La partita mai
iniziata
di Alessandro Del Piero
29
maggio 1985, avevo undici anni, me lo ricordo bene. La
mia squadra deve vincere la Coppa dei Campioni. Questa
volta non può sfuggirci, siamo i più forti. Il giorno
dopo c’è la scuola ma so che i miei mi faranno fare
tardi, tanto non sarei riuscito a dormire. A casa siamo
tutti juventini: papà, mamma, mio fratello. La partita
l’ho già giocata nel pomeriggio con il mio pallone, e la
sera prima di andare a dormire con la mia immaginazione,
come sempre interpretando la parte di tutti i giocatori.
La fantasia ti fa volare, qualche anno più tardi avrei
scoperto che la realtà la può anche superare. E’ una di
quelle partite di cui parlano tutti, in Veneto poi… E’
pieno di juventini come noi. Eppure Juventus -
Liverpool, finale di Coppa dei Campioni 1984/85 dallo
stadio Heysel di Bruxelles, la vediamo con un tifoso
dell’Inter: è un collega, caro amico di mio papà, che ci
aveva invitato a cena. Una bella occasione per stare
insieme e per fare festa, a casa di un amico e non certo
di un "avversario"… Tutto il bello del calcio e della
passione per una squadra, per me, sta tutta in
quell’attesa. Tutto il brutto, quanto di più drammatico
si possa immaginare, sta tutto in quello che è accaduto
dopo. Ricordo una cena consumata in pochi minuti per
correre a giocare con il figlio degli amici dei miei,
prima del calcio d’inizio. Ricordo una partita che non
comincia mai, mentre "i grandi" sono a tavola, con gli
occhi fissi alla televisione, la voce per me lontana di
Bruno Pizzul che rivela a milioni di spettatori quello
che sta accadendo. Io sono di là a giocare. Solo più
tardi mi spiegheranno, comincerò a capire dove può
arrivare la follia, la bestialità, ma anche
l’irresponsabilità degli uomini. Torniamo a casa tra il
primo e il secondo tempo. La partita era iniziata, poco
contava ormai. Ma quale partita. Vinciamo la Coppa, sì.
Ma all’Heysel sono morte 39 persone, di cui 32 italiani,
juventini che volevano festeggiare, come me e la mia
famiglia. Come noi, potevamo esserci noi. Adesso sono il
capitano della Juventus. Sono passati venticinque anni,
da diciassette sono dall’altra parte, non più tifoso ma
protagonista. Oggi ricorderemo le vittime di quella
tragedia. Lo farò non soltanto da giocatore della
Juventus, ma da tifoso, da bambino di undici anni che
sognava di giocarla, quella finale. Non la dobbiamo mai
dimenticare. E in particolar modo noi che abbiamo la
fortuna di indossare questa maglia - per un minuto come
per una carriera - dobbiamo rivolgere un pensiero a
quella partita mai iniziata e a chi per quella partita,
per quella passione, per la Juventus, ha perso la vita.
Alessandro
Fonte:
Alessandrodelpiero.com
© 29 maggio 2010
Fotografie: GETTY IMAGES
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Audio: Rai (Bruno Pizzul)
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29 maggio 1985-29
maggio 2013 28 anni dopo la tragedia dell'Heysel
NESSUNO ha dimenticato
i nostri caduti
di Gianna Donati
29
maggio 1985, 28 anni fa... Quel maledetto giorno avevo
15 anni, non vedevo l'ora di vedermi la mia partita alla
tv. Giocava la mia Juve con il Liverpool, finale di
Coppa in quel di Belgio, stadio Heysel. L'anno prima
quella squadra aveva battuto la Roma ai calci di rigore
e proprio qui a Roma. Lo sfottò con i romanisti era già
iniziato da giorni... Accesi la tv, con la mia sciarpa
al collo, ma Bruno Pizzul aveva una voce triste, parlava
di incidenti, c'erano immagini allucinanti, si avvicinò
mia madre, che capita la tragedia cambiò canale, ma io
volevo vedere a tutti i costi, rimisi il canale Rai, lei
continuò a distrarmi con stupidaggini, avevamo ancora il
cane, lo chiamò e mi disse di portarlo giù, ma io volevo
solo vedere la partita. Ad un certo punto Bruno Pizzul
parlò di MORTI, si avevo capito bene MORTI, c'erano
MORTI allo stadio ed anche tanti, troppi. Mia mamma
prese e spense la tv. Io aspettavo quella finale da
tanto tempo, con la mia Maglia addosso, mi misi a
piangere quasi disperatamente e la pregai di farmi
vedere cosa stava accadendo, lei aveva paura che sarei
rimasta traumatizzata da quelle tragiche immagini, ma
ormai era troppo tardi, ero già abbastanza grande per
capire cosa stava accadendo, voleva evitarmi un trauma,
già un trauma, tra l'altro avevo anche i papà di varie
amiche di scuola che erano a Bruxelles quindi volevo
sapere e capire. Della partita a quel punto iniziava a
importarmi sempre meno. Guardavo allibita, ad un certo
punto uscirono i nostri giocatori a calmare la
situazione, poi i 2 capitani, uscì Gaetano Scirea:
diceva "non rispondete alle provocazioni, restate calmi,
giochiamo per voi". Mi dissi allora la partita si gioca
? Ero allibita per la decisione. Si parla di una marea
di cadaveri e si gioca ? Ma capii la decisione, se non
giocavano sarebbe stato un massacro umano. Non fu una
partita vera quella. Il rigore era inesistente. Alla
fine la coppa la vinse la mia Juve. Il giro di campo ?
Boh, mi dissi anche quello dobbiamo fare ? Capii che fu
fatto per chi era dentro e per far defluire gli inglesi
e poi molti che erano dentro lo stadio non sapevano
proprio tutta la verità. Capii anche quello, ma molto
dopo. A casa io piangevo disperatamente, doveva essere
una partita di calcio, ed iniziai a telefonare alle mie
amiche per sapere dei loro papà. All'epoca non c'erano i
cellulari, né meno che mai internet, quindi nessuno
sapeva di nessuno. Tutti erano in attesa dei loro
parenti ed amici, fu una notte in bianco per molti. Un
incubo vero. Credo davvero che nessuno quella notte
abbia dormito. Il giorno dopo a Roma si videro le prime
scritte indegne ed ignobili, che preferisco non
scrivere, tanto le conoscete tutti, sono sempre le
stesse... I nostri 39 angeli, vengono uccisi per una
seconda volta. L'argomento principale quel giorno fu uno
solo: la maledetta finale. Tornai a casa e vidi in tv
che i miei campioni erano rientrati a Torino con la
coppa. Ecco quella fu una delle cose che mi fece più
male. Speravo sinceramente che dopo il giro di campo
l'avrebbero lasciata là. Per settimane e mesi quel
giorno fu il mio unico pensiero, quei 39 morti furono un
vero incubo, poi all'improvviso, non so perché, né come
quasi involontariamente piano piano forse per
proteggermi iniziai a "dimenticare"...
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Poi
qualcosa accadde nel 1992. Un viaggio di piacere ad
Amsterdam con il mio ex, avendo lui parenti in Belgio,
così andammo anche 1 giorno a Bruxelles. Gli chiesi di
andare anche davanti all'Heysel in curva Z ovviamente,
senza dire nulla mi ci portò ma quando mi trovai circa a
200/300 metri davanti allo stadio mi sentii male e mi
portò via da là, da quel giorno mi riaffiorò di nuovo
tutto alla mente. Le immagini non le avevo più volute
vedere. E così dopo ben 7 anni ho ricominciato a
ricordare la nostra data, i nostri morti, e quello che
successe 7 anni prima. Sono entrata allo Juventus club
"Francesco Ghinelli" nel '93, là ho potuto ascoltare le
testimonianze di molte persone che erano davvero
all'Heysel, qualcuno in tribuna, molti nell'altra curva
e molti anche nella maledetta curva Z. Nel corso di
questi anni che vado allo stadio ne ho conosciuti molti
che si trovavano in qual maledetto stadio ed i racconti
sono più o meno gli stessi... Tutte le volte prove le
stesse sensazioni: rabbia, brividi, groppo alla gola,
senso di vuoto... Nel mio club facevamo la messa, ogni
29 maggio di ogni anno. Un’abitudine che si è persa
perché il club si è chiuso. Purtroppo. Quest' anno avrei
voluto ricominciare questa tradizione, spero solo sia
rimandato il tutto al prossimo anno, anche perché vorrei
farla in un certo modo. In tutti questi anni di stadio
spesso ancora si sente cantare contro i nostri 39 morti…
Beh, possono toccarmi tutto, ma non Loro, divento una
bestia, perdo il lume dell'intelletto e potrei davvero
commettere ogni cosa. Varie volte mi è accaduto, una
volta sull'autobus a Roma, una volta in un internet
point ed un’altra volta in un bar, ma per fortuna c'è
sempre stato qualcuno che mi ha prontamente fermato.
Chissà se un giorno tutto questo si fermerà ??? Oggi che
per Noi Gobbi è il giorno del ricordo, il giorno più
triste, più drammatico della nostra lunga storia, vorrei
ricordare uno ad uno i Nostri 39 angeli… Infine per chi
non l'avesse mai visto vorrei invitavi a vedere il sito
che ha creato Domenico Laudadio:
www.saladellamemoriaheysel.it. Io ci vado quasi tutti i
giorni, è un museo virtuale in attesa che venga creato
un museo vero, che aspettiamo da tanto, troppo tempo.
Grazie Domenico per questo bellissimo spazio. Grazie
anche ad Anna (detta Miss) che molti di voi conoscono,
che sono anni che si impegna con amore e passione
affinché la nostra Società capisca (forse quest’anno
finalmente l'ha fatto) che i nostri morti devono essere
onorati non solo 1 volta all'anno ma tutti i giorni.
Grazie davvero con il cuore a tutti, è anche merito
vostro se in questi anni sono tornata a ricordare e
onorare questo giorno così drammatico per noi tutti.
Quel giorno là davanti anche se lontana 200/300 metri da
quella curva dove vigliaccamente non sono riuscita ad
avvicinarmi si è risvegliato in me un qualcosa che mi ha
fatto capire che quel ricordo va davvero ONORATO ogni
singolo giorno della nostra vita. Vi porto nel mio cuore
angeli miei... E siete sempre con me, ogni vittoria
fatta fino ad ora è stata anche per Voi... Ciao ragazzi.
VI VOGLIO BENE e MAI vi dimenticherò.
Gianna
Fonte:
Facebook (Pagina Autrice)
© 29 maggio 2011
Fotografie:
Alessandrodelpiero.com © Hurrà Juventus © GETTY IMAGES
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