"Settanta
Angeli in un unico Cielo Heysel e Superga Tragedie
Sorelle"
Settanta Angeli in un
unico Cielo
Rivali in campo, uniti nella
tragedia
di Giampaolo Muliari
Contro ogni provocazione e
oltraggio una mostra senza ritorno per ricordare a tutti
che le tragedie non hanno bandiere, che ogni angelo è
una leggenda.
E’ davvero un piacere raccontare i
ricordi di una mostra speciale, anzi di più, di un
percorso di vita. "Settanta Angeli in un unico cielo" è
tutto questo per noi, è molto di più di una mostra a
tema che per sua natura inizia e poi si conclude. Questo
è un percorso che andrà oltre, che ha segnato e segnerà
per sempre lo spirito di questo nostro museo: un luogo
di memoria, di rispetto, di fratellanza. Un evento
partito da lontano, dallo scorso anno, dopo aver
visionato il sito saladellamemoriaheysel.it creato e
custodito con amorevole cura da Domenico (Mimmo)
Laudadio. Nessun dubbio in Mecu, in me, in tutti noi: le
immagini crude di quella tragedia hanno subito
rappresentato, oltre al dolore, un richiamo a noi alla
vita, un invito di fratellanza. Non abbiamo fatto altro
che dare voce a questo invito, tutto il resto è venuto
poi da sé. Pare ora strano, dopo questa visione quasi
mistica, scrivere di polemiche, di pensieri contrari
anche a tinte forti, ma questa è stata ed è l’altra
faccia della medaglia. Non tutti guardano la vita con
gli stessi occhi, certo stride il cuore constatare come
nemmeno davanti alla morte (nel nostro caso a due
tragedie che in comune hanno la passione per il calcio)
si senta il desiderio di ritrovarsi insieme, oltre ogni
propria opinione e bandiera. Francesco Caremani,
splendido compagno di viaggio, ha definito questa
esperienza l’ultimo baluardo contro l’odio delle curve.
Francesco è un giornalista coraggioso, ha sempre messo
la sua faccia davanti alle proprie idee, senza mai fare
compromessi, nemmeno davanti alla dirigenza bianconera,
o alla tifoseria più organizzata. Il suo libro "Heysel,
le verità di una strage annunciata" è un grido di dolore
rivolto alle coscienze di tutti noi. E’ un racconto
sofferto che traccia quello che la tragedia ci ha
lasciato in questi anni: l’immensa dignità dei familiari
delle vittime, alcune testimonianze d’amore, ma anche
tanta omertà e tanta indifferenza. Anche in occasione
del derby di ritorno giocato una settimana dopo
l’inaugurazione della nostra mostra sono apparsi i
soliti striscioni idioti, quelli che prendono spunto
dalle tragedie per irridere la memoria. Ogni volta è per
noi un colpo al cuore, figurarsi per chi la tragedia
l’ha vissuta sulla propria pelle. Ma è per non alzare
bandiera bianca, per non accettare questa visione
assurda della vita che questa nostra mostra ha un senso,
ha una grande ragione d’essere. In questi mesi abbiamo
camminato fianco a fianco con Mimmo e Francesco, in
piena e totale sintonia. Davvero le nostre diverse
passioni calcistiche non si sono mai fatte sentire. A
riguardo mi piace ricordare come al loro arrivo a
Torino, sabato 15 febbraio vigilia dell’inaugurazione,
il primo luogo da loro visitato è stato Superga. Mimmo
era pure in compagnia del figlio Francesco. Per questo
giovanissimo cuore bianconero era il primo viaggio a
Torino e la prima cosa che ha visto non è stato il
JMuseum o l’abbagliante store della Juve, ma la nostra
lapide. Questo cammino è un’esperienza umana che non
sarà dimenticata anche per questo. Spesso ho immaginato
come sarebbe bello vivere questa grande passione che è
il calcio con questo spirito... Speriamo che il domani
sia migliore, speriamo che il domani abbia il cuore di
questo giovane Francesco o di un altro giovane Francesco
(mio nipote), anche lui bianconero, giunto apposta da
Porto Potenza Picena (Macerata). Era davvero felice:
"zio, finalmente una cosa insieme!"
"Pregiatissimi lettori, credo sia
doveroso ringraziare anche qui Giampaolo Muliari e
Domenico Beccaria, autentici fuoriclasse della Memoria,
per aver immaginato, costruito e difeso il nostro
progetto di cui vado molto orgoglioso, poiché è la
dimostrazione che un derby lo possiamo vincere tutti
insieme, senza il bisogno di alzare nessun trofeo più in
alto di quello della fratellanza umana. Un particolare
saluto ai volontari del Museo del Grande Torino,
generosi amanti e custodi del ricordo, nobile esempio di
come un museo sia fatto di persone più che di cimeli
prestigiosi e che non è necessario addobbarlo come una
boutique di grido della storia, ma semplicemente
raccontarlo di padre in figlio come una partita senza
triplice fischio finale dove è sempre possibile
rimontare vincendo la speranza di un calcio autentico,
maschio, ma pulito, depurato dai veleni della stampa e
dalle pezze e dai cori degli immondi".
Domenico Laudadio
Torino, provincia di Juventus
- Avversari, non nemici
di Nino Ori
In un piovoso sabato di inizio marzo, con l'amico Marco
Sanfelici decidiamo di andare a Grugliasco, a vivere un
pomeriggio per noi anomalo. A Villa Claretta, a visitare
la sezione del "Museo del grande Torino e della leggenda
granata" dedicata da alcune settimane (e fino al 20
aprile) alla mostra intitolata "Settanta angeli in un
unico Cielo - Heysel e Superga tragedie sorelle". Con
noi, un mio caro amico d'infanzia, di fede granata.
L'idea, semplice ma estremamente complessa nella sua
realizzazione, è quella di superare le idiozie di parte
(inutile dar loro ulteriore spazio ricordandole), almeno
di fronte al dolore per la morte. Difficile da far
accettare, certo. A maggior ragione in un clima come
quello attuale. E infatti, non sono mancate le
incomprensioni, le disapprovazioni, i distinguo, il
dissenso verso questa iniziativa, promossa dai
responsabili del Museo del grande Torino e dall'amico
Mimmo Laudadio, curatore del museo virtuale
www.saladellamemoriaheysel.it. Due tragedie diverse per
le modalità con cui sono avvenute, certo. Da una parte
una disgrazia, una tragica fatalità e dall'altra una
strage, un folle omicidio. Due tragedie diverse per la
notorietà delle vittime, certo. Da una parte un'intera
squadra di grandi campioni, oltre ad alcuni giornalisti
e accompagnatori, e dall'altra un gruppo di tifosi che
pensava di assistere ad una partita di calcio. A
dividere i due terribili eventi ci sono 36 anni: a
Superga il 4 maggio 1949 perirono 31 persone, a
Bruxelles il 29 maggio 1985 le vittime furono 39. Tutto
vero. Ma a dividere le due tragedie, in maniera
insensata e immotivata, ci sono soprattutto le
contrapposizioni becere e tanto inutile odio. Ad ognuna
delle 70 persone che persero la vita in quelle tragiche
circostanze è dovuto lo stesso rispetto. Tragedie
diverse ? No, tragedie sorelle, come dicono gli
organizzatori della mostra. Le più grosse tragedie
sportive della città di Torino, che coinvolgono entrambe
le squadre di TORINO e che dovrebbero unire le
tifoserie, non dividerle. Ed è di questo che ci
ritroviamo a parlare con il volontario che,
rigorosamente in felpa granata, ci accompagna
all'interno della mostra. Le sconvolgenti immagini della
carneficina dell'Heysel (messe a disposizione da
Salvatore Giglio, fotografo storico della Juventus)
sembrano mescolarsi, anche se i pannelli sono solo
vicini, con i ritagli di giornale e le fotografie di
Superga e dei campioni periti in quel disastro. A meno
di una settimana dal derby, con le sue polemiche e i
suoi veleni, riusciamo a parlarne come si parla tra
persone normali, che non consentono all'opposta fede
sportiva di prevalere sul rispetto dei valori umani,
tragedie diverse per le modalità con cui sono avvenute,
certo. Da una parte una disgrazia, una tragica fatalità
e dall'altra una strage, un folle omicidio. Due tragedie
diverse per la notorietà delle vittime, certo. Da una
parte un'intera squadra di grandi campioni, oltre ad
alcuni giornalisti e accompagnatori, e dall'altra un
gruppo di tifosi che pensava di assistere ad una partita
di calcio. A dividere i due terribili eventi ci sono 36
anni: a Superga il 4 maggio 1949 perirono 31 persone, a
Bruxelles il 29 maggio 1985 le vittime furono 39. Tutto
vero. Ma a dividere le due tragedie, in maniera
insensata e immotivata, ci sono soprattutto le
contrapposizioni becere e tanto inutile odio. Ad ognuna
delle 70 persone che persero la vita in quelle tragiche
circostanze è dovuto lo stesso rispetto.
Juve e Toro: una mostra
insieme contro gli "imbecilli"
di Dario Pelizzari
Al Museo del Grande Torino
sono esposte fino ad aprile le immagini delle
tragedie dell'Heysel e di Superga. L'obiettivo ?
Il reciproco rispetto, come spiega il curatore
Domenico Beccaria.
"Ridurre giorno per giorno
il numero degli imbecilli. Perché rispettare i
morti, tutti i morti, è un dovere più che una
necessità". Domenico Beccaria, presidente
dell'Associazione Memoria Storica Granata,
spiega le logiche e il traguardo della mostra
"Settanta angeli in un unico Cielo – Heysel e
Superga tragedie sorelle", allestita nei locali
del Museo del Grande Torino a Grugliasco (prima
cintura di Torino) e aperta al pubblico fino al
20 aprile. Fotografie, rimandi, ricordi. Un
tuffo nel passato per dare conto delle due
tragedie che hanno sconvolto il popolo
bianconero e granata. Il tentativo, da
accogliere tra gli applausi, di riportare tutto
a casa. Per spiegare che la memoria merita di
essere maneggiata con cura. Sempre e comunque.
La mostra è stata inaugurata una settimana prima
di quello che è già stato battezzato dai più "il
derby della vergogna".
Cosa ha pensato quando ha
visto gli striscioni ormai tristemente noti
esposti allo Stadium ?
"Abbiamo deciso di aprire
la mostra il 16 febbraio proprio perché volevamo
sollevare il problema nell'imminenza del derby.
Le dico la verità: quanto ho visto allo Stadium
non mi ha sorpreso più di tanto. Sono cose che
purtroppo succedono da troppo tempo. La mostra
nasce con l'intenzione di sensibilizzare più
persone possibile nei confronti di questo tema,
ma va da sé che non tutti sono disposti a farsi
sensibilizzare. Noi speriamo con questa
iniziativa di ridurre giorno per giorno il
numero degli imbecilli. Un'impresa evidentemente
difficile, ma isolarli sarebbe già un grande
risultato".
"Superga e l’Heysel sono sorelle,
non cugine alla lontana", ha scritto qualche
giorno fa Domenico Laudadio, un altro dei
responsabili dell'iniziativa, sul sito che cura
personalmente (www.saladellamemoriaheysel.it).
Le tragedie del calcio torinese sono unite da un
sottile filo rosso che lega e raccoglie la
memoria della città ?
"Ha detto bene Laudadio.
Le tragedie torinesi sono sorelle e non cugine.
Sono collegate dal filo comune della passione
per il calcio. Ciò che le ha unite ancora di più
è il vilipendio che negli anni è stato fatto da
una parte e dall'altra come strumento di offesa
nei confronti del nemico. Con la mostra,
vogliamo dire anche questo: prenditela con i
vivi, se proprio devi prendertela con qualcuno,
e lascia in pace i morti".
Quali sono state le
reazioni di coloro che hanno visitato la mostra
? Cosa l'ha più colpita ?
"Una delle cose che
più mi ha fatto piacere è stato vedere, nel
giorno della gara Juventus-Chievo, tifosi della
Juve che si sono presentati alla mostra con la
sciarpa bianconera al collo. Perché è così che
dovrebbero andare le cose. Dovremmo essere tutti
orgogliosi dei nostri colori e allo stesso tempo
rispettosi dei colori altrui. Io sono stato
quattro volte a visitare il museo della Juventus
e non ci sono mai andato in incognito, nel senso
che indossavo sempre la spilla del Toro sulla
giacca. E' giusto che ognuno di noi abbia
l'orgoglio di appartenere a qualcosa, ma pure la
consapevolezza che anche gli altri vanno
rispettati. Questo è lo spirito delle persone
che hanno finora visitato la nostra mostra.
Siamo tutti capaci a rispettare i "nostri"
morti. Dobbiamo imparare a rispettare anche i
morti degli altri".
Gli striscioni esposti nel
corso del derby hanno fatto male un po' a tutti
gli appassionati di calcio, senza alcun vincolo
di bandiera. Come ritiene che si dovrebbe
intervenire per risolvere o per lo meno limitare
il problema ?
"Credo che la responsabilità
oggettiva sia un'aberrazione giudiziaria che non
ha ragione d'essere. E' la misura più evidente
del fallimento del sistema calcio. La
responsabilità è e dovrebbe sempre essere
soggettiva. Tutti gli stadi possono ormai
contare sulle immagini fornite dalle telecamere,
è possibile riconoscere facilmente chi si
macchia di azioni condannabili. Per questo, non
credo sia giusto che siano le società a pagare
per quanto commettono alcuni tifosi. A pagare
dovrebbero essere solo e soltanto questi ultimi.
Ciò detto, sarei stato felice di vedere da parte
del presidente della Juventus Andrea Agnelli una
presa di distanza un po' più netta rispetto a
quanto abbiamo visto nel corso del derby. Per
carità, il suo tweet è assolutamente
condivisibile, è vero che tutte le disgrazie
vanno lasciate in pace, ma l'attualità imponeva
di fare riferimento a quanto era appena
successo".
E' notizia di poche ore fa. La
polizia avrebbe individuato i responsabili di
uno dei due striscioni della vergogna. Per loro, Daspo con effetto immediato e l'ipotesi di un
processo che potrebbe portarli in carcere per
alcuni mesi. Punizione sufficiente ?
"Le pene
nei confronti di questi signori non devono
essere esemplari. Le pene devono essere sempre
giuste. Le pene esemplari possono creare dei
martiri e non ce n'è proprio bisogno. Sono
convinto invece che questi pseudo-tifosi vadano
estratti dal branco all'interno del quale hanno
concepito ed esposto gli striscioni per
chiedergli con molta pacatezza e serenità: 'ma
sei davvero convinto della bestialità che hai
fatto ?. Secondo me, 99 su 100 si rendono conto
di aver fatto una cretinata che è andata molto
al di là delle loro reali intenzioni. Sì, perché
non hanno offeso il nemico, ma delle persone
innocenti. Se ammettono di aver fatto una
cretinata, gli si dia quindici giorni di lavori
socialmente utili e nulla più. Se invece
parliamo di quell' un per cento di marci
irrimediabili che non hanno la capacità di
rendersi conto del male che hanno fatto, be', in
quel caso sono d'accordo per il Daspo e se ci
sono sanzioni accessorie che vengano applicate
senza alcuna remora".
Heysel and Superga: Juve
and Toro's pain (finally) united in an
exhibition
by Niccolò Misul
On Sunday, for the second
time this season, Juventus won the ‘Derby della
Mole’, beating Torino 1-0. As it happened last
September, this victory came via controversial
circumstances. Whilst it was an offside goal
last September that infuriated the home team,
this time around Toro had a legitimate penalty
appeal waved off. However, more that by the
referee’s decisions, the aftermath of the Turin
derby was marked by the discussions over the
fans’ behaviour and their mocking banners. In
fact, the Mole Antonelliana, the building that
lends its name to the derby, is not the only
thing that binds these two teams: along with a
successful history, they also have in common the
burden of great tragedies. On Wednesday 4th home
from a friendly match in Lisbon, when their
plane crashed into the hill of Superga, near
Turin, killing all 31 passengers on board
including 18 players. That team, known as Il
Grande Torino, was a legendary side, which had
won the last italian league title before World
War II and, after the resuming of the
competition, also triumphed in four consecutive
post-war titles too. At the time of the crash,
Torino was leading the championship race with
four games to go. The club fielded a youth team
in each of those games, and as a mark of respect,
their opponents did the same. The youngsters won
the last four games to claim the Scudetto. The
disaster had hit very hard not just Torino, but
indeed the whole italian football. Only three
players from the team had survived, having
missed the fatal flight for one reason or
another. The national team was also seriously
weakened, as the players who died made up the
bulk of the italian squad. The Torino club
itself failed to win another national title
until 1976, a full 27 years after the tragedy.
Juventus suffered too. On May 29 1985, more than
60,000 supporters of Liverpool and Juventus had
made their way into the ageing Heysel stadium in
northwest Brussels to watch the European Cup
final. At around 7pm local time, about an hour
before the scheduled kickoff, the trouble
started. Fans had been chanting, waving flags
and letting off fireworks, but the atmosphere
became more violent and a thin line of police
was unable to prevent a contingent of Liverpool
followers from stampeding towards rival fans. A
retaining wall separating the Liverpool
followers from Juventus supporters in sector 'Z'
collapsed under the pressure and many were
crushed or trampled when panicking Juventus fans
tried to escape.
Pensieri ad alta voce sulla
mostra condivisa a Grugliasco fra il Museo del
Grande Torino e il Museo Virtuale Multimediale
saladellamemoriaheysel.
A volte un sogno parte
proprio in questo modo, con un soffiare lento,
come l’ispirazione pittorica di un cherubino del
Botticelli, perché è dall’uomo e dall’artista
che ha preso vita questa mostra scomoda e
imprevedibile. Al di là delle nuvole sanno
guardare poche persone, senza scomodare i santi
anche i laici compiono prodigi con la propria
fede. Nel calcio colui che è capace ancora di
sorridere all’avversario, avvolto nella sua
sciarpa a colori nel grigiore del mondo,
lasciando digrignare i denti a quanti non
saranno mai degni dello sport, resta l’ultimo
richiamo della speranza di piantare rose nel
letame. Giampaolo Muliari ricrea a pastello i
volti degli uomini, ne ha ritratti tanti, alcuni
invincibili e leggendari, altri di comuni
mortali. Questa volta ha riunito in un unico
disegno le ali dell’aereo di Superga alle
braccia aggrovigliate dello stadio Heysel,
ponendo al centro due bambini intrecciati in un
abbraccio per sempre. Granata, marrone, rosa e
nero, i colori dei loro panni che si mescolano a
tingere un lutto cupo e crudele, noncuranti di
quell’alone fetido intorno, di pavide remore, di
classifiche infime sui morti. Umanamente e
sportivamente ti verrà spontaneo dire "i
nostri", "i vostri", ma i morti non sono
proprietà di nessun altro all'infuori dei loro
familiari. In questo caso noi possiamo
difenderne la memoria che è il sentimento più
nobile che scrive la storia, ma non si
viviseziona il rispetto dei caduti, non si usa
il bisturi, non si fanno autopsie per discernere
cosa è giusto onorare e chi no. O tutti in egual
misura o nessuno. Allora i canapi intorno al
cuore di chi ha ormeggiato nel porto
dell’arroganza la sua presunzione vengano recisi
di netto dalla dignità e dalla ragione, affinché
prenda il largo questo veliero della memoria in
una crociera di ricordi nel beccheggio di quei
70 nomi sul mare placido del silenzio intonato
dal trombettiere in una sala comunale di
Grugliasco. Domenico Beccaria è uomo granitico,
deciso, cacciatore esperto di cinghiali e
d’ipocriti, ma elegante e tenero con chi lo
merita. Lui ha preso sulle spalle il progetto
sin dalla genesi, guadando pazientemente le
paludi insidiose del dissenso e scansando le
sabbie mobili delle incomprensioni, tenendo
testa agli agguati del "tremendismo" da
tastiera, sopportando le morali senza l’etica di
comuni fanfaroni senza anagrafe o persino la
disapprovazione "politica" di cognomi
eccellenti. Tragedie sorelle, non gemelle, ha
precisato a tutti. Quelle erano le torri dell’11
settembre abbattute dal fanatismo e dall’odio,
in questi altri casi fu il fato a generare un
dolore improvviso, lancinante, ancora oggi fuoco
vivo sotto le ceneri apparentemente tiepide
della rassegnazione.
Sarà inaugurata domenica 16
febbraio a Grugliasco, presso il Museo del
Grande Torino e della Leggenda Granata, la
mostra "Settanta angeli in un unico cielo.
Heysel e Superga tragedie sorelle".
TORINO - Il dolore è il
medesimo, profondo, lancinante, incancellabile.
Pur nella totale differenza di situazioni o di
credo. Qualcuno magari storcerà il naso,
tuttavia di fronte al lutto lo stato d'animo
rimane lo stesso: sconforto, smarrimento,
incredulità. Da una parte il 4 maggio del 1949,
Superga, il Grande Torino che se ne va,
consegnandosi alla leggenda. Dall'altra il 29
maggio 1985, l'Heysel, la tragedia dell'assurdo,
una Coppa Campioni insanguinata. Trentuno
persone perirono a Superga, trentanove invece
morirono in Belgio. Che cosa unisce i dolori di
Torino e Juventus ? Una mostra, che verrà
inaugurata domenica al Museo del Grande Torino e
della Leggenda Granata di Grugliasco, a Villa
Claretta. Il titolo spiega tutto, senza troppi
giri nella retorica: "Settanta angeli in un
unico cielo - Heysel e Superga tragedie
sorelle".
GIORNO SPECIALE
- II programma della
giornata di domenica prevede alle ore 9.30
presso la Sala Consiliare della città di
Grugliasco, piazza Matteotti 50, il convegno
inaugurale o a seguire presso il Museo del
Grande Torino e della Leggenda Granata
l'inaugurazione della mostra allestita nella
sala della Memoria. La mostra sarà visibile fino
al 24 aprile 2014.
L'EVENTO -
A moderare il
convegno sarà un ex direttore di Tuttosport,
Gian Paolo Ormezzano, a commemorare tra gli
indimenticabili angeli di Superga anche il
fondatore di Tuttosport, Renato Casalbore, uno
dei tre giornalisti che hanno perso la vita
Insieme al Grande Torino in quel maledetto 4
maggio del 1949. Interverranno poi durante la
manifestazione Domenico Laudadio creatore del
sito www.saladellamemoriaheysel.it, Francesco
Caremani autore del libro "Heysel, la verità di
una strage annunciata", Domenico Beccaria,
presidente dell'Associazione Memoria Storica
Granata o Giampaolo Muliari" direttore del Museo
del Grande Torino.
TORINO 8 feb (Però Torino)
– Al Museo del Grande Torino è in programma una
mostra che accomuna la tragedia di Superga a
quella dell'Heysel ed è già polemica. Mettere
insieme lo schianto aereo della più grande
squadra italiana, con l'uccisione di 39 tifosi
(32 italiani) trucidati prima della finale di
Coppa Campioni 1985, ad alcuni non sembra
opportuno. Nessuno, naturalmente, intende
sminuire un avvenimento piuttosto che l'altro,
ma i 'distinguo' non mancano. Così molti tifosi
granata ricordano l'arrivo festante della
compagine bianconera a Torino, dopo la conquista
della coppa e l'ipocrisia delle autorità belghe
nel gestire la situazione, che peraltro era
obiettivamente difficile. Franco Ossola, figlio
del grande attaccante granata, scrive su www.toro.it: "I due fatti – pur al di là del mio
sentimento personale – mi paiono in assoluto
così lontani nel tempo, nelle dinamiche e, se mi
è permesso, nello spirito che da parte mia non
avrei mai avuto l'idea di affratellarli
collocandoli, in pratica, sullo stesso piano. Mi
spiego meglio: ho difficoltà ad accostare la
morte dei giocatori del Grande Torino,
campionissimi che sul campo hanno scritto
imprese memorabili e umanamente degne di essere
rammentate ancora oggi dopo 65 anni, grazie a
una lezione di moralità straordinaria meritevole
da essere segnalata nei moderni libri
scolastici, con gli incresciosi fatti accaduti
nel corso della tragica partita dell'Heysel,
dove volgari brutalità, che nulla hanno a che
vedere con i valori rappresentati dal Grande
Torino e dalla sua epopea, portarono alla
terribile fine di tanti tifosi".
A questa
opinione, dal Museo del Grande Torino, si
risponde: "Rispettiamo e comprendiamo l'opinione
di Franco, che è parte coinvolta pesantemente in
una delle due tragedie e che è stato nostro
apprezzato Direttore per tanti anni. A questo
punto, crediamo che non ci sia molto da
aggiungere a quanto detto da lui, da noi e da
ogni tifoso che abbia già espresso la sua
opinione, se non ricordare a tutti che noi
rimaniamo il Museo del TORO e che questa è una
mostra temporanea che occuperà solo per due mesi
2 delle 15 sale del Museo, le altre 13 essendo
sempre dedicate alla nostra squadra del cuore.
State tranquilli: non facciamo affari con loro e
non siamo i loro zerbini". Come ricorda
Wikipedia, alcuni giocatori della Juventus, tra
cui il suo leader Michel Platini, autore della
rete decisiva, furono molto criticati per
essersi lasciati andare a esultanze eccessive
vista la gravità degli eventi, ma la gioia durò
poco: infatti lo stesso Platini il giorno dopo,
quando tutti erano venuti a conoscenza della
morte di 39 persone, dichiarò al giornalista RAI
Franco Costa che di fronte a una tragedia di
quel genere i festeggiamenti sportivi passavano
in secondo piano.
ESCLUSIVA TJ - Domenico
Laudadio presenta la mostra:
"Settanta Angeli in un
unico cielo Heysel e Superga,
tragedie sorelle" in
programma a Grugliasco
di Christian Pravatà
Il 16 febbraio verrà
inaugurata a Grugliasco una mostra speciale
sulle tragedie di Superga e dell'Heysel. I
microfoni di tuttojuve.com hanno raggiunto
l'organizzatore dell'evento, Domenico Laudadio
che ci ha spiegato questo emozionante progetto.
Dott. Laudadio, può
illustrarci il programma della Mostra ?
"E’ intitolata "Settanta
Angeli in un unico cielo Heysel e Superga,
tragedie sorelle" e si svolgerà a Grugliasco dal
16 febbraio al 20 aprile 2014 nelle sale di
Villa "Claretta Assandri" dove è ospitato dal
2008 il "Museo del Grande Torino".
L’allestimento sarà a cura dell’ "Associazione
memoria storica granata", presieduta da Domenico
Beccaria. Il fotografo Salvatore Giglio, storico
e valente professionista al seguito della
Juventus, documenterà eccezionalmente la strage
dell’Heysel con il suo materiale di repertorio,
oscurando i volti delle vittime. Come dice il
suo direttore, Giampaolo Muliari: "Il Museo di
Grugliasco è una entità a parte. E’ un luogo di
memoria, di cultura, di fratellanza sportiva".
Superga e l’Heysel sono virtualmente luoghi
sacri e inviolabili nella memoria di tutti e
abbiamo, quindi, pensato ad un gesto "forte",
rivolgendoci alla comunità di tutti gli
sportivi, rispondendo a quanti stuprano da tempo
bestialmente la pietà e la dignità umana fuori e
dentro gli stadi italiani. Questa mostra non è
un gemellaggio sportivo. L’intento del progetto
multimediale è raccontare le 2 tragedie più
grandi del calcio torinese fraternizzandone fra
terra e cielo la memoria dei 70 caduti, pur
riconoscendo immutabili e sacrosante le
dinamiche antagonistiche e la rivalità dei
rispettivi club. La mostra avrà accesso gratuito
e sarà inaugurata da un convegno nella sala
consiliare del Comune di Grugliasco con la
speciale partecipazione del giornalista
Francesco Caremani, autore del libro "HEYSEL -
Le verità di una strage annunciata".
Da chi è partita l'idea di
organizzare l'evento e quali sono stati i
principali enti coinvolti ?
Giampaolo Muliari,
direttore del Museo del Grande Torino, qualche
mese fa si è molto commosso visitando le pagine
del mio www.saladellamemoriaheysel.it e mi ha
scritto una lettera molto toccante e vera. In
estate mi ha proposto l’idea di questa mostra
condivisa fra i nostri musei, con il benestare
del Presidente Domenico Beccaria e dei soci
dell’Associazione. Abbiamo pensato innanzitutto
ai familiari delle vittime di Superga e di
Bruxelles, invitandoli per iscritto con il
dovuto tatto e pudore. Preventivamente sono
state coinvolte anche le due società di calcio,
ma soltanto il Torino si è reso disponibile al
patrocinio mentre la Juventus si è limitata
formalmente alla partecipazione se "invitata".
Il Sindaco di Grugliasco ci ha offerto per il
convegno ospitalità nella sala del consiglio
comunale. Alla mostra sono invitati tutti,
indistintamente e senza alcuna preclusione tutti
saranno accolti e benvenuti".
Pensa che la Memoria di
questi tragici eventi oggi sia ancora viva o la
società odierna cerca sempre di lasciare le
tragedie alle spalle ?
Viviamo questo tempo che
non privilegia in nessun modo l’etica,
figuriamoci la memoria storica. Non è un
problema di "lasciarsi alle spalle", ma di
sensibilità diffusa. Le persone non imparano più
nulla dal passato, perché troppo concentrate a
godere esasperatamente del profitto materiale
del presente, ignorando anche ciò che potrebbero
costruire per il loro futuro e quello dei figli.
La società è fatta soprattutto di queste persone
a cui manca un movente ideologico che trasfiguri
moralmente la percezione della realtà, il senso
ultimo delle cose e il valore della storia".
Giovedì 2 gennaio alcuni
teppisti hanno preso di mira la sede dello Juve
Club di Prato, scrivendo frasi ingiuriose : Le
scritte variano da "-39", a 'Gobbi maiali', da "Auguri Merdosi" a
"Gobbi Sudici", cosa pensa di
queste persone e dei tifosi che alcune volte
intonano allo stadio cori contro la strage
dell'Heysel ?
Reazioni contrarie e
discordanti accolgono nel popolo granata e
bianconero l’annuncio ufficiale della
mostra-convegno del 16 febbraio 2014 a
Grugliasco che oserà "affratellare" nel dolore e
nella memoria, in risposta a chi le offende
bipartisan, le tragedie di Superga e
dell’Heysel.
Obiezione principe nelle
due tifoserie torinesi, rispetto al titolo e al
senso stesso della mostra condivisa, "la
diversità" delle due tragedie, il fatto di non
"assomigliarsi per niente". Un vincolo mentale
di appartenenza che divide categoricamente i
morti in "nostri" e "loro", come se ciascuno ne
fosse proprietario esclusivo in luogo degli
unici legittimati, i loro familiari. Quelli che
onorano "soltanto gli invincibili" e che
rinfacciano all’altra sponda del Po lo scandalo
dei festeggiamenti per "la coppa di sangue" e
quel rigore fuori area su Boniek, come se i
morti di Bruxelles ne avessero la colpa. Quelli
del "mai mischiarsi con loro, ognuno a casa
propria", quelli del "lodevole iniziativa, ma…",
quelli di "una è colpa del fato, l’altra si
poteva e doveva evitare". Oppure: "La forzatura
di due fatti profondamente agli antipodi", "due
vicende non paragonabili e non condivisibili",
"le colpe sono dei vivi che dovrebbero semmai
restituire quella coppa". O ancora: "C’è
dell’altro sotto questa mostra", "solo
ipocrisia, tanto non cambierà niente", "il
perbenismo che vuole riappacificare due
tifoserie che non saranno mai in pace fra loro,
un volemossebbene". "Iniziativa falsa e
buonista, patetica e servile". "Mai con quelle
merde, mai in quel covo di vipere". E via, via,
discorrendo… Lo sapevamo. Lo dissi subito a
Giampaolo Muliari, Direttore del Museo del
Grande Torino, facendo la parte dell’avvocato
del diavolo quando mi scrisse in privato
proponendomi di realizzare questo progetto, che
avremmo percorso un terreno minato e che guerra
e pace avrebbero passeggiato a braccetto per il
Valentino. Ma il sasso nello stagno oramai è
stato tirato… Sondiamo, quindi, inesorabilmente
le profondità dell’animo umano, gli abissi di un
preconcetto di parte e di comodo, stanando
quelli che si nutrono soltanto di odio e di
rancore o di ragioni puerili difronte alla
familiarità naturale della morte nel genere
umano, dialogando in futuro soltanto con gli
altri. Perché mai sorelle ? Innanzi tutto per
quella parentela strettissima che ci accomuna in
ogni lacrima versata a causa di
un’improvvisazione prematura della signora delle
tenebre che non guarderà mai il sesso, l’età, il
colore della pelle o delle sciarpe degli uomini.
Entrambe hanno abitato nello stesso
appartamento, quello del calcio, nel condominio
dello sport italiano.
Fatalità un aereo che
cadde, ma non di meno il destino segnato di
quanti nello stritolamento e nel soffocamento
sfuggivano terrorizzati all’assalto di un’orda
di barbari d’oltremanica. La morte non va tanto
per il sottile, non si avventura in
disquisizioni accademiche separando il bene dal
male, non snocciola arzigogolati teoremi astrusi
di comparazione fra le sue azioni,
filosofeggiando sull’insieme scenografico dei
personaggi in cerca d’autore che la incontrano.
La morte falcia e basta. I covoni del distinguo
li fanno, poi, la storia e alcuni uomini. E poi
chi l’ha detto che due sorelle si devono
assomigliare per forza ? Non è stato mai scritto
di tragedie gemelle… Potrebbero essere figlie
adottive o avere in comune giusto uno dei
genitori.
E nella drammaticità dell’epilogo
questi è certamente il muro che sotto alla
Basilica di Superga in uno schianto frantuma e
incenerisce una leggenda e che a Bruxelles,
invece, collassa travolto dal peso infernale di
centinaia di oppressi braccati dalle belve
rosse. Disteso in terra, sul colle come sugli
spalti, il raccolto di un martirio precoce.
Sciagure del calcio e per il calcio, con un
marchio di crudeltà per tatuaggio. E cambia
veramente poco se la dinamica fu altra, non
importa se qualcuno ha molto mitizzato, altri
volontariamente dimenticato, se "loro", "se
noi"… Io dico a tutti: "Se vuoi…". Non mi
permetto di obbligare o, peggio, di giudicare
nessuno se non crede o se non viene a questa
mostra. Vorrei soltanto esprimere questo
pensiero, perché è stato il primo insegnamento
dato a mio figlio quando si è affezionato ai
colori della mia squadra del cuore: se non
riconosciamo l'avversario come tale, ma lo
consideriamo al pari di un nemico che attenta
alla nostra stessa esistenza, non abbiamo il
diritto di pretendere il riconoscimento stesso
della nostra bandiera. Davanti al sudario del
dolore non ci sono colori degni o indegni,
soltanto lacrime e condivisione solidale in nome
della stessa natura di cui siamo tutti tifosi,
almeno si spera, l'uomo. Ho letto fin troppe
parole e insulti ancor peggiori delle parole. I
morti di Superga e dell'Heysel indossano in
cielo il vestito della festa mentre noi ci
accapigliamo per i luridi cenci di una partita
di calcio e parliamo tutti il linguaggio degli
sconfitti. "Lo sport affratella" dice spesso il
mio amico Giampaolo Muliari. Insultiamoci pure
allo stadio, nei limiti, ma davanti ad una
lapide dove è stato versato sangue innocente,
MEMORIA, ONORE e SILENZIO. Chiunque voglia far
prevalere le sue piccole tesi, rivalse e
frustrazioni è complice della vergogna del
prossimo striscione in qualunque latitudine.
Lo sport non divide,
affratella e i veri tifosi lo sanno
di Elena Rossin
L’etica e il valore dello
sport non sono solo bei concetti. A febbraio una
mostra per ricordare la tragedia di Superga e la
strage dell’Heysel.
Si parla tanto dell’etica e
del valore dello sport e spesso però non si va
oltre alle parole, ma ciclicamente qualcuno c’è
che prova con i fatti a dimostrare che lo sport
non è solo vincere o perdere, essere più forti o
più deboli. Nel mese di febbraio una mostra
cercherà di affratellare due grandi lutti che
hanno colpito il calcio torinese: la tragedia di
Superga che il 4 maggio 1949 vide perire la
squadra del Grande Torino con i suoi
accompagnatori, i membri dell’equipaggio aereo e
tre giornalisti e la strage dell’Heysel che il
29 maggio 1985 vide morire trentanove persone,
di cui trentadue tifosi della Juventus, e altre
seicento rimasero ferite. Iniziative di questo
tipo non sono facili da organizzare e
soprattutto non vengono sempre capite da tutti e
quindi prendendo spunto dalla mail che ha
scritto Giampaolo Muliari, direttore del Museo
del Toro, ai soci dell’Associazione Memoria
Storica Granata in quest’ultimo giorno del 2013
dedicare qualche minuto a riflettere può essere
un modo, piccolo e semplice, per dare
significato e valore allo sport e nel caso
particolare al calcio. "Cari amici e care
amiche, ho pensato di rivolgermi a voi per un
doveroso pensiero che riguarda una nostra
prossima iniziativa museale, dedicata alle
tragedie di Superga e dell’Heysel. L’idea di
questa mostra è nata dopo aver visionato il sito
di Domenico Laudadio (www.saladellamemoriaheysel.it,
appena potete visitatelo) che ci ha fatto capire
alcuni aspetti a noi sconosciuti, almeno a me.
Il famoso settore Z, quello oggetto del
massacro, era occupato da famiglie. Gli ultras
bianconeri erano da tutt’altra parte. Ad alcune
famiglie abbiamo inoltrato in questi giorni una
lettera di invito, scriverla è stato molto
difficile. Siamo entrati nelle loro case e nel
loro dolore in punta di piedi, soppesando ogni
singola parola per la paura di turbare i loro
sentimenti. Le risposte, fino ad ora, sono state
tutte positive, grazie al cielo. Non potete
immaginare la difficoltà a mettere in piedi una
mostra simile. Oltre ai familiari abbiamo
ritenuto doveroso chiedere un coinvolgimento
preventivo delle due società, granata e
bianconera, ebbene abbiamo ottenuto la
disponibilità del Torino, mentre la Juventus si
è invece defilata, negandoci il patrocinio e
ogni tipo si sostegno o coinvolgimento e
limitandosi a dare una disponibilità formale a
partecipare se invitata.
Mostra al Museo del Grande
Torino e della leggenda granata
"Settanta Angeli in un
unico cielo
Heysel e Superga, tragedie
sorelle"
Mostra e Convegno a cura
del Museo del Grande Torino e della leggenda
granata e del Museo Virtuale Multimediale
www.saladellamemoriaheysel.it con la
partecipazione di Francesco Caremani,
giornalista e autore del libro "HEYSEL - Le
verità di una strage annunciata".