VERGOGNA: +39 SEMPRE E
COMUNQUE !
di Fabio Clementi
Di
questa rapida e avventurosa trasferta a Bruges potrei
dire molte cose, a partire dalla meraviglia di una città
in cui il tempo pare essersi fermato, tra canali e vie
in pavé che all’improvviso si aprono alla scoperta di
edifici medievali e cattedrali gotiche le cui guglie dal
cuore delle Fiandre occidentali portano dritto al Cielo…
Ma, al di là dell’ennesimo pareggio di cui onestamente
ci importa anche il giusto perché noi la squadra la
sosteniamo sempre e comunque a prescindere dal frangente
storico e dai risultati, per noi juventini venire in
Belgio - che poi è anche una delle ragioni di questo
viaggio - significa soprattutto ricordare i nostri 39
angeli dell’Heysel, ingiustamente massacrati in quella
maledetta notte del 29 maggio 1985, di cui in questo
2025 ricorreranno i 40 anni. Ebbene, nel fare tappa
all’Heysel a Bruxelles, oggi stadio Re Baldovino (perché
di quella notte hanno voluto cancellare anche il nome),
io ed Elia ci siamo imbattuti in un episodio che
griderebbe metaforicamente vendetta, se non fosse per il
fatto che la vendetta è un sentimento che non ci
appartiene: giunti al cancello di ingresso
dell’impianto, infatti, abbiamo spiegato ai due addetti
della Security che saremmo andati a fare una preghiera
veloce e a rendere omaggio alla memoria presso la targa
apposta sul muro esterno dello stadio. Niente, accesso
negato. A loro dire per un match di domani dell’Union
Saint-Gilloise, di cui in serata ci sarà una conferenza
stampa. Lo stesso trattamento hanno riservato a tutti
gli juventini recatisi qui in questi giorni
semplicemente per portare un fiore, un pensiero, una
preghiera… Ora, a parte il fatto che precludere
l’ingresso all’area dello stadio, peraltro in un punto
esterno, ai tifosi della Juventus in questi giorni in
cui la squadra gioca vicino è già di per sé un dispetto,
ho spiegato educatamente di essere un giornalista e di
aver chiesto all’ufficio competente dello stadio la
possibilità di fare un rapido passaggio al piccolo
monumento della memoria. Uno dei due stava ovviamente
per accordarmi il permesso, ma l’altro con un tono
sgarbato si è frapposto e ha detto che assolutamente non
se ne parlava. Ha aggiunto anche qualche commento che mi
ha fatto salire dal profondo del cuore uno sdegno
autentico. Ho iniziato a ripetere, con tono concitato e
ascendente ma senza pronunciare assolutamente alcuna
offesa, "ici vous n'avez pas du respect, aujourd'hui
comme il y a 40 ans!". Ci hanno allontanato anche per
fare una foto all’ingresso, non ce l’hanno neppure
voluta scattare insieme all’esterno e abbiamo dovuto
provvedere da soli io ed Elia uno ad uno. Poi mi sono
inginocchiato davanti al cancello, ho fatto un segno di
croce e me ne sono andato. Prendo atto che a 40 anni di
distanza da una tragedia che ha lasciato quasi tutti
impuniti, a partire dagli organizzatori di quell’evento
e dalle forze di sicurezza comodamente in sella ai loro
cavalli mentre 39 persone morivano soffocate nella calca
a causa del crollo di un muro di uno stadio osceno e
insicuro, una persona iscritta all’ordine dei
giornalisti italiano non viene fatta accedere
all’esterno dello stadio per ricordare e narrare la
memoria. E tutto questo avviene nella città sede delle
istituzioni europee, per le quali ho grande rispetto e
dalle cui radici democratiche, e ancor prima giudaico
cristiane non a caso negate dai più, deriverebbero anche
la libertà di stampa, la dignità e il rispetto delle
persone, vive o defunte che siano. Concetti alla base
della nostra convivenza civile e ormai sostanzialmente
sconosciuti. Mio figlio Elia, che amo più di me stesso
come le mie figlie Ludovica Maria e Novella Maria, mi è
testimone. A futura e perenne memoria. VERGOGNA. +39
SEMPRE E COMUNQUE !
Fonte:
Facebook (Pagina Autore) © 22 gennaio 2025
Fotografie:
Quelli di Sempre Corigliano © GETTY IMAGES
© (Not for commercial use)
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