Una mamma: "Non siamo tutti hooligans"
Da Liverpool è pervenuta
a "Stampa Sera" la seguente lettera, impostata il giorno
4 giugno:
Caro Direttore, sono una
mamma qualsiasi che le scrive da Liverpool. Provo una profonda
vergogna per quello che i miei concittadini hanno fatto
a Bruxelles. Le scrivo per esprimere a Lei e alle famiglie
che hanno perso dei parenti tutto il mio rincrescimento.
La prego, faccia sapere agli italiani che a Liverpool non
siamo tutti "hooligans". La maggior parte di noi sono persone
per bene, che si vergogneranno per sempre per quello che
è successo. Posso solo concludere con le parole del Signore:
"La Pace sia con Voi", sperando che le famiglie toccate
da questa tragedia siano un giorno in grado di poter fare
altrettanto. Mi creda. Sua.
Thelma Campbell
10 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
E' tornata da Bruxelles
anche la tifosa di Finale
di Pier Paolo Cervone
Era nella curva "Z", ma
ricorda solo che stava mangiando un gelato. "Potevamo cambiare
settore, abbiamo rifiutato per stare con gli amici".
DAL NOSTRO INVIATO. FINALE
LIGURE - Un Dc 9 di linea dell'Alitalia (i posti sono stati
messi a disposizione dal consolato italiano) ha riportato
a casa anche Laura Salamida Bianchi, 27 anni, travolta,
ferita, quasi soffocata, nella curva "Z" dello stadio "Heysel"
di Bruxelles, quel tragico pomeriggio del 29 maggio, finale
Liverpool-Juventus di Coppa del Campioni. E' tornata insieme
al marito, Giorgio Bianchi, 33 anni, idraulico, suo compagno
di vita che è diventato anche il suo salvatore, il suo infermiere,
il suo costante punto di riferimento in quegli undici lunghi
giorni di ricovero all'ospedale "Jette". "Bisognerebbe fargli
un monumento", dice Laura sprofondata nel sofà, finalmente
a casa. Scherza con Alessandro, di sette anni, e col piccolo
Matteo, di tre, i suoi bambini: il morale è alto, il fisico
ha reagito bene, due vistosi ematomi sotto gli occhi ancora
completamente arrossati (a causa del principio di soffocamento)
sono gli unici segni ancora visibili della sua terribile
avventura. La signora Bianchi, dopo la carica omicida dei
tifosi del Liverpool, è rimasta in coma tre giorni, era
uno dei feriti più gravi ricoverati negli ospedali della
capitale belga. Solo domenica 2 giugno ha ripreso completamente
conoscenza - dice il marito. Ricorda poche cose del giorno
prima, quando erano venuti a trovarla Platini, Tacconi e
Morini. La mattina successiva ha voluto sapere tante cose,
mi faceva mille domande. Quando ha visto le foto dello stadio
su giornali e riviste, tutti quei cadaveri, quelle scene
agghiaccianti, è rimasta sconvolta, non faceva che piangere".
Lei non ricorda niente. Solo che alle 19,15 del 29 maggio
era nella curva "Z", accanto al marito, c'era il sole, faceva
caldo, mangiava un gelato. "Sono stata io ad insistere -
racconta Laura - per andare a Bruxelles. Giorgio non voleva,
senza i biglietti di tribuna preferiva stare a casa davanti
alla televisione. Poi le pressioni e le telefonate degli
amici lo hanno convinto. Era la prima volta che andavo all'estero
per vedere la Juve, allo stadio ero già stata a Genova,
Torino, Milano. Il calcio mi piace, sono bianconera, iscritta
al club di Finale perché l'ha voluto mio marito, ma non
sono una tifosa accanita. Entrando in quello stadio ho visto
che gli inglesi bevevano molta birra ma mi sembravano calmi,
tutto sommato. Evidentemente si sono messi d'accordo dopo
per fare quel che hanno fatto". Eppure Laura e Giorgio in
quella curva avrebbero potuto non esserci. "Ci avevano offerto
di cambiare i nostri biglietti con quelli della curva M
riservata ai sostenitori juventini - afferma la signora
Bianchi - ma eravamo con i nostri amici e ci spiaceva lasciarli
soli. Una curva vale l'altra, abbiamo pensato". Invece in
quel settore dello stadio è stato l'inferno. Lui spinto
verso la pista d'atletica, lei travolta, inghiottita dagli
altri spettatori che cercavano scampo. "Sono tornato indietro
- racconta il marito - ho visto un pezzo della sua maglietta
verde, lei era più distante, sotto 4 o 5 persone. Aveva
la faccia rivolta verso il basso, era tutta nera, le ho
schiacciato il torace, ha dato segni di vita. Allora ho
fermato un signore, non era italiano, che mi ha aiutato
a portarla sulla pista". Domenica a Finalborgo, in via (omissis),
è stato un giorno di festa. A casa Bianchi sono arrivati
tanti mazzi di fiori, tanti amici di Laura, i parenti, i
vicini. Volevano portarle una torta, fare baldoria sotto
le finestre con bandiere bianconere. Ma i famigliari hanno
pregato di lasciar perdere. Laura adesso ha solo bisogno
di riposo, tanto riposo. Bentornata, Laura.
11 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
Strage Bruxelles: inchiesta
del parlamento
Bruxelles - La commissione
d'inchiesta parlamentare sugli incidenti dello stadio di
Heysel si riunirà, domani, a Bruxelles, per la prima volta,
poche ore dopo l'incontro, oggi, a Amsterdam, dei ministri
dello Sport di un gruppo di Paesi del Consiglio d'Europa
che esaminano come impedire o comunque ridurre le esplosioni
di violenza negli stadi. La commissione d'inchiesta, insediata
dal Parlamento belga per fare luce sulle eventuali responsabilità
delle autorità e anche del governo negli incidenti dello
stadio di Heysel, che hanno fatto 38 morti, tra cui 31 italiani,
il 29 maggio nell'imminenza della finale della Coppa del
Campioni tra Juventus e Liverpool, si riunirà alle 14.30
nella, "Rotonde", una sala della Camera belga. La riunione
d'insediamento della commissione, composta da nove deputati
dei principali partiti, sarà dedicata -affermano fonti parlamentari
belghe - a questioni di procedura: elezione del presidente,
calendario delle riunioni, definizione dell'ordine del giorno
delle riunioni. La commissione, che siede a porte chiuse,
dovrà presentare le conclusioni entro il 6 luglio. Oltre
che del Parlamento belga e del Consiglio d'Europa, gli incidenti
di Bruxelles sono anche al centro dell'attenzione del Parlamento
europeo, che, ieri, a Strasburgo, ha aperto la propria sessione
con un minuto di silenzio in omaggio alle vittime dello
stadio di Heysel. Se non è escluso che l'assemblea comunitaria
discuta, fin da questa settimana, con procedura d'urgenza,
gli incidenti di Bruxelles, è certo che il 23 giugno la
Commissione sport e gioventù del Parlamento europeo, riunendosi
a Venezia, esaminerà una relazione sulla violenza negli
stadi di Jessica Laarive Groenendael, liberale olandese
(la relazione era in elaborazione già prima del dramma dell'Heysel).
11 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
L'Europa discute la tragedia
di Bruxelles
La tragedia nello stadio
Heysel di Bruxelles, dove il 29 maggio, poco prima di Juve-Liverpool
di Coppa Campioni, 38 spettatori, di cui 31 italiani, vennero
massacrati dalla violenza dei tifosi inglesi e molti altri
feriti, rimane al centro dell'attenzione in Europa. Se n'è
parlato ieri in tre capitali: nella stessa Bruxelles, dove
è stata insediata la commissione parlamentare d'inchiesta
sugli incidenti; a Strasburgo, dove il Parlamento europeo
ha aperto la propria sessione con un minuto di silenzio
in omaggio alle vittime; ad Amsterdam, dove si sono riuniti
i responsabili per lo sport di alcuni Paesi facenti parti
del Consiglio d'Europa. La commissione d'inchiesta, varata
dal Parlamento belga per accertare la dinamica degli incidenti
e eventuali responsabilità delle autorità di polizia e dello
stesso governo, si riunirà oggi alle 14.30 a Bruxelles.
La commissione, composta da nove deputati, siede a porte
chiuse: il primo incontro è destinato a questioni procedurali.
Le conclusioni saranno presentate entro il 6 luglio. Intanto,
uno dei feriti, Luigi Musolino, è stato dimesso dall'ospedale
di St.Pierre e ha fatto ritorno in Italia. Gli italiani
ricoverati restano undici, di cui tre sono ancora in pericolo
di vita: Carlo Duchene, Luigi Pidone e Vullo. Il Parlamento
europeo, a Strasburgo, probabilmente discuterà fin da questa
settimana, con procedura d'urgenza, la tragedia dell'Heysel.
Il 23 giugno, comunque, la commissione Sport e Gioventù,
riunendosi a Venezia, esaminerà una relazione sulla violenza
negli stadi stilata dall'olandese Jessica Laariver Groenendael.
Le iniziative del Parlamento e del Consiglio d'Europa, però,
si traducono soltanto in raccomandazioni o consigli ai governi
della Cee, in quanto i due organismi hanno solo funzioni
consultive. Alla riunione di Amsterdam hanno partecipato
rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio,
Olanda e Lussemburgo, Italia. L'incontro, convocato dal
sottosegretario del governo dell'Aia, Joop Van der Rifden,
ha preso in esame vari provvedimenti giudicati opportuni
per scongiurare in futuro incidenti come quelli di Bruxelles.
In particolare, si è parlato di proibire la vendita e il
consumo di prodotti alcoolici negli stadi, di controllare
in modo rigoroso i biglietti, di prevenire e reprimere con
interventi efficaci e più duri i tifosi violenti.
12 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
La polizia di Liverpool
identifica 25 hooligans
di Paolo Patruno
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA - La polizia di Liverpool ha identificato 25 "hooligans"
protagonisti dei mortali incidenti allo stadio Heysel di
Bruxelles. E da una settimana è in attesa dell'arrivo a
Liverpool degli agenti belgi per formalizzare le accuse
che potrebbero sfociare in una serie di estradizioni, a
preludio del processo per giudicare i responsabili della
morte dei 38 spettatori della finale della Coppa dei campioni.
Fonti di Liverpool hanno indicato ieri che gli inviati della
polizia bruxellese dovrebbero arrivare oggi, o al più tardi
domani, per concludere gli accertamenti. La notizia dell'identificazione
di un buon numero di tifosi teppisti era stata anticipata
martedì sera ad Amsterdam dal ministro belga dello Sport,
Robert Urbain, il quale aveva affermato che 42 "hooligans"
erano stati riconosciuti dalla polizia del Merseyside (la
regione di Liverpool) attraverso i filmati e le fotografie
scattate durante gli incidenti. Questa anticipazione è stata
confermata a Londra dal sottosegretario al ministero degli
Interni Gilles Shaw e poi da fonti della polizia di Liverpool,
che hanno indicato "la positiva identificazione" di un certo
numero di tifosi teppisti, senza precisare quanti fossero.
Secondo indiscrezioni della polizia inglese (che ha distaccato
50 investigatori nella ricerca dei responsabili della strage)
potrebbe rivelarsi praticamente impossibile raggiungere
prove inoppugnabili che le persone identificate abbiano
commesso reati abbastanza gravi da giustificare l'estradizione.
Insomma, foto e filmati non sarebbero sufficienti a inchiodare
gli "hooligans" alle loro responsabilità. Questo stato d'animo
è riaffiorato ieri sera a Londra, durante la riunione a
Downing Street convocata dal primo ministro signora Thatcher
e alla quale hanno partecipato, con il ministro dello Sport
MacFarlane, i dirigenti della Football Association. Al termine
del colloquio, il governo ha confermato attraverso il ministro
MacFarlane l'urgenza di introdurre fin dal prossimo campionato
per tutte le partite della lega inglese una "carta di identificazione"
degli spettatori come uno dei mezzi di lotta contro il teppismo
negli stadi insieme con l'adozione di impianti tv a circuito
chiuso per scoprire i teppisti.
13 giugno 1985
Fonte: La Stampa
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
Caro direttore, anche
noi sportivi della Scozia
desideriamo ricordare
chi ora soffre a Torino"
Dopo la tragedia di Bruxelles,
Stampa Sera ha ricevuto numerose lettere di tifosi inglesi.
Ne abbiamo scelto una:
Egregio direttore, scrivo
a lei ed ai torinesi in merito alla recente tragedia dello
stadio Heysel di Bruxelles. Le scrivo anche a nome di colleghi
ed amici che desiderano esprimere la loro solidarietà a
quei cittadini torinesi che hanno perso una persona cara
in circostanze così terribili. Inoltre, vogliamo esprimere
la nostra rabbia e l'orrore che cose simili possano accadere.
Vorrei comunque aggiungere quanto segue. In tutta Europa
si stanno condannando i britannici per queste violenze.
Sono certo che la maggior parte dei torinesi si renderà
conto (grazie al loro legame con Glasgow) che non è corretto.
La Gran Bretagna è composta da quattro Paesi: Scozia, Inghilterra,
Irlanda del Nord e Galles, ognuno di loro con una identità
ben distinta, pur avendo un solo Parlamento. Si pensa spesso
alla Gran Bretagna come all'Inghilterra e viceversa, il
che porta a configurarci tutti come inglesi. Ma non lo siamo.
Le scrivo in veste di scozzese, io mi considero prima di
tutto scozzese, e poi britannico. Non sono assolutamente
inglese. La violenza che ha ucciso e distrutto nello stadio
Heysel era inglese, e questo ci dà il diritto di dissociarci
da ciò che è successo. Di conseguenza la preghiamo di non
condannare i britannici. Inoltre, la bandiera nazionale
- che è un simbolo dell'unione dei quattro Paesi britannici
- non è però la bandiera inglese, e gli inglesi non hanno
il diritto di usarla per rappresentare la sola Inghilterra.
Pertanto la prego di non profanare questa bandiera perché
rappresenta la Scozia, l'Irlanda del Nord e il Galles. Naturalmente
noi in Scozia abbiamo avuto nel passato la nostra parte
di violenza negli stadi, come molti altri Paesi. Ma la legge
scozzese è stata opportunamente cambiata per fronteggiare
questi problemi ed in molti casi è risultata molto efficace.
Tutto ciò premesso, aggiungo qualche pensiero per la vicina
Inghilterra ed in particolare per la gente di Liverpool.
Noi in Scozia sappiamo che la stragrande maggioranza dei
tifosi inglesi sono brava gente e bene educata. Si tratta
di una tragedia che farà sì che essi si sentano in colpa
per una minoranza violenta. E' adesso loro intenzione cambiare
la legge come è stato fatto in Scozia, e speriamo che questo
serva, col tempo, a risolvere i loro problemi. Comunque,
sebbene ci stia a cuore che lei comprenda la nostra posizione,
non è questo ciò che conta in un simile momento. E' più
importante che ricordiamo quelli della vostra città che
stanno soffrendo, assicurando loro che partecipiamo al loro
dolore Mi creda. Suo.
Kenneth M. Currie
17 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
TORINO (S.T.) - "Non c'
era da aspettarsi altro. Quanto è accaduto a Bruxelles era
inevitabile: conosco gli inglesi, quelli che seguono le
squadre in trasferta". Questo severo giudizio sul comportamento
della tifoseria britannica è stato espresso all'indomani
del massacro allo stadio Heysel dal professore Patrick Murphy,
sociologo all'Università di Leicester, studioso della violenza
nello sport, autore di un libro intitolato "Hooligans Abroad".
Ma esiste un qualche meccanismo per disinnescare la bomba
della violenza collettiva che trasforma gli stadi in arene
per scontri selvaggi ? E' possibile far ridiventare persone
educate e civili gli hooligans, i teppisti oltre confine,
che seguono come un'orda di barbari le squadre di calcio
al solo scopo di poter scatenare la loro bestialità ? Questi
interrogativi sono risonati in più sedi dopo la tragedia
di Bruxelles con il suo carico di morti e l'inutile amara
vittoria della Juventus sul Liverpool. Le risposte sono
state tante, ma nessuna è stata tale da fornire assicurazione
su un reale antidoto contro la violenza. Nell'attesa che
la scienza provveda Torino e Liverpool ci provano con i
sentimenti, che un qualche risultato talvolta riescono anche
a darlo. La giornata di oggi dovrebbe cancellare la drammatica
notte del 29 maggio con una riconciliazione fra le due città:
un impegno e un monito per il futuro, affinché lo sport
continui ad essere una festa e non l'occasione per seminare
odio e morte fra gruppi di giovani. La "delegazione di pace"
arrivata ieri sera da Liverpool con un non indifferente
bagaglio di pentimento è animata da questi intenti. Del
resto erano state le autorità della città inglese a lanciare
un messaggio di pace dopo la funesta partita di Bruxelles.
L'amministrazione comunale torinese aveva accolto di buon
grado il ramoscello d' ulivo, nella convinzione, espressa
dal sindaco Giorgio Cardetti, che "l'incontro servirà a
ribadire la condanna di ogni forma di violenza tanto più
assurda in quanto collegata a manifestazioni che dovrebbero
essere occasioni di divertimento". L'aereo speciale, proveniente
da Liverpool, è atterrato a Caselle poco dopo le 18,15 di
ieri. Ad attendere gli ospiti inglesi c' erano due consiglieri
comunali di Torino, il console Wichs, un rappresentante
dell'ambasciata inglese, molti giornalisti e poco pubblico.
La delegazione di Liverpool era composta dal presidente
del Consiglio comunale Hugh Dalton, da alcuni consiglieri,
dal vicepresidente della squadra Corkish, dall'arcivescovo
Derek Worlock e dal vescovo David Sheppard, da una rappresentanza
dell'Everton, l'altra squadra di Liverpool. All'arrivo il
presidente Dalton si è limitato ad una breve dichiarazione:
"Non possiamo certo ripagare tutto il male fatto, ma intendiamo
gettare un ponte di amicizia fra le due città". Il programma
di oggi avrà inizio nella Sala Rossa del consiglio comunale
di Torino con i discorsi dei rappresentanti delle due municipalità.
La Rai seguirà in eurovisione questa singolare riconciliazione
che, naturalmente, non mancherà di ricordare i morti e i
feriti di una assurda esplosione di follia. Verso mezzogiorno
è prevista una conferenza stampa, mentre nel pomeriggio
la delegazione inglese avrà un incontro con il presidente
della Juventus Giampiero Boniperti e con la squadra bianconera.
La missione si concluderà in serata con la celebrazione
di una messa da parte del cardinale arcivescovo di Torino
Ballestrero, presente l'arcivescovo di Liverpool Worlock.
Torino, città industriale, è vicina a Liverpool: capirà
anche i problemi che in qualche modo possono aver contribuito
ad alimentare la violenza in un gruppo di giovani tifosi.
Così come non ha giustificato la dissennata esultanza di
quanti hanno ritenuto con pessimo gusto di poter festeggiare
la vittoria della Juventus. Secondo il giornale inglese
"Daily Mail" la Fifa la prossima settimana annullerà il
provvedimento con cui vieta alle squadre inglesi di giocare
partite amichevoli all'estero. L'indiscrezione sarebbe trapelata
dopo un incontro tra il presidente della Fifa Havelange
e quello della Federcalcio inglese Millichip.
18 giugno 1985
Fonte: La Repubblica
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
Ci sono state minacce assurde
ma non per questo da sottovalutare
Ai vertici della Questura
- il nuovo questore Umberto Catalano ed il capo gabinetto
Rodolfo Poli - sulle misure adottate a protezione della
delegazione inglese si preferisce tacere. Catalano si limita
a dire che "ci sarà una vigilanza speciale, questo è ovvio".
Ma nulla che ricordi, neppure da vicino, l'auto blindata
con la quale il Papa fende la folla. Poli da parte sua non
intende scendere nei dettagli: "Il numero degli agenti impegnati
? Non so: vedremo domani, quanti ne avremo a disposizione".
Ma è evidente che un servizio come quello a protezione degli
inglesi non è improvvisato in base al numero delle volanti
o dei poliziotti disponibili. E allora quanti ? "Se dicessi
cento - osserva ancora il capo gabinetto - qualcuno direbbe
che sono troppi, altri che sono pochi. Dunque lasciamo perdere".
E le minacce ? In questi giorni ne sono arrivate parecchie.
In giro anzi è molto probabile che ci sia più di un imbecille
convinto che occorrerebbe vendicare i morti di Bruxelles.
E allora quanto peso possono avere le telefonate che hanno
annunciato attentati agli inglesi ? "Nessuna minaccia -
dice ancora Poli - deve mai essere sottovalutata. Salvo,
dopo, rendersi conto che non si trattava di nulla di serio".
Il servizio di scorta alla delegazione che in queste ore
circola per Torino comunque c'è, e neppure tanto discreto.
Il pulmino infatti è preceduto e seguito da un buon numero
di "volanti" e la delegazione sempre protetta da un robusto
cordone di agenti. Una cornice che sembra un po' stridere
con gli scopi pacifici della delegazione. "Ma il rischio
- come ha spiegato lo stesso Questore - pur se limitato
al gesto folle è il più insidioso", perché può manifestarsi
in modo irrazionale: dunque non facilmente prevedibile.
Una presenza "invisibile" della polizia rischierebbe di
incoraggiarlo.
18 giugno 1985
Fonte: Stampa Sera
ARTICOLI STAMPA 10-18.06.1985
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