Greetings from Brussels ’11 - Heysel
di Sir Squonk
Scendo
alla fermata di Bockstael, mi faccio indicare la strada
per andare alle serre reali del parco di Laeken e mi
incammino. Fa freddo. Le serre sono chiuse, mi dice il
gendarme, riaprono ad aprile. Mercì, gli rispondo, e mi
incammino verso il centro del parco, risalgo la
collinetta, seguo i sentieri dimenticandomi che volevo
ritornare sui miei passi per entrare al cimitero di
Laeken, quello che sta vicino alla grande chiesa che mi
sono tenuto sulla sinistra uscito dalla metropolitana.
Guardo l’Atomium che riluce nel venticello che raffredda
i sei gradi di questo strano novembre, continuo, scendo,
mi sposto verso il Planetario, senza una logica ma come
seguendo una calamita. Alla fine di Voetballaan lo vedo,
con la ruggine che gli mangia l’impianto di
illuminazione, soffocato da mille macchine parcheggiate
negli spazi che la domenica sono usati dagli spettatori
per comprare i biglietti. Mi avvicino, attacco gli occhi
ai cancelli per vedere meglio quello spicchio di verde
che so essere il campo di gioco. Il 29 maggio del 1985
ero a casa di Antonella per la sua festa di compleanno,
lo ricordo come se fosse adesso, ricordo dove e come ero
seduto, dove stava la torta e tutto il resto, ricordo
che prima c’erano gli sfottò degli interisti e dei
milanisti e poi lo stupore e poi il silenzio, sempre
senza muoverci da dove eravamo seduti, con gli occhi
fissi sullo schermo del televisore a guardare quel che
succedeva dove mi trovo adesso, i muri che cadevano e
gli ubriachi che correvano e la gente che piangeva. Oggi
questo posto si chiama Koning Boudewijnstadion, ma per
tutti noi è rimasto l’Heysel. Penso che volevo entrare a
visitare un cimitero, e in qualche modo alla fine l’ho
fatto lo stesso. E’ un sabato mattina, su Marathonlaan
passa soltanto un netturbino al quale chiedo nel mio
inesistente francese dov’è la fermata della
metropolitana, lui me la indica, cerco in tasca le
monete per comprare il biglietto. (Di solito scrivo i
Greetings quasi in diretta, sul posto. Sabato non sono
riuscito a farlo. Oggi non ho voglia di parlare con
nessuno, e non so, immagino che sia stupido, ma mi pare
di aver saldato un debito. Con l'Heysel, credo.
Fonte:
Blogsquonk.it ©
28 novembre 2011
Fotografie: GETTY IMAGES
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Audio: Rai (Bruno Pizzul)
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