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NICOLA LUNGHI
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Intervista Nicola Lunghi
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Tifoso Juventus Football Club

(Nel Settore Z allo Stadio Heysel il 29.05.1985)

 

"Io, scampato alla bolgia dell’Heysel

 Lo sport è sempre contro la violenza"

Una bella pagina dei giovani cronisti di Codigoro che hanno intervistato un testimone della nostra storia. La classe 2C ha incontrato Nicola Lunghi, che il 29 maggio 1985 si trovava allo stadio dell’Heysel di Bruxelles per assistere alla finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Andiamo a leggere la loro bella intervista.

Nicola Lunghi, un amico del nostro professore di Lettere, è stato protagonista della strage dell’Heysel. Venerdì 28 febbraio ha accettato il nostro invito a raccontare la sua esperienza in classe. Era in programma la finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool. Il bilancio fu di 39 morti e più di 600 feriti. Si decise di giocare ugualmente la partita. La decisione fu presa dalle forze dell’ordine belghe e dai dirigenti Uefa solamente per motivi di ordine pubblico, allo scopo di evitare ulteriori tensioni, nonostante l’iniziale richiesta della società torinese di non giocare. La partita terminò con il risultato di 1-0 per la Juventus, che si laureò campione d’Europa per la prima volta nella sua storia.

Cosa ricorda di questa terribile esperienza ?

"Come avete visto dal filmato - risponde il testimone dopo aver illustrato il video e le immagini - eravamo vicini al terreno di gioco; quando ci hanno letteralmente tirato fuori siamo entrati in campo per poi dirigerci verso il pullman, senza vedere la partita. Solo verso mezzanotte ci raggiunsero gli altri componenti del gruppo. Fummo ospitati in un albergo vicino a Bruxelles per poi ritornare a casa il mattino dopo".

I suoi familiari erano a conoscenza di quanto accaduto ?

"Erano molto preoccupati perché avevano visto in diretta la partita e quello che era successo. Siamo riusciti a comunicare con le nostre famiglie solo la mattina successiva: nel primo pomeriggio giungemmo a casa. Si trattava di uno stadio fatiscente, il cui cemento si sgretolava al minimo colpo. Per questo riuscirono ad entrare nello stadio oltre diecimila persone prive di biglietto. Il calcio è tutto il contrario di quello che è avvenuto quel giorno. Lo sport per sua natura è un insegnamento dove vincere o perdere non dovrebbe influenzare il comportamento delle persone”.

DALLA TESTIMONIANZA AL VALORE DELLO SPORT - Per noi il calcio è lo sport più bello al mondo. Alcuni di noi, compresa una ragazza, giocano nel Codigorese, nella categoria degli esordienti. Siamo rimasti in tredici ragazzi, un gruppo unito e coeso di amici, tra cui due ragazze, Anna e Violante, rispettivamente nei ruoli di terzino e attaccante. Intervista ad Anna, la calciatrice nostra compagna di classe.

Perché hai scelto questo sport ?

"Da bambina accompagnavo mio padre allo stadio per vederlo giocare. Ricopriva due ruoli, opposti tra loro, il portiere e la punta. Ad ogni suo gol esultavo e mi sentivo orgogliosa di lui".

Pensi di continuare?

"Sì, perché mi rende felice".

Ti senti a tuo agio ?

"Sì, anche perché permettono a noi ragazze di cambiarci in uno spogliatoio a parte".

I cronisti della classe 2C Codigoro Fonte: Ilrestodelcarlino.it © 25 marzo 2025 (Testo © Fotografia) Icone: Shutterstock.com © Pngegg.com © Gianni Valle ©

 

La strage, 40 anni dopo "Sepolto" tra i corpi

nella bolgia dell’Heysel: "Sono un miracolato"

di Mario Bovenzi

Tendeva le mani, le gambe bloccate dalla calca, quando venne salvato "Le partite le guardo dal divano ma quella volta decisi di andare".

Nicola Lunghi, 60 anni, se lo ricorda bene. Del resto c’è quella foto in bianco e nero a rinfrescargli la memoria. Una massa umana, una ressa, una montagna di persone che urlano. Lui è lì in mezzo, i capelli neri, la riga, allunga le mani, le tende al cielo. Nicola Lunghi è uno dei sopravvissuti alla strage dell’Heysel, a Bruxelles. Fischio d’inizio di una tragedia, finale di coppa dei campioni, si affrontano la Juventus e il Liverpool. In un settore i tifosi sono a stretto contatto, sono separati da reti metalliche dagli inglesi. Cominciano a spingere, a ondate, caricano, le reti si sfondano, nella calca alcuni si lanciano nel vuoto, crolla un muro. Sono 39 i morti, 30 italiani, 600 feriti. Lui era lì. 29 maggio del 1985. Un miracolato. E’ un operaio metalmeccanico, lavora alla Berco. Gli mancano 4 anni per andare in pensione. Giorni di scioperi, un filo di speranza.

Dove vive ?

"A Migliaro".

Tifa ancora per la Juve ?

"Sì, ma non sono mai stato un tifoso sfegatato. Le partite me le guardo in tv, dal divano, seduto in poltrona. Allo stadio sarò andato non più di quattro volte".

Quaranta anni fa, Bruxelles. Come mai ?

"C’era un’agenzia che organizzava viaggi per andare ad assistere alla partita, alla finale. Io e un mio amico dicemmo, perché no. E abbiamo comprato il biglietto, siamo partiti con la corriera. C’era gente come noi. Non era una tifoseria organizzata. I nostri posti erano proprio lì. Siamo partiti dal paese, poi con la corriera da Milano".

Era lì, sugli spalti.

"Sì, sono quello al centro nella foto in bianco e nero. Allungo le mani, chiedo aiuto. Non riuscivo a muovere le gambe, ero completamente bloccato dalla calca, in quella montagna di braccia e gambe, teste che urlavano. Una visione apocalittica".

Quella foto, impressionante.

"Avevo un amico americano, mi chiamò dopo averla vista sul New York Times".

 Quanto è durato ?

"Non tanto, una decina di minuti".

Chi vi ha soccorso ?

"La fortuna era che quel settore era vicino alla pista, gli addetti sono riusciti a raggiungerci. Ci hanno aiutato anche alcuni giornalisti. Eravamo a tre metri dal terreno, dal campo. Mi sono sentito tirare, mi sono salvato. Siamo usciti dal tappeto di gioco, hanno poi aperto alcune porte. Siamo stati tra i primi ad uscire da quell’inferno".

Una tragedia.

"La stupidità umana, una struttura fatiscente, pecche organizzative. Tanti fattori, che quel giorno si sono uniti. Ed è stata strage".

Adesso ?

"Queste cose non succedono, succedono meno. C’è più consapevolezza, le strutture sono organizzate in modo più sicuro, l’apparato di sicurezza è rodato. Spero che non succeda mai più, il calcio, lo sport, sono divertimento, incontro, socialità".

Il suo amico ?

"Si è salvato anche lui".

Come va alla Berco ?

"Non va bene, no. Non va per niente bene. Spero che si riesca a ricucire, a trovare una via d’incontro tra azienda, sindacati, noi. Per individuare strumenti che riescano ad alleggerire almeno questa situazione. Magari con l’uso di ammortizzatori. Penso ai giovani, a chi ha 20 anni, 30 anni. Dove lo trovano un altro lavoro in una provincia così martoriata ? Non è solo la Berco, la crisi è più ampia". Fonte: Ilrestodelcarlino.it © 9 marzo 2025 Fotografie: GETTY IMAGES © (Not for commercial use) Icone: Shutterstock.com © Pngegg.com © Gianni Valle ©

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