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LORENZO MARINO
www.saladellamemoriaheysel.it   Sala della Memoria Heysel   Museo Virtuale Multimediale
Lorenzo Marino 12.06.1982
  Pagine della Memoria     Morire di Calcio     Superga 4.05.1949     Tragedia Stadio "F.lli Ballarin"  

 
 
 
 

Nove fucilate coperte dagli applausi

mentre Catania e Perugia entrano in campo

L'uomo aveva litigato sugli spalti con alcuni giovani spettatori - Infuriato, ha imbracciato l'arma ed ha aperto il fuoco 12 mila persone - Fuggi fuggi generale - Uno dei ricoverati in ospedale è gravissimo.

CATANIA - Tragedia allo stadio "Cibali" pochi attimi prima che si iniziasse la partita Catania-Perugia, uno dei match decisivi per la promozione alla serie A. Il bilancio è gravissimo, un morto e 25 feriti. Il custode dell'Impianto catanese, il cinquantatreenne Angelo Grasso, padre di 11 figli, esasperato perché dalla nuova curva sud molti spettatori continuavano a gettare rifiuti davanti alla sua abitazione, è andato ad armarsi del suo fucile semiautomatico (regolarmente denunciato assieme a due pistole), è tornato fuori e ha cominciato a sparare all'impazzata. C’è stato un fuggi fuggi generale e non s'è capito in un primo momento perché, dato che gli spari del fucile del Grasso si sono confusi con i mortaretti predisposti dai tifosi per l'ingresso delle squadre in campo. Poi dall'altoparlante una voce chiedeva l'ausilio urgente di un'ambulanza nei pressi della curva Sud. A terra sono rimasti diversi feriti, ma molta gente è rimasta contusa nella fuga e nel parapiglia generale. All'ospedale "Garibaldi" dopo pochissimi minuti è stato ricoverato il ferito più grave, il ventottenne Lorenzo Marino colpito ad un occhio, al viso e alla spalla. Dopo due ore il Marino, padre di due figli, impiegato al "Cross-Market" è deceduto. Un altro tifoso ferito, il venticinquenne Salvatore Ragusa è in gravissime condizioni. Altre 24 persone hanno riportato lesioni più o meno gravi. Angelo Grasso, ex mezzofondista, è uno dei custodi dello stadio proprio per i suoi passati sportivi: non ha precedenti penali. È stato subito arrestato dai carabinieri dopo la sparatoria ed ha fatto il giro del campo ammanettato in mezzo ad un manipolo di militari. Il brigadiere Francesco Greco ed il maresciallo Ajello dei carabinieri sono stati i primi a lanciarsi addosso all'uomo riuscendo ad immobilizzarlo e a disarmarlo. Poi gli sforzi per sottrarlo al linciaggio, quindi il trasferimento in caserma per l'interrogatorio. L'arma, un fucile semiautomatico, ha sparato 9 colpi. Avrebbe continuato a sparare se non gli fossero saltati addosso i carabinieri e altre persone per disarmarlo.

13 giugno 1983

Fonte: Stampa Sera

Il pazzo dello stadio ora si dispera "Non volevo, mi hanno provocato"

Angelo Grasso, custode del Cibali di Catania, ha detto che da settimane i tifosi teppisti facevano esibizioni oscene davanti alle figlie - Ha sparato nove colpi; sfiorato il massacro.

CATANIA - Perderà quasi sicuramente un occhio uno degli spettatori feriti ieri dal custode dello stadio "Cibali". Salvatore Ragusa, 25 anni, carpentiere, è stato raggiunto a una spalla e al volto dai colpi sparati da Angelo Grasso. I medici lo hanno sottoposto immediatamente a un lungo intervento chirurgico. Le sue condizioni erano disperate. Stamane la prognosi è ancora riservata, ma, nonostante la grave menomazione, la sua vita non sembra più in pericolo. Nella camera mortuaria dell'ospedale, invece, si trova ancora il corpo di Lorenzo Marino, l'impiegato di 28 anni, padre di due figli, che ha avuto il cervello trapassato dai proiettili. I funerali dovrebbero svolgersi domani. Per quanto riguarda le altre vittime della sparatoria solo tre sono ancora ricoverate al "Garibaldi" di Catania. Nessuna di loro è in gravi condizioni. Sono stati dimessi tutti coloro che avevano subito contusioni ed escoriazioni nel fuggi fuggi generale dalla curva Sud. Il bilancio di questa allucinante vicenda poteva essere ancora più disastroso. Solo il caso ha impedito che i nove colpi sparati da Angelo Grasso sulle gradinate raggiungessero un numero più elevato di spettatori. L'intervento dei carabinieri, poi, ha fatto il resto. L'uomo, infatti, esaurito il caricatore della sua arma, si apprestava ad inserire altri proiettili con l'intenzione di aprire nuovamente il fuoco. Per fortuna è stato bloccato in tempo. Angelo Grasso dovrebbe essere interrogato entro oggi dal magistrato che si occupa dell'inchiesta. Per tutta questa notte, nella sua cella del carcere di Catania, l'omicida ha singhiozzato. Passata la crisi di follia, ora si dispera. "Non volevo, non è colpa mia - continua a ripetere - sono stati loro a provocarmi, non ce la facevo più". Secondo quanto ha raccontato ai carabinieri, l'episodio di ieri pomeriggio è stato solo il momento culminante di una vicenda che si protraeva da parecchi mesi. Sembra che tutte le domeniche, quanto il Catania giocava al "Cibali", gruppi di giovani teppisti avessero preso l'abitudine di provocare il custode. La casa di Angelo Grasso è proprio sotto la curva Sud, dove prendono posto abitualmente i tifosi più scalmanati. Fra di loro sembra che alcuni si divertissero ad orinare, dall'alto, sull'ingresso di casa, a lanciare ogni sorta di immondizie verso le finestre, a fare esibizioni oscene davanti alla moglie e alle figlie del custode. Angelo Grasso, ormai, non sapeva più come difendersi. Ieri gli episodi si sono ripetuti e lui è intervenuto per farli smettere. Ha ottenuto solo insulti e, poi, un fitto lancio di sassi. È a questo punto che è scattata la follia. Il custode è rientrato in casa, ha caricato uno dei due fucili da caccia che possiede e si è recato davanti alla curva Sud. Nessuno gli ha fatto caso. Le sue urla erano coperte dai clamori dello stadio. Le squadre (la partita Catania-Perugia stava per cominciare) si apprestavano ad entrare in campo e gli scoppi dei mortaretti si sono confusi con il rumore delle fucilate. Quando la folla si è resa conto di che cosa stava succedendo, il panico è dilagato. La gente è fuggita, spingendosi, calpestandosi. È stato un momento terribile, durante il quale la tragedia poteva assumere dimensioni raccapriccianti.

13 giugno 1983

Fonte: Stampa Sera

Catania: descritto come uomo mite, avrebbe sparato accecato dall'ira

Si dispera il custode dello stadio che ha aperto il fuoco sulla folla

di Franco Sampognaro

La moglie: "Era esasperato dalle continue provocazioni dei teppisti" - Migliora il tifoso ferito al fianco.

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CATANIA - Lo sgomento per l'assurda tragedia scoppiata domenica pomeriggio allo stadio "Cibali" non si è ancora placato. In strada, nei locali pubblici e nelle abitazioni, i commenti si intrecciano. La gente si chiede rabbrividendo come ha potuto Angelo Grasso, il custode del campo sportivo, padre di undici figli, puntare il suo fucile a ripetizione contro i giovani tifosi che gremivano la curva Sud. Follia omicida, sanguinosa vendetta ? O forse nelle intenzioni dell'uomo non c'era volontà di uccidere ma soltanto di spaventare gli spettatori ? Il bilancio del sanguinoso episodio è stato pesante: un metronotte di 28 anni, Lorenzo Marino, sposato e padre di due bimbi, raggiunto in pieno viso da una delle nove fucilate, è morto un'ora dopo in ospedale. Un altro spettatore, Salvatore Ragusa, 24 anni, è stato colpito a un braccio e a un fianco e si temeva per la sua vita. Le sue condizioni sono però andate via via migliorando e i medici ieri pomeriggio hanno sciolto la prognosi. Altri 25 giovani sono stati raggiunti dai pallini dello sparatore o sono rimasti contusi durante il fuggi fuggi generale. I medici dei vari ospedali li hanno dimessi dopo la medicazione. L'omicida, che si trova rinchiuso nel carcere di piazza Lanza a disposizione del magistrato inquirente, sembra aver riacquistata la sua lucidità mentale. È stato denunciato per omicidio e spari in luogo pubblico. Il rimorso per ciò che ha fatto in un momento di esasperazione sembra schiacciarlo. A caldo, dopo l'arresto e il trasferimento nella caserma dei carabinieri di piazza Verga, per il primo interrogatorio, l'uomo ripeteva tra le lacrime: "Non so che cosa ho fatto, non ricordo, ho la testa che mi scoppia ! So soltanto che non ne potevo più. Era da molto tempo che subivo sconcezze e beffe, e io sempre a sopportare pazientemente, a ripetere: ragazzi, ma perché fate queste cose ? Perché non avete un po' di rispetto ?" I tifosi, i giocatori e i dirigenti della squadra locale lo conoscevano tutti. "Una persona buona e mite" dicono, "sempre gentile, educato, incapace di far male a una mosca". "Lo conosco bene - dice l'ex sindaco Marcoccio - è da trent’anni che fa il custode al "Cibali". È stato sempre un uomo tranquillo e prudente. Deve essere improvvisamente impazzito per commettere un gesto del genere". "Era esasperato - ripete la moglie tra i singhiozzi che la scuotono tutta. Ogni volta che il Catania giocava al Cibali, dinanzi alla nostra abitazione piovevano lattine e bottigliette vuote, cicche, cartacce, pacchetti di sigarette". Domenica i teppisti, confusi tra gli spettatori, sembra che abbiano oltrepassato ogni limite. Quando Grasso protestò gli scagliarono una lattina in faccia e presero a schernirlo. Sua moglie e una figlia, uscite dalla casa, cercarono di convincere il congiunto a rientrare e lasciar perdere. Ma, a quanto pare, proprio in quel momento qualcuno dei ragazzi più intemperanti si denudò e dagli spalti orinò sghignazzando all'Indirizzo del custode e delle due donne. Rientrato in casa e imbracciato il fucile da caccia, è corso fuori, sotto gli spalti, invano trattenuto dalla moglie: "Levati o ammazzo anche te !". Poi, accecato dall'ira, ha aperto il fuoco verso la folla. Nessuno, nelle altre tribune, si è subito reso conto dell'accaduto. Gli scoppi dei mortaretti avevano infatti coperto il rumore delle schioppettate, e lo sbandamento della folla, nella curva Sud, in un primo momento è stato attribuito a un petardo. Nemmeno un figlio del custode omicida, che si trovava fra gli spettatori, ha capito che stava succedendo qualcosa di grave. Ma poco più tardi, quando la notizia dell'accaduto si è sparsa In città e le ambulanze, a sirene spiegate, hanno preso a percorrere le strade dei tre ospedali, migliaia di persone si sono riversate come impazzite nei pronti soccorsi. Erano i parenti dei tifosi recatisi allo stadio, che implorando o urlando, chiedevano agli infermieri i nomi dei feriti.

14 giugno 1983

Fonte: La Stampa

In Assise a Catania, il pubblico ministero aveva chiesto ventidue anni.

Tredici anni al custode dello stadio

Sparò sulla folla e uccise un tifoso

di Nino Amante

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE CATANIA - Due anni fa, esasperato per le beffe di alcuni tifosi in procinto di assistere a una partita tra il Catania e il Perugia, esplose dieci colpi di fucile da caccia contro le gradinate dello stadio Cibali, uccidendo uno spettatore e ferendone altri trentadue; Ieri, Angelo Grasso, 56 anni, metà dei quali passati a fare un guardiano dell'impianto sportivo, è stato condannato a tredici anni di carcere dai giudici della corte d'assise presieduta dal dottor Lorenzo Inserra. Il pubblico ministero, Giuseppe Foti, aveva chiesto ventidue anni. La corte, invece, tenuto conto del particolare clima in cui è maturato l'episodio, gli ha riconosciuto le attenuanti generiche e della provocazione. Grasso è sì colpevole di omicidio volontario e lesioni plurime, ma - a giudicare dalla sentenza - quando imbracciò il fucile era accecato dalle umiliazioni subite. Troppe volte aveva dovuto sottostare alle angherie di gruppi di teppisti affacciati alla ringhiera esterna dello stadio, proprio sopra la casetta di proprietà del Comune in cui l'uomo viveva assieme alla moglie e alle figlie. "A ogni partita angosce, e umiliazioni - ha raccontato l'uomo ai giudici. Ci insultavano, ci lanciavano cocci di bottiglie e lattine vuote, avevano scambiato il mio cortile per un gabinetto. Inutili le mie lamentele con i dirigenti dello stadio. Avevo chiesto un servizio di sorveglianza da parte della forza pubblica, invece mi hanno lasciato solo, solo con quegli scalmanati". In questo clima, il 12 giugno dell'83, maturò la tragedia. Fra i mortaretti che incitavano il Catania lanciatissimo verso la promozione in serie A, pochi, negli altri settori del Cibali, udirono le scariche di pallettoni che seminavano il panico sui gradoni della curva Sud. Solo le sirene delle ambulanze richiamarono l'attenzione degli spettatori, condussero lo stadio alla realtà del dramma che si consumava fra il campo e gli ospedali cittadini dove Lorenzo Marino, 28 anni, metronotte, padre di due figli, spirava pochi minuti dopo il ricovero e numerose altre persone lottavano contro la morte. Una tragedia non voluta, secondo la linea di difesa, "Non avevo intenzione di uccidere - ha dichiarato l'uomo" - sparai per spaventare quei teppisti. Non per ammazzare quel poveretto che non c'entrava per nulla. Quel pomeriggio avevo dovuto subire umiliazioni a non finire. Mi azzardai a protestare e mi lanciarono una lattina di Coca Cola che mi colpì al volto".

10 ottobre 1985

Fonte: La Stampa

Tredici anni all'omicida dello stadio

CATANIA (g.t.) - È stato condannato a 13 anni per omicidio dalla Corte d' assise di Catania il custode dello stadio comunale "Cibali", Angelo Grasso, che il 12 giugno 1983, poco prima dell'inizio della partita di serie B tra Catania e Perugia sparò con il fucile da caccia contro i tifosi assiepati nella curva Sud, uccidendone uno (il metronotte Lorenzo Marino) e ferendone più o meno gravemente altri trentadue. La corte, presidente il dottor Inserra, ha riconosciuto all' omicida le attenuanti generiche e quelle della provocazione, riducendo la richiesta del Pm che era stata di ventidue anni. Alla base della tragedia l’esasperazione di Angelo Grasso, da trent'anni custode dello stadio, ormai vittima domenicale dell'inciviltà dei tifosi che gliene facevano di tutti i colori, fino ad arrivare a orinare sulla sua abitazione dalle gradinate. Anche quella domenica gli insulti e il lancio di oggetti si erano ripetuti come una consuetudine. Il Grasso, esasperatissimo, prese il suo fucile e sparò. Il morto risultò estraneo alle provocazioni.

10 ottobre 1985

Fonte: La Repubblica

Fonte Fotografia Tifoseria: Catania46.net
 
 
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