Tragedia a Rimini, un
gruppo di skinheads era arrivato
da Verona dopo la partita della
squadra nerazzurra, la vittima
era di Milano.
Guerra in discoteca:
ucciso sedicenne
Si affrontano a
coltellate due bande di tifosi
interisti e napoletani
RIMINI - Skinhead
milanesi di fede interista da
una parte, napoletani
dall'altra. Diversi nella
maniera di parlare e di
vestirsi, nel modo di tagliarsi
i capelli, in tutto tranne che
per la violenza e
l'esasperazione con la quale si
sono affrontati l'altra notte a
Rimini in una rissa a colpi di
bottiglie e di coltelli che ha
lasciato sul campo una testa
rapata, Luca Scio, 16 anni,
milanese, ucciso da una sola
coltellata diretta al cuore.
(Omissis), diciannovenne di
Napoli, è piantonato
all'ospedale degli Infermi di
Rimini: ferito in più parti, è
sospettato di essere
l'assassino. Sullo sfondo della
vicenda, il calcio vissuto con
gli occhi degli ultras e, a fare
da miccia, la partita amichevole
Verona-Inter disputata
mercoledì: il resto è venuto da
solo, scivolando di mano dopo le
prime battute pesanti e le
repliche ancor più offensive,
tra frasi come "napoletani
terroni" e "milanesi di m..."
scambiate alle tre e mezzo di
notte davanti a un bar di viale
Vespucci. Dalle parole ai fatti,
subito si scatena la battaglia:
il piccolo spiazzo sul viale
centrale si trasforma nella
mente di decine di ragazzi nella
curva calda di uno stadio, senza
bandiere, né campioni, ma con la
violenza dei guerrieri del
pallone. E in molti invadono il
viale davanti alla discoteca "Barcelona",
un posto ancora frequentato dai
turisti tiratardi della Rimini
del "tutto esaurito": volano le
bottiglie, le mani si armano di
schegge di vetro e bastoni,
all'improvviso compare sulla
scena un'arma acuminata nelle
mani del napoletano, forse un
cacciavite. Rappresenta "un
salto di qualità" che fa salire
ancor più la tensione: il
ragazzo fa ruotare in aria
l'arnese, invita gli skin a
farsi avanti, li schernisce
arrivando a tagliarsi la faccia
per far vedere che ha più
coraggio di loro e intanto si
difende dai colpi delle lame di
vetro che arrivano da tutte le
parti. Pochi attimi lunghissimi
e poi il giovane skinhead tenta
la prova di forza: si butta a
mani nude sul nemico armato di
coltello. La tragica danza della
morte fa cambiare scena
all'azione: Luca Scio viene
colpito da una coltellata sola
al petto. "A quel punto il
napoletano è fuggito, ha preso
una via laterale inseguito dallo
skin morente: una trentina di
metri e poi il ragazzo si è
accasciato su una Audi 80
parcheggiata", spiega un agente
della volante del Commissariato
di Rimini che era in
pattugliamento nella zona ed è
arrivato immediatamente a sedare
la rissa. "Quando siamo arrivati
era adagiato su una fioriera,
sorretto dai compagni. Respirava
affannosamente, aveva una
piccolissima ferita sul petto".
L'ambulanza soccorre ti giovane
che muore nel breve tragitto in
ospedale. (Omissis) fa ancora
qualche metro perdendo sangue
fino a che gli amici lo caricano
su una jeep e lo portano al
pronto soccorso: non è grave. il
sostituto procuratore della
Repubblica di Rimini, Paolo
Gengarelli lo ha interrogato
ieri mattina nella speranza di
risolvere anche il problema
dell'arma del delitto, non più
rinvenuta. "Ero dentro la
discoteca, sono uscito e ho
visto la rissa con i gruppi che
si fronteggiavano, sono scappato
via ma mi hanno ferito", ha
dichiarato al magistrato il
napoletano sospettato di aver
ucciso il sedicenne milanese.
Intanto le indagini, condotte
dalla squadra di polizia
giudiziaria comandata dal
vicequestore Oreste Capocasa, si
sono arricchite ieri mattina con
l'interrogatorio di numerosi
testimoni tra i giovani delle
due fazioni che si sono
fronteggiate. La paura è ora che
i giovani skin vogliano
vendicare il loro amico ucciso.
Da Milano sono arrivati i
genitori di Luca. originari di
Taranto, da 32 anni residenti
nel capoluogo lombardo. Avevano
ricevuto la telefonata del
figlio, il solito ritornello
tranquillizzante. "Non mi metto
nei guai state sicuri" aveva
detto Luca. P.I.M.
9 agosto 1991
Fonte: Corriere
della Sera (Testo ©
Fotografia)
Tragedia della
stupidità, dell'ignoranza e del
razzismo a Rimini.
All'alba di ieri, fuori
una discoteca, si scontrano due
bande di ragazzi. Skin heads
milanesi e giovani napoletani
trasformano la vacanza in
violenza.
Terroni ! L'ammazzano
di Manuela Ferretti
Interista 16enne ucciso
con un punteruolo in una rissa.
RIMINI - Gli hanno
spaccato il cuore. Con un
punteruolo, come in un film
dell'orrore. Luca Scio, 16 anni,
milanese, è stato assassinato
durante una rissa gigantesca,
alle 3.00 del mattino davanti ad
una discoteca alla moda. Un
altro ragazzo, (Omissis), 19 anni, originario di
Napoli, è ricoverato in
ospedale: ha ferite al fegato,
ai glutei e ad un braccio. È
stato operato d'urgenza,
all'alba. Ma si salverà. Il
feroce scontro ha coinvolto
decine di giovani. Assalti e
fughe in poche decine di metri,
sui marciapiedi e nelle vie
laterali del quartiere di Marina
Centro, il "salotto buono" di
Rimini, a un centinaio di metri
dal mitico Grand Hotel. Due
gruppi di giovani, napoletani e
milanesi. I lombardi sono degli
skin heads, le teste rapate, un
gruppo metropolitano neonazista,
ultras del tifo interista. Sono
a Rimini da dieci giorni,
alloggiati in una piccola
pensione. Di giorno dormono, la
notte fanno il giro delle
discoteche nella capitale del
"divertimentificio", in cerca di
emozioni. Notano un gruppo di
giovani napoletani. Dagli sfottò
calcistici si passa agli insulti
razziali. Slogan da stadio,
urlati in coro. I napoletani
reagiscono. Passano altri
campani che si uniscono agli
amici. Scoppia la rissa, senza
esclusione di colpi, con
coltelli, spranghe di ferro,
cacciaviti, bottiglie rotte.
Atterriti i testimoni: centinaia
di persone che in quel momento
escono dai locali. Un fuggi
fuggi generale. Qualcuno avverte
la polizia. Ma la tragedia si
consuma nel giro di qualche
minuto. Il portiere di notte di
un albergo ha assistito alla
scena dalla telecamera a
circuito chiuso dell'hotel,
rivolta verso la strada. È
l'unico testimone attendibile.
Ha raccontato tutto al giudice.
Anche il ragazzo ferito,
piantonato all'ospedale, ha
scambiato qualche parola con il
magistrato. Mozziconi di frasi.
Ha negato di essere
l'accoltellatore. Ha detto solo
che voleva aiutare i suoi amici
aggrediti. Sostiene di essere
stato prima inseguito e poi
pestato a sangue. Paolo
Gengarelli, il sostituto
procuratore che guida le
indagini, ha ammesso che è il
maggior indiziato del delitto ma
non ha ancora formulato nessuna
imputazione. Lo farà entro 48
ore. Intanto interrogherà gli
altri giovani, controllati a
vista dai poliziotti. Tra di
loro anche un ferito lieve,
colpito ad un orecchio da
un'arma da taglio. Si chiama
(Omissis), 19 anni, milanese.
Divideva la camera da letto con
la vittima. Gli agenti hanno
setacciato a lungo la zona del
delitto ma l'arma
dell'assassinio, un piccolo
cacciavite a stella, non è stata
trovata. E ieri mattina,
nell'albergo dove alloggiava la
vittima è giunta da Milano, la
telefonata della madre di Luca
Scio. Ha chiesto notizie del
figlio. La proprietaria della
pensione non ha avuto il
coraggio dì raccontarle la
verità. Ha farfugliato qualcosa,
spiegando che il ragazzo non era
ancora rientrato. Poi, un
poliziotto ha raccontato tutto
alla madre, annichilita
dall'altra parte del filo.
9 agosto 1991
Fonte: Il Mattino
(Testo © Fotografia)
Nordisti contro Sudisti
di Luciano Nigro e
Luciano Pedrelli
RIMINI - Colpito al
cuore, in nome della squadra del
cuore e del Nord. Luca Scio, 16
anni, milanese, se n' è andato
in una notte di follia ultras.
Morte assurda, filmata ma non
registrata dalle telecamere di
un hotel, vissuta da centinaia
di giovani nottambuli sul
lungomare d' agosto più popolato
d' Italia. Luca cercava in
vacanza una ragazza da amare,
inneggiava alla sua grande
passione, l’Inter. Lui, figlio
di una famiglia di Taranto
trapiantata da 32 anni a San
Siro, il padre presidente della
Cooperativa di carico e scarico
del pollame al mercato di viale
Molise, ha gridato anche "Napoli
colera" e si è buttato in una
maxirissa fra skinheads lombardi
e guaglioni partenopei. Scontro
nord-sud, tragico match
scoppiato sull' entusiasmo di
un’inutile vittoria dell’Inter a
Verona. "Quelle teste rasate da
sere se ne andavano in giro
menando i neri e seminando la
paura nei bar" testimoniano
camerieri e negozianti. La prima
miccia l’ha accesa il rituale
degli slogan: "Adolfo, Adolfo,
accendiamo i forni, aspettiamo
che ritorni" gridavano una
ventina di skinheads davanti al
"Barcelona"; "milanesi tutti
appesi" rispondevano i
partenopei dal bar Centrale
appoggiati da altri conterranei
di passaggio. E poi botte,
rissa, pioggia di bottiglie,
tavolini divelti, bastoni,
coltelli. Una furia vendicatrice
sui due fronti, in un’atmosfera
da "Blade runner" balneare su un
lungoviale dove a notte fonda si
mischiano ultras, ubriachi,
reduci dalle discoteche, gruppi
sbandati e casinari, macchine
rombanti, prostitute,
travestiti. Trascinato dal suo
fanatismo, dal suo razzismo
sportivo Luca Scio è andato
incontro alla morte vibrata dal
coltello (o da uno stiletto, sul
cuore resta un piccolo foro) di
un giovane "nemico sudista". Non
in uno stadio, ma fra una sala
da ballo e un albergo. Luca è la
vittima di un campionato ancora
lontano, ma che trascina
tensioni ogni giorno, e d'
estate s' accende anche a
Rimini, dove si mischiano e si
fronteggiano cento campanili.
Una sfida affrontata con
altrettanto furore da (Omissis), 19 anni, di Napoli,
ricoverato e piantonato all'
ospedale "Infermi" con ferite al
braccio, ai glutei e al ventre.
All' alba i medici l’hanno
operato al fegato e ieri mattina
per tre ore il sostituto
procuratore Paolo Gengarelli
l'ha interrogato. Ora si indaga
su (Omissis) per il quale c'è un
fermo di polizia giudiziaria.
"Sono innocente, avevo un
cacciavite ma l’ho usato solo
per spaventare quelli che mi
inseguivano, non ho colpito
nessuno" si è difeso il ragazzo
davanti al magistrato. "Ero in
discoteca ha raccontato ho visto
la rissa e sono uscito per
fuggire. Invece mi hanno
assalito e ferito, sono scappato
in una viuzza laterale e lì ho
tirato fuori il cacciavite poi
mi sono buttato da un muretto.
Dopo non ricordo più nulla, i
miei amici mi hanno portato all'
ospedale con una macchina
Suzuki". Il particolare
dell’aiuto degli amici sembra in
contrasto con le dichiarazioni
del magistrato che in una
conferenza stampa ha precisato:
"Mi risulta che in ospedale sia
andato in ambulanza". Ci
vorranno dunque molti replay e
tante testimonianze per
ricostruire il quarto d' ora di
follia ultras. Alle tre e mezza,
davanti al "Barcellona",
comincia la guerriglia degli
slogan fra "nordisti" e
"sudisti". Passo passo, i due
gruppi si avvicinano. Difficile
dire da chi parte il primo
pugno. "I milanesi provocavano,
allora dai napoletani è uscito
uno che ha tirato fuori un
coltello, si è sfregiato la
guancia e ha gridato fatevi
sotto" ricorda un buttafuori.
"Ho sentito gli urli, sono
uscito dal locale e ho visto
Luca là in mezzo" rievoca
(Omissis), 19 anni,
milanese, compagno di stanza di
Scio alla pensione Pierina. Una
benda sull' orecchio rivelano i
segni della rissa. "Mi sono
buttato nella mischia singhiozza
ma subito una lama mi ha
sfiorato, sono svenuto
risvegliandomi in ospedale". Dal
"Barcellona", sospinte dai
buttafuori guidati dall' ex
pugile Alfredo Mulas, le due
bande continuano lo scontro
cinquanta metri più avanti, nel
parcheggio dell’albergo Club
House. Forse in questo tragitto
Luca è stato colpito e i suoi
amici hanno cercato vendetta
assieme a lui che correva
ferito. "Sono arrivati in massa
in una ventina, si inseguivano
testimonia Roberto Cane, il
portiere di notte. Ho chiuso le
porte elettriche e acceso le
telecamere, dimenticando però il
nastro per registrare. Si sono
picchiati per pochi secondi. Uno
ha saltato una fioriera ed è
scappato, mi sembrava ci fosse
qualcuno a terra. Sono andato
nel parcheggio. Lì il ragazzo è
crollato, gli ho chiesto "che
succede", ma ormai non parlava
più". Mentre in una stradina una
Volante raccoglieva (Omissis), il
portiere ha tolto la camicia e
slacciato i pantaloni
insanguinati a Luca, poi gli
infermieri hanno tentato la
respirazione bocca a bocca.
Nulla da fare. "Mio figlio da
cinque mesi aveva smesso di
andare con gli skinheads, era
deciso a mettere la testa a
posto, lavorava con me" ricorda
papà Michele. A mamma Angela è
crollato il mondo addosso quando
ieri mattina ha telefonato alla
pensione. "L' avevo sentito un
paio di giorni fa, stava bene,
mi aveva promesso di non finire
nei guai". In qualche guaio,
Luca si era cacciato tempo fa,
tanto che la madre credeva si
fosse trattata di una vendetta
di altri skinheads milanesi.
"Storie passate dice l’amico di
quartiere Davide a Rimini
eravamo arrivati per le ragazze
perché questo è il posto di moda
quest' anno...".
9 agosto 1991
Fonte: La Repubblica
Skinhead ucciso, tre
ordini di cattura
RIMINI - Era stato
ucciso a colpi di cacciavite
durante una battaglia sul
lungomare di Rimini. E adesso
sono stati emessi tre ordini di
custodia cautelare per la morte
del giovane skinhead milanese
Luca Scio, 16 anni, avvenuta la
notte fra il 7 e 8 agosto a
Rimini durante una rissa che
sembrerebbe avvenuta per motivi
definiti dagli inquirenti
"calcistici", tra un gruppo di
milanesi e un gruppo di
napoletani davanti alla
maxidiscoteca "Barcelona". I
provvedimenti sono stati presi
dal sostituto procuratore Paolo
Gengarelli, titolare
dell’inchiesta. Un ordine di
custodia cautelare per omicidio
è stato notificato in ospedale a
(Omissis), il ragazzo
napoletano di 19 anni che è
risultato proprietario del
cacciavite con cui potrebbe
essere stato inferto il colpo
che ha colpito mortalmente al
cuore il giovane Luca Scio.
(Omissis), che nella
rissa ha riportato ferite in
varie parti del corpo, è stato
operato al fegato. Un altro
provvedimento per rissa
aggravata e tentato omicidio è
stato emesso nei confronti di un
minorenne milanese, M.P, di 17
Anni, che è già stato trasferito
nel carcere minorile di Bologna.
Il terzo ordine di custodia
cautelare per rissa aggravata ha
colpito (Omissis),
milanese di 19 anni, che dopo la
rissa era stato ricoverato in
ospedale per una grossa ferita
ad un orecchio, ed è interrogato
oggi dal magistrato. Subito dopo
il fatto, (Omissis) aveva detto:
"Io ero dentro, in discoteca,
con una ragazza. Ho sentito
appena qualche coro, qualche
insulto, niente di più".
13 agosto 1991
Fonte: La Repubblica
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