Morte di Ciro Esposito,
il Comune sarà parte civile nel
processo
La delibera è stata
approvata quest'oggi dalla
giunta de Magistris. Il
procedimento è attualmente a
carico del solo Daniele De
Santis, fortemente indiziato di
aver sparato e ucciso il giovane
tifoso.
Approvata in giunta
comunale la delibera che attesta
la decisione del Comune di
Napoli di costituirsi parte
civile nel processo per la morte
di Ciro Esposito, il tifoso
partenopeo morto dopo la
trasferta a Roma per la finale
di Coppa Italia, quando fu
ferito a colpi di pistola. La
delibera sottolinea la scelta di
costituirsi "parte
civile nell'ambito del giudizio
penale susseguente alle indagini
preliminari in corso di
svolgimento da parte della
Procura della Repubblica del
tribunale di Roma relative al
ferimento ed al successivo
decesso del giovane Ciro
Esposito".
31 giugno 2014
Fonte: Napolitoday.it
© Fotografia:
Espresso.repubblica.it
Omicidio Ciro Esposito,
chiusa l'inchiesta: De Santis
verso il processo
Conclusa per la Procura
della Repubblica di Roma
l'indagine per gli incidenti
accaduti il 3 maggio dello
scorso anno in margine alla
partita Napoli-Fiorentina. In
quell'occasione rimase
gravemente ferito il tifoso
napoletano Ciro Esposito poi
morto in ospedale 53 giorni dopo
gli scontri. A ferirlo, secondo
l'accusa fu l'ultrà giallorosso
Daniele De Santis che ora è
imputato di omicidio volontario
e di tentativo di omicidio di
due tifosi partenopei Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito.
Entrambi sono imputati
nell'inchiesta di rissa
aggravata. Il pubblico ministero
Eugenio Albamonte ha invece
stralciato la posizione di
quattro altri tifosi giallorossi
che erano in compagnia di De
Santis quando fu preso d'assalto
nella zona di Tor di Quinto un
pullman di tifosi napoletani. De
Santis che rimase anche
gravemente ferito ferì Ciro
Esposito sparandogli con la
pistola. (Ansa)
23 marzo 2015
Fonte:
Napoli.repubblica.it
Morte Ciro Esposito,
procura chiede processo per De
Santis
La procura di Roma ha
chiesto il rinvio a giudizio di
Daniele De Santis, l'ex ultrà
giallorosso accusato
dell'omicidio di Ciro Esposito,
ferito gravemente il 3 maggio
2014 poco prima della finale di
Coppa Italia Fiorentina-Napoli e
morto dopo un'agonia di 53
giorni. La richiesta sarà
esaminata dal gup il 28 aprile
prossimo. De Santis deve
rispondere di omicidio
volontario, tentato omicidio e
porto abusivo di armi. A
chiedere il rinvio a giudizio
sono stati i pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio. A
rischiare il processo sono anche
due tifosi napoletani, Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito, i
quali facevano parte del gruppo
che, con Ciro Esposito, si
avventarono contro "Gastone".
Sono accusati di rissa
aggravata. Dal procedimento sono
state stralciate le posizioni di
quattro romanisti sospettati di
aver spalleggiato De Santis.
14 aprile 2015
Fonte:
Roma.repubblica.it
Omicidio Ciro Esposito,
chiesto il rinvio a giudizio per
Daniele De Santis
L'ex ultrà romanista
conosciuto come "Gastone" era
indagato per omicidio volontario
per i fatti del 3 maggio 2014,
quando venne ucciso il tifoso
del Napoli: il gup deciderà il
28 aprile.
Milano - Per la morte di
Ciro Esposito il tifoso
napoletano che il 3 maggio dello
scorso anno in occasione
dell'incontro di Coppa Italia
Fiorentina Napoli venne
gravemente ferito, la Procura
della Repubblica di Roma ha
chiesto il rinvio a giudizio di
tre persone. In particolare per
Daniele De Santis ex ultrà della
Roma che ferì a morte Esposito
(il decesso avvenne dopo 58
giorni di ricovero in ospedale)
i pubblici ministeri Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio
hanno chiesto il giudizio per
omicidio aggravato e tentativo
di omicidio. Mentre per altri
due Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito i pubblici ministeri
hanno sollecitato il giudizio
per rissa aggravata. Il 28
aprile prossimo il gup esaminerà
la richiesta e prenderà le sue
decisioni. L'inchiesta sui fatti
del maggio dello scorso anno
prosegue nei riguardi di quattro
tifosi giallorossi che quando
avvenne la sparatoria erano
vicini a De Santis.
14 aprile 2015
Fonte: Gazzetta.it
Ciro Esposito, De Santis
in aula in barella
(AGI) - Roma, 28 apr. -
E' in corso l'udienza
preliminare davanti al gup Maria
Paola Tomaselli per l'esame
della richiesta di rinvio a
giudizio, avanzata dai pm
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio, per Daniele De Santis,
l'ex ultrà romanista che il 3
maggio dello scorso anno,
durante alcuni incidenti
avvenuti in viale Tor di Quinto
a poche ore dalla finale di
Coppa Italia tra Fiorentina e
Napoli, sparò diversi colpi di
pistola contro un gruppo di
supporter partenopei provocando
la morte di Ciro Esposito
(deceduto dopo 53 giorni di
ricovero in ospedale), e il
ferimento di Gennaro Fioretti e
Alfonso Esposito (accusati di
rissa aggravata dalla procura).
De Santis, che risponde di
omicidio e di lesioni personali,
è stato portato in aula in
barella per le precarie
condizioni di salute ed è in
compagnia dei genitori. Al suo
arrivo, al primo piano della
palazzina A del tribunale, ha
trovato amici e parenti pronti a
gridare "forza Daniele" come
segno di incoraggiamento e
solidarietà. "Vedere Daniele De
Santis in aula questa mattina è
stato molto doloroso. Dico la
verità. Ho provato un dolore
simile a quello di quando
l'ostetrica ti prende il figlio
appena nato". Antonella Leandri,
mamma di Ciro Esposito, è in
aula perseguire l'udienza gup
nei confronti dell'ex ultrà
romanista accusato di omicidio.
"Un po' di tensione c’è, ma sono
abbastanza tranquilla - confessa
la signora - e ho intenzione di
seguire anche tutte le udienze
del processo. È nostro dovere
essere sempre presenti". Sulle
grida di incoraggiamento rivolte
all'imputato al suo arrivo in
aula, la mamma di Ciro
preferisce non dire nulla: "Io
stavo dentro e non ho sentito
niente". Il suo legale,
l'avvocato Angelo Pisani invece
aggiunge: "In questi mesi non
c’è stato mai nessun segnale di
pentimento". E ancora la
signora: "I genitori di De
Santis mi hanno chiesto scusa ?
Mai. Silenzio assoluto
dall'inizio di questa vicenda a
oggi. Ma non è a me che la
devono chiedere. A Dio un giorno
dovranno spiegare quello che è
stato fatto".
28 aprile 2015
Fonte: Agi.it
Omicidio Esposito, De
Santis rinviato a giudizio. E
vede la madre di Ciro
di Alessandro Catapano
L'ex ultrà romanista
sarà processato: prima udienza
l'8 luglio. In occasione
dell'udienza preliminare
Antonella Leardi ha incrociato
lo sguardo dell'uomo che ha
sparato a suo figlio: "È stato
come un parto".
ROMA - L'ex ultrà
romanista Daniele de Santis è
stato rinviato a giudizio per
l'omicidio di Ciro Esposito,
ferito poco prima della finale
di Coppa Italia
Fiorentina-Napoli il 3 maggio
dello scorso anno e morto dopo
53 giorni di agonia. Il processo
comincerà il prossimo 8 luglio.
A disporre il processo, su
richiesta dei pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio, è
stato il gup Maria Paola
Tomaselli. De Santis dovrà
rispondere di omicidio
volontario, lesioni e porto
abusivo d'arma. Sotto processo è
finito, per rissa, anche un
napoletano, Gennaro Fioretti, il
quale faceva parte del gruppo
che, con Ciro Esposito, si
avventò contro "Gastone" dopo
l'assalto ad un pullman di
tifosi. Per l'altro napoletano,
Alfonso Esposito, andrà rifatta
l'udienza preliminare a causa di
un difetto di notifica.
L'incontro - Quasi un
anno dopo, inaspettatamente,
l'incontro. Raggelante.
Dolorosissimo. "Come un parto".
Antonella Leardi ha incrociato
lo sguardo di Daniele De Santis,
l'uomo che il 3 maggio 2014
sparò al figlio, il 29enne Ciro
Esposito, deceduto dopo aver
lottato per 52 giorni contro i
postumi delle ferite al polmone.
"Il dolore che ho provato oggi è
immenso - racconta la signora
Leardi davanti all'aula 6 della
Palazzina A del Tribunale di
Roma - simile a quello che si
prova durante il parto, quando
l'ostetrica ti prende il figlio
appena nato". Per l'udienza
preliminare convocata davanti al
Gup Maria Paola Tomaselli, è
arrivato, inaspettatamente e a
bordo di una lettiga, anche l'ex
ultrà romanista Daniele De
Santis. E con l'indagato, difeso
dai legali Politi e Terracina,
si è presentato un gruppo di
amici che lo ha sostenuto con
cori e grida di incitamento. Una
scena inquietante, che ha ferito
ancor più la mamma di Ciro. "Mi
hanno chiesto scusa ? Mai. Ma
non è a me che le devono
presentare - ha detto ancora
Antonella Leardi - A Dio un
giorno devono spiegare quello
che hanno fatto".
28 aprile 2015
Fonte: Gazzetta.it
Morte Ciro Esposito,
rinviato a giudizio De Santis
Accolto in aula da grida: "Forza
Daniele"
Processo al via l'8
luglio davanti alla Corte
d'Assise per "Gastone", il
romanista accusato dell'omicidio
del tifoso napoletano, e per
Gennaro Fioretti, il supporter
partenopeo accusato di rissa
aggravata dalla Procura. La
mamma della vittima: "Doloroso
rivederlo in aula".
L'ex ultrà romanista
Daniele De Santis è stato
rinviato a giudizio per
l'omicidio di Ciro Esposito,
ferito poco prima della finale
di Coppa Italia
Fiorentina-Napoli il 3 maggio
dello scorso anno e morto dopo
53 giorni di agonia. Il processo
ci sarà il prossimo 8 luglio
davanti alla III Corte d'Assise
di Roma e riguarderà anche
Gennaro Fioretti, il tifoso
partenopeo accusato di rissa
aggravata dalla Procura. La
posizione dell'altro tifoso
napoletano, Alfonso Esposito, è
stata stralciata dal giudice per
un difetto di notifica. La
procura di Roma dovrà inoltrare
nei suoi confronti una nuova
richiesta di rinvio a giudizio.
Oltre che di omicidio, De Santis
deve rispondere anche di lesioni
personali (per aver ferito i due
tifosi partenopei Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito in
occasione degli scontri avvenuti
in viale Tor di Quinto) e di
porto e detenzione di arma da
fuoco per il possesso della
pistola. L'udienza preliminare a
carico di De Santis è iniziata
questa mattina davanti al gup
Maria Paola Tomaselli. L'ultrà
giallorosso è arrivato in aula
su una lettiga per le precarie
condizioni di salute: con un
tutore alla gamba destra, ferita
dagli ultras partenopei il
giorno degli scontri. Al suo
arrivo, al primo piano della
palazzina A del Tribunale di
Roma, "Gastone" è stato accolto
dall'incoraggiamento e dalle
urla "Forza Daniele" di una
decina di suoi amici e parenti.
Il gup ha deciso in merito alla
richiesta di rinvio a giudizio
avanzata dei pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio. A
processo per il reato di rissa
anche il tifoso napoletano,
Gennaro Fioretti che, secondo
l'accusa, faceva parte del
gruppo che, con Ciro Esposito,
si scagliò contro "Gastone" dopo
l'assalto del giallorosso a un
pullman di tifosi partenopei.
Stralciata per un difetto di
notifica, la posizione del terzo
imputato nel procedimento:
Alfonso Esposito, sostenitore
napoletano che con Fioretti
condivide l'accusa di rissa.
"Sono soddisfatta della
decisione del gup, tutto è
andato come previsto - ha detto
Antonella Leardi, la mamma di
Ciro Esposito alla fine
dell'udienza preliminare -
Seguirò il processo fin dalla
prima udienza - ha aggiunto la
donna, visibilmente commossa -
perché lo devo a mio figlio. Ora
andiamo avanti, mi interessa
solo che la giustizia faccia il
suo corso". Prima dell'udienza,
Antonella Leardi aveva detto:
"Il dolore che ho provato oggi è
simile a quello che si prova
durante il parto, quando
l'ostetrica ti prende il figlio
appena nato - descrivendo la
sensazione provata nel vedere De
Santis oggi in aula - Mi hanno
chiesto scusa ? Mai. Ma non è a
me che le devono presentare. A
Dio un giorno lo devono spiegare
quello che hanno fatto".
"Dobbiamo essere qui, anche se
c'è tensione in noi - ha
aggiunto Angelo Pisani, legale
della famiglia Esposito - Siamo
sempre stati presenti. È il
nostro dovere. Non c'è mai stato
nessun segnale di pentimento in
nessuna delle persone accusate".
È stato
vergognoso - ha proseguito
l'avvocato - l'atteggiamento di
De Santis, entrato in barella in
aula dopo che mesi fa si faceva
fotografare in piedi su Facebook
- Addirittura un gruppo di suoi
supporter gli ha fatto
l'applauso e così sono stati
subito fermati dalle forze
dell'ordine che blindano
l'aula". Dall'altra parte, gli
avvocati Tommaso Politi e David
Terracina, difensori di Daniele
De Santis hanno fatto sapere:
"La decisione del gup è stata,
di fatto, da noi sollecitata e
non subita nel momento in cui
abbiamo chiesto il processo con
rito ordinario. Un processo che
dovrà partire, inevitabilmente,
dalla perizia del Racis che
rappresenta una certezza come
ribadito anche oggi dal
giudice". I penalisti hanno
definito "inammissibili" le
illazioni fatte sulla "presenza
oggi in aula di De Santis su una
barella". "Tutti sono a
conoscenza delle condizioni -
hanno spiegato - di salute del
nostro assistito che a breve
dovrà sottoporsi ad un nuovo
intervento chirurgico alla gamba
che rischia, altrimenti, di
essere amputata". I difensori di
"Gastone" si sono detti
"amareggiati" anche per aver
letto di "cori ultras" con cui
De Santis è stato accolto in
tribunale. "Si è trattato -
hanno concluso - di semplici
frasi di incoraggiamento rivolte
da un piccolo gruppo di
familiari nei confronti di una
persona alle prese con una
drammatica vicenda giudiziaria".
28 aprile 2015
Fonte: Repubblica.it
De Santis a processo per
la morte di Ciro
ma in aula
urlano "Siamo tutti con te"
di Rory Cappelli e
Giuseppe Scarpa
"Omicidio volontario
aggravato": è questo il capo
d'imputazione con cui De Santis
viene rinviato a giudizio.
ROMA - Quando arriva
sdraiato come un attore
consumato su una specie di
lettiga per i "postumi delle
ferite riportate quel giorno
maledetto, fuori dallo stadio" -
dopo aver per mesi "pubblicato
foto su Facebook in cui stava in
piedi" dice l'avvocato Angelo
Pisani - Daniele De Santis viene
accolto da uno sguaiato coro di
"Forza Gasto', daje !"
"Evvai
Daniele, semo tutti co' tte!",
pollici alzati e qualche
applauso. La gup Maria Paola
Tomaselli dovrà infatti
esaminare la richiesta di rinvio
a giudizio avanzata dai pm
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio proprio nei confronti
dell'ex ultrà romanista, noto
alle curve con il soprannome di
"Gastone", che il 3 maggio dello
scorso anno, durante alcuni
incidenti avvenuti in viale Tor
di Quinto a poche ore dalla
finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli, sparò
diversi colpi di pistola contro
un gruppo di supporter
partenopei provocando la morte
di Ciro Esposito (deceduto dopo
53 giorni di ricovero in
ospedale), e il ferimento di
Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito. Anche per loro i pm
hanno richiesto il rinvio a
giudizio per rissa aggravata.
Poi polizia e carabinieri
zittiscono parenti, amici e
sostenitori di "Gastone", e le
porte dell'aula si aprono e si
richiudono inghiottendo
indagati, avvocati, genitori di
Gastone e madre di Ciro
Esposito. "Ma la storia dei cori
per Daniele - proveranno poi a
negare i genitori - è falsa.
Oltre agli avvocati, per nostro
figlio c'eravamo solo noi due e
i parenti più stretti, tra cui
diverse donne". Eppure chi c'era
sa cos'è successo: incitamenti,
e grida di incoraggiamento.
"Antonella Leardi, la mamma di
Ciro, ad aprile dopo gli
insultanti striscioni durante
una partita" dice per esempio
un'amica della donna, scuotendo
la testa e quasi in lacrime,
"doveva subire anche questo".
Passano pochi minuti e Antonella
Leardi esce dall'aula. È in
lacrime. Per la prima volta "ho
guardato negli occhi l'assassino
di mio figlio: uno sguardo che
non dimenticherò facilmente".
Rientra e poi esce di nuovo,
durante le lunghe ore del
dibattimento: non ce la farà a
sentire De Santis dire che ha
sparato per "legittima difesa".
Anche gli altri due imputati si
difenderanno nello stesso modo:
"legittima difesa". Saranno
tutti rinviati a giudizio,
tranne, per un banale difetto di
notifica Alfonso Esposito:
invece delle cinque pagine di
atti che doveva ricevere a
Napoli, ne ha ricevuti soltanto
quattro. E così la sua posizione
viene stralciata. In una ventina
di giorni, però, assicurano gli
inquirenti, l'errore sarà
corretto e la sua posizione
nuovamente associata a quella
degli altri.
29 aprile 2015
Fonte: La Repubblica
Il Comune parte civile
per Ciro Esposito
La giunta comunale, su
proposta del sindaco Luigi de
Magistris, ha approvato la
costituzione di parte civile nel
processo per la morte di Ciro
Esposito, il giovane tifoso del
Napoli aggredito da ultrà
romanisti il 3 maggio 2014 prima
della finale di Coppa Italia
Napoli-Fiorentina. La prossima
udienza del processo, che vede
imputato Daniele De Santis, sarà
l'8 luglio. La Giunta comunale
ha formalizzato anche la
costituzione di parte civile nel
procedimento penale per il
cedimento parziale dell'immobile
di Riviera di Chiaia 72.
L'udienza preliminare si terrà
il 22 giugno.
29 maggio 2015
Fonte: La Repubblica
Coppa Italia, processo a
De Santis rinviato al 7 ottobre.
La madre di Ciro
Esposito: "La giustizia
trionferà"
Nell'aula bunker di
Rebibbia la prima udienza a
carico dell'ultrà romanista
accusato dell'omicidio del
tifoso napoletano, ferito nel
prepartita della finale del 3
maggio scorso e morto dopo 50
giorni di agonia.
È stato rinviato al 7
ottobre prossimo il processo per
l'omicidio del tifoso del
Napoli, Ciro Esposito. Oggi si è
svolta la prima udienza
nell'aula bunker di Rebibbia a
carico di Daniele De Santis,
l'ultrà romanista accusato della
morte di Esposito, il supporter
partenopeo ferito con un colpo
di pistola nel prepartita della
finale di Coppa Italia il 3
maggio dello scorso anno. De
Santis deve rispondere di
omicidio volontario, lesioni e
porto abusivo d'arma. Sotto
processo anche, per rissa, un
tifoso partenopeo, Gennaro
Fioretti, che faceva parte del
gruppo che con Esposito si
avventò contro "Gastone" dopo il
suo assalto ad un pullman di
tifosi nella zona di viale Tor
di Quinto. La Corte, dopo aver
sentito le richieste dei legali
delle parti, ha accolto le loro
richieste per quanto riguarda le
prove ma ha chiesto di tagliare
la lista dei testimoni del 50
per cento. In Aula era presente
De Santis, che segue l'udienza
in barella a causa della ferita
al piede destro rimediata negli
scontri, ed è accompagnato da un
piccolo gruppo di amici e
familiari. C'era anche la mamma
di Ciro, Antonella Leardi.
"Finalmente inizia il processo,
anche se per me dovrebbe finire
oggi - ha commentato - Ormai i
fatti sono evidenti: sono certa
che la giustizia trionferà. Non
mi importa degli striscioni
apparsi contro di me allo
stadio, sono una mamma che sta
facendo di tutto per eliminare
la violenza negli stadi, queste
persone devono solo
vergognarsi". Il legale della
famiglia Esposito, Angelo
Pisani, ha annunciato che oggi
presenterà la richiesta di
costituzione di parte civile
della Municipalità di Scampia,
quartiere di Napoli dove Ciro
viveva. "Sono orgogliosa del
fatto che il Comune di Napoli
abbia dimostrato la sua
vicinanza costituendosi parte
civile nel processo contro
Daniele De Santis", ha precisato
la mamma di Ciro. "Aspettiamo
giustizia a un anno da questa
tragedia ingiustificabile.
Chiederemo che Ciro Esposito sia
dichiarato vittima della
criminalità organizzata. Lo
sport non ha alcun collegamento
con questi assassini e lo Stato
si deve assumere la
responsabilità per quanto
accaduto", ha commentato il
legale. Al termine della prima
udienza del processo, i giudici
della terza Corte d'Assise di
Roma hanno respinto una
questione sollevata dai
difensori di parte civile
relativa all'ammissibilità della
perizia con cui i carabinieri
del Racis hanno ricostruito la
dinamica dei fatti. "Questo
signore - ha detto Giovanni
Esposito, padre di Ciro,
riferendosi a De Santis - ha
aggredito un autobus come un
terrorista, e questo mi pare
evidente. Quello che non capisco
è come si possa parlare di rissa
per quanto accaduto".
8 luglio 2015
Fonte: Repubblica.it
La mamma di Ciro
Esposito "Tutto chiaro fu atto
criminale"
di Irene De Arcangelis
Nell'aula bunker di
Rebibbia a Roma, ieri, è
iniziato il processo per la
morte di Ciro Esposito, ucciso
prima della finale di Coppa
Italia del maggio 2014. In prima
fila, "Gastone", imputato numero
uno del processo. "È tutto
chiaro - ha detto la mamma di
Ciro - Fu un atto criminale". Il
Comune parte civile. Di nuovo in
aula il 7 ottobre.
Nell'aula bunker di
Rebibbia "Gastone" è in prima
fila, sdraiato su una barella
per quella gamba spezzata e poi
devastata da una infezione, che
ha rischiato di vedersi
amputare. Invalido ma vivo. E
soprattutto imputato numero uno
con l'accusa di omicidio al
processo che finalmente ha
inizio, un anno e oltre due mesi
dopo la morte di Ciro Esposito,
il trentenne tifoso napoletano
ucciso con un colpo di pistola
durante gli scontri a Roma prima
della finale di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina. Più in là
c'è lei, Antonella Leardi, la
madre del giovane di Scampia
ammazzato brutalmente dopo una
rissa a poca distanza dallo
stadio Olimpico. Dice di
Gastone: "Per me l'impatto con
la persona che aveva ucciso mio
figlio era forte, cercherò di
guardarlo con altri occhi".
Antonella Leardi ha fatto della
tragica morte del figlio il
motivo della sua personale
battaglia contro il tifo
violento, ricevendone in alcuni
casi anche pubblici insulti.
Quella prima udienza, ieri
mattina, è come un sospiro di
sollievo. ""Finalmente inizia il
processo - dice - anche se per
me dovrebbe finire oggi. È tutto
così palese...". Scoppia a
piangere prima dell'inizio
dell'udienza, mentre il suo
legale Angelo Pisani commenta:
"Aspettiamo giustizia a un anno
da questa tragedia
inqualificabile". Ma intanto
comincia l'udienza e pochi
minuti dopo il processo viene
rinviato al prossimo 7 ottobre.
Non è come vorrebbe mamma
Antonella. Non finisce tutto in
un giorno. I giudici della terza
corte d'Assise fissano la data
dopo aver accolto le richieste
delle parti per quanto riguarda
le prove, ma chiedono di
tagliare la lista dei testimoni
del cinquanta per cento. Poco
dopo l'aula si svuota, "Gastone"
- al secolo Daniele De Santis,
l'ultras romanista - viene
portato via sulla sua barella.
Mamma Antonella dovrà aspettare
ancora per avere giustizia.
"Ormai i fatti sono certi -
commenta - Sono certa che la
giustizia trionferà". E gli
insulti subiti durante
quest'anno di calvario e di
attesa ? ""Non importa degli
striscioni e dei cori allo
stadio. Sono una mamma che sta
facendo di tutto per eliminare
la violenza negli stadi. Queste
persone devono solamente
vergognarsi. Piuttosto,
dovrebbero unirsi a me in questa
lotta che sto portando avanti".
Dunque si dovrà attendere per
vedere alla sbarra De Santis e
l'altro imputato - il tifoso
partenopeo Gennaro Fioretti -
accusato di rissa. Perché tutto
cominciò con una rissa, il 3
maggio 2014 in viale Tor di
Quinto. Fioretti era con un
gruppo di tifosi azzurri tra cui
anche Esposito, intervenuti
contro gli ultras giallorossi
che avevano assaltato un autobus
di napoletani. Quindi
l'intervento di "Gastone" che
sparò e ferì tre tifosi azzurri.
Tra loro c'era il ragazzo di
Scampia, ferito gravemente. Per
lui fu l'inizio di una agonia
destinata a durare quasi due
mesi. Ciro morì il 26 giugno
2014. Dopo la sparatoria - come
si evince anche da alcuni
filmati - De Santis venne
inseguito e si schiacciò una
gamba nel tentativo di chiudere
un cancello. Per gli
investigatori era stato assalito
da persone incappucciate e
armate di spranghe e fu lui
uccidere Ciro. Ci sono testimoni
che dichiarano di averlo visto
sparare. Lo aveva ammesso lo
stesso Gastone in una lettera ai
pm dello scorso ottobre: "È
vero, alla fine i colpi li ho
esplosi io ma senza mirare. Ero
pieno di sangue dappertutto. Mi
stavano ammazzando, punto e
basta". Dunque un caso "palese",
come dice mamma Antonella. Che
aggiunge: "Dietro la morte di
mio figlio non vedo nulla che
non sia criminalità. Persone -
ha proseguito - che scendono con
caschi, pistole e pugnali e
assalgono un autobus, che non
sono della tifoseria. Non sono
forse criminali ? Lo sport non
c'entra". Insiste l'avvocato
Pisani: "Chiederemo che Ciro sia
dichiarato vittima della
criminalità organizzata. Lo
sport non ha alcun collegamento
con i fatti che si sono
verificati e lo Stato si deve
assumere la responsabilità di
quanto accaduto". Il Comune di
Napoli sarà parte civile nel
processo a carico di De Santis
(verrà presentata anche la
richiesta di costituzione di
parte civile della Municipalità
di Scampia), come hanno deciso i
giudici. Decisione che non piace
alla difesa di De Santis. "Ci
siamo opposti all'istanza per
una questione puramente
giuridica - spiega il legale
Tommaso Politi - Riteniamo che
il Comune di Napoli non abbia
nulla a che vedere con questa
vicenda". Ma intanto per mamma
Antonella è una prima buona
notizia: "Sono orgogliosa del
fatto che il Comune di Napoli
abbia dimostrato la sua
vicinanza in questo modo".
9 luglio 2015
Fonte: La Repubblica
Al via il processo per
Ciro Esposito Madre in lacrime
"Voglio giustizia"
di Francesco Salvatore
AL via il processo per
la morte di Ciro Esposito, il
tifoso napoletano morto per i
colpi di pistola subiti nei
pressi dello stadio Olimpico nel
prepartita della finale di coppa
Italia tra Napoli e Fiorentina,
il 3 maggio dello scorso anno.
Ieri nell'aula bunker di
Rebibbia si è svolta la prima
udienza che vede alla sbarra
Daniele De Santis, il tifoso
romanista accusato dell'omicidio
di Ciro. Prima di rinviare
all'udienza di ottobre per
sentire i primi testimoni, la
corte d'Assise ha fissato alcuni
punti: in primis ha ammesso la
costituzione di parte civile del
Comune di Napoli, come ente che
rappresenta gli interessi della
comunità partenopea, poi la
perizia del Racis, su cui i
difensori di parte civile
avevano chiesto la non
ammissibilità, e quindi ha
tagliato del 50 per cento le
liste dei testimoni forniti dai
pm Antonino Di Maio e Eugenio
Albamonte e da tutti gli
avvocati. In aula De Santis, che
ha seguito l'udienza in barella
per le lesioni subite alla
gamba. Poi parenti e amici della
vittima e dell'imputato.
Antonella Leardi, mamma di Ciro,
si è commossa più volte: "Per me
il processo dovrebbe finire
oggi, ormai i fatti sono
evidenti. La giustizia
trionferà". "La perizia del
Racis è stata ammessa
definitivamente ed è il punto da
cui partire - ha detto
l'avvocato Tommaso Politi,
difensore dell'imputato - per i
consulenti l'omicidio è
scaturito a seguito
dell'aggressione a De Santis e
non prima".
9 luglio 2015
Fonte: La Repubblica
Morte Ciro Esposito, ex
capo Digos Roma:
"Con De Santis
tre complici fuggiti e
processati da ultrà romanisti"
Diego Parente ascoltato
durante il processo per
l'omicidio del giovane tifoso
napoletano durante gli scontri
prima della finale di Coppa
Italia del 2014. E spunta anche
un video dei momenti
immediatamente precedenti
all'assalto al pullman
partenopeo.
Daniele De Santis,
l'ultrà romanista finito a
processo per l'omicidio
volontario di Ciro Esposito, il
tifoso napoletano morto dopo 50
giorni di agonia al policlinico
Gemelli per le ferite riportate
durante gli scontri prima della
finale di Coppa Italia del 2014
tra Napoli e Fiorentina
disputata all'Olimpico di Roma,
non sarebbe stato solo nelle
fasi dell'attacco al pullman dei
tifosi partenopei. Stando a
quanto riferito in aula da Diego
Parente, ex dirigente della
Digos capitolina, ascoltato oggi
in aula durante un'udienza del
processo per la morte di
Esposito, sarebbe infatti
"emersa la possibilità che ci
fossero altre 3 persone
travisate" che, pur "non avendo
avuto un comportamento attivo"
avrebbero "spalleggiato De
Santis". Le stesse tre persone
che, ha aggiunto il testimone
rispondendo alle domande dei pm
Eugenio Albamonte e Antonino di
Maio, "stando a fonti
confidenziali" sarebbero state
sottoposte a "una sorta di
processo da parte del tifo
organizzato romanista". Una
specie di grottesco "tribunale
del popolo" con il quale gli
ultrà giallorossi avrebbero
cercato di verificare perché chi
era con De Santis non lo aveva
spalleggiato a dovere".
"Tre romanisti sul luogo
degli incidenti" - Una tesi,
questa della possibile presenza
di altri tre romanisti sul luogo
degli incidenti che avrebbe poi
portato al ritrovamento di un
k-way e di un mazzo di chiavi in
un campo incolto, situato nei
pressi del Ciak Village (il
"covo" di De Santis), che
sarebbe servito da via di fuga
per i tre fiancheggiatori. A
sostegno di questa ipotesi,
inoltre, ci sarebbe la
testimonianza di un militare
che, dalla sua postazione nella
caserma dei carabinieri a
cavallo (nelle immediate
vicinanze del Ciak Village)
avrebbe visto un gruppetto di
persone allontanarsi. Attraverso
lo stesso campo, i tre sarebbero
poi arrivati sulla tangenziale,
all'altezza del viadotto
Fleming. Zona, quest'ultima, già
in passato teatro di agguati e
scontri tra tifosi. Alla
chiusura delle indagini, prima
del rinvio a giudizio di De
Santis, era già stata stralciata
la posizione di quattro persone
che, secondo l'accusa, erano con
l'imputato. Che oggi ha scelto
di non comparire davanti ai
giudici della terza Corte
d'Assise del tribunale di Roma,
nell'aula bunker di Rebibbia.
"De Santis cacciato dai
Boys" - Per Italo De Astis, ex
responsabile della squadra
tifoserie della Digos, chiamato
oggi a testimoniare, Daniele De
Santis "è stato allontanato dai
Boys perché considerato troppo
violento". Ha poi spiegato che
si tratta di un personaggio "di
spicco" della tifoseria estrema
giallorossa; una persona di
"indole particolarmente
violenta". De Astis ha anche
elencato una serie di episodi di
violenza nel quale sarebbe stato
coinvolto De Santis. Una lunga
lista di "precedenti", che però
l'avvocato difensore
dell'imputato ha in parte
smentito, affermando che a
carico del suo assistito non
risultano condanne. Secondo il
funzionario della Digos, De
Santis sarebbe stato arrestato,
nel 1994, a Brescia, in
occasione di un incontro di
calcio tra la Roma e la squadra
lombarda passata alla cronaca
per l'accoltellamento di un
questore aggiunto. Nel 1995,
invece, stando ancora al
racconto di De Astis, l'ultrà
giallorosso sarebbe stato
sottoposto a daspo per aver
danneggiato alcune automobili
nei pressi dello stadio di
Vicenza. Ancora nel 2007, De
Santis avrebbe partecipato
all'assalto di un pullman di
tifosi del Milan, sulla
tangenziale, all'altezza del
Foro Italico. L'ultimo episodio
di cui si sarebbe reso
protagonista lo stesso imputato,
prima dei tragici fatti del 3
maggio scorso, riguarderebbe
invece l'uso ovviamente non
autorizzato di un idrante nella
curva sud dello stadio Olimpico
di Roma. Nel tempo, dopo aver
lasciato i Boys, De Santis
avrebbe prima costituito un suo
gruppo e poi si sarebbe legato a
"Opposta Fazione", una delle
frange di estrema destra della
tifoseria giallorossa.
Contemporaneamente, De Santis,
avrebbe dimostrato la fede
politica avvicinandosi al
"Movimento politico
occidentale". Diversa invece la
situazione descritta dal
testimone per quanto riguarda
gli altri due imputati e per il
defunto Ciro Esposito. I tre
partenopei, infatti, secondo gli
accertamenti svolti con la
questura di Napoli, non
sarebbero riconducibili alla
tifoseria violenta e organizzata
del capoluogo campano.
Il video degli scontri -
Nel corso dell'udienza oltre al
ricongiungimento del
procedimento che vede sul banco
degli imputati De Santis e
Gennaro Fioretti (quest'ultimo
accusato di rissa) e quello nei
confronti di Alfonso Esposito
(stralciato per un difetto di
notifica), sono state mostrate
alcune riprese video effettuate
nell'immediatezza dei fatti. In
uno di questi, in particolare,
il dirigente della Digos,
rispondendo alle domande dei pm
Eugenio Albamonte e Antonino di
Maio, ha affermato di poter
riconoscere con tutta
probabilità Ciro Esposito,
ripreso nell'atto di scavalcare
uno spartitraffico su via di Tor
di Quinto insieme a una
cinquantina di altri tifosi
napoletani. In questa
circostanza, il gruppo sarebbe
intervenuto in soccorso del
pullman assaltato da De Santis.
Ciro Esposito, nel video,
sarebbe riconoscibile per via di
uno zaino fucsia indossato sulle
spalle. Lo stesso zaino,
infatti, sembrerebbe del tutto
simile a quello che Ciro
Esposito portava mentre veniva
trascinato fuori dal luogo del
delitto. Antonella Leardi, madre
di Ciro, ha seguito con grande
tensione tutte le fasi
dell'udienza e, in particolare,
nel momento in cui da uno dei
filmati si sono uditi
distintamente quattro colpi di
pistola, si è abbandonata a una
drammatica crisi di pianto. Non
riuscendo a trattenere il dolore
suscitato dalla visione delle
immagini, è stata accompagnata
fuori dall'aula e per qualche
minuto l'udienza è stata
sospesa. Subito dopo la visione
del materiale video, i giudici
dell'Assise hanno poi ascoltato
le registrazioni delle
comunicazioni radio intercorse
tra le forze dell'ordine nei
momenti più concitati della
vicenda.
Minacce sul web ai
difensori di De Santis -
Intanto, i magistrati hanno
stabilito che i difensori di
Daniele De Santis non potranno
essere più ripresi dagli
operatori televisivi, nel corso
delle udienze davanti ai giudici
della Terza Corte d'Assise di
Roma. È stata così accolta la
questione sollevata dagli
avvocati dell'ultrà giallorosso
accusato dell'omicidio di Ciro
Esposito. I penalisti, infatti,
nel corso dell'udienza odierna,
hanno sottolineato come,
malgrado fosse stata già negata
la ripresa di immagini
dell'imputato, al termine della
scorsa udienza sia stato mandato
in onda da un telegiornale
nazionale un servizio in cui De
Santis compariva in aula
adagiato sulla barella tra i
suoi due legali. Immagine,
quest'ultima, che sarebbe poi
finita su internet corredata di
alcune minacce nei confronti
degli avvocati. La rinnovata
richiesta di escludere le
telecamere dal procedimento, ha
più volte precisato l'avvocato
Tommaso Politi, deriva dalla
necessità di consentire un
sereno svolgimento del processo
e metterlo al riparo dal rischio
di un possibile condizionamento
esterno, e non ha nulla a che
vedere con le minacce ricevute.
Un esposto sui fatti, intanto, è
stato presentato in procura dai
due penalisti.
27 ottobre 2015
Fonte:
Roma.repubblica.it
IN CORTE D’ASSISE
Ciro Esposito, "Gastone"
lasciato solo dagli amici ultrà
giallorossi
Per la Digos De Santis
era con tre spalleggiatori, poi
"processati" dai tifosi della
Roma per averlo lasciato solo.
Forse non era solo l’ex
ultrà romanista Daniele De
Santis quando prese parte
all’assalto del bus che
trasportava i tifosi del Napoli
verso lo stadio Olimpico il 3
maggio del 2014, giorno della
finale di Coppa Italia contro la
Fiorentina. È "possibile che
almeno tre spalleggiatori, forse
fuggiti attraverso un campo, e
senza aver avuto un ruolo
attivo", fossero in compagnia di
"Gastone" poco prima degli
scontri in viale Tor di Quinto
culminati con il ferimento del
tifoso partenopeo Ciro Esposito,
deceduto dopo 50 giorni di
agonia di ospedale. È la
ricostruzione dell’ex capo della
Digos romana, Diego Parente,
sentito in Corte d’assise nel
processo in cui De Santis è
accusato di omicidio e lesioni
in relazione al ferimento di
altri due tifosi, Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito, a
loro volta imputati di rissa
aggravata per aver aggredito
l’ex ultrà giallorosso.
Rispondendo alle domande dei pm
Eugenio Albamonte e Antonino di
Maio, Parente, ora all’Ucigos,
ha detto che "i tre
spalleggiatori, stando a fonti
confidenziali, sarebbero stati
sottoposti a una sorta di
processo da parte del tifo
organizzato romanista per capire
chi avesse lasciato solo De
Santis al momento
dell’aggressione da parte del
gruppetto dei sostenitori del
Napoli". Anche un militare, in
servizio alla caserma dei
carabinieri a cavallo (poco
distante dal Ciak Village,
teatro degli scontri), disse di
aver visto alcune persone
allontanarsi per i campi. I tre,
secondo la ricostruzione degli
investigatori, avrebbero poi
raggiunto la tangenziale,
all’altezza del viadotto
Fleming. (Agi)
27 ottobre 2015
Fonte: Roma.corriere.it
Processo-ultrà agli
amici di De Santis
di Francesco Salvatore
Un "processo" fatto
dagli ultrà agli amici di
Daniele De Santis colpevoli di
non averlo aiutato adeguatamente
durante la rissa con i
napoletani. A rivelarlo
nell'aula bunker di Rebibbia è
Diego Parente, dirigente della
Digos, che ha indagato sulla
morte di Ciro Esposito, ucciso
il 3 maggio del 2014 in viale
Tor di Quinto, poco prima della
finale di Coppa Italia fra
Napoli e Fiorentina. Insieme a
Daniele c'erano tre tifosi
romanisti che poi furono
sottoposti a una sorta di
"processo" da un gruppo di
tifosi. Il funzionario della
Digos ha riferito, inoltre, che
De Santis, era stato espulso dai
"Boys", perché ritenuto "troppo
violento". Durante l'udienza la
madre di Esposito, Antonella
Leardi, è scoppiata a piangere
davanti al video degli scontri
nei quali il figlio fu ferito
gravemente. Per ragioni di
sicurezza, inoltre, i giudici
hanno proibito le riprese in
tribunale dopo le minacce
apparse sul web ai legali di De
Santis.
28 ottobre 2015
Fonte: La Repubblica
CIRO ESPOSITO
De Santis di nuovo in
aula, ripresa la gamba rotta:
"Non sono pentito"
di Lucilla Parlato
Ancora una tappa del
processo per l’omicidio di Ciro
Esposito, ieri a Roma. Stavolta
i giudici hanno ascoltato due
dei testimoni della difesa di
Daniele De Santis: Ivan La Rosa
e Anna Valli, il primo socio del
Ciak. Entrambi hanno confermato
l’assalto al pub. Una
testimonianza, la loro, fatta di
molti "non ricordo" anche se è
passato poco più di un anno.
Tanto che la cosa ha spinto i pm
a chiedere l’acquisizione dei
verbali all’epoca resi alla
Digos e alla Procura
(interamente, quindi confermati
come prove) dai testimoni. E in
quelle prime testimonianze
entrambi confermavano che De
Santis era uscito dal Ciak,
passando davanti a loro, con i
petardi in mano e dunque con
l’intenzione di creare caos e
violenza. La Valli, ad ogni
modo, ha riferito di aver visto
alcune persone "mascherate" da
caschi e sciarpe lanciare
petardi contro un pullman su
viale Tor di Quinto. Il che,
comunque, confermerebbe
l’attacco di De Santis ai
napoletani, insieme con altri
complici ancora da identificare.
La cosa clamorosa accaduta ieri
però è un’altra. Cioè che
Daniele De Santis, oltre un anno
dopo la vicenda fuori
all’Olimpico, si è presentato
ancora una volta in barella e
stavolta, non si capisce con
qualche scopo, è stata permessa
la ripresa della sua gamba. Noi
però non dimentichiamo le varie
"tappe" di De Santis dentro e
fuori l’aula: prima in piedi,
ripreso dall’Ospedale dove è
ricoverato da quasi un anno, poi
in barella e adesso operato per
un "grave intervento" alla gamba
destra. Ma la gravità sarebbe
solo determinata dal fatto che
una gamba è più lunga di
un’altra. Dall’altra parte
ricordiamo che c’è un ragazzo
napoletano morto. "Daniele De
Santis ha una gamba più corta di
dieci centimetri, recentemente è
stato sottoposto a un intervento
chirurgico", ha spiegato il
difensore dell’omicida, Tommaso
Politi, a conclusione della
quarta udienza del processo. Il
legale e De Santis, che oggi era
in aula in barella a Rebibbia,
hanno autorizzato la telecamera
di Roma Post a riprendere
l’arto, operato nuovamente per
le lesioni riportate negli
scontri di quel tragico giorno
di un anno e mezzo fa. E il
giornale - romano e romanista -
solleva ancora dubbi sul chi ha
scatenato l’inferno fuori
l’Olimpico, dimenticando che
nella scorsa udienza sia Digos
che Polizia hanno confermato
nelle loro testimonianze che è
stato De Santis ad attaccare
l’autobus e Ciro ha tentato di
fermarlo ed è stato sparato.
Come testimoniano anche i video
proiettati sempre nella scorsa
udienza. Intervistato poi da
Piùenne, emittente campana
sempre molto attenta sulla
vicenda processuale, l’avvocato
Politi, ha inoltre detto che
l’assassino non è manco pentito,
a
confermare un atteggiamento
meschino e sprezzante: "Lo ha
anche scritto che prova un
profondo dolore per quanto
accaduto e che ovviamente il
fatto di non avere mai esibito
richieste di scuse deriva da due
circostanze diverse - ha
spiegato Politi - la prima è che
appunto lui ritiene di avere
legittimamente reagito ad un
tentativo di omicidio, di
linciaggio sostanzialmente. Il
che non vuol dire, perché non
l’ha mai detto, che uno di
questi portatori di questo
tentativo di linciaggio sia
stato il povero Ciro Esposito,
che sicuramente faceva parte di
un gruppo di persone. De Santis
ha sempre detto "io non ho mai
preso la mira, io avevo il viso
pieno di sangue e non ho visto e
ovviamente nell’imminenza del
pericolo, di fronte a questo
linciaggio ho esploso quattro
colpi che sono andati poi a
finire… Purtroppo… Uno dei quali
si è rivelato poi nel corso del
tempo, mortale nei confronti di
Ciro Esposito…". Di questo, a
riprova ennesima della barbarie
del personaggio, però, non ha
parlato nessun giornale
napoletano, tutti presi invece a
raccontare che Antonello
Venditti ha invitato la Leardi
sul palco, ieri, rifiutando al
tempo stesso di partecipare al
Ciro Day in programma il 23
novembre, che sarà una giornata
solidale organizzata
dall’Associazione che porta il
suo nome, in occasione di quello
che avrebbe dovuto essere il suo
31esimo compleanno.
19 novembre 2015
Fonte:
Identitainsorgenti.com
Il processo
Morte di Ciro Esposito,
il testimone: "De Santis disse:
vado a farmi valere"
di Fulvio Fiano
In aula le testimonianze
sui fatti del 3 maggio 2014 a
Tor Di Quinto. Il cugino del
tifoso napoletano: "Una
colluttazione di pochi secondi
poi vidi gli spari".
Un bambino vide Daniele
De Santis avanzare nel Ciak
Village con una pistola in mano
il giorno in cui fu ucciso Ciro
Esposito: un punto per l’accusa
(il presunto omicida andò già
armato all’assalto dei bus di
tifosi napoletani). Prima degli
scontri in cui fu ucciso il
tifoso azzurro, De Santis passò
al bar per prendere dei panini e
ne prenotò altri per la sera
perché "ci sono delle donne con
me tutta la notte": un punto per
la difesa ("Danielino" aveva
altri progetti, non certo
l’agguato mortale). Brani di
verità da ricomporre emergono
dalle testimonianze in aula al
processo sui fatti del 3 maggio
2014. Parla anche il cugino di
Ciro, Domenico Pinto: "Vidi De
Santis sparare", ma la sua
testimonianza è duramente
contestata dai legali
dell’estremista di destra ed ex
ultrà romanista, Tommaso Politi
e David Terracina.
"Droga e prostitute" -
Il barista del Ciak, Luigi
Proietti parla dei momenti che
precedono il caos prima d
Napoli-Fiorentina, finale di
coppa Italia all’Olimpico. A ora
di pranzo, dice rispondendo alle
domande dei pm Eugenio Albamonte
e Antonino Di Maio, De Santis
esce dalla sua baracca e va da
lui per comprare del cibo. Ha
già passato la notte con due
prostitute e ha chiesto loro di
fermarsi anche per quella
successiva. Il racconto delle
due ragazze combacia con questa
versione e verrà riascoltata in
aula nelle prossime udienze. Le
due hanno anche messo a verbale
che De Santis non tornerà
nell’abitazione (dalla quale è
uscito dopo aver preso da un
cassetto un oggetto non meglio
identificato). Si è fatto
trascinare nell’assalto ai
pullman di tifosi o non pensava
che prendessero quella piega ?
Proietti racconta anche che il
giorno successivo la mamma di
uno dei bambini impegnato in una
partita di calcio sui campi
dell’associazione Boreale,
all’interno del complesso Ciak
Village, gli racconta che lì uno
dei piccoli giocatori "ha visto
De Santis armato" e non è
riuscito a dormire la notte. Un
racconto di terza mano il cui
valore processuale andrà pesato
dai giudici.
L’arma e i sette
"complici" - Tocca poi alla
signora Maria Grazia Di Fabio
sedere al banco dei testimoni.
Quel pomeriggio la donna era a
spasso con il suo cane e
racconta di aver visto fuggire
dal retro del Ciak, verso la
tangenziale, sei o sette uomini
vestiti di scuro, uno impugnava
ancora una cinghia di cuoio
usata forse nella colluttazione.
Si tratterebbe di altri ultrà
romanisti che parteciparono agli
scontri. La teste ci tiene a
sottolineare che erano più di
quattro, come finora si credeva.
Le indagini su di loro non hanno
finora dato frutti. La Di Fabio
conferma l’episodio del bambino,
raccontatole a sua volta da
Proietti e aggiunge che il
barista le disse anche di aver
sentito De Santis tornare in
casa a prendere un borsello nero
e dire "Vado a far valere i miei
diritti". Anche in questo caso
si tratta di episodi riportati
da terze persone.
La colluttazione con
Ciro - L’ultima testimonianza è
quella di Domenico Pinto,
arrivato a Roma su un’auto che
viaggiava assieme a quella del
cugino. "Mentre andiamo a piedi
allo stadio dal parcheggio di
Tor Di Quinto sentiamo uno
scoppio e vediamo del fumo
vicino a un autobus. Ciro è il
primo ad accorrere, vediamo un
uomo grosso vestito di nero,
guanti e cappellino che lancia
petardi e poi ci fa segno di
raggiungerlo. Ciro lo insegue e
lui scappa. Mio cugino lo
acchiappa da dietro pochi metri
dopo l’ingresso nel Ciak
Village, c’è una colluttazione
di pochi secondi, Ciro dà un
pugno a De Santis poi De Santis
prende la pistola e spara tre o
quattro colpi mentre Ciro si
gira per fuggire. Viene colpito
quando è a un paio di metri di
distanza. Anche noi scappiamo e
quando ci giriamo vediamo Ciro a
Terra. Torniamo a soccorrerlo e
De Santis prova ancora a sparare
senza riuscirci. Mentre portiamo
via mio cugino ci arrivano
addosso da dietro una siepe
bulloni, pietre, fumogeni e
bombe carta. Una cade vicino una
spalla di Ciro e qualcuno la
allontana con un calcio. De
Santis era in piedi quando ha
sparato poi è caduto". Una
versione che sulla dinamica non
combacia con la perizia della
polizia scientifica, secondo la
quale De Santis sparò da terra
durante la colluttazione con più
persone che gli erano addosso (e
secondo referti medici subendo
delle coltellate ai fianchi).
"Non ricordo con chi ero e mi
sono fatto vivo solo tre mesi
dopo perché non volevo, e
speravo che Ciro ce la facesse.
Per me è dura parlarne anche
oggi", risponde stizzito Pinto
ai difensori dell’imputato, ai
quali lancia un’occhiata di
sfida andando via.
26 gennaio 2016
Fonte: Roma.corriere.it
Ecco come è stato ferito
Ciro Esposito: "Mentre scappava,
De Santis ha sparato"
di Valentina Renzopaoli
"Si sono scambiati
qualche spintone, poi Ciro
Esposito gli ha dato un pugno, a
quel punto De Santis ha tirato
fuori la pistola e mentre Ciro
si è voltato di spalle per
scappare De Santis gli ha
sparato. Tre o quattro colpi".
Sarebbe stato aggredito
così Ciro Esposito, il giovane
napoletano arrivato a Roma il 3
maggio del 2014 per assistere
alla partita di Coppa Italia tra
Napoli e Fiorentina, e morto tre
mesi dopo in ospedale. A
ricostruire attimo dopo attimo
la dinamica dei fatti è stato il
cugino Domenico Pinto, sentito
come testimone oculare nell'aula
bunker di Rebibbia, dove si sta
svolgendo il processo per
omicidio a carico di Daniele
Santis, davanti alla terza
sezione della Corte d'Assise.
Considerato uno dei principali
testi dei pubblici ministeri
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio, Domenico Pinto ha
raccontato di essere arrivato
nella capitale da Napoli per
assistere all'incontro di calcio
e di aver viaggiato con il
cugino per tutto il tragitto,
anche se a bordo di due veicoli
diversi e in compagnia di alcuni
conoscenti. Parcheggiate le
automobili in via di Tor di
Quinto, a poche centinaia di
metri dall'Olimpico, il
gruppetto di quattro o cinque
tifosi azzurri, accorgendosi
della presenza di alcuni pullman
fermi sulla carreggiata opposta,
all'interno dei quali c'erano
delle persone che urlavano e
chiedevano aiuto, ha scavalcato
lo spartitraffico per vedere
cosa sta accadendo. "Abbiamo
sentito delle esplosioni.
Vedevamo del fumo e delle donne
e dei bambini che chiedevano
aiuto dai pullman. Ciro fu il
primo ad andare verso gli
autobus. Superato il guardrail
ci siamo trovati di fronte
questo omone che ci diceva di
andare verso di lui per
provocarci. Era alto, robusto,
con una tuta e una maglietta
nera, un cappello e dei guanti
neri". A quel punto, Pinto
racconta che De Santis sarebbe
fuggito verso l'interno del
vivaio, dove sarebbe stato
raggiunto dal tifoso napoletano.
"Ciro lo ha preso per le spalle
e hanno avuto una breve
colluttazione. Poi De Santis ha
estratto la pistola e ha
sparato. Nel momento in cui noi,
che eravamo distanti qualche
metro, vedemmo la pistola,
fuggimmo. Ma dopo aver sentito
almeno quattro colpi, tornammo
indietro per soccorrere Ciro. De
Santis era a terra e tentava di
sparare ancora contro di noi.
Non so perché la pistola non
esplose altri colpi, forse si
era inceppata oppure i colpi
erano finiti. Se non fosse
andata così ci sarebbero stati
altri morti". Rispondendo alle
domande dei pm, Pinto ha
ricostruito anche i momenti
successivi, raccontando di
pietre, fumogeni e bombe carta
che un gruppo di tre o quattro
persone, incappucciate con i
caschi integrali e vestiti di
nero, avrebbero lanciato contro
chi stava soccorrendo Esposito.
Il tifoso azzurro ha anche
raccontato che: "Inizialmente
pensavamo a una pistola a salve.
Non riuscivamo a capire, perché
non usciva sangue". Anche in un
secondo momento, una volta
portato Ciro al sicuro sulla
strada, nessuno sarebbe riuscito
a comprendere immediatamente
cosa fosse successo al ragazzo.
"So che è stato spogliato nudo
ma non usciva sangue". Una
testimonianza decisiva per la
famiglia di Ciro Esposito, che
la difesa ha tentato di
smontare, facendo cadere il
teste in contraddizione. "Come
mai dopo aver visto quello che è
successo, aspettò tre mesi prima
di depositare la sua
testimonianza ?" ha chiesto
incalzando uno dei legali di
Daniele De Santis, l'avvocato
Politi. "Non volevo andare,
pensavo che Ciro ce l'avrebbe
fatta. Anche stare qui oggi per
me è dura, non voglio pensare a
quello che è successo quel
giorno, ogni volta che accade
sto male".
26 gennaio 2016
Fonte: Affaritaliani.it
"Esposito, De Santis
aveva la pistola"
La testimonianza di
Luigi Proietti, gestore del bar
situato all'interno del centro
sportivo nel quale abitava
Daniele De Santis, potrebbe
aprire nuovi scenari nella
vicenda di Ciro Esposito, il
tifoso del Napoli ferito a morte
il 3 maggio del 2014. "Alcune
mamme dei bambini che giocano
nella Boreale si sono lamentate
che un bambino aveva visto De
Santis con la pistola e non
aveva dormito per tutta la notte
per la paura". Un'altra
testimone, Maria Grazia Di
Fabio, ha confermato l'episodio
del bambino.
27 gennaio 2016
Fonte: La Repubblica
Napoli. Il cugino di
Ciro Esposito ascoltato come
testimone:
"Vidi De Santis sparare.
Ciro colpito mentre scappava"
di Viviana Lanza
Ciro che accenna un
tentativo di fuga, De Santis che
estrae la pistola. Ciro fermato
con un colpo di pistola che lo
fa cadere, De Santis che si
muove come a mirare anche su
qualcun altro e l’arma che si
blocca. "Forse si era inceppata,
forse erano finiti i colpi. Se
non fosse andata così ci
sarebbero stati altri morti". È
una ricostruzione da brividi
quella fatta in aula da un
cugino di Ciro Esposito, il
tifoso napoletano morto dopo una
lunga agonia per le conseguenze
dell’aggressione che avvenne il
3 maggio di due anni fa, durante
gli scontri a margine della
finale di Coppa Italia
Napoli-Fiorentina che si disputò
nella capitale. Citato come
testimone nell’udienza del
processo che vede tra gli
imputati l’ultrà romanista
Daniele De Santis e che si
celebra davanti ai giudici del
tribunale di Roma, Domenico
Pinto, cugino di Esposito, ha
ricordato i tragici e concitati
momenti degli scontri
prepartita. "Vidi Ciro a due
metri da De Santis - ha
raccontato - Ricordo che stava
per voltarsi e fuggire quando De
Santis estrasse la pistola e
sparò". Accadde nella zona di
Tor di Quinto. "Sentimmo delle
esplosioni, vedemmo del fumo e
delle donne e dei bambini che
chiedevano aiuto dai pullman.
Ciro fu il primo ad andare verso
gli autobus - ha aggiunto,
ripercorrendo la dinamica -
Superato il guardrail ci
trovammo di fronte questo omone
che ci diceva di andare verso di
lui. Ciro lo prese per le spalle
e ci fu una breve colluttazione,
che durò pochi secondi. Poi, se
non erro, Ciro gli diede un
pugno e lui prese la pistola".
"De Santis - ha proseguito nel
ricordo - prese la pistola, la
puntò verso Ciro e subito sparò.
Noi scappammo ma Ciro, mentre
tentava di fuggire alla vista
della pistola, fu colpito e
cadde a terra. Così noi
ritornammo indietro per
soccorrerlo". Il testimone,
seguendo la traccia delle
domande del pubblico ministero e
degli avvocati, è tornato
indietro a due anni fa e a
quelle fasi rapide e concitate
per riferire dettagli e
circostanze di cui è stato
testimone. "De Santis - ha detto
ancora - puntò l’arma anche
contro di noi ma non so cosa
accadde. La pistola non esplose
altri colpi per fortuna. Forse
si inceppò o probabilmente erano
finiti i colpi. Se non fosse
andata così, ci sarebbero state
altre vittime. Comunque noi
riuscimmo a trascinare fuori il
corpo di Ciro". Non fu facile,
secondo il racconto del
testimone, perché mentre il
gruppo tentava di soccorrere
Ciro ferito e sanguinante
sarebbe sopraggiunto un altro
gruppetto, composto da quattro o
cinque persone, vestite di nero
e con il casco, che lanciavano
oggetti contro i tifosi
napoletani. "Ci lanciavano
pietre, fumogeni e bombe carta -
ha raccontato in aula il
testimone - Una bomba carta finì
anche accanto al braccio di Ciro
e qualcuno la allontanò con un
calcio". Dopo il cugino di Ciro
Esposito, è stata la volta di un
medico del pronto soccorso
dell’ospedale Gemelli citato
come testimone in aula: ha
ricordato dettagli sulla visita
all’ultrà imputato la notte
degli scontri e in particolare
ha affermato di aver visitato De
Santis prima dell'una di notte,
di averlo visitato e sottoposto
anche a tac e di non aver
riscontrato ferite, tagli o
sanguinamenti sulla schiena e
sullo stomaco dell’ultrà.
"Ancora una volta - hanno
dichiarato i difensori della
famiglia Esposito, gli avvocati
Angelo e Sergio Pisani e Damiano
de Rosa - sono state confermate
la tesi e le indagini difensive
della parte civile. Ormai appare
chiaro - hanno sostenuto a
conclusione dell’udienza - che
l'obiettivo di De Santis erano
gli occupanti indifesi del
pullman, donne e bambini da
punire perché napoletani".
"L'assalitore e i suoi complici
scappati dopo gli spari - hanno
aggiunto - non si aspettavano
che l'eroico Ciro e i suoi amici
stessero sopraggiungendo da
dietro e che avrebbero difeso le
vittime predestinate. Prima di
attaccare il pullman si attese
il passaggio dei tifosi azzurri
e, solo dopo aver pensato che
erano già passati, fu attuato il
piano criminale per colpire gli
indifesi e pacifici tifosi
napoletani". Si torna in aula il
4 febbraio.
27 gennaio 2016
Fonte: Il Mattino
De Santis: sparai a
Ciro, pistola non mia
Ultrà Roma: "Era di
tifoso del Napoli, ma non gruppo
di Esposito. Gliela strappai".
"Penso a Ciro tutti i
giorni e mi dispiace per quello
che è successo". È quanto ha
affermato oggi in aula Daniele
De Santis, imputato per
l'omicidio di Ciro Esposito
ferito da alcuni colpi di
pistola negli scontri avvenuti
nel prepartita della finale di
Coppa Italia del 2014. L'ultras
giallorosso ha risposto alle
domande del pm fornendo la sua
versione di quanto avvenuto nel
maggio di due anni fa. "Ho
esploso io i colpi di pistola -
ha detto - ma quell'arma non
l'ho portata io, ma ce l'aveva
un tifoso del Napoli, non però
appartenente al gruppo di cui
faceva parte Esposito. Ricordo
di avere cercato di chiudere il
cancello del Ciak Club, ma di
non esserci riuscito e di essere
stato aggredito da un gruppo di
napoletani che mi hanno ferito
ad una gamba". De Santis, noto
come "Gastone", ha spiegato:
"Nel corso della colluttazione
sono stato colpito alla testa
dal calcio della pistola che
però sono riuscito a strappare
dalle mani di chi la possedeva;
ricordo che era una persona dal
fisico corpulento ed ho esploso
dei colpi, ma non ricordo
neanche quanti". De Santis,
difeso dall'avvocato Tommaso
Politi, ha detto di non essersi
"neanche reso di conto" di aver
colpito Ciro e che "c'era una
persona a terra". Per il
difensore della famiglia
Esposito, l'avvocato Angelo
Pisani, quella di De Santis, è
"una deposizione
contraddittoria, non credibile,
che rappresenta un'ulteriore,
grande prova della sua
colpevolezza. Auspichiamo -
conclude Pisani - che il
pubblico ministero chieda ed
ottenga la condanna
all'ergastolo, perché la massima
punizione del colpevole sarà
unico modo per rendere giustizia
alla memoria di Ciro e alla sua
famiglia".
14 aprile 2016
Fonte: Ansa.it
Omicidio Esposito De
Santis confessa
"Sì, ho sparato
ma l'arma non era mia"
di Francesco Salvatore
Ha confessato di aver
sparato ma con una pistola non
sua, strappata dalle mani di uno
dei suoi aggressori dopo essere
stato colpito in fronte con il
calcio della stessa arma. A
distanza di due anni da quel 3
maggio maledetto Daniele De
Santis ha raccontato in aula la
sua versione dei fatti. L'uomo
accusato di aver ucciso a colpi
di pistola il 29enne di Scampia
Ciro Esposito, durante gli
scontri avvenuti poco distante
dallo stadio Olimpico, nel
prepartita della finale di Coppa
Italia tra Napoli e Fiorentina,
ha ricostruito nell'aula bunker
di Rebibbia, dove da un anno va
in scena il processo che lo vede
imputato per omicidio, la sua
verità. Un resoconto che se da
una parte mette nero su bianco
la sequenza dell'omicidio,
dall'altro avvalora la tesi
della legittima difesa, visto
che De Santis ha riferito di
essere stato aggredito da "una
marea di gente" e di essersi
dovuto difendere; ma che si
scontra con il punto di vista
della procura, i pm Antonino Di
Maio e il pm Eugenio Albamonte,
che ritengono che l'ultras
giallorosso sia uscito di casa
con l'arma in tasca, e che per
di più in sua compagnia ci siano
state altre quattro persone
(attualmente indagate per
concorso in omicidio in un
fascicolo stralcio). Il racconto
è entrato nel vivo della rissa:
"In quel momento mi sono trovato
una marea di gente addosso. Sono
scesi dai pullman, dalle
macchine. Non sapevo se erano
napoletani o fiorentini o
cinesi. So solo che ho preso due
coltellate. Mi hanno preso anche
a bastonate. Poi una persona
corpulenta è venuta verso di me
e mi ha dato una pistolettata in
fronte, con il calcio della
pistola". L'ultrà ha riferito
poi di aver sparato alla cieca,
senza vedere verso chi: "Sono
riuscito in un tira e molla a
strappare dalle mani di quel
bestione che mi aveva colpito
con la pistola. Sono campione di
karate, nel 2000 ho vinto un
titolo. In quel momento ho
sparato alla cieca. Poi non mi
sono nemmeno accorto che alcune
persone erano a terra. A Ciro
penso tutti i giorni. Mi
dispiace per quello che è
successo". "È una deposizione
contraddittoria, non credibile,
che rappresenta un'ulteriore,
grande prova della sua
colpevolezza - ha detto
l'avvocato Angelo Pisani,
difensore della famiglia
Esposito - Auspichiamo che il pm
chieda ed ottenga l'ergastolo".
15 aprile 2016
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito, la
Procura di Roma chiede
l'ergastolo per De Santis
I pm chiedono il massimo
della pena per l'ultrà
giallorosso accusato
dell'omicidio del tifoso del
Napoli e una condanna a 3 anni
anche per due ultrà napoletani
che si avventarono contro il
romanista.
Milano - La Procura di
Roma ha chiesto l'ergastolo per
Daniele De Santis, l'ultrà
giallorosso accusato
dell'omicidio di Ciro Esposito,
ferito gravemente il 3 maggio
2014 poco prima della finale di
Coppa Italia tra Fiorentina e
Napoli e morto dopo un'agonia di
53 giorni. I pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio
hanno inoltre sollecitato una
condanna a tre anni per gli
altri due imputati, Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito,
tifosi del Napoli e accusati di
rissa aggravata. I due facevano
parte del gruppo che con Ciro
Esposito si avventarono contro
De Santis nella zona di viale di
Tor di Quinto. "L'ergastolo me
lo do da solo, non me lo date
voi. Non ho paura di morire,
buffoni", le parole urlate da De
Santis, mentre veniva portato
fuori dall'aula bunker di
Rebibbia, dove aveva assistito
all'udienza su una barella per
le ferite riportate negli
scontri culminati con le ferite
al tifoso napoletano.
Dolore - "Nulla ci
restituirà Ciro - ha commentato
il legale della famiglia
Esposito, Angelo Pisani a Radio
Crc - Anche oggi in aula
Antonella Leardi (la madre di
Ciro, ndr) piangeva. Hanno
smontato la perizia tecnica, poi
a fine maggio uscirà la
sentenza. C'era anche il
presunto assassino in aula,
ancora in barella:
l'interrogatorio è stato usato
per colpevolizzarlo in quanto si
è contraddetto spesso. Il dolore
della mamma di Ciro era enorme e
l'ergastolo non è una
consolazione, solo la
rappresentazione della
giustizia. Hanno provato a
nascondere le macchie e le
responsabilità ma i pubblici
ministeri hanno seguito bene le
indagini e siamo soddisfatti che
la giustizia abbia fatto il suo
corso".
19 aprile 2016
Fonte: Gazzetta.it
IL PROCESSO
Omicidio Ciro Esposito,
la procura chiede l’ergastolo
per De Santis
di Fulvio Fiano
"Bugiardi ! Non avete
visto niente e mo’ parlate", ha
urlato l’imputato mentre veniva
riaccompagnato in barella
sull’ambulanza. E poi, rivolto
ai pm: "Che vi pensate che ho
paura di morire ? Buffoni !".
Nessuna attenuante
possibile per Daniele de Santis
nell’omicidio di Ciro Esposito,
l’estremista di destra ed ex
ultrà romanista va condannato
all’ergastolo. È la richiesta
della procura nelle conclusioni
al processo nell’aula bunker di
Rebibbia. Tre anni a testa sono
stati chiesti per i due tifosi
napoletani, Alfonso Esposito e
Gennaro Fioretti, che erano con
Esposito, accusati di lesioni.
"Bugiardi ! Non avete visto
niente e mo’ parlate", ha urlato
De Santis mentre veniva
riaccompagnato in barella
sull’ambulanza. E poi, rivolto
ai pm: "Me lo do da solo
l’ergastolo, che vi pensate che
ho paura di morire ? Buffoni !".
"Un unicum nelle risse
calcistiche" - "L’azione di
Daniele De Santis è un unicum
nella storia degli scontri
calcistici del nostro Paese e
cade in un ambito diverso di
aggressività rispetto agli
scontri tra ultras con mani,
bastoni, sassi, eventualmente
anche coltelli ma mai per
provocare ferite mortali", ha
detto il pm Eugenio Albamonte.
Il suo collega Antonino DI Maio
ha invece sottolineato che "De
Santis non ha agito da solo ma
in maniera preordinata con altri
sei individui purtroppo non
identificati, con una studiata
aggressione al pullman dei
napoletani. Ma è rimasto
travolto dalla risposta dei
tifosi aggrediti che non pensava
così numerosi. De Santis ha
sparato puntando l’arma contro
Ciro Esposito e gli altri
napoletani non alla cieca come
vuole farci credere, poteva
essere una strage". A "Gastone"
non viene contestata la
premeditazione perché non
conosceva Esposito e in punta di
diritto il bersaglio dei suoi
spari era dunque ignoto. "Non
sarebbe serio giuridicamente
contestare questa aggravante ma
la valutazione del dolo deve
essere comunque massima per il
fattore psicologico che ha
portato a precostituire e
preordinare in tutti i modi una
situazione di rischio", hanno
concluso i pm.
Le ferite e gli spari
che incastrano "Danielino" -
Rigettata dall’accusa anche
l’ipotesi della legittima
difesa, sulla quale ha insistito
"Danielino" anche nel suo
interrogatorio: "Le prove
acquisite - tracce di sangue
sulla pistola, esame dei video
dei testimoni - dimostrano che
De Santis ha esploso i colpi
mentre era in piedi e prima di
essere ferito. Ciro Esposito ha
fatto in tempo a raggiungerlo al
massimo per uno schiaffo". La
tesi difensiva è invece che
l’omicida abbia sparato da
terra, con il piede destro
maciullato mentre cercava di
chiudersi alle spalle un
cancello (dopo diverse
operazioni e aver rischiato
l’amputazione, oggi ha dei
vistosi ferri che gli ingabbiano
la tibia per una osteomielite).
Avrebbe inoltre strappato la
pistola a uno degli aggressori e
fatto fuoco "alla cieca".
Secondo la procura quella
persona era Alfonso Fioretti ma
era questo che cercava di
strapparla a De Santis dopo i
colpi esplosi.
Le altre richieste - La
procura ha chiesto inoltre la
condanna a tre anni di
reclusione per Alfonso Esposito
e Gennaro Fioretti, i due
sostenitori partenopei coinvolti
nella rissa che portò al
ferimento mortale di Ciro
Esposito, il 3 maggio del 2014,
a poche centinaia di metri dallo
Stadio Olimpico, teatro della
finale di coppa Italia disputata
da Napoli e Fiorentina. Esposito
morì dopo 53 giorni di agonia.
Fioretti e Alfonso Esposito, a
loro volta rimasti feriti
durante lo scontro con De
Santis, sono accusati di rissa e
lesioni. Stando alla
ricostruzione dei fatti,
proposta oggi in aula dai due pm
ai giudici della Corte d’Assise
di Roma, Ciro Esposito venne
raggiunto da due colpi d’arma da
fuoco esplosi da distanza
ravvicinata dall’ultrà
giallorosso. Citando numerose
testimonianze, l’accusa ha
evidenziato come De Santis, dopo
aver preso d’assalto con il
lancio di due petardi un pullman
carico di tifosi napoletani
fermo in via di Tor di Quinto, e
averli invitati a scendere
gridando "scendete, vi rompo, vi
ammazzo", sarebbe fuggito in
direzione del Ciak Village
inseguito dal gruppo di Ciro
Esposito e lì avrebbe fatto
fuoco ferendo mortalmente il
giovane.
La difesa: "Pena
sproporzionata" - Tommaso
Politi, avvocato di De Santis,
giudica "Debole, lacunosa e
contraddittoria" la requisitoria
dei pm. "È stata chiesta una
condanna da "mostro" che non ha
riscontri con quanto emerso nel
processo ed è del tutto
contraria alle tante perizie che
raccontano di una brutale
aggressione subita da De Santis
e di un suo disperato tentativo
di difesa. Smonteremo le accuse
punto per punto". Il 18 maggio
parola agli avvocati, sentenza
attesa una settimana dopo.
19 aprile 2016
Fonte: Gazzetta.it
Chiesto l'ergastolo per
De Santis, l'ultrà giallorosso
che uccise il tifoso del Napoli
Quello messo in atto da
Daniele De Santis il 3 maggio di
due anni fa fu un "vero e
proprio agguato" ai tifosi del
Napoli. Una azione che si
concluse con il ferimento e la
successiva morte di Ciro
Esposito e che oggi è costata a
"Gastone" la richiesta di
ergastolo. L'ultrà giallorosso
sparò due colpi di pistola verso
Esposito nel corso degli scontri
avvenuti nella capitale nel
prepartita della finale di coppa
Italia tra Napoli e Fiorentina
il 3 maggio 2014. Alla richiesta
dei pm Eugenio Albamonte e
Antonino Di Maio, De Santis ha
risposto con urla polemiche.
"L'ergastolo me lo do da solo.
Non me lo date voi. Non ho paura
di morire, buffoni", ha gridato
in direzione dei magistrati
mentre veniva portato, ancora in
barella, fuori dell'aula bunker
di Roma. Mentre per la madre di
Ciro Esposito, Antonella Leardi
"la richiesta di ergastolo deve
essere un monito, non è una
questione di soddisfazione, io
ho perso mio figlio e nessuno me
lo ridarà ma chi esce per
uccidere ci deve pensare due
volte". La donna, in aula, ha
detto di non aver ascoltato le
parole di De Santis, "i miei
occhi non erano rivolti verso di
lui. Guardavo altrove, poco l'ho
guardato e poco mi interessa".
La Procura ha, inoltre,
sollecitato una condanna a tre
anni di reclusione per gli altri
due imputati, i due tifosi
napoletani accusati di rissa
aggravata: Gennaro Fioretti e
Alfonso Esposito. I due facevano
parte del gruppo che, con Ciro
Esposito, si avventarono contro
"Gastone" ferendolo gravemente
ad una gamba. Nel corso della
requisitoria i pubblici
ministeri hanno affermato che
"De Santis ha agito per tendere
un vero e proprio agguato ai
napoletani". Ricostruendo le
drammatiche fasi degli scontri,
avvenuti nella zona di viale di
Tor di Quinto, poco distante
dallo stadio Olimpico, i pm,
citando numerose testimonianze,
hanno sostenuto come De Santis,
dopo aver preso d'assalto con il
lancio di due petardi un pullman
carico di tifosi napoletani e
averli invitati a scendere
gridando "scendete, vi rompo, vi
ammazzo", sarebbe fuggito in
direzione del Ciak Village
inseguito dal gruppo di
Esposito. De Santis fu coinvolto
in una rissa. A suo dire fu
colpito dal calcio di una
pistola che aveva un tifoso del
Napoli. Secondo una perizia
svolta dal Ris fece fuoco, nel
corso della colluttazione, in
direzione dei tifosi del Napoli
dopo essere stato raggiunto da
alcune coltellate all'addome,
"sopraffatto dagli aggressori",
scrivono i periti. Il colpo
partì dalla pistola nel corso
della rissa scoppiata nel
viottolo di accesso al Ciak dove
"Gastone" viveva in quanto
custode. Uno dei proiettili
perforò il polmone di Esposito
per andarsi a conficcare nella
colonna vertebrale. Lesioni che
apparvero subito gravissime al
punto che se Ciro si fosse
salvato avrebbe comunque
rischiato di rimanere
paralizzato. La battaglia per la
vita di Esposito durò 53 giorni.
Una lunga agonia durante la
quale il tifoso del Napoli
riuscì anche a "identificare"
l'autore degli spari
descrivendolo come "il
chiattone". Parole che portarono
subito a De Santis.
19 aprile 2016
Fonte: Ilmessaggero.it
Ciro Esposito, pm chiede
l’ergastolo per De Santis
Lui grida in aula: "Non
ho paura di morire, buffoni"
L'ultrà romanista è
accusato dell'omicidio del
tifoso del Napoli, ferito
gravemente poco prima della
finale di Coppa Italia nel 2014.
Chiesta anche la condanna a tre
anni per gli altri due imputati,
Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito, accusati di rissa
aggravata.
La Procura di Roma ha
chiesto l’ergastolo per Daniele
De Santis, l’ultrà giallorosso
accusato dell’omicidio di Ciro
Esposito, ferito gravemente il 3
maggio 2014 poco prima della
finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli e morto dopo
un’agonia di 53 giorni. E mentre
veniva portato fuori dall’aula
bunker di Rebibbia De Santis ha
gridato: "L’ergastolo me lo do
da solo, non me lo date voi. Non
ho paura di morire, buffoni".
L’ultrà giallorosso ha seguito
l’udienza su una barella a causa
delle ferite ad una gamba
riportate nel corso degli
scontri avvenuti due anni fa nel
prepartita della finale di coppa
Italia. I pm Eugenio Albamonte e
Antonino Di Maio hanno, inoltre,
sollecitato una condanna a tre
anni per gli altri due imputati,
Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito, tifosi del Napoli e
accusati di rissa aggravata. I
due facevano parte del gruppo
che con Ciro Esposito si
avventarono contro De Santis
nella zona di viale di Tor di
Quinto. De Santis alcuni giorni
fa aveva risposto in aula alle
domande del pubblico ministero:
"Penso a Ciro tutti i giorni e
mi dispiace per quello che è
successo" ha detto tra l’altro
De Santis, noto come "Gastone".
"Ho esploso io i colpi di
pistola - aveva detto - ma
quell’arma non l’ho portata io,
ma ce l’aveva un tifoso del
Napoli, non però appartenente al
gruppo di cui faceva parte
Esposito. Ricordo di avere
cercato di chiudere il cancello
del Ciak Club, ma di non esserci
riuscito e di essere stato
aggredito da un gruppo di
napoletani che mi hanno ferito
ad una gamba". "Nel corso della
colluttazione - ha aggiunto -
sono stato colpito alla testa
dal calcio della pistola che
però sono riuscito a strappare
dalle mani di chi la possedeva;
ricordo che era una persona dal
fisico corpulento ed ho esploso
dei colpi, ma non ricordo
neanche quanti". De Santis,
difeso dall’avvocato Tommaso
Politi, ha detto di non essersi
"neanche reso di conto" di aver
colpito Ciro e che "c’era una
persona a terra". Per il
difensore della famiglia
Esposito, l’avvocato Angelo
Pisani, quella di De Santis, è
"una deposizione
contraddittoria, non credibile,
che rappresenta un’ulteriore,
grande prova della sua
colpevolezza".
19 aprile 2016
Fonte:
Ilfattoquotidiano.it
"Uccise tifoso,
ergastolo per De Santis"
di Francesco Salvatore
ROMA - "Siete dei
buffoni, l'ergastolo me lo do da
solo, non me lo date voi". La
procura chiede l'ergastolo per
Daniele De Santis. E l'uomo,
accusato di aver ucciso Ciro
Esposito, il 29enne di Scampia
colpito da due proiettili nel
prepartita della finale di Coppa
Italia tra Napoli e Fiorentina
nel 2014 e morto quasi due mesi
dopo in ospedale, grida il suo
disappunto fuori dall'aula, al
termine del processo. Sul
viottolo che conduce all'aula
bunker del carcere di Rebibbia,
a Roma, ci sono ancora una
decina di persone. Dentro è
appena andata in scena l'udienza
del processo, che si è conclusa
con la richiesta di ergastolo
per Daniele De Santis, l'uomo
che impugnò la pistola quel 3
maggio del 2014 e poi fece fuoco
verso Ciro e altri due tifosi
del Napoli, uccidendo il
giovane. "Mamma, non
preoccuparti, vedrai che andrà
tutto bene", sussurra De Santis
alla donna, che si è avvicinata
alla barella su cui lui siede
per una lesione permanente alla
gamba, subita durante quegli
scontri. La madre non trattiene
le lacrime, De Santis sbotta e
attacca gli inquirenti: "Siete
degli ipocriti". Mentre gli
agenti della penitenziaria lo
separano dalla donna e lo
conducono verso l'ambulanza,
urla: "L'ergastolo me lo do da
solo, non me lo date voi. Che vi
credete, che ho paura di morire
?". Poi si passa la mano sul
collo con un gesto netto, a
simulare il suicidio. La mamma,
il papà e la cugina, che lo
seguono con lo sguardo, scuotono
la testa. De Santis, mentre
viene caricato sul mezzo, grida
ancora: "Buffoni". I parenti di
Ciro sono già andati via.
Antonella Leardi, la mamma di
Ciro Esposito, dopo la
requisitoria si stringe al
marito e a un'amica. Occhi
lucidi, nascosti dagli occhiali,
e poca voglia di parlare: "Era
meglio che non succedeva niente
di tutto questo. L'ergastolo è
una magra consolazione, speriamo
che glielo diano per davvero".
Ciro ? "Guardavo altrove, poco
l'ho guardato e poco mi
interessa. Grazie a Dio la
verità che mio figlio mi ha
raccontato durante quei
terribili giorni in ospedale è
venuta a galla al processo". I
pm Eugenio Albamonte e Antonino
di Maio hanno chiesto
l'ergastolo senza attenuanti per
De Santis, per omicidio
volontario. L'aggravante della
premeditazione non gli è stata
contestata anche se "il dolo è
massimo, e lambisce la
premeditazione". Secondo la
procura, infatti, "l'ultrà
romanista" ha messo in atto un
"piano preordinato": è uscito di
casa con "bombe carta e pistola
"; ha cercato lo scontro
inveendo contro i pullman di
tifosi napoletani, al grido
"scendete, scendete, vi
ammazzo"; ha provocato i tifosi
napoletani fino ad attirarli in
una trappola, all'interno del
circolo Ciak Village, "dove 4-5
persone col volto travisato
stavano aspettando i tifosi del
Napoli". De Santis ha sparato
"mirando per uccidere chi lo
stava inseguendo". E proprio il
29enne di Scampia è stata la
prima persona a corrergli dietro
e a placcarlo. E poi ad essere
raggiunto dai due colpi di
pistola: "l'unica sua colpa è di
aver sorpassato il cancello del
Ciak e di non aver lasciato
andare via De Santis". Di
opposto parere è l'avvocato
Tommaso Politi, difensore
dell'imputato: "Una requisitoria
contraddittoria e lacunosa, che
dimostra la debolezza
dell'impianto accusatorio.
Ancora non ci hanno spiegato
come avrebbe fatto De Santis a
nascondere un'arma da due chili,
che nessuno ha visto, in un
pantalone di tuta, senza
rimanere in mutande nella
corsa".
20 aprile 2016
Fonte: La Repubblica
I pm: "Carcere a vita
per De Santis"
di Irene De Arcangelis
Sulla sedia a rotelle
per le lesioni riportate durante
la rissa in cui morì il tifoso
azzurro Ciro Esposito. Eppure
non ha perso la sua rabbia.
Nell'aula bunker di Rebibbia
l'accusa chiede per Daniele De
Santis l'ergastolo, quale
condanna per l'omicidio del
ragazzo. Lui esplode:
"L'ergastolo me lo do da solo.
Non me lo date voi. Non ho paura
di morire, buffoni". Quindi il
gesto di tagliarsi la gola
mentre viene portato via in
ambulanza, a fine requisitoria
dei pm Eugenio Albamonte e
Antonino Di Maio. Ergastolo, per
quell'atroce delitto commesso
per rivalità da tifoseria.
Quando il 3 maggio 2014, poco
prima della finale di Coppa
Italia allo stadio Olimpico tra
Fiorentina e Napoli, il
trentunenne Ciro Esposito venne
ferito gravemente da un colpo di
pistola negli scontri tra tifosi
napoletani e romanisti. Morì
dopo cinquanta giorni di agonia.
Una giornata da incubo, che si
concluse con le folli trattative
gestite dall'ultrà napoletano
Genny ‘a carogna e la
sospensione della partita. Ciro
morì all'ospedale Gemelli dopo
una lunga altalena di speranze e
attese. Daniele De Santis, noto
come "Gastone", venne
individuato ben presto quale
presunto autore dell'omicidio.
Che lui stesso aveva ammesso.
"Penso a Ciro tutti i giorni e
mi dispiace per quello che è
successo - aveva detto
all'udienza dello scorso 14
aprile rispondendo alle domande
dei pm - Ho esploso io i colpi
di pistola, ma quell'arma non
l'ho portata io. Ce l'aveva un
tifoso del Napoli, non però
appartenente al gruppo di cui
faceva parte Esposito. Ricordo
di avere cercato di chiudere il
cancello del Ciak Club, ma di
non esserci riuscito e di essere
stato aggredito da un gruppo di
napoletani che mi hanno ferito
ad una gamba. Durante la
colluttazione sono stato colpito
alla testa dal calcio della
pistola che però sono riuscito a
strappare dalle mani di chi la
possedeva, una persona dal
fisico corpulento. Ho esploso
dei colpi per difendermi ma non
ricordo quanti. Non mi sono
neanche reso conto di aver
colpito Ciro, e che c'era una
persona a terra". Pochi giorni
dopo, ieri, esplode invece la
rabbia per una richiesta di
condanna "sproporzionata persino
rispetto alla loro ipotesi
ricostruttiva", dice l'avvocato
di De Santis, Tommaso Politi. Ma
intanto quella richiesta di
carcere a vita rimbalza sul web,
subito nasce un gruppo su
Facebook: "Vogliamo l'ergastolo
per De Santis". E anche stavolta
l'unico esempio di moderazione
arriva dalla madre di Ciro
Esposito, Antonella Leardi, che
ieri nell'aula bunker ha visto
con i suoi occhi la reazione di
De Santis alla richiesta
dell'ergastolo. "Ringrazio i
miei avvocati perché giustizia è
fatta. Ovviamente per me è una
magra consolazione. Nulla può
compensare la perdita di mio
figlio Ciro. La richiesta di
ergastolo deve essere un monito.
Le parole di De Santis io non le
ho udite - dice poi a proposito
dell'esplosione di rabbia di
"Gastone" - I miei occhi non
erano rivolti verso di lui.
Guardavo altrove, poco l'ho
guardato e poco mi interessa.
Grazie a Dio continua la signora
Antonella - la verità, quella
che mi ha raccontato mio figlio
durante quei terribili giorni in
ospedale, è venuta a galla nel
processo". Ha invece qualcosa da
dire a proposito delle parole
rancorose di De Santis lo zio di
Ciro Esposito, Vincenzo. Che
commenta: "Il comportamento
sprezzante di De Santis in aula
conferma quello che io ho sempre
sostenuto: "Gastone", come lo
chiamano a Roma, ha sempre
goduto di qualche copertura che
in passato gli ha consentito di
uscire indenne da accuse e
processi a cui è stato
sottoposto. Pensava che anche
questa volta avrebbe evitato il
peggio. Ma questa volta è
rimasto fregato: ogni tanto in
questo paese la giustizia
funziona".
20 aprile 2016
Fonte: La Repubblica
Ciro Esposito, ecco
perché i Pm hanno smentito la
perizia del RIS
Il caso Ciro Esposito e
gli elementi investigativi che
hanno portato la Procura ad
accusare Daniele De Santis
smentendo il RIS.
Per la Procura di Roma è
Daniele De Santis il colpevole
per l’omicidio di Ciro Esposito,
il giovane ragazzo napoletano
morto dopo 53 giorni di agonia a
seguito delle ferite riportate
da due colpi di arma da fuoco
mentre si recava alla finale di
Coppa Italia per la partita
Fiorentina-Napoli. Il 18 aprile
2016 i pm Albamonte e Di Maio,
nell’aula bunker di Rebibbia,
hanno infatti chiesto
l’ergastolo per De Santis,
accusato di omicidio ed
attualmente unico soggetto
identificato tra i sei che la
Procura ritiene abbiano agito
durante l’aggressione al pullman
dei tifosi napoletani in zona
Tor di Quinto, a Roma. Nel
merito, abbiamo contattato
Stefania Borghetti che, assieme
a Angela Tibullo e Daniela
Celani, ha preso parte alle
indagini difensive richieste
dalla famiglia di Ciro Esposito,
in collaborazione con i legali
incaricati avvocati Sergio e
Angelo Pisani e Damiano de Rosa.
"La richiesta della Procura - ha
spiegato la dott.ssa Borghetti -
si discosta in maniera
significativa dalle risultanze
della perizia tecnica richiesta
al RIS di Roma che, nel suo
elaborato di 663 pagine
contenente indagini di natura
biologica, dattiloscopica,
balistica e dei residui dello
sparo, ha ricostruito la
dinamica delittuosa. Il RIS
individua in De Santis l’autore
degli spari ritenendo che gli
stessi erano stati esplosi a
seguito dell’aggressione e di
alcune coltellate infertili al
lato sinistro dell’addome da
parte dei tifosi napoletani. Una
ricostruzione con forza
sostenuta dagli avvocati di De
Santis che hanno sempre cercato
di portate avanti la tesi della
legittima difesa, ma che
evidentemente non è risultata
credibile per la Procura.
Quest’ultima, con la richiesta
dell’ergastolo, sembra
appoggiare quanto sostenuto
dalla famiglia di Ciro Esposito
che ha sempre ritenuto che la
ricostruzione dell’azione
delittuosa non fosse
sufficientemente supportata da
rilevanze scientifiche, in
particolare da evidenze di tipo
medico-legale". Inoltre,
specifica Stefania Borghetti:
"La difesa della famiglia di
Ciro Esposito infatti ha
lamentato proprio l’assenza
dell’analisi della
documentazione medico-legale
relativa alle ferite patite da
tutti i soggetti coinvolti nei
fatti, al momento del deposito
della perizia non ancora
consegnate dai medici di
riferimento e che pertanto non
erano state utilizzate nella
ricostruzione degli eventi. Ciò
aveva portato a conclusioni non
confrontate con tutte le prove
empiriche disponibili". Nello
specifico, "sono proprio le
ferite di armi da taglio sul
corpo di De Santis - spiega
Stefania Borghetti - elemento
centrale nella ricostruzione del
RIS, che non ha trovato
riscontro nella documentazione
medica del Policlinico Gemelli
di Roma. Nel primo referto del
Pronto Soccorso del 3 maggio
2014 è scritto: "Frattura
lussazione esposta tibiotarsica
e perone dx + fratture costali +
frattura ossa nasali + processi
trasversi L1 - L2", senza far
alcun riferimento a ferite di
armi da taglio, così come
confermato dall’audizione del
Dott. Logroscino, medico che per
primo prestò le cure a De
Santis. E poi ci sono i video
che circolano sul web, numerosi
ed acquisiti dalla DIGOS, che
riprendono solo da lontano
quanto accaduto ma che ben
permettono di definirne i tempi.
Solo pochi secondi tra il
momento in cui Ciro Esposito ed
i suoi amici si dirigevano verso
il De Santis per interrompere
l’aggressione al pullman e il
momento degli spari per
ipotizzare un’aggressione dalle
conseguenze fisiche così gravi,
a carico di De Santis".
Probabilmente questi, insieme ad
altri (come ad esempio l’assenza
di documentazione che avrebbe
dovuto riferire circa i fori di
ingresso dei proiettili che
hanno colpito Ciro Esposito),
sono tra i motivi per cui la
criminodinamica proposta dal RIS
non è stata presa in
considerazione in toto e ha
portato la Procura a rovesciarne
in parte le conclusioni e
formulare la sua accusa. Saranno
adesso gli avvocati di De
Santis, il 18 maggio, a dover
smontare le gravi accuse che
gravano sul loro assistito, in
attesa della sentenza prevista
circa una settimana dopo. (Luigi
M.)
20 aprile 2016
Fonte:
Cronacaedossier.it
Il processo / La Procura
aveva chiesto l'ergastolo
Delitto Esposito, la
difesa: "Assolvete De Santis"
"Siamo in presenza di un
episodio imprevisto ed
imprevedibile. La pistola con
cui Daniele De Santis ha fatto
fuoco non era sua perché non
aveva armi con sé. Chiedo
l'assoluzione per legittima
difesa". A sostenerlo nel
processo davanti alla corte
d'assise l'avvocato Tommaso
Politi, difensore dell'ultrà
romanista imputato per
l'omicidio di Ciro Esposito, il
tifoso del Napoli ferito prima
della finale di coppa Italia e
morto in ospedale dopo 2 mesi.
"De Santis era già in fin di
vita quando venne raggiunto, nel
vialetto di accesso al Ciak, dai
tifosi del Napoli di cui faceva
parte Ciro Esposito. Era ferito
a un piede e fu accoltellato".
19 maggio 2016
Fonte: La Repubblica
ll legale dell'ultras De
Santis "Quella pistola non era
sua"
"Siamo in presenza di un
episodio imprevisto ed
imprevedibile. La pistola con
cui Daniele De Santis ha fatto
fuoco non era sua perché non
aveva armi". Così l'avvocato
Tommaso Politi, legale del
tifoso ultras accusato
dell'omicidio di Ciro Esposito
prima della finale di Coppa
Italia del 2014. L'avvocato ha
sollecitato, davanti alla corte
d'Appello di Roma, l'assoluzione
per legittima difesa. Per De
Santis, invece, la Procura di
Roma ha chiesto l'ergastolo.
19 maggio 2016
Fonte: La Repubblica
Omicidio Esposito, 26
anni di carcere a De Santis
L'ex ultrà romanista
condannato in Assise anche a
risarcire la famiglia Esposito:
dovrà versare una provvisionale
di 140.000 euro ai genitori e ai
due fratelli di Ciro.
Milano - Daniele De
Santis è stato condannato a 26
anni di reclusione per la morte
di Ciro Esposito e per il
ferimento di altri due tifosi
del Napoli, avvenuti il 3 maggio
2014 a Roma nei drammatici
scontri prima della finale di
Coppa Italia Fiorentina-Napoli.
Lo ha deciso la terza Corte
d'Assise di Roma dopo tre ore di
camera di consiglio. I giudici
hanno anche condannato
l'imputato a risarcire la
famiglia Esposito: in
particolare, l'ex ultrà
giallorosso dovrà versare una
provvisionale di 140.000 euro ai
genitori e ai due fratelli di
Esposito. De Santis, inoltre,
dovrà risarcire il Comune di
Napoli che si era costituito
parte civile. Con la stessa
sentenza la Corte d'Assise ha
condannato a 8 mesi di
reclusione ciascuno due tifosi
del Napoli amici di Ciro,
Gennaro Fioretti e Alfonso
Esposito, riconosciuti colpevoli
dei reati di rissa aggravata e
delle sole lesioni al volto
riportate da De Santis.
Sentenza - A De Santis -
come si legge nel dispositivo
della terza corte d'assise di
Roma - sono state concesse "le
attenuanti generiche": i reati a
lui ascritti sono omicidio,
lesioni personali, rissa, porto
e detenzione di arma da fuoco e
possesso di materiale
esplodente. Tra 60 giorni
verranno depositate le
motivazioni della sentenza.
"Devi marcire per quello che hai
fatto", è stato l'urlo che amici
di Ciro Esposito presenti in
tribunale hanno indirizzato a De
Santis: l'ex ultrà romanista
condannato a 26 anni di
reclusione è entrato in aula
solo per la lettura della
sentenza ed era ancora in
barella per la osteomielite alla
gamba destra contratta in
seguito alle ferite di quel
giorno.
La vicenda - Daniele De
Santis sparò a Ciro Esposito il
3 maggio 2014: il proiettile
ferì il napoletano a un polmone
e arrivò alla colonna
vertebrale. Le condizioni del
trentenne apparvero subito
disperate e il giovane,
ricoverato al Policlinico
Agostino Gemelli di Roma, morì
dopo 53 giorni di agonia.
L'episodio che ha portato alla
sentenza di condanna per l'ex
ultrà romanista avvenne al
termine degli scontri cominciati
quando alcuni tifosi napoletani
vennero assaliti in viale di Tor
di Quinto con bombe carta e
sassi lanciati all'indirizzo di
un pullman diretto verso lo
stadio. Secondo l'accusa De
Santis tese l'agguato, fu poi
inseguito dagli ultrà del Napoli
e a quel punto esplose quattro
colpi di pistola ad altezza
uomo, dopodiché gli furono
inferte le ferite da parte dei
tifosi del Napoli poi condannati
a 8 mesi. Secondo la
ricostruzione della difesa De
Santis non tese alcun agguato ma
si limitò a rilanciare gli
ordigni arrivati all'ingresso
del Ciak Village di cui era
custode, dopodiché fu inseguito
e picchiato dagli ultrà del
Napoli e solo a quel punto,
strappando la pistola a una
persona non identificata, sparò
a Ciro Esposito.
Reazioni - "Giustizia è
fatta, ma soddisfazione è una
parola grossa, prima ero una
donna soddisfatta, ma la
sentenza è un monito. Altre
mamme non devono soffrire più -
ha detto Antonella Leardi, mamma
di Ciro Esposito - Se devo
essere sincera questo processo è
stato guidato in modo egregio.
Questa mattina ero serena e
questo era un segno divino che
tutto sarebbe andato bene
secondo giustizia. Questo deve
servire affinché non accada più
quanto è successo a mio figlio.
La mia vita non è più la stessa,
nulla potrà ripagare ciò che era
mio figlio, ma non ho mai detto
una parola di cattiveria, l'odio
non mi appartiene. De Santis
l'ho perdonato". Anche
l'avvocato Angelo Pisani ha
commentato favorevolmente la
sentenza: "I 26 anni li
giudichiamo bene, cade l'ipotesi
della legittima difesa. Siamo
soddisfatti perché formalmente è
un ergastolo. Hanno riconosciuto
a De Santis le attenuanti
generiche riconoscendo non un
barlume di difesa". Il legale di
De Santis, al contrario, si è
scagliato contro i giudici:
"Quel giorno Daniele De Santis
fu vittima di un linciaggio a
cui tentò di sottrarsi - ha
detto Tommasi Politi - oggi mi
aspettavo un proscioglimento per
legittima difesa. Non mi
aspettavo questa decisione
perché le nostre argomentazioni
erano solide. Argomentazioni
suffragate anche da una serie di
testimonianze".
24 maggio 2016
Fonte: Gazzetta.it
Morte Ciro Esposito, 26
anni a De Santis.
La madre della vittima:
"Non lo odio, pena giusta"
La condanna decisa dalla
Terza corte d'assise di Roma per
l'ex ultrà giallorosso, accusato
di aver ferito a morte il tifoso
del Napoli durante gli scontri
del maggio 2014 prima della
finale di Coppa Italia,
Napoli-Fiorentina. I pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio
avevano chiesto l'ergastolo.
La terza Corte d'Assise
di Roma ha condannato a 26 anni
Daniele De Santis, ex ultrà
giallorosso, per la morte di
Ciro Esposito, il tifoso
partenopeo ferito gravemente da
un colpo di pistola sparato in
occasione degli scontri in viale
Tor di Quinto nel maggio del
2014 alla vigilia della finale
di Coppa Italia tra Napoli e
Fiorentina e deceduto dopo 53
giorni di agonia in ospedale.
Disposto anche un risarcimento
alla famiglia Esposito di 140
mila euro. "La pena inflitta è
congrua e giusta, per De Santis
non provo odio perché l'ho
perdonato", è il commento della
madre di Ciro Esposito,
Antonella Leardi. "Qualsiasi
pena - ha aggiunto - sia di
monito per tutti gli altri,
perché non accadano più questi
delitti assurdi. Il mio ragazzo
non doveva morire eppure Ciro è
morto per odio". La decisione è
stata presa dai giudici della
terza Corte d'Assise di Roma, al
termine di una camera di
consiglio durata circa 4 ore.
Nei confronti di De Santis i pm
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio avevano chiesto la condanna
all'ergastolo. "Devi marcire per
quello che hai fatto", hanno
urlato alcuni amici della
vittima, presenti in aula tra il
pubblico, dopo la lettura della
sentenza. Oltre a De Santis,
nell'ambito del processo per
l’omicidio di Ciro Esposito sono
stati condannati a 8 mesi di
reclusione per rissa aggravata e
lesioni (con pena sospesa) i
tifosi partenopei Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito.
Entrambi sono ritenuti parte del
gruppo che provocò gli scontri
durante i quali Ciro venne
ferito a morte. "Attendiamo la
sentenza. Oggi siamo qui perché
vogliamo giustizia, Ciro è
sempre con noi", aveva detto in
mattinata la madre di Esposito
in attesa nell'aula bunker di
Rebibbia della sentenza.
Accompagnata dal marito e da
altri parenti la donna, che è
stata presente a tutte le
udienze del processo, ha
aggiunto: "Siamo qui per un
dovere verso Ciro. Il suo sogno
era andare a vivere in
Inghilterra con la fidanzata.
Avrebbe compiuto 31 anni se non
me lo avessero portato via".
24 maggio 2016
Fonte:
Roma.repubblica.it
De Santis condannato, la
mamma di Ciro Esposito:
"Non lo odio, lo
perdono. Ma la sentenza è
giusta"
di Pasquale Tina
Giovanni, il papà:
"Doveva restare in galera tutta
la vita". L'associazione Ciro
Vive: "26 anni sono pochi".
L'avvocato Pisani: "Siamo
soddisfatti, è il massimo della
pena per questo reato".
"Ventisei anni sono
pochi". Le urla dei familiari
alla lettura della sentenza De
Santis sono le stesse del popolo
dei social che ha commentato la
notizia sulla pagina facebook
dell’Associazione Ciro Vive.
"Stiamo vicini a papà Giovanni e
mamma Antonella", questo
l’appello lanciato nelle ore
precedenti il verdetto. Tanti i
messaggi di incoraggiamento. "Ma
volevamo l’ergastolo",
commentano in molti. La sentenza
è arrivata dopo quattro ore di
Camera di Consiglio. La Corte
d’Assise di Roma ha ritenuto
Daniele De Santis responsabile
di omicidio volontario per la
morte di Ciro Esposito, avvenuta
il 3 maggio di due anni fa.
Esposito fu ferito poco prima
della finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli e morì dopo
un'agonia durata 53 giorni.
"Doveva restare in galera tutta
la vita", così a caldo papà
Giovanni. Più sereno, invece, il
commento di Antonella Leardi.
"La pena
inflitta è congrua e giusta, per
De Santis non provo odio perché
l’ho perdonato", è il commento
della madre di Ciro Esposito,
Antonella Leardi. "Qualsiasi
pena - ha aggiunto - sia di
monito per tutti gli altri,
perché non accadano più questi
delitti assurdi. Il mio ragazzo
non doveva morire eppure Ciro è
morto per odio". Sentenza De
Santis, l'avvocato della
famiglia di Ciro: "Speriamo che
si possa evitare altra
violenza". Soddisfatto, invece,
Angelo Pisani che con Sergio
Pisani e Damiano De Rosa assiste
la famiglia esposito: "La
condanna inflitta è il massimo
della pena per questo reato e
pensiamo ci sia stato un
bilanciamento tra attenuanti
generiche ed aggravanti.
L’impianto accusatorio ha retto
totalmente - afferma ancora
l’avvocato Angelo Pisani - ora
aspettiamo di leggere le
motivazioni. Dopo l’ottimo
lavoro compiuto dalla Procura -
aggiunge il legale - il compito
di noi tutti e dello Stato è in
ogni caso quello di accertare le
ulteriori responsabilità di
quella terribile giornata emerse
nel corso delle indagini, a
cominciare dai complici
mascherati di De Santis fuggiti
dopo l’assalto. La condanna di
"Gastone" è un primo, importante
passo avanti, ma occorre andare
avanti, anche per dare un
segnale di presenza forte dello
Stato in un contesto inquinato
come quello è diventato quello
del calcio italiano".
24 maggio 2016
Fonte: Repubblica.it
Delitto Ciro Esposito Il
silenzio della Sud dopo la
condanna
di Luca Monaco
"Ventisei anni è una
condanna eccessiva". Non una
parola di più. A poche ore dalla
lettura della sentenza di primo
grado che ha condannato Daniele
De Santis per l'omicidio di Ciro
Esposito c'è poca voglia di
parlare tra i romanisti.
Tacciono i social, forse
compariranno altri gli
striscioni di solidarietà sui
muri di Roma: opera di quella
fetta di tifoseria che non ha
mai preso le distanze da De
Santis. "La morte non ha colori,
ma la Sud rimarrà sempre al
fianco di un suo figlio",
recitava un comunicato diffuso
in rete il 1 luglio 2014, una
settimana dopo la scomparsa del
tifoso napoletano ferito dai
colpi di pistola esplosi proprio
da De Sanctis il 3 maggio, nel
pre-partita della finale di
Coppa Italia, Napoli-
Fiorentina. Del resto Ciro era
ancora vivo quando le frange
ultrà più vicine a De Santis
decisero di far capire subito da
che parte stavano. "Daje Daniè",
recitavano due striscioni
esposti durante Roma-Juventus
dell'11 maggio. Uno dei due
messaggi era corredato da un
fascio littorio, a rimarcare
l'appartenenza politica del
"camerata" cresciuto nella
sezione di via Ottaviano. La
maggioranza dei tifosi romanisti
però non ha mai condiviso,
stringendosi piuttosto alla
famiglia Esposito. Un gruppo di
ultrà raggiunse persino Scampia
per consegnare una lettera alla
madre. "I messaggi di
solidarietà ai ragazzi deceduti
o arrestati sottolinea Lorenzo
Contucci, avvocato e profondo
conoscitore della sottocultura
ultrà - vengono esposti da
sempre in tutte le curve
italiane, perché fanno parte del
linguaggio proprio degli ultrà".
"È vero, ma sono stati un errore
- ragiona un vecchio ultrà -
quelle prese di posizione non
hanno fatto altro che peggiorare
la posizione di Daniele,
facendolo percepire come una
persona peggiore di quella che
è, e allo stesso tempo hanno
danneggiato irreversibilmente
anche la Curva Sud. Perché
diciamolo - aggiunge - la
sentenza di oggi (ieri, ndr) non
fa altro che confermare le tesi
del primo giorno: Daniele è
l'assassino e Ciro l'eroe. Ma le
coltellate a De Sanctis chi
gliele ha date ?". Dello steso
avviso l'avvocato Fabrizio
Grassetti, presidente
dell'Unione tifosi romanisti.
Certo è che la tragedia di Ciro,
oltre a frantumare due famiglie
e acuire la rivalità tra Roma e
Napoli ha sconvolto anche
l'universo del tifo giallorosso.
25 maggio 2016
Fonte: La Repubblica
De Santis condannato la
mamma di Ciro "Ma io ho
perdonato"
di Pasquale Tina
Gli amici di Ciro e
qualche familiare hanno urlato
al momento della lettura della
sentenza, lei no. Mamma
Antonella (Leardi) è rimasta in
silenzio quando la terza sezione
della Corte di Assise di Roma ha
condannato a 26 anni di
reclusione Daniele De Santis,
riconoscendolo colpevole della
morte di suo figlio dopo gli
incidenti del 3 maggio 2014 a
Roma, nella zona di Tor di
Quinto, prima della finale di
Coppa Italia tra Napoli e
Fiorentina. La battaglia
processuale - anche se i legali
dell'ultras giallorosso hanno
annunciato che ricorreranno in
appello - è giunta al termine e
lei è provata: non ha saltato
un'udienza dallo scorso ottobre
per quel sentimento di giustizia
che l'ha accompagnata assieme al
dolore della perdita di Ciro.
"Non me lo restituisce nessuno,
quindi non posso definirmi
soddisfatta, non credo sia
questo il termine adatto".
Serena sì. Ma anche stanca. "Ero
totalmente priva di forze che
pensavo di svenire". Lo dice con
un filo di voce mentre sta
rientrando in auto a Scampia
dopo la mattinata trascorsa
nell'aula di bunker di Rebibbia.
Al suo fianco come sempre c'è il
marito Giovanni. "Il processo -
spiega la Leardi - è stato
guidato in modo egregio: 26 anni
rappresentano una giusta
condanna. Cade l'ipotesi assurda
della legittima difesa. Sono
soddisfatta perché
fondamentalmente è un
ergastolo". Era questa, infatti,
la richiesta dei pm Eugenio
Albamonte e Antonino Di Maio.
"Penso ci sia stato un
bilanciamento tra attenuanti
generiche ed aggravanti", ha
spiegato l'avvocato Angelo
Pisani che ha assistito la
famiglia Esposito. "L'impianto
accusatorio ha retto totalmente
e ora aspettiamo di leggere le
motivazioni". De Santis dovrà
anche risarcire gli Esposito con
140 mila euro, mentre i due
tifosi del Napoli, Gennaro
Fioretti e Alfonso Esposito,
sono stati condannati per
lesioni, entrambi ad otto mesi
ciascuno (pena sospesa). "Ora
continua Pisani - non dobbiamo
fermarci. Bisogna andare avanti
e accertare le ulteriori
responsabilità di quella
terribile giornata del 3 maggio.
Mi riferisco ai complici
mascherati di De Santis che sono
fuggiti dopo l'assalto. È
necessario fare chiarezza
sull'intera vicenda". La
sentenza di ieri è un primo
passo. "Deve rappresentare un
monito - aggiunge Antonella
Leardi - affinché episodi del
genere non accadano mai più.
Purtroppo una nuova tragedia si
stava ripetendo di nuovo sabato
scorso sempre per la finale di
Coppa Italia con due tifosi
accoltellati. Nessuna mamma deve
soffrire, è inconcepibile morire
per il calcio". È questo il
messaggio che sta portando
avanti. "Non ci fermeremo mai.
Dobbiamo spiegare ai giovani
quanto lo sport sia un fenomeno
di aggregazione e una passione.
È fondamentale diffondere questo
messaggio. L'odio si combatte
con l'amore. Ho perdonato De
Santis già il 4 maggio, il
giorno dopo l'incidente che mi
ha portato via Ciro dopo una
lunga agonia al Policlinico
Gemelli". E da allora ha
cominciato la sua battaglia con
l'Associazione Ciro Vive.
"Abbiamo tante idee da
sviluppare non solo a Napoli, ma
in tutta Italia. Siamo stati a
Torino alle giornate mondiali
della pace". Il prossimo passo è
la ristrutturazione della sede.
"Il Comune ci ha messo a
disposizione alcuni locali
presso l'ottava Municipalità.
Stiamo facendo i lavori e
contiamo di terminare a fine
giugno. Per noi è un
appuntamento molto importante
perché avremo finalmente una
casa dove possiamo mettere a
punto tanti progetti. Partiremo
ovviamente con l'inaugurazione.
L'Associazione è il motivo che
ci fa andare avanti. Questo vuol
dire che Ciro continua a vivere
assieme a noi. Lo facciamo per
lui. Da un'enorme tragedia,
abbiamo deciso di fare qualcosa
di buono per tanti altri". Con
grande compostezza e senza mai
alzare la voce. Tanti i commenti
sulla condanna. Dice il ministro
Alfano: "La pena è alta e
nessuno la renda incerta, sia
scontata per intero quando sarà
il momento".
25 maggio 2016
Fonte: La Repubblica
"Ha ucciso Ciro", 26
anni a De Santis
ROMA - "La Corte
condanna l'imputato Daniele De
Santis a ventisei anni di
carcere e a 140mila euro di
risarcimento alla famiglia di
Ciro Esposito". L'aula bunker di
Rebibbia è un fiume di
telecamere, taccuini, amici di
Ciro. La madre e il padre di
Esposito siedono tra i banchi
riservati agli avvocati, sei
file dopo i pubblici ministeri
Eugenio Albamonte e Antonino Di
Maio che avevano chiesto per
l'ultrà romanista l'ergastolo.
Alla loro destra, ad ascoltare
la sentenza della III sezione
della Corte d'Assise di Roma
disteso su una barella c'è
l'imputato numero uno a processo
per omicidio. Dal pubblico a
lettura del dispositivo, si leva
la voce di una donna. "Deve
marcire in carcere, marcire !".
I venti agenti antisommossa
presenti in aula sono schierati
attorno a loro, gli amici di
Ciro. Ma niente di quanto era
possibile accadesse - scontri o
discussioni tra le parti - è
successo. A parte quel grido a
sottolineare una condanna che
non ha concesso attenuanti a
"Gastone". Motivo per cui
"ricorreremo ovviamente in
appello", spiega l'avvocato
Tommaso Politi che sperava in un
proscioglimento per legittima
difesa. La sentenza di condanna
a 26 anni di carcere arriva dopo
4 ore di camera di consiglio e a
quasi due anni dalla morte di
Esposito, il tifoso del Napoli
ferito al torace da un
proiettile durante gli scontri
nel parcheggio di Tor di Quinto
prima della finale di Coppa
Italia Fiorentina- Napoli e
morto dopo 53 giorni di agonia
al Policlinico Gemelli. Era il 3
maggio del 2014. Le indagini
della procura, grazie a
testimonianze, ricostruzioni
della digos e prove
inconfutabili, come la polvere
da sparo trovata sui guanti di
De Santis, portarono subito a
individuare il responsabile
dell'agguato mortale. Ieri il
processo, iniziato l'8 luglio
del 2015 ha visto la parola
fine, con una condanna a 8 mesi
di reclusione anche per i due
tifosi Gennaro Fioretti e
Alfonso Esposito che
parteciparono alla rissa. A
differenza della mamma della
vittima, non è soddisfatto per
la sentenza il papà di Ciro: "Io
quel mostro non lo perdono. Mio
figlio aveva 30 anni e doveva
campare fino a 90, altri
sessant'anni. Che quello esca
tra 26 anni per me è poco: tutta
la vita deve rimanere dentro e
non trovare mai pace. Quindi ho
sentito che loro faranno appello
? Bene lo farò anche io, perché
ventisei anni sono pochi, sono
niente per me. Voglio
l'ergastolo". Dello stesso
avviso il consigliere regionale
dei Verdi Francesco Emilio
Borrelli che sostiene: "La pena
è troppo mite soprattutto se si
pensa che De Santis aveva
pianificato un attacco al
pullman dei tifosi del Napoli
senza preoccuparsi di poter
provocare una vera e propria
strage". L'augurio che la
sentenza diventi al più presto
definitiva è invece quella del
sindaco di Napoli Luigi De
Magistris e del ministro
dell'Interno Alfano: "La
condanna a 26 anni è una
condanna con una pena molto alta
e nessuno si sogni di non
renderla certa. La condanna è
stata severa, la pena deve
essere per intero scontata
quando sarà il momento". (f. a.)
25 maggio 2016
Fonte: La Repubblica
"Contro Daniele una
sentenza pilotata dai media"
di Rory Cappelli
Sono stati i media a
condannare Daniele De Santis:
"una condanna" dunque
"esclusivamente mediatica e
simbolica già decisa molto prima
dell'inizio del processo".
Questa, in sostanza, la tesi del
padre, della madre e del
fratello dell'ultrà giallorosso,
che ieri hanno scritto una
lettera aperta in cui hanno
ricostruito le drammatiche fasi
degli scontri scoppiati nel
vialetto di accesso al Ciak
Village, dove viveva De Santis,
difendendo il figlio che martedì
scorso è stato condannato a 26
anni di carcere per l'assassinio
del tifoso del Napoli Ciro
Esposito. "È incredibile vedere
come il tentato omicidio di
Daniele a coltellate e sprangate
venga omesso con naturalezza e
sfacciataggine". Daniele è
ancora, dopo più di due anni, in
"condizioni gravissime, immobile
su una barella con
un'intelaiatura d'acciaio alla
gamba, cercando di salvarla
dall'amputazione: tre mesi fa
gli sono già stati amputati 15
cm di osso necrotico". E poi:
"Inseguire fin dentro casa,
aggredire e massacrare un uomo
in fuga non può di certo essere
spacciato per una difesa". "I
tempi e i modi dell'aggressione
a Daniele" parlano chiaro. Ma
nessuno ne avrebbe tenuto conto.
27 maggio 2016
Fonte: La Repubblica
Delitto Esposito,
"agguato preordinato"
di Dario Del Porto
Le motivazioni della
sentenza di condanna dell'ultras
romanista.
La notte prima della
partita aveva sniffato cocaina.
Il giorno dopo, alla vigilia
della finale di Coppa Italia fra
Napoli e Fiorentina disputata a
Roma il 3 maggio di due anni fa,
l'ultrà romanista Daniele De
Santis detto "Gastone" aveva
"preordinato" assieme ad almeno
altre sei persone "un vero e
proprio agguato" ai danni dei
sostenitori napoletani diretti
allo stadio Olimpico. "Non solo
si premunisce di bombe carta, ma
anche di una pistola che porta
appresso carica e con il colpo
in canna", scrive la Corte
d'Assise della capitale nelle
motivazioni della sentenza con
la quale De Santis è stato
condannato in primo grado a 26
anni di reclusione per
l'omicidio di Ciro Esposito, il
giovane tifoso del Napoli
assassinato a colpi di pistola
durante gli scontri divampati a
Tor di Quinto. Il collegio
presieduto da Evelina Canale non
manca di sottolineare come il
quartiere dove dovevano passare
i bus dei napoletani sia stato
"purtroppo lasciato privo di
qualsiasi presidio dalla polizia
benché fosse noto che si
trattava della "tana" di un
pericoloso e facinoroso ultras".
I giudici, che hanno condannato
a 8 mesi ciascuno gli altri due
feriti della sparatoria, i due
napoletani Alfonso Esposito e
Gennaro Fioretti, ritenuti
responsabili della ferita alla
fronte riportata da De Santis
dopo l'omicidio di Ciro, hanno
smontato la linea difensiva di
"Gastone". L'ultrà romanista
"aveva elaborato un piano
preordinato che prevedeva la
provocazione contro un pullman
di tifosi napoletani inermi.
Secondo i giudici, deve essere
escluso che De Santis sia stato
ferito prima di estrarre la
pistola. È falso che l'arma non
fosse sua e viene definita
"un'altra menzogna" che De
Santis si sia ferito al piede
mentre tentava di chiudere un
cancello per sfuggire ai tifosi
del Napoli. "Una sentenza
esemplare - dice l'avvocato
Angelo Pisani, che ha assistito
la madre di Ciro Esposito perché
rende giustizia a un innocente
come Ciro, che quella mattina
sacrificò la propria vita per
mettere in salvo donne e
bambini. Resta adesso da
indagare sui complici", conclude
Pisani.
26 luglio 2016
Fonte: La Repubblica
"De Santis studiò
l'agguato ai tifosi e colpì
Esposito da 30 centimetri"
di Federica Angeli e
Francesco Salvatore
Due bombe carta lanciate
contro un pullman di tifosi con
sopra bambini e disabili,
l'invito provocatorio ai
partenopei a bordo a scendere
giù. Poi l'inseguimento di Ciro
Esposito e 7 secondi dopo, la
pistola puntata ad altezza uomo
da 30/50 centimetri di distanza.
Quindi gli spari (che sono 4),
il ferimento di Ciro, che morirà
dopo 55 giorni di agonia. E
l'assassino che smette di
sparare solo quando ha esaurito
il caricatore. Nelle 40 pagine
delle motivazioni della sentenza
con cui due mesi fa Daniele De
Santis, ultrà giallorosso, è
stato condannato a 26 anni di
carcere, la Corte ricostruisce,
passo dopo passo le scene di una
guerriglia urbana "che sono un
unicum" nella capitale, scrive
il giudice Evelina Canale. "Tra
testimoni palesemente reticenti
e periti imparziali, i giudici
hanno ritenuto più credibili ha
dichiarato l'avvocato Tommaso
Politi difensore di De Santis
resto convinto che il
condizionamento mediatico sia
stato determinante". Eppure
nelle carte che hanno portato
alla decisione della Corte si
parla di "bambini che hanno
visto De Santis impugnare la
pistola e non hanno dormito la
notte", di "filmati testimoniali
e della Digos che mostrano
l'intera sequenza", di
"testimoni che hanno visto
premere il grilletto", e della
dichiarazione di Esposito, in
ospedale di fronte alla foto del
suo assassino "è questo il
chiattone che mi ha sparato".
Nulla è stato casuale quel 3
maggio 2014, poco prima della
finale di Coppa Italia tra
Fiorentina e Napoli, tanto che,
scrivono i magistrati della
terza corte d'Assise, De Santis
"aveva elaborato un piano
preordinato che prevedeva la
provocazione contro un pullman
di tifosi inermi". Per i giudici
non era solo al momento
dell'aggressione al pullman, ma
spalleggiato da almeno altre sei
persone, non identificate. "È
certo - si legge nelle
motivazioni che detti
"supporters" romanisti erano
stati convocati da lui per
organizzare un vero e proprio
agguato contro l'invisa
tifoseria partenopea". La corte
sottolinea come i fatti
costituiscano un "unicum". "In
altri episodi - si legge - mai
si è fatto uso di armi da fuoco,
giungendo al massimo all'uso del
coltello, ma mai usato per
uccidere, bensì sempre e solo
con l'intenzione di procurare
ferite superficiali, come quelle
subite dall'imputato, appunto le
"puncicate". Ed è indubitabile
che l'intensità del dolo
dimostrato da De Santis, fino a
lambire le forme della
premeditazione, sia massima".
Tanto che la pistola che porta
con sé è carica e con il colpo
in canna. L'uso della cocaina
assunta nel corso di un festino
della notte precedente con due
prostitute ha, secondo i
giudici, dato quella sensazione
di "onnipotenza" a De Santis
tale da non farlo rendere conto
del numero "soverchiante" di
persone pronte ad aggredirlo
dopo le sue provocazioni.
26 luglio 2016
Fonte: La Repubblica
IL PROCESSO
Ciro Esposito, l'agguato
fu azione premeditata
di Giovanni Tizian
Rese note le motivazioni
della sentenza che ha condannato
l'ultras della Roma Daniele De
Santis a 26 anni. L'assalto ai
tifosi del Napoli faceva parte
di un piano. De Santis non era
solo. Almeno altre sei persone
con lui.
"De Santis aveva
elaborato un piano preordinato
che prevedeva la provocazione
contro un pullman di tifosi
napoletani inermi". Lo scrivono
i giudici della corte d'assise
di Roma che il 24 maggio scorso
hanno condannato a 26 anni di
reclusione Daniele De Santis per
l'omicidio del tifoso del Napoli
Ciro Esposito, avvenuto in
occasione della finale di coppa
Italia tra la squadra partenopea
e la Fiorentina, il 3 maggio
2014. I giudici, sempre nelle
motivazioni della sentenza,
ricordano la testimonianza del
cugino di Ciro, Domenico Pinto,
che ha spiegato in udienza come
"ad un certo punto, prima ancora
di scappare, il De Santis si
rivolge ai tifosi napoletani,
cioè a Ciro Esposito,
incitandoli a raggiungerlo,
evidentemente per realizzare il
piano già predisposto che, nel
progetto folle, doveva
concludersi con il pestaggio dei
tifosi napoletani che erano
corsi ad inseguirlo dentro il
vialetto, là dove sarebbe stato
spalleggiato da almeno sei
individui non identificati che
ovviamente, alla vista della
moltitudine dei tifosi
napoletani accorrenti, non hanno
potuto fare altro che scappare".
Sulla dinamica dei fatti lo
stesso Pinto ha aggiunto:
"Appena De Santis è entrato
nella stradina, dopo qualche
metro, Ciro Esposito lo ha
raggiunto, c'è stata una
brevissima colluttazione, forse
Ciro è riuscito a dargli uno
schiaffo, forse un pugno,
comunque c’è stata una
brevissima colluttazione e,
subito dopo, De Santis ha
estratto la pistola e ha
sparato". De Santis, "secondo la
dinamica dei fatti ritenuta
dalla Corte preordina, in
concorso con altri soggetti, un
vero e proprio agguato e non
solo si premunisce di bombe
carta, ma anche di una pistola
che porta appresso carica e con
il colpo in canna, perché lo
sviluppo e la progressione
dell’agguato progettato è tale
per cui egli prevede che possa
determinarsi una situazione per
cui debba sparare", si legge
nelle motivazioni. I giudici
hanno ricostruito quei momenti.
Tutto ha inizio con il lancio di
bombe carta contro il pullman
dei tifosi giunti da Napoli. Poi
il romanista, di fede
neofascista, "cerca di attrarli
nell’agguato, percorre alla
velocità che gli è consentita
dalla sua mole un tratto della
stradina, i suoi spalleggiatori
cominciano il lancio di bombe
carta ed altri oggetti ma,
resisi conto che i tifosi del
Napoli, inizialmente nascosti
alla loro vista dal pullman, si
stavano riversando in numero
soverchiante e minacciosi in
direzione della stradina, si
defilano. A quel punto De
Santis, raggiunto da Ciro
Esposito e dagli altri, rimane
solo, estrae la pistola e spara
quattro colpi ad altezza d’uomo
e smette di sparare soltanto
quando questa ha esaurito i
colpi nel caricatore. Quando
spara ha di fronte a sé un
gruppo di inseguitori, che gli
sono addosso". Secondo la tesi
dall'accusa, accolta dalla
corte, erano "almeno sei gli
individui non identificati" che
avrebbero dovuto spalleggiare
Daniele De Santis nel pestaggio
dei tifosi napoletani. Per i
giudici, i "soggetti nascosti
alla vista dei tifosi partenopei
erano con ragionevole certezza
ultras romanisti, convocati (da
De Santis) per organizzare un
vero e proprio agguato contro
l’invisa tifoseria partenopea,
agguato cessato immediatamente
quando, al termine della
sparatoria, i tifosi napoletani
accorrevano in numero
soverchiante". La notte
precedente agli scontri e
all'omicidio, De Santis aveva
"assunto abbondantemente
cocaina, è fatto notorio che
detto narcotico produce
nell’assuntore un senso di
onnipotenza associato a una
correlativa incapacità critica
di razionale valutazione di
fatti, azioni e circostanze.
Entrambi questi fattori hanno,
con tutta evidenza, indotto
l’imputato nella sua azione di
prevaricazione a sottovalutare
il grave pericolo, scaturente
dalla reazione voluta e
sollecitata dei napoletani
presenti in numero esorbitante
in viale Tor di Quinto e a
sopravvalutare la sua scellerata
scelta di operare la
provocazione con una pistola in
tasca e con il colpo in canna".
"Una sentenza esemplare, che
conferma, come da sempre da noi
denunciato ed emerso dalle
indagini difensive, essersi
trattato di un agguato
premeditato. Nulla potrà
restituire Ciro alla sua
famiglia o risarcire quanto
accaduto ma giuridicamente
quella della corte d’Assise di
Roma su Daniele De Santis è una
condanna equilibrata che si deve
non solo alla stessa famiglia di
Ciro, anche per il grande
esempio di valori e civiltà dato
da Scampia e Napoli a tutti, ma
a quel mondo ancora sano del
calcio italiano non inquinato da
violenze e speculazioni". È il
commento degli avvocati della
famiglia Esposito, Angelo e
Sergio Pisani.
26 luglio 2016
Fonte:
Espresso.repubblica.it
© Fotografia:
Ilmattino.it
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