded on May 29, 1985, at
the European Cup final between Liverpool and Juventus, when what
should have been one of the greatest nights in the club's
history turned into a nightmare. Instead of leaving Brussels
having seen our team lift a fifth European Cup, Reds fans
travelled back to England having witnessed the deaths of 39
football supporters - including 32 Italian fans of Juventus,
four Belgians, two from France and one man from Northern Ireland
- following the collapse of a wall. At the placing of the floral
tribute this morning, Andrew Parkinson, Liverpool's operations
director, said: "Today is an important day in the calendar of
Liverpool Football Club". It marks the 29th year since the
tragedy at Heysel Stadium. "It is a day when all of those
connected with Liverpool Football Club pay their respects to
those who lost their lives at the disaster at that stadium. "Our
thoughts go to all those that were impacted on that day".
In Memoria e Amicizia, in
Memory and Friendship: (Omissis lista Caduti)
RIP - You'll Never Walk Alone.
29 maggio 2014
Fonte: Liverpoolfc.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Tragedia Heysel: il ricordo di Massimo Bonini
Sono trascorsi 29 anni
di Lorenzo Giardi
Di fronte ai
frastagliati collegamenti con Bruno Pizzul,
agli appelli al microfono del
capitano Gaetano Scirea, minuto dopo minuto,
chiunque fosse quella notte 29
maggio 1985 davanti ad un televisore, cominciò a temere per
l'incolumità di quelle anime schiacciate dalla violenza inglese.
Il bilancio fu tragico: 39 morti e 600 feriti. Ancora oggi a 29
anni di distanza da quella che resta una delle pagine più nere
della storia del calcio, ci si chiede se fu giusto giocare
quella partita, se fu giusto assegnare quella Coppa. Uno dei
pilastri di quella Juventus, il polacco Zibì Boniek,
dichiarò che quella partita
non si sarebbe mai dovuta giocare,
e infatti non ritirò il premio
finale. Un altro grande del calcio italiano,
il centrocampista campione del
Mondo Marco Tardelli si scusò per i festeggiamenti in diretta
televisiva. L'attuale Presidente della Uefa Michel Platini, ha
sempre ribadito che i giocatori non si resero conto di quello
che in realtà stava accadendo. Di quella grande Juve, faceva
parte il sammarinese Massimo Bonini,
nessuno meglio di lui può
dirci cosa realmente accadde la sera del 29 maggio 1985.
29 maggio 2014
Fonte: Smtvsanmarino.sm
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Domani alle 18.00, la Giornata della Memoria per le vittime
dell'Heysel
Annamaria Licata: "Un piccolo
grande passo"
Domani giornata di commemorazione
dell'Heysel. Si svolgerà a Torino, domani 31 maggio alle 18.00,
nella Sala delle Colonne, Piazza Palazzo di Città a Torino, la
Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell'Heysel. Ci
saranno interventi importanti tra cui Darwin Pastorin, Angelo
Landini, fratello di Giovacchino, Nereo Ferlat, Salvatore
Giglio, Beppe Franzo, Fabrizio Landini, nipote di Giovacchino,
Annamaria Licata, che leggerà anche messaggio da parte di Andrea
Lorentini, in memoria di Otello Lorentini recentemente
scomparso, e al quale è dedicato l'Evento di quest'anno.
Arrivato anche il sostegno della Città di Torino 2015 e di
Torino città dello Sport. Saranno presenti anche l'Assessore
allo sport Gallo, l'Assessore all'Urbanistica Lo Russo e il
consigliere comunale Maurizio Marrone. Abbiamo invitato anche
l'Assessore allo sport del comune di Reggio Mauro Del Bue e il
Consigliere Comunale Federico Montanari, vorremmo costruire un
gemellaggio tra il Comune di Torino e quello di Reggio Emilia,
sede dell'unico (per ora si spera) Monumento in Memoria dei
Caduti dell'Heysel, presente in Italia. Al fine di poter
organizzare per l'anno prossimo, trentennale della tragedia,
eventi congiunti, per ricordarla degnamente.
"E' un primo piccolo grande passo - ci
dice Annamaria Licata - ottenuto dopo anni e anni di battaglie
per il valore della Memoria. L'anno scorso il Comune ha indetto
per ogni 29 maggio, la Giornata della Memoria, dedicata alle
vittime dell'Heysel. Devo ringraziare questa giunta che ci ha
prestato attenzione e insieme a noi ha costruito questo evento,
in nome della Memoria e della non violenza. Significativo che
l'appoggio, sia arrivato da diversi esponenti del comune, in
modo trasversale, senza colori di partito. Il dovere del Ricordo
e il monito, a che certe tragedie partorite dalla follia umana e
dalle incapacità delle istituzioni preposte alla responsabilità
di tali eventi non avvengano più, non hanno colori ne' bandiere.
E se lo capisce la politica, a maggior ragione mi chiedo quando
lo capiranno i tifosi. Questo speriamo sia, solo un primo
piccolo grande passo, perché la Memoria sia "istituzionalizzata"
e non sia lasciata alle battaglie di pochi intimi. C’è un
progetto insieme al Comune di Torino e alla Juventus di
proseguire in questo importante percorso. L'anno prossimo sarà
il trentennale. Credo che sia arrivato il momento. A tale scopo,
abbiamo chiesto ad Andrea Lorentini, di essere Presidente di una
nuova Associazione vittime dell'Heysel, che protegga la Memoria.
Come fece suo Nonno Otello Lorentini che creò l'Associazione
Vittime dell'Heysel per avere Giustizia. E dopo vent'anni ci
riuscì. Ora è arrivato il momento dopo la Giustizia, di avere
preservata la Memoria. E Andrea Lorentini, è il naturale erede,
noi crediamo, per portare avanti il lavoro grandioso e
incommensurabile di suo nonno".
30 maggio 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Omaggio,
con gaffe, alla strage dell'Heysel
Un bel gesto, dovuto, ma non
trascurabile: un’intera pagina del sito ufficiale del Liverpool
F.C. dedicata alla memoria dell’Heysel nel giorno del 29°
anniversario della strage: "Il Liverpool - si legge - ricorda
oggi i 39 tifosi che persero la vita a Bruxelles". E poi, foto e
video che immortalano la targa nell’antistadio di Anfield Road
"In memoria e amicizia" con gli stemmi affiancati dei Reds e
della Juventus. "In segno di rispetto a quanto accaduto oggi le
nostre bandiere sventoleranno tutto il giorno a mezz’asta". Già,
ma cosa accadde quel 29 maggio 1985 ? Il sito lo spiega così:
"Invece che festeggiare la quinta coppa, quel giorno i tifosi
del Liverpool tornarono a casa dopo essere stati testimoni della
morte di 39 tifosi, tra cui 32 italiani, causata dal crollo di
un muro". Crollo di un muro ? Sì, qualcosa in effetti crollò
(una barriera divisoria), ma non fu una fatalità, bensì la
conseguenza della calca (causa della strage) che si formò a
seguito dell’assalto hooligan ai tifosi della Juventus nel
settore Z. Una dinamica che nessuno può ignorare. Raccontarla in
modo edulcorato, prima che offensivo, è ridicolo.
Ste. Ca.
31 maggio 2014
Fonte: Il Fatto Quotidiano
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Oggi si commemora l’Heysel, comune di Torino ore 18
Oggi alle 18 nella Sala delle
Colonne a Palazzo di Città a Torino, si terrà la giornata della
Memoria - indetta dal Comune per ogni 29 maggio - delle 39
vittime dell’Heysel.
TORINO - Ventinove anni dopo, il dolore
resta vivo e il ricordo non cancella quanto accadde in quel
maledetto 29 maggio 1985. Ma la commemorazione di chi non c’è
più va onorata sempre: così oggi alle 18 nella Sala delle
Colonne a Palazzo di Città a Torino, si terrà la giornata della
Memoria - indetta dal Comune per ogni 29 maggio - delle 39
vittime dell’Heysel. Interverranno, tra gli altri, il
giornalista Darwin Pastorin (che leggerà i nomi delle 39
vittime), il fotografo Salvatore Giglio, Angelo e Fabrizio
Landini, fratello e nipote di Giovacchino (uno dei caduti),
Nereo Ferlat (presente nella Curva Z di Bruxelles), Beppe
Franzo, oltre ad Annamaria Licata, che leggerà un messaggio di
Andrea Lorentini in ricordo di Otello al quale l’appuntamento è
dedicato. "Ad Andrea - dice Annamaria - abbiamo chiesto di
diventare presidente di una nuova associazione Vittime
dell’Heysel, come suo nonno Otello che istituì l’associazione
Vittime dell’Heysel per avere giustizia". Il Comune di Torino
sarà rappresentato dagli assessori Gallo e Lo Russo e dal
consigliere Marrone. La Memoria per sempre - L’obiettivo è
creare un gemellaggio fra i Comuni di Torino e Reggio Emilia,
dove si trova l’unico monumento in ricordo dei caduti
dell’Heysel, anche in vista del trentennale della tragedia nel
2015: ecco perché sono stati invitati l’assessore Del Bue e il
consigliere Montanari. "Dopo anni di battaglie per il valore
della Memoria, è un primo piccolo grande passo - sostiene la
Licata. Il dovere del ricordo e il monito perché certe tragedie
non avvengano più non hanno colori né bandiere". Nel mirino c’è
l’istituzionalizzazione della Memoria, con il Comune e la
Juventus pronti ad avviare altri progetti.
31 maggio 2014
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Le nozze della Memoria
di Domenico Laudadio
"Un'ultima preghiera, mia dama,
prima della sera. Un bacio ai fratelli dispersi nel Belgio.
Rimboccali meglio, che non sentano più freddo sotto il manto
delle nostre bandiere".
L’immagine delle bandiere sui corpi
delle vittime è un’immagine di struggente tenerezza. Mi piace
paragonare la Memoria ad una bambina indifesa. Ad una figlia...
Va nutrita, educata, tenuta per mano per le vie del mondo a
testa alta e con l’intimo progetto di farle riscrivere una
storia che altri hanno cancellato perché molto scomoda. E’
fondamentale insegnare alla Memoria il rispetto per chi ha
sofferto la crudeltà del destino e per causa di esseri umani
assimilabili alle bestie. E’ altrettanto importante che la
Memoria non si senta mai figlia unica, ma condivida l’affetto di
altre tragedie sorelle. Così, com’è giusto, che non a tutte le
porte si può bussare e non tutte le porte spalancate si devono
varcare. Si entra silenziosamente e in punta di piedi in casa
del dolore e non prima di avere chiesto il permesso. Nel
progetto del mio sito museo virtuale multimediale sarò sempre
pronto a fare un passo indietro se a chiunque, ferito dal lutto
e macerato dal dolore di questi trent’anni, darà fastidio una
immagine, un filmato, una parola di troppo. I sentimenti per le
vittime della strage e dei loro familiari vengono prima di ogni
altra cosa. Le fondamenta della comunicazione si poggino sempre
sulla pietra angolare del rispetto. L’onore è il passo
successivo, ma è secondogenito della famiglia nella storia. "La
verità vi renderà liberi" è un pensiero che ha circa duemila
anni, è di Paolo di Tarso, anche lui martire a causa di una
fede. Non è soltanto l’ideale o lo slogan di un percorso
religioso, ma anche l’imbocco di una scorciatoia laica. La
verità sull’Heysel è una sola. Un mosaico del quale per incuria
o malafede sono state smarrite negli anni molte tessere,
sbiaditi quei colori accesi. Io, noi, voi, non arretreremo mai
davanti all’oblio scientifico della dimenticanza, al dileggio
dei barbari, alla mistificazione del racconto. Oggi è il giorno
delle nozze per la Memoria... Siamo riuniti qui per accompagnare
all’altare quella bambina. Lei, figlia della terra e dell’uomo
sarà oggi la sposa del cielo. E faranno festa anche gli angeli.
Benvenuti e grazie.
(NdR: Introduzione alla "Giornata della
Memoria in ricordo delle 39 vittime dell'Heysel e di ogni forma
di violenza in ambito sportivo")
31 maggio 2014
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
La
Juventus partecipa al ricordo dell'Heysel
L’amministratore delegato della
Juventus, Giuseppe Marotta, ha presenziato oggi a nome della
società alla cerimonia in ricordo delle 39 vittime dell’Heysel
tenutasi al Comune di Torino. L’amministratore delegato Giuseppe
Marotta, a nome di tutta la società, ha portato la sua
testimonianza in occasione della "Giornata della Memoria a
ricordo delle 39 vittime dell'Heysel e di condanna di ogni forma
di violenza in ambito sportivo. Grazie Otello", tenutasi
quest’oggi al Palazzo Civico di Torino, in Piazza Palazzo di
Città. "Cerimonie come quella odierna sono molto significative e
toccanti, le immagini e i titoli dei giornali qui esposti sono
eloquenti: insegnano a noi, ai nostri figli e ai posteri che
queste tragedie non devono più accadere", sono state le parole
di Marotta, intervenuto in una sala gremita dove figuravano,
esposte, le testimonianze fotografiche della tragedia e le prime
pagine dei quotidiani di quei giorni. "Nel gioco del calcio
devono sempre prevalere i valori umani. Trentanove persone si
sono recate a Bruxelles per una partita e hanno perso la cosa
più importante che avevano: la vita. Non c’è altro da
aggiungere, se non il dovere di fare profonde riflessioni", ha
quindi concluso l’amministratore delegato bianconero. La
cerimonia è stata dedicata alla memoria di Otello Lorentini,
recentemente scomparso, per anni Presidente dell’associazione
dei familiari delle vittime dell’Heysel e padre di Roberto,
medico Medaglia d’Argento al Valor Civile morto da eroe nel
cercare di prestare soccorso ai feriti. Nel giorno in cui, nel
1985, ai parenti è toccato il difficile compito del
riconoscimento dei propri cari - come ricordano i presenti
Angelo e Fabrizio, zio e cugino di Gioacchino Landini, una delle
vittime - la rievocazione delle vittime dell’Heysel, condivisa
nella "casa di tutti i torinesi", si è snodata attraverso le
toccanti parole dei testimoni oculari e di chi, quella tragedia,
ha avuto la sfortuna di viverla in maniera diretta.
31 maggio 2014
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
39 angeli rivivono nella memoria
di
Marco Sanfelici
Se arrivate
da via Palazzo di Città e volete entrare in Municipio, prima
ancora di imbattersi nell’ennesima sposa, vi tocca inciampare
sul Conte. No, non Conte Antonio da Lecce, tricampione d’Italia,
ma il Conte Verde in atteggiamento
bellicoso e con la faccia
di... Bronzo. Amedeo VI di Savoia, Signore di Piemonte, Savoia e
Maurienne nel 1300, domina la meravigliosa piazza delle Erbe,
nella quale ultras vecchi e nuovi, addetti all’informazione,
juventini per tutte le stagioni e delegazione della società si
incontrano e si avviano alla Sala delle Colonne. Il bel Palazzo
di Città del Lanfranchi ci accoglie solenne, suggestivo e...
Sabaudo. Ci raduna la prima commemorazione ufficiale della
tragica sera di fine maggio di 29 anni fa, finale di Coppa dei
Campioni, Bruxelles, Belgio. Forse, Europa ! E’ Beppe Franzo,
esponente storico degli "Indians" e uomo carismatico ad aprire
lo scrigno dei ricordi, invitando l’uditorio ad un minuto di
silenzio. Quanta semplicità ed efficacia nell’affermare che si è
in presenza del dolore di vite sconvolte irrimediabilmente. 39
vite, di cui 32 italiane, 4 belghe, 2 francesi ed una irlandese
e con esse gli affetti e le famiglie. A testimoniare del mutato
atteggiamento che la Società Juventus ha adottato nei confronti
di questa pagina così peculiare nella storia centenaria del
sodalizio stesso, soprattutto dopo l’ascesa di Andrea Agnelli
alla presidenza, la presenza dell’amm.re del.to Giuseppe
Marotta, il capo della comunicazione Claudio Albanese e del
fidatissimo Alessandro D’Angelo. La loro presenza rafforza la
solennità e l’ufficialità dell’evento, anche in relazione al
progetto a cui si sta lavorando per far diventare la
commemorazione un punto fisso nel calendario della vita
torinese. Beppe Marotta poi intervenendo di persona, ricorda
commosso e con un senso di rimorso, di avere insistito con
Giancarlo Bruschera, suo amico da lungo tempo, affinché andasse
alla finale di Bruxelles, dalla quale è tornato in una bara
trasportata da un aereo militare. La città di Torino è
degnamente rappresentata da Stefano Lo Russo, assessore
all’urbanistica (e grande tifoso juventino !) e dal consigliere
di opposizione Maurizio Marrone, promotori entrambi
dell’iniziativa "bipartizan" che ha portato a questa serata.
Attorno al tavolo dei relatori, Domenico Laudadio, responsabile
del museo itinerante sulla tragedia dell’Heysel; Angelo e
Fabrizio Landini, fratello e nipote del Giovacchino vittima
della criminale carica di Hooligans ubriachi ed assassini,
responsabili della carneficina; Nereo Ferlat, "reduce"
dall’Heysel e dal suo settore Z, autore del libro testimonianza
"L’ultima curva"; Annamaria Licata, esponente dei "Vikings" e
relatrice di un ricordo accorato di Otello Lorentini, colui che
con grande coraggio e forza sovrumana ha vinto la battaglia
legale contro l’U.E.F.A., facendo autentica giurisprudenza;
Salvatore Giglio, fotografo presente in quel maledetto stadio e
forte assertore inascoltato della inadeguatezza della struttura
in tempi non sospetti. La sala si riempie fino a traboccare
persone, emotivamente coinvolte dai racconti dei testimoni,
tifosi che non riusciranno mai a dimenticare una tale immane
esperienza di rabbia ed impotenza, di fronte allo scempio
criminale degli Hooligans, con complice impreparazione e
sospetta connivenza della polizia belga. Due i leit Motiv che
emergono: la assoluta necessità della memoria, su cui insiste
particolarmente Annamaria Licata: ricordare diventa d’obbligo,
per trasmettere ai giovani il messaggio di qualcosa che non deve
più succedere e dell’assurdità sgomenta di vite spezzate per una
partita di calcio. Non si può morire per avere deciso di
partecipare ad una festa. D’altra parte, da più testimoni viene
fuori il rammarico di non essere stati loro in quella maledetta
curva, forse con lo slancio ultras che era loro caratteristica,
le cose sarebbero andate diversamente. Soprattutto si sarebbero
salvate vite umane ed innocenti. Già, perché nel settore Z
c’erano tifosi juventini e non, come dimostra l’elenco dei
caduti, famiglie, padri e figli, inermi, capitati lì per caso o
per disorganizzazione colpevole dell’U.E.F.A. e delle autorità
belghe; tifosi tranquilli a contatto con autentici "animali" in
preda all’alcool e ad un odio verso gli italiani, covato a
lungo. Un intervento molto coinvolgente è quello di Domenico
Beccaria, "uomo giusto" dell’altra sponda, che procede da vero
convinto nella missione di far avvicinare le tifoserie torinesi,
passo dopo passo, verso un virtuale "centrocampo" di incontro e
condivisione delle tragedie che hanno colpito le compagini della
nostra Torino. E da qui procedere nel ricordo comune dei
Capitani, Gaetano Scirea e Giorgio Ferrini. Conclusione affidata
al sensibile tocco giornalistico del direttore Darwin Pastorin,
sopraggiunto quando la delegazione della Juventus aveva già
lasciato la sala. Impegni inderogabili, ma presenza gradita ed
apprezzata. Il direttore sottolinea, come già Ferlat prima di
lui, il taglio di tragedia italiana: pochi inglesi assassini che
hanno caricato i tifosi juventini perché italiani. Tragedia
nazionale dunque: ciò che fa accusare di più il becerume anti
juventino dettato da ignoranza della più pura razza e presente
in grande quantità negli stadi italiani, senza la benché minima
sanzione. Pastorin ha ricordato, trovandosi allora in Messico
per alcune amichevoli della Nazionale in vista dei mondiali del
Messico 1986, lo sgomento e la vergogna di Trevor Francis,
attaccante inglese allora in forza alla Sampdoria. L’accusa
viene fuori da lì a poco: un testimone ultras interviene al
microfono e dice convintamente di come lui ed i suoi compagni
siano sempre stati sicuri che l’azione degli inglesi fosse
premeditata. Essi erano partiti dall’Inghilterra (non solo
tifosi del Liverpool, ma anche infiltrati del Chelsea, ad
avvalorare il sospetto) per farla pagare agli italiani per le
botte e le violenze subite l’anno prima a Roma, per la finale
vinta ai rigori, ma pagata a caro prezzo sotto autentiche
spedizioni punitive inscenate dai tifosi di casa. A Liverpool
non si badava tanto per il sottile e Juventus o Roma, non faceva
differenza: tutti italiani, dunque... Come sempre capita,
purtroppo, a pagare sono gli innocenti. Nella fattispecie, 39
vittime impotenti, un bambino tra loro, inermi connazionali,
colpevoli solo di essere italiani e casualmente tifosi
juventini. Tanto basta perché l’informazione di Stato abbia
taciuto per anni e con essa la società Juventus, come per una
sorta di inspiegabile accondiscendenza, tramutando una tragedia
dell’intero Paese in un fatto privato da ignorare. Ditemi voi se
esiste qualche cosa di più tipicamente italiano ! Bene si è
fatto a non desistere sul ricordo: la memoria, l’unica ancora di
salvezza per non condannare all’oblio 39 angeli strappati alla
vita dall’assurdità della pazzia umana.
31 maggio 2014
Fonte: Orgogliobianconero.it
ARTICOLI STAMPA e WEB MAGGIO 2014
Dal
Luzhniki all'Heysel, la memoria non ha colori
di Mikhail Sheremetov e
Riccardo Pessarossi
Il 29 maggio del 1985 allo stadio
Heysel di Bruxelles prima della finale di Coppa Campioni tra
Liverpool e Juventus morirono trentanove persone, schiacciate
dalle cariche degli hooligans inglesi nel settore Z. A 29 anni
di distanza da quella tragica notte, il Comune di Torino ha
istituito la Giornata della Memoria e della Condanna di ogni
forma di violenza in ambito sportivo. Il tempo passa e cambiano
le generazioni, ma il valore della memoria è la fiamma che
lascia accesa la speranza - talvolta vana - che simili fatti di
cronaca non si ripetano più e con essi gli spiacevoli episodi di
dileggio delle vittime, tuttora perpetrati sui gradoni di molti
stadi in nome della diversa appartenenza calcistica. Questo è
stato il messaggio al centro della cerimonia di commemorazione
delle vittime della tragedia dell'Heysel, organizzata dal gruppo
"Via Filadelfia 88" col patrocinio del Comune di Torino
"Capitale Europea dello Sport 2015" con la partecipazione di
parenti delle vittime, tifosi e addetti ai lavori presenti a
Bruxelles, e - fatto tanto apprezzato, quanto in controtendenza
col passato - di una delegazione ufficiale della società
Juventus F.C. guidata dal direttore generale Giuseppe Marotta,
che ha ricordato quanto quel 29 maggio 1985 lo abbia riguardato
molto da vicino: "Quel giorno un mio amico fraterno, Giancarlo
Bruschera, si recò a Bruxelles per vedere la finale. Dovevo
essere con lui, ma poi non potei andare, al che anche lui stava
per rinunciare. In qualche modo lo spinsi ad andare, perché la
finale era una partita unica, una festa. Invece è successo quel
che è successo. Oggi, a distanza di 29 anni da quella notte il
valore della memoria si unisce ad un messaggio da trasmettere:
nel gioco del calcio devono sempre prevalere i valori umani, lo
sport deve restare un'occasione di confronto sociale. Il 29
maggio del 1985 trentanove angeli si sono recati a Bruxelles per
voler vedere vincere la propria squadra ed hanno perso la cosa
più importante che avevano: la vita. Non c’è altro da
aggiungere, se non il dovere di fare profonde riflessioni".
Riflessioni che rimangono tante e aperte, ancora a distanza di
tanto tempo. L' UEFA scelse uno stadio in condizioni fatiscenti
per ospitare una finale fra due squadre come Liverpool e
Juventus, con un seguito di tifo molto caldo, per di più solo a
un anno di distanza dalla finale di Roma del 1984, quando nella
Capitale ci furono già ripetuti scontri tra inglesi ed italiani.
I primi assetati di vendetta e ubriachi dalla mattina di quel 29
maggio 1985 sfogarono la loro violenza caricando a ripetizione i
tifosi juventini che occupavano il settore Z. La partita si
giocò lo stesso, con i corpi delle vittime accatastati
nell'antistadio, all'insegna del "the show must go on" e per
imposizione della stessa UEFA e del sindaco della capitale
belga. Può sembrare strano, ma solo nel 2005 una sentenza
europea ha riconosciuto l'UEFA responsabile degli eventi
organizzati sotto la sua egida. Tutto questo al termine di una
lunga causa intentata da Otello Lorentini, fondatore
dell'associazione dei parenti delle vittime dell'Heysel, che in
quella serata perse il proprio figlio, medico, che riuscì a
mettersi in salvo, ma morì travolto da una seconda carica mentre
era tornato ad aiutare altri feriti. La sua è stata una
battaglia condotta per anni da solo e conclusa con una vittoria
legale che ha fatto giurisprudenza ed ha mosso alcune coscienze,
comprese quelle della società Juventus. Solo allora, vent'anni
dopo, nel cortile della sede del sodalizio bianconero venne
posta una stele in memoria di quei tifosi morti per seguire la
propria squadra del cuore. I 39 di Bruxelles (di cui 32
italiani, 4 francesi, 2 belgi ed un irlandese) purtroppo non
furono gli unici pagare con il prezzo più alto la loro passione
per il calcio. In quegli anni '80 dove tutto era così diverso da
oggi, anche l'allora Unione Sovietica ebbe il suo "Heysel". Il
20 ottobre del 1982 al termine dell'incontro Spartak
Mosca-Harlem di Coppa Uefa, giocato sotto la neve, la polizia
lasciò aperta solo un'uscita per far defluire i 16 mila tifosi
presenti. A cinque minuti dalla fine della partita la scala era
già stracolma, quando in campo lo Spartak segnò il secondo gol.
La spinta di chi voleva rientrare per vederlo si scontrò contro
il muro umano di persone intente a (provare) ad uscire. La scala
non resse e calpestati dalla calca persero la vita 66 tifosi
moscoviti. Come tre anni dopo all'Heysel, tra di loro non
c'erano solo uomini, ma anche giovanissimi e donne. Sia a Mosca,
sia a Bruxelles, le notizie circolavano con difficoltà e solo
nei giorni successivi emerse la reale portata delle tragedie.
C'era chi credeva i propri cari morti, prima di una
provvidenziale telefonata, come ricorda un tifoso bianconero
presente all'Heysel: "All'epoca non c'erano gli smartphone e per
trovare un telefono, andai in un bar vicino allo stadio
nell'intervallo. La barista belga non voleva farmi telefonare
perché ce l'aveva con noi italiani, pensava, con un
atteggiamento razzista, che fossimo noi i colpevoli di tutto ma
riuscii lo stesso ad avvertire i miei, a sentire le urla di mia
madre". Oggi, a distanza di trent'anni, si è fatta luce su quei
tragici eventi ed il valore della memoria beneficia di un
rinnovato, seppur tardivo, vigore. A Mosca ogni anno, il 20 di
ottobre un torneo fra le vecchie glorie dello Spartak e i tifosi
di oggi, con presenze anche straniere, onora il ricordo di chi
non c'è più. Lo stesso viene fatto il primo weekend di giugno a
Reggio Emilia, città sede dell'Associazione delle Vittime
dell'Heysel, mentre a Torino nel nuovo Juventus Stadium, una
sala della Memoria è dedicata ai 39 caduti di Bruxelles (N.D.R
Soltanto un totem commemorativo). Nel 2015, a trent'anni
dall'Heysel, il capoluogo piemontese sarà Capitale Europea dello
Sport, e la Giornata della Memoria contro ogni violenza
nell'ambito sportivo, appena istituita, spera di acquisire un
respiro internazionale, come spiega Beppe Franzo, promotore
della giornata insieme al gruppo "Via Filadelfia 88": "La
partecipazione a questa giornata e l'interesse mostrato anche
dalla Russia testimoniano che il ricordo della tragedia
dell'Heysel è più che mai sentito. Conosco i fatti dello stadio
Luzhniki e sarebbe bello per il prossimo ottobre o magari per il
2015, portare una nostra delegazione a Mosca, oppure organizzare
un momento istituzionale comune con la parte russa, perché la
memoria non ha confini. La memoria non ha confini, né colori.
Alla vigilia dei Mondiali di calcio brasiliani, l'auspicio è
che, anche grazie a giornate come questa, la passione per lo
sport e in questo caso il calcio unisca tutti i veri tifosi al
di là dei risultati".
1 giugno 2014
Fonte: Italian.ruvr.ru
ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2014
L’Heysel
ogni giorno sul posto di lavoro
di Marco Sanfelici
Le coincidenze non sono soltanto
presenti nelle stazioni ferroviarie, ma accompagnano lo
svolgersi delle nostre vite, tra casualità e causalità. Kattia
Palmas, piccola grande donna sarda, di fede juventina radicata,
si trova a lavorare in una famiglia duramente colpita dalla
tragedia dell’Heysel; anzi, colpita nell’affetto più tenero e
dal dolore più lancinante: un bambino, con tutto il suo bagaglio
di futuro, spezzato in una notte di festa. Rispondendo ad un mio
articolo comparso su Orgoglio Bianconero ieri sera, Kattia
espone la sua esperienza, talmente pregnante e gravida di
emozioni, da suscitare la mia immediata richiesta di
pubblicazione sul blog. Siamo ormai amici, lei ed io, dopo una
serata gioviale pre-festa scudetto ed il ritrovo in via Po il
giorno dopo: perciò senza difficoltà mi dà il permesso di
pubblicazione, ciò che faccio al volo: "Nella mia vita per quanto la Juve sia
dentro di me mai avrei immaginato di finire a lavorare da tre
anni a questa parte nella famiglia del fratello di Giovanni e
dunque zio di Andrea Casula… Quando lo seppi, beh… Pensai: io
Gobba tra tante famiglie a Cagliari se sono arrivata a questa
non è un caso… E’ l’ennesima conferma che la Juventus fa parte
in tutto e per tutto di me… Quando poi questa famiglia ha saputo
che amo il calcio e che seguo la Juve… C’è stato un po’ di, come
dire, quasi di silenzio misto a stupore… Forse anche per loro è
stato dopo tanto distacco rivivere il calcio dopo anni in cui
questo sport, da loro è stato accantonato… Ogni 29 maggio lo
vivo da quando lavoro in questa famiglia ancora più
intensamente, non parliamo quasi mai di quella finale… Rispetto
ciò che il mio "capo" prova… Lui che mi ha sempre detto di non
aver mai voluto rilasciare interviste al riguardo malgrado negli
anni più volte lo abbiano contattato... Rispetto perché so che
per lui parlarne sarebbe scavare nuovamente in una ferita che
non potrà mai chiudersi… Le poche volte nelle quali si è parlato
di quella notte maledetta con tanto di emozione un giorno gli
dissi che il popolo gobbo non dimentica e rende onore ai suoi
Angeli… Il suo volto fu come dire colpito e sorpreso… A sua
moglie quest' anno ho mostrato con orgoglio ed emozione la foto
dello striscione che la sud ha esposto per l’ultima di
campionato… Le ho pure detto che tutto lo Stadium si è alzato in
piedi ed ha applaudito… Lei ha apprezzato un gesto semplice ma
sentito davvero ! Perché la Juve Siamo noi… Noi tutti e questo
dobbiamo ricordarcelo sempre… La Juve Siamo noi… E noi non
dimentichiamo… Mai… In ogni coro, in ogni nostro gol, in ogni
nostra sconfitta, in ogni nostro Record ci sono tutti i tifosi
Juve sia fisicamente che spiritualmente, questo è il nostro
orgoglio, questa è la nostra forza… Sempre sarà così… Fino alla
fine !!!" Grazie, Kattia ! Da tanto tempo vado
combattendo per un unico sentito messaggio: siamo un popolo, in
tutto e per tutto ! Con semplicità e decisione hai in poche
righe riassunto il concetto a me tanto caro. Un popolo si
stringe nei momenti del dolore, si ricompatta sotto i colpi del
destino, si manifesta temprato dalle esperienze comuni. Nella
quotidianità, come fai tu nella famiglia Casùla, giorno dopo
giorno. Grazie, Kattia ! Dai un forte abbraccio ai tuoi datori
di lavoro e dì loro che è l’abbraccio di uno juventino solo, ma
che ha dietro di sé altri milioni di abbracci, uno per uno,
tutti per loro !
1 giugno 2014
Fonte: Marcosanfelici.ilbombarolo.it
ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2014
Meda organizza l'ottava edizione del Torneo
di Calcio: "29 maggio 1985, alla memoria"
Il 7 maggio presso lo stadio città di
Meda si svolgerà l'ottava edizione di quello che ormai è un
appuntamento imperdibile per la città di Meda, per i comuni
limitrofi e per tutti i tifosi della Juve e non. Nel 2007
infatti lo Juventus Club Meda ha organizzato la prima edizione
del torneo con l'intento di commemorare le 39 persone che erano
a Bruxelles a godersi la finale di Coppa Campioni a cui
partecipava la loro squadra del cuore e che su quelle fredde ed
instabili gradinate hanno invece perso la vita. Altro scopo
primario dello Juventus Club Meda, durante questo torneo, è
quello di raccogliere fondi da devolvere in beneficenza a varie
associazioni di Meda, in particolar modo a "L'abbraccio",
associazione con sede a Meda, per il quale il club ha sempre
avuto un occhio di riguardo. Questi due sono i motivi principali
per i quali lo JCMeda si impegna ad organizzare il torneo ogni
anno. Oltre a queste cause, negli anni, il torneo che si svolge
tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno, è diventato il
motivo per tanti tifosi bianconeri di incontrarsi un’ultima
volta prima di andare in ferie e ritrovarsi poi a fine agosto
per l'inizio del nuovo campionato. Ultimamente per fortuna è
anche l’occasione per festeggiare i titoli vinti dalla Juventus
ed anche per gustarsi gli ottimi panini del miglior paninaro
dello Juventus Stadium che delizia i nostri palati prima delle
partite interne della nostra squadra del cuore, infatti anche
quest'anno arriverà da Torino per passare questa giornata
insieme "Stringi" con il suo camion attrezzato ultratecnologico.
In questi 8 anni si sono cimentate per la conquista del trofeo
formazioni dalle provenienze più disparate, oltre allo JCMeda
infatti hanno partecipato varie rappresentative di gruppi
ultras, nazionale DJ, Nazionale modelle, Nazionale Padania,
rappresentative di palestre, centri sportivi e gruppi di tifosi.
Lo scopo come dicevamo prima non è solo quello di aggiudicarsi
il trofeo ma soprattutto quello di passare una bella giornata
tutti insieme e condividere la gioia di far parte di un evento
speciale. Al termine del torneo dopo la premiazione il momento
principale dell'evento con i capitani delle squadre che portano
i fiori sotto la targa commemorativa dei caduti dell'Heysel,
minuto di raccoglimento e poi via tutti a festeggiare fino a
tarda serata !!!
3 giugno 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB GIUGNO 2014
Ok al monumento
in memoria dell'Heysel
TORINO - "Dobbiamo ancora capire dove
posizionarlo, ma è sicuro che all'interno della cittadella
bianconera troverà spazio anche il Memoriale dedicato alle
vittime dell'Heysel". A certificarlo è l'ad Aldo Mazzia, che
garantisce ai tifosi juventini la realizzazione di un luogo dove
raccogliersi in preghiera per ricordare le 39 vittime di
Bruxelles. Oltretutto il prossimo anno (il 29 maggio) cadranno i
trent'anni dalla terribile sciagura che anticipò la finale di
Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
22 Luglio 2014
Fonte: Tuttosport
ARTICOLI STAMPA e WEB LUGLIO 2014
Mazzia: "Vinovo diventerà la prima Football Academy in Italia"
Sarà costruito un monumento
dedicato alle vittime dell'Heysel"
L'ad della Juventus, Aldo Mazzia, ha
parlato del progetto Continassa: "Sono passati due anni e mezzo
prima di questa approvazione, bisogna ricollocare un'area
abbandonata da lungo tempo, per noi c'era la volontà di
proteggere l'investimento fatto con lo Stadium. Attualmente la
Juventus ha una dislocazione in tre siti, quando avremo la
disponibilità della Continassa avremo un unico sito, riporteremo
la prima squadra in città e Vinovo diventerà la prima Football
Academy in Italia. Verrà costruito un hotel a completo utilizzo
squadra, un'area fashion, zone verdi, percorsi pedonali,
parcheggi, un'area di ristorazione ad alta qualità in cui sarà
costruito un monumento dedicato alle vittime dell'Heysel. Ci
vorranno 3 o 4 mesi per la presentazione dei progetti e poi sarà
la città a dettarci i tempi, abbiamo acquistato i diritti di
superficie dal Comune per quasi 12 milioni. Ci saranno almeno
300 nuovi posti di lavoro. Questi sono i costi previsti: 150
milioni per stadio e per il museo, 90 per l'area 12, altri 90
per il progetto Continassa. Il totale dell'investimento sarà di
quasi 340 milioni, il trasferimento della sede avverrà in 21
mesi e come inizio dei lavori non prima del 2015. La Juventus
non assumerà debito e non sottrarrà fondi alla gestione
sportiva" .
22 luglio 2014
Fonte: Tuttojuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB LUGLIO 2014
A
Melfi la mostra "Settanta angeli in un unico cielo"
Le tragedie dell'Heysel e di
Superga in una mostra fotografica e documentale.
di Marina Beccuti
Il Toro club di Melfi "Gian Paolo
Ormezzano", in linea con la sua connotazione culturale, ospita
la mostra "Settanta angeli in un unico cielo. Heysel e Superga
tragedie sorelle". Un allestimento che, alimentando la cultura
del ricordo vuole favorire anche una nuova cultura sportiva. Un
modo di vivere il calcio con passione, ma nel rispetto di chi la
pensa diversamente da noi. Una mostra, dal forte impatto
emotivo, che racconta la realtà dei fatti, legati a due tragedie
accomunate dal dolore che hanno prodotto. E sono proprio la
morte, il dolore, la pietà e la dignità umana oltre alla
sacralità dei luoghi delle tragedie ad essere il filo conduttore
di questo allestimento fotografico e documentale dalla forte
connotazione educativa. Di fronte a drammatiche storie come
quelle narrate in questa mostra non si può rimanere
indifferenti. L'inaugurazione, in programma sabato 27 settembre 2014, alle ore
18 presso il Museo civico (Palazzo Donadoni) di Melfi, sarà
preceduta da un incontro, moderato dal giornalista del Tg5 Beppe
Gandolfo,
al quale parteciperanno
Domenico Beccaria, presidente dell’Associazione Memoria storica
granata, Giampaolo Muliari direttore del Museo del Grande Torino
e della leggenda Granata, Don Aldo Rabino, guida spirituale del
Torino Fc,
Francesco Caremani
autore del libro "Heysel, la
verità di una strage annunciata" e Domenico Laudadio curatore
del sito "saladellamemoriaheysel.it". La mostra rimarrà aperta
fino al 12 ottobre prossimo.
26 settembre 2014
Fonti: Melfilive.it - Torinofc.it - Torinogranata.it - La
Gazzetta del Mezzogiorno - Il Quotidiano
ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2014
Ricordando Superga e Heysel, a
Melfi emozioni e riflessioni
Inaugurata la mostra "Settanta
angeli in un unico cielo"
"Con
l’incontro odierno e con la mostra su Superga e Heysel stiamo
facendo la storia, stiamo regalando alle generazioni future
un’occasione per riflettere sul calcio, quello che è ma anche
quello che dovrebbe essere. Soprattutto un gioco come recita
l’acronimo Figc: lasciamo giocare i nostri ragazzi al pallone,
altrimenti attueremo una forma di pedofilia nei loro confronti,
quella di utilizzare i loro corpi per la nostra fame di vittorie
e di successo".
Con queste parole don Aldo
Rabino, guida spirituale del Torino Fc ha concluso la
presentazione della mostra "Settanta angeli in un unico cielo.
Heysel e Superga tragedie sorelle"
allestita a Melfi presso il
museo civico di palazzo Donadoni. L’evento, organizzato dal
locale Toro club "Gian Paolo Ormezzano", con il patrocinio del
comune di Melfi, ha visto la partecipazione numerosa ed attenta,
non solo di tifosi e sportivi ma anche di giovani calciatori
appartenenti alle società As Melfi, F.T.S. Rionero, Venusia
calcio, AtellaMonticchio, "Peppe Sabino" Palazzo San Gervasio e
Sport Melfi. Introdotti da Gianluca Tartaglia, presidente del
Toro club Melfi, i lavori sono proseguiti con i saluti
dell’assessore comunale al Patrimonio Alessandro Panico e del
presidente del Comitato Regionale della Figc Piero Rinaldi.
E’ toccato, invece, a Giampaolo
Muliari, direttore del Museo del Grande Torino e della Leggenda
Granata e curatore della mostra, aprire la serie dei qualificati
interventi. "Settanta angeli in un unico cielo è un invito ad
andare oltre; è un messaggio di fratellanza sportiva di cui
tutti abbiamo bisogno. Per questo dico grazie, con tutto il
cuore, a Melfi e alla sua gente per aver riproposto (prima volta
in Italia dopo quella del Museo) questa mostra, questo incontro,
che ha il merito di ricordare a tutti noi che non esistono i
nostri morti e i morti degli altri; i nostri Angeli e gli Angeli
degli altri; esiste solo un unico cielo che li abbraccia tutti".
Sulla stessa lunghezza d’onda Francesco
Caremani, autore del libro "Heysel, la verità di una strage
annunciata". "Questa mostra - ha detto il giornalista aretino -
è un seme di cultura sportiva nel fango del calcio italiano. E’
un dovere portarla in giro per l’Italia e un onore averla
portata a Melfi che l’ha accolta con grande entusiasmo e con uno
spirito di accoglienza senza pari. Ripartiamo da qui con le
parole di don Aldo Rabino: oggi stiamo facendo la storia !".
Poi
l’intervento di Domenico Laudadio, custode del Museo Virtuale
Multimediale "www.saladellamemoriaheysel.it". "Le dure immagini
dei corpi pietosamente allineati fuori al piazzale dello Stadio
Heysel ed ai piedi della carlinga in rottami a Superga è il
messaggio più efficace e trasversale in grado di abbattere
qualunque riserva o pregiudizio di sorta sulla sacralità della
vita e sul rispetto del lutto al di sopra dei colori della
propria fede. Non ha davvero alcun senso opporre disquisizioni
nell’esercizio della memoria di queste due immani "tragedie
sorelle" poiché
il rispetto è la pietra
angolare su cui si erige l’onore in ogni latitudine".
Il giornalista del Tg5 Beppe Gandolfo,
che ha moderato con maestria l’incontro, è stato insignito del
premio giornalistico "Cuore Granata". "Sono emozionato e
sorpreso per il riconoscimento conferitomi dal Toro club di
Melfi. Un premio - ha detto Gandolfo - che trovo quanto mai
azzeccato perché Il mio Toro, la mia missione il libro con don
Aldo Rabino è stato scritto proprio con il cuore".
29 settembre 2014
Fonte: Melfilive.it - Torinofc.it
ARTICOLI STAMPA e WEB SETTEMBRE 2014
Cristo si fermò all’Heysel
di Paolo Iuliano e Francesco
Piluso
Nell’articolo parliamo della
storia dello stadio Heysel, uno stadio prestigioso ma che
purtroppo è tristemente famoso soprattutto per la tragedia
datata 1985 in occasione della finale tra Juventus e Liverpool.
A breve sarà abbattuto e ricostruito ma la macchia di quella
catastrofe immane rimarrà per sempre.
Lo stadio
Heysel è un impianto situato a Bruxelles, che, oltre ad essere
la struttura ufficiale degli incontri della nazionale belga, è
stato protagonista di ben 4 finali di Champions League, che
all’epoca si chiamava Coppa dei Campioni. A partire dal 1996, Re
Baldovino diventa il nuovo nome utilizzato per definire tale
impianto sportivo.
Oltre alle finali di
Champions, l’Heysel ha ospitato altre 4 finali di Coppa delle
Coppe (1964, 1976, 1980, 1996) e la finale di Coppa Uefa del
1983. In particolare, le finali di
Coppa Campioni disputate presso l’Heysel sono le seguenti: Real
Madrid - Milan (2-2; 3-2) del 1958, vinta dal Real;
Real Madrid - Partizan (2-1),
vinta ancora una volta dai Blancos; Bayern Monaco–Atletico
Madrid (4-0), stravinta dal Bayern dopo essere stata ripetuta,
nell’anno 1974; Juventus - Liverpool (1-0) del 1985, vinta dalla
Juventus, che purtroppo passerà alla storia per motivi extra
sportivi. La strage - Correva l’anno 1985 e
l’impianto belga si prepara ad ospitare l’ultima delle 5 finali,
in cui si affrontarono il Liverpool e la Juventus. Poco prima
dell’inizio del match, le frange più estreme del tifo inglese
(Hooligans) abbandonarono il loro spicchio di stadio e si
spinsero verso i tifosi bianconeri per cercare lo scontro, ma la
zona di stadio posta sotto assedio non era occupata dal tifoso
organizzato juventino, bensì da semplici sostenitori… Nella
ressa più totale alcuni sostenitori provarono a scappare, altri
si lanciarono nel vuoto ma la grande maggioranza si ammassarono
contro il muro opposto al settore della curva occupato dai
tifosi del Liverpool, struttura che crollo per il troppo peso…
Molte persone rimasero schiacciate, la strage dell'Heysel
provocò 39 morti, 32 dei quali italiani. Nel tentativo di
evitare ulteriori scontri la partita fu regolarmente disputata.
Il Seguito - Nel corso degli Europei
del 2000, disputati in Belgio e Olanda, l’Italia ha giocato
nello stadio Heysel in due occasioni e, nel primo di questi due
match (vinto dagli azzurri per 2-0 contro il Belgio), Paolo
Maldini e l’attuale Commissario Tecnico Antonio Conte (che
all’epoca era il capitano della Juventus) hanno deposto dei
fiori sotto la targa che commemora la strage descritta. Per
l’occasione della candidatura del Belgio a Euro2020, a Bruxelles
sembra sia già stato deciso che lo stadio Heysel verrà abbattuto
e ricostruito e questa notizia ha suscitato anche delle
polemiche. Ad ogni modo, riteniamo che il nuovo stadio non
cancellerà il ricordo e che quella tragedia rimarrà per sempre
una macchia indelebile per il calcio.
10 novembre 2014
Fonte: Pronosticidipiazza.com
ARTICOLI STAMPA e WEB NOVEMBRE 2014
|