Savigliano
ricorda l'Heysel e Superga
Heysel e Superga: due nomi che evocano
un dolore profondo e che hanno segnato una città e un’intera
nazione, divisa dal tifo, ma che non può non essere unita nel
ricordo. E’ con questa profonda convinzione che il comune di
Savigliano ha intitolato il giardino pubblico di Via Carlo
Alberto dalla Chiesa alle vittime delle due tragedie. La
cerimonia si è tenuta questa mattina, alla presenza delle
autorità locali, di Gianluca Pessotto e di Antonio Comi, in
rappresentanza di Juventus e Torino. "Parco della Concordia":
questo il nome che d’ora in avanti indicherà l’area e che
ricorderà a tutti che i drammi non hanno colori o bandiere.
7 febbraio 2013
Fonte: Juventus.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Heysel, la strage
senza memoria
di Elisabetta D'onofrio
Nutro una diffidenza incontrollata nei
riguardi dei cori e nei confronti di striscioni che oltre a
esplicitare la violenza aggregativa di subculture da stadio
alimentano il pregiudizio. Coincidono con la paura, aderiscono
all’inciviltà. Quel -39 comparso sul divisorio tra sezioni allo
Juventus Stadium (e documentata dal sito calcionews24.com), ieri
sera, mi ha indignata. E spossata. Pur essendo pubblica
l’assoluta assenza di rispetto delle basilari normative relative
a sicurezza e organizzazione che causarono l’orrore dell’Heysel
e che dovrebbe essere una ferita aperta per il nostro Paese,
quei 39 caduti - per una partita di calcio - vengono vilipesi
infangando la loro memoria. Senza alcuna remora etica, senza
alcun scrupolo morale per 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un
irlandese che non erano neanche accomunati dall’appartenere alla
tifoseria juventina. Al gesto di Viviano, invece, non intendo
dedicare nulla più di una mera cronaca: gettare la maglia di
Pirlo per non indispettire la curva e scusarsi sul sito
istituzionale della società si commenta da sé. Straziante,
invece, constatare l’arretratezza culturale che celano questi
atti di vigliaccheria. Trentanove italiani sacrificati
all’incompetenza e alla superficialità belga e della Uefa che
declinarono responsabilità, vigliaccamente, come un’inchiesta
egregia di Giovanni Minoli e della sua redazione ha ricostruito
per restituirci una verità svilente, deprimente. Quanto di più
sconcertante è che per loro, per le 39 vittime dell’Heysel, per
le loro famiglie nel presente degli stadi e dei loro animatori
non vige il silenzio dovuto, ma l’abuso incondizionato della
parola. Della storia. E quanto si è letto su uno striscione
comparso durante l’invasione di campo a conclusione della Coppa
Italia, tra Juventus e Napoli, riassume lo stato di deprecabile
inciviltà che tuttora, nell’era della tessera del tifoso e della
linea dura a cui il Giudice Sportivo Giampaolo Tosel dovrebbe
richiamarsi anche in questa circostanza, si è costretti a
subire. Da quanto pubblicato, e denunciato allora, dal sito dei
piccoli azionisti della Juventus giulemanidellajuve.com e
ripreso sul blog del giornalista di Repubblica Fabrizio Bocca,
un tifoso a conclusione della finale aveva esposto una bandiera
bianconera con in evidenza quel -39 che alludeva alle vittime
dell’Heysel. E qui, ancora una volta si denuncia
l’insensibilità, il silenzio su quanto esposto o sentito (di
cori se ne potrebbero citare fin troppi), come accaduto ai tempi
dell’altrettanto sgradevole allusione all’acciaio scadente dello
Stadium o di quel gruppo di viola con la medesima scritta sulle
spalle, immortalati in uno scatto postato su Facebook e
segnalatomi a suo tempo da Nicola Negro via Twitter. La
sollevazione della questione a livello tecnico ancor prima che
morale evidenzia come, da quel 29 maggio 1985, più che una
indignazione comune provocata da simili accadimenti derivanti da
incongruenze, scelte errate e tentativi di scaricare
responsabilità da parte di istituzioni abbiano prodotto un
reiterato motivo di offesa nei riguardi di quanti attendevano di
assistere alla finale di Champions League e, invece, sono stati
ordinati sotto un lenzuolo davanti a uno stadio o in ospedale.
Tifosi non solo juventini, ricordiamo. Più che valutare quale
male oscuro alberghi in costoro o fino a che punto le norme
vigenti e annesse pene siano deterrenti, c’è chi si è
interrogato sulla autenticità della foto dello sciagurato
sostenitore partenopeo come se la questione fosse pregnante. Su
Twitter, sono visibili a chiunque le immagini in foto sequenza
che dimostrano la veridicità di quanto riportato e dell’immagine
in questione. In particolare, sul profilo di Barza Inter sono
state caricate le quattro foto che mostrano il tifoso napoletano
in campo correre con quell’orribile striscione. Accennavo a quel
lenzuolo vergognoso. "Acciaio scadente nostalgia dell’Heysel",
per coloro i quali avessero rimosso l’episodio. Quello
striscione disturbante campeggiava il 29 novembre 2011 nella
curva Nord nerazzurra. La memoria infangata, stuprata da
striscioni e cori di inqualificabile imbecillità collettiva:
Inter-Juventus comprende anche questa coda squallida. E non
basta la rivalità, il livore post Calciopoli per tentare di
azzardare spiegazioni plausibili. Quei presunti tifosi toccarono
un picco di bestialità, di stupidità. Fu una partita disgustosa,
quella per come si comportarono dall’una e dall’altra parte.
Alla sinistra della tribuna, nel primo anello è comparso invece
l’altrettanto eloquente "Delta 39″, allusione infame a una delle
pagine più nere della storia del calcio. Abbondarono quegli
aberranti buu razzisti dei tifosi della Juventus rivolti al
brasiliano Maicon. O gli insulti gratuiti e francamente macabri
all’indirizzo del defunto Giacinto Facchetti. "Facchetti uomo di
merda" e "Facchetti non parla più". "Morto Peppino, morto
Facchetti, anche Moratti presto morirà. Canteremo solo se, anche
Guido Rossi morirà". Negli impianti sportivi con sistematica
disinvoltura e in numero assai più elevato di quelli richiamati
in questo breve excursus si consumano gesti di ordinaria
inciviltà in un secondo livello di realtà, in cui le regole non
vigono e le istituzioni del calcio cercano di demandare alle
autorità la risoluzione in ultima analisi del problema. Una
questione di civiltà e di degrado, che è pur sempre espressioni
di una minoranza rispetto alla stragrande maggioranza dei tifosi
che le società dovrebbero isolare, definitivamente.
10 febbraio 2013
Fonte:
Elisabettadonofrio.wordpress.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Della Valle, la vergogna del -39 e le parole da dire...
di Giovanni Capuano
Il materiale fotografico gira in rete e
viene ripreso da diversi forum nelle ore successive a
Juventus-Fiorentina. Non è purtroppo una novità, perché i cori
aberranti che infangano la memoria dei 39 tifosi morti
all’Heysel la sera della finale di Coppa dei Campioni del 1985
sono un classico e non solo quando si incrociano bianconeri e
viola. Questa volta, però, la foto (tratta da Calcionews24.it)
la giriamo direttamente al Giudice sportivo perché agisca di
conseguenza. Questa volta si pretende che scattino delle
sanzioni proprio perché quel -39, appiccicato artigianalmente
sulla vetrata di divisione del settore ospiti dalla curva della
Juventus nel nuovo impianto di Torino, ha certamente dei padri
identificabili. La vergogna non si misura in centimetri. Non è
questione di striscioni lunghi 30 metri (come lo fu quello su
Superga esposto dai tifosi della Juventus durante il derby) o di
risonanza mediatica. Quel -39 evidentemente invisibile a
telecamere e occhio di arbitro e giudici di gara è finito
comunque in rete e va punito. L’Osservatorio del Viminale ha
spiegato che lo Juventus Stadium è l’impianto più controllato
d’Italia e anche per questo vi è una maggiore certezza della
pena (clicca qui per leggere l’intervista a Roberto Massucci).
Chi scrive lo ritiene una svolta importante e, a maggior
ragione, adesso pretende che la tolleranza zero venga applicata
anche per questo -39 che deve sparire da tutti i campi d’Italia.
La serata di Juventus-Fiorentina non è stata un bell’esempio per
l’immagine del calcio italiano. Anche l’episodio di Viviano e
della maglia della Juventus calpestata (leggi qui) fa
vergognare. Sarebbe bello che i Della Valle, che hanno molto
argomentato intorno al nuovo stile-Juve, si facessero carico di
dare un segnale dissociandosi apertamente da quanto accaduto. In
passato l’ha fatto Agnelli proprio per lo striscione su Superga.
Non sono parole vuote. Servirebbero a rendere completo il
percorso che non può non partire, però, da una sanzione della
Giustizia sportiva.
10 febbraio 2013
Fonte:
Calcinfacciadotcom.wordpress.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Heysel,
l’infamia dei "senza rispetto"
di Massimiliano Mantiloni
Ennesima volgarità avvenuta ai danni
delle vittime di una delle peggiori tragedie della storia del
calcio e non solo bianconera come l’Heysel. La matrice è sempre
la stessa, idiozia e ignoranza, così come gli autori, persone
senza valori e senza rispetto. Nessuna parola basta a definirle.
La vergogna le precede. Gli insulti sono patetici quanto
striscioni e cori. 39 persone, 39 italiani, 39 tra padri,
fratelli, figli, parenti, amici. Una partita di calcio
trasformata in un cimitero da belve assatanate che la storia ha
bollato con l’etichetta dell’infamia. La stessa che connota quei
"poveretti" che ad ogni domenica, sia a Firenze che in
trasferta, si fanno beffe di sentimenti, di ricordi, di amori.
Magari non videro neppure quella gara, quel martirio, non erano
neppure nati. Sono gli stessi magari che si riempiono la bocca
con parole quali intifada, lotta di classe, democrazia, fede.
Uomini fisicamente, bestie umanamente. Non sanno, non hanno
memoria e insultano. La colpa più grave però è quella di quegli
uomini delle istituzioni, pronti a sdegnarsi per presunte cadute
di stile "juventine", ma che diventano ad un tratto sordi quando
dei "poveretti" intonano cori tanto empi. Nessuno sdegno,
nessuna sanzione, all’improvviso il "Palazzo" diventa sordo e
muto. Le coscienze però gridano, e lo fanno a squarciagola. I
morti non hanno colore, a loro si deve rispetto, senza steccati
ideologici e senza fanatismi di sorta. Perché sono quei
fanatismi che li hanno uccisi, calpestarne il ricordo è come
ucciderli una seconda volta. Ma forse si tratta semplicemente di
ignoranti...
10 febbraio 2013
Fonte: Juvenewsradio.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
All’ultimo stadio
"Lasciate ogni speranza o voi
ch'entrate"
di Domenico Laudadio
Oramai è routine: le vigilie di tutte
le partite fra Juventus e Fiorentina hanno il medesimo cliché:
attacco goliardico in forma di "simpatico" siparietto, a turno,
da un esimio politico, regista, dirigente o giornalista, tifoso
della fiorentina, pregno della solita lagna sull’avversione
cronica e storica per la Juventus, della elencazione dogmatica
di "torti e furti" subiti dall’"arrogante" signora del calcio
italiano.
Successivamente, in campo, quando il
colore degli epiteti, il folklore e le carnascialate degli
spalti cedono finalmente la ribalta ai bulloni di ferro, il
verdetto del campo ha venalmente il suo sopravvento immutabile,
statisticamente favorevole a chi fra le due ha da sempre
agonisticamente più fava e meno favella.
E’ prassi,
in Italia: quando s’avverte già alto e fetido il tanfo della
sconfitta l’avversaria di turno prima o dopo rivendica
laconicamente l’assenza del "fantomatico stile Juventus".
Praticamente uno juventino
non dovrebbe mai troppo esultare, protestare, indignarsi mai
davanti a nulla, neanche parlare, poiché non sarebbe abbastanza
"elegante"... Non dovrà minimamente sognarsi di utilizzare
immagini e metafore che per altri sono semplicemente frutto di
goliardia o per celia, essendo, nel suo caso specifico, al
contrario, soltanto di cattivo gusto.
Insomma, in verità, l’equivalente dello
"stile Juventus" nell’immaginario collettivo dei Presidenti di
Clubs, soprattutto quelli messi più duramente a repentaglio
dalla magistratura, e di certe tifoserie più avversarie è
l’appecoronamento. Niente a che fare, dunque, con la signorilità
dell’Avvocato e l’esempio di professionalità ed umanità di
Gaetano Scirea... Con lo spettro di Moggi aleggiante in eterno,
tollerare e basta, sempre, tutto, tacitamente, poiché nobili
diafani per rango e per vocazione...
Questo
presunto stile costituirebbe uno ieratico distacco dalla realtà,
come se la Juventus giocasse su Marte. Cosa le importerà
veramente se da S.p.a. quotata in borsa riceverà un danno
patrimoniale per le ripercussioni di certa cattiva politica
della Lega, della Federcalcio o della condotta di gara di un
arbitro con il complesso di sudditanza psicologica
all’incontrario ? "E’ la Juventus, dov’è andato a finire il suo
proverbiale stile ?".
Ma certo... Ci vorreste
sempre così, proni, 90 minuti, senza recupero ed a 90 gradi, in
nome della flemma aristocratica per cui mistifichereste finanche
lo stupro selvaggio di gruppo con l’avventura consenziente di
una sera...
Sabato sera negli inferi danteschi
dello Juventus Stadium qualche povera vittima dell’ "arroganza
bianconera" ha incerottato "allegoricamente" un famigerato "-
39" sulla vetrata divisoria del settore ospiti. Al rosario di
blande e monocordi condanne del giornalismo di provincia non
seguirà dal giudice sportivo, come del resto da 28 anni a questa
parte, alcuna squalifica dell’Artemio Franchi. Dunque,
l’ennesima profanazione premeditata, gratuita e infame del
dolore e della memoria di 38 famiglie dignitose ed innocenti,
non tutte italiane e juventine.
Otello
Lorentini all’Heysel ha visto suo figlio prima salvarsi e poi
morire a distanza di una manciata di minuti. Roberto, infatti,
era un medico e tornò sugli spalti, dopo la prima carica degli
hooligans inglesi, a rianimare un bambino morente.
Secondo alcune testimonianze,
proprio Andrea Casula, 11 anni, morto a Bruxelles assieme al
papà Giovanni.
Ci fu una seconda ed una
terza carica molto più massiccia e gli fu fatale. Otello è di
Arezzo e tiene per la viola, ma lo dico soltanto a quanti fra
loro sanno perfettamente che i morti dell’alluvione di Firenze e
quelli di Bruxelles non ritorneranno mai indietro a urlarci
"vergogna" od a spiegarci come l’arcobaleno ove dimorano ora
comprenda già il colore di tutte le bandiere. Questa parola
dovremmo ripetercela all’infinito tutti quanti noi che restiamo
aggrappati ad uno striscione becero, ad uno stendardo
oltraggioso, con la presunzione di essere nel giusto sempre ed a
prescindere. In guardia, tutti.
Inutile chiedere dure parole di
condanna ai Della Valle, impelagati dalla crisi mondiale in
affari di calzature e certamente indispettiti da quel filmino
"brutale", ispirato nientemeno che alla Divina Commedia, sul
sito della nemica atavica e da quel goal rapace di Matri,
Lancillotto della "Signora senza più stile" e senza le scarpe...
Inutile
persino rivolgersi al proprietario dello scotch ed al resto dei
gigliati, tronfi della loro impunita ennesima bravata su
facebook, tempo sprecato... Davanti ad un giudice il loro
difensore direbbe che giocavano al sudoku... Lasciate ogni
speranza, o voi, decerebrati... Lasciamo piuttosto fare al tempo
che è notoriamente "galantuomo". La merda scagliata al cielo
ritorna sempre, molto più pesante al mittente.
Sospetteranno, magari in
tanti, si possa trattare di un ennesimo aiuto dall’alto... No,
semplicemente, è la legge, di gravità... E’ la vita.
Suerte.
11 febbraio 2013
Fonte: Giulemanidallajuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Dovevano programmarla
di Antonio Corsa
Ieri sera, nella trasmissione di Fabio
Ravezzani, si è parlato - apriti cielo - del vergognoso e
sistematico vilipendio delle 39 vittime dell’Heysel, ripetuto
ancora una volta dai tifosi viola in trasferta allo Juventus
Stadium con cori, sciarpe del Liverpool e scritte varie. Non vi
pubblico links, che trovate comunque in rete, perché mi urtano e
preferisco evitare. Ad ogni modo, c’è qualcosa che è se
possibile ancora più grave di quei "gesti" in sé. Trattando
l’argomento, il buon Ravezzani ha in maniera giornalisticamente
corretta tentato di contattare prima la segreteria di Matteo
Renzi, pur sempre sindaco di Firenze, e poi quella della
Fiorentina. Bene: il primo pare non abbia potuto rilasciare una
dichiarazione di condanna verso tali gesti non avendo "tempo"
(Sai, ci sono le elezioni… Gli appuntamenti erano da prendere 3
settimane prima, mettendosi in coda...), mentre Mencucci, in
rappresentanza della Società, invitato ad intervenire, si è
negato con questa motivazione: "Queste cose bisogna programmarle
per tempo". Ovviamente i Della Valle, quelli che se fuori piove
è colpa degli Agnelli, non hanno sentito il bisogno nemmeno loro
di prenderne le distanze. E mica lo hanno saputo da Ravezzani al
telefono, il fatto ! No, perché era sulla Gazzetta dello Sport
di ieri e una foto abbastanza emblematica era finita persino in
diversi siti e quotidiani inglesi, inorriditi da tale
cattiveria. Ma niente, "si doveva programmare". Come se dal 1985
di tempo non ce ne fosse mai stato. Purtroppo l’Italia è anche
questa, dove un sindaco non si esprime condannando il gesto di
alcuni suoi concittadini perché in campagna elettorale per il
suo partito e dove la Fiorentina, che pure alla vigilia il tempo
per gli attacchi lo ha trovato, non si dissocia (e che ci
voleva, una riunione del CdA per farlo ?) perché evidentemente
deve prima trovare il modo meno "dannoso" (per loro) di farlo,
senza creare malumori a Firenze. Lezioni di stile, da questi,
anche no. Avanti un altro.
12 Febbraio 2013
Fonte: Antoniocorsa.tumblr.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Non è una piccola parte
di Alessio Epifani
Non merita neppure troppe righe di
indignazione una vicenda squallida come quella del legame infame
tra una parte della tifoseria viola e la tragedia dell’Heysel,
usata come vessillo da esibire in nome dell’odio anti juventino.
Non sono di quelli che dicono "una piccola parte", giusto per
dargli l’attenuante generica della trascurabile misura: non lo
meritano, dimostrino prima coi fatti che la grande parte se ne
dissocia. Sinora non lo hanno mai fatto, anzi da ieri sera si è
aggiunto anche l’ultimo tassello: non se ne dissociano nemmeno
il sindaco di Firenze Renzi e l’amministratore delegato della
società, Mencucci. Entrambi, chiamati a intervenire nel
programma del lunedì sera di Fabio Ravezzani su Antenna 3 per
condannare finalmente gli episodi che si sono ripetuti per
l’ennesima volta sabato scorso, hanno rifiutato di farlo
adducendo scuse improbabili e puerili: sono cose che bisogna
programmare per tempo secondo Mencucci, serve un preavviso di
tre settimane secondo lo staff di Renzi. "Commentate voi, io non
ho parole" direbbe Andrea Della Valle, un altro pronto a
indignarsi per un video totalmente innocuo e che poi mai mezza
parola ha speso per le porcherie di certa sua tifoseria, e anche
stavolta immagino che l’attesa risulterà vana.
Finiamola con la storia della "piccola
parte" perché ormai non regge più, anzi è buona solo per
minimizzare la vicenda che infatti, come altre volte in
occasione di tutte le partite recenti tra Juventus e Fiorentina,
verrà rapidamente archiviata senza che nessuno paghi e senza
nemmeno una parola ufficiale di censura proveniente da Firenze.
Non possono farlo perché non possono mettersi contro quella
parte di tifoseria, e proprio il fatto che ci sia tutta questa
reticenza dimostra come non sia la "piccola parte" che spesso si
vuole rappresentare. C’è alla base l’odio trentennale (non
sportivo, non prendiamoci per il culo: odio e basta) che la
città e la squadra riversano verso la Juventus, ben esplicitato
dal modo in cui hanno giustificato la vicenda della maglia di
Pirlo buttata per terra da Viviano: per "non ferire i
sentimenti" dei galantuomini che si accingevano a salutare. Una
maglietta appoggiata su una spalla, nemmeno indossata, avrebbe
ferito i loro nobili sentimenti. E lo dicono così, ritenendola
evidentemente una cosa normale, comprensibile. E’ evidente
allora che gli stessi nobili sentimenti da non ferire siano alla
base delle reticenze dei vari Della Valle, Renzi, Mencucci;
sentimenti ampiamente diffusi e non appannaggio di una ristretta
frangia, e che in maniera consapevole hanno cancellato il
confine tra la rivalità pur accesa e aspra e l’oltraggio alla
memoria.
Deve essere quindi chiaro a tutti che
certe versioni minimizzatrici non possono più reggere. Ci sono,
da una parte, quelli che hanno chiesto il gemellaggio al
Liverpool; che espongono sciarpe, bandiere, cappellini del
Liverpool in segno non certo di apprezzamento per quella squadra
ma per la tragedia che quei tifosi provocarono; che innalzano
cori sull’Heysel; che del "-39″ hanno fatto magliette, stendardi
e, buon ultimo, strisce di scotch da incollare sui vetri
divisori. E poi ci sono i complici, ossia tutti quelli che si
girano consapevolmente dall’altra parte: il resto della
tifoseria, dirigenza, sindaco, alcuni mezzi di informazione (non
tutti, per fortuna) e la Procura Federale della FIGC, che mai
nulla ha visto, sentito e segnalato al giudice sportivo, e mai
ha acquisito immagini e video per arrivare a deferimenti. Perché
da anni va avanti questa storia e mai la Fiorentina ha pagato
nulla, a differenza della Juventus che per le intemperanze dei
propri tifosi paga sempre puntualmente con multe salatissime,
quando non con lo stadio chiuso. Si vergognino tutti, ognuno per
la sua "piccola parte".
12 febbraio 2013
Fonte: Epyale.wordpress.com
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Tragedie Sorelle
Comunicato ufficiale del Museo
Virtuale Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it e del Museo
del Grande Torino e della leggenda granata.
Il valore della memoria è un patrimonio
individuale e sociale che si moltiplica soltanto nella
condivisione familiare e collettiva. Quando la storia, scevra
dai giudizi, dai preconcetti e dalle mistificazioni di parte, si
tramanda in modo semplice e diretto, il popolo riceve
generosamente un bagaglio leggero e prezioso per viaggiare non
soltanto nel proprio tempo. Un museo è un percorso suggestivo,
fisico e psicologico, che incarna un racconto arricchito
materialmente dai reperti, ma unto dal crisma del mito.
Anche certe tragedie in un museo
possono essere narrate con devozione e leggerezza se il fine
ultimo è quello di coinvolgere emotivamente i visitatori, non
puntando a stupirli con effetti speciali od a turbarli con la
crudezza dei particolari, ma trasmettendo semplicemente le
verità di una storia. Sarà alla sensibilità della persona di
trarne gli insegnamenti.
Tutte le sciagure, se pur con modalità
e responsabilità differenti, sono naturalmente imparentate fra
loro, essendo figlie della medesima madre, la morte. E proprio
in nome di questa comune familiarità nel dolore esigono il
dovuto silente rispetto e gli onori della memoria.
Quando l’imbarbarimento del genere
umano profana volontariamente questa comunione spirituale, con
l’offesa di atti riprovevoli e disdicevoli in ogni latitudine,
consuma ignobilmente un crudele reato in particolare nei
confronti dei familiari delle vittime.
In virtù di queste ragioni le stragi di
Superga e dell’Heysel sono virtualmente luoghi sacri ed
inviolabili della memoria di tutti, sorella e fratello. Non
esistono bandiere, né fedi sportive antitetiche, sperequazioni
ideologiche che possano contraddire questa nobile verità.
Abbiamo
pensato insieme ad un gesto semplice e forte per ribadirlo alla
comunità sportiva e non, "agli uomini di buona volontà" ed a
quelli che continueranno, nonostante, a stuprare la pietà e la
dignità umana.
Il Museo del Grande Torino e
della Leggenda Granata ed il Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it scambieranno fraternamente il
proprio logo sulle rispettive home page dei propri siti
istituzionali.
Il nostro comune intento,
volontariamente e lucidamente equidistanti dalla retorica e
dall’ipocrisia, vuole essere unicamente un "gemellaggio" fra
terra e cielo della memoria dei nostri caduti, ma non intenderà
mai assolutamente sostituirsi ed interferire nelle dinamiche
antagonistiche delle tifoserie e nella sana competitività e
rivalità storica dei propri clubs.
Domenico Laudadio (Custode
www.saladellamemoriaheysel.it)
Domenico Beccaria (Presidente
Associazione Memoria Storica Granata)
Giampaolo Muliari (Direttore
Museo Grande Torino e Leggenda Granata)
14 febbraio 2013
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
ARTICOLI STAMPA e WEB
FEBBRAIO
2013
Tifosi Lazio usano Heysel per insultare Platini
Lo striscione in Curva Nord:
"Hai avuto la forza di giocare... davanti a 39 morti il coraggio
di festeggiare... Platini maiale da te nessuna morale".
ROMA - "Heysel 29/05/85. Hai avuto la
forza di giocare... davanti a 39 morti il coraggio di
festeggiare... Platini maiale da te nessuna morale": con questo
striscione esposto in avvio di Lazio-Fiorentina, la Curva Nord
dell'Olimpico, occupata dallo zoccolo duro biancoceleste, ha
criticato il presidente della Uefa Michel Platini, che nei
giorni scorsi, in una intervista, aveva risposto con un "c'è chi
pensa di togliere punti. Cosa preferisce ?" al presidente della
Lazio, Claudio Lotito, che si era lamentato contro i due turni
inflitti dall'Uefa per il "comportamento razzista" di circa 300
tifosi biancocelesti nel corso del match di Europa League con il
Borussia Moenchengladbach. Il numero uno del governo del calcio
europeo aveva anche spiegato che "il razzismo è figlio anche
della cultura del nazionalismo così forte in Europa". Una presa
di posizione non gradita ai supporter laziali che stasera hanno
"rinfacciato" all'ex juventino il fatto di aver festeggiato la
vittoria della Coppa Campioni contro il Liverpool, nonostante
poco prima dell'inizio della partita, allo stadio Heysel di
Bruxelles morirono 39 persone. Domani la Uefa discuterà proprio
il ricorso della Lazio.
10 Marzo 2013
Fonte: Tuttosport.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2013
"Ci vuole più rispetto"
di Domenico Laudadio
Lettera aperta a Stefano Pioli,
valente allenatore del Bologna Football Club, ex calciatore
della Juventus dal 1984 al 1987.
Gentilissimo Mister Stefano Pioli,
sabato sera in diretta televisiva ho
visto pronunciare più volte dal suo labiale, risentito e
stizzito, la parola "rispetto", recriminando per le scene di
esultanza di Antonio Conte, a suo dire "esagerata" per la
vittoria al Dall’Ara, probabilmente decisiva in chiave scudetto.
Comprendo,
data la sua consueta signorilità, fosse anche questo suo
polemico disagio crusca nella medesima farina, propriamente
detta "trance agonistica", quanto lo sfogo liberatorio di
felicità dell’allenatore bianconero. Fatti di campo, propri del
calcio, in cui si vince e si perde, in cui si esulta e si
impreca, a torto, od a ragione, alla sorte, all’arbitro, agli
avversari.
E’ da sempre così, nel suo
campionato di massima serie come in quello dei pulcini dove
gioca mio figlio.
Lei ha certamente ragione: "ci vuole
più rispetto", ma non mi sto riferendo affatto alla notoria
gestualità impetuosa ed ormonale da gladiatore di Antonio Conte,
bersagliato, fra l’altro, sistematicamente, in trasferta dagli
insulti beceri del pubblico delle tribune o per la strada,
protetto, come il resto della sua squadra, soltanto dal vetro di
un pullman dal lancio di artiglieria pesante dell’odio di
abusivi del genere umano.
Mi riferisco, invece, a quello
striscione di "benvenuto" esibito provocatoriamente alla
tifoseria juventina dalla curva del Bologna, glorioso e storico
club di una meravigliosa, nobile e libera città, simbolo
nazionale dal 2 agosto 1980 del martirio in una strage
d’innocenti di cui tutti in Italia ancora siamo assetati di
giustizia.
"Juventino bianconero il tuo posto è al
cimitero", citava laconico il motto sul lenzuolo in bella
mostra. Purtroppo, niente di nuovo sotto il sole, anzi, i
riflettori… Sembrano oramai tutti uguali questi aforismi privi
di autore e di onore, imparentati alla lontana da una rima
forzata all’italiano, ma più che altro ispirati dal grugnire di
bestie. Puntualmente si annovera l’ennesimo impunito sfregio
alla memoria di quei cari poveri cristi. Ci fosse morto uno
importante, qualcuno dal cognome eccellente, in quello stadio di
merda, forse, sì, probabilmente, in questi ultimi 28 anni
sarebbe partita una denuncia, qualche partita giocata a porte
chiuse, qualcuno avrebbe passato molte domeniche al riformatorio
od in questura. Ma, evidentemente, il "rispetto" per quelle vite
innocenti falciate barbaramente in 39 mucchi di pelle e di ossa
da sorella morte, in verità, per i nostri padroni e giudici
dello sport vale meno che niente.
Anche lei, mister, era da calciatore
della Juventus allo stadio Heysel quel maledetto pomeriggio di
maggio. Ed anche lei esultò al termine di quella partita.
Diciamolo, con parole a lei familiari, dato il contesto,
assolutamente in modo "esagerato". Ci sarebbe voluto più
rispetto, ma lo fece addirittura anche il suo capitano Gaetano.
Lei, come tutti i suoi compagni, che "sapeva e non sapeva".
Facemmo certamente di peggio noi, esultando in centinaia nelle
città della penisola, sciaguratamente, e senza una sola delle
vostre attenuanti. Una vergogna infinita su cui stendere un
sudario per tutto lo stivale, da Aosta a Lampedusa.
Non era mio
scopo intraprendere una predica, gentile mister Stefano, abbiamo
quasi la stessa età… Anzi approfitto per farle i miei più
sinceri auguri per una luminosa carriera di allenatore. La
stoffa, il
talento, ci sono, si vede, ed
a parte il marchio di sangue di quella serata infausta,
probabilmente proprio la maglia che indossava sarà stata in quei
trascorsi una scuola di umiltà e di tenacia ed in buona sostanza
formativa di quell’etica olimpica che invoca legittimamente
dagli altri.
Però, anche Antonio Conte ha ragione a
dirle che "l’esultanza è bella"… Tre anni a Torino, forse, non
ricorda già più niente e vuole rinnegare anche la mimica di una
gioia per una vittoria così importante ? Rispetto, sì, certo,
tanto rispetto, per lei, per tutti, per i vincitori gaudenti e
per i vinti, ma a Bologna questa volta si poteva veramente
esultare alla grande. I morti profanati c’erano soltanto sullo
striscione.
Sportivamente…
Domenico Laudadio
Custode Museo Virtuale
Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it
19 marzo 2013
Fonte: Giulemanidallajuve.com
ARTICOLI STAMPA e WEB MARZO 2013
|