Tragedie
Stadi del
Mondo 1871-2024 |
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5.04.1902 |
Crollo
Tribuna
"West Stand"
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Glascow, "Ibrox
Park" |
(Scozia -
Inghilterra) |
25 Vittime |
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"Il 5
aprile 1902, al minuto 51°
dell'incontro Scozia-Inghilterra
valido per il Torneo
Interbritannico, sugli spalti ci
sono oltre 68 mila spettatori e
la piattaforma di supporto della
"Western Tribune Stand"
interamente costruita in legno
(oggi demolita) in seguito alle
forti piogge della notte
precedente crolla a causa del
peso eccessivo. Centinaia di
tifosi cadono da un’altezza di
circa 12 metri. Il bilancio è di
25 morti
(NDR: altre fonti
riportano 26) e oltre 500
feriti. È la prima grande
tragedia in uno stadio
britannico (Ne seguiranno altre,
in un climax che raggiungerà
l’apice nel disastro di
Hillsborough del 1989).
All’epoca la tribuna consisteva
in una piattaforma di legno
sorretta da un’intelaiatura di
acciaio. Quello di Ibrox è il
primissimo segnale: il legno
della
West Stand è inadatto a
contenere folle di quelle
proporzioni. A seguito di tale
disastro, questa tecnologia
costruttiva fu abbandonata in
favore di una più affidabile
tecnica in muratura o cemento
armato e lo stadio viene
risistemato, le tribune
sostituite da spalti di cemento
armato. Compaiono per la prima
volta le terraces, settori nei
quali gli spettatori assistono
esclusivamente in piedi alla
partita, ammassati gli uni agli
altri e protetti da una serie di
crash barriers per attenuarne i
movimenti. Nel 1929 venne
costruita la tribuna centrale
che è tutt'ora presente ed è
considerata una delle migliori
costruzioni architettoniche in
ambito sportivo. La squadra dei
Rangers tuttavia spese ben £
150.000 (una somma notevole
all'epoca) per la sicurezza
dello stadio senza successo.
Nonostante tutti i lavori di
restauro e tutti gli
investimenti fatti in termini di
sicurezza, l'Ibrox ha forse il
record di peggior impianto del
Regno Unito proprio in questi
termini. Nel 1961 due tifosi
vennero uccisi probabilmente
dalla folla sulla scalinata in
seguito al crollo di una
balaustra, altri si ferirono in
incidenti vari negli anni
successivi fino a che nel 1968
la tribuna prese addirittura
fuoco".
Fonti: Wikipedia -
4tretre.blogspot.it -
Rivistaundici.com - La Stampa |
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9.03.1946 |
Il disastro di
"Burnden Park"
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Bolton, "Burnden
Park" |
(Bolton
Wanderers - Stoke City) |
33 Vittime |
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"Era
il 9 marzo 1946 quando, in
occasione del sesto turno di FA
Cup contro lo Stoke City di
Stanley Matthews, si accalcarono
nel vecchio impianto di Bolton
più di 85mila persone,
nonostante una tribuna non fosse
utilizzabile. La capienza
massima dello stadio era di
65mila. C’era fame di grande
calcio dopo la fine della guerra
e l’arrivo del grande Matthews
attirò un numero enorme di
tifosi. La pressione della folla
via via sempre più gigante fece
crollare una barriera. Nella
calca morirono 33 persone e più
di 500 furono i feriti. La
partita, dopo una sospensione di
circa 30 minuti, venne
incredibilmente portata a
termine e finì 0-0. Matthews
criticò la scelta di concludere
comunque il match anche se
spiegò che i giocatori non
avevano capito la portata del
dramma. Appresero dei morti solo
in seguito ascoltando i
notiziari".
Fonte:
Inthebox.gazzetta.it 9.03.2016
("Bolton, 70 anni fa la tragedia
dimenticata" di Paolo Avanti) |
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30.03.1955 |
Santiago del Cile,
Estadio "Nacional"
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Finale Coppa America
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(Cile -
Argentina) |
6 Vittime |
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Finale
di Coppa America:
Cile-Argentina: l’evento è
atteso dal popolo cileno con
fervente impazienza, ma
l'organizzazione insolitamente
decide che la vendita dei
biglietti avvenga lo stesso
giorno della partita fuori allo
Stadio Nazionale. Si prevede una
capienza di 70.000 spettatori.
Due ore prima dell’incontro
viene permesso di entrare al
pubblico: più di 20.000 persone
si sono accalcate ai cancelli di
ingresso spingendo e calpestando
involontariamente quelli caduti
nella ressa per terra. A
peggiorare le cose, poco dopo,
crolla la recinzione di una
tribuna causando la peggiore
tragedia del calcio cileno.
Tuttavia si giocò la finale come
se nulla fosse accaduto. Le
versioni ufficiali contarono 6
morti per asfissia e oltre 500
feriti, otto dei quali in modo
grave, anche se alcuni media
locali dissero che vi erano
stati più morti.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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16.09.1961 |
Crollo Barriera
sulla Scala 13 |
Glascow, "Ibrox
Park" |
(Rangers -
Celtic) |
George Nelson
-
Thomas Thomson |
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Nel
settembre 1961 durante lo
svolgimento del derby di Glascow,
George Nelson and Tommy Thomson,
due tifosi scozzesi dei Rangers
Football Club, muoiono
schiacciati dalla folla in
seguito al crollo improvviso di
una barriera di legno sulla
scala 13, una uscita molto
ripida in un settore popolare
spesso sovraffollato e vicina
alla stazione della
metropolitana di Copland Road ed
ai parcheggi dei tifosi di casa.
Dopo questo incidente, la
Società ha installato nuove
misure di sicurezza, ma
nonostante ciò sono seguiti
altri incidenti e feriti nel
medesimo luogo sia nel 1967 che
nel 1969.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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16.09.1962 |
Congo,
Libreville, Scontri fra
Tifoserie |
Brazzaville, Stade "Marchand" |
(Gabon - Congo) |
9
Vittime |
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"Brazzaville, 21 settembre. Nove
persone hanno perduto la vita a
Libreville, in seguito ai
tumulti seguiti ad una partita
di calcio tra le rappresentative
nazionali della Repubblica del
Gabon e della Repubblica del
Congo ex-francese disputatasi
domenica scorsa. Ne ha dato
notizia oggi il ministro degli
Esteri del Gabon, Jean Aubame,
in un telegramma indirizzato al
suo collega congolese,
aggiungendo che si sono avuti
degli incendi nel quartiere
residenziale di Libreville, dove
vivono sia congolesi, sia
gabonesi. La partita di calcio
che ha provocato gli incidenti è
stata disputata a Brazzaville, e
i gabonesi ritengono di essere
stati trattati ingiustamente,
tanto che il governo del Gabon,
riunito in seduta straordinaria,
ha deciso di troncare le
relazioni sportive tra i due
Paesi. Gabon e Congo ex-francese
sono due Repubbliche
indipendenti e confinanti, che
facevano parte un tempo
dell'Africa equatoriale
francese".
Fonte: La Stampa
22.09.1962 ("Nove morti in Congo
per una partita di calcio") |
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24.05.1964 |
Lima, Disordini
Tifoseria |
Estadio "Nacional de
Perù"
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(Peru' -
Argentina) |
328 Vittime |
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"Il 24 maggio 1964 alle ore 15:30
si disputava a Lima la partita
tra le nazionali di Perù e
Argentina valevole per il torneo
preolimpico organizzato dalla
CONMEBOL per la qualificazione
al torneo calcistico delle
Olimpiadi di Tokyo. Prima della
gara l'Argentina occupava il
primo posto della classifica
mentre il Perù era secondo a
pari merito con il Brasile, il
match era quindi molto sentito
dai tifosi peruviani poiché la
loro squadra si giocava la
possibilità di qualificazione.
Il primo tempo dell'incontro si
concluse a reti inviolate
all'insegna dell'equilibro, la
ripresa si aprì invece con il
gol del vantaggio argentino
siglato da Néstor Manfredi. Al
38º minuto del secondo tempo,
sempre sul punteggio di 1-0 in
favore dell'Argentina, la
nazionale peruviana riuscì a
pareggiare grazie a Víctor
Lobatón che allungando la gamba
su
un rinvio del difensore
Andrés Bertolotti fece scaturire
un rimpallo fortunoso che mandò
il pallone in rete alle spalle
del portiere Agustín Cejas.
L'arbitro dell'incontro, l'uruguaiano Ángel Eduardo Pazos,
inizialmente convalidò il gol ma
poi, dopo le veementi proteste
argentine, decise di annullarlo
per fallo del calciatore
peruviano. La decisione fece
infuriare il pubblico di casa e
due spettatori (Víctor Melasio
Campos, soprannominato El Negro
Bomba ed Edilberto Cuenca)
scavalcarono le recinzioni e
invasero il campo di gioco
cercando di raggiungere
l'arbitro per colpirlo; gli
invasori vennero prontamente
fermati dalla polizia che non
esitò ad utilizzare i cani e le
percosse tanto che uno dei due
svenne e questo fatto fece
arrabbiare ulteriormente le
persone sugli spalti che vissero
l'accaduto come un abuso di
forza. Dalle tribune iniziarono
a piovere oggetti lanciati dai
sostenitori contro la polizia e
diverse altre persone cercarono
di entrare in campo; a quel
punto l'arbitro, ritenendo a
rischio l'incolumità dei
giocatori, fischiò la fine
dell'incontro e si rifugiò
assieme ai calciatori negli
spogliatoi dello stadio. La
polizia, nel tentativo di
placare le violente proteste
scoppiate sugli spalti, iniziò a
sparare lacrimogeni tra il
pubblico creando però il panico
generale. Gli spettatori si
accalcarono ai cancelli
dell'impianto nel tentativo di
uscire ma questi erano stati
chiusi a chiave per impedire ai
tifosi rimasti fuori di entrare
allo stadio che aveva già
raggiunto la sua massima
capienza, di conseguenza in
molti rimasero pressati contro
le recinzioni spinti dalla folla
che cercava di scappare in preda
al panico e morirono a causa
dell'asfissia indotta dallo
schiacciamento. Quando i
cancelli vennero aperti e le persone
riuscirono a raggiungere
l'esterno dello stadio la rabbia
della gente si indirizzò verso
gli agenti di polizia, ritenuti
colpevoli del disastro, e si
generò una vera e propria caccia
all'uomo che portò alla morte di
4 poliziotti.
Nelle ore successive alla
partita si scatenò nelle vie
adiacenti all'impianto una
sommossa popolare che la polizia
cercò di placare anche con l'uso
delle armi da fuoco, durante i
disordini si aggravò
ulteriormente il numero dei
morti e dei feriti, inoltre fu
data alle fiamme una fabbrica e
furono saccheggiati diversi
negozi della zona. L'arbitro e i
giocatori, rimasti barricati
negli spogliatoi per tutto il
tempo, riuscirono ad uscire
dallo stadio solo verso le 20:30
quando la rabbia della folla si
era placata e solo allora
appresero delle dimensioni della
tragedia avvenuta nel frattempo.
All'indomani della tragedia le
autorità proclamarono sette
giorni di lutto nazionale. Il
numero di vittime accertate
dichiarato fu di 312, salito in
seguito a 328, ma secondo alcune
inchieste successive il numero
dei morti sarebbe maggiore in
quanto i corpi delle persone
decedute negli scontri con la
polizia nei pressi dello stadio
sarebbero
stati occultati dalle
autorità e sepolti in una fossa
comune. Il magistrato Benjamín
Castañeda, che aveva partecipato
alle indagini, dichiarò in
seguito che su alcuni aspetti
della vicenda c'era stato un
forte sospetto di insabbiamento.
Lo stadio fu chiuso per
consentire la riparazione dei
danni, i lavori durarono circa
sessanta giorni e vennero
modificati molti aspetti
dell'impianto per evitare che
potessero ripetersi altre
tragedie simili. La capienza
dello stadio fu inoltre ridotta
da 53.000 a 42.000 posti. Dal
punto di vista penale furono
poche le persone perseguite per
gli avvenimenti. El Negro Bomba,
il tifoso che per primo invase
il terreno di gioco dando il via
alla contestazione generale
venne arrestato e punito per la
sua condotta. Jorge de Azambuja,
il capo della polizia colpevole
di aver ordinato ai suoi agenti
di utilizzare i lacrimogeni,
venne sottoposto a processo e
sette anni più tardi fu
condannato a 30 mesi di
reclusione. Successivamente
venne perseguito anche uno dei
magistrati che condussero le
indagini sulla tragedia, fu
accusato di aver consegnato la
relazione sugli avvenimenti in
ritardo e di non aver fatto
eseguire l'autopsia sui corpi
delle vittime. Il ministro degli
interni all'epoca dei fatti,
Juan Languasco, benché additato
da molti come uno dei
responsabili del disastro non
venne mai formalmente accusato
di nulla. In compenso il governo
presieduto da Fernando Belaúnde
Terry, per scongiurare il
ripetersi di altre rivolte
popolari, decretò per un mese la
legge marziale sul territorio
nazionale. Dal punto di vista
sportivo la principale
conseguenza fu che il torneo
preolimpico venne dichiarato
concluso e tutte le partite
rimanenti cancellate:
l'Argentina fu decretata
campione del torneo e si
qualificò per le Olimpiadi
mentre le nazionali di Brasile e
Perù dovettero invece affrontare
uno spareggio per definire la
seconda qualificata. La partita
si disputò il 7 giugno a Rio de
Janeiro e terminò con la
vittoria dei verdeoro per 4-0.
Ogni anno nell'anniversario
della tragedia si svolgono
diverse manifestazioni per
commemorare le vittime; nel
2014, in occasione del
cinquantenario del disastro, è
stata celebrata una solenne
messa commemorativa nella
Cattedrale di Lima officiata dal
cardinale Juan Luis Cipriani
Thorne".
Fonte: Wikipedia.org |
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17.09.1967 |
Kayseri,
Scontri fra Tifoserie |
Tragedia "Atatürk Stadyumu"
|
(Kayserispor
– Sivasspor) |
43
Vittime |
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"Quasi 21.000 persone
parteciparono al primo incontro
di campionato fra Kayserispor e
Sivasspor. Migliaia di persone
che non potevano entrare nello
stadio affollavano i tetti degli
edifici vicini, senza tener
conto della loro sicurezza
personale. A causa della
tensione tra i tifosi delle due
squadre, la sicurezza
all'ingresso dello stadio fu
rafforzata; molte armi, tra cui
coltelli, bastoni, catene e
coltelli da tasca furono
confiscati. La partita iniziò in
un'atmosfera tesa. Al ventesimo
minuto, l'attaccante del
Kayserispor, Oktay, segna. Dopo
il gol, alcuni giocatori di
entrambe le squadre iniziarono a
scontrarsi per un motivo
sconosciuto. L'arbitro della
partita mostrò un cartellino
rosso ad uno dei giocatori del
Kayserispor, ma dopo le strenue
obiezioni cambiò la sua
decisione permettendo al
giocatore di restare in campo.
Dato che il livello di tensione
era aumentato, i tifosi
cominciarono a lanciarsi sassi,
prima individualmente e poi in
gruppo. Un gruppo di tifosi del
Sivas, cercando di sfuggire alle
pietre, si precipitò verso il
campo e le porte di uscita.
Quelli che avevano cercato di
entrare in campo furono
raggiunti dai manganelli della
polizia e tornarono indietro. In
preda al panico, migliaia di fan
del Sivas premevano verso il più
vicino dei cancelli,
schiacciandosi contro la
recinzione davanti alla tribuna.
Quando l'onda umana si ritrasse,
la scena fu terribile: 40
persone erano morte e almeno 300
rimaste ferite. Appena la
violenza in campo crebbe,
l'arbitro annullò l'incontro. I
giocatori di entrambe le squadre
fuggirono negli spogliatoi per
paura della propria incolumità.
Tutti i membri del team del
Sivas restarono rinchiusi nel
proprio spogliatoio ed un
poliziotto fu messo loro di
guardia. Yusuf Ziya Özler, uno
dei giocatori del Sivasspor, è
sicuro che se i tifosi del
Kayseri avessero visto che c'era
un solo poliziotto di guardia al
team, sarebbero stati uccisi
senza pietà. Una volta che i
tifosi del Sivas uscirono in
strada, distrussero circa 60
auto private e la palestra della
città. Questi, poi, diretti a
ovest di Kayseri in convoglio, a
50 chilometri sull'autostrada di
Kayseri, si fermarono e
cominciarono a dar fuoco alle
automobili, autobus e camion con
il numero di targa di Kayseri".
Fonte: Paul Darby ("Soccer and Disaster:
International
Perspectives") |
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23.06.1968 |
"Tragedia de la
Puerta 12"
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Buenos Aires, "Estadio
Monumental" |
(River Plate -
Boca Juniors) |
71 Vittime |
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"E’
stata la più grande tragedia del
calcio argentino. Di più. E’
stata una autentica strage. 71
vittime. Età media 19 anni,
morti al termine di una partita
di calcio. Era il 23 giugno del
1968. La partita era … "La
partita". River Plate contro
Boca Juniors. Al Monumental, la
casa dei "Millionarios". Quelli
sono anni maledetti per
l’Argentina. La crisi economica
sta investendo il Paese dopo la
grande illusione del 1963/1964
dove il calo della
disoccupazione fu sensibile e
dove il salario reale crebbe in
maniera importante. Solo due
anni prima c’è stato un golpe
militare, quello guidato dal
Generale Julio Alsogaray che
porterà al potere il Generale
Juan Carlos Ongania, a spazzar
via la schiacciante vittoria del
Peronismo alle elezioni del
1965. La repressione, che il
popolo argentino conoscerà in
maniera devastante meno di dieci
anni dopo, è all’ordine del
giorno. Sono anni duri, dove la
violenza è in ogni piega della
vita del Paese. Il calcio non fa
differenza, anzi. E’ violenza
sugli spalti ed è violenza in
campo. Ed è in questo contesto
che si gioca il "Superclasico"
di quell’inverno del 1968. La
partita è "aburrida" come dicono
da quelle parti. Poco
spettacolo, poche giocate e
tanti calcioni. Gli spalti ai
tempi non erano certo simili ai
"salotti" degli stadi inglesi
attuali. E quel giorno il clima
dentro il Monumental, era
particolarmente teso. Bandiere
avversarie bruciate, frizioni
continue tra le due tifoserie,
lancio di oggetti vari da un
settore all’altro. Uno dei
"passatempi" preferiti ai tempi
era quello di riempire bicchieri
di carta di urina e lanciarla
nei posti sottostanti. Questo in
particolare pare fosse
l’esercizio preferito quel
giorno soprattutto fra i tifosi
più giovani. Mancano meno di 10
minuti alla fine del match. La
partita, come detto, è tutto
fuorché avvincente. Fa freddo,
in Argentina è pieno inverno e a
quel punto un grande numero di
tifosi del Boca decidono di
avviarsi vero le uscite. Una di
queste è la "Puerta 12",
uno
dei cancelli, stretti e ripidi
da dove gli stessi tifosi sono
entrati meno di due ore prima. E
qui succede qualcosa di
imprevisto. E tragico. I tifosi
che stanno scendendo verso quel
cancello ad un certo punto si
trovano davanti altri tifosi che
non riescono a defluire
normalmente. Alle loro spalle
continuano ad arrivare tifosi
che si incanalano verso quel
budello stretto, irregolare e
semibuio. Bastano pochi minuti
per trasformare quel posto in
una trappola mortale. Ci sono
centinaia di persone intruppate
in pochi metri. La calca è
spaventosa. Da dietro continuano
a scendere tifosi. Chi è davanti
invece tenta disperatamente, e
inutilmente, di risalire. Lo
spazio per respirare non c’è
più. Si diffonde la "bestia"
peggiore che può insinuarsi
nell’animo umano; il panico. Chi
perde l’equilibrio e cade a
terra non ha possibilità di
scampo. I tifosi del Boca che
scendono dalla porta a fianco,
la 13, notano immediatamente che
c’è qualcosa che non va. Ma la
polizia è già lì ed è schierata
in massa proprio davanti alla
porta 12. Cosa è successo
realmente ? Intanto iniziamo
dalla fine. Nessun colpevole.
Per il Governo Argentino e la
giustizia del Paese nessuno ha
avuto responsabilità oggettive
in questa tragedia. "Una
disgrazia". Le terribili parole
con cui tante, troppe volte,
abbiamo sentito mettere il
sigillo su tragedie, stragi, e
disastri di varia natura. Il
Governo argentino,
immediatamente dopo la tragedia,
ha un solo obiettivo; chiudere
"la pratica" il più presto
possibile. I racconti di chi si
presenta spontaneamente alla
Polizia per testimoniare non
vengono trasformati in verbali,
anzi. Molti dei testimoni
oculari di quel giorno vengono
minacciati. Viene offerto un
pugno di "pesos" alle famiglie
che hanno perso tanti dei loro
ragazzi quel giorno, sì e no
abbastanza per pagare il
funerale di quei disgraziati che
hanno perso la vita per una
partita di calcio. La cifra è
ridicola. Vergognosa. Poco più
di 1.000 dollari a famiglia. In
cambio una firma per rinunciare
ad aprire azioni legali contro
il River, la Federazione
Argentina e la Polizia.
Accettarono quasi tutti. Tranne
due. Nélida Oneto de Gianolli y
Diógenes Zúgaro che fecero causa
per Responsabilità Civile al
River e che ricevettero a fine
processo 50.000 dollari circa
cadauno. L’inchiesta termina
quasi subito. Qualcuno dice che
i tornelli che servono per far
entrare ad uno ad uno i tifosi
all’inizio della partita non
sono mai stati tolti e che
scendendo i tifosi del Boca se
li sono trovati davanti come
ostacolo insormontabile.
Qualcuno parla di negligenza,
addirittura della saracinesca di
entrata della "Puerta 12"
praticamente chiusa
completamente e che ha
virtualmente intrappolato i
tifosi del Boca in quel piccolo
budello. Ma sono in tanti che
danno un’altra, ancor più
agghiacciante versione. Come
detto c’è un governo militare al
potere, instauratosi dopo un
Golpe meno di due anni prima.
Durante la partita i tifosi del
Boca intonano spesso cori
"Peronisti", assolutamente
vietati a quell’epoca. La
Polizia aspetta il momento per
farsi giustizia. Il momento
giusto è mentre i tifosi
iniziano a scendere verso
l’uscita. Ci sono già state
cariche nel secondo anello ma
ora buona parte dei poliziotti
sono sistemati all’uscita
proprio della "Puerta 12",
quella da dove usciranno gran
parte dei tifosi del Boca. E lì
pare inizi la carica più
violenta a tutti coloro che si
apprestano ad uscire da
quell’angusto cancello. Così si
spiegherebbe il perché non solo
quasi nessuno riesce ad uscire
ma anche il perché tanti tentino
disperatamente di risalire
l’ingresso e tornare verso la
relativa tranquillità della
tribuna. Come detto certezze
assolute non ce ne sono. Ma il
coro che si poteva udire sugli
spalti nel derby successivo,
cantato da tutti i tifosi del
Boca e pare anche da tanti di
quelli del River, lascia ben
poco spazio alle supposizioni…
"No habia puerta, no habia
molinete, era la cana que daba
con el machete"… "non è stata
colpa della porta, non è stata
colpa dei tornelli, è colpa
della polizia che picchiava col
manganello"… (Nota:
questo articolo è stato
possibile grazie alla preziosa
collaborazione di due grandi
amici che, come altri in
passato, mi hanno dato la
possibilità di raccontare le mie
piccole storie, questa in
particolare. Grazie a Federico
Lopez Campani e a Roberto
Bianchi)".
Fonte:
Futbolquepasion.com ("Storie
maledette: la Puerta 12" di Remo
Gandolfi) |
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15.06.1969 |
San Salvador, Scontri
fra Tifoserie |
Tragedia
"Estadio
de la Flor Blanca"
|
(El Salvador -
Honduras) |
3 Vittime |
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"È l’8 giugno 1969. Tegucigalpa,
capitale honduregna. All’Estadio
Nacional è in programma la gara
d’andata tra Honduras ed El
Salvador. Le due squadre si
affronteranno in un doppio
confronto andata-ritorno per
stabilire chi si qualificherà ai
mondiali messicani. Chi vince va
ad affrontare la vincente di
Haiti-Stati Uniti per l’unico
posto in palio. C’è però un
piccolo antefatto da raccontare:
i due paesi, entrambi
filoamericani, non hanno un
rapporto propriamente idilliaco.
Gli USA investono in entrambi
gli stati, ma in Salvador gli
investimenti sono maggiori: c’è
un’importante crescita economica
e, di conseguenza, un elevato
aumento di nascite e di
popolazione. Lo stato è
densamente popolato, ma molto
piccolo a livello territoriale.
Tantissimi contadini
salvadoregni si ritrovano così
disoccupati. L’Honduras è invece
più povero, più esteso, più
ricco di terre e meno abitato:
una soluzione perfetta. Così,
nel 1967, i due dittatori Fidel
Sanchez (El Salvador) e Oswaldo
Lopez (Honduras) firmano la
"Convenzione bilaterale
sull’immigrazione". Sono 300
mila i salvadoregni che varcano
il confine e si stabiliscono in
Honduras per coltivare terreni.
Il pericolo però è in agguato. I
campesiños honduregni non
accolgono di buon grado l’arrivo
dei salvadoregni, viste le
condizioni di miseria in cui già
vivono e il fatto che la riforma
agraria avviata nel 1968 dal
governo di Tegucigalpa non porta
alcun esito. Col passare del
tempo il malcontento aumenta e
nel 1969 Lopez attua una
drastica decisione. Per non
portare
torti
ai latifondisti e alle grandi
compagnie americane che
appoggiano la sua dittatura (tra
cui la United Fruit Company,
oggi conosciuta come Chiquita),
attraverso un decreto del
Ministero dell’Agricoltura,
impone la confisca delle terre e
l’espulsione dei 300 mila
salvadoregni che vivono in
Honduras. Viola sostanzialmente
l’accordo della convenzione. I
salvadoregni vengono privati di
case e terre e rispediti nel
loro paese. Invano il governo di
Sanchez prova a far cambiare
idea all’Honduras. È in questo
clima di elevatissima tensione
che Honduras ed El Salvador si
giocano l’accesso alla Coppa del
Mondo. L’andata, come detto, si
gioca l’8 giugno. I giocatori
salvadoregni cercano di
soggiornare in Honduras il minor
tempo possibile, ma nella notte
che precede la gara, il loro
albergo è preso di mira da
continue sassaiole e i rumori
provocati dai clacson si fanno
sempre più incessanti.
Nonostante ciò l’Honduras trova
il gol partita solo ad un minuto
dalla fine. Nel frattempo in El
Salvador la sconfitta è un vero
e proprio dramma e causa
addirittura il suicidio della
18enne Amelia Bolaños, figlia di
un generale dell’esercito,
uccisasi con un colpo di
pistola. La giovane viene
considerata un’eroina e le
vengono tributati i funerali di
stato. Il governo salvadoregno
non esita a sfruttare la vicenda
a scopo propagandistico: il
clima, una settimana dopo, a San
Salvador, è pure peggiore.
Contro l’hotel dove alloggiano
gli honduregni sono lanciati
sassi, uova e bombe artigianali.
I giocatori sono costretti a
rifugiarsi sul tetto fino
all’arrivo della polizia. Per
portarli all’Estadio de la Flor
Blanca di San Salvador viaggiano
all’interno dei carri armati
dell’esercito. Piovono bordate
di fischi al momento dell’inno
honduregno e la bandiera della
squadra ospite viene persino
bruciata. Per i padroni di casa
è tutto troppo facile contro i
terrorizzati honduregni: finisce
3-0. Il bilancio finale vedrà
poi due morti e decine di feriti
tra i tifosi ospiti. Il
regolamento di allora però non
prevedeva la soluzione dei gol
in trasferta, per cui è
necessario uno spareggio: si
gioca all’Azteca di Città del
Messico, che un anno più tardi
sarà teatro del "partido del
siglo", Italia-Germania 4-3. È
il 26 giugno 1969. I tempi
regolamentari si concludono sul
2-2. Alla fine sono i
salvadoregni a gioire grazie al
gol di Mauricio Rodriguez al
101’. Finisce 3-2. El Salvador
passa il turno e affronterà poi
Haiti (vincendo anche qui allo
spareggio), qualificandosi ai
mondiali messicani. A Città del
Messico però la polizia non
riesce ad evitare il contatto
tra le due tifoserie. 5000
agenti di polizia non bastano ad
impedire violenza e disordini
dentro e fuori dallo stadio. È
il preludio a quanto succederà
dal 14 al 19 luglio. El
Salvador, senza preavviso,
attacca l’Honduras,
giustificando l’azione con una
necessaria difesa preventiva dei
confini nazionali. L’Honduras,
in difficoltà, riesce comunque a
reagire ai bombardamenti
salvadoregni. La guerra si
conclude solo 100 ore dopo,
soprattutto grazie
all’intervento dell’OSA
(Organizzazione Stati
Americani), che impose presto la
pace e nuove regole tra i due
paesi. Ma il tempo è sufficiente
a provocare migliaia di vittime,
militari e civili, quasi 6 mila
totali, mentre circa 50 mila
sono gli sfollati. Un conflitto
combattuto con mezzi risalenti
addirittura alla seconda guerra
mondiale, e con modalità da
seconda guerra mondiale, che in
poco tempo viola e devasta una
condizione generale già da tempo
precaria. Tutto ciò per una
partita di calcio ?".
Fonte:
Sportsophia.wordpress.com
16.06.2015 ("Storie di un altro
calcio: Honduras vs El Salvador,
la guerra del pallone" di Andrea
Gariboldi) |
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25.12.1969 |
Tragedia Stadio di Bukavu |
Congo Orientale,
Affollamento |
(Partita Locale) |
27 Vittime |
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"Bukavu,
26 dicembre. Ventisette morti e
centocinque feriti sono le
vittime di una agghiacciante
tragedia avvenuta ieri allo
stadio di Bukavu, nel Congo
Orientale. Il dramma si è
verificato prima dell'inizio di
una partita di calcio quando la
folla, premendo agli ingressi
del campo sportivo per occupare
ì posti migliori, ha provocato
una caotica ressa che ha
soffocato numerose persone,
soprattutto bambini fra gli otto
e gli undici anni. Per assistere
all'incontro si era recato allo
stadio anche il presidente
Mobutu con il presidente del
Burundi Michel Michombero:
secondo la versione dì uno dei
feriti, Janvier Kalonga,
funzionario dei servizi
meteorologici di Bukavu, quando
è stato annunciato l'arrivo di
Mobutu la polizia ha fatto
interrompere l'afflusso del
pubblico. In quel momento
all'interno dello stadio (che
dispone di due sole entrate, non
molto ampie) si trovavano già
alcune migliaia di persone.
Quando il gruppo delle autorità
ha preso posto in tribuna le
porte sono state riaperte e la
folla si è precipitata
all'interno travolgendo quanti
occupavano le prime file in
attesa davanti ai cancelli:
migliaia di persone hanno
esercitato una pressione
tremenda, calpestando e
sfigurando decine di bambini. In
pochi minuti la tragedia si è
compiuta, con il suo luttuoso
bilancio: 27 morti e 105 feriti
(sette dei quali in gravissime
condizioni). Il pubblico ha
sfollato in silenzio lo stadio
quando è stato annunciato il
rinvio della partita in segno di
lutto. Questa mattina il
ministro dell'Interno Joseph
Nsinga ha sospeso il governatore
della provincia di Kivu e il
sindaco di Bukavu ritenendoli
responsabili dell'accaduto. In
effetto appare del tutto
illogica la decisione presa
dalle forze dell'ordine che ha
lasciato crescere
l'assembramento della folla
all'ingresso dello stadio per
far entrare senza disturbo
Mobutu e Michombero. Come in
altre tragedie degli stadi,
anche in questa circostanza è
risultata fatale l'imperizia
degli organizzatori: quando si
allestiscono manifestazioni
sportive che attirano grandi
masse di pubblico è sempre
pericoloso non poter disporre di
un adeguato numero di uscite (e
in questo caso di ingressi) e
non saper regolare l'afflusso
degli spettatori. Tra i feriti
vi sono numerosi impiegati
addetti al servizio d'ordine.
Per far fronte alla sciagura le
autorità hanno dovuto mettere in
stato d'allarme tutti i servizi
sanitari della regione"
d.g.
Fonte: La Stampa
27.12.1969 |
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2.01.1971 |
Il Disastro di "Ibrox
Park"
|
Glascow,
Affollamento "Scala 13" |
(Rangers -
Celtic) |
66 Vittime |
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Sabato
2 gennaio 1971 ad "Ibrox Park"
sta andando in scena l’Old Firm,
il derby di Glascow fra Rangers
e Celtic, al quale assistono
circa 75.000 persone. Dopo un
incontro abbastanza equilibrato
all’ 89° minuto di gioco il
Celtic passa in vantaggio con
una rete di Jimmy Johnstone
mentre già alcuni tifosi di casa
stanno abbandonando lo stadio
(come consuetudine in Gran
Bretagna ancora oggi).
All'ultimo secondo di gara,
però, Colin Stein pareggia il
conto segnando per i Rangers ed
il pubblico esplode in un
giubilo incontenibile. Di
conseguenza, secondo alcuni,
molti tifosi si riversarono di
nuovo dentro lo stadio sbattendo
contro chi stava uscendo sulla
famigerata scalinata 13, secondo
altri, invece, la caduta
accidentale di un ragazzino
suscitò il panico a catena. Sta
di fatto che alla fine si
contarono 66 morti (di cui 14
bambini e una donna) e almeno
145 feriti (I
rapporti di polizia riferirono
che in certi punti della
scalinata vi furono cataste di
corpi umani alte quasi due metri).
La seguente inchiesta degli
inquirenti chiarì che, in
realtà, tutti i tifosi stavano
andando in direzione dell’uscita
scendendo la scalinata, per cui
le cause reali della tragedia
erano dovute all’ inadeguatezza
delle uscite per la folla di
persone in movimento. Da quel
giorno l’"Ibrox Park" diviene lo
spauracchio nella sicurezza di
moltissimi stadi del Regno
Unito. Anche se, in realtà,
purtroppo, non servirà a
nulla...
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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4.03.1971 |
Brasile,
Esplosione Faro,
Ressa folla |
Salvador Bahia, Estadio "Fonte
Nova" |
(Vitoria - Gremio) |
4
Vittime |
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"Una
tragedia dalle assurde
proporzioni è scoppiata in
Brasile durante l'inaugurazione
del nuovo stadio di Salvador
mentre, alla presenza delle
massime autorità brasiliane, tra
cui il presidente Emilio
Garrastazu Medici, si stava
disputando l’incontro di calcio
tra il Gremio di Porto Alegre e
il Vitoria. Si parla di quattro
morti e quasi 1500 feriti. La
causa sarebbe stata una rissa
fra spettatori, che ha poi
provocato un fuggi fuggi
generale. E' avvenuto tutto
talmente in fretta che si è
stentato a capire cosa fosse
successo: le prime notizie
parlavano di un incidente
(un'esplosione di due grosse
lampade del sistema di
illuminazione dello stadio).
Invece è stata soltanto una
rissa, e poi l'improvviso timor
panico che ha preso qualcuna
delle persone più vicine al
parapiglia, a scatenare una
reazione a catena dalle atroci
conseguenze. Qualcuno è scappato
per non finire fra i litiganti,
è inciampato, è caduto, travolto
da altra gente: molti sono
finiti in campo, abbattendo le
transenne".
Fonte: Stampa Sera 5.03.1971
NDR: Questo
stadio ospitò molte partite
della Nazionale
di calcio del Brasile
tra il
1969
e ill1999, ma
dopo il drammatico crollo strutturale di
parte di una tribuna, avvenuto
nel 2007,
con altri lutti e feriti il
governatore dello Stato di
Bahia
Jacques Wagner decise di avviare
la demolizione dell'impianto,
prevedendoola
costruzione di un nuovo stadio
in vista dei
campionati di "Brasile 2014")) |
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17.02.1974 |
Tragedia Stadio "Zamalek" |
Il Cairo, Crollo in
Tribuna |
(Zamalek-Dukla
Praga) |
49 Vittime |
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Il
17 febbraio 1974 al Cairo è in
programma una prestigiosa
amichevole fra lo Zamalek e il
Dukla Praga (una forte compagine
europea dell'epoca). La sede
inizialmente individuata nella
capitale egiziana per ospitare
questo importante evento è lo
stadio
"Nasser" che contiene una
capienza massima di 80mila spettatori. Si decide, poi,
all'ultimo e inspiegabilmente
sullo stadio Zamalek, due volte
più piccolo. Una scelta che si
rivelerà alla fine tragica.
Infatti il richiamo per questa
partita di cartello è davvero
tanto grande, così quanto
l’afflusso della tifoseria
egiziana per assistere
all'incontro è oltre ogni
previsione e certamente
superiore ben oltre la capienza
del piccolo impianto. Si stimano
presenti 60.000 spettatori. In
seguito al crollo di uno
steccato in una tribuna
moriranno nella calca 49 tifosi
e 47 vi resteranno feriti. La
partita viene annullata dopo la
drammatica sciagura "annunciata"
come tante altre…
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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24.08.1974 |
Blackpool, Omicidio
Tifoso |
"Bloomfield
Road" Stadium |
(Blackpool -
Bolton Wanderers) |
Kevin Olsson |
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Il 24 agosto 1974 Kevin Olsson,
diciasettenne tifoso del
Blackpool, in fila fra la folla
che sta entrando nel settore
"Spion Kop" del Bloomfield Road
Stadium dove si disputerà
l’incontro di Premier League
della squadra di casa contro il
Bolton Wanderers davanti a
15.513 spettatori, viene
pugnalato a tradimento alle
spalle e muore. Il giovane è il
primo tifoso inglese assassinato
dentro uno stadio di football.
Al termine dell’incontro,
numerosi rinforzi della Polizia
giungono dal Lancashire per
trattenere i tifosi nello stadio
e indagare sul terribile fatto
di sangue. Sarà questo episodio
l'inizio di un autentico odio
sportivo fra le due tifoserie.
L’ex calciatore del Blackpool
Jimmy Armfield, in quella
occasione allenatore del Bolton,
si reca in visita per un’ora
dalla famiglia del giovane,
straziata. Il ministro dello
sport, Dennis Howell, dopo aver
visitato il luogo del crimine
accenna all’introduzione di
tessere identificative per i
tifosi di calcio. Per
l’assassinio di Kevin non
pagherà mai nessun responsabile.
Un minorenne accusato del reato
verrà assolto al processo
davanti alla Lancaster Crown
Court. Addolorato, suo fratello
Geoffrey, dirà in ricorrenza di
un anniversario della morte di
Kevin: ′′C'è ancora qualcuno che
cammina per strada che ha ucciso
mio fratello. Qualcuno che ha
fatto compleanni, natali,
ricorrenze e figli. Niente è mai
stato risolto e penso che sia un
po' troppo tardi per questo ora,
ma guardando i crimini compiuti
in quegli anni qualcosa potrebbe
venire in mente. Kevin aveva un
sacco di amici e c'erano più
persone al funerale di quanto la
chiesa potesse ospitare. Era un
tipo sportivo felicemente
fortunato".
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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8.02.1981 |
Atene, Disastro del "Gate 7"
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Stadio "Georgios Karaiskakīs" |
(Olympiakos -
AEK Atene) |
21
Vittime |
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"L'8
febbraio 1981 durante gli ultimi
minuti di gioco della partita di
campionato greco tra Olympiakos
e AEK Atene (terminata con lo
storico punteggio di 6-0 per l'Olympiakos)
numerosi tifosi della squadra di
casa si precipitarono verso il
Gate 7 (Θύρα 7) per guadagnare
l'uscita. Dato che le porte
erano parzialmente chiuse,
alcuni tifosi persero
l'equilibrio, causando un
effetto domino per il quale
dozzine di sostenitori caddero
l'uno sull'altro e furono via
via calpestati da decine e
decine di altri tifosi che,
ignari di ciò che stava
succedendo, sopraggiungevano
verso l'uscita. Diciannove
tifosi persero la vita allo
stadio, altri due in ospedale
per le ferite riportate. I
feriti furono almeno 55, molti
dei quali gravi. La maggior
parte dei morti e dei feriti
erano adolescenti e giovani
adulti. In memoria della
tragedia l'8 febbraio di ogni
anno allo stadio si celebra un
incontro di tifosi che
scandiscono ritmicamente le
parole "Αδέρφια, ζείτε, εσείς
μας οδηγείτε" (Adhélfia, zíte,
esís mas odhiyíte, "Fratelli,
voi vivete, siete coloro che ci
guidano"). Nel settore dello
stadio dove si trova il Gate 7
alcuni seggiolini sono di colore
nero anziché rosso e la loro
disposizione forma il numero
"7", mentre nel settore
orientale dello stadio sorge un
monumento che reca i nomi delle
21 vittime. In passato tifosi
del Liverpool e Stella Rossa
hanno reso omaggio alle vittime
della tragedia, avvertita come
un evento drammatico di portata
nazionale e internazionale. Il
gruppo di tifosi Gate 7 (Θύρα
7), uno dei più nutriti gruppi
di sostenitori dell'Olympiakos,
si chiama così proprio in
memoria del triste evento. Si
tratta della tragedia calcistica
più grave mai accaduta in Grecia
e tra le più gravi nella storia
dello sport".
Fonte: Wikipedia.org |
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19.11.1981 |
Ibague, Crollo Tribuna |
Estadio "Manuel Murillo
Toro" |
(Kokorico Tolima
- Deportivo di Cali) |
18
Vittime |
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"BOGOTA'
- Un muro è crollato nello
stadio di Ibague. capoluogo
della provincia settentrionale
di Tomlima. provocando la morte
di diciotto persone e il
ferimento di altre 100. II
cedimento del muro ha fatto
crollare la tribuna sulla quale
avevano preso posto centinaia di
spettatori in attesa che avesse
inizio l'incontro tra la squadra
locale del Deportes Tolima e il
Deportivo di Cali, valido per il
campionato di calcio colombiano
di serie A. Al momento del
crollo, nello stadio "Manuel
Murillo Toro", erano già
presenti 25 mila spettatori.
L'anno scorso lo stesso impianto
rimase a lungo chiuso per il
crollo di un'altra gradinata per
fortuna in un giorno in cui lo
stadio era vuoto. Questi
incidenti, ed una certa
superficialità nei controlli,
fanno davvero pensare che -
considerando anche la situazione
del Paese - l'assegnazione del
Mundial 86 alla Colombia sia
davvero un grosso rischio".
Fonte: La Stampa
20.11.1981 |
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20.10.1982 |
Tragedia Central
"Lenin" Stadium
|
Mosca, Sedicesimi Coppa U.E.F.A. |
(Spartak Mosca –
HFC Haarlem) |
66 (340 ?)
Vittime |
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(omissis)… "Quella
sera si disputava la
partita di andata di
sedicesimi di Coppa
Uefa tra i padroni
di casa dello
Spartak Mosca e gli
olandesi dell’HFC
Haarlem. Allo Stadio
Centrale Lenin di
Mosca - oggi stadio
Luzhniki - erano
accorsi oltre 15mila
tifosi, malgrado gli
oltre 10 gradi sotto
zero. Questo perché
lo Spartak era la
squadra
rappresentativa del
popolino, della
gente umile che si
animava per le
giocate dei propri
beniamini,
contrapposta al
Lokomotiv, la
squadra dei
ferrovieri, alla
Dinamo e al CSKA,
con cui si
identificavano le
forze di polizia. A
causa del ghiaccio,
alcuni settori dello
stadio non erano
agibili e tutti gli
spettatori erano
stati disposti nella
Tribuna Est, che era
stato sistemato
all’ultimo alla
bell’e buona. Questa
scelta era stata
anche apprezzata dai
tifosi moscoviti,
visto che la maggior
parte di loro -
soprattutto operai e
studenti - avevano
preso la metro per
arrivare allo stadio
e la fermata dava
proprio sulla
Tribuna Est. Dopo 16
minuti dal fischio
di inizio, è lo
Spartak ad andare in
vantaggio, grazie ad
un gol di Edgar
Gess. Poi la partita
scorre lenta e
monotona, anche a
causa delle pessime
condizioni
climatiche e del
campo. Con la
partita in stallo,
verso l’ottantesimo
molti tifosi
moscoviti, allora,
decidono di
abbandonare lo
stadio, così da non
trovare file o
intoppi alla metro.
Sembrerebbe una
tranquilla serata di
calcio come tante
altre, quando
all’85° il difensore
Sergei Shvetsov
sigla il definitivo
2 a 0: la gente,
accalcata sulle
scale per l’unica
uscita, sente
l’esultanza
proveniente dalle
tribune e quindi in
molti decidono di
tornare indietro,
venendo però
bloccati dalla
polizia. E’ una
bolgia. Ma il peggio
ancora deve venire.
Infatti, mentre le
persone restano
imbottigliate tra le
scale, spintonate a
destra e a manca,
accade
l’imprevedibile:
inadatte a
sopportare un peso
simile, le scale
cedono di schianto.
E’ una carneficina.
Alla fine il
bilancio ufficiale è
di 66 morti e 61
feriti, anche se,
secondo alcune
fonti, le vittime
sarebbero
addirittura 300. Il
tutto a causa, non
solo del crollo
delle scale e della
calca che si era
generata, ma anche
perché le milizie
erano tutt’altro che
preparate per un
intervento immediato
e i soccorsi
arrivarono con molto
ritardo. La totale
disorganizzazione
della polizia
provocò inoltre
problemi nell’uscita
degli altri
spettatori ancora
sugli spalti, che
rimasero a lungo
intrappolati nello
stadio
Al contrario, la
polizia fu
tutt’altro che
disorganizzata
nell’insabbiare
tutta la vicenda.
Appena terminato
l’incontro, mentre
ancora si cercava di
capire l’entità
dell’incidente, le
due squadre vennero
sbrigativamente
allontanate dallo
stadio. Il giorno
seguente sul
giornale "Il Vespro
di Mosca" riportò
che nello stadio
Lenin "c’erano stati
degli incidenti che
avevano comportato
lesioni a qualche
tifoso". Una
rilettura totalmente
distorta di ciò che
era avvenuto. Nei
giorni successivi i
rapporti ufficiali
sulla vicenda non
sono per nulla
chiari e omettono di
spiegare la gravità
dell’incidente. Come
capro espiatorio
viene identificato
un tale Panchickin,
il custode dello
stadio, che viene
ritenuto il
responsabile delle
precarie condizioni
dell’impianto e
viene condannato a
18 mesi di lavori
forzati. Perché
tutto questo ?
Perché di mezzo c’è
la politica.
Breznev, ormai
malato e sul punto
di lasciare la guida
della Russia, voleva
che comunque
l’Unione Sovietica
avesse dato ancora
un’immagine di sé
forte e invincibile,
lontano da qualsiasi
debolezza. Uno
scandalo come quello
dello stadio Lenin
sarebbe
inaccettabile, ed è
per questo che viene
dato inizio ad
un’autentica
campagna di
disinformazione. Pur
di non apparire una
nazione in declino e
lontana dalle
superpotenze
mondiali, si cerca
di nascondere tutto.
Solo anni dopo, il
nuovo segretario del
PCUS Jurii Andropov
ordinò un’inchiesta
sul disastro
avvenuto e vennero
riportati alla luce
molti dettagli e
aspetti della
vicenda che erano
stati celati. Eppure
il tentativo di
insabbiamento durò
ancora per anni e
alcuni decessi
furono tenuti
nascosti dalle alte
sfere del Cremlino.
Oggi lo stadio
Luzhniki è uno
stadio
all’avanguardia,
cinque stelle nel
ranking UEFA, ed è
uno degli impianti
più sicuri al mondo.
Eppure quelle 66
persone sono morte
proprio su quegli
spalti, a causa
dell’incuria e
dell’inesistente
manutenzione della
struttura. "Non
avrei mai voluto
segnare quel gol".
Molti giorni dopo il
tragico evento,
furono queste le
dichiarazioni del
difensore Sergei
Shvetsov, autore del
raddoppio dello
Spartak Mosca. Si
sentiva responsabile
di quanto era
accaduto. Ed è
proprio per questo
che il tema della
sicurezza negli
stadi deve essere
affrontato con
sempre maggiore
attenzione e
determinazione.
Perché un momento di
gioia sportiva non
può e non deve
essere mai la causa
di una strage di
vittime innocenti".
Fonte:
Iogiocopulito.it
10.8.2017 ("La
Strage allo Stadio
Lenin di Mosca e
l’insabbiamento del
regime" di Lorenzo
Martini)
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31.10.1982 |
Pallejà (Barcellona),
Pestaggio |
Campo Comunale, Partita
Dilettanti |
(C. D. Estadio
Jaén - C. F. Sicilia) |
José Gómez Rodríguez |
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José Gómez Rodríguez è in Spagna
dove assiste ad una partita
dilettantistica nel campo di
Pallejà, vicino a Barcellona,
fra due squadre di quartiere, l’Estadio
Jaén e il Sicilia.
Viene coinvolto in una
discussione prima con il
portiere del Sicilia e poi con
altri suoi compagni di gioco che
degenera nella sua aggressione
fisica. L’uomo sfugge agli
assalitori e cerca di
raggiungere l’auto parcheggiata
fuori al campo sportivo, è sotto
choc, cade per terra, perdendo i
sensi. Viene portato con urgenza
al Centro della Croce Rossa di
Pallejà, poi trasferito prima
all’ospedale di Martorell e poi
in quello di Bellvitge dove
muore una settimana dopo. Viene
accertata la causa del decesso
per le conseguenze dei colpi
ricevuti nel pestaggio. Sposato,
padre di 3 figli, lavorava al
consolato svedese a Benidorm
dove ricopriva la carica di
vice-console. Due le versioni
sulla causa della sua morte che
differiscono completamente fra
loro. Nella prima, da parte del
portavoce del Club Sicilia,
assume il ruolo del primo
provocatore fuori dal campo, il
quale sarebbe, poi, scivolato
sbattendo il capo contro un
muretto mentre era inseguito dai
calciatori che aveva insultato.
Nell’ altra, suo fratello ed
altri testimoni presenti alla
scena sostengono come sia stato
ripetutamente picchiato dai
giocatori del Sicilia, ricevendo
il colpo più forte, quello che
lo ha tramortito, dal calciatore
con il numero 9. Quest’ultimo
avrebbe nascosto una pietra nel
pugno.
Fonte: Saladellamemoriaheysel.it |
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18.11.1982 |
Cali, Disordini Folla |
Estadio Olimpico
"Pascual Guerrero" |
(Deportivo
Cali - Club America) |
24
Vittime |
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"CALI -
Ventiquattro persone sono morte
e oltre 200 sono rimaste ferite,
dopo un incontro di calcio a
Cali, in Colombia, quando la
folla, presa dal panico, si è
accalcata disordinatamente alle
uscite dello stadio. Tra le
vittime moltissimi i
giovanissimi e le donne. Una di
queste era incinta. Alcuni dei
feriti presentano gravissime
lesioni alle ossa degli arti e
del torace e sono in fin di
vita. La polizia ha riferito che
il panico si è propagato tra le
migliaia di spettatori in uscita
quando alcuni teppisti dall'alto
delle scalinate hanno iniziato a
lanciare bottiglie vuote e ad
orinare sulla folla sottostante.
A rendere la situazione ancor
più allucinante vi erano gli
scoppi ed i lampi dei petardi
lanciati da altri tifosi. Nello
stadio si era appena conclusa la
partita tra la squadra locale
del "Deportivo" e l'ospite del
"Club America", ambedue
militanti nella prima divisione
del campionato di calcio
nazionale. Il sindaco di Cali,
Julio Riascos, in una
dichiarazione ai giornalisti, ha
indicato in ignoti teppisti i
responsabili. Alla partita
avevano assistito circa 45 mila
spettatori, riempiendo lo stadio
in ogni suo ordine. La maggior
parte delle vittime erano tifosi
dell'America, la squadra ospite,
che tradizionalmente occupano la
curva sud dello stadio, dove,
appunto, è avvenuta la tragedia.
E' la seconda sciagura del
genere che avviene in Colombia
in un anno".
Fonte: Stampa Sera
18.11.1982 |
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26.11.1982 |
Algeri, Crollo Pensilina Tribuna |
"Stade du 20
Août 1955" |
(Partita
Nazionale) |
10 Vittime |
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"ALGERI - La tettoia di
una tribuna dello stadio "20
agosto 1955" di Algeri è
crollata ieri sotto il peso di
circa trecento spettatori
"clandestini". Secondo un primo
bilancio pubblicato dal
ministero della Sanità i morti
sono sei e almeno seicento i
feriti. Le prime informazioni
delle squadre di soccorso
parlavano di 10 morti e di un
centinaio di feriti. Il ministro
della Sanità, Àbderrazak Bouhara,
ha detto però che in serata la
maggioranza dei feriti è tornata
a casa dopo aver ricevuto le
prime cure negli ospedali. Il
crollo è avvenuto, durante una
partita di calcio alla quale
assistevano circa quindicimila
spettatori. La pensilina si è
abbattuta sulle 3500 persone che
affollavano la tribuna
sottostante… (omissis)".
Fonte: La Stampa
27.11.1982 |
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5.05.1984 |
Cordoba,
Pestaggio
Poliziotto |
Campo Sportivo
di San Joaquin |
(Naranjo -
Arcángel de Alevines) |
Manuel Luque
Castillejo |
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Il 5 maggio del 1984 nel campo
sportivo di San Joaquin a
Cordoba, nel quartiere di
Naranjo, si gioca l’incontro di
calcio fra il Naranjo e
l’Arcangel, valido per il
campionato nazionale
territoriale. Un gruppo di
tifosi in forte disaccordo
sull’interpretazione di un
episodio di gioco sta passando
dalla discussione alle mani. Una
donna è colpita da un oggetto e
divampa violenta la rissa.
Manuel Luque Castillejo, un
poliziotto spagnolo, si trova
sul posto, libero dal servizio.
E’ senza l’uniforme, ma si
lancia ugualmente in mezzo alla
mischia per pacificare i
litiganti. Per contro, invece,
subisce una brutale aggressione.
Percosso da colpi violenti di
tre o quattro persone, cade per
terra esanime. Non rispondendo
ai tentativi di rianimazione
viene trasferito d’urgenza al
Medical City Reina Sofia, ma vi
arriva cadavere. I medici notano
subito un vistoso livido sul
collo riscontrando la frattura
di una vertebra cervicale. Nato
a Córdoba nel 1955, aveva
ventinove anni, era sposato e
padre di due figli. Era entrato
nel corpo della Polizia
nazionale nel 1976. Tre gli
arresti in seguito alle indagini
svolte in loco.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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21.04.1985 |
Cadice, Estadio
"Ramón de Carranza" |
Campionato
Spagnolo di Serie B |
(Cadice-Castellón) |
Luis Montero
Domínguez |
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E’
primavera a Cadice dove la città
è trepidante per la squadra
vicinissima alla promozione in
Serie A. Il 21 aprile del 1985
lo stadio "Ramon de Carranza",
stracolmo di spettatori, è già
vestito a festa e sventolano le
bandiere prima della partita
contro il Castellón. Quando le
squadre salgono sul terreno di
gioco le "Brigadas Amarillas"
illuminano la Curva Sud con
decine di bengala. Fra loro
sugli spalti due tifosi, Juan
Manuel Orozco Sánchez e Jose
Giménez, lanciano un bengala
della marina (un razzo del
soccorso marittimo che gira in
posizione verticale con
l'obiettivo di raggiungere la
massima altezza possibile per
ottenere la visibilità per
diversi chilometri), ma è anche
la prima volta che lo fanno.
Nell’accensione sono presi dalla
foga e sprovvisti di un tubo per
il lancio, quindi, non riuscendo
ad impartire la dovuta direzione
alla traiettoria, sparano il
razzo in orizzontale contro le
gradinate gremite dalla folla.
Inevitabile l’impatto per lo
sfortunato cinquantaseienne
tifoso del Cadice, Luis Montero
Dominguez, trasportato già
cadavere all’ospedale di Cádiz
dove i medici non possono fare
nulla più nulla per la sua vita:
il bengala lo ha colpito in
pieno al petto esplodendo in una
moltitudine di schegge che gli
paralizzano le funzioni vitali.
Luis era un operaio nei cantieri
navali di Cadice in stato di
pre-pensionamento dall’aprile
1985, non sposato e senza figli.
Viveva ancora in famiglia con
due sorelle a carico. La partita
non fu sospesa, il Cadice perse
per 1 a 0, ma fu promosso
ugualmente alla massima serie.
Jose Manuel Orozco Sanchez restò
in carcere in attesa di
giudizio, Jose Giménez
rilasciato con le spese, ma
secondo il libro di Carles Viñas
"El Mundo ultra", entrambi sono
stati incarcerati il 10
febbraio 1988 con l'accusa di
omicidio.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
NDR: Per ulteriori
approfondimenti:
Aquel Cádiz-Castellón de
infausto recuerdo
-
Ingresa en prisión preventiva el
presunto causante de la muerte
de un espectador en Cádiz…
El ascenso más triste |
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11.05.1985 |
Birmingham, Crollo Muro
Tribuna |
"St. Andrew Ground"
Stadium |
(Birmingham City
- Leeds United) |
Ian Hambridge
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"Oggi
si ricorda la terribile tragedia
di Bradford di 30 anni fa, con i
56 morti nel rogo del Valley
Parade (ne abbiamo parlato
recentemente). Ma in
quell’orrendo 11 maggio 1985 si
registrò un altro dramma, spesso
dimenticato: i devastanti
incidenti del St. Andrew’s
durante Birmingham City-Leeds
United. Era una sfida
sentitissima per la posta in
palio e per la rivalità tra le
due tifoserie. Era l’ultima
giornata di Division Two, con
una vittoria (e la contemporanea
sconfitta dell’Oxford) la
squadra di casa sarebbe salita
in Fist Divisione. La sfida,
vinta 1-0 dai padroni di casa,
fu contrassegnata da continui
episodi di violenza tra i tifosi
fino all’esplosione finale, con
l’invasione di campo, lo scontro
tra hooligans, la polizia a fare
l’impossibile perché il tutto
non degenerasse in modo ancora
più drammatico, respingendo i
supporters con l’intervento
anche dei cavalli. Nella epocale
rissa (il giudice Popplewell, lo
stesso dell’inchiesta sul
disastro di Bradford, descrisse
gli incidenti come "la Battaglia
di Agincourt") a un certo punto
crollò un muretto travolgendo i
tifosi tra cui il povero 15enne
Ian Hambridge: per il ragazzo
furono fatali le ferite alla
testa.
(NDR: alla sua prima
partita allo stadio) Oltre alla
morte di Ian, il bilancio finale
degli scontri di Birmingham fu
di 145 poliziotti e 40 tifosi
feriti e 125 arresti. Fu uno dei
capitoli peggiori nella storia
degli hooligans inglesi. Il
peggiore sarebbe arrivato 18
giorni dopo, allo stadio Heysel
di Bruxelles".
Fonte:
Gazzetta.it ("Ricordando
Ian Hambridge e i morti di
Bradford" di Paolo Avanti)
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11.05.1985 |
Il rogo di Bradford
|
"Valley Parade Stadium" |
(Bradford City -
Lincoln) |
56 Vittime |
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"Sabato
11 maggio 1985 era in programma
allo stadio "Valley Parade" di
Bradford l'incontro tra Bradford
City e Lincoln City, valido per
il campionato di Third Division;
dopo 40 minuti di gioco,
probabilmente a causa di una
sigaretta o un fiammifero,
(NDR:
Le cause reali dell’incendio non
furono mai accertate
definitivamente)
ci fu un primo
focolaio nei pressi del settore
G dello stadio. L'arbitro Don
Shaw, avvertito dal guardalinee,
sospese subito la partita. La
polizia cominciò inizialmente a
far evacuare i tifosi presenti
nel settore vicino all'incendio,
convinti che questo potesse
essere domato. La tribuna,
costruita nel 1908, aveva un
impalcato in legno così come la
copertura che era anche
rivestita di una tela catramata
sigillata con catrame e bitume
la quale prese subito fuoco e
sciogliendosi andava ad
alimentare ulteriormente il
fuoco sulle gradinate
sottostanti e a generare fumo
che limitava la visibilità. In
un paio di minuti le fiamme
cominciarono a diffondersi,
facendo crollare il tetto dello
stadio. I
sopravvissuti
raccontarono che era quasi
impossibile respirare. Molti
spettatori, nel tentativo di
scappare, scesero sul terreno di
gioco, altri erano riusciti a
rifugiarsi nelle case vicine,
altri ancora cercarono di
aiutare la polizia nel tentativo
di salvare qualcuno, ma non
c'erano estintori all'interno
dello stadio; erano stati tolti
per evitare possibili atti di
vandalismo tra gli hooligans.
Tra le tribune e il campo era
stato eretto un muro per
contenere il fenomeno degli
hooligans, come nel resto degli
stadi inglesi nei primi anni
'80. Fortunatamente il muro non
era alto come in altri stadi e
la maggior parte degli
spettatori riuscì a scavalcarlo
e mettersi in salvo nel terreno
di gioco. Se il muro fosse stato
invalicabile il disastro avrebbe
avuto proporzioni ben peggiori.
Anche i giocatori delle due
squadre cercarono di aiutare le
forze dell'ordine e le aiutò
anche l'allenatore del Bradford,
Terry Yorath, che aveva i
familiari nel settore colpito
per primo dalle fiamme. Dopo 4
minuti il settore interessato
dalle fiamme era completamente
distrutto. Pochi giorni dopo la
tribuna sarebbe stata demolita
per essere rimpiazzata con una
più moderna. La maggior parte
dei morti era di età tra meno di
20 e più di 70
anni e tra questi
ci fu anche Sam Firth, ex
presidente della squadra locale
che aveva 86 anni. I feriti
furono ben 265 e molti
sostennero che si trattasse del
più grave disastro della storia
del calcio britannico, anche
peggio della strage che nel 1971
si verificò all'Ibrox Stadium di
Glasgow, dove i morti furono 66
ed oltre 200 i feriti. I
funzionari della polizia
continuarono a lavorare fino
alle 4 del mattino seguente per
rimuovere tutti i corpi, molti
dei quali erano ancora in
posizione verticale nel settore
G coperti dal telone che era
crollato. La tragedia ha
ricevuto l'attenzione dei media
e il sostegno di tutto il mondo,
anche da parte di importanti
personalità come Elisabetta II
del Regno Unito, il premier
inglese Margaret Thatcher e Papa
Giovanni Paolo II. In seguito
alle inchieste della
magistratura britannica lo
stadio di Bradford venne chiuso,
con la squadra che dovette
giocare per quasi due anni (fino
all'inizio del 1987) in campo
neutro, con l'impianto che venne
ristrutturato e reso più sicuro.
A livello penale le famiglie
delle vittime vennero risarcite
di 3 milioni e 500 mila
sterline".
Fonte: Wikipedia.org |
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27.05.1985 |
Città del Messico,
Ressa Folla |
Estadio "Messico
'68" |
(Pumas UNAM -
America) |
8 Vittime |
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"CITTA' DEL MESSICO - Otto morti
e 29 feriti è il bilancio di una
sciagura verificatasi nello
stadio dell'università di Città
del Messico domenica pomeriggio
durante un incontro del
campionato di calcio messicano.
L' incidente si è verificato
all'interno di uno stretto
passaggio pedonale, dove
centinaia di persone senza
biglietto stavano cercando di
raggiungere le tribune già
stracolme di spettatori. L'
incontro in programma era tra le
squadre dell'America e della
Università nazionale. Sugli
spalti dello stadio, c' erano
90.000 persone, mentre la
capienza delle tribune è di
circa 70.000. Il panico che ha
provocato gli incidenti, si è
prodotto tra la gente accalcata
nel sottopassaggio quando il
cancello ad una delle estremità
è stato chiuso. Tra i morti vi
sarebbero quattro ragazzi di età
tra gli 11 ed i 15 anni. Lo
stadio dell'università, chiamato
"Messico '68", è una delle
principali strutture sportive in
cui si giocheranno gli incontri
nella fase finale della Coppa
del Mondo 1986 e sorge nella
parte meridionale della
capitale. Fernando Corona,
portavoce della Croce Rossa
messicana, ha detto di non
riuscire a spiegarsi perché
tanta gente, nello stesso
momento, si sia venuta a trovare
nello stretto cunicolo che dalle
biglietterie di uno degli
ingressi porta alla tribuna. La
polizia ha aperto un'inchiesta
per accertare se si possa
configurare il reato di
negligenza nella disposizione
delle misure di sicurezza e a
chi far risalire la
responsabilità della sciagura.
Il personale della Croce Rossa,
che è intervenuto a portare
soccorso, ha detto che
apparentemente le vittime sono
decedute per asfissia,
schiacciate tra la folla stipata
dentro lo stretto
sottopassaggio. La maggior parte
dei feriti presenta fratture
alle costole e agli arti, ma
molti sono giunti in ospedale
con sintomi di asfissia".
Fonte: La Repubblica
28.05.1985 ("Strage di tifosi a
Città del Messico nello stadio
pieno") |
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29.05.1985 |
Strage Stadio
"Heysel"
|
Bruxelles,
Finale Coppa dei
Campioni |
(Liverpool -
Juventus) |
39
Vittime |
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Museo
Virtuale
Multimediale |
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12.03.1988 |
Nepal, Katmandu,
Affollamento |
Stadio "Dasarath
Rangasala" |
(Janakpur
Cigarette Factory -
Muktijoddha Sangsad) |
93 Vittime |
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"KATMANDU
- Un violentissimo temporale che
ieri ha colpito la capitale del
Nepal, Katmandu, ha seminato il
panico in uno stadio di calcio,
dove almeno 95 persone sono
state calpestate e uccise dalla
folla che si è riversata verso
le uscite ancora sbarrate. Le
dimensioni della tragedia, che
ha provocato anche oltre 300
feriti, avrebbero potuto forse
essere più contenute se non
fosse stato per il fatto che gli
agenti che presidiavano le
cancellate dello stadio
nazionale Dasharat si sono
rifiutati di aprire senza prima
avere ricevuto ordini dai
superiori. Gli incidenti sono
avvenuti quando si stavano
giocando le ultime battute della
finalissima di un torneo di
calcio internazionale. Sul
campo, davanti a oltre 25 mila
spettatori, si stavano
affrontando la squadra nepalese
Janakpur Cigarette Factory e
quella del Bangladesh,
Muktijoddha Sangsad. Il cielo,
secondo quanto hanno riferito
testimoni oculari,
improvvisamente si è incupito.
Dopo qualche minuto Katmandu è
stata investita da un uragano
con lampi e grandine che ha
sradicato alberi, scoperchiato
case e abbattuto piloni
dell'elettricità. Sulle
gradinate dello stadio la folla
è stata presa dal panico e, in
un concitato fuggi fuggi
generale, si è diretta
disordinatamente verso le uscite
trovando però chiusi i grossi
cancelli esterni dello stadio.
Malgrado l'emergenza, gli agenti
di guardia si sono rifiutati di
aprire. Gli spettatori che erano
giunti a ridosso delle
cancellate sono stati
schiacciati contro le pesanti
sbarre di ferro. Altri che si
trovavano più indietro sono
caduti a
terra e sono stati
calpestati a morte. E'
cominciata subito dopo la spola
tra lo stadio e gli ospedali
cittadini. Stando ad alcune
testimonianze solo sei ambulanze
erano disponibili. I feriti sono
stati caricati su autobus, taxi
e automobili di passaggio ma
molti, quando sono arrivati al
pronto soccorso, erano già
morti. Secondo altre
informazioni, la situazione è
stata resa ancora più difficile
dai turni ridotti con cui,
durante il fine settimana,
vengono presidiati gli ospedali.
Non si hanno dati precisi sulla
sorte dei 22 giocatori in campo.
Secondo un diplomatico del
Bangladesh tutti i componenti
della squadra del suo Paese sono
rimasti incolumi. Nessuna
notizia invece sugli atleti
nepalesi. Il primo ministro del
Nepal, Marich Man Singh
Shreshtha, ha visitato, con
altri esponenti del governo, uno
degli ospedali che ospita i
feriti. I familiari delle
vittime lo hanno però accolto
con grida ostili. "Morte alla
polizia", hanno urlato piangendo
i parenti di alcune vittime".
Fonte: La Stampa
13.03.1988 ("Panico allo stadio,
95 morti in Nepal" - © Fotografia:
Wikipedia.it)
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12.03.1988 |
Tripoli, Crollo Tribuna
|
Stadio
"11 Giugno" |
(Libia-Malta) |
50 ?
Vittime |
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"LA
VALLETTA (Malta) - Una partita
amichevole di calcio è finita in
tragedia, giovedì sera allo
stadio 11 giugno di Tripoli. Al
quarantatreesimo minuto del
primo tempo, quando la partita
tra le nazionali di Libia e di
Malta era sull'uno a zero a
favore della squadra di casa,
una tribuna dello stadio gremita
di pubblico è crollata. La
notizia è stata rivelata
dapprima dalla stampa maltese e
solo più tardi, ieri sera, l'agenzia libica Jana
l'ha
confermata, sia pur sminuendo la
gravità della tragedia. La tv
maltese ha anche diffuso le
immagini della sciagura, che
ieri abbiamo potuto vedere nei
telegiornali della sera: la
folla che fugge sugli spalti
dello stadio, l'accorrere delle
ambulanze attraverso il campo da
gioco. E' impossibile farsi un'
idea precisa del numero dei
morti e dei feriti. Fonti vicine
all'ambasciata maltese a
Tripoli hanno dapprima parlato
di cinquanta, forse cento
vittime. La stampa jugoslava,
che pure ha dato notizia del
disastro, di una ventina. Il
Times of Malta di sette
spettatori uccisi. La Jana
soltanto di due morti e 16
feriti. Il bilancio più tardivo,
e forse per questo più
attendibile, è stato fornito
nella serata di ieri dalla radio
maltese, che citando il proprio
corrispondente nella capitale
libica ha parlato di diciassette
morti. Numerosissimi i feriti
ricoverati
negli ospedali di Tripoli. l'unica versione ufficiale,
molto
reticente, dell'accaduto è
quella fornita dall'agenzia
Jana: una tribuna dello stadio
11 giugno è crollata ieri sotto
il peso dei tifosi e decine di
persone sono rimaste ferite. Ma
questo arido resoconto nasconde
una tragedia che un funzionario
della Federazione calcistica
maltese, testimone oculare, ha
definito terrificante. A Tripoli
era in corso un festival
sportivo libico-maltese, e l'amichevole tra le due nazionali
di calcio era la prima
manifestazione in programma, una
sorta di inaugurazione. Così
nello stadio, capace di circa 70
mila posti, era confluita una
gran folla, valutata intorno ai
60 mila spettatori. Quasi tutti
libici, ma c' erano anche
numerosi cittadini maltesi che
lavorano a Tripoli, oltre alla
rappresentativa di circa 80
partecipanti maltesi al festival
(per questo il ministero degli
Esteri di Malta ha ritenuto
necessario informare con un suo
comunicato che nessun cittadino
dell'isola è rimasto coinvolto
nella sciagura). Secondo un
giornale maltese, a questa
partita inaugurale avrebbe
dovuto presenziare addirittura
il colonnello Gheddafi, che però
non è venuto e si è fatto
rappresentare da un funzionario
del Comune di Tripoli. La
dinamica della tragedia è
confusa quanto il bilancio delle
vittime. Di certo c' è solo che
il cronometro dell'arbitro si è
fermato al 43esimo minuto del
primo tempo e non è più
ripartito. Improvvisamente, la
folla assiepata su una delle
tribune è stata presa dal panico
e si è messa a fuggire,
ammassandosi tutta a un'
estremità della tribuna.
Qualcuno ha riferito che un uomo
ha improvvisamente lanciato tra
i presenti un serpente,
terrorizzandoli; altri che ha
impugnato un coltello, o
addirittura una rivoltella,
minacciando quelli che gli
stavano vicino. Un altro
giornale maltese scrive che all'origine del fuggi fuggi c' è
stata una rissa a coltellate tra
tifosi delle due squadre.
Secondo Radio Malta le autorità
di Tripoli avrebbero arrestato
due persone in connessione con
la vicenda (ma la Jana tace
anche su questo punto). Fatto
sta che centinaia di persone
impazzite di paura, cercando
disperatamente un' uscita, si
sono accalcate in pochi metri, e
a questo punto la tragedia
somiglia in modo impressionante
a quella dello stadio Heysel di
Bruxelles. La calca ha dapprima
travolto una rete metallica;
poi, improvvisamente, uno spesso
muro che divideva la seconda
gradinata dalla terza ha ceduto.
La gente è precipitata, gli uni
sugli altri. Difficile pensare
qualcuno sia rimasto vivo lì
sotto, hanno detto dei
testimoni".
Fonte: La Repubblica
12.03.1988 ("Libia, strage allo
stadio") |
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15.04.1989 |
Strage
"Hillsborough Stadium"
|
Sheffield,
Finale FA Cup |
(Liverpool -
Nottingham Forest) |
96 Vittime |
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"Hillsborough,
Sheffield, 15 aprile
1989. Semifinale della
coppa d’Inghilterra (FA
Cup). Liverpool contro
Nottingham Forest, in
campo neutro (come
sempre per la
semifinale). Lo stadio è
vecchio e pericoloso.
Già nel 1981 ci sono
stati feriti durante
un’altra semifinale di
coppa. Più di 24mila
tifosi del Liverpool
devono entrare nel
Leppings lane end,
divisi in settori
recintati. In più,
l’accesso al campo è
bloccato da reti alte e
metalliche, com’era la
prassi in quasi tutti
degli stadi in quegli
anni. L’operazione delle
forze di sicurezza si
concentra sull’ordine
pubblico, ma il capo è
David Duckenfield, un
poliziotto poco esperto
di stadi e
di Sheffield.
In breve tempo la
polizia perde il
controllo della
situazione. La folla non
riesce a entrare
attraverso i pochi
tornelli.
Duckenfield
decide di aprire un
cancello, ma è una
scelta disastrosa.
Moltissimi tifosi
cominciano a entrare in
fretta in un’area già
piena di gente. In pochi
attimi cominciano a
morire schiacciati,
soffocati. La polizia
non reagisce. Per loro i
tifosi sono pericolosi.
Bisogna fermarli. Sono
quelli dell’Heysel.
Fuori dello stadio ci
sono decine di
ambulanze, ma solo una
entra in campo per
aiutare i tifosi. Lo
spettacolo è
terrificante. Si vedono
persone morire in
diretta, davanti ai
nostri occhi, con la
polizia (non tutta) che
li guarda dall’altra
parte della rete. Ci
sono 95 vittime
(un’altra, Tony Bland,
morirà dopo anni di coma
nel 1993). Sono
soprattutto giovani.
Trevor Hicks perde due
figlie (Sarah, 15 anni,
e Victoria, 19). Subito
dopo il disastro, la
polizia comincia a
depistare e insabbiare
la verità. La strategia
è semplice. Danno la
colpa alle vittime,
sfruttando lo stereotipo
dei sostenitori del
Liverpool e dei tifosi
in generale. "Erano
ubriachi, senza
biglietti, violenti,
ladri", viene detto.
Queste bugie sono
confezionate e
rilasciate a un’agenzia
di stampa. Molti
giornali riproducono
questa versione dei
fatti, ma solo uno la
mette in prima pagina.
Il Sun, popolare tabloid
di Rupert Murdoch,
pubblica tutto il 19
aprile. È una delle
pagine più nere della
storia del giornalismo.
Il titolo è The truth e
l’articolo parla di
tifosi che derubano i
cadaveri e urinano sulla
polizia che cercava di
aiutare le vittime.
Incredibilmente, questa
versione rovesciata
della realtà per molti
diventa la verità. A
Liverpool, dall’aprile
del 1989 è molto difficile trovare una
copia del Sun. Non hanno
perdonato
quell’articolo.
Le
famiglie cominciano una
lunga e faticosa
battaglia per ottenere
verità e giustizia.
Trevor Hicks diventa uno
dei leader della
protesta. Intanto le
reti negli stadi cadono,
per sempre, in
Inghilterra e Scozia. Ma
l’insabbiamento della
verità continuerà per
molti anni nonostante
una serie d’inchieste,
processi, documentari e
libri. Fino al 2009,
quando il ministro
laburista Andy Burnham
ordina una nuova
inchiesta, questa volta
con tutti i documenti
disponibili. Finalmente,
il 12 settembre 2012 è
stato il giorno della
svolta. Il premier David
Cameron ha chiesto
scusa, a nome dello
stato ma anche della
nazione intera, alle
famiglie delle vittime.
Il rapporto diffuso dal
governo è devastante. La
polizia ha aggiustato la
verità, fin dall’inizio.
Molte delle vittime
potevano essere salvate.
Il disastro è stato
creato da una
combinazione di fattori
- lo stadio, la polizia,
le ambulanze chiuse
fuori - ma non dai
tifosi. La polizia ha
fatto anche un test sul sangue delle vittime
(anche dei ragazzi) e ha
controllato la fedina
penale dei morti.
Cercavano già un po’ di
fango da gettare addosso
a quelli che non c’erano
più. Persino il Sun alla
fine ha chiesto scusa,
dopo 23 anni. Adesso ci
saranno dei processi.
Molti poliziotti del
1989 sono ancora in
servizio. Ma ci sono
anche delle
responsabilità
politiche. Che cosa
sapeva, esattamente,
Margaret Thatcher ?
Perché nessun governo ha
ascoltato le famiglie
fino al 2009 ? Intanto
il calcio inglese è
cambiato completamente.
Gli stadi sono nuovi,
puliti e sicuri. Si può
andare anche con bambini
in braccio e arrivare
cinque minuti prima
della partita. Il
controllo dei flussi è
molto efficiente. Basta
andare a Wembley per
capirlo. Il disastro di
Hillsborough, dopo 23
anni, è servito da
lezione. E in Italia ?
La maggior parte degli
stadi è vecchia,
pericolosa e blindata.
Con tornelli, reti,
barriere e poliziotti in
assetto da guerra.
Andare alla partita è
un’impresa. È scomodo,
sporco e qualche volta
umiliante. Ci sono delle
isole felici (Juventus,
Udinese) ma il sistema
rimane imprigionato
dentro la mentalità che
vede la partita come una
questione di ordine
pubblico, non come uno
sport".
Fonte:
Internazionale.it
13.09.2012 ("La verità
sulla tragedia di
Hillsborough" di John
Foot)
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6.07.1990 |
Mogadiscio, Strage
Militare
|
"Mogadishu
Stadium" |
(Giuba
- Scebeli) |
7 / 150 ?
Vittime |
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"Trattandosi di una strage
dittatoriale qualunque fonte è
inattendibile, ma riportiamo la
cronaca dei giornali del tempo:
"Una partita importante. Allo
stadio c'erano 45 mila persone
per assistere all'inizio del
campionato regionale. E c'era,
manco a dirlo, lui, il
"socialista" Siad Barre. Il
quale ha voluto giovarsi del
vero e unico oppio dei popoli,
il football, appunto, per
pronunciare la solita mediocre
concione infarcita di retorica e
di promesse bugiarde. Sennonché,
non appena il presidente ha
incominciato a leggere il
discorso preparato dai suoi
assistenti (è incapace, "il
vecchio", di scrivere una
semplice cartolina di auguri),
dalla folla son partiti fischi
cui han fatto presto seguito
maledizioni. Fuori dello stadio,
centinaia di persone che
s'accalcavano ai due ingressi
dei popolari hanno preso anche
loro a scandire slogans contro
Barre. I "berretti rossi", i
moschettieri del duce somalo,
hanno
tirato qualche colpo in aria,
c'è stato un attimo di silenzio.
Barre ha ripreso a leggere ma,
questa volta, insieme con i
fischi sono
volate le pietre e
grida di "Intifada-Intifada". E
qui i pretoriani del dittatore
hanno sparato ad altezza d'uomo
mentre "bocca larga", muto e
stravolto, fuggiva via dallo
stadio. Solamente più tardi la
gente ha preso coscienza del
massacro: i morti sono stati
ottanta, secondo testimonianze
raccolte dalla Reuter e
centinaia i feriti. Preoccupato
dalle inorridite reazioni
internazionali, il regime di
Barre ha diffuso un comunicato
per "chiarire" come i "berretti
rossi" avessero sparato qualche
colpo in aria per sedare i
tumulti provocati dal tentativo
dei tifosi rimasti fuori dello
stadio di forzare i cancelli...
Non più di tre morti... Ora, che
i morti siano ottanta o tre
conta relativamente (anche un
solo morto è una tragedia): vale
il fatto che ancora una volta i
"berretti rossi" abbiano sparato
nel mucchio".
Fonte: La Stampa
9.07.1990
"Venerdì scorso la guardia
presidenziale ha sparato sulla
folla che fischiava il
presidente Mohammed Siad Barre,
provocando 62 morti e 200 feriti
gravi. Lo hanno confermato varie
fonti diplomatiche. Sabato, un
portavoce dell'ospedale di
Mogadiscio, diramando notizie in
forma ufficiale secondo i voleri
di Barre, aveva detto che nello
stadio avevano trovato la morte
"solo sette persone". Le fonti
diplomatiche hanno fornito la
seguente versione degli
incidenti allo stadio: i 30.000
spettatori presenti nelle
tribune hanno cominciato a
fischiare quando Siad Barre si è
rivolto alla folla, dalla
tribuna presidenziale, per fare
l'elogio della democrazia nel
Paese. La partita tra le squadre
di Giuba e Scebeli è poi
iniziata, e la situazione si è
un po' calmata. Ma alla fine del
primo tempo, varie centinaia di
spettatori hanno tentato di
mettersi a pregare sul campo di
gioco, dato che era venerdì,
giorno di festa religiosa per i
musulmani. L'esercito è allora
intervenuto, sparando alcune
salve in aria per disperdere la
folla. Sempre secondo le fonti
contattate da Nairobi, gli
spettatori si sono precipitati
verso le uscite dello stadio e
alcuni sono morti asfissiati
dopo essere stati schiacciati
vicino alle porte quattro e
otto. Pietre e bottiglie sono
state allora lanciate verso la
tribuna presidenziale. I
berretti rossi della guardia
presidenziale, che erano fuori
dallo stadio, sentendo le salve
sparate dai loro commilitoni e
pensando ad un attentato contro
Siad Barre, si sono precipitati
all'interno aprendo il fuoco
sulla folla".
Fonte: La Stampa
10.07.1990 |
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18.08.1990 |
Motril (Granada), Campo
"Puntalon" |
Campionato Regionale di
Spagna |
(Motril
B - Calahonda) |
Florentino Dueñas |
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Il 18
di agosto del 1990, Jiménez
Ratia, un poliziotto in
pensione, sta assistendo alla
partita di calcio tra il Motril
B e la Calahonda. Ad un certo
momento dell’incontro, inizia a
discutere animatamente con un
altro spettatore vicino di
posto, Josè Alonso Lozano, a
causa di uno scontro di gioco
avvenuto in campo. Poi,
allontanandosi in macchina dal
centro sportivo, si dirige verso
casa a prendere la sua pistola
privata. Ritornato sugli spalti,
a due metri da José Alonso,
estrae l’arma, puntandogliela
contro e invitandolo a
ripetergli di nuovo "ciò che
aveva detto prima". Senza
attendere oltre apre il fuoco
sparando cinque colpi
all’impazzata. Tre si disperdono
in aria, ma due proiettili,
purtroppo, vanno a segno su
altri bersagli: uno raggiunge al
petto Florentino Dueñas, un
arbitro che stava seguendo la
partita dagli spalti,
uccidendolo quasi
istantaneamente, l’altro,
invece, colpisce un braccio del
difensore del Calahonda Manuel
Valdivia, in campo a disputare
la partita. Il Tribunale giudica
Jiménez Ratia responsabile per
entrambi i crimini perché, pur
commettendo un errore di mira,
conosceva perfettamente in
qualità di agente ed esperto di
armi il rischio in una
sparatoria di poter uccidere
anche altre persone. La corte
Provinciale di Granada condannò
nel 1991 l'ex agente di polizia
alla pena di 16 anni di
reclusione, considerandolo reo
di omicidio e di lesioni, ed al
pagamento dei danni ai familiari
della povera vittima.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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25.09.1990 |
Cali, Strage dei
Narcotrafficanti |
Candelaria, Campo di
Calcio Locale |
(Campionato
Minore) |
26 Vittime |
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"BOGOTA'
- Almeno 26 braccianti sono
stati uccisi martedì notte in
una fattoria vicino alla città
di Cali, roccaforte del secondo
cartello colombiano della droga,
da parte di una dozzina di
sconosciuti vestiti in uniformi
militari, che hanno fatto
irruzione a bordo di due auto in
un campo di calcio mentre era in
corso una partita. La polizia ha
precisato che il massacro è
avvenuto nella località di
Candelaria, ad una ventina di
chilometri da Cali, circa 200
chilometri da Bogotà. Gli
sconosciuti hanno sparato
all’impazzata uccidendo sul
colpo 22 contadini mentre altri
4 sono deceduti dopo il ricovero
in ospedale. Secondo alcuni
testimoni gli autori della
strage si erano travestiti con
uniformi della polizia
antidroga. Si tratta del più
grave fatto di sangue nel paese
dall’inizio dell’anno. Il
presidente della Repubblica
César Gaviria ha intanto
annunciato che il suo governo è
pronto ad accettare alcune
richieste proposte dai due
gruppi guerriglieri più
rappresentativi e intransigenti,
le Forze armate rivoluzionarie
della Colombia (Farc) e
l’Esercito di liberazione
nazionale (Eln), per riannodare
il dialogo per la pace, se essi
porranno fine agli attentati e
libereranno gli ostaggi in loro
mano".
Fonte: La Repubblica
27.09.1990 (Assassinati dai
"narcos" 26 contadini in
Colombia) |
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13.01.1991 |
Soweto, Orkney,
Disordini |
Stadio "Ernest Oppenheimer" |
(Kaizer
Chiefs - Orlando Pirates) |
42 Vittime |
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"Un'altra tragedia le cui
proporzioni rimandano
immediatamente e dolorosamente
alla sciagura dello stadio
Heysel a Bruxelles, 1985,
allorché perirono trentanove
spettatori, di cui trentadue
italiani, prima dell'inizio
della partita di Coppa campioni
tra la Juventus e il Liverpool,
un'altra assurda strage ha
dunque insanguinato lo sport.
Teatro degli incidenti che
domenica hanno causato la morte
di quaranta persone e il
ferimento di altri cinquanta
tifosi, è stato lo stadio di
calcio Oppenheimer di Orkney, in
Sud Africa, nella zona di
Soweto, a circa 130 chilometri a
Sud-Ovest di Johannesburg.
Secondo le angosciose
testimonianze di chi s'era
recato in quello stadio che si è
trasformato in una trappola
letale e secondo le prime
ricostruzioni fatte dalla
polizia, la miccia che ha acceso
le violenze è da ricercare in
una contestata decisione
dell'arbitro che ad un certo
punto della partita (era il
venticinquesimo minuto) che
doveva essere amichevole e che
vedeva di fronte i Kaizer Chiefs
e gli Orlando Pirates, le due
squadre più famose e seguite di
Soweto, il grande ghetto nero di
Johannesburg, ha convalidato un
gol dei Kaizer Chiefs che gli
avversari ritenevano invece
irregolare. I tifosi degli
Orlando Pirates, assiepati in un
settore dello stadio, hanno
cominciato a lanciare bottiglie,
lattine, e altri oggetti sugli
spettatori delle gradinate
sottostanti e hanno dato vita a
una vera battaglia che si è
subito
allargata agli altri settori
dello stadio provocando fughe
precipitose e disordinate verso
le uscite e in direzione del
terreno di gioco protetto da una
rete. Un testimone, Franz
Phokwana, uno dei ventimila
spettatori che assistevano
all'incontro, ha raccontato
spezzoni di quella scena. "In
cinque minuti - ha detto - è
stato l'inferno. I tifosi dei
Kaizer Chiefs hanno tentato di
mettersi al riparo dei lanci di
bottiglie, pietre, aste di
bandiere e di tutto quando era
in possesso dell'altra tifoseria
forzando la rete di sicurezza
del campo, schiacciandosi contro
di essa in un ammasso
impressionante di gente
terrorizzata". Per il testimone,
il numero maggiore di vittime si
è contato tra quanti si
trovavano sugli spalti più bassi
della tribuna: spettatori
gettati a terra, calpestati da
una terrificante ondata di folla
impazzita. "Ero seduto nella
tribuna Est dello stadio",
continua il racconto di Frans
Phokwana, "io e coloro che mi
stavano vicini abbiamo pensato
che fosse scoppiato uno dei
tanti tafferugli che avvengono
negli stadi. Ho cercato di
allontanarmi, mi sono messo a
correre, ma sono caduto. Como ho
tentato di rialzarmi mi sono
sentito addosso una valanga, ho
sentito il sangue scendermi dal
collo, ho pensato con terrore
che ci avrei lasciato la pelle".
Il testimone non ha invece
confermato alla polizia ciò che
ha riferito l'agenzia di stampa
sudafricana Sapa che ha parlato
di accoltellamenti durante gli
incidenti. Il comitato esecutivo
della Lega sudafricana di calcio
si è riunito d'urgenza per
cercare di stabilire con
esattezza le cause della
tragedia (i quaranta morti e i
cinquanta feriti sono il
provvisorio bilancio della
polizia locale). Alla riunione
sono stati convocati i dirigenti
delle due società e il
segretario generale della lega,
Cyril Kobus, che eseguirà
personalmente l'ispezione dello
stadio. Il segretario ha
comunque già anticipato che
"l'impianto non era palesemente
adatto ad ospitare una partita
di quella importanza". La Lega
sudafricana di calcio ha tenuto
a sottolineare che l'incontro
non si è svolto sotto la sua
supervisione e che "i
responsabili saranno individuati
e puniti". Sulla tragedia di
Orkney è intervenuto con un
messaggio di cordoglio, il
vicepresidente del Congresso
nazionale africano, Nelson
Mandela, che ha espresso "Grande
emozione e orrore per queste
morti senza motivo" e ha
lanciato un appello affinché
ritorni la pace tra tutti coloro
che si interessano alle vicende
delle squadre dei Kaizer Chiefs
e degli Orlando Pirates che
hanno il maggior numero di
tifosi in Sudafrica, quasi tutti
minatori provenienti dalla zona
aurifera di Val Reef. A
completare il quadro di questa
tragica domenica calcistica,
moriva in Grecia nello stadio di
Atene un giovane spettatore del
derby tra le popolari formazioni
dell'Aek e dell'Olympiakos, un
ragazzo di sedici anni, George
Panayotou, colpito in pieno da
un bengala e deceduto
all'istante". w. r.
Fonte: La Stampa
15.01.1991 (Un altro Heysel
insanguina lo sport) |
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13.01.1991 |
Olympic Stadium"Spyros
Louis" |
Atene, Campionato Greco
Serie A |
(Aek - Olympiakos) |
George Panayotou |
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Nel
derby di Atene fra Aek ed
Olympiakos, valevole per il
campionato greco di serie A,
George Panayotou, un ragazzo di
16 anni, rimane ucciso e due
persone ferite nei violenti
scontri scoppiati nel finale
della partita. La vittima viene
colpita da un bengala,
probabilmente sparato con una
pistola lanciarazzi e muore sul
colpo. La dinamica
ricorda molto l’omicidio del
povero Vincenzo Paparelli
durante il derby fra Roma e
Lazio del 1979. L'incontro è
sospeso a cinque minuti dalla
conclusione (con l'Olympiakos in
vantaggio per 2-1), ma i
tafferugli continuano
all'esterno dello stadio dove
vengono distrutti alcuni
automezzi della polizia e
numerosi negozi.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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13.01.1991 |
Barcellona,
Accoltellamento |
Estadio de
Sarriá |
(RCD
Espanyol-Sporting Gijon) |
Frederic François
Rouquier |
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Il 13 gennaio 1991, al termine
dell'incontro Espanyol-Gijón,
valevole per il campionato
spagnolo di Prima Divisione, due
tifosi biancoblu vengono
selvaggiamente aggrediti a colpi
di macete da un commando di
cinque "Boixos Nois", gli ultras
più radicalizzati del
Barcellona. Frederic François
Rouquier, 20 anni, muore mentre
José María Arbolés, 16 anni,
appartenente alle Brigate
Biancoblù dell’Espanyol, resta
gravemente ferito. Gli
aggressori sono arrestati
qualche giorno dopo, ma non
mostrano alcun pentimento, anzi
quattro di loro, confermando
l’incriminazione, si vantano
pure del reato consumato che
nascondeva un piano dal
retroscena etnico-politico.
Frederic Francois Rouquier, la
vittima, era un militante del
Fronte Nazionale, ragione
sufficiente per giustificare
l'attacco spietato del loro
gruppo che osserva una ideologia
indipendentista, contraria al
fascismo e al nazionalismo
spagnolo. Nel 1994, dopo tre
anni, sono giudicati colpevoli e
condannati in prima udienza a 15
anni di carcere ciascuno. Pena
quasi raddoppiata in appello per
le aggravanti della
premeditazione e
dell’efferatezza animalesca
nell’omicidio e nelle lesioni
inferte al sopravvissuto. In
realtà già dal 1998 godranno
della semilibertà, il cosiddetto
"Terzo grado" nel sistema
carcerario spagnolo e torneranno
alla ribalta per altri episodi
di cronaca.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
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15.03.1992 |
Barcellona,
Estadio de Sarriá |
Campionato
Spagnolo di Serie A |
(Español
- Cadice) |
Guillermo Alfonso Làzaro
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Intorno alle 18.00, durante il
secondo tempo dell’incontro
con il Cadice, valevole per
il campionato di calcio
spagnolo, Guillermo Alfonso Làzaro, tredicenne tifoso dell'Español,
mentre sta seguendo la partita
in tribuna con il padre e il
fratello viene colpito
violentemente al petto da un
razzo lanciato dalla tribuna
opposta, occupata dai tifosi
avversari. Il giovane tifoso è
stato investito da un bengala
sparato in aria, ma deviato
durante la traiettoria
all'altezza del suo torace che
subisce la lesione di
un'arteria. Nonostante i
soccorsi e il trasporto
d'urgenza all'ospedale Clinico
di Barcellona, non c'è niente da
fare per salvarlo. Il ragazzo
muore poco dopo. La polizia
successivamente arresta 3 tifosi
minorenni del Cadice. Il luogo
tragico della vicenda è lo
stadio "Sarrià" di Barcellona,
proprio il teatro della gesta
eroiche della nostra nazionale
italiana di calcio campione del
mondo nel 1982 che vi disputò
due gare esaltanti contro
l’Argentina di Maradona ed il
Brasile di Zico e Falcao. Come
conseguenza immediata della
disgrazia viene vietato più
rigorosamente l'uso di articoli
pirotecnici allo stadio, molto usati in
Spagna, e si cambiano quindi
radicalmente le usanze delle
tifoserie nelle curve durante le
manifestazioni del tifo.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
"Il padre di Guillermo (per
ironia della sorte il genitore,
che da anni non seguiva più
partite allo stadio, si era
fatto convincere proprio dal
giovane a tornare al Sarrià),
ieri tra le lacrime ha
dichiarato: "Spero che la mia
disgrazia serva a sradicare la
violenza dai campi di calcio".
Purtroppo Guillermo non è la
prima vittima
spagnola: 7 anni
or sono uno spettatore rimase
ucciso, nello stesso modo, nello
stadio di Cadice. La
pericolosità dei bengala è nota:
se viene sparato in aria e, per
un qualsiasi motivo la sua
traiettoria viene deviata -
com'è accaduto incidentalmente
domenica scorsa - funziona come
un piccolo obice, con esiti
devastanti. In Spagna, da 17
mesi, è in vigore una legge che
ne vieta l'uso ma sinora la
polizia non è mai intervenuta
decisamente".
Fonte: La Stampa
17.03.1992 ("Forse chiuso il Sarrià teatro dei trionfi
azzurri" di Gianantonio Orighi)
NDR: per
ulteriori approfondimenti in
lingua spagnola:
La tragedia de Sarrià (1992)
-
La reconstruccion de la tragedia
de Sarrià....--
Se cumplen veinte años de la
tragedia de Sarriá....--
La bengala de la vergüenzaLa bengala de la vergüenza
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5.05.1992 |
La tragedia di Furiani
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Stadio "Armand Cesari" |
(Bastia-Olympique
Marsiglia) |
18
Vittime |
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E’
martedì 5 maggio 1992, il giorno
della semifinale di Coppa di
Francia fra il Bastia e l’Olympique
di Marsiglia, regina del calcio
francese (4 scudetti
consecutivi) nonché club di una
tifoseria rivale invisa ai
sostenitori Corsi. Nelle
settimane precedenti una
spasmodica caccia al biglietto
della sfida aveva convinto gli
organizzatori: la capienza dello
stadio "Armand Cesari" di
Furiani, centro a pochi Km a sud
del capoluogo corso, era stata
ampliata in fretta e furia con
una sola settimana di lavoro in
prossimità dell’evento
calcistico con il benestare
delle autorità locali. Fu
smantellata la vecchia Tribuna
Nord "Claude Papi" e sostituita
assemblando in suo luogo una
tribuna metallica provvisoria da
10.000 posti. (Struttura già
utilizzata alle Olimpiadi
invernali di Albertville, pochi
mesi prima). Prima della gara si
alternavano continui avvisi
tramite altoparlante di non
saltare o battere i piedi
freneticamente sulle tribune di
legno vista la fragilità
dell’impianto. Su quegli spalti
posticci vi sono, largamente in
eccesso, circa diciottomila
spettatori: in realtà, alla
biglietteria ufficiale del
Bastia si erano aggiunte altre
rivendite in nero per migliaia
di tagliandi. La struttura
provvisoria scricchiola
continuamente, i suoi pali di
sostegno non sono interrati, ma
inchiodati su alcuni grandi
blocchi
di
cemento ! Cadono numerosi
bulloni dall’alto: sono le prime
avvisaglie, ma i tecnici
intervengono prontamente a
stringere più saldamente le viti
delle giunture metalliche. Alle
20.20, ormai a pochi minuti dal
calcio d’inizio, l’inferno in
ripresa diretta di Tele France
1: la tribuna farlocca ("come un
castello di carte che andava
giù" o "un’onda piombata
dall’alto" diranno i testimoni)
collassa risucchiando al suolo
il pubblico dagli spalti. Gli
spettatori seduti nella parte
più alta delle gradinate cadono
da 15 metri. Muoiono 18 persone
e 2357 rimangono ferite. Davanti
a tale assurda tragedia la
partita non è più disputata e,
successivamente, la Federazione
Calcistica Francese decide, in
segno di lutto e d’accordo con
le società, di non far disputare
né il recupero della gara, né la
finale in programma al Parco dei
Principi di Parigi. La Coppa di
Francia sarà assegnata d’ufficio
al Monaco, la vincente
dell’altra semifinale con
relativo suo accesso alla Coppa
delle Coppe Europea. Il primo
ministro dell’epoca, Pierre
Bérégovoy, avviò immediatamente
un’inchiesta giudiziaria per
individuare i colpevoli della
tragedia di Furiani. Il
presidente del Bastia,
Jean-François Filippi, venne
assassinato ancora prima del
processo nel quale furono
incolpate dal Pubblico Ministero
Jean-Pierre Rousseau 18 persone
per "omicidio e ferite
involontarie" di cui 5
prosciolte con non luogo a
procedere. Il 23 febbraio del
1995 la Camera Criminale della
Corte di Cassazione francese
confermò le condanne che il 2
aprile dello stesso anno
divennero definitive per gli 8
responsabili "di aver costruito
senza il rispetto delle norme di
sicurezza": Jean-Marie Boimond e
Michel Lorenzi condannati a 2
anni di carcere; Etienne
Galéazzi, Ange Paolacci, Yvon
Bartolini, Bernard Rossi, Luc
Pilard e Michel Cagnion
condannati a pene inferiori ai 2
anni di carcere. Successivamente
nel 1994 lo stadio "Armand
Cesari" di Furiani venne
ristrutturato. Ultimati i lavori
la capienza totale dal 1996 è
stata ampliata a 18.000
spettatori.
Per gli isolani francesi
negli anni a seguire resterà
sempre viva nella memoria questa
assurda disgrazia, ma nonostante
ciò la Fédération Française de
Football (FFF) non ha mai
organizzato ufficialmente una
commemorazione nazionale:
soltanto nel 2015 l’associazione
dei parenti delle vittime e dei
feriti è riuscita ad inaugurare
una placca in memoria
all’interno della sede della
federazione calcistica a Parigi.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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19.07.1992 |
Rio de Janeiro, Stadio
"Maracanà"
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Finale Campionato
Brasiliano Serie A |
(Flamengo-Botafogo) |
Frederico Castilho
de Oliveira
-
Sérgio de Souza Marques
-
Cláudio José Rocha Galda |
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"RIO
DE JANEIRO - Quasi 200 feriti
(tre gravi) ieri al Maracanà
prima della finale
Botafogo-Flamengo. Un tifoso ha
esploso vari colpi di pistola in
aria. Gli spari hanno spinto
centinaia di persone contro una
transenna che ha ceduto
facendone precipitare centinaia
sugli spettatori dell'anello
sottostante. Due ore prima, un
tifoso era stato ucciso a
revolverate in autobus. La
partita si è disputata e,
pareggiando per 2-2, il Flamengo
ha vinto il campionato. Il primo
gol dei neocampioni è stato
segnato dal vecchio Junior".
Fonte: La Stampa 21.07.1992
- Altre Fonti:
Lance.com.br -
Torcida Flamengo
(NDR: Dopo questa terribile
disgrazia l'Estádio "Jornalista
Mário Filho", più noto agli sportivi
con il
nome di "Maracanã", fu
ristrutturato e il limite della
capienza osservato più
scrupolosamente nelle fasi di
vendita dei biglietti e di
accesso alla struttura)
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16.06.1996 |
Zambia, Lusaka, Crollo Muro Tribuna |
"Independence
Stadium" |
(Zambia - Sudan) |
15 ? Vittime |
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ZAMBIA: A Lusaka, al termine
della gara valevole per le
eliminatorie della Coppa del
Mondo di calcio del 1998, vinta
dalla nazionale locale per 3 a 0
contro il Sudan ed a cui avevano
assistito 25.000 spettatori fra
i quali il presidente zambiano
Frederick Chiluba, muoiono
almeno 15 persone e più di 50
spettatori rimangono feriti. Non
è chiara la causa: se a causa
della pressione della folla
contro un cancello dello stadio
rimasto chiuso
(La
Stampa) oppure
del crollo di un muro in una
tribuna
(La Repubblica).
Fonte: Saladellamemoriaheysel.it
(NDR: Nella foto
dell'articolo a destra è scritto
erroneamente ZAIRE, ma la
tragedia è avvenuta in ZAMBIA) |
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7.07.1996 |
Libia, Rivolta Popolare
|
Tripoli, Stadio "11
giugno" |
(Al Ahli - Al
Itthad) |
50 ?
Vittime |
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"A
Morte Gheddafi". A questo grido
centinaia dei 60 mila spettatori
del derby di calcio tripolino Al
Ittihad-Al Ahli, si sono
scagliati, venerdì 7 luglio, sul
figlio primogenito del leader
libico, Saadi. Questi, tifoso
della Lazio e innamorato
dell’Italia dove ha spesso
soggiornato, è proprietario
della squadra Al Ahli, a cui
l’arbitro aveva appena concesso
un contestatissimo calcio di
rigore. Quando il pallone è
finito in rete, i tifosi di Al
Ittihad sono andati su tutte le
furie. Hanno invaso il campo
dello stadio centrale di Tripoli
e, nonostante il nutrito
servizio d’ordine, hanno prima
pugnalato a morte l'arbitro e
poi hanno tentato di aggredire
Al Saadi. A quel punto le sue
guardie del corpo, prese dal
panico, hanno cominciato a
sparare all’impazzata nel
mucchio. Colpi di armi da fuoco
sarebbero partiti anche da parte
dei "tifosi", trasformando lo
stadio in un campo di battaglia
e la manifestazione sportiva in
un regolamento di conti tra
opposte fazioni politiche.
Alcune voci parlano di 20 morti,
ma in realtà sarebbero di più,
probabilmente una cinquantina.
La furia devastatrice dei
"tifosi" si è riversata anche
all’esterno dello stadio,
assumendo un connotato xenofobo
con la distruzione di una decina
di vetture con targa straniera.
E nella notte sono stati dati
alle fiamme, forse un atto di
rappresaglia dei miliziani del
regime, negozi appartenenti a
presunti militanti islamici. Si
è trattato del più recente, ma
non del più grave, episodio che
conferma l’instabilità del
regime del colonnello libico.
Una fonte diplomatica, da noi
interpellata, sottolinea che
tutti i 400 militanti islamici
evasi dal carcere di Bengasi lo
scorso marzo sono stati uccisi
dopo aver ingaggiato un duro
scontro con l’esercito, nel
corso del quale sono caduti 26
militari. Ma la strage dello
stadio è rilevante perché si è
verificata nella capitale e ha
preso di mira direttamente il
figlio di Gheddafi. Tanto è vero
che ieri è stata decretata una
"Giornata di lutto in memoria
delle vittime", sono state
abolite tutte le manifestazioni
pubbliche, chiusi i ristoranti e
la televisione di Stato ha
trasmesso i suoi programmi
soltanto in bianco e nero. Al Saadi è stato personalmente
punito con lo scioglimento della
sua squadra e di quella rivale,
mentre il campionato di calcio è
stato sospeso... (Omissis)".
Fonte: La Repubblica
15.07.1996 ("Rivolta allo
stadio: morte a Gheddafi" di Magdi Allam) |
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16.10.1996 |
Tragedia Estadio
"Mateo Flores"
|
Città del
Guatemala, Affollamento |
(Guatemala - Costa Rica) |
83
Vittime |
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"Alle
ore 21.00 del 16 ottobre 1996
era in programma all'Estadio
Mateo Flores di Città del
Guatemala il match valevole per
le qualificazioni ai mondiali di
Francia '98 tra Guatemala e
Costa Rica. Le due squadre
stavano lottando per il secondo
posto nel gruppo 1 dei gironi di
semifinale della zona CONCACAF:
lo spettacolo promesso dalla
partita, unito alla rivalità tra
le due nazionali, richiamava
migliaia di supporter da ambedue
i Paesi. A meno di un'ora dal
fischio d'inizio lo stadio era
già gremito in ogni ordine di
posto, ma la folla che
all'esterno dell'impianto
premeva per entrare era ancora
enorme. Come solo in seguito si
potrà ricostruire, il numero di
biglietti venduti (più di
47.000) superava nettamente la
capienza massima del Mateo
Flores, che poteva contenere non
più di 38.000 persone. Ai
tagliandi validi in eccesso, si
unirono centinaia di biglietti
falsi, provocando così
un
afflusso troppo grande (più di
50.000 tifosi) in confronto del
numero dei posti a sedere.
Proprio mentre le squadre erano
scese in campo per il
riscaldamento pre-partita, lo
spettacolo che si presentò ai
calciatori era agghiacciante. Le
persone che si erano sistemate
nei posti più a ridosso del
campo erano schiacciate verso le
inferriate che separavano le
tribune dal terreno di gioco e
dovunque si sollevavano grida di
dolore che invocavano l'apertura
dei cancelli che davano sul
prato. Quando la polizia
guatemalteca si rese conto di
quanto stava accadendo, aprì le
porte interne, permettendo alla
folla di riversarsi sul prato,
mentre allontanò coloro che
all'esterno dello stadio ancora
premevano per entrare, ignari
del dramma. Con le tribune meno
piene la portata della strage
venne subito avvertita: decine
di persone giacevano senza vita,
soffocate dalla calca, mentre
altre avevano subito ferite più
o meno gravi. Alla fine il
bilancio fu
pesantissimo: 83
morti e oltre 200 feriti. Il
presidente del Guatemala Álvaro
Arzú, presente allo stadio,
ordinò immediatamente il rinvio
della partita (che sarebbe stata
poi rigiocata per motivi di
sicurezza in "campo neutro" a
Los Angeles il 24 novembre, con
vittoria per 1-0 del Guatemala)
e l'apertura di un'indagine per
chiarire le responsabilità dei
fatti. La pesantezza del
bilancio e le modalità con cui
ebbe luogo la strage del Mateo
Flores richiamarono agli occhi
degli sportivi di tutto il mondo
la strage di Hillsborough,
avvenuta il 15 aprile 1989 a
Sheffield (Inghilterra). Le
indagini seguite alla strage
palesarono quale principale
causa l'eccessivo numero di
biglietti venduti: oltre 47.000
(senza contare i tagliandi
falsi), contro i soli 38.000
posti di capienza massima del
Mateo Flores. A ciò si
aggiungeva la precaria struttura
dello stadio, inadatto ad
ospitare partite di tale
rilevanza e privo di adeguate
misure di sicurezza e di
soccorso. La procura
guatemalteca indagò 13 direttori
amministrativi per omicidio
colposo e lesioni, ma alla fine
nessun provvedimento giudiziario
venne adottato. D'altro canto la
Confederación Deportiva Autónoma
de Guatemala (l'omologo
guatemalteco del CONI italiano)
non si assunse alcuna
responsabilità dell'accaduto,
pur essendo stato appurato che
tale ente non aveva mai stilato
un piano di emergenza e di
contingenza da utilizzare per il
Mateo Flores. L'unico
provvedimento assunto
dall'amministrazione del
Guatemala fu la riduzione della
capienza dello stadio da 38.000
a 29.000 posti, avvenuta nel
2000".
Fonte: Wikipedia.org |
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9.12.1998 |
Madrid,
Accoltellamento Tifoso |
Estadio "Vicente
Calderon" |
(Atletico Madrid
- Real Sociedad) |
Aitor Zabaleta
Cortazar
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"MADRID - La morte di un giovane
tifoso basco, accoltellato al
cuore da un "ultrà" alle porte
dello stadio dell'Atletico di
Madrid sconvolge la Spagna. La
vicenda conferma che la violenza
nel mondo del calcio spagnolo ha
superato ogni limite tollerabile
e per di più si consuma in un
momento delicatissimo del
processo di pace che sembrava
cominciato con la tregua
decretata dall' Eta il 6
settembre. Aitor Zabaleta aveva
28 anni. Era arrivato martedì
mattina a Madrid insieme alla
fidanzata per vedere la partita
che l'Atletico doveva giocare in
coppa Uefa con la sua squadra di
sempre, la Real Sociedad di San
Sebastian. Un'ora prima
dell'inizio
del match la coppia
è entrata in un bar vicino allo
stadio. Dentro, una decina di
"ultrà" che hanno preso come una
provocazione la sciarpa della
Real Sociedad che la ragazza
portava al collo. E sono passati
agli insulti pesanti. Lui ha
reagito. Poi ha cercato di
andarsene con la sua fidanzata.
Ma all'uscita del bar uno degli
"ultrà" lo ha accoltellato,
scappando poi con i suoi amici.
Aitor ha camminato fino alle
porte dello stadio, distante
circa cento metri. Poi è caduto
a terra svenuto ed è stato
subito trasferito in ospedale.
Vi è morto alle tre di notte. La
coltellata aveva traforato
l'arteria mammaria e logorato
l'aorta e il ventricolo
sinistro. La maggior parte delle
migliaia di tifosi baschi venuti
a Madrid hanno saputo la notizia
solo dopo la fine della partita
(persa dalla Real Sociedad per 4
a 1). Una precauzione per
evitare ulteriori episodi di
violenza. Durante tutto il match
gli ultrà dell'Atletico,
e anche
settori del pubblico "normale"
non hanno smesso di insultare in
coro i baschi e di cantare
l'unità della Spagna. I tifosi della Real Sociedad e
dell'Atletico di Bilbao, le due squadre basche della serie A
spagnola, sono abituati da anni
a sopportare insulti e
provocazioni negli stadi
madrileni. Insieme alle squadre
catalane e ai calciatori neri,
sono i bersagli preferiti dalle
organizzazioni "ultrà" che in
Spagna alla vocazione fascista e
xenofoba diffusa sugli spalti di
tanti paesi aggiungono l'odio
verso le minoranze etniche della
Spagna. Proprio alla vigilia
dell'incontro dell'altro giorno
tanti hanno sentito gruppetti di
"skinhead" annunciare "cacce al
basco". In molti accusano le
direzioni delle società
calcistiche non solo di
tollerare la violenza degli
iscritti, ma persino di
finanziarla per sostenere le
squadre. La notizia
dell'accoltellamento del tifoso
basco ha sconvolto le direzioni
dei partiti baschi e spagnoli. E
tutti hanno reagito allo stesso
modo: non è un fatto politico,
ma un dramma sportivo. Così ha
detto anche il premier José
Maria Aznar. Gli independisti,
finora, non hanno espresso
alcuna valutazione sui fatti. Ma
è indubbio che la vicenda non
contribuirà a rasserenare gli
spiriti in un momento in cui -
sebbene si parli di trattative
segrete con l’Eta - il processo
verso la pace sembra bloccato e
i radicali dell’Herri Batasuna
intensificano le loro pressioni
per ottenere un trasferimento
dei terroristi incarcerati verso
prigioni del paese basco".
Fonte: La Repubblica
10.12.1998 ("Assassinato un
tifoso basco un colpo alla pace
con l’Eta" di Carlos Elordi) |
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12.01.1999 |
Alessandria,
"Alexandria"
Stadium |
Quarti di Finale della
Coppa d’Egitto |
(Al
Ittihad - ?) |
8 Vittime |
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Prima
dell'inizio d’una partita valida
per i quarti della "Coppa
d'Egitto" dell’Ittihad contro
una squadra nazionale,
all’ingresso dello stadio di
Alessandria d’Egitto scoppiano
violentissimi scontri fra le due
tifoserie. Sul posto
intervengono numerosi agenti di
polizia a disperdere i tifosi e
le ambulanze che accompagnano i
feriti in ospedale. Otto tifosi
muoiono ed altri 14 rimangono
gravemente feriti. La partita
viene disputata ugualmente.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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31.10.1999 |
Belgrado, Disordini
Tifoserie |
Stadio "Partizan" |
(Partizan -
Stella Rossa Belgrado) |
1 Vittima |
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"BELGRADO - Tragedia al derby di
Belgrado: un giovane tifoso
della Stella Rossa è morto per
il lancio di un bengala allo
stadio del Partizan. Le autorità
non hanno ancora reso noto il
nome della vittima, colpita in
pieno petto secondo una dinamica
che ricorda il dramma di
Vincenzo Paparelli. Si giocava
la partita con la Stella Rossa,
il confronto più atteso e
pericoloso del calcio jugoslavo.
Nonostante le misure di
sicurezza gli incidenti si sono
verificati prima e durante la
partita, fino a quando è stato
lanciato, probabilmente da un
settore del Partizan, il bengala
assassino. Il tifoso ferito è
stato subito trasportato
all’ospedale, dove è morto poco
dopo il suo arrivo. Nel
frattempo la partita è
proseguita e il Partizan ha
vinto 2-0 scatenando un fitto
lancio di petardi e bengala. La
polizia ha già fermato e
interrogato 146 persone".
Fonte: La Repubblica
31.10.1999 ("Tragico derby a
Belgrado tifoso ucciso da un
bengala") |
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9.07.2000 |
Harare, Disordini Pubblico |
Stadio "Nazionale" |
(Zimbawe - Sudafrica) |
13
Vittime |
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"HARARE - "Sembrava una partita
normale, non c'era tensione né
sugli spalti né tantomeno in
campo. Almeno fino al raddoppio
di Buckley...". Scene, quelle
che hanno fatto seguito al 2-0
dei sudafricani, che Marc Duvillard non dimenticherà tanto
facilmente. Il tecnico svizzero
(già del Lugano), trasferitosi
da ormai sei anni nel paese
africano, era presente allo
stadio al momento della
tragedia. "Mi trovavo in
tribuna, quella d'onore, e da lì
ho assistito alla scena. A dire
il vero, però, c'era una gran
confusione ed era difficile
capire cosa stesse realmente
succedendo: la gente correva da
tutte le parti alla disperata
ricerca di una via di fuga. I
lacrimogeni fanno davvero star
male, l'ho sperimentato in prima
persona...". Lo stadio di Harare
era affollato da oltre 50 mila
persone. La partita, valida per
le qualificazioni ai Mondiali
del 2002, era di quelle da non
mancare. Doveva essere una
festa, ma si è conclusa nel
peggiore dei modi. "Dopo il 2-0
di Buckley, a sette minuti dal
termine, alcuni spettatori hanno
lanciato degli oggetti in
direzione del campo - continua Duvillard. Nulla di
preoccupante, si trattava
infatti soprattutto di
bottigliette di plastica (vuote). Un episodio come se ne
vedono spesso". A quel punto,
però, è intervenuta la polizia:
"Gli agenti si trovavano sulla
pista di atletica attorno al
terreno da gioco, dove è piovuta
la maggior parte degli oggetti.
Invece di aspettare che gli
spettatori terminassero i lanci,
la polizia ha reagito
istantaneamente sparando in
tribuna decine e decine di
lacrimogeni. Ebbene, a quel
punto è scoppiato il panico fra
la gente: i tifosi hanno cercato
di raggiungere le uscite, poste
in cima alle gradinate, ma
qualcuno non ce l'ha fatta e
nella calca ha perso la
vita...".
("…piove di tutto, la folla (ci
sono 50.000 spettatori) inizia
ad ondeggiare paurosamente, la
recinzione metallica inizia a
cedere. Il direttore di gara, il
senegalese Falla Ndoye, sospende
l'incontro, la polizia
interviene con durezza, usa i
gas lacrimogeni e gli idranti
per riportare la calma. In un
attimo la situazione degenera:
si formano ingorghi alle uscite,
la gente rimane schiacciata
contro le barriere. Secondo un
medico dell'ospedale
Parirenyapwa, dove sono stati
ricoverati molti feriti, "la
maggior parte delle vittime
presenta lesioni gravi agli
organi interni". I giocatori,
mentre attorno scoppia
l'inferno, si coprono il viso
con le mani per proteggersi dai
gas e scappano negli spogliatoi.
La rete di protezione cede e
molti spettatori cercano rifugio
sull'erba del campo. Ma dalle
tribune continua il lancio di
bottiglie, di seggiolini, anche
di pezzi di ferro e i feriti
aumentano. Difficile riportare
la calma e gli scontri
proseguono a lungo anche fuori
dallo stadio, nelle strade che
circondano l'impianto, dove
alcune auto sono state prese a
sassate e gli agenti hanno
inseguito gruppi di giovani"...
Fonte:
Repubblica.it 9.07.2000)
Questo anche se le norme FIFA
erano state rispettate: "In
quello stadio ho già visto 70
mila e più persone. Le "vie di
fuga" c'erano, come da
regolamento. Il problema è che
la polizia ha agito senza
ragionare ed ha scatenato un
fuggi-fuggi generale. In pochi
minuti lo stadio si è
letteralmente svuotato: era
impossibile rimanere
all'interno, il micidiale
effetto dei fumogeni lo
impediva". Duvillard, che ha
abbandonato lo stadio il più
velocemente possibile, non era
al corrente della gravità della
situazione. "Non sapevo che
fosse morta della gente. L'ho
appreso soltanto ieri mattina
dai giornali". Ma intanto c'era
anche chi cercava di farsi
giustizia da sé: "Sì, dopo aver
appreso quanto era accaduto,
alcuni tifosi hanno caricato la
polizia, colpevole - secondo
loro - di aver causato una
strage". Eppure, nonostante una
qual certa tensione in occasione
delle recenti elezioni, il clima
nello Zimbabwe sembrava essere
tornato alla normalità. "Quello
che è successo ad Harare non ha
nulla a che vedere con la
politica, anche se prima della
partita i tifosi hanno
spontaneamente cantato l'inno a
braccia alzate (un gesto
utilizzato dal partito che sta
all'opposizione). Nello Zimbabwe
la vita è molto tranquilla...".
Talmente tranquilla da
innamorarsene... (Omissis)".
Fonte: Tio.ch 11.07.2000
("ZIMBAWE: Se solo la polizia
avesse aspettato..." di
Christian Solari)
NDR: Il risultato fu
omologato a favore del Sudafricaa |
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11.04.2001 |
Tragedia "Ellis Park
Stadium"
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Johannesburgh, Soweto |
(Kaizer
Chiefs - Orlando Pirates) |
47
Vittime |
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"JOHANNESBURG - Il derby era
atteso: una sfida al vertice fra
i Kaizer Chiefs e gli Orlando
Pirates, due squadre di
Johannesburg, le più importanti
del campionato sudafricano. Ma
l’incontro di Ellis Park,
anziché in festa del calcio, si
è trasformato in tragedia.
Cinquanta persone, fra cui anche
ragazzi e donne, sono rimaste
uccise, schiacciate contro le
barriere di filo spinato da
tifosi che cercavano di entrare
allo stadio, e almeno altre
cinque sono in condizioni
critiche, nel reparto
rianimazione dell'ospedale. I
feriti in modo più leggero sono
almeno una trentina. Il disastro
ricorda in modo impressionante
la tragedia dell'Heysel a
Bruxelles, in occasione della
partita Juventus - Liverpool nel
1985, in cui rimasero uccise 39
persone. Dopo appena 17 minuti
di gioco, la partita è stata
sospesa. Ma a quel punto il
dramma si era compiuto: gli
elicotteri dei soccorsi
trasportavano i feriti
all’ospedale, visto
che le otto ambulanze inviate
d’urgenza assieme a due furgoni
di supporto medico d’emergenza
erano rimaste bloccate fra le
macchine dei tifosi. Intanto le
telecamere della tv locale Sabc
riprendevano immagini dei corpi
calpestati, ricoperti da
lenzuola. Secondo la Sabc,
all’origine del disastro c'è
l’imprudente vendita di troppi
biglietti rispetto alla capienza
dell’impianto sportivo: sarebbe
stata la rabbia degli esclusi,
che cercavano di entrare a tutti
i costi, a causare la tragedia.
Nello stadio c’era posto per 68
mila persone, mentre le società
avrebbero venduto 120 mila
biglietti. Inutile è stata anche
l’azione della polizia, che ha
cercato di ridurre alla ragione
i tifosi a suon di gas
lacrimogeni, ma non è riuscita a
domare i più esagitati. Il
direttore della squadra dei
Chiefs, Kaizer Motaung, ha
spiegato agli spettatori che
dopo la tragedia la società
aveva "l’obbligo morale di non
proseguire la partita, per
mostrare rispetto agli
scomparsi". Gli stessi
giocatori, ha aggiunto Motaung,
hanno chiesto di non giocare in
circostanze del genere:
l’incontro sarà disputato in
un’altra data, e i biglietti
saranno ancora validi. Il suo
collega dei Pirates, Irvin Khoza,
ha ricordato che un incidente
del genere era già successo in
occasione di un altro derby fra
le due squadre, in
quell’occasione allo stadio Vaal
Reefs, e ha chiesto scusa a nome
della sua società, invitando i
tifosi a lasciare l’impianto
senza violenza".
Fonte: La Repubblica
12.04.2001 ("Johannesburg,
strage allo stadio") |
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29.04.2001 |
Congo, Disordini fra Tifoserie |
Lumbumbashi, "Stade
de la Kenya" |
(Mazembe -
Lupopo) |
10
Vittime |
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In
occasione della partita di
calcio fra Mazembe e Lupopo, in
programma domenica 29 aprile
2001 allo stadio allo "Stade de
la Kenya" di Lubumbashi, nel
sud-est della Repubblica
democratica del Congo, dopo il
pareggio della squadra di casa
scoppiano incidenti fra le due
tifoserie che invadono il campo
per fronteggiarsi. La polizia
usa i gas lacrimogeni per
disperderli. Nel fuggi-fuggi
generale una decina di tifosi
muoiono schiacciati o soffocati
ed una cinquantina restano
gravemente feriti. Fra le cause
della strage anche le porte
dello stadio ermeticamente
chiuse che hanno impedito un
deflusso rapido della folla in
fuga già in sovrannumero
rispetto alla capienza massima.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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6.05.2001 |
Costa d'Avorio,
Abidjan,
Disordini |
Stade "Félix-Houphouët-Boigny" |
(ASEC
Mimosas
- Africa Sports) |
1 Vittima |
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Prosegue l'anno "nero" di
violenza per il calcio africano:
durante l’incontro fra ASEC
Mimosas e Africa Sports, le due
principali squadre del
campionato della Costa d'Avorio,
dopo una rete segnata sul finire
del primo tempo dall'ASEC
Mimosas scoppiano alcuni scontri
tra sostenitori dell'Africa
Sports e la polizia che
provocano un morto e 39 feriti
nello stadio "Felix Houphouet-Boigny" di Abidjan.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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6.05.2001 |
Iran, Crollo Tribuna
Spettatori
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Sari, Stadio "Al Mouttaqi" |
(Chamouchak -
Pirouzi) |
30 (?) Vittime |
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Oltre 25 mila persone
avevano letteralmente preso
d'assalto lo stadio che
poteva contenere un massimo
di 15 mila spettatori per
assistere all’incontro
valido per l’importante
coppa Hazfi. Una parte delle
tribune ha ceduto e ha
travolto le centinaia di
persone sottostanti. Lo
stadio è diventato un
inferno, per qualche minuto
si è assistito a scene
apocalittiche (fino a quando
cioè la tv di Stato ha
ripreso la scena, prima di
troncare improvvisamente la
trasmissione): urla dei
feriti, il panico di chi
fuggiva e schiacciava i più
deboli, le fiamme di un
incendio causato
dall’esplosione di bombole
di gas, l’assalto alla
tribuna stampa e perfino il
saccheggio di una parte dei
locali interni. Difficile,
anche se tempestivo, il
lavoro dei soccorritori,
ostacolati dalle migliaia di
persone rimaste illese che,
terrorizzate, si accalcavano
verso i cancelli in cerca di
una via di fuga. Difficile
per molte ore conoscere il
bilancio della tragedia:
l’agenzia nazionale Irna
prima ha parlato di numerosi
morti, poi ha escluso che ci
fossero vittime, ma
"solamente" feriti.
Altrettanto hanno dichiarato
le autorità sanitarie e
politiche. Il giocatore del
Persepolis, Ali Ansarian, ha
però affermato di aver visto
almeno 30 morti.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
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9.05.2001 |
Strage "Accra Sports Stadium"
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Ghana, Disordini
Tifoserie |
(Hearts
of Oak - Ashanti Kotoko) |
127 Vittime |
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"ACCRA
- Gli Hearts of Oak stanno
vincendo 2 a 1 il derby di Accra
contro i Kumasi Ashanti Kotoko;
siamo all' 85esimo minuto, lo
stadio nazionale della capitale
del Ghana è gremito, 70mila
persone: i supporter della
squadra che sta perdendo
cominciano a lanciare oggetti in
campo. La polizia si schiera
davanti alla curva dei
supporter. Il match finisce: i
tifosi dell' Ashanti cominciano
a divellere i sedili dello
stadio e a gettarli sul terreno.
Gli agenti rispondono lanciando
lacrimogeni. È il caos: la fuga
precipitosa e disordinata dei
supporter innesca la sciagura. A
decine di migliaia gli
spettatori tentano la fuga
scontrandosi gli uni con gli
altri, calpestandosi, rimanendo
schiacciati. Secondo la radio
che stava facendo la telecronaca
della partita le porte dello
stadio erano chiuse: la polizia
non avrebbe riaperto gli
ingressi, forse per
dimenticanza. L' onda di panico
non risparmia nessuno: in
pochi
minuti i morti sono oltre una
decina; dopo un' ora le notizie
che giungono dagli ospedali,
gremiti di feriti, danno le
dimensioni del dramma: "Attorno
a me giacciono almeno 50-60
cadaveri", afferma Asamoah
Boateng, membro dello staff
presidenziale dall' ospedale
militare di Accra. Secondo le
informazioni giunte a tarda sera
i morti sarebbe ben oltre cento,
i feriti un numero rimasto ieri
incalcolato. I dati si
riferivano solo a fonti
ospedaliere, visto che un
sopralluogo allo stadio non era
ancora stato fatto. Jake
Obetsebi-Lamptey, ministro degli
Affari presidenziali lancia un
appello via radio: "Chiediamo
alla gente di rimanere calma e
di non intralciare il lavoro dei
soccorsi e di non affollarsi
negli ospedali… (Omissis)".
Fonte: La Repubblica
10.05.2001 ("Strage nello stadio
di Accra") |
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7.10.2003 |
Santiago di Compostela,
Colpo Karate |
Estadio "San Lazaro" |
(Compostela -
Deportivo La Coruña) |
Manuel Ríos Suárez
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Il derby galiziano
Compostela-Deportivo, valido per
i trentaduesimi di finale della
coppa del Re, è stato vinto dal
Deportivo 1-0 con gol di Diego
Tristan a 8 minuti dalla fine.
Il pubblico sta abbandonando gli
spalti dello stadio "San Lázaro"
di Santiago de Compostela dove
erano giunti in 4.000, molti
anche da La Coruña. Alcuni
incidenti fra tifosi del Depor e
la polizia erano già avvenuti
durante il tempo di gioco con
una rissa e ripetuti lanci di
oggetti in campo. I disordini
non si placano all’uscita dal
campo sportivo, nonostante la
vittoria del proprio club la
devastazione continua: servizi
igienici distrutti, mattonelle e
vetrate in frantumi. Sono le
22.40 quando le frange più
estremiste, il famigerato gruppo
ultras dei "Riazor Blues", cerca
il contatto con la tifoseria
avversaria locale, schierata e
ben disponibile allo scontro.
Dal reciproco scambio di insulti
si passa al lancio fitto contro
di tutto.
A dividerli una dozzina
di agenti che rinunciano a
replicare una carica per
disperderli e, anzi, ripiegano
in ritirata. Intanto, nei pressi
del "Padiglione Galizia" del
"San Lazaro" un ragazzino (14
anni) con la maglietta del
Compostela viene accerchiato e
picchiato dal branco. Manuel
Ríos Suárez, tranquillo tifoso
del Deportivo, nota la scena a
distanza e, provando compassione
per il ragazzo, si avvicina a
rimproverarli per il vile
accanimento "contro un bambino".
Per tutta risposta uno di loro,
con un balzo a piedi uniti, lo
colpisce violentemente nel basso
ventre, accorgendosi solo dopo
di aver scalciato un suo tifoso,
e scusandosi si allontana.
Manuel Rios accasciato al suolo,
prima si rialza di scatto, poi
pallido e dolorante s’incammina
per qualche metro, ma dicendo di
non respirare bene si sdraia per
terra e vomita, perdendo
conoscenza davanti alla moglie.
Allertati da un addetto alla
sicurezza del Xacobeo Building
giungono immediati i primi
soccorsi, sono trascorsi appena
tre minuti. Come sarà confermato
dall’esame autoptico, ha subito
una grave emorragia interna per
il trauma, inutile la corsa al
Policlinico di Santiago. Muore
40 minuti alla mezzanotte,
durante il trasporto in
ambulanza, nonostante i
tentativi di rianimazione. Al
termine della giornata il
bollettino di guerra sarà
funestato da un morto e molti
feriti, fra cui tre poliziotti.
I familiari hanno appreso del
decesso del figlio dalla radio.
Aveva 31 anni e pur amando il
calcio, solitamente non seguiva
la squadra in trasferta. In
questa occasione un suo amico
aveva insistito per portarlo
alla partita.
Il mondo del calcio spagnolo
è sotto choc, la televisione
spagnola si occupa con molti
speciali sul caso, da più parti
s’invocano nuove riforme e
giustizia. Dal governo si
promettono pene più severe
contro gli atti di violenza che
lo funestano. Parte un’autentica
caccia all’uomo per identificare
il colpevole, anche la moglie di
Rios, testimone oculare,
fornisce alcuni indizi utili
alla polizia. Sua madre, invece,
lamenta pubblicamente in una
intervista proprio la mancanza
di agenti numerosi sul posto.
Commossa la partecipazione di
folla ai funerali celebrati a La
Coruña, dove era nato, nel
barrio di Castrillón. Nel corso
delle indagini per l’omicidio ci
sono inizialmente dei fermi. Due
uomini fra i 20 e i 30 anni,
accusati di aggressione a Xacobe
Pérez Paz (Consigliere del
Partito Popolare della Città di
Santiago) e ai tre agenti della
forza di sicurezza, oltre che di
danni alle strutture dello
stadio. Successivamente il
presunto omicida, Gabriel
Rodriguez Perez, meglio
conosciuto come Gabi, loro
compagno nei "Riazor Blues", si
costituisce agli inquirenti.
Quattro mesi dalla morte del
marito, Clara Castro Loehmann
viene accoltellata il 25
febbraio 2004 nel suo
appartamento a Cambre.
L’omicidio non è riconducibile a
quello di Compostela, infatti,
lei non aveva mai riconosciuto
il presunto colpevole (ancora in
carcere ed in attesa di
giudizio) quale assassino del
marito. Questo aspetto diventerà
un punto di forza per la difesa
dell’imputato nel caso
giuridico. Si propende per
alcuni debiti legati alla
tossicodipendenza, probabilmente
già contratti dalla coppia nel
tempo. Nell’ autopsia del
giovane galiziano furono
riscontrate anche tracce di
cocaina. Al processo l’accusa
chiede 6 anni di reclusione per
lui, unico imputato a rispondere
del crimine, ma questi sostiene
di non aver colpito la vittima,
ma un’altra persona. E
nonostante un’altra
testimonianza sotto copertura,
nella formulazione del giudizio
della sesta sezione della Corte
Provinciale di La Coruña
prevarrà l’assoluzione per
assenza di prove inconfutabili
che l’imputato abbia colpito di
fatto mortalmente la vittima,
pur essendo state accertate
presenza e partecipazione
all’aggressione.
Fonte: Saladellamemoriaheysel.it
(© Fotografie: El Pais.com -
Elmundo.es) |
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12.03.2004 |
Siria, Strage di Curdi |
Qamishlo, "7 April
Stadium"
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(Al Jihad
SC - Al Fotuwa SC) |
9 Vittime |
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Si
giocava nella città di
Qamishlo (centinaia di km a
nord est di Damasco e centro
principale abitato dalla
minoranza curda in Siria)
una partita fra Al-Jihad,
squadra locale composta da
giocatori arabi e curdi,
contro Al-Fotuwa, team
proveniente dalla città di
Deir ez-Zor, al confine con
l'Iraq. Al seguito degli
ospiti almeno duemila
sostenitori, giunti a bordo
di autobus e camion, i quali
attraversarono in lungo e
largo la città scandendo
slogan provocatori.
L’affluenza sugli spalti
secondo le testimonianze
oscillava fra 5.000 e 7.000
spettatori, ma in verità
sembrava non contare più
nulla la partita data
l’etnica contrapposizione
politica fra le due
tifoserie. Prima
dell’ingresso in campo delle
squadre il pubblico di casa
cominciò a sventolare
bandiere separatiste curde,
inneggiando a Mas'ud Barzani,
a Jalal Talabani e al
Presidente statunitense
George W. Bush, in segno
di
protesta nei confronti del
governo siriano del
presidente Bashar Al-Assad.
L’altra tifoseria, filo
arabo-nazionalista invece,
rispondeva inneggiando a
Saddam Hussein e al
presidente siriano, poi
inveiva minacciosamente
contro i curdi definendoli
"servi degli Stati Uniti di
America". Inevitabile uno
scontro fra le fazioni,
inaugurato da un fitto
lancio di pietre e bastoni
proveniente dal settore
degli ospiti ai danni dei
curdi, disarmati all’entrata
dalle perquisizioni
minuziose delle forze di
sicurezza del regime. E
proprio come all’Heysel
questi ultimi, ammassandosi
in un angolo della tribuna,
arretravano cercando di
sfuggire all’attacco, ma
coagulando una ressa
apocalittica. Fuori allo
stadio la forza governativa
aprì il fuoco nella totale
confusione fra chi fuggiva e
chi accorreva a dare il
proprio sostegno alla causa,
prima sparando in aria,
infine ad altezza uomo. Fra
i tifosi curdi almeno 6
rimasero falciati dai colpi
di arma da fuoco mentre
altri 3 furono travolti
dalla calca della folla in
fuga. Da fonti ospedaliere
al luttuoso e tragico
computo si dovette
aggiungere circa un
centinaio di feriti. Quel
giorno una partita di calcio
fu trasformata barbaramente
dal tirannico regime di
Assad in un vero e proprio
massacro d’innocenti. La
vendetta della popolazione
curda non si fece attendere
e per tutta la serata e la
notte la loro violenza mise
a ferro e fuoco il centro di
Qamishlo. Persino il giorno
dei funerali delle vittime
presero d'assalto negozi e
sedi governative, assalirono
militari e altri civili. Le
forze del regime schierando
i mezzi blindati e nidi
mitragliatrici nei punti
nevralgici ripresero molto
presto il controllo totale
sulla cittadina. Ovviamente
le cifre di quelle ore non
potranno mai essere
accertate veramente, come
accade solitamente in
presenza di una dittatura,
ma resta l’orrore e la
condanna per chi ha usato lo
sport come una trappola di
morte.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it -
Video
di Repertorio
Muhammet Emin
Suleyman (Testimone del
massacro e della rivolta di
Qamishlo):
"Prima che iniziasse il
match, i tifosi giunti da
Deir el-Zor fecero un giro
per Qamishlo cantando slogan
contro Barzani e Talabani.
In quei giorni nel Kurdistan
meridionale si costituiva la
regione del Kurdistan
federale e alcuni fanatici
arabi mostravano di non
gradire questo fatto. In
generale gli arabi che
vivevano a Deir el-Zor erano
dalla parte di Saddam e del
Ba‘th. Dietro al massacro,
c’era la volontà del regime
di mettere curdi e arabi gli
uni contro gli altri. Gli
arabi di Deir el-Zor erano
venuti preparati per gli
scontri, portandosi dietro
persino le pietre. In
effetti la squadra di
calcio, forse prevedendo ciò
che sarebbe successo, non
voleva disputare l’incontro.
Più tardi apprendemmo che
erano stati i tifosi a
costringere la squadra a
partire. Prima che iniziasse
la partita, all’interno
dello stadio cantavano
slogan e lanciavano pietre
verso i tifosi del Qamishlo
che avevano nei loro zaini.
La gente voleva uscire dallo
stadio
ma le porte erano
state chiuse.
Precedentemente mentre i
tifosi entravano allo
stadio, i curdi venivano
perquisiti minuziosamente
requisendo tutto quanto
portavano con sé. Quindici
minuti più tardi giunse
anche il governatore di Haseke e poco dopo la radio
siriana diede la notizia che
"tre ragazzi erano morti
soffocati nella calca".
Udendo questa notizia la
gente prese a radunarsi
attorno allo stadio. Gli
scontri aumentavano di
intensità, con la
gente che da fuori lanciava
oggetti e pietre
all’interno. Le forze di
sicurezza aprirono il fuoco.
Quel giorno sei persone
caddero martiri. Erano tutti
curdi. Il giorno seguente
volevamo andare al cimitero
per seppellire i defunti.
C’erano quasi 100.000
persone e la processione era
totalmente pacifica. Quando
la processione giunse
davanti all’edificio della
dogana, le forze del regime
aprirono il fuoco. In
quell’attacco perdemmo altri
quattro amici, mentre i
feriti erano a decine. Dopo
l’attacco la folla si divise
in due. Una parte si diresse
verso il cimitero, mentre
l’altra parte continuò a
marciare e distrusse la
statua di Assad andando
avanti fino a sera. Da ogni
evidenza era chiaro che lo
stato si era preparato in
precedenza. In alcuni punti
precisi aprivano il fuoco
sulla gente. Le pallottole
che usavano erano di quelle
che scoppiano dopo essere
entrate nel corpo della
vittima. Io fui arrestato e
tenuto dapprima nell’unità
politica di Qamishlo, poi
per tre giorni a Tirbespi e
infine fui portato a Haseke.
Durante tutti questi
spostamenti fui picchiato in
continuazione, costretto a
terra, torturato. Mi
rilasciarono solo dopo
diverso tempo".
Fonte:
Retekurdistan.it
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3.06.2007 |
Zambia,
Affollamento
|
Chililabombwe, "Konkola"
Stadium |
(Zambia - Congo
Brazzaville) |
12
Vittime |
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"LUSAKA
(Zambia), 3 giugno 2007 - Almeno
dodici persone sono morte
schiacciate durante il deflusso
dallo stadio di Chililabonbe,
nello Zambia, al termine di un
incontro valido per le
qualificazioni alla Coppa
d’Africa (lo Zambia aveva
battuto 3-0 il Congo). Lo ha
annunciato il quotidiano Sunday
Times, di proprietà dello stato.
Sunday Times ha riferito che
altre cinque persone sono
rimaste
ferite mentre si precipitavano
fuori dallo stadio Konkola, che
si trova nella città di
Chililabonbe, nella provincia
settentrionale di Copperbelt. Il
quotidiano ha riferito che la
pressione degli spettatori che
volevano uscire dall’impianto ha
schiacciato le persone che si
stavano accalcando alle uscite.
Sono morti tre donne
e nove uomini, tutti sostenitori
della nazionale di casa. I
tifosi volevano sbrigarsi a
uscire perché l’incontro è
iniziato con un’ora di ritardo,
visto che l’arbitro sudanese
designato per dirigerlo è
arrivato soltanto tre ore prima
del calcio d’inizio. Altra
confusione c’è stata
successivamente all’ospedale,
dove i parenti hanno cercato di
identificare le vittime: la
polizia locale ha mobilitato
altri 50 agenti per controllare
la folla inferocita. Il governo
ha fatto sapere che prenderà
posizione sull’accaduto non
appena riceverà il referto
ufficiale".
Fonte: Gazzetta.it
3.06.2007 ("Ressa dopo la
partita. Dodici morti nello
Zambia")
–
Alcohol a factor in Zambia
deaths (by Kennedy Gondwe BBC
SPORT) |
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25.11.2007 |
Brasile, Crollo
Tribuna
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Salvador Bahia,
Estádio da Fonte Nova |
(Bahia - Vila
Nova) |
7 Vittime
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Sono le
17.53 (ora locale) e mancano 4
minuti al termine della gara del
campionato brasiliano di Terza
Divisione, disputata a Salvador
de Bahia davanti a circa 60.000
spettatori e pareggiata 0-0
dalla squadra di casa contro il
Vila Nova. Mentre migliaia di
tifosi locali si preparano ad
invadere pacificamente il
terreno di gioco per festeggiare
la matematica promozione del
club in seconda divisione un
settore del terzo anello dello
stadio "da Fonte Nova" di
Salvador di Bahia collassa di
schianto non reggendo al peso
della folla. Sette persone
muoiono nel crollo delle
gradinate (alcune cadendo da
un’altezza di 40 metri sul
perimetro esterno dell’impianto)
e una trentina che rimangono
ferite in gravi condizioni
vengono trasportate d’urgenza
negli ospedali del
luogo
(Alcune fonti locali contarono
ufficiosamente 6 vittime sul
posto e 2 decedute in ospedale.
L'Ansa, invece, riportò la
comunicazione ufficiale ricevuta
dal comandante dei vigili del
fuoco e dalle fonti sanitarie
che riportava 6 morti allo
stadio e 1 vittima deceduta in
ospedale). Di conseguenza
all’evento tragico furono
annullati i festeggiamenti in
città per la promozione in
seconda divisione del Bahia ed
il suo presidente proclamò tre
giorni di lutto. Il governatore
Jacques Wagner dopo aver
interdetto ufficialmente
l'impianto avviò un'inchiesta
sulle gravi cause
dell'incidente. Il ministro
dello Sport dello stato di
Bahia, Raimundo Nonato, non
attribuì la tragedia a problemi
strutturali dell’impianto
sportivo, ma al sovraffollamento
degli spalti. Per questa
ragione, disse: "Molte persone
senza biglietto hanno sfondato i
cancelli alla fine della partita
e sono entrati allo stadio".
Completamente in disaccordo il
parere dell'Associazione
nazionale degli architetti e
degli ingegneri per cui il
"Fonte Nova" era il
più
fatiscente fra i 29 principali
impianti sportivi del Paese. Il medesimo stadio fu teatro di un
altro grave incidente nel marzo
del 1971 durante l’inaugurazione
dell’anello superiore quando
l'esplosione di un riflettore
fece precipitare molti
spettatori durante la partita
Vitoria-Gremio. In seguito ad
accurati accertamenti
strutturali dei sopralluoghi
tecnici e l’"Estadio da Fonta
Nova" venne demolito
completamente e ricostruito in
occasione dei Mondiali di calcio
in Brasile del 2014.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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15.09.2008 |
Congo, Disordini
Tifoseria
|
Butembo, Stade "Makoteo" |
(Nyuki
System - Socozaki) |
13
Vittime |
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Una
tragedia a dir poco allucinante,
frutto dell’atavica
superstizione nel continente
nero. Nel piccolo stadio di
Butembo, in Congo, si sta
giocando una partita di
campionato fra il Nyuki System
contro il Socozaki. Gli ospiti
sono in vantaggio 1-0 su calcio
di rigore e il tempo
dell’incontro sta per scadere.
Il portiere dei padroni di casa
vede profilarsi la sconfitta e
non rassegnandosi ricorre
all’espediente di un rito di
magia nera, diffusa in
moltissimi paesi africani e
anche sui campi di calcio. La
pratica consiste nell’appendere
un feticcio alla porta
avversaria, talvolta dandogli
fuoco. I tifosi avversari del
Socozaki alla vista del gesto
rituale s’infuriano e scatenano
una violenta protesta che
degenera in una fitta sassaiola.
Colpiscono anche il capo della
polizia che è impegnato sul
campo di gioco nel tentativo di
placare gli animi (La Caritas di
Butembo riferì il suo ferimento
anche da un proiettile). Allora
la polizia inizia a sparare
prima alcuni colpi in aria e poi
lancia dei lacrimogeni sulla
folla. Questa ultima mossa
scatena il panico e la ressa di
una fuga generale in cui molti
rimangono schiacciati. Alla
partita sono presenti molti
bambini che saranno le
principali vittime degli
incidenti nel bilancio finale di
13 morti e di una cinquantina di
feriti, secondo l’emittente
locale "Radio Okapi" (Nel 2002
gli stessi tifosi avevano
aggredito e ucciso l’allenatore
della squadra del Butembo
Sports). Nelle vie
della città si forma
spontaneamente un corteo nel
quale moltissimi ragazzini
protestano per la morte dei loro
coetanei.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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22.09.2008 |
Colombia, Bogotà,
Disordini |
Estadio "Nemesio Camacho
(El Campin)" |
(Independiente
- Los Millionarios) |
1 Vittima |
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"Un
tifoso colombiano di 19 anni è
morto, forse per le botte di
alcuni agenti, durante incidenti
scoppiati fuori dallo stadio di
Bogotà. I fatti si sono
verificati prima del derby tra
l’Independiente e il Los
Millionarios. Secondo un amico
della vittima il tifoso stava
scappando dopo essere stato
colpito da una manganellata, ma
è stato intercettato da una
pattuglia che lo ha picchiato
con calci e pugni. Dall’inizio
del 2008 otto persone sono morte
in Colombia in scontri tra
tifoserie o con la polizia".
Fonte: Mediagol.it
22.09.2008 ("Colombia: muore
tifoso dopo scontri") |
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29.03.2009 |
Costa d’Avorio, Abidjan,
Affollamento
|
Stadio "Félix
Houphouët-Boigny" |
(Costa d'Avorio
- Malawi) |
22 Vittime |
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Ad
Abidjan si disputa il match fra
Costa d’Avorio e Malawi, valido
per la qualificazione ai
mondiali di calcio del 2010 in
Sudafrica. I tifosi all’esterno
dello stadio, provvisti o meno
di biglietto, cercano in ogni
modo di entrare accalcandosi e
spingendosi pericolosamente.
Sono in numero eccessivo
rispetto alla capienza dello
stadio, almeno quindicimila in
più. Alcuni allungando una
mancia al personale della
sicurezza entrano mentre altri
cercano un passaggio
alternativo. La polizia
interviene lanciando dei
lacrimogeni per disperdere la
folla, ma la fuga della gente
provoca l’ennesima strage dopo
il crollo di un muretto
divisorio dell’impianto
sportivo. Alcune vittime e
persone ferite sono soccorse
alla meglio sulla pista e sul
campo di gioco, prima del
ricovero in ospedale. La
tragedia è vissuta senza filtri
sotto gli occhi di tutti e delle
televisioni collegate in
diretta, ma nonostante tutto la
gara si giocherà ugualmente in
un’atmosfera surreale davanti a
50 mila spettatori meno 22 morti
e 132 feriti. Una sorte
molto crudele e beffarda rivedrà
la morte riaffacciarsi nei
pressi del medesimo stadio in
occasione dei festeggiamenti del
nuovo anno 2013 con lo sparo di
alcuni fuochi pirotecnici. Una
banda di giovani delinquenti
armata di coltelli sta rapinando
alcuni spettatori in fila
all'entrata dell'impianto per la
festa, suscitando il panico. La
polizia a scopo intimidatorio
spara dei lacrimogeni per
disperdere la folla. La calca
sarà fatale a centinaia di
persone che resteranno travolte
e schiacciate nel caos totale.
61 le vittime di questa nuova
giornata tragica.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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7.02.2010 |
Stoke-on-Trent,
"Britannia" Stadium |
Premier League 2009-2010 |
(Stoke City -
Blackburn Rovers) |
John Steven Taylor |
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"LONDRA
- E' stato arrestato un uomo di
25 anni, originario di Preston,
in seguito alla morte di un
tifoso del Blackburn, avvenuto
nelle prime ore della mattina di
domenica. La vittima, John
Steven Taylor, era stato trovato
privo di sensi nel settore
ospiti dello stadio Britannia,
all'inizio del secondo tempo
della partita tra Stoke City e
Blackburn. Ancora non chiara la
dinamica dei fatti, così come le
responsabilità. Anche se secondo
i primi esami autoptici
effettuati sul cadavere sembra
che la morte sia stata causata
dalle lesioni cerebrali
conseguenza di un'aggressione
subita con un oggetto
contundente. Nessun tifoso dello
Stoke pare essere coinvolto.
Come confermato dalla stessa
polizia di Staffordshire. "Dopo
aver avvisato i familiari,
possiamo confermare il decesso
di un uomo di 30 anni - il
comunicato a firma del
capo-ispettore Adrian Roberts -
Sono in corso le indagini per
comprendere cosa
sia
successo e di chi sia la
responsabilità anche se
l'aggressione possiamo già dire
che è avvenuto all'interno del
settore ospiti". Quando è stato
trovato riverso a terra, Taylor,
30 anni, era già privo di sensi
e presentava vistose ferite alla
testa oltre che essere in stato
di arresto cardiaco.
Immediatamente soccorso dai
sanitari dell'impianto, in un
primo momento Taylor aveva
ripreso conoscenza. Ma dopo
essere stato trasportato all'University
Hospital nel North Staffordshire,
all'una della mattina di ieri è
spirato. Nessun dettaglio,
invece, sull'arrestato, al di là
dell'età e del luogo di
residenza. E' già stato
ascoltato una prima volta nella
giornata di domenica e nuovi
interrogatori sono previsti
oggi. La società Blackburn ha
fatto sapere di essere
"scioccata e addolorata", per la
morte del tifoso. "Esprimiamo il
nostro più sincero cordoglio
alla famiglia per la tragedia
che ha colpito John Steven - si
legge in un comunicato emesso
dalla società inglese - Da parte
nostra offriamo fin d'ora la
massima collaborazione agli
investigatori affinché sia fatta
luce al più presto. In segno di
lutto, la squadra indosserà la
fascia nera in occasione della
prossima partita". Solidarietà e
condoglianze al tifoso dei
Rovers sono arrivate anche dai
gruppi organizzati dello Stoke,
così come da molte altre
tifoserie inglesi. Mentre
Malcolm Clarke, presidente della
federazione delle tifoserie
organizzate, ha tenuto a
precisare che la tragedia non è
stata causata da un episodio di
una violenza premeditata tra
fazioni opposte. "Quello che è
successo è gravissimo, ma le due
tifoserie non sono in alcun modo
responsabili - le parole di
Clarke
- E' stato il gesto di un
criminale". Lo Stoke, che non ha
voluto rilasciare commenti
ufficiali sulla vicenda, ha già
messo a disposizione degli
inquirenti i filmati delle
telecamere a circuito chiuso
all'interno dello stadio
affinché possano accertare su
quanto accaduto. Circa 1.300
tifosi del Blackburn erano
presenti al Britannia per la 24ª
giornata di campionato. Tra
questi anche Taylor, un
fedelissimo dei Rovers allenati
da Sam Allardyce. La vittima,
che aveva 30 anni era stato
rinvenuto privo di sensi nel
settore ospiti all’inizio del
secondo tempo in seguito ad
un’aggressione. Sabato è stato
arrestato un uomo di 25".
Fonte:
Tuttiallostadio.blogspot.it
8.02.2010 ("Tragedia a Stoke
muore un tifoso") |
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8.04.2010 |
Tunisi, Scontri
Tifoserie |
Stade "El Menzah" |
(Espérance
Sportive de Tunis -
Hammam Lif) |
3 Vittime |
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"TUNISI - Ancora violenza nel
calcio africano, sconvolto
due mesi fa dall’attentato
terroristico contro il Togo
prima della coppa
continentale. Stavolta però
si tratta di "guerra" tra
tifosi. Le notizie, di
stampa e ufficiose, parlano
di tre morti, di una
trentina di feriti, di due
giocatori e 142 tifosi
arrestati. Il bilancio
dell’incontro di calcio,
giovedì sera, tra l’Esperance
Sportif di Tunisi e il Club
Sportif di Hammam Lif,
giocato nello stadio di El
Menzah, a Tunisi, pare
purtroppo confermare quello
che, da molte parti, viene
sempre più sottolineato come
fenomeno dilagante anche nel
calcio africano: la violenza
attorno al calcio o negli
stadi. E in quello di El
Menzah in particolare, sede
dell’Espèrance, che già era
stata "graziata" dalla Lega
nazionale professionisti per
un uso sconsiderato di
fumogeni da parte dei suoi
supporter: condanna, con la
condizionale, ad un match a
porte chiuse. Sanzione che,
dopo quanto accaduto giovedì
sera, verrà applicata con
indubbie aggravanti e c’è
chi preconizza la condanna a
tre incontri a porte chiuse.
Perché, stando anche a
dichiarazioni di alcuni
degli spettatori, il lancio
di fumogeni, le aggressioni
e i tentativi di invasione
del campo, sarebbero da
addebitare proprio ai
supporter della formazione
ospitante. Tanto che il
primo vicepresidente dell’Esperance,
Badine Tlemami, dichiara
alla stampa, a nome del
comitato direttivo, che "noi
siamo dispiaciuti e
condanniamo" l’atteggiamento
dei tifosi esperantisti.
Atteggiamento assolutamente
antisportivo così come
quello, viene fatto rilevare
da più parti, anche di
alcuni giocatori, che con i
loro comportamenti sul
terreno di gioco
contribuiscono a far
crescere la tensione sugli
spalti. Ed è forse anche per
questa forma di "incitamento" alla violenza
che, secondo quanto riporta
il giornale francofono di
Tunisi Le Quotidien, due
dell’Espèrance sarebbero
finiti in manette. Un
malessere generale, notano i
giornali, e quanto accaduto
a El Menzah, scrive ancora
Le Quotidien, testimonia,
ancora una volta, "l’estrema
leggerezza con la quale il
football viene gestito" in
Tunisia. Per la cronaca
l’incontro (sospeso tra
l’altro per un quarto d’ora
per un’interruzione della
corrente elettrica
all’impianto di
illuminazione artificiale)
si è concluso in parità: 3 a
3".
Fonte: Lastampa.it
10.04.2010 ("Tunisi, guerra
tra tifosi dopo la partita
di calcio")
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1.02.2012 |
Strage del "Port Said
Stadium"
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Campionato Egiziano di Serie A |
(al-Masry - el-Ahly) |
74
Vittime |
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"PORT
SAID (EGITTO) - Una vera e
propria battaglia su un campo di
calcio ha lasciato sul terreno
73 morti e quasi mille feriti,
secondo un bilancio che potrebbe
ancora salire. "È il peggiore
disastro nella storia del calcio
egiziano", ha dichiarato il vice
ministro della sanità Hesham
Sheiha parlando alla televisione
di Stato. Gli scontri di questa
sera nello stadio di Porto Said,
nel nord dell'Egitto, tra le
tifoserie della squadra ospite
di el-Ahly e quella locale di
al-Masry ripropongono
drammaticamente la questione
della sicurezza nell'Egitto del
dopo rivoluzione, dove la
polizia gioca un ruolo di basso
profilo e le partite di calcio
sono diventate un avvenimento ad
alto rischio anche per la
violenza delle tifoserie. Ed in
questo clima si sono subito
inseriti i Fratelli
musulmani che hanno accusato i
sostenitori dell'ex presidente
Hosni Mubarak "di aver
pianificato gli scontri". Teatro
delle violenze lo stadio di
Porto Said, città portuale, dove
si giocava questa sera la
partita di premier League fra
el-Ahly, la squadra della
capitale, una delle due
principali del paese, e il team
locale al-Masry. Con un
risultato a sorpresa ha prevalso
per 3-1 la squadra di casa, ma
questo non ha impedito una
furibonda invasione di campo dei
sostenitori del Masry che hanno
dato la caccia ai giocatori
avversari, dai quali li divide
una accesa ostilità di lunga
data. Per il medico dell'Ahly,
Ehab Ali, non è stato altro che
"una guerra pianificata". Le
immagini della televisione di
stato egiziana mostrano
centinaia di supporter invadere
il campo non appena fischiata la
fine del
match, mentre la
polizia in assetto antisommossa
appare incapace di gestire la
situazione e si tiene
sostanzialmente a bordo campo.
Da un primo bilancio di sette
morti si è saliti in meno di
un'ora a oltre settanta e mille
feriti. Drammatiche alcune delle
testimonianze dei giocatori
dell'Ahly raccolte dalla tv del
club. "Le forze di sicurezza ci
hanno abbandonato, non ci hanno
protetto. Un supporter mi è
appena morto davanti agli occhi
negli spogliatori", ha urlato al
telefono il veterano Mohamed
Abou-Treika implorando che
venissero mandati aiuti. Dopo
poco l'esercito ha inviato due
elicotteri per evacuare dallo
stadio, dove erano rimasti
intrappolati, giocatori e tifosi
della squadra ospite. Mentre
ancora si contano le vittime la
Federazione calcio egiziana ha
sospeso i match sine die mentre
il Parlamento è convocato domani
in seduta urgente. La tifoseria
dell'Ahly, nota con nome di
Ultras era nei mesi scorsi in
piazza Tahrir quando si sono
verificati gli scontri fra
sostenitori e oppositori della
rivoluzione. "È un messaggio dei
partigiani dell'ex regime",
hanno commentato sul loro sito i
Fratelli musulmani subito dopo
la strage".
Fonte: Rai.it 1 febbraio
2012 ("Egitto, scontri allo
stadio di Port Said") |
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5.04.2012 |
Bilbao, Carica Polizia
ai Tifosi |
Estadio "San
Mames" |
(Atletico
Bilbao - Schalke 04) |
Iñigo Cabacas Liceranzu |
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È quasi mezzanotte il 5 aprile
2012, giovedì della settimana
santa. Al termine dell’incontro
valido per i quarti di finale di
Europa League fra Athletic
Bilbao e Schalke 04 numerosi
tifosi baschi stanno
festeggiando il passaggio al
turno successivo nei pressi del
vecchio e glorioso stadio "San
Mames". La polizia autonoma
locale, l’Ertzaintza, agisce
inspiegabilmente con alcune
cariche anti-sommossa,
esplodendo molti proiettili di
gomma contro la folla in un
vicolo vicino allo stadio di
Bilbao. Qui ci sono diversi bar
dove centinaia di tifosi
dell’Athletic vi si radunano
prima e dopo ogni partita.
Secondo alcune testimonianze
Iñigo Cabacas Liceranzu, 28
anni, residente a Basauri, viene
colpito alla testa da un
proiettile del peso di
ottantacinque grammi. Stramazza
al suolo, le condizioni appaiono
da subito gravissime ai sanitari
del primo soccorso ed è
ricoverato d’urgenza
nell’Ospedale di Basurto dove
muore dopo alcuni giorni di coma
irreversibile. (La sua morte
avviene a pochi giorni dal
ferimento di un altro cittadino
basco, Xuban Nafarrate, di 19
anni, in prognosi per
un’emorragia celebrale, colpito
alla testa da un proiettile di
gomma sparato da non più di 4
metri di distanza, in occasione
dello sciopero generale del 29
marzo). Le conseguenze del
luttuoso
evento
investono non soltanto il mondo
del calcio, ma la politica
interna del Paese. Secondo i
partiti della sinistra
indipendentista la violenza
della polizia risponde ad "una
strategia politica contro la
popolazione" e si chiede
l’eliminazione di questa arma
definita "non letale", essendo
stato questo non il primo caso
di una lunga serie di gravi
ferimenti dal 1995. Il
Dipartimento del Ministero degli
Interni spagnolo con un
comunicato annuncia di aprire
un’indagine per determinare
fatti e responsabilità. Anni
trascorrono invano dall’omicidio
del giovane. I suoi genitori,
Josefina Liceranzu e Manu
Cabacas, invocano giustizia
davanti alle telecamere della
Televisione Nazionale. Le
perizie della Policía Nacional
presentate al giudice istruttore
non risolvono in nessuna maniera
il caso. Le versioni fornite dal
Dipartimento sulle ragioni delle
cariche sono contraddittorie:
dall’intervento richiesto per
sedare una rissa, all’ordine
sbagliato di un ufficiale. Di
fatto, intorno alle 23.40, dopo
che una prima volante era
accorsa per sedare un alterco
tra alcune persone, alcuni
uomini della Ertzaintza hanno
caricato in zona i tifosi
locali, sparando numerosi colpi
dentro e fuori la "Herriko
Taberna", l’esercizio
commerciale dove la vittima,
Iñigo Cabacas, detto Pitu, stava
bevendo pacificamente una birra.
Non era colpevole di nulla,
tranne di trovarsi nel posto
sbagliato al momento sbagliato.
Le azioni di quella sera
compiute dalla Polizia sono
state giudicate a posteriori
effettivamente inutili e
sproporzionate dalle fonti
istituzionali e dagli
inquirenti, ma continuando a
definire il fatto "un
incidente". Alcuni dei
poliziotti che hanno partecipato
all’azione di forza, indossando
passamontagna e casco
d’ordinanza, sono stati indagati
ma nessuno fra loro,
interrogato, ha mai ammesso di
avere sparato o di sapere chi
l’abbia realmente fatto fra
loro. Le indagini senza una
verità incontrovertibile
avviano, quindi, il procedimento
di "giustizia", palesemente
pilotato dall’omertà, verso
l’archiviazione. Di onorevole si
menziona soltanto che nel 2014,
in un quartiere di Bilbao, è
stata inaugurata una piazza in
onore di Pitu.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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8.02.2015 |
Egitto, Scontri con la Polizia
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Il Cairo, "Air Defense" Stadium |
(Zamalek - Enppi) |
40 Vittime |
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"Durissimi scontri, in Egitto,
per una partita di calcio. Hanno
visto protagonisti gli ultras
della squadra di calcio Zamalek
e le forze di polizia. Si
segnalano 40 vittime, alcune
soffocate dai lacrimogeni, altri
(la maggior parte) calpestati da
una moltitudine di persone che
fuggiva dalle cariche degli
agenti. Le violenze sono
scoppiate all’esterno dello
stadio di Nasr City, di
proprietà del ministero della
Difesa, poco prima della
partita, quando la polizia
impedisce l’ingresso nello
stadio a 500 tifosi, in eccesso
rispetto ai 10 mila già entrati
per assistere all’incontro di
calcio. I sostenitori dello
Zamalek tentano di sfondare i
cancelli e di entrare con la
forza, poi per protesta
incendiano le auto della polizia
parcheggiate fuori allo stadio
ed attaccano gli agenti.
L’incidente giunge a tre anni
dalla tragedia di Port Said nel
2012 quando morirono 74 tifosi.
Le autorità egiziane hanno
deciso di sospendere il
campionato di calcio. Intanto i
tifosi dello Zamalek accusano il
presidente del club, Mortada
Mansour (ex candidato alle
elezioni presidenziali), di
essere il vero responsabile
degli scontri. Secondo gli ultrà
Mansour avrebbe comprato tutti i
biglietti del match "per
intrappolare i tifosi in una
gabbia di
metallo".
Lo stesso Mansour è accusato di
aver voluto fomentare il
massacro perché in un intervento
televisivo aveva detto
rivolgendosi ai tifosi:
"Aspettatevi una sorpresa". Dopo
la partita lo stesso Mansour ha
attribuito tutta la
responsabilità delle violenze ai
tifosi e che tra loro si sono
infiltrati anche i Fratelli
musulmani. "Le forze di
sicurezza non hanno sparato ai
tifosi", ha detto un funzionario
del ministero dell’Interno
egiziano, aggiungendo che almeno
20 agenti di polizia sono
rimasti feriti negli scontri
davanti allo stadio. Ma i tifosi
dello Zamalek insistono: "È un
massacro premeditato".
Fonte: Ilgiornale.it
9.02.2015 (Egitto, scontri
ultrà-polizia fuori dallo
stadio: 40 morti di Raffaello
Binelli) |
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7.03.2015 |
Khouribga, Disordini
Tifoseria |
Stade du Phosphate |
(Olympique Khouribga -
Raja Club Athletic) |
1 Vittima |
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Questa partita di campionato,
molto attesa in Marocco, oppone
l’Olympique Khouribga al Raja de
Casablanca. È il pomeriggio del
7 marzo 2015, prima del calcio
d'inizio scatta una feroce
caccia al biglietto ai
botteghini dello stadio. Ci sono
decine fra i tifosi del
Khouribga rimasti feriti nella
rissa e trasportati in ospedale
cittadino a medicarsi. Alcuni
hanno subito gravi lesioni
durante uno scambio di lanci di
pietre fra i contendenti. Un
sostenitore viene arrestato
dalla polizia e sottoposto a
stato di fermo. Secondo le
testimonianze la vendita dei
tagliandi d’ingresso allo stadio
si è trasformata in battaglia a
causa della assoluta
disorganizzazione del club
casalingo. Purtroppo il bilancio
degli scontri alla fine conterà
una vittima.
(Fonti:
Saladellamemoriaheysel.it -
Fr.le360.ma) |
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19.03.2016 |
Casablanca, Scontri
Tifoseria
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Stade
"Mohamed V" |
(Raja Club
Athletic - Chabab Rif Al
Hoceima) |
2 Vittime |
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"Casablanca - Tragedia allo
stadio 'Mohammed V": il bilancio
è di tre morti e oltre 50
feriti. Secondo quanto
riferiscono i media del Marocco,
i dati sarebbero stati dati
dalla Direzione generale della
sicurezza nazionale (Dgsn). Al
termine della gara tra il Raja,
la squadra di casa, e gli ospiti
del Chabab Rif al Hoceima sono
scoppiati dei tafferugli che
sono ben presto degenerati.
Diversamente da quanto si
pensava in un primo momento, gli
scontri non sarebbero avvenuti
tra le due tifoserie, ma tra due
fazioni dei supporters del Raja
Casablanca. Stando alla stampa
locale, due persone sono morte
al loro arrivo in ospedale, una
delle quali presentava ferite da
un oggetto appuntito. Oltre ai
54 feriti, sono stati registrati
danni a cose nei pressi dello
stadio: 11 veicoli privati sono
stati danneggiati dal lancio di
pietre. In totale, le forze
dell’ordine locali, hanno tratto
in arresto 41 persone, 10
persone prima e 31 dopo la
partita". Fonte: Calcioblog.it
20.03.2016 ("Casablanca:
tragedia allo stadio, 3 morti e
oltre 50 feriti" di Mirko
Nicolino)
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10.02.2017 |
Angola, Affollamento |
Uige, Stade
du "4 janvier"
|
(Santa Rita - Recreativo
Libolo) |
17
Vittime |
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"TRAGEDIA ANGOLA - E’ di poco fa
la notizia di una terribile
tragedia avvenuta in Angola, nel
corso della prima partita del
campionato nazionale tra Santa
Rita e Recreativo Libolo. Il
crollo che si è verificato
all’interno dello stadio "4
gennaio" ha provocato la morte
di 17 persone, tra cui diversi
bambini. E sarebbe stato causato
dall’eccessiva pressione
esercitata dai tifosi della
squadra di casa, il Santa Rita,
che essendo irritati per non
essere ancora entrati
all’interno dello stadio, hanno
comunque tentato di entrare.
Questo loro comportamento, come
ci riferisce "Goal.com", ha reso
necessario l’intervento della
polizia, e purtroppo l’arrivo
delle forze dell’ordine e la
presenza di troppe persone in
uno spazio ristretto ha
provocato la tragedia. Stando a
quanto riportato dai media
locali, il dramma si è consumato
dopo soli 7 minuti di gioco, e
circa 30 minuti dopo l’incidente
circa 100 persone sono state
portate in ospedale. Oltre alle
17 vittime già accertate, ci
sono da registrare altri 60
feriti, di cui 5 in gravi
condizioni. E pensare che
l’agibilità dell’impianto di
gioco era stata confermata solo
tre giorni prima del match, e il
crollo si è verificato proprio
all’ingresso della struttura".
Fonte: Calcioweb.eu
10.02.2017 ("Tragedia Angola,
crolla una parte di stadio: 17
morti tra cui molti bambini" di
Vincenzo Nappo) |
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26.03.2017 |
S.Paolo del
Brasile, Caduta dagli
Spalti |
Estadio "Cicero
Pompeu de Toledo" |
(San Paolo -
Corinthians) |
Bruno Pereira da
Silva |
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Una
tragedia incredibile avviene
domenica 26 marzo 2017 durante
una importante partita del
campionato brasiliano di massima
serie. Si sta giocando San
Paolo-Corinthians ed un giovane
tifoso paulista di 23 anni,
Bruno Pereira da Silva, insieme
ad altri spettatori prova a
scavalcare una recinzione sulle
gradinate del secondo anello del
celebre Stadio "Morumbi" per
raggiungere una postazione con
una visuale migliore. Perdendo
l’equilibrio precipita per 25
metri sul parcheggio sottostante
le tribune dove impatta
schiantandosi al suolo. Viene
soccorso in gravissime
condizioni per le ferite
riportate alla testa in seguito
alla caduta, ma è del tutto
inutile la corsa in ospedale
dove è spirato poco dopo i primi
disperati tentativi di
rianimazione. I suoi amici
dichiareranno ai media
brasiliani che era la sua prima
volta ad una partita di calcio.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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29.05.2017 |
Tegucigalpa,
Calca Tifoseria |
Estadio
"Tiburcio Carias Andino" |
(Olimpia-Honduras
Progreso) |
5
Vittime |
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"E' di almeno 4 (5) morti e 25
feriti il bilancio della ressa
di migliaia di tifosi che hanno
tentato di entrare allo stadio
per assistere ad una gara di
calcio in Honduras. La polizia
ha utilizzato gas lacrimogeni
per disperdere la folla, che
però è entrata nel panico
generando una spaventosa ressa.
Secondo un portavoce
dell'ospedale, le vittime
sarebbero morte per soffocamento
e per le ferite riportate dopo
essere state calpestate nella
ressa. Una donna incinta ha
anche perso il suo bambino a
causa delle ferite. L'episodio è
avvenuto all'ingresso 11 del
National Stadium di Tegucigalpa,
capitale dell'Honduras, quando i
tifosi hanno tentato di entrare
nell'impianto da 30mila posti
spingendosi l'un l'altro per
assistere alla gara tra il
Motagua e l'Honduras Progreso,
match che - stando ad un
comunicato della polizia - era
già sold-out. I circa 600 agenti
impiegati per la partita hanno
utilizzato idranti e gas
lacrimogeni per allontanare i
tifosi".
Fonte: Ansa.it
29.05.2017 (Ndr: La gara,
valevole per l’assegnazione del
campionato nazionale si è
giocata ugualmente, dopo un
minuto di silenzio in memoria
delle vittime) |
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8.07.2017 |
BRASILE, Scontri con la
Polizia |
Rio de Janeiro,
Estadio "Sao Januario" |
(Vasco de Gama -
Flamengo) |
Davi Rocha Lopes |
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E’
sabato 8 luglio 2017: allo
stadio "São Januário" di Rio de
Janeiro il mitico derby del Brasileirão verdeoro fra Vasco
de Gama e Flamengo purtroppo
verrà ricordato per l’ennesima
pagina di cronaca nera nel tifo
calcistico brasiliano. Nel corso
della gara non erano mancati
momenti di tensione come quando
un tifoso del Vasco, caduto
mentre scavalcava le barriere,
era stato portato via in
barella: quasi un presagio per
quanto successo in seguito al
90°. Infatti, al fischio finale
del match nel quale i padroni di
casa escono sconfitti 1-0 dal
Flamengo, scoppia il putiferio
sugli spalti. I tifosi
bianconeri innescano una sorta
di sommossa popolare dentro e
fuori lo stadio, alcuni
invadendo il campo, altri
devastando l’impianto sportivo e
lanciando i seggiolini divelti
sul terreno di gioco e alcune
bombe carta contro le forze
dell’ordine. Arbitri, calciatori
e addetti ai lavori fuggono
negli spogliatoi mentre la
risposta della polizia non si è
fatta attendere con il lancio
dei lacrimogeni ed una carica
per disperdere i più attivi
facinorosi. E durante questi
scontri nei pressi del cancello
numero 9 un ventisettenne
supporter "vascaino", Davi Rocha
Lopes, di professione
elettricista, viene centrato tra
petto e collo da un colpo di
arma da fuoco che gli risulterà
fatale, perché non c’è più nulla
da fare neanche in ospedale
quando il ragazzo vi giunge è
già cadavere. Un bollettino
tragico al quale aggiungere
altri 2 feriti sparati alle
gambe ed un terzo ricoverato per
lesioni da schegge di vetro al
numero imprecisato dei tanti
feriti della guerriglia che
proseguirà per tutta la notte
intorno all'impianto con fitti
lanci di pietre.
Mentre la magistratura ordinaria
sta indagando sull’omicidio del
ragazzo la CBF (Federcalcio
Brasiliana) obbliga il Vasco de
Gama a disputare le partite in
casa a porte chiuse fino a nuova
disposizione. Il Tribunale
Superiore dello Sport
brasiliano, presieduto da Paulo
Cesar Salomao Filho, rilascia
una sua dichiarazione separata
parlando di "violenza inaudita"
e chiedendo la chiusura dello
stadio per "gravi negligenze
nella gestione della sicurezza":
"principalmente nel non aver
impedito l'accesso di armi ed
esplosivi, mettendo a rischio
l'integrità fisica di chi era in
campo e dei tifosi presenti" e
anche "l'assenza di barriere per
ostruire il passaggio dei tifosi
ai locali adibiti alla stampa".
Pubbliche le scuse del
presidente del club Cruzmaltino
Eurico Miranda, il quale
sostiene che "quello che è
accaduto non è da Vasco" e che "questi non sono tifosi ma
vandali, banditi", "sicuro che
si tratti di qualcosa già
preparato". Dopo quest’altro
drammatico nuovo incidente il
mondo del calcio brasiliano
resta sotto shock, qualcuno
addirittura propone la
sospensione a tempo
indeterminato del campionato".
Intanto vengono comminate 6
giornate di squalifica dello
stadio e 75mila Real di multa al
Vasco da Gama dalla Giustizia
Sportiva della FCB che riconosce
di fatto alla società una
responsabilità oggettiva per i
gravi incidenti durante e dopo
la gara. La dirigenza del Vasco
de Gama aveva sposato in sua
discolpa una tesi difensiva che
scaricava le maggiori
responsabilità alle forze
dell'ordine. Invece la
Commissione Disciplinare,
visionando i filmati della
polizia, ha accertato altre
azioni teppistiche dei tifosi di
casa anche nei confronti dei
giornalisti aggrediti in tribuna
dopo la gara. Sospesa in sede
civile per gli accertamenti di
rito la causa sulla morte del
giovane sostenitore bianconero.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
- (Video
di Repubblica.it sugli scontri) |
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15.07.2017 |
SENEGAL, Crollo Muretto Tribuna |
Dakar,
Stade "Dempa Diop"
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(US Ouakam -
Stade de Mbour) |
9 Vittime |
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Allo stadio "Dempa Diop" di
Dakar, capitale del Senegal, il
15 luglio 2017 si sta disputando
la finale di Coppa di Lega
Nazionale. Sul risultato di 2-1
nei tempi supplementari la
squadra dello Stade de Mbour
prevale su quella dell’Oukam. Le
tifoserie avversarie
preventivamente sono state
divise sugli spalti una alla
destra e l’altra alla sinistra
di un settore vuoto presidiato,
secondo testimonianze, da appena
una decina di poliziotti.
Durante il 1° tempo
supplementare i tifosi dell'Ouakam,
approfittando proprio del numero
esiguo delle forze dell’ordine,
avevano cominciato a lanciare
sassi contro i tifosi avversari,
arretrati e ammassati verso il
limite della propria gradinata.
Alla fine del 2° tempo
supplementare la polizia,
intervenendo per dissuadere
probabili scontri, spara dei
lacrimogeni e il pubblico, preso
dal panico, fugge da ogni parte,
ammassandosi nella parte
inferiore delle gradinate
cercando una via di fuga sul
campo di gioco. La ressa della
folla fa crollare un muretto
divisorio sulle tribune,
provocando l’effetto domino di
una calca mortale nella quale
restano schiacciate almeno 9
persone (tra cui una bambina) e
feriti una sessantina di
spettatori. Mentre sul posto
stanno accorrendo le ambulanze,
medici e i vigili del fuoco, per
soccorrere i feriti più gravi e
trasportarli negli ospedali di
zona, i disordini si spostano
sul terreno di gioco. Alcuni
tifosi lanciano sedie contro gli
spettatori della tribuna coperta
provocando altri feriti nella
fuga di massa ed un nuovo
intervento con i lacrimogeni
delle forze dell’ordine che
faticherà non poco a
ripristinare l’ordine e la
sicurezza dentro e fuori lo
stadio. L’indomani il ministro
dello Sport Matar Ba,
annunciando la cancellazione
delle manifestazioni sportive
previste in settimana, afferma
che il Senegal "adotterà
contromisure energiche affinché
non si verifichino più episodi
del genere". Viene sospesa anche
la campagna elettorale per le
elezioni legislative del 30
luglio.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it (Telegiornale
Euronews)
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29.07.2017 |
Sudafrica,
Soweto,
Affollamento |
"First National
Bank" Stadium
|
(Kaizer
Chiefs
- Orlando Pirates) |
2
Vittime |
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A
Soweto, nella periferia di
Johannesburg, si gioca una
partita amichevole
pre-campionato, un "clasico", il
derby tra Kaizer Chiefs e
Orlando Pirates. Si attende il
pubblico delle grandi occasioni
nel più grande impianto
calcistico del Sudafrica,
ammirato in tutto il mondo,
nonostante i deprecabili
contorni di povertà ed
emarginazione, nei mondiali di
calcio del 2010 disputati nel
paese. Ricostruito proprio in
quella occasione, il "First
National Bank Stadium" prevede
una capienza massima di 87mila
persone. L'emittente statale "SABC"
diffonde nel pomeriggio del 29
luglio 2017 una notizia
drammatica: "pur non essendo
state accertate esattamente le
dinamiche, alcune persone prive
del biglietto o con tagliandi
falsi hanno spinto davanti
all’ingresso "J" per entrare
creando un’assurda calca nella
quale sono morte 2 persone e una
ventina sono rimaste ferite". Al
manifestarsi del panico e del
caos le porte dell'impianto
vengono subito aperte per far
defluire la folla e ripristinare
il controllo della situazione
fino alla normalità, in modo da
garantire successivamente il
regolare svolgimento
dell’incontro di calcio,
nonostante tutto, davanti a
90.000 spettatori. Il
giornalista della "SABC" Hommla
Hlangani ha raccontato che
"c'era molto traffico per
entrare allo stadio" e che "le
persone erano infastidite e
alcuni tifosi erano ubriachi, e
volevano entrare in fretta". Il
presidente della Federcalcio
Sudafricana, Danny Jordaan,
promette: "Avvieremo un'indagine
completa su ciò che è accaduto e
quali siano state le cause". Non
è la prima volta che questa
partita provoca lutti, era già
successo nell’aprile del 2001
per una dinamica molto simile
fuori allo stadio "Ellis Park"
con decine di vittime.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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22.02.2018 |
Bilbao, Stadio
"San Mames" |
Sedicesimi di
Finale Europa League |
(Athletic
Bilbao - Spartak Mosca) |
Inocencio Arias Garcia
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Qualche giorno prima della gara
di ritorno dei sedicesimi di
finale dell’Europa League, fra
Athletic Bilbao e Spartak Mosca,
già si era temuto il peggio,
dati i preoccupanti segnali sul
web per i ripetuti scambi di
messaggi offensivi fra le
rispettive tifoserie. Nelle ore
precedenti il match la polizia
basca aveva requisito fra le
fila dei tifosi dell’Athletic
Bilbao alcuni bastoni, sbarre e
pugni di ferro. Sono scortati da
9 furgoni di forze dell’ordine
antisommossa, ma appena scesi
sul piazzale davanti allo stadio
San Mames, intorno alle 20, il
nutrito gruppo di ultrà dello
Spartak Mosca (circa 200 ed in
maggior parte senza biglietto)
viene provocata dalla frangia
più pericolosa del tifo basco,
il gruppo ultrà "Herri Norte".
Prima uno scambio fitto di lanci
di bicchieri e bottiglie, poi a
seguire di bengala e persino
fuochi d’artificio. L’intervento
immediato dell’Ertzaintra, la
Polizia Autonoma Basca, evita il
peggio fra le fazioni, se pur
restando in mezzo al tiro
incrociato delle fazioni in
battaglia per strada. Uno di
questi poliziotti in azione,
Inocencio Arias Garcia, di 51
anni (originario di Ermua nei
Paesi Baschi) è sfiorato da un
razzo, prima di accasciarsi
vittima di un violento attacco
cardiaco. Lo soccorrono
prontamente alcuni colleghi che
lo rianimano e lo affidano,
trasportandolo d’urgenza in
autombulanza, alle cure mediche
dell’Ospedale "Basurto", dove,
però, subisce un secondo infarto
che lo stronca mortalmente. Il
bilancio al termine degli
incidenti è di 6 feriti (2
russi) e 5 arrestati (3 ultras
dello Spartak). Unanime nel
calcio spagnolo e dello sport
internazionale il cordoglio per
la morte dell’agente. La Uefa
apre una indagine sui fatti,
riservandosi le pesanti sanzioni
da infliggere per eventuali
responsabilità ai clubs. Ignacio
viene ricordato su tutti i campi
di gioco spagnoli con un minuto
di raccoglimento.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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9.09.2018 |
Madagascar,
Antananarivo, Calca |
"Mahamasina"
Municipal Stadium |
(Madagascar -
Senegal) |
1
Vittima |
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All’esterno dello Stadio
Municipale "Mahamasina" di
Antananarivo, a qualche ora
dalla partita di qualificazione
per la fase finale della Coppa
d’Africa fra Madagascar e
Senegal, si forma una calca
spaventosa di migliaia di
spettatori. Il pubblico era
giunto sul posto sin dall’alba,
mettendosi in fila davanti
all’entrata dell’impianto
sportivo e lo stadio è già
esaurito in ogni ordine di
posto, può contenere soltanto
22.000 spettatori, ma molte
altre centinaia non vogliono
restarne fuori. I cancelli sono
stati chiusi e la situazione
della ressa con il pubblico
stritolato precipita
pericolosamente. Avviene una
caotica fuga di massa nella
quale restano schiacciate in
terra molte persone. 1 morto e
37 feriti: tragico e assurdo
bilancio di questa ennesima
festa dello sport funestata
dall’impreparazione degli
organizzatori e delle forze
dell’ordine. Nonostante tutto la
gara, terminata in pareggio 2-2,
si è disputata normalmente, come
da copione circense.
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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17.08.2019 |
Tegucigalpa,
Disordini Tifoserie
|
Estadio
"Tiburcio Carias Andino" |
(Olimpia-Motagua) |
4
Vittime |
|
|
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David Antonio Zepeda
-
Jefferson Banegas
Carlos Fernando Alvarado
-
Belis Antonio Baquedano |
|
Sabato 17 agosto 2019 al National
Stadium di Tegucigalpa, più noto come
"Tiburcio Carias Andino", è in programma
"el clásico" dell’Honduras fra le
squadre di Olimpia e Motagua. Da sempre
questa calda "stracittadina" è
considerata dalle forze dell’ordine un
derby a rischio, data la rivalità
storica e "armata" fra le due tifoserie.
Per questa ragione vengono schierate
preventivamente sul posto circa 5000
unità delle forze dell’ordine. Fuori
allo stadio, all’arrivo del pullman che
trasporta il team e lo staff tecnico
degli "Azules" (altro nome del Motagua),
irrompe l’assalto violentissimo di 250
ultrà dell’Olimpia che lanciando
bottiglie, sassi, bastoni e spranghe di
ferro distruggono il mezzo, ferendo
alcuni calciatori del Motagua. Trafitti
dalle schegge di vetro dei finestrini
dell’autobus infranti, Emilio Izaguirre,
Roberto Moreira, Matias Galvaliz e il
portiere Jonathan Rougier hanno la
peggio, trasportati presso l’ospedale
"Escuela" e ricoverati. Si scatena di
conseguenza un’autentica guerriglia
urbana fuori e dentro il National
Stadium con la polizia costretta a
sedare i gravi disordini con l’uso degli
idranti e dei gas lacrimogeni,
coinvolgendo anche tifosi inermi e
pacifici nella bagarre. Subito viene
sospeso l’inizio della gara, poi
rinviata dalla Lega Nazionale ad altra
data. Della prevista capienza di 35 mila
spettatori già in numero di 10 mila sono
all’interno dello stadio. Nel caos
totale cercano l’uscita trovando le
porte bloccate e ripiegando sul campo da
gioco dove si accendono altri
tafferugli. Si odono distintamente anche
gli spari di armi da fuoco. Il bilancio
al termine è gravissimo: 4 morti e una
decina di feriti. Identificati subito
fra le vittime 2 giovani sostenitori:
Carlos Fernando Alvarado (28 anni) e
Jefferson Banegas (24 anni),
accoltellati. A questi si aggiungeranno
gli altri due spirati in ospedale ore
dopo: David Antonio Zepeda (22 anni) e
Belis Antonio Baquedano (27 anni).
Commentando alla stampa gli eventi,
Rafael Ferrari, il presidente
dell’Olimpia, prende le distanze dai
suoi ultras apostrofandoli come
"disperati disgraziati". All’ennesimo
episodio di una escalation violenta in
corso da tempo in Honduras, il governo
honduregno intima per tutti gli addetti
ai lavori del calcio: "Responsabilità…
Calma e il rispetto per le autorità". Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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24.01.2022 |
Camerun, Yaoundè,
Calca Tifoseria |
Stadio "Paul
Biya" (Olembè) |
(Camerun
- Isole Comore) |
8
Vittime |
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In Camerun a Yaoundè si giocano
gli ottavi di finale della Coppa
d’Africa per Nazioni fra i
"Leoni indomabili" e la
compagine delle Isole Comore.
Fuori lo stadio scoppia la ressa
infernale davanti all’ingresso
Sud che diviene fatalmente
mortale per 8 persone ("2 donne,
4 uomini sulla trentina" e un
bambino di 6 anni) e produce
oltre 50 feriti, fra i quali
persino un neonato ricoverato
d’urgenza in condizioni
"clinicamente stabili". In molti
di quelli rimasti intrappolati
nella calca sono stati
schiacciati contro le
inferriate, altri calpestati
dalla folla impazzita. Alcune
fonti riportano che l’ingresso
meridionale, in posizione
angusta rispetto allo spazio di
contenimento della folla, sia
stato aperto per sbaglio.
La Confederazione del Calcio
Africano (Caf) fissa per
l’indomani mattina alle 9.30 una
"riunione di crisi" per fare
luce indagando sulle cause di
origine della tragedia e per
affrontare il problema mai
davvero risolto della sicurezza
in queste manifestazioni di
eccitante richiamo per il
pubblico al quale le autorità
locali avevano offerto biglietti
omaggio e trasporti gratuiti per
raggiungere lo stadio. Il
presidente della Caf Patrice
Motsepe invia la sera stessa
della tragedia il segretario
generale Veron Mosengo-Omba a
trovare i ricoverati negli
ospedali di Yaoundé.
Il Ministero della Salute del
Paese dichiara testualmente che
le vittime sono state
"immediatamente trasportate" in
ambulanza nelle strutture
ospedaliere ma che "il traffico
stradale intenso ha rallentato i
soccorsi". La partita si è
disputata nonostante il clima
drammatico con la vittoria (2-1)
dei padroni di casa.
Nel 2019 il Camerun avrebbe
dovuto ospitare la Coppa
d’Africa ma per mancanza delle
dovute garanzie dal Comitato
Organizzatore fu trasferita in
Egitto. Il copione è sempre lo
stesso da decenni in questo tipo
di eventi luttuosi: nonostante
la capienza fosse esaurita già
dalla prevendita l’accesso della
folla senza biglietto che forza
con violenza i varchi di accesso
mescolandosi ai possessori del
biglietto d’ingresso in coda.
Uno stadio maestoso l’Olembé con
un progetto decennale, tra
ritardi, incertezze, cambi
d’appalto e una spesa ingente di
capitali. In questa particolare
circostanza la capienza massima
dei 60.000 spettatori era stata
limitata all’ 80% a causa delle
misure di contenimento della
pandemia vigenti nel paese.
(© Fotografie:
Affaritaliani.it - Fanpage.it)
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it |
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6.03.2022 |
Messico, Scontri
fra Tifoserie |
Queretaro,
Estadio "La Corregidora" |
(Queretaro -
Atlas) |
32 ?
Vittime |
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Si gioca la partita valida
per il 9° turno della MX
Ligue (il Campionato di
Massima Serie Messicano)
all'Estadio La Corregidora
di Santiago de Queretaro,
città a nord della capitale
e il risultato è fermo sullo
0-1 per gli ospiti
dell’Atlas di Guadalajara,
Campione in carica nel
Torneo. Trascorso il 60'
esplode lo scontro
violentissimo fra alcuni
ultras delle squadre che
coinvolge tutto il pubblico
sugli spalti, sfociando sul
terreno di gioco e
debordando fin fuori lo
stadio quando vengono
spalancati immediatamente i
cancelli che ne delimitano
gli accessi per far fuggire
la folla nel panico. La
partita viene sospesa
dall’arbitro Fernando
Guerrero, le squadre corrono
negli spogliatoi mentre le
due fazioni si affrontano
per 18 minuti in duelli
rusticani, armati di
bastoni, sedie e anche di
armi da taglio,
nell’assenza, o quasi, di un
numero adeguato di forze
dell’ordine predisposte a
sedarli. L’opinione pubblica
di tutto il mondo distratto
dai problemi gravissimi
arrecati dalla guerra in
Ucraina non si occupa a
dovere della gravità di
questo evento (ricorrente in
certi paesi del Sudamerica,
dove lo sport è pretesto per
una violenza fine a sé
stessa fra le bande rivali)
che è stato filmato in più
riprese e pubblicato sui
vari social networks.
Stoppato il campionato dalla
Lega Calcistica Messicana
che non fa disputare le
restanti gare Pumas-Mazatlan,
Pachuca-Tigres e Club
Tijuana-San Luis e condanna
ufficialmente i fatti: "La
LigaBBVA MX disapprova e si
rammarica delle azioni allo
Stadio La Corregidora. In
questo campionato vengono
promossi valori, pace e
rispetto. Il calcio è uno
spettacolo da vivere in
famiglia senza violenze o
discriminazioni".
Rimbalzano, intanto, le voci
sul numero dei feriti (fra
cui 2 in gravissime
condizioni) e di eventuali
morti, fra smentite della
Protezione civile e
aggiornamenti da fonti
private e pubbliche non
correttamente accertate.
Pare praticamente
impossibile non credere ad
alcune vittime proprio per
la natura sanguinosa degli
scontri e per le armi in
possesso delle fazioni
rivaleggianti. Si spiffera
la notizia di 17 vittime, un
bilancio provvisorio e
destinato a salire fino a
quasi il doppio del numero.
C’è cautela, al limite della
censura. Il presidente della
LigaBBVA MX, Mike Arriola,
tuona sia contro i
responsabili della rissa che
quelli della sicurezza dello
stadio, immaginando le
ripercussioni dell’accaduto
per tutta la Nazione,
essendo il Messico uno dei 3
Paesi organizzatori dei
Mondiali di Calcio 2026.
Così dichiara testualmente
su Twitter: "Inammissibili e
deplorevoli le violenze
nello stadio Corregidora di
Querétaro. Saranno puniti in
un modo esemplare i
responsabili della mancanza
di sicurezza nello stadio.
La sicurezza dei nostri
giocatori e dei nostri
tifosi è una priorità".
Anche il Governatore dello
Stato di Querétaro, Mauricio
Kuri, chiede che il Club si
assuma la responsabilità di
quanto è successo nel suo
stadio e che la legge venga
applicata severamente contro
gli aggressori, definendolo
"uno degli incidenti più
vergognosi nella storia del
calcio messicano". Spetterà
alla Commissione
disciplinare della
Federcalcio messicana aprirà
un'indagine più approfondita
nel merito. Secondo già le
testimonianze raccolte
sarebbero stati, infatti,
per primi gli hooligans del
Queretaro ad aggredire
deliberatamente gli ultras
dell’Atlas mescolati nel
settore degli ospiti assieme
alle famiglie con donne e
bambini al seguito, fuggite
in cerca di riparo sul campo
e negli spogliatoi. Inutile
l’intervento di alcuni
calciatori del Queretaro,
tra cui il portiere
uruguaiano Washington
Aguerre, per dissuaderli e
ripristinare l’ordine e la
calma.
© Fotografie:
Clubdoria46.it - Goal.com -
Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it
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Il 1° ottobre 2022 nella
provincia orientale dell’isola
di Java, al termine di una
partita della "First Division
Liga 1" (campionato nazionale di
calcio indonesiano) disputata
davanti a 42.000 spettatori
nello Stadio "Kanjuruhan" di
Kepanjen (centro urbano della
grande Malang) esplodono
gravissimi disordini causati
dalla tifoseria locale. Le due
squadre, rispettivamente nona e
decima in classifica, terminano
l’incontro sul 3-2 per la
formazione in trasferta. Al
fischio finale dell’arbitro i
tifosi dell’Arema, furibondi per
la sconfitta (la prima dopo
vent’anni) contro il Persebaya
Surabaya (club loro acerrimo
rivale) invadono il terreno di
gioco per aggredire i calciatori
ospiti. Quest’ultimi seguiti da
uno sparuto manipolo di
sostenitori a causa di un
divieto dell’Organizzazione
(precedenti scontri fra queste
tifoserie nel febbraio 2020 allo
stadio "Blitar" di East Java con
danni per un totale di 250
milioni di rupie 18.000
dollari). Le autorità si erano
raccomandate per l’occasione di
non giocare la partita di sera e
di limitare la vendita dei
biglietti ai soli 38.000
spettatori della capienza,
restando inascoltate. La polizia
cerca invano di riportarli alla
calma. Sono in 3000 gli
esagitati, gli agenti vengono
assaliti, avendo inizialmente la
peggio nello scontro e, quindi,
rispondono lanciando i
lacrimogeni per disperderli, non
limitandosi al campo, ma
sparandoli anche sulle
gradinate, suscitando il caos e
la fuga generale. Il pubblico,
nel totale panico sugli spalti,
accalcandosi tenta la fuga ove
possibile. Calpestati e
soffocati nella ressa cadono a
decine le persone, alcune
travolte o svenute nella calca,
altre intossicate dal gas. Le
immagini delle telecamere
interne nello stadio mostreranno
centinaia di tifosi scavalcare
le recinzioni per mettersi in
salvo. La rabbia si scatena
anche al di fuori dall’impianto
sportivo. 13 gli automezzi della
polizia dati alle fiamme durante
la guerriglia. In una nota
ufficiale del capo della polizia
locale, Nico Afinta, si legge:
"Ci rammarichiamo e deploriamo
la tragedia. Avevamo suggerito
che alla partita potessero
assistere solo i tifosi dell'Arema.
Era diventata l’anarchia. Hanno
iniziato ad attaccare gli
ufficiali, hanno danneggiato le
auto. Negli scontri sono morte
127 persone, di cui 2 agenti.
Trentaquattro vittime sono
decedute all'interno dello
stadio, le altre in ospedale".
Secondo una fonte ospedaliera,
tra le vittime ci sarebbero
anche bambini. Il bilancio dei
morti per errore viene persino
aumentato, secondo quanto
riferito a Metro TV dal vice
governatore della regione, Emil
Dardak: "alcuni nomi erano stati
registrati due volte". Circa 180
i feriti negli ospedali, secondo
l’agenzia di stampa statale.
"Molti dei nostri amici hanno
perso la vita a causa degli
agenti che ci hanno
disumanizzato. Molte vite sono
state sprecate" - commenta in
clinica un giovane tifoso
piangendo. Tutte le altre
testimonianze raccolte
concorderanno sul metodo
utilizzato dagli agenti.
"All'inizio, i lacrimogeni erano
solo verso il campo. Poi hanno
sparato verso le tribune al gate
12, io ero con gli altri al gate
14, ma i gas lacrimogeni sono
stati spinti dal vento; quindi,
si sono diffusi rapidamente in
tutto il settore. A quel punto
la gente in preda al panico
correva verso l'uscita, ma
l'uscita era chiusa e hanno
anche spento le luci dello
stadio. Quindi la tribuna era
buia, con le persone si
spingevano a vicenda cercando di
uscire. Scavalcandosi l'un
l'altro. Ho visto molte vittime
al cancello principale. Tante
vittime sdraiate lì, molte con
le facce bruciate" - questa, ad
esempio, una fra le tante,
raccolte dai microfoni Al
Jazeera. I media asiatici e i
tanti giornalisti sul posto
confermano questa versione dei
fatti. Anche l'allenatore del Fc
Arema, Javier Roca (da 20 anni
in Indonesia) dirà all'emittente
spagnola Cadena Cer: "Quando
sono tornato dalla conferenza
stampa ho trovato il caos, con i
miei ragazzi che portavano in
braccio le vittime verso il
nostro spogliatoio. C'erano
anche molte persone sugli spalti
con problemi respiratori a causa
dei gas lacrimogeni. Penso che
la polizia abbia oltrepassato il
limite anche se non ero lì in
quel momento. Lo stadio non era
preparato a questo caos. Forse
si sarebbe potuta ridurre la
capienza, ma non si pensa mai
che si andrà a una partita di
calcio e moriranno quasi 200
persone". Di parere
completamente opposto, invece,
il capo della polizia Afinta che
difende il proprio personale per
l'uso dei lacrimogeni, poiché si
trattava di sedare un’autentica
sommossa popolare dopo che i
tifosi "hanno iniziato ad
attaccare la polizia, agendo in
modo anarchico e incendiando
anche veicoli sul terreno di
gioco". Polizia accusata
vibratamente anche da Fifa e
Amnesty International per "uso
eccessivo della forza da parte
dello Stato per contenere o
controllare tali folle" visto
che sarebbero vietate le armi da
fuoco e/o il gas nel controllo
della folla negli stadi "e
questo non può essere affatto
giustificato".
Purtroppo non sono
rari eventi di cruda violenza
nel calcio indonesiano, ma
questa mattanza segnerà per
sempre l’intera storia del
calcio mondiale, essendo la
seconda più grave delle stragi
in uno stadio per numero di
vittime (la prima quella di Lima
nel 1964 con dinamiche simili.
328 morti e 1000 feriti per un
goal annullato durante
Perù-Argentina nel torneo
preolimpico). La Lega nazionale
sospende il campionato per una
settimana e punisce l'Arema. Non
potrà più ospitare in casa altre
partite fino al termine della
stagione. Il presidente dello
stato Joko Widodo in un discorso
alla TV di stato auspica: "Spero
che questa tragedia calcistica
sia l'ultima nel nostro Paese e
che non ci siano più stragi
umane come questa in futuro",
che sia "l’ultima tragedia
calcistica nella nazione".
Promette il risarcimento ai
familiari delle vittime
(riunitisi in una partecipata
veglia funebre a chiedere
giustizia per i propri cari) con
uno stanziamento dal governo
provinciale e dalla reggenza
locale di un fondo di 10 e 5
milioni di rupie (1000 euro
circa). Chiede pubblicamente al
ministro dello Sport e della
Gioventù, ai capi della polizia
nazionale e della Federcalcio
"una valutazione completa dei
match di calcio e le procedure
di sicurezza", condizione
assoluta per la ripresa
dell’attività agonistica della
massima serie. Mentre il governo
scusandosi per l'incidente ha
promesso di indagare a fondo
sulla tragedia il suo ministro
dello Sport e della Gioventù
Zainudin Amali dichiara in
televisione: "Siamo dispiaciuti.
Valuteremo a fondo
l'organizzazione della partita e
la presenza dei tifosi.
Torneremo a vietare ai tifosi di
assistere alle partite ? Questo
è ciò che discuteremo". Il
ministro dell'Interno, Mahfud
MD, denuncia che lo stadio era
gremito 6000 posti oltre la
capienza massima dell’impianto
(38.000) per la vendita
lucrativa dei tagliandi.
Inoltre, spiega che le vittime
"sono morte a causa di spinte,
schiacciamento a vicenda, e
mancanza di respiro", non per
altre cause violente. Il
presidente della FIFA, Gianni
Infantino, scrive sul sito
ufficiale che "Il mondo del
calcio è sotto shock a seguito
dei tragici incidenti avvenuti
in Indonesia al termine della
partita tra Arema FC e Persebaya
Surabaya allo stadio Kanjuruhan.
Questo è un giorno buio per
tutti coloro che sono coinvolti
nel calcio e una tragedia oltre
ogni comprensione. Esprimo le
mie più sentite condoglianze
alle famiglie e agli amici delle
vittime che hanno perso la vita
in seguito a questo tragico
incidente. Insieme alla FIFA e
alla comunità calcistica
globale, tutti i nostri pensieri
e le nostre preghiere sono
rivolti alle vittime, a coloro
che sono stati feriti insieme al
popolo della Repubblica
dell'Indonesia, della
Confederazione calcistica
asiatica, della Federcalcio
indonesiana e della Lega
calcistica indonesiana, in
questo momento difficile". Nel
2023 alcuni stadi dell’Indonesia
ospiteranno il mondiale di
calcio Under 20, organizzato
proprio dalla Fifa, ma si
escluderà certamente quello di
Malang. E non manca l’addolorato
eco di Papa Francesco, il giorno
seguente è domenica e si
affaccia per l’Angelus su Piazza
S. Pietro: "Prego anche per
quanti hanno perso la vita e
sono rimasti feriti negli
scontri scoppiati dopo una
partita di calcio a Malang in
Indonesia". Vicinanza anche
dall’Europa nel messaggio su twitter del presidente del
Consiglio europeo, Charles
Michel: "Le più sentite
condoglianze alle famiglie delle
vittime della calca a Malang.
L'Ue è al fianco dell'Indonesia
in questo momento di grande
tristezza". A una settimana
dalla strage emerge un
particolare ancor più
raccapricciante a cura della
CNN: "I tifosi tentarono di
fuggire ma i cancelli erano
bloccati"… Secondo una indagine
della Federazione la sicurezza
dello stadio non è riuscita ad
aprirli aggravando la
situazione.
Qualche giorno dopo il
presidente dell'Indonesia Joko
Widodo dichiarerà che lo stadio
Kanjuruhan verrà demolito e
ricostruito secondo gli standard
di sicurezza Fifa. Le indagini
hanno appurato gravissime
responsabilità dei dirigenti
della Federcalcio e della Lega
(aver giocato la partita in
notturna per gli ascolti
televisivi) e di sei persone fra
agenti di polizia (uso dei
lacrimogeni vietati dalla Fifa)
e organizzatori (stadio
stracolmo oltre la capienza e le
uscite bloccate) rinviati a
processo.
(©Fotografie:
Wikipedia.org - Ansa.it)
- Fonte:
Saladellamemoriaheysel.it -
Ansa.it - Repubblica.it -
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