"Non eravamo gente da anfiteatri romani col pollice verso..."
Caro direttore, ho letto domenica 2 giugno l'articolo di Eugenio Manca "Nonostante
tutto, hanno atteso che si giocasse", relativo ai drammatici fatti
di Bruxelles e devo dire che sono rimasto amareggiato dai suoi giudizi,
dal tono offensivo verso quelle migliaia di sportivi italiani che,
secondo Manca, non hanno avuto il pudore di andarsene dallo stadio
Heysel, ma hanno atteso lo svolgimento dell'incontro. lo ero allo
stadio di Bruxelles, ero nella curva opposta a dove si è svolto
il dramma. Ho assistito con migliaia di persone all'assalto dei
teppisti inglesi, ho visto e abbiamo a lungo inveito per la vergognosa
assenza di chi l'ordine e la sicurezza doveva garantire (anche se
credo che sia ora di finirla con una situazione per la quale occorre
l'esercito per permettere lo svolgimento di una partita di calcio
!). Ho visto la fuga dei tifosi italiani, ma neppure lontanamente,
da quella distanza, abbiamo compreso cosa stava realmente accadendo.
Non lo si è neppure immaginato. Anzi, l'intera curva si è rivoltata
contro il gruppuscolo di "ultras teppa", (cominciando a chiamare
per nome anche i "nostri") per la sassaiola e le sprangate contro
la polizia belga. In migliaia di sportivi (non ha nessun motivo
Manca per toglierci questo titolo) il dramma lo abbiamo vissuto
e forse in maniera più intensa quando, usciti dallo stadio, si è
appresa la notizia (si è addirittura rischiato di risalire in macchina
senza neppure poter tranquillizzare telefonicamente le famiglie).
Il dramma l'ho vissuto quando il giorno dopo ho visto le immagini
dell'assurdo massacro, proprio per il fatto che ho e abbiamo capito
che mentre noi si festeggiava il gol di Platini e quella Coppa maledetta,
tanti altri come noi non c'erano più o stavano morendo. E’ diverso
il caso circolato che hanno fatto caroselli per le strade delle
città italiane "sapendo i fatti". Non eravamo gente da anfiteatri
romani col pollice verso per affrettare la morte del gladiatore
e assistere a nuovi scontri, ma sportivi e tifosi che hanno fatto
migliaia di chilometri sperando di assistere ad una festa di sport
(e, perché no, alla vittoria della propria squadra) e che sono tornati
con il dolore nel cuore, col tormento per avere gioito mentre altri
soffrivano e morivano: con il rimpianto di una Coppa che (ha ragione
il compagno Potenti) andrebbe fusa in una targa a ricordo dei poveri
morti.
Renzo Guccinelli (Sarzana - La Spezia)
19 giugno 1985
Fonte: L’Unità
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
La commissione parlamentare istituita dal Parlamento belga per
fare luce sulle responsabilità dei tragici incidenti dello stadio
di Heysel del 29 maggio, che sono costati la vita a 38 tifosi, di
cui 31 italiani, ha iniziato oggi a Bruxelles l'audizione dei testimoni.
Per tutta la mattinata di ieri, i nove deputati della commissione,
presieduta dal socialista francofono Robert Collignon, hanno ascoltato
la testimonianza di Louis Wouters, presidente dell'Unione belga
di calcio. I deputati, che hanno visitato lo stadio di Heysel lunedì
pomeriggio, hanno espresso dubbi sulla sicurezza offerta dalle tribune
dello stadio (eccetto quelle che offrono posti seduti, ripristinate
pochi anni fa), che dal 1930 non erano state praticamente più restaurate.
Wouters ha risposto che "tutti gli stadi hanno difetti", e che a
suo avviso quello di Heysel offriva garanzie sufficienti di sicurezza.
Nel pomeriggio, la commissione ha ascoltato la testimonianza di
Charles-Ferdinand Nothomb, ministro degli Interni, di Hervè Brouhon,
borgomastro di Bruxelles, del generale Robert Bernaert, capo della
gendarmeria e, infine, del commissario Poels, capo della polizia
della capitale belga. Un preconcetto anti-italiano è trasparito
dalla deposizione fatta davanti alla commissione dal presidente
Louis Wouters. "Per preparare la finale Juventus-Liverpool, siamo
stati in Italia - ha detto Wouters - e abbiamo notato che i tifosi
arrivano allo stadio 4 o 5 ore prima della partita. Aspettando l'incontro,
si eccitano, diventano pericolosi. Questo spiega perché al momento
del dramma, la maggior parte del servizio d'ordine si trovasse fuori
dallo stadio. Siamo anche andati a Liverpool - ha proseguito Wouters
- dove invece abbiamo incontrato tifosi molto disciplinati. Nessuno
poteva prevedere quel che è successo... Non è colpa nostra se in
Italia esiste un importantissimo mercato nero, più importante di
quello legale". Albert Roosens, segretario generale dell'Unione
belga di calcio, invece, ha detto che sin dalle 18.20 si era reso
conto che la curva "Z" era il "vero tallone di Achille" dello stadio.
19 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Quella violenza, solo cause "sociali" ?
di Maurizio Spatola
Alla conferenza stampa di ieri domande "cattive" e risposte un
po' imbarazzate.
L'embrassons-nous Liverpool-Torino si è concluso, almeno per
ora, con tante premesse - e promesse - per un futuro come si suol
dire migliore. I rappresentanti della città britannica, delle sue
Chiese, delle sue due grandi squadre di calcio, sono venuti a portare
un messaggio di pace e di comprensione reciproca dopo l'assurda
tragedia di Bruxelles e l'accoglienza riservata loro ha certo mostrato
che il segnale è stato raccolto. Eppure nel concerto favorevole
che ha fatto da sottofondo al viaggio "riparatore" squillano alcune
note stonate... Se i sentimenti del perdono e della fraternità hanno
unito col prevalere, non si possono dimenticare talune contraddizioni
emerse durante la conferenza stampa che ieri ha seguito l'ufficialità
eurovisiva dell'abbraccio in Municipio. Passata l'onda della retorica
(forse inevitabile nella circostanza), sono arrivate puntuali anche
domande più concrete: è stato arrestato qualcuno per la strage (e
non dovrebbe essere difficile visto che esistono chilometri di filmati
della tv inglese sugli incidenti dell'Heysel) ? Non si sta per caso
cercando di attribuire ogni responsabilità alla polizia belga e
all'Uefa (è il senso di un documento "tecnico" approntato dalla
municipalità di Liverpool e consegnato al sindaco di Torino) ? Come
mai in tutta Liverpool sono stati raccolti appena otto milioni di
lire per le famiglie delle 38 vittime ? Le risposte sono state poco
convincenti, a giudizio di molti dei presenti. In un palpabile imbarazzo
si sono ripetute cose già dette sulle "cause sociali" della violenza
dei giovani inglesi, si è fatto presente il "poco tempo trascorso
dalla strage" per spiegare l'esiguo fondo di solidarietà raccolto,
si è persino respinta con sdegno l'ipotesi avanzata da qualcuno
sulla correttezza della partita. Forse erano "fuori luogo" le domande,
certo non sono state soddisfacenti le risposte. In ogni caso, delle
due famiglie torinesi coinvolte nella tragedia, una sola ha accolto
l'invito all'incontro, ieri in Comune. E la vedova di Giovacchino
Landini ha ripetuto spesso, piangendo sommessamente, un'altra domanda
rimasta senza risposta: "Ma che cosa dicono, che cosa c'entriamo
noi in tutto questo ?"
19 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
La lettera è datata 1 giugno: "Gentile signor Pier Carlo Perruquet,
presidente Juventus Club Torino, la prego di perdonarmi per la mia
intromissione nel suo dolore, ma ho pianto e pregato per lei nei
tre giorni trascorsi. Questa doveva essere una settimana di gioia
per la mia famiglia: è il nostro ottavo anniversario di matrimonio
e domani nostra figlia Maria fa la sua prima santa comunione nella
messa delle 10. Questa messa e tutte le nostre comunioni le offriamo
a lei e ai suoi tifosi. Noi non siamo tutti animali. Mi piace il
calcio, ma nulla di più. Non andrò mai più a veder giocare il Liverpool
fino a che non si sbarazzerà della feccia che pretende di essere
tifosa. Ancora una volta: mi dispiace delle loro azioni e possa
Dio accogliere quelle povere persone che sono morte con le braccia
aperte". A firmarla è Ray Maher, di Wallasey, Mersey Side. E di
lettere come questa, sulla scrivania di Pier Carlo Perruquet, nelle
ultime due settimane se ne sono ammassate decine e decine. Tutte
parlano di "dolore", "vergogna", di sentimenti talmente "profondi
e laceranti" da esser difficilmente espressi a parole. E tutte invocano
il "perdono" degli italiani: "Spero di vedere il giorno in cui i
grandi clubs della Juventus e del Liverpool possano incontrarsi
di nuovo in una sportiva e amichevole partita, suggello del perdono
che vi chiediamo" scrive un oscuro Vincent Ashcroft del Lacashire.
Ma per i connazionali delle vittime, per gli italiani, almeno per
quel piccolo campione di italiani che ieri mattina ha aspettato
la delegazione inglese sulla piazza del Municipio (erano in duecento
circa), per la "partita della pace" è ancora "troppo presto". "Va
bene il perdono, anche se seguendo la diretta tv parecchi di noi
hanno pianto e quelle immagini sono ancora ben vive nella mente
- diceva mesto Gino Nicosia, 37 anni. Va bene il perdono perché
non si può condannare una nazione intera per colpa di un centinaio
di pazzi, ubriachi e scatenati. E non si può non tener conto delle
responsabilità, gravissime, dell'organizzazione, della polizia belga.
Ma per una partita di riappacificazione bisogna aspettare. La ferita
non si è rimarginata, e non guarirà molto in fretta". "Ma quale
partita ? Siamo tutti matti ? Pensiamo a ricordare i nostri morti,
piuttosto" - facevano eco in molti. Un uomo con le stampelle, che
a Bruxelles quel mercoledì maledetto c'era: "Siamo stati massacrati,
e adesso volete risolvere tutto tirando quattro calci a un pallone
in allegria ? Siamo stati massacrati, e adesso questi vengono qui
a fare della retorica. La loro visita non mi fa guarire e ai Landini
e ai Russo non rende i loro parenti". Un altro, gli occhi rossi,
forse per la rabbia: "Sì, è una buffonata. Là dentro si stringono
le mani fra loro, sindaci, vescovi e "chessoio", fanno tante belle
parole. Ma la gente ? Ci hanno lasciati tutti fuori e ci hanno mandato
anche la polizia e i carabinieri per tenerci buoni. Ma non siamo
mica hooligans, noi. Di che cosa hanno paura ? Si facciano furbi
e abbiano un po' di pudore". Che cosa avrebbe fatto, lei, nei panni
del sindaco di Liverpool ? "Sarei venuto, certamente, ma soltanto
a portare un fiore ai morti. Invece a questi non è nemmeno venuto
in mente. Se ne stanno sulle poltrone di velluto a parlare di violenza,
di problemi sociali, di sentimenti che non possono esprimere. Ma
se di quella violenza è colpevole la società, perché non pensano
a metterci rimedio ? Come si dice ? Chiudono le stalle dopo che
i buoi sono scappati". Più sereni nei giudizi e meno arrabbiati,
i giovani. Enzo e Sergio, entrambi ventiquattrenni venditori ambulanti
a Porta Palazzo: "Non si può colpevolizzare gli inglesi più di tanto.
La violenza negli stadi c'è anche da noi, solo che qui simili disastri
non sono mai capitati perché le nostre forze dell'ordine tengono
sotto controllo strettissimo le tifoserie. Noi a Bruxelles c'eravamo:
non ci hanno nemmeno staccato il biglietto all'entrata e gli inglesi
venivano dentro armati fino ai denti con spranghe, coltelli, pugni
di ferro. E lo sa che i gendarmi caricavano gli italiani che tentavano
di scendere dal settore Z ? La gente risparmiata dai reds l'hanno
ferita loro. Dovrebbe essere la polizia belga a chiedere scusa,
non il sindaco di Liverpool. Invece hanno escluso le squadre inglesi
dai tornei: bella buffonata. Che colpa hanno i giocatori, se i giornali
e i clubs fomentano il tifo ?". Questa visita, allora ? "Accettiamola
come un tentativo di chiedere scusa. D'altra parte, che cos'altro
avrebbero potuto fare ? Forse un po' meno retorica, ha ragione quel
signore là. Ma la retorica fa parte della politica e dei rapporti
fra quelli che contano, soprattutto quando non sanno bene cosa dire".
e. fer.
19 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
"L'Uefa colpevole non i bianconeri"
La pesante sanzione della commissione disciplinare dell'Uefa
ha destato scalpore a Torino. I tifosi stamane si interrogavano
sulla legittimità di un provvedimento che, secondo loro, punisce
ingiustamente la Juventus i cui sostenitori, vittime della bestiale
violenza dei teppisti di Liverpool, ora diventano anch'essi colpevoli.
"L'Uefa non finisce di stupirci. Le colpe e gli errori dei dirigenti
calcistici europei continuano a sommarsi in maniera allarmante".
Questo in sintesi il parere di molti tifosi bianconeri all'ora del
caffè. Per tutti una voce ufficiale, quella di Pier Carlo Perruquet,
presidente dello Juventus club Torino. Perruquet è scandalizzato:
"Sono allibito, senza parole. I colpevoli della strage restano tuttora
impuniti, mentre si condanna una squadra per colpa di una decina
di teppisti, che tra l'altro hanno reagito solo dopo che sono arrivate
le notizie sul numero dei morti e mentre la polizia belga continuava
a caricare i sostenitori bianconeri e non quelli inglesi. Gli stessi
dirigenti dell'Uefa che hanno sbagliato tutto venti giorni fa, hanno
commesso un altro clamoroso errore. Noi chiediamo dimissioni di
massa, invece, al vertice del massimo ente calcistico europeo, non
cambia nulla. Ora speriamo nell'appello per avere giustizia". Perruquet
non teme che i tifosi possano creare disordini se la Juventus dovrà
debuttare in Coppa a porte chiuse: "Mi auguro che prevalga quel
buonsenso che non hanno i dirigenti dell'Uefa, i quali ci hanno
fatto scontare fatti vecchissimi, mentre quest'anno in coppa abbiamo
collezionato solo due milioni di multa, perché i nostri tifosi hanno
sempre dato prova di grande civiltà. Quanto alla squalifica del
Liverpool, si è sbagliato ancora, perché la punizione anche in questo
caso è eccessiva. I teppisti sono da condannare, ma le colpe vere
stanno più in alto".
19 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
La notizia proveniente da Zurigo, è stata data a Boniperti, che
si trovava a Milano, solo nella tarda serata di ieri. Ha detto il
presidente: "Preferivo la squalifica del campo e l'obbligo di giocare
due partite a trecento chilometri da Torino, piuttosto che restare
al Comunale ma con uno stadio deserto. Giocare senza pubblico è
triste e comporta ovviamente un notevole danno economico. Inoltre
temo la reazione dei tifosi". Sintetico il commento di Trapattoni:
"I fatti sono stati gravi - ha detto - e inevitabilmente hanno coinvolto
un po' tutti. Per il Liverpool è stato un duro colpo, anche se qualcosa
del genere si poteva prevedere. Bisognerebbe che quei teppisti si
rendessero conto anche del danno creato alla società. La conseguenza
è che, penalizzando da una parte, siamo rimasti coinvolti anche
noi.
19 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
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CUNEO - Guido Giraudo e Sergio Nasi, i due amici cuneesi, entrambi
venticinquenni, scampati miracolosamente alla morte nello stadio
calcistico di Bruxelles, ma che sono rimasti feriti, si sono rivolti
all'avvocato Gianmaria Dalmasso per una azione penale e civile per
ottenere il risarcimento dei danni subiti. Né Guido Giraudo né Sergio
Nasi sono guariti: sono ancora in cura nelle proprie case dopo la
degenza in ospedale. Spiega il penalista cuneese che li assiste
nella querela che sta per essere presentata: "Non appena chiusa
la malattia i giovani saranno sottoposti a perizia medico-legale
per documentare la natura e l'entità delle lesioni. Poi ci costituiremo
parte civile contro i responsabili che a mio giudizio possono essere
le autorità di Bruxelles, che non hanno saputo tutelare e vigilare
prima e durante la partita di finale della Coppa dei Campioni tra
Juventus e Liverpool e quindi hanno pesanti responsabilità per quanto
è poi tragicamente accaduto". Guido Giraudo e Sergio Nasi hanno
raggiunto insieme la capitale belga con un volo charter e per il
viaggio hanno pagato ciascuno 450 mila lire. Entrambi sono finiti
nel famigerato blocco "Z". I due giovani hanno ricevuto il biglietto
di ingresso allo stadio Heysel solo all'aeroporto di Milano. Aggiunge
l'avvocato Gianmaria Dalmasso: "Sto esaminando la possibilità di
citare in giudizio anche l'agenzia lombarda che ha organizzato il
viaggio, perché i biglietti del blocco Z non dovevano essere assegnati
agli italiani. Si dovrà accertare come sono finiti a Milano e poi
nelle mani dei due tifosi cuneesi che hanno corso il rischio gravissimo
di essere uccisi nella calca conseguente all'aggressione dei tifosi
inglesi". II penalista cuneese ha già preso contatto con uno studio
legale della capitale belga per farsi rappresentare. In attesa della
perizia medico-legale sulle lesioni riportate dai due giovani cuneesi,
l'avvocato Dalmasso sta intanto raccogliendo tutti i documenti reperibili
per la citazione per danni. g. d. m.
20 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
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BRUXELLES - Secondo il capo della polizia municipale di Bruxelles,
prima dei tragici incidenti che costarono la vita a 38 persone nello
stadio Heysel, i tifosi italiani erano stati molto più turbolenti
di quelli di Liverpool. Georges Poels, uno dei responsabili dei
servizi di sicurezza in occasione della finale di Coppa del Campioni,
ha testimoniato ieri di fronte alla commissione d'inchiesta istituita
dal Parlamento belga per fare luce sulla vicenda. Anche secondo
lui, come aveva già detto il capo della polizia statale Robert Bernaert,
gli spazi fra le due tifoserie erano troppo stretti (se non inesistenti)
per permettere un efficace intervento delle forze dell'ordine. Poels
ha anche reso noto che prima del 29 maggio un ufficiale della polizia
belga si era recato a Liverpool per preparare l'accoglienza di 20.000
tifosi della squadra inglese. Qui aveva ricevuto assicurazioni che
nessun gruppo di "hooligans" sarebbe andato in trasferta, e gli
era stato ribadito che comunque i tifosi del Liverpool non erano
così violenti come quelli di altre squadre. Poels ha ricordato pure
come la polizia belga sia stata impegnata in scaramucce con i tifosi
italiani prima degli incidenti e soprattutto dopo, quando ha dovuto
evitare che i tifosi juventini dell'opposto settore attraversassero
il campo per vendicare i morti.
21 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
L'Uefa è stata dura anche con la Juventus due match in casa senza
tifosi
Per il Liverpool la sanzione, decisa dalla Commissione disciplinare
dopo otto ore di seduta, diventerà operante quando scadranno i termini
della sospensione già comminata nei confronti di tutti i club inglesi.
Per l'appello il termine scade domenica sera.
ZURIGO - La sentenza della Commissione Disciplinare dell'Uefa
è stata pesante: il Liverpool è stato estromesso da tutte le Coppe
europee per tre stagioni ed a partire dalla sospensione a tempo
indeterminato comminata dall'Uefa stessa a tutte le società inglesi.
Se, come sembra, tale sospensione durerà due anni, per il Liverpool
non ci sarà calcio europeo fino al 1990. C'è da precisare però che
la squalifica non terrà naturalmente conto degli anni in cui il
Liverpool non si sarà qualificata in una delle tre Coppe. Alla Juventus
è stata invece inflitta una pena singolare e pesante: dovrà giocare
i primi due incontri casalinghi di Coppa in uno stadio vuoto, dunque
a porte chiuse, senza cioè la presenza di tifosi. La Commissione
ha precisato che a suggerire quest'ultima sanzione sono stati anche
i precedenti relativi al club bianconero, multato, a partire dal
1981, per le partite contro il Celtic Glasgow, l'Anderlecht, lo
Standard Liegi, il Paris Saint Germain, il Manchester United e il
Porto per un totale di 108 milioni di lire. Per la Federazione belga
infine c'è la proibizione ad organizzare una finale di Coppa per
dieci anni. A queste severe decisioni, cui è possibile ricorrere
in appello entro tre giorni (la Juventus lo ha già fatto), la Commissione
è pervenuta dopo otto ore di consiglio e con una sola ora di sosta.
La commissione disciplinare era composta dal cecoslovacco Vladimir
Peter (presidente), dal norvegese Nicolai Johannsen (vicepresidente),
dal tedesco Otto Andres, dall'austriaco Otto Demuth, dallo svizzero
Edgar Obertufer e dallo spagnolo Joseph Vilaseca-Ouach. Le decisioni
sono state ufficializzate ai giornalisti dal portavoce dell'Uefa,
Ulrich Rothenbuehler, con un comunicato in cui si rende noto che
la commissione disciplinare ha deliberato sulla base della relazione
ufficiale sulla partita e sulla inchiesta svolta in proprio dall'Uefa
stessa, sugli eventi del 29 maggio scorso. "I tifosi del Liverpool
- dice il rapporto - hanno mostrato un comportamene indisciplinato,
aggressivo ed estremamente violento nei confronti di spettatori
che erano in grande maggioranza di origine italiana, e anche nei
confronti delle forze di sicurezza. Inoltre, hanno demolito le reti
che separano i due settori. In particolare, hanno scagliato oggetti
contundenti e sparato razzi contro gli spettatori dell'altro settore.
Circa un'ora prima del calcio di avvio, hanno sferrato ripetute
aggressioni contro gli spettatori citati, provocando la morte di
38 persone e lesioni a 300-400 spettatori, alcuni dei quali sono
rimasti in condizioni critiche". I tifosi della Juventus sono stati
accusati di avere tenuto un "comportamento particolarmente scorretto,
abbattendo la rete esterna fuori dello stadio, accendendo fuochi
d'artificio a intervalli regolari, abbattendo la rete di recinzione
del campo di gioco. Inoltre sono stati lanciati oggetti contro le
forze di sicurezza ed alcuni tifosi sono entrati in campo. Dopo
il tragico incidente occorso nella curva opposta i tifosi della
Juventus hanno ingaggiato battaglia con la polizia ed alcuni hanno
attraversato il campo per andare verso il settore degli incidenti".
La disciplinare dell'Uefa ha quindi avuto la mano pesante nel giudicare
la tragedia di Bruxelles. Il verdetto pronunciato contro il Liverpool
ora è legato ad una decisione che sarà presa dal Comitato Esecutivo
dell'Uefa, quando preciserà il periodo di sospensione di tutti i
club inglesi. Dopo la loro riammissione, i "reds" resteranno fuori
dall'Europa per altre tre stagioni. Le sanzioni prese dalla Disciplinare
non risparmiano nessuno, ma colpiscono, come abbiamo già detto,
in particolar modo la Federcalcio Belga (fino al 29 maggio scorso
primatista in fatto di finali organizzate: undici) che si è mostrata
incapace di prevedere il comportamento delle due tifoserie. D'altra
parte i "precedenti" delle due squadre avrebbero dovuto mettere
sull'avviso i dirigenti belgi. Il Liverpool aveva già pagato 34.000
franchi francesi di multe per il comportamento dei suoi tifosi a
Monaco (invasione del campo il 22 aprile 1981), a Lisbona (rissa
il 21 marzo 1984) e a Roma lo scorso anno per la finale della coppa
dei campioni; per la Juve le multe erano state di 550.000 franchi
francesi.
21 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Il tifoso aggredito a Bruxelles è uscito dal coma, torna a casa
Carlo Duchene non ricorda nulla - Sempre assistito dalla moglie,
ha chiesto di vedere la figlia.
Carlo Duchene, 34 anni, il tifoso juventino selvaggiamente aggredito
a Bruxelles da alcuni teppisti al termine della finale di Coppa
Campioni, è uscito dal coma. La conferma è giunta ieri dai medici
belgi. L'uomo, che è stato assistito giorno e notte dalla moglie,
ha chiesto di vedere la figlia. Ieri, Claude, 11 anni, accompagnata
dalla nonna, è partita in aereo da Linate. L'incontro col padre
avverrà questa mattina in una camera dell'ospedale di Sant'Erasmo,
dove Carlo Duchene è ricoverato da tre settimane. Dopo il ritorno
di Marco Manfredi - il tifoso di Moncalieri che, sconvolto da quel
tragico mercoledì di follia, allo stadio Heysel, ha vagato senza
meta per una settimana - da Bruxelles giunge, dunque, un'altra buona
notizia: se la caverà il parrucchiere pinerolese assalito dopo la
partita, a oltre due chilometri dallo stadio, mentre stava salendo
sulla macchina di un amico, Ivo Taverna, 45 anni, anch'egli di Pinerolo.
L'uomo è stato colpito al capo con un pugno di ferro. L'aggressore,
un tifoso del Liverpool, che era con due complici, è sbucato dal
buio e, senza dire una parola, ha inferto un primo colpo con inaudita
ferocia, e poi un secondo. Racconta Ivo Taverna: "Hanno colpito
anche me, ho reagito, sono accorsi altri italiani, poi è arrivata
la polizia, che ha bloccato i tre tifosi inglesi. Carlo aveva perso
conoscenza, giaceva per terra in una pozza di sangue. Sulla nuca,
una profonda ferita". Le condizioni dell'uomo erano apparse subito
gravi. Per molti giorni a ogni domanda sul suo stato di salute la
risposta era sempre la stessa: è in coma. Ma all'inizio di questa
settimana qualcosa si è rimesso in moto nel fisico del pinerolese.
Carlo Duchene ha cominciato a guardarsi intorno, a muoversi. Mercoledì,
alla moglie, Filomena Fanti, che gli è vicina dal giorno dopo la
disgrazia, ha mormorato: "Mi fa male il braccio". Avvertiva, cioè,
la presenza dell'ago della flebo. La donna non ha saputo trattenere
le lacrime. Emozionata e felice, ha chiamato i medici che confermavano:
Carlo era uscito dal coma. Appena ha ripreso coscienza, l'uomo ha
chiesto di vedere la figlia, che in questi giorni ha terminato la
quinta elementare. "La bambina - spiega Maria Vecchiato, madre del
Duchene - avrà un ruolo importante nel recupero del padre: mio figlio
non sa perché è ricoverato in ospedale, non ricorda nulla e fa ancora
difficoltà a camminare. La presenza di Claude sarà utilissima".
Finalmente la donna può sorridere: "In Belgio con noi sono stati
tutti affettuosi e premurosi, a mia nuora hanno riservato una camera
in ospedale per stare vicino a suo marito. Tutti i giorni dal Consolato
tengono a informarsi sulle sue condizioni di salute. Forse a fine
mese potrà essere trasferito in un ospedale italiano".
23 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
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Un mese dopo gli incidenti di Bruxelles, che costarono la vita
a 38 persone, la polizia di Liverpool ha effettuato i primi arresti.
Si tratta di tre persone, rilasciate in serata dopo il pagamento
di una cauzione. Altri fermi sono annunciati nei prossimi giorni.
Gli arrestati dovranno presentarsi ogni giorno alla stazione di
polizia. Gli inquirenti hanno studiato oltre 50 ore di filmati televisivi,
usando avanzate apparecchiature elettroniche per ingrandire e fotografare
i volti dei tifosi ritenuti all'origine degli incidenti. Alcune
fotografie saranno rese pubbliche: da giovedì sarà lanciata una
grande campagna che coinvolgerà televisione, radio e giornali per
chiedere la collaborazione di chiunque riconosca i volti che la
polizia non è riuscita ad identificare. I teppisti già individuati,
e quelli che eventualmente saranno arrestati nei prossimi giorni,
potranno essere estradati in Belgio solo se incolpati (così prevede
la legge britannica) di omicidio volontario. Negli ambienti della
magistratura di Bruxelles ci si chiede, però, come ad ognuno di
essi potrà essere addossata la responsabilità diretta della morte
di questa o quella persona, condizione necessaria per l'accusa di
omicidio volontario. Intanto, a Bruxelles, continuano i lavori della
commissione d' inchiesta parlamentare belga. Il capo di gabinetto
del ministro dell'interno, Charles Ferdinand Notomb, ha affermato
che nessuna delle quattro persone che compongono lo speciale ufficio
che assicura i turni di sorveglianza per il mantenimento dell'ordine
pubblico, ha mosso un dito per prevenire la strage dell'Heysel.
Chi si è mosso, lo ha fatto solo ad incidenti avvenuti. La polizia
belga non ha arrestato neanche uno dei teppisti inglesi "perché
temevamo di arrestare degli innocenti". Il magistrato arrivato all'Heysel
dopo gli incidenti ha aggiunto che la legge belga prevede al massimo
un fermo di 24 ore, mentre per riconoscere i colpevoli bisognava
visionare 50 ore di filmati televisivi.
26 giugno 1985
Fonte: La Repubblica
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Tre fermi a Liverpool
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - Tre tifosi del Liverpool,
sospettati di essere fra i protagonisti delle violenze che hanno
provocato la morte di 39 spettatori allo stadio "Heysel" di Bruxelles
durante la finale di Coppa dei Campioni con la Juventus, sono stati
fermati ieri dalla polizia. Ma dopo gli interrogatori conclusi in
serata, sono tornati tutti e tre a casa. Hanno però l'obbligo di
restare a disposizione della polizia. L'identità dei tre, fermati
nel Merseyside, non è stata rivelata dalle autorità giudiziarie.
La polizia ha distaccato per la ricerca e l'identificazione dei
teppisti di Bruxelles una squadra speciale di cinquanta investigatori,
che s'è messa al lavoro fin dalla serata del massacro allo stadio
belga". Gli investigatori hanno esaminato attentamente, più volte,
gli spezzoni delle riprese televisive realizzate quella sera a Bruxelles,
hanno fatto ingrandire i fotogrammi più nitidi degli "hooligan",
e da questi hanno fatto stampare delle gigantografie dei sospetti.
Con queste foto hanno poi setacciato gli ambienti sportivi della
città, le sedi dei circoli dei tifosi del Liverpool. Alle ricerche
hanno partecipato anche alcuni agenti provenienti da Bruxelles,
che però sono ripartiti da Liverpool una settimana fa, senza poter
presentare alcuna domanda di estradizione. Questo sembra confermare
le difficoltà incontrate dalla polizia inglese nell'identificazione
dei responsabili delle violenze. Difficoltà invece superate in Italia,
perché i tifosi ultras bianconeri colpevoli a loro volta di violenze
contro la polizia (come il giovane fotografato mentre minacciava
gli agenti con una scacciacani) sono stati agevolmente identificati.
Nonostante questa scarsezza di risultati pratici le ricerche a Liverpool
proseguiranno. A quanto risulta, dall'esame dei filmati e dai riscontri
effettuati a Liverpool, la polizia avrebbe identificato almeno una
ventina di tifosi che si sospetta abbiano provocato le violenze
all'origine della tragedia di Bruxelles. p. pat.
26 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Sei hooligan sotto inchiesta per Bruxelles
Presentato ai Comuni il progetto di legge che vieta le bevande
alcoliche dentro e fuori gli stadi.
STRASBURGO - I ministri dello Sport dei ventuno Paesi del Consiglio
d'Europa si sono riuniti ieri a Strasburgo per approvare misure
internazionali in grado di bloccare gli episodi di violenza negli
stadi calcistici. La bozza di documento della riunione - convocata
a seguito dei gravissimi incidenti avvenuti a Bruxelles per la finale
di Coppa Campioni, che costarono la vita a 33 persone - è stata
messa a punto tenendo conto delle raccomandazioni emerse dalla riunione
ministeriale svoltasi l'anno scorso a Malta: i governi dovranno
"garantire" che le loro autorità sportive nazionali, i club calcistici
e i responsabili degli impianti sportivi prendano "misure efficaci"
per impedire le violenze. Questi i provvedimenti richiesti: separare
i tifosi rivali e allestire settori per i sostenitori delle squadre
ospiti; controllare a fondo la vendita dei biglietti; escludere
coloro che si sono resi responsabili di disordini; limitare, se
non proibire del tutto, la vendita di bevande alcoliche e comunque
fare in modo che le bevande non siano vendute in contenitori potenzialmente
pericolosi; assicurarsi che i regolamenti Uefa siano osservati dalle
squadre in tutti gli incontri. I Paesi che ratificheranno il pacchetto
saranno chiamati inoltre ad autorizzare la magistratura a processare
i tifosi responsabili di violenze da qualsiasi nazione provengano
e ad approvare norme penali che prevedano condanne adeguate degli
spettatori violenti. Secondo la bozza di documento, le autorità
nazionali dovranno impegnarsi anche a garantire la presenza di forze
di polizia in grado di impedire i disordini "sia nelle immediate
vicinanze che all'interno degli stadi".
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - Sono saliti a sei i tifosi
del Liverpool inquisiti per il massacro dello stadio Heysel di Bruxelles.
Ai tre fermati nella giornata di martedì e rilasciati in serata
in libertà provvisoria dietro cauzione, se ne sono aggiunti altrettanti.
E la lista probabilmente non è esaurita: secondo quanto è trapelato
dagli ambienti della polizia del Merseyside, i tifosi-teppisti identificati
grazie alle riprese televisive girate nel corso dei drammatici incidenti
sarebbero almeno una ventina. La polizia di Liverpool ha annunciato
per oggi una conferenza stampa nel corso della quale dovrebbe essere
appunto chiarito il numero esatto degli "hooligans" rintracciati
e sospettati di essere fra i responsabili degli incidenti all'origine
della morte dei 38 spettatori prima della finale di Coppa Campioni.
Ma c'è ancora un gruppo di tredici teppisti (di cui sono state stampate
gigantografie tratte dagli spezzoni tv) che la polizia non è riuscita
a identificare, e davanti a questi risultati negativi gli inquirenti
si stanno chiedendo se si tratta di gente di Liverpool. I primi
tre tifosi erano stati rintracciati dalla polizia nel sobborgo di
Kirkby, questi altri a Knotty Ash, sempre nella zona di Liverpool.
Sembra pertanto cadere l'attenuante subito invocata dai dirigenti
della società, i quali avevano accusato elementi estranei alla tifoseria
locale, identificandoli in attivisti del movimento neo-nazista National
Front, di essere stati fra i promotori delle violenze a Bruxelles.
A distanza di un mese circa da quella notte di tragedia, la giustizia
inglese sembra finalmente muovere i primi passi per inchiodare i
responsabili alle loro responsabilità. Ma l'iter è lento. Come ha
spiegato ieri un portavoce della polizia del Merseyside, secondo
la legge inglese i soli reati commessi all'estero perseguibili in
Gran Bretagna sono quelli di assassinio o di omicidio colposo. Se
si ritiene di avere prove sufficienti, allora si apre il procedimento
direttamente in Inghilterra. In caso contrario, sta alla giustizia
belga richiedere l'estradizione degli accusati. E' stato presentato
alla Camera dei Comuni, intanto, il progetto di legge governativo
che vieta vendita e consumo di bevande alcoliche all'interno degli
stadi e nelle aree vicine a impianti sportivi. Il progetto, che
è appoggiato anche dall'opposizione, dovrebbe essere approvato la
settimana ventura. Il divieto, esteso anche ai torpedoni e alle
vetture ferroviarie in viaggio verso gli stadi, riguarderà, oltre
al calcio, sport come il cricket e le corse ippiche. p. pat.
27 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
LIVERPOOL - E così, come promesso, ieri sera i teleschermi britannici
sono stati cooptati dalla polizia criminale per la più spettacolare
video caccia al teppista da stadio mai tentata finora: proprio come
in "1984" di Orwell. Il Grande Fratello inglese è stato utilizzato
durante una trasmissione durata 75 minuti (frutto di 25 spezzoni
tv) per diffondere in tutta la Gran Bretagna cinquanta immagini
di altrettanti giovani sospettati d' essere i responsabili della
strage all'Heysel, prima della finale di Coppa Campioni tra Liverpool
e Juventus. Del resto, con il fermo di sette persone, mentre se
ne ricercano altre quindici, si può dire conclusa la prima fase
delle indagini: 100 tifosi del Liverpool interrogati, 1600 foto
confrontate, 600 testimoni ascoltati, 50 ore di conversazioni telefoniche
analizzate. Un blow-out senza precedenti nel mondo del calcio. Preceduta
da una martellante campagna stampa, appoggiata dall'opinione pubblica
shoccata per i 38 morti di Bruxelles, la video caccia di mercoledì
è stata supportata dall'appello del capo di polizia di Merseyside
di Liverpool: "Eccoci cinquanta immagini. Sono quelle che ritraggono
i delinquenti dello stadio di Heysel. Aiutateci ad identificarli".
Le stesse foto appaiono sui giornali, sui muri delle città. Mostrano
facce di giovani che agitano megafoni, bastoni, che lanciano sassi,
che gridano. Istantanee spesso mal riuscite. Un "video shot" che
ha richiesto giorni e giorni di paziente lavoro, il materiale da
visionare infatti durava oltre 50 ore. Un'operazione mai tentata
prima, nemmeno nei giorni difficili del terrorismo Ira. I migliori
detectives dell'Inghilterra aiutati da una squadra di poliziotti
belgi, come enfaticamente vantano i quotidiani d' oltre Manica,
hanno prestato la loro consulenza per cercare d' identificare gli
"hooligans". Soprattutto per i difficili raffronti con foto scattate
nei mesi scorsi dagli speciali reparti di polizia che sorvegliano
gli stadi più "caldi" di Gran Bretagna, ultima risorsa preventiva
nelle situazioni sovente di "pre-guerriglia" urbana che ormai si
determinano ad ogni partita. Certi sabati violenti hanno scosso
l'opinione pubblica, ecco perché la "video caccia" non ha provocato
rimostranze, bensì approvazione da parte di quei ceti che desiderano
il ritorno alla tranquillità. Non solo: i responsabili delle indagini
hanno sollecitato i tifosi "più responsabili" a farsi avanti per
cooperare nelle ricerche ed identificazione dei sospetti. Questa
grande caccia all'uomo rischia, però, di scatenare pericolosi ed
incontrollati linciaggi tipo Valpreda. Già qualche quotidiano popolare
spiega che gli "hooligans" hanno volti che si somigliano, capelli
lunghi, la stessa espressione, una cattiva rasatura... Le generalizzazioni
sono all'ordine del giorno. I sociologhi attribuivano la furia bestiale
dei "reds" alla miseria ed alla disoccupazione di Liverpool, un
tempo emporio dell'Impero oggi città in declino. Hanno invece scoperto
che parecchi "hooligans" fra quelli interrogati e rilasciati dalla
polizia sono anche figli di "colletti blu", oppure studenti, vivono
in gruppo, magari arrivano da Londra e che prevalentemente, hanno
un'età fra i sedici e i venti anni. I sette fermati sono uno specchio
di questa mappa hooligana: tre sono disoccupati, uno studia, un
altro è legato ai neofascisti del Fronte Nazionale, due sono figli
di impiegati, sono apprendisti, hanno buone occupazioni. Tre hanno
ottenuto la libertà provvisoria, uno di essi è stato intervistato
dalla Bbc: "Se gli italiani non fossero stati codardi ed avessero
accettato il combattimento invece di scappare, non avrebbero fatto
pressione sul muro che non sarebbe crollato provocando tante morti".
Tutti sanno che affrontare i "wild boys" della tifoseria britannica
non è igienico: chi non è codardo davanti a teppisti armati di coltelli
affilati e stivaletti borchiati ? Complicato, inoltre, l'aspetto
giuridico. Al massimo si può accusare gli "hooligans" di assalto
o rissa aggravata, più difficile provare l'omicidio premeditato
nei confronti di chi è morto all'Heysel. Problematica infine la
procedura delle estradizioni. Bisogna avere leggi ad hoc. Non a
caso, mentre a Bruxelles la magistratura belga deve decidere sulla
richiesta di scarcerazione dei quattro tifosi italiani arrestati
il 29 maggio, i ministri dello sport della Cee si accingono a varare
una euro convenzione anti-teppismo negli stadi. A Westminster il
ministro britannico degli Interni ha già presentato un primo pacchetto
dei provvedimenti: esempio, diventa illegale la vendita di bevande
alcoliche ai tifosi inglesi.
28 giugno 1985
Fonte: La Repubblica
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
di Massimo Silvestro Lussemburgo
Leggo con vivo stupore su Repubblica di venerdì 21 giugno l'affermazione
del capo della polizia municipale di Bruxelles secondo cui "prima
del tragico incidente dello stadio dell'Heysel i tifosi italiani
erano stati molto più turbolenti di quelli del Liverpool". Si tratta
di una dichiarazione infamante che rischia di inquinare le prove
e ha per scopo di ridimensionare le responsabilità delle forze di
polizia e degli organizzatori belgi. I 38 morti sono tutti della
curva Z; tra il gruppo di italiani c' ero anch' io (ne ho riportato
la lesione dei legamenti del ginocchio sinistro che mi costringe
a camminare con le stampelle) e vi posso assicurare che non eravamo
turbolenti, prova ne è la presenza di molte donne e qualche bambino.
Siamo stati travolti, calpestati, feriti o uccisi perché non eravamo
organizzati alla lotta come la teppaglia degli hooligans. Se fossimo
stati "più turbolenti dei tifosi del Liverpool", ci sarebbe stata
battaglia nelle gradinate fra le opposte schiere anziché il riflusso
che è costato la vita a tanti padri di famiglia, a un bambino, a
alcune signore. Mi pare doveroso ricordare questi fatti per rispetto
ai morti tra i quali potevo esserci anch' io. In Belgio è in corso
una severa procedura giudiziaria volta ad appurare le responsabilità
amministrative e politiche e pare che i magistrati siano intenzionati
ad andare fino in fondo e a non lasciarsi fuorviare da torbide dichiarazioni
come quella del capo della polizia municipale di Bruxelles, che
mirano a cambiare le carte in tavola. Non escludo che in altri settori
del vetusto Heysel i tifosi della Juventus siano stati turbolenti,
ma ciò non ha nulla a che vedere con la tragica vicenda della curva
Z. Rimettiamo pertanto le cose in chiaro: a Bruxelles, il 29 maggio,
vittime sono state gli italiani, violenti gli hooligans di Liverpool
e incompetenti gli organizzatori belgi della manifestazione.
28 giugno 1985
Fonte: La Repubblica
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Caccia a 15 teppisti del Liverpool
La polizia è sicura che sono i responsabili della strage di
Bruxelles - Come li ha identificati.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - "Wanted": quindici tifosi-teppisti
del Liverpool sono da ieri ricercati in tutta l'Inghilterra, le
loro fotografie sono state pubblicate sui giornali e diffuse in
serata dalle tv. Nemmeno i terroristi dell'Ira hanno avuto un trattamento
del genere. Secondo la polizia del Merseyside (la regione di Liverpool),
si tratterebbe senza ombra di dubbio degli hooligan responsabili
delle violenze che un mese fa provocarono la morte di 38 spettatori,
31 dei quali italiani, alla finale di Coppa dei campioni Juventus-Liverpool.
La caccia ai 15 presunti istigatori e autori del massacro è stata
aperta dalla sede della polizia della città, dove gli inquirenti
hanno reso conto, in un'affollata conferenza stampa, dei risultati
delle loro indagini. Il comandante Bill Sergeant, che ha diretto
il lavoro di 50 poliziotti, ha spiegato che, grazie al ripetuto
esame di una cinquantina di ore di filmati televisivi, di 1400 fotografie
e 400 informazioni telefoniche "confidenziali", sono stati identificati
e interrogati circa seicento tifosi inglesi che avevano accompagnato
il Liverpool nella trasferta a Bruxelles. Ma la polizia segue anche
altre 1500 "piste" relative ad altrettanti sostenitori dei Reds.
Il risultato di questa mole di informazioni non è molto incoraggiante,
almeno per il momento: sette presunti tifosi-teppisti sono stati
formalmente fermati dalla polizia (ma poi rimessi in libertà provvisoria
dietro versamento di una cauzione, le loro responsabilità saranno
chiarite entro il 25 settembre); altri 15, dei quali si ignora l'identità,
sono appunto ricercati attivamente. La polizia di Liverpool ha colto
l'occasione della conferenza stampa per esaltare il lavoro svolto,
e illustrare i sofisticati strumenti utilizzati per la visione e
l'ingrandimento di filmati e fotografie. Ma lo sfoggio di tanta
tecnologia contrasta con la mediocrità dei risultati pratici, tanto
più deludenti se si considerano i problemi giudiziari che potrebbero
sorgere da eventuali estradizioni in Belgio, e la difficoltà di
determinare, di quantificare le responsabilità penali dei singoli
tifosi che fossero formalmente identificabili come protagonisti
delle violenze allo stadio Heysel. Il cammino per far giustizia
si preannuncia, dunque, ancora lungo e accidentato: sullo sfondo
delle indagini restano da registrare i dettagli del progetto di
legge, già annunciato dal governo Thatcher e presentato in Parlamento
per l'approvazione, per stroncare il teppismo negli stadi inglesi.
La nuova normativa mira essenzialmente a proibire l'uso e la vendita
di bevande alcoliche ai tifosi. p. pat
28 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Restano in carcere i 4 italiani di Bruxelles
BRUXELLES - Rimangono in prigione i quattro tifosi italiani arrestati
il 29 maggio in occasione dei drammatici incidenti verificatisi
allo stadio Heysel di Bruxelles prima della finalissima di Coppa
dei Campioni fra Liverpool e Juventus, che sono costati la vita
a 38 spettatori, 31 dei quali italiani. La procura del Re di Bruxelles
stamane ha interposto appello contro il parere di scarcerazione
della "chambre du conseil", l'istanza della magistratura che non
ha potere giudicante, ma decide sul rinvio a giudizio e sulla carcerazione
preventiva. I quattro italiani sono Umberto Salussoglia, 22 anni,
di Torino (quello mostrato dalla televisione mentre sparava con
una scacciacani); Claudio Ardito, 25 anni, di Fiano, Franco Spedicato,
25 anni, di Lecce, e Franco Calabrese, 22 anni, residente in Belgio.
Problemi particolari si presentano per Umberto Salussoglia e Claudio
Ardito che hanno già gravi precedenti. Salussoglia era stato denunciato
due volte. Ardito venne arrestato per scippo a Bergamo e denunciato
a Milano e Torino. Attualmente la loro situazione è piuttosto delicata:
potranno uscire di prigione se, entro 15 giorni, la corte di appello
si pronuncerà contro il ricorso della procura.
MILANO - La Gran Bretagna verserà una prima somma di 500 sterline,
circa un milione di lire, a tutte le famiglie delle vittime dei
tragici incidenti di Bruxelles. Le 500 sterline costituiscono una
sorta di anticipo sugli interventi del governo di Londra a favore
delle vittime (Il fondo stanziato dalla Gran Bretagna è di 250 mila
sterline). Lo ha comunicato stamane la signora Thachter al presidente
del Consiglio Craxi.
28 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
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LONDRA - Due dei quindici inglesi ricercati in seguito agli incidenti
dello stadio Heysel di Bruxelles, si sono costituiti ieri. I due,
le cui fotografie erano state rese pubbliche giovedì scorso dalla
polizia di Merseyside, sono stati immediatamente fermati per essere
interrogati. L'accusa nei loro confronti è di omicidio preterintenzionale.
Ieri sera sono stati rilasciati dietro cauzione. "La risposta al
nostro appello - ha dichiarato l'ispettore Bill Sergeant, al quale
sono state affidate le indagini sulla sciagura di Bruxelles - è
stata molto buona. In ventiquattro ore abbiamo ricevuto circa cento
segnalazioni, molti cittadini continuano a telefonarci: ritengono
di conoscere l'identità dei tifosi del Liverpool di cui abbiamo
reso pubbliche le fotografie". Per adesso abbiamo identificato due
persone. L'operazione di ricerca non è ancora finita, contiamo molto
sull'aiuto della gente". Oltre ai due inglesi che si sono costituiti,
la polizia di Liverpool ha arrestato ieri altre quattro persone;
anche loro sono state rilasciate su cauzione. Il Governo inglese
intanto verserà una prima somma di 500 sterline, circa un milione
e trecentomila lire, a tutte le famiglie delle vittime degli incidenti
di Bruxelles. Le 500 sterline sono una sorta di anticipo sugli interventi
del governo di Londra, che ha già stanziato un fondo di 250 mila
sterline. L'Alta Corte di Londra ha rigettato l'esposto contro l'esclusione
dalle Coppe europee dei quattro clubs inglesi (Everton, Manchester
United, Southampton e Norwich). A Bruxelles restano in carcere quattro
tifosi arrestati il 29 maggio. La procura di Bruxelles ha interposto
appello contro il parere di scarcerazione della "Chambre du Conseil".
I quattro italiani (Umberto Salussoglia, Claudio Ardito, Franco
Spedicato e Franco Calabrese) potranno uscire di prigione se entro
15 giorni la Corte d' Appello si pronuncerà contro il ricorso della
procura.
29 giugno 1985
Fonte: La Repubblica
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Il primo indennizzo per Bruxelles 12 milioni ai parenti delle
vittime
BRUXELLES - La Gran Bretagna verserà un primo acconto di 5000
sterline (circa dodici milioni di lire) a tutte le famiglie delle
vittime dei tragici incidenti di Bruxelles. La somma costituisce
una sorta di anticipo sugli interventi decisi del governo di Londra
per complessive 250 mila sterline. Della decisione si è avuta notizia
a Milano, in margine al vertice dei capi di governo dei Paesi della
Cee, dopo un incontro avvenuto ieri mattina tra il presidente del
Consiglio Craxi e il premier britannico Margaret Thatcher. Secondo
un portavoce, la Thatcher ha rinnovato a Craxi espressioni di cordoglio
e di rammarico per il dramma dello stadio Heysel, provocato dalla
violenza dei tifosi del Liverpool. Il Parlamento europeo ha inoltre
già invitato i Paesi della Comunità a lottare insieme contro la
violenza nello sport, raccomandando l'adozione di misure specifiche
negli stadi, di deterrenti contro le società, di iniziative a favore
dell'educazione sportiva. Quanto ai fatti dell'"Heysel", ieri la
Procura del re ha presentato appello contro il parere di scarcerazione
nei confronti dei quattro tifosi italiani arrestati il 29 maggio,
poco dopo la tragedia avvenuta in un altro settore del campo. Gli
italiani sono Umberto Salussoglia, 22 anni, di Torino, Claudio Ardito,
25 anni di Fiano (Torino), Franco Spedicato, stessa età, di Lecce,
e Franco Calabrese, 22 anni, nato in provincia di Bergamo e residente
in Belgio: potranno comunque uscire di prigione se, entro 15 giorni,
la corte di Appello si pronuncerà contro il ricorso della Procura.
L'inchiesta ordinata dal Parlamento belga sta intanto smontando
la tesi delle autorità calcistiche e di polizia secondo cui il servizio
di vigilanza allo stadio era stato predisposto al meglio: le contradditorie
deposizioni di semplici poliziotti e ufficiali, tra i quali il comandante
della gendarmeria, Robert Bernaert, dimostrano il contrario". I
parlamentari hanno potuto appurare che i gradini dello stadio si
sgretolavano sotto la minima pressione. I biglietti del settore
"Z", dove hanno perso la vita 38 persone, erano stranamente finiti
nelle tasche degli spettatori italiani invece che in quelle dei
Belgi come previsto. Avevano avuto luogo sei riunioni preparatorie
ma nessuno si è preoccupato di invitare i pompieri e redigere i
verbali: oggi non si riesce più a capire cosa fu deciso esattamente.
La sera degli incidenti la gendarmeria, all'interno dello stadio
fu totalmente inefficiente, mentre il comandante, come lui stesso
ha confermato, fu avvisato degli scontri solo un'ora dopo. Poliziotti
e gendarmi non erano del resto riusciti ad impedire l'ingresso a
teppisti ubriachi muniti di spranghe e bastoni. Non è stato possibile
inoltre trovare un telefono per mettersi in contatto con le autorità
e avvisarle di quello che stava accadendo all'interno dello stadio:
il procuratore del re ha dovuto utilizzare il radiotelefono di un
giornalista. Da Bruxelles, il capo di gabinetto del ministro dell'Interno
non è riuscito a mettersi in contatto con i responsabili dell'Unione
belga di football presenti allo stadio. Tutti si sono serviti dell'unità
mobile dei pompieri precipitatisi di loro iniziativa sul luogo degli
incidenti. E per finire la serie degli errori, nessuno dei responsabili
dell'eccidio fu arrestato al termine di quella tragica sera. La
commissione di inchiesta presenterà le proprie conclusioni al Parlamento
il 6 luglio.
29 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Trovati dopo l'appello 4 teppisti del Liverpool
di Paolo Patruno
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. LONDRA - Un mese dopo la tragedia
di Bruxelles, l'Inghilterra continua ad avvertire come una "vergogna
nazionale" l'assalto dei tifosi teppisti del Liverpool che causò
la morte di 38 spettatori, quasi tutti italiani al seguito della
Juventus. Il giudice dell'Alta Corte, Vinelott, che ha respinto
venerdì sera il ricorso contro il divieto di partecipare ai tornei
europei presentato da quattro club (Everton, Manchester United,
Norwich e Southampton), ha motivato il suo verdetto con una dichiarazione
che ben esprime questo sentimento collettivo: "Un senso di vergogna
è stato avvertito da tutti gli inglesi che abbiano visto sul
loro
televisore le immagini provenienti da Bruxelles, o che abbiano letto
successivamente quanto sia accaduto. E questo sentimento di vergogna
dev'essere stato accompagnato, in milioni di persone, dalla determinazione
che qualsiasi cosa deve essere fatta per garantire che quanto è
accaduto non debba mai più ripetersi". Questo clima psicologico
spiega anche il successo dell'inusitata caccia all'uomo scatenata,
su iniziativa della polizia di Liverpool, sulla stampa e alla tv
inglesi, che hanno pubblicato con grande rilievo le fotografie di
quindici tifosi-teppisti sospettati e ricercati dagli inquirenti,
ma non ancora identificati. L'invito delle autorità a fornire indicazioni
utili alle indagini anche telefonicamente, in via confidenziale
e anonima, è un procedimento anomalo (usato solo saltuariamente
nella lotta contro il terrorismo dell'Ira). In Gran Bretagna, patria
dell'Habeas Corpus, dove la riservatezza della polizia e il desiderio
di non nuocere agli indiziati prima che sia provata la colpevolezza
giunge fino alla consuetudine di non fornire i nominativi delle
persone ufficialmente inquisite. Circa 200 telefonate da parte di
persone che volevano fornire informazioni sui 15 "Wanted" sono giunte
alla polizia soltanto nella prima giornata. La squadra speciale
di 50 agenti incaricata delle indagini ha così potuto interrogare
a lungo, l'altra sera, quattro dei tifosi raffigurati nelle fotografie.
Tutti sono poi stati rilasciati in libertà su cauzione. Ma anche
nel loro caso, come in quello degli altri otto tifosi sospettati
di avere partecipato alle violenze nel settore Z dello stadio Heysel
e fermati nei giorni scorsi, sarà la magistratura a vagliare, entro
il 25 settembre, la fondatezza delle prove raccolte. Soltanto verso
la fine dell'estate, salvo sorprese, si potranno quindi valutare
appieno i risultati delle ricerche intraprese dalla polizia di Liverpool
per assicurare alla giustizia i colpevoli del massacro.
30 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
Le colpe della violenza negli stadi
di Franco Marchiaro
Hanno partecipato giocatori di calcio, allenatori, giornalisti
sportivi - Interventi eccitati di alcuni tifosi.
ALESSANDRIA - Il tifoso mandrogno, molto esigente, non è mai
stato un violento, al "Moccagatta" sono terminate senza incidenti
anche partite il cui andamento avrebbe potuto provocare gli animi,
si ricorda soltanto un intervento massiccio della polizia nell'inverno
del '46, per difendere l'arbitro, ma la cosa non ebbe poi seguito.
Fuori casa, invece, qualche volta hanno dovuto subire la violenza
altrui. Forse per questo è ancora vivo il ricordo della tragica
notte di Bruxelles e gli alessandrini hanno gremito venerdì sera
la Sala Ferrero per il dibattito su "Dopo Bruxelles: la colpa è
del calcio ?". Tanta gente, molti interventi, alcuni purtroppo violenti,
come quel tifoso che diceva di essere stato pronto, allo stadio
Heysel, a "scendere a vendicare il sangue italiano". Ma si tratta
di violenza che difficilmente può venire attribuita ad un avvenimento
sportivo. Giustamente, allora, Giuliano Terraneo, portiere del Milan,
ha osservato: "Manca una cultura sportiva di base, la violenza esiste
all'esterno dello stadio, dove viene poi meglio esternata". Mentre
Antonio Tavarozzi ha ricordato preoccupato una frase di Bearzot
- "Quando ci vergogneremo di portare i nostri figli allo stadio
il calcio sarà finito" - invitando a meditare perché quel momento
potrebbe essere vicino. L'interessante dibattito, che tanto seguito
ha ottenuto, è stato organizzato dall'assessorato allo Sport della
Provincia con la valida collaborazione di Mirko Ferretti, già vice
di Radice e già mister dell'Alessandria, neo eletto consigliere
comunale alessandrino. Assenti Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Giovanni
Trapattoni, hanno partecipato, moderatore, Nello Pacifico, Luciano
Nizzola, amministratore delegato del Torino, Beppe Bonetto, l'allenatore
Gigi Radice, Giuliano Terraneo, i giornalisti Giglio Panza, Piero
Dardanello, Antonio Tavarozzi. C'era l'assessore provinciale allo
Sport Rita Camera e, prima dell'inizio del dibattito, Aldino Leone
e Giancarlo Bertolino, della "Biennale di poesia di Alessandria"
hanno letto alcuni versi contro la violenza. Dopo la strage della
curva Z dell'Heysel la partita si doveva giocare oppure no ? Su
questa domanda si è mosso il dibattito. Per Gigi Radice, decidendo
di giocare, "lo sport non è stato capace di usare quel momento per
dare una lezione al mondo" mentre per Panza e Dardanello l'averla
giocata è stato il modo per mantenere l'ordine, per evitare incidenti
ancora peggiori. Due tesi diverse e subito si è acceso lo "scontro"
dialettico tra i presenti le cui impressioni venivano raccolte al
microfono da Bruno Annaratone di Radio West. "Premesso che la prima
colpevole è stata l'Uefa per lo stadio scelto, se non si fosse giocato
non sarebbe accaduto nulla", ha sostenuto Lauriano Toti che era
nella tragica curva Z. Ma subito un altro tifoso, agitatissimo,
è stato di parere contrario: "Se non si giocava sarebbe accaduto
il massacro di Forte Apache", ha detto in tono eccitato. Per Luciano
Nizzola ad indurre a fare giocare la partita sono stati più motivi
economici (i diritti televisivi, ad esempio) che sportivi. La discussione,
gli interventi si sono susseguiti per ore, l'interesse, ovviamente,
da Bruxelles si è spostato sugli stadi italiani, Nizzola e Bonetto
non hanno nascosto le responsabilità delle società che spesso, per
timore di essere ricattate, tollerano certi ultras che invece vanno
assolutamente deprecati, allontanati. Tavarozzi ha elogiato - ma
non tutti hanno condiviso le sue tesi - i meriti di certi sponsor
che aiutano nella campagna anti-violenza, come la Barilla con il
concorso per slogan "non intossicati dalla violenza" e la Misura
che premia il pubblico più corretto, quello dell'Udinese per lo
scorso campionato. Una "tifosa milanista" presente in sala ha invocato
controlli più severi agli ingressi degli stadi, come ad esempio
quelli per il concerto di Bruce Springsteen; Panza ha ricordato
che viviamo in una società violenta ("C'è violenza fisica e c'è
violenza morale") e quindi ognuno deve fare bene l'esame di coscienza
e allora, forse, si avranno meno incidenti. Tavarozzi ha suggerito
stadi forse con meno posti ma più attrezzati, con servizi più idonei:
anche questo serve a combattere la violenza. Molto interesse: interventi
e discussioni l'hanno dimostrato. Anche questo impegno della gente
può essere utile - un grazie quindi a chi ha organizzato il dibattito
- alla campagna contro la violenza, per formare quella cultura sportiva
di base invocata da Giuliano Terraneo.
30 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 19-30.06.1985
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